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La Lettera - settembre 2019

Published by Oratorio Palazzago, 2019-10-11 09:50:52

Description: Bollettino parrocchiale di Palazzago e Burligo di Settembre 2019

Keywords: Palazzago bollettino

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La SETTEMBRE 2019 anno XXXIII letteranumero3 Bollettino della parrocchia prepositurale di san Giovanni Battista in Palazzago e di san Carlo in Burligo

Orari Sante Messe Palazzago DONNA, PERCHÉ PIANGI? Sabato Mi piacerebbe arrivare là dove gli occhi di questa donna stanno guardando, ore 17.00 Beita dopo aver attraversato la croce che ore 19.00 Chiesa Parrocchiale tiene tra le mani. E mi piacerebbe chiederle: ”Perché Domenica piangi?” Sì, come gli angeli prima e il maestro ore 08.00 Montebello dopo, nel giardino della risurrezione. ore 10.30 Chiesa Parrocchiale Vedo lacrime agli occhi e penso che ore 18.00 Chiesa Parrocchiale potrebbe passare tutta la vita a piangere i suoi peccati. Giorni Feriali Brocchione Ma lei, Maria di Magdala, piange per il Precornelli suo Signore. Lunedì ore 16.30 Montebello Allora, quel fazzoletto che porta vicino Martedì ore 16.30 Chiesa Parrocchiale al suo capo mi pare profumi ancora Mercoledì ore 16.30 Ca’ Rosso di amore, quello di cui lei si è sentita Giovedì ore 09.00 inondata, mentre versava l’olio prezioso Venerdì ore 16.30 sui piedi del maestro. I suoi capelli continueranno a crescere, Orari Sante Messe Burligo fino a rendere inutili gli abiti (molti artisti l’han dipinta con un corpo nudo Sabato coperto fino ai piedi di soli capelli), perché rivestita dalla tenerezza di un ore 18.00 Chiesa Parrocchiale Dio così. “Donna, perché piangi?” Domenica Piango d’amore. ore 09.00 Collepedrino Anonimo secolo XVI, ore 10.30 Chiesa Parrocchiale Maddalena penitente. Giorni Feriali Chiesa Parrocchiale Olio su tela. Acqua Museo Parrocchiale Palazzago Lunedì ore 17.00 Chiesa Parrocchiale Martedì ore 17.00 Chiesa Parrocchiale Mercoledì ore 17.00 Chiesa Parrocchiale Giovedì ore 17.00 Venerdì ore 17.00 Recapiti 035.550336-347.1133405 035.540059-348.3824454 Don Giuseppe 338.1107970 Don Roberto 035.550081 Don Giampaolo Don Paolo www.oratoriopalazzago.it [email protected] [email protected] [email protected] Segreteria Parrocchiale (Via Maggiore 19) da martedì a venerdì, dalle 10.00 alle 12.00. Ci si può rivolgere ai volontari per certificati, pratiche, richieste, fotocopie, ritiro materiale,... La Lettera [2] settembre‘19

[Editoriale] Uscire sepolcro e poi uscirà verso i discepoli, diventando la prima testimone della risurrezione del Maestro. La voce di Colui che le ha cambiato la vita, cambia il corso della storia. Il nuovo anno pastorale ci trovi contenti di “uscire” per portare il Vangelo, la Bella Notizia che, ancora una volta, ci impegniamo ad accogliere e fare nostra , come sorelle e fratelli, seduti allo stesso banco della storia. Nessuno è solo quando si riconosce figlio dello stesso Padre e unito al Cristo, Primogenito di una moltitudine di fratelli. Il nuovo anno pastorale ci trovi capaci di crescere nella fraternità. Anche questo è “uscire”: da se stessi. Buon cammino Nel cuore dell’estate leggevo felice; ma la vita è molto le righe che seguono, meglio quando gli altri sono collegandole al cammino del felici a causa tua”! nuovo anno pastorale. Le immagini evocate sono “I fiumi non bevono la propria un continuo “uscire” che acqua; vale per l’acqua, gli alberi, il gli alberi non mangiano i sole, i fiori, l’uomo. propri frutti; Anche la voce esce. il sole non brilla per se stesso; L’annuncio esce. i fiori non spargono la loro La testimonianza esce. fragranza per loro stessi. In questo anno ci lasciamo Vivere per gli altri è prendere per mano da Maria una regola di natura. di Magdala che è uscita La vita è bella quando sei di buon mattino verso il La Lettera [3]settembre ‘19

Care sorelle, cari fratelli [Lettera Pastorale 2019-20] Apriamo la Lettera che il Vescovo Francesco ha scritto alla chiesa di Bergamo per il nuovo anno pastorale. Nella introduzione che qui viene riportata, troviamo i motivi ispiratori del cammino che stiamo compiendo e l’orizzonte di ciò che ci attende. Sarà consegnata nella Domenica del mandato agli operatori pastorali e sarà disponibile anche nelle chiese. Care sorelle e fratelli, Con questa Lettera pastorale intendo dare compimento ad un percorso triennale dedicato alla relazione tra Comunità cristiana e giovani. Abbiamo iniziato due anni orsono, pro- ponendoci di riconoscere la presenza e il dono dei giovani per le nostre Comunità. Non ci siamo domandati soltanto che cosa la Chiesa può fare per i giovani, ma anche che cosa i giovani possono fare per la Chiesa, consapevoli che il criterio e la scelta di “camminare insieme”, rappresentano la condizione decisiva per la condivisione e la testimonianza della fede in Gesù, il Signore. Dall’inizio, ho ritenuto di rivolgermi alle Comunità della nostra Diocesi, in vitandole ad essere protagoniste di un rinnovato dialogo con i giovani. Dobbiamo riconoscere che, se lo sguardo della Chiesa nei confronti dei giovani dovrebbe esse- re irresistibilmente “simpatico”, non altrettanto ci sembra quello delle giovani generazioni nei confronti della Chiesa. Siamo consapevoli e grati per la presenza appassionata e generosa di alcuni tra loro, disposti a mettere a disposizione la loro intelligenza vivace, il loro cuore puro e le loro energie inesauribili al servizio delle nostre Comunità; ma non possiamo nasconderei l’al- lontanamento dalla Chiesa di molti di loro e gli interrogativi suscitati da questa presa di distanza. Ci siamo dunque proposti di tracciare un percorso lungo il quale tentare di coinvolgerci insieme, a partire dal fatto di rappresentare generazioni diverse in un mondo che cambia a ve- locità impressionante e, proprio per questo, rende più impegnativo un cammino e un dialogo che ci arricchisca reciprocamente. Le Lettere pastorali degli anni passati sono state caratterizzate dalla scelta di metterci in ascolto delle giovani generazioni e dalla consapevolezza dell’importanza, spesso sot- tovalutata, della dimensione vocazionale della vita. La Lettera di quest’anno prosegue l’itinerario intrapreso, proponendo alle Comunità e ai giovani il mandato missionario che Gesù affida a coloro che lo seguono sulla Via del Vangelo. Non si tratta dunque di proporre orientamenti di pastorale giovanile, ma di indicare alcune tracce per la vita della Comunità cristiana in relazione con i giovani, nel segno della missione. È importante, dunque, non separare la proposta di quest’anno da quelle offerte nei due anni precedenti. Per dare un po’ di ordine alle considerazioni e proposte che seguono, la Lettera sarà scan- dita da tre passaggi (Una storia da raccontare, Una storia da scrivere, Una storia da vivere) introdotti da una icona evangelica: Giovanni 29,1-2.11-18 Dal documento finale del Sinodo (DF) al numero 115: “In continuità con l’ispirazione pa- squale di Emmaus, l’icona di Maria Maddalena illumina il cammino che la Chiesa vuole compiere con e per i giovani come frutto di questo Sinodo. un cammino di risurrezione che conduce all’annuncio e alla missione. Abitata da un profondo desiderio del Signore, sfidando il buio della notte la Maddalena corre da Pietro e dall’altro discepolo; il suo movimento innesca il loro, la sua dedizione femminile anticipa il cammino degli apostoli e apre loro la strada. All’alba di quel giorno, il primo della settimana, giunge la sorpresa dell’incontro: Maria ha cercato perché amava, ma trova perché è amata. Il Risorto si fa riconoscere chiamandola per nome e le chiede di non trattenerlo, perché il suo Corpo risorto non è un tesoro da imprigionare, ma un Mistero da condividere. Così ella diventa la prima discepola missionaria, l’apostola degli aposto- La Lettera [4] settembre‘19

li. Guarita dalle sue ferite e testimone della risurrezione, è l’immagine della Chiesa giovane che sogniamo”. Il luogo dell’incontro è il giardino del sepolcro, dove Gesù è stato deposto, dopo la sua morte in croce. Assistiamo al pellegrinaggio della pietas e dell’amore, esperienza umanissima di legami che resistono all’esperienza tranciante della morte di chi ci è caro. Il pianto contrassegna lo sgo- mento per una perdita radicale: il sepolcro, quasi custodia dei ricordi più cari, è diventato veramente una tomba nel momento in cui lo scopre vuoto. Non rimane più nulla, tutto è stato cancellato. Soltanto un’insistente domanda “Perché piangi?”, riesce ad aprire il cuore alla sorpresa più grande, al riconoscimento di una voce indi- menticabile che risuona in un’unica parola: “Maria”. Alla gioia dell’in- contro e del desiderio di trattenerlo, corrisponde l’invio, il mandato, la missione: “Va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” e l’inizio dell’annuncio del Vangelo: “Ho visto il Signore!”. Rivolgendosi ai giovani del Forum internazionale, Papa Francesco si esprime così “Gesù ha acceso un fuoco nei cuori dei discepoli. Come sapete, il fuoco, per non spegnersi, deve espandersi, per non diven- tare cenere, deve propagarsi. Perciò alimentate e diffondete il fuoco di Cristo che è in voi! Quanto più lo portiamo agli altri, tanto più lo sentiremo presente nelle nostre vite”. Maria di Magdala è la prima: una donna diventa l’apostola degli apo- stoli, la prima missionaria. Nel giorno della sua festa la Chiese canta queste parole: “Nel giardino egli si manifestò apertamente a Maria di Magdala, che lo aveva seguito con amore nella sua vita terrena, lo vide morire sulla croce e, dopo averlo cercato nel sepolcro, per prima lo adorò risorto dai morti; a lei diede l’onore di essere apostola per gli stessi apostoli, perché la buona notizia della vita nuova giunges- se ai confini della terra”. Il suo nome l’avevano pronuncia- to molti, per nome l’avevano chiamata in tanti, ma solo quella “voce” raggiunge il suo cuore, asciuga le sue lacrime, accende il fuoco nella sua anima, compie la sua speranza, da voce alla sua voce. Gesù aveva detto: “In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece en- tra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono fa sua voce”. È questa la voce che “invia” Maria di Magdala. È la Sua voce, che i discepoli riconosceran- no in quella di Maria. È la voce di Gesù, risuonata in quelle di una moltitudine che percorre i secoli, che possiamo ancora ascoltare per poterlo riconoscere “vivo, vivente, vivificante”, anche nella nostra esistenza, diven- tando a nostra volta la sua voce. La missione inizia con quella voce e rimarrà evangelica se farà udire all’umanità di ogni tempo e di ogni luogo, quella voce. “Una voce che invia” è dunque il titolo e l’immagine di questa Lettera pastorale, che si propone di declinare la vita della Comunità cristiana, l’esperienza dei giovani e la missione che il Signore risorto ci affida. La Lettera [5]settembre ‘19

Una voce che invia [Anno pastorale 2019-20] Dal Vangelo di Giovanni Tempo ordinario I - dal mese di settembre a novembre Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva (v.11) (cap. 20) Un cammino che comincia con le domande di sempre 11 Maria (...) stava A settembre si torna alla normalità, agli impegni che caratteriz- all’esterno, vicino al zano la maggior parte delle nostre giornate; al lavoro per i gran- sepolcro, e piangeva. di, alla scuola per i più giovani. Ritorniamo anche a vivere la co- Mentre piangeva, si chinò munità che è un po’ la nostra casa, la casa in cui ci incontriamo verso il sepolcro 12 e vide con tanti altri. E ci rendiamo conto che sentiamo il richiamo a due angeli in bianche stare insieme perché dentro il nostro cuore da sempre abitano vesti, seduti l’uno dalla domande che ci rendono simili a tutti: sono le domande che ri- parte del capo e l’altro guardano il senso profondo delle cose e dell’esistenza. Sono do- dei piedi, dove era stato mande che agitavano l’interiorità anche di Maria di Magdala la posto il corpo di Gesù. 13 quale era andata al sepolcro di Gesù: Che senso ha la vita? Vale Ed essi le dissero: “Donna, la pena amare e amare come Lui ha amato? Che cos’è la morte perché piangi?”. Rispose e come possiamo pensarla e parlarne con una luce di speranza? loro: “Hanno portato via il C’è qualcosa o Qualcuno capace di darci una gioia che sa sfidare mio Signore e non so dove anche il buio e le tenebre? l’hanno posto”. 14 Detto Sì, ricominciamo con le domande di sempre e ci ritroviamo intor- questo, si voltò indietro e no a quella Storia che ha risposte non preconfezionate ma tali vide Gesù, in piedi; ma non da farci amare ancora di più la vita, da indurci a tentare di volerci sapeva che fosse Gesù. un po’ di bene, a sperare quando altri non sperano, a perdonare 15 Le disse Gesù: “Donna, nonostante tutto, ad accogliere vincendo la paura di ritrovarsi perché piangi? Chi cerchi?”. ingannati. Quella Storia è la storia di Gesù; è - più precisamente Ella, pensando che fosse - la persona di Gesù da cui Maria di Magdala non riusciva a stac- il custode del giardino, gli carsi nemmeno dopo che era morto. disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi Il tempo ordinario ci è dato per scambiarci la narrazione di quella dove l’hai posto e io andrò Storia, condividere tra noi le sue stesse parole è un compito non a prenderlo”. 16 Gesù le esclusivamente di qualcuno nella comunità ma è il compito di disse: “Maria!”. Ella si ognuno per l’altro, per gli altri. È già rispondere alla missione che voltò e gli disse in ebraico: ci è data, corrispondere alla voce che ci invia... “Rabbunì!” - che significa: “Maestro!”. 17 Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro””. 18 Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore!” e ciò che le aveva detto. La Lettera [6] settembre‘19

Tempo di Avvento e Natale - dal mese di dicembre a gennaio... “Chi cerchi?” (v. 15) Siamo tutti cercatori cercati L’Avvento è il tempo in cui scoprirci cercatori. Il Vangelo di Giovanni, lo stesso che ci racconta l’e- pisodio di Maria Maddalena al sepolcro, era cominciato con una domanda di Gesù a due discepoli che gli si erano come attaccati alle caviglie. Egli si era girato e, guardandoli, aveva loro chiesto: “Che cercate?” (Gv 1,38). Cercavano Lui, cercavano un’esperienza di amicizia con Lui. Ed Egli non si tirò indietro. Così, a poco a poco, scoprirono che non si cerca qualcosa ma che si cerca qualcuno. Dal che al chi cercate è il cammino che viene proposto dall’intero Vangelo di Giovanni. Ma stupore e meraviglia grandi è scoprire che Colui che cerchiamo è venuto a cercarci! È Lui che è sceso dal cielo ed è venuto su questa terra per abbracciare la nostra umanità, la nostra piccolezza, per aprirci alla fiducia, noi così spaventati e tentati di solitudine. Natale è scoprirci cercatori ricercati, cercatori che pensavano di essere sulle tracce di Dio ma che, già da prima di immaginarselo, avevano Dio sulle loro tracce. Quando Maria di Magdala ha incontrato Gesù ha fatto proprio questa scoperta: ella era stata cercata e trovata, era stata guarita e riabilitata nella sua libertà. Maria aveva trovato in Gesù Colui che l’aveva trovata nella solitudine e nella disperazione dove altri l’avevano abbandonata e dove lei stessa si era perduta. Celebrare Natale sarà regalarci questo stupore e offrirlo con umiltà e gioia a chi non riesce a cre- derci. In questo modo già risponderemo alla voce che ci invia come testimoni del Vangelo, rispon- deremo alla missione che ci è data. Tempo ordinario II - dal mese di gennaio a febbraio... “Rabbunì!” (v.16) Gesù, il Maestro È quando Gesù chiama per nome la Maddalena che ella finalmente si rende conto di avere di fronte il suo Gesù; si fa certa che è Lui, proprio Lui! Dunque è risorto! Infatti ella ha davanti a sé un uomo vivo, uno che gli parla, uno che tre giorni prima era sì stato crocifisso ed era morto ma che ora è più vivo che mai! Una vita più forte della morte, una vita piena! Allora Gesù è proprio il suo Gesù perché è il suo maestro, quello che lei ha imparato a seguire passo passo dopo che Lui l’aveva li- berata da sette demoni, da una situazione colma di pena e di sofferenza (cfr Lc 8,1-2). La sequela che lei aveva vissuto da quando l’aveva incontrato l’aveva portata ad amare tutto di lui: i suoi piedi che la portavano dove non avrebbe mai pensato di arrivare, le sue mani che compivano gesti di comunione e di cura, le sue labbra che pronunciavano parole capaci di risollevare e consolare an- che i più disperati. Tutto questo le era rimasto così impresso nel cuore che lei si sentiva se stessa solo con Lui, che lei poteva essere conosciuta solo se si conosceva anche Lui. Sentiva che lei era Maddalena e insieme era di Cristo; che lei viveva perché le viveva dentro, nel cuore e nella mente. Qualche tempo dopo la risurrezione di Gesù e dopo la testimonianza di Maddalena e degli apostoli i discepoli di Gesù furono chiamati cristiani (cfr At 11,26) che è come dire che non si poteva parlare di loro senza parlare di Gesù. Si trattava di uomini e donne che avevano come riferimento assoluto proprio la testimonianza, gli insegnamenti, la persona di Gesù. Il tempo ordinario ci è dato per imparare a essere sempre più profondamente, convintamente, gioiosamente e serenamente cristiani. La Lettera [7]settembre ‘19

Tempo di Quaresima e Pasqua - dal mese di marzo ad aprile... “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo” (v. 15) Il corpo donato di Gesù, segno dell’amore più grande La nostra lettura del brano di quest’anno fa come un passo indietro. Va alle parole che Maria rivolge a Gesù quando ancora non sa che l’uomo che le sta di fronte è proprio il suo maestro ma pensa che sia il giardiniere. Facciamo questo passo indietro perché nelle parole della Maddalena troviamo un ri- ferimento fondamentale alla passione che Gesù ha patito, al suo corpo che era stato martoriato nelle torture e sulla croce. Il tempo di Quaresima ci è offerto perché impariamo fino a che punto giunge l’amore autentico: al dono di sé, alla consegna della propria vita per la vita degli altri. Gesù non è morto sulla croce per un senso masochistico dell’esistenza ma è morto per amore alla vita, perché anche gli uomini potessero vedere con i propri occhi cosa significa amare la vita fino a farne dono. Maria di Magdala è stata una delle poche persone che hanno visto da sotto la croce ciò che Gesù ave- va fatto. Aveva regalato sua madre al discepolo amato e il discepolo amato come figlio a sua madre: in questo modo aveva voluto far diventare la sua morte la sorgente di nuovi legami tra le persone e l’inizio di una nuova famiglia, quella dei credenti e cioè la chiesa. Aveva anche concluso la sua vita con le parole: “È compiuto”, come a dire che aveva vissuto la sua vita come una missione che doveva por- tare a termine. E quella missione era stata compiuta proprio nella consegna di sé per amore. La Quaresima e la Pasqua ci sono ancora una volta proposte perché noi andiamo al cuore dell’e- vento cristiano: l’amore di Gesù ha sconfitto la morte! Tempo di Pasqua e tempo ordinario - dal mese di aprile in poi... “Non mi trattenere... ma va’ dai miei fratelli e di’ loro...” (v.17) Il Risorto ci fa missionari dell’inaudito Le ultime parole che Gesù rivolge a Maria di Magdala sono parole di missione, di invio, di mandato. E sono parole commoventi. Prima di tutto sono parole che le insegnano a non volerlo solo per lei, a non tenerlo come una sua proprietà esclusiva ma a condividerlo con tutti: Non mi trattenere. Egli non può essere trattenuto da nulla e nessuno: da nessun tempo o spazio e da nessuna persona singola o gruppo. Egli è il risorto e vive in ogni tempo ed epoca ed è il salvatore di ogni persona umana. Poi sono parole di perdono e comunione: va’ dai miei fratelli e di’ loro... La Maddalena riceve una mis- sione speciale, quella di annunciare ciò che è l’incredibile. Che un uomo sia risorto da morte, che sia morto su un pa- ICONA PASTORALE ANNO 2019-2020 tibolo perdonando chi lo dileggiava e disprezzava, che sia L’immagine raffigurante “Maria Maddalena annuncia la tornato vivo non rinnegando ciò che nella sua vita aveva Resurrezione agli Apostoli” è una miniatura tratta dal detto e fatto ma, anzi confermandolo è qualcosa che - a un livello solamente umano e mondano - non si può ve- Salterio di St. Albans, uno dei manoscritti più importanti dere, non si può sentire, non si riesce nemmeno lontana- e più riccamente decorati della miniatura inglese. mente a immaginare. Eppure è proprio ciò che è accaduto, è proprio ciò di cui ella fa esperienza ed è ciò che è inviata Il codice, vergato e miniato in Inghilterra all’inizio del a annunciare! La manda ai suoi apostoli, quelli che l’aveva- XII secolo nello scriptorium di St. Albans, è conservato no rinnegato, quelli che l’avevano abbandonato. La manda nella Dombibliothek di Hildesheim. Il manoscritto venne probabilmente commissionato da Geoffrey di Porham, abate di St. Albans, per Cristina di Markyate che aveva deciso di dedicare chiamandoli fratelli e mostrando così che li ha già perdonati la propria vita a Dio. e vuole che, dopo aver ascoltato lei, prima apostola, anche Il codice (comprendente 150 salmi latini, la Vita di S. loro vadano a dare lo stesso annuncio al mondo. Alessio e una lettera di papa Gregorio Magno) racchiude 211 iniziali grandi, 17 disegni a penna ed un ciclo di 42 Il tempo pasquale ha come traguardo la festa di Penteco- miniature, opera dell’artista conosciuto come Alexis ste, la festa del dono dello Spirito che abilita la comunità Master, che rappresentano il più antico esempio dei credenti a testimoniare nel mondo il Vangelo. conservato di pittura libraria del romanico inglese. La Lettera [8] settembre‘19

Titolo Titolo Titolo Discepola calunniata e poi glorificata [Maria Magdalena] Strano destino, quello di Maria di Magdala, che la Chiesa ricorda con una festa il 22 luglio: liberata da Gesù, confusa dalla tradizione con una prostituta, elevata a simbolo della sapienza Papa Francesco ha voluto che Maria di Magdala era entrata vanni 12,1-8). E, così, si consu- la data del 22 luglio sia segnata in scena per la prima volta nel merà un ulteriore equivoco per non più da una semplice “me- Vangelo di Luca come una delle Maria di Magdala, confusa da al- moria” di santa Maria Madda- donne che assistevano Gesù e i cune tradizioni popolari proprio lena, ma da una vera e propria suoi discepoli con i loro beni. In con questa Maria di Betania, “festa” liturgica. E questo per- quell’occasione si era aggiun- dopo essere stata prima con- ché, secondo il Vangelo di Gio- ta una precisazione piuttosto fusa con la prostituta di Galilea. vanni (20,1-18), fu la prima ad forte: «Da lei erano usciti set- Ma non era ancora finita la de- annunciare agli apostoli la Ri- te demoni» (8,1-3). Proprio su formazione del volto di questa surrezione di Cristo in quell’alba quest’ultima notizia si è consu- donna. Alcuni testi apocrifi cri- quando aveva incontrato senza mato nella storia della Chiesa stiani composti in Egitto attorno riconoscerlo il Risorto. Costui, un equivoco. Di per sé, l’espres- al III secolo identificano Maria di svelandosi nella sua identità, sione poteva indicare un male Magdala persino con Maria, la aveva affidato a lei la missione fisico o morale gravissimo (il madre di Gesù! E lentamente la di essere testimone della Ri- sette è il numero della pienezza) sua trasformazione è stata tale surrezione: «Va’ dai miei fratelli che aveva colpito la donna e da da farla diventare solo un sim- e di’ loro: “lo salgo al Padre mio cui Gesù l’aveva liberata. bolo, ossia un’immagine della e Padre vostro, Dio mio e Dio Ma la tradizione, ripetuta mil- sapienza divina che esce dalla vostro’: Maria di Magdala, allo- le volte nella storia dell’arte e bocca di Cristo. È per questo - ra, andò subito ad annunziare ai perdurante fino ai nostri giorni, e non per maliziose allusioni a discepoli: “Ho visto il Signore!” ha fatto di Maria una prostituta cui saremmo tentati di credere e anche ciò che le aveva detto» e questo solo perché nella pa- a una lettura superficiale - che il (20,17-18). gina evangelica precedente - il Vangelo apocrifo di Filippo dice che Gesù «amava Maria più di capitolo 7 di Luca - si tutti i discepoli e la baciava sulla narra la vicenda della bocca». Nella Bibbia, infatti, si conversione di un’ano- dice che «la Sapienza esce dalla nima «peccatrice nota bocca dell’Altissimo» (Siracide in quella [innominata] 24, 3). Strano destino quello di città». Essa aveva co- Maria di Magdala, abbassata a sparso di olio profuma- prostituta ed elevata a Sapienza to i piedi di Gesù, ospite divina! Per fortuna l’unico che la in casa di un notabile chiamò per nome e la riconob- fariseo, li aveva bagna- be fu proprio il suo Maestro in ti con le sue lacrime e quel mattino di Pasqua, come li aveva asciugati con i racconta l’evangelista Giovanni: suoi capelli. «Gesù le disse: “Maria!” Ella si Ora, questo stesso ge- voltò e gli disse in ebraico: “Rab- sto verrà ripetuto nei buni”, che significa “Maestro”» confronti di Gesù da (20,16). un’altra Maria, la sorella di Marta e Lazzaro (Gio- Mons. Franco Ravasi La Lettera [9]settembre ‘19

Intrecci [Festa patronale San Giovanni Battista] Una lunga sciarpa di lana ricordiamo che in ogni tappa il Vicario territoriale della colorata a giugno per la fe- dell’anno pastorale avevamo C.E.T. VII che ha presieduto sta del patrono San Giovanni affidato un gomitolo colora- la concelebrazione e la pro- Battista? Ma poi, il precur- to, con il quale i ragazzi in- cessione, si è meravigliato sore non era vestito di peli di trecciavano con le sole mani, del cammino fatto e lì signi- cammello con una cintura di un pezzo di sciarpa, unita ficato. L’abbiamo ascoltato pelle intorno ai fianchi? alla fine a quelle di tutti. Poi volentieri nella riflessione Poteva creare certamente l’abbiamo ritrovata anche al che ci ha proposto a partire qualche scompiglio vedere Cre, intorno al leggio da cui dalla Parola di Dio intreccia- tanta lana sulla gradinata ogni giorno ascoltavamo un ta con la figura di San Gio- del presbiterio e poi portata brano della Scrittura nei mo- vanni e nella quale ci ha in- da ragazzi, catechisti e ge- menti di preghiera. viato due auguri: nitori in processione, se non Anche don Angelo Riva, -ritrovare il valore della Co- munità, riscoprendo intorno al Vangelo il cuore dell’esse- re Comunità; -ritrovare la gioia, per essere Comunità serena, contenta, sorridente. Papa Francesco nei suoi documenti ha sem- pre il riferimento alla gioia: “un cristiano senza gioia o non è cristiano o è ammala- to”. Già S. Francesco di Sales diceva: “Un cristiano triste è un triste cristiano”. Allora, anche a giugno, una bella sciarpa ci fa sentire uniti e al caldo, ancor più se è il segno del cammino che facciamo insieme. La Lettera [10] settembre‘19

La Lettera [11]settembre ‘19

Cum e iugus [Anniversari di matrimonio] Non potevano mancare i cu- scini, regalo che la Comunità affida alle coppie degli anni- versari, con foto, anniversario e colori abbinati. Ma, pensan- do al modo con il quale ven- gono indicati marito e moglie, cioè coniugi, in questa ricor- renza abbiamo dato voce a ciò che questa parola nasconde. Ed ecco allora che sulla croce ricurva che ci ha accompagna- to per molti mesi, troviamo un giogo. Nel Vangelo (Mat- teo11,28-30) Gesù stesso dice: «Ti benedico, o Padre, Signo- me, voi tutti, che siete affaticati Coniuge. Questa parola ha un re del cielo e della terra, perché e oppressi, e io vi ristorerò. Pren- significato importante che mi hai tenuto nascoste queste cose dete il mio giogo sopra di voi e piace molto e indica bene ciò ai sapienti e agli intelligenti e le imparate da me, che sono mite e che siamo o che dovremmo hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, umile di cuore, e troverete ristoro essere. perché così è piaciuto a te. Tutto per le vostre anime. Il mio giogo Coniuge deriva dal latino cum mi è stato dato dal Padre mio; infatti è dolce e il mio carico leg- e iugus. Portare lo stesso gio- nessuno conosce il Figlio se non gero». go, condividere la stessa sor- il Padre, e nessuno conosce il Pa- te. dre se non il Figlio e colui al quale Sentiamo in proposito cosa Portare lo stesso giogo. Mi il Figlio lo voglia rivelare. Venite a dice una coppia: piace questa immagine. Lo La Lettera [12] settembre‘19

sposo e la sposa con il matri- Siamo nel 1870 e Fattori lasciando intuire il particola- monio sono uniti dal giogo, che prende ad ispirazione le sce- re senza entrare in una de- non imprigiona ma al contra- ne della vita campestre, mo- scrizione minuziosa. Imma- rio da forza e ti rende non più menti di vita militare, volti di giniamo l’artista che con un solo a portare il carico ma pone contadini, attimi del lavoro tocco veloce di pennello rie- al tuo fianco qualcuno con cui più faticoso. sce a fissare sulla tela quel- condividerne il peso. Questo dipinto è di un re- lo che la realtà ha prodotto Il carico è la vita, le sofferenze, alismo fuori dal comune e nella sua mente. Non serve le cadute, i fallimenti ma anche trasmette un calore coin- raccontare il dettaglio: chi le vittorie e le gioie. volgente, eppure non è rea- osserva il quadro già cono- Lo sposo e la sposa uniti dal lizzato con i tratti didascalici sce come è fatto uno zocco- giogo non si guardano negli oc- dei pittori dell’800 e nem- lo di un bue, una ruota di un chi, ma per procedere devono meno si concede le liber- carro, il sudore che bagna la guardare avanti, guardale l’o- tà degli impressionisti, che camicia di un contadino. At- biettivo, la meta. Sicuramente pure seguono di un decennio traverso la macchia di colore ci sarà chi tirerà di più, chi avrà buono le suggestioni della che accenna ad ogni parti- più forza, più fede e più convin- “macchia” e gli esperimen- colare la mente si collega zione ma questa è la cosa bella ti del Caffè Michelangelo di all’oggetto che diventa vivo che tra due sposi va bene an- Firenze. Qui sono le chiazze e del quale, attraverso la che così. Non si deve per forza di colore, i contrasti di luci e tela, sentiamo la presenza… dividere lo sforzo a metà ma ombre, che formano il tutto, nei nostri pensieri. chi è più forte sarà lieto di do- narsi completamente mentre retto ad aspettare che noi lo e ci sentiamo impantanati in chi è più debole e tira meno, a portiamo ma scende e spin- strade fangose, lui con la sua sua volta, per amore, cercherà ge il carretto con molta più forza ci spinge fuori e ci aiuta di darsi totalmente per tirare forza di quanta ne mettiamo a ricominciare a cammina- più forte e non essere di peso noi. Condivide con noi tut- re, perché fermarsi vuol dire all’altro. te le cose belle e brutte che morire… Naturalmente non siamo soli, incontriamo lungo la strada c’è chi conduce il carretto della e quando per noi si fa dura A. e L. nostra vita. Il conducente è na- turalmente il Signore al quale ci affidiamo ogni giorno, il quale ci conduce con amorevole pa- zienza. Gesù è un conducente strano, non sta seduto sul car- La Lettera [13]settembre ‘19

Giu Silv Lore Em Andrea e Arianna ario erto e Giulia Fab Luc Mirko e Monia ario ssimo e Simona Alb Ma 1° annivers 1° annivers 5° annivers 10° anni anuele e Federica riele e Sara ario ario ario a e Laura a e Silvia ario ario versario ario ario Gab Luc 15° annivers 20° annivers nzo e Mariachiar 15° annivers io e Simona 20° annivers udio e Ornella ano e Antonina A ario nna aziaario Cla a Stef 30° annivers 30° annivers ano e Enrica 30° annivers Gia ncarlo e Teresina 30° annivers zo e Giancarla ranco e Maria Gr ario ario Ren Gianf 40° annivers 40° annivers liano e Giovanna ario esto e Gabriella ario 40° annivers 40° annivers elo e Antonietta Ern ario ario Ang 50° annivers 50° annivers ario La Lettera 50° annivers [14] settembre‘19

vanni e Elena is e Laura versario Gio Lor fano e Francesca Ma Danie Ste versario a n u eSl1t0eef°anAVo2een0nFr1iv9urearssnackreisaoca versario versario Em 10° anni io e Federica 10° anni 10° anni 10° anni seppe e Simona Dar le e Orietta Mon ica rino e Susanna versario 20° annivers ario Ang Ang Giu 25° annivers ario 10° anni gi e Emanuela Ma rco e Graziella Ma ssimiliano e Lucia 20° annivers ario 20° annivers 25° annivers ario Lui ar e Marisa rio e Elisabetta ario elo e Marisa 35° anniversario 40° annivers rio e Ines Ma lo e Renata 30° annivers 50° annivers Giu Luigi e Rosanna 35° annivers ario ario elo e Emilia Osc 45° annivers seppe e Angela ario 45° annivers ario Car ario ario Ma ario ario 55° annivers 50° annivers La Lettera [15]settembre ‘19

Festa della campagna [A cura di Michela] Si potrebbe iniziare con un stessa cosa. Abbiamo tutto, conta oggi con i post di face- classico “C’era una Volta…”, si date, nomi, foto, memorie di book, le storie di instagram, gli perché in fondo quella della fe- chi l’ha vista nascere e cre- hasthag, le foto (quelle belle ) sta della campagna non è altro scere fino ad oggi, potremmo e i video di chi, tornando ogni che una bellissima storia ini- raccontavi di un paiolo per anno, a modo suo vive e rac- ziata ormai trentasei anni fa. la taragna e qualche costina conta la favola di una festa Si potrebbe iniziare con “C’era alla buona ma non sarebbe la che da trentasei anni accoglie una volta un gruppo di per- stessa cosa. chiunque voglia stare in com- sone con tanta voglia di fare, La storia fantastica della Festa pagnia mangiando bene. darsi da fare e divertirsi stan- della Campagna si racconta da La storia della Festa della do insieme”. Ma non avrebbe sola, di anno in anno, da tren- Campagna è una storia fatta senso. tasei anni, attraverso tutti co- di storie, quelle dei volontari, La potremmo scrivere, cor- loro che la vivono anno dopo degli amici dei volontari, dei rettamente , riga dopo riga la anno tra i tavoli, mangiando nostri ospiti e degli amici dei storia meravigliosa di questa bene, bevendo buon vino e nostri ospiti, dei fornitori, dei festa che ogni anno ritorna divertendosi. La storia della musicisti, di grandi e bambini, a Burligo, ma non sarebbe la festa della campagna si rac- di passanti e di ospiti fissi, è La Lettera [16] settembre‘19

un’intrecciarsi di racconti che buon piatto di pizzoccheri, c’è la vivono da vicino e di altre parlano di come arrivare, di chi vi racconterà di esserci ar- che per farla vivere a giugno di cosa mangiare, di cosa bere, rivato per caso e chi vi dirà che ogni anno tornano a sedersi ai di dove parcheggiare, di come non può fare a meno di tornare nostri tavoli. Ci saranno foto, non perdersi, di come entrare ogni anno perché come si man- video, commenti e immagini a far parte di questa storia che gia a Burligo non si mangia da che in qualche modo vi ripor- ogni anno cambia. nessuna parte. C’è chi vi dirà teranno a Burligo per entrare E’ una storia quella della no- che in fondo è un posto dove a far parte di un racconto in stra festa che muta inevitabil- un po’ tutti, volontari per primi, continua evoluzione, farne mente ogni volta che qualcuno ci lasciano il cuore perché no- una vostra versione e raccon- la racconta, c’è chi partirà dalle nostante la fatica, il tempo e a tarla a chi vi sta vicino. origini, parlando di S. Eurosia volte anche la pazienza lascia- E quindi si, anche per questo che ancora oggi dopo trenta- ta per strada, non si può fare a 2019, potremmo iniziare con sei anni si celebra durante la meno di farne parte. un bel “C’era una Volta...” ma festa, c’è chi inizierà parlan- Ci saranno storie, alcune belle alla fine come la si racconti dovi di uno dei deliziosi 1274 e altre meno, che messe tut- non importa perché qualun- piatti di casoncelli nostrani, chi te insieme, di volta in volta vi que sia la trama o il narrato- raccontandovi di aver aspet- racconteranno le mille sfac- re questa #festadellacam- tato troppo o troppo poco per cettature di una festa che vie- pa2019 non è altro che una trovare la soddisfazione di un ne da lontano, di persone che #bellastoria. Domenica distensiva sul lago, a Lovere, conoscendo la storia del rinomato centro sebino, l’arte della Basilica di S. Maria in Valvendra, la più grande chiesa della Diocesi di Brescia e la spiritualità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, fondatrici delle Suore di Maria Bambina. In verità abbiamo anche apprezzato l’arte culinaria della zona che ci ha tenuti impegnati alcune ore e alla quale abbiamo invitato anche don Lorenzo che quelle zone le conosce bene. La Lettera [17]settembre ‘19

BTeitlloaloStToirtioalo Titolo [a cura di Leo] una bellissima storia “Unica! Splendida! Ma che di tempo. laStoria, insieme. storia è questa qua?” Spesso lo sguardo esterno di Ora però il CRE è finito, come Proprio una BellaStoria quel- un genitore, ma anche di un tutte le storie. Per poco, cer- la del CRE di quest’anno! ragazzo, può far credere che to, ma se abbiamo scritto la Una BellaStoria che abbiamo sia semplice, immediato fare fine di questo capitolo, tanti scritto insieme a partire da il CRE, ma è proprio questa la altri si aprono davanti a noi. marzo, quando i coordinatori chiave: la semplicità. La festa, la catechesi, l’ani- (Luca, Dani, Sara, Marti, An- Il CRE è semplice, ma non è mazione, la nuovissima piz- drea, Vanessa e Leo) si sono facile. È semplice perché ap- zeria e tanto altro. Tutte que- trovati per progettarla. pare facile, e ciò accade per- ste storie sono pronte per Una storia che, se vogliamo, ché a monte c’è un proget- essere raccontate, serve solo inizia ancora più in là nel tem- to, che in questo caso parte qualcuno che ci metta il cuo- po, quando un anno fa l’UPEE almeno 365 giorni prima. E re, l’anima. già pensava al titolo, al tema, allora vedere i sorrisi dei ra- Che il CRE ci faccia venir vo- alle canzoni e a tanto altro del gazzi, la complicità degli ani- glia di raccontare belle storie, CRE che sarebbe stato. In- matori, gli abbracci e i pianti insieme. somma, le belle storie non si dell’ultimo giorno sono la “È la tua storia, una BellaSto- improvvisano, si progettano conferma che siamo davvero ria, in cui crescerai. Ed il bello e per progettarle c’è bisogno riusciti a raccontare una Bel- è che anche tu la scriverai.” La Lettera [18] settembre‘19

La Lettera [19]settembre ‘19

TMitioploreTseitnotloo Titolo Titolo [Nostra Signora de la Salette] Delle mie sorelle sono quella che ultimamente è stata interessata ad un restauro generale, prima fuori e ora dentro, arrivando fino alle mie fondamenta. Proprio lo scavo fatto ha messo in luce le mie prime misure che mi facevano una piccola chiesa dedicata alla Madonna di Caravaggio la cui appa- rizione era avvenuta il 26 maggio 1432, e a San Pietro d’Alcantara (1499-1562), francescano spagnolo canonizzato nel 1669. Erano i primi anni del 1700 e si giunse alla decisione di chiedere i permessi per edificarmi lì, essendo la chiesa parrocchiale molto distante e la strada per recarvisi disagevole, specie in caso di pioggia o di neve. Lo stesso vescovo Monsignor Luigi Ruzini (1698-1708) aveva potu- to constatare tutto questo durante la sua visita pastorale del 1702. Il 14 aprile 1703, ottenuta l’approvazione del doge di Venezia, Al- vise Mocenigo, fu presentata una domanda al vescovo Ruzini, che il 1 maggio 1703 concesse l’edificazione dell’oratorio. Così il desi- derio di don Sebastiano Rubini de’ Rossi, Carlo Rota fu Francesco, Giovanni Battista Rota fu Andrea, Michele Rota Negroni fu Giovanni Battista, vedeva la sua realizzazione e cominciava la mia storia che si è sem- pre intrecciata con quella di coloro che qui hanno celebrato i santi misteri. Per diversi anni i le mie dimensioni rimasero abbastanza modeste, senza campanile, ne’ sa- grestia, con la copertura a volta ed un solo altare or- nato da un paliotto. Negli anni successivi Don Carlo Medo- lago, che ne divenne cappellano nel 1885, aggiunse, con l’a- iuto del popolo, la cappella della Madonna e la parte delle donne. Ed è così che si giun- ge al titolo con il quale oggi sono comunemente indicata: Nostra Si- gnora de la Salette, dal nome del- la località delle Alpi francesi nella diocesi di Grenoble dove il 19 set- tembre 1846 la Madonna, avvolta nella luce, vestita come la donne della zona, ornata di rose e con un crocefisso con i simboli della passione sul petto, apparve pian- gente a due pastorelli di nome Mas- simino e Melania, lamentandosi di do- ver sempre intercedere presso suo figlio Gesù per gli uomini che disubbidivano alle sue leggi ed in particolare non rispettavano le feste e bestemmiavano. In quel luogo sorse un santuario e la devozione si propagò anche altrove e giunse fino in Italia portata La Lettera [20] settembre‘19

Titolo Titolo Titolodagli emigranti che si recavano in Francia per lavoro e nella zona de La Salette erano impiegati come boscaioli. Negli anni 1966-1968, mentre era cappellano don Guerino Gamba, mi venne rifatto il tetto, tinteggiato l’interno e l’esterno, ridipinta la statua della Madonna, rovinatasi per la pioggia durante una processione. Vennero rifatti il pavimento del presbiterio in granito beola ed il pavimento della sagrestia in granito. Vennero anche realizzati in granito ghiandone le se- dute per i sacerdoti e l’altare antico fu sostituito da un altro dello stesso granito, consacrato dal vescovo Monsignor Clemente Gaddi (1963-1977) il 1 novembre 1968. Nel 1976 Agostino Manini di Sant’Omobono dipinse al centro del catino absida- le il Cristo risorto e nel 1978 gli affreschi dei Santi Pietro e Paolo e la cena in Emmaus, aggiungendo così elementi pittorici a quelli precedentemente re- alizzati dai Sarzilla (Annunciazione e Apparizione de la Salette) e San Pietro d’Alcantara e Discorso della montagna sulla controfacciata, dello stesso Manini. Nel frattempo veniva aperta una gran- de nicchia nel presbiterio per accoglie- re la statua della Madonna con i due pastorelli. Come hai potuto capire, il percorso è stato piuttosto complesso e non è ancora finito. All’interno continua- no i lavori di restauro e di adeguamento liturgico, con l’intento di riportarmi all’iniziale semplicità e ad una maggiore armonia tra gli interventi delle diverse epoche. La Lettera [21]settembre ‘19

BTaitboylocTreitolo Titolo Titolo “Bellastoria” è stato an- che il tormentone del Baby Cre 2019. Anche quest’anno abbia- mo voluto organizzare il mese di luglio in una chia- ve gioiosa e divertente accompagnate da obietti- vi e finalità ben precisi per i bimbi della nostra comu- nità. Pinocchio è il personaggio che ci ha accompagnato tutto il mese, realizzan- do laboratori e giochi che hanno avuto come spunto i quattro temi delle quat- tro settimane: nascere, crescere, desiderare e compiere. Siamo stati anche in gita nel bosco nella zona di Brocchione, al museo Bernareggi di Bergamo con picnic al parco Suardi e infine al parco di Leolan- dia con le famiglie. Ringraziamenti doverosi alle persone che hanno pulito gli spazi, la cuo- ca, tutte le ragazze e don Giuseppe che hanno reso possibile tutto questo, ma soprattutto alle famiglie della nostra comunità che hanno creduto in questo progetto. E infine un ringraziamen- to speciale a una persona molto generosa che ci ha fornito i materiali per i la- boratori. Le ragazze del Baby Cre La Lettera [22] settembre‘19

Titolo Titolo Titolo 28 mongolfire nel mare di Rimini [A cura di Leo] Una settimana di meritata facilmente immaginare: sole, non vola mica! La fiamma è il vacanza. 22-27 luglio, 28 tra mare, spiaggia, innumerevoli sincero fascino per la vita e la adolescenti e educatori sono partite di scopa, uscite serali consapevolezza che Qualcuno andati in quel di Rimini a pas- (anche a Riccione, per finire in ci ama. Questo basta. E avan- sare qualche giorno al mare. bellezza). za anche. Eravamo alloggiati in una bel- La cosa che ci portiamo a casa Siate felici ragazzi, volate alto. lissima (quasi come la Casa di però, oltre a una buona dose di Comunità) residenza dei sale- relax, è proprio la gioia. Spero siani. Se foste venuti pure voi, che vedere persone sincera- sareste subito rimasti straniti mente felici abbia posto una da una cosa: la gioia di chi ci domanda nel cuore di ciascu- ha accolto. Sorrisi a 32 denti, no. “E io? Potrò mai esserlo?” parole di affetto, risate. Sem- La risposta è sì ed è più facile brava che ci aspettassero da di quel che potrebbe sembra- tempo, che fossimo dei cari re. vecchi amici. Credo che funzioni tutto un po’ Ecco, io credo che la loro gioia come una mongolfiera: biso- ci abbia contagiato: la vacanza gna liberarsi dai pesi per poter è stata divertentissima, i ra- volare alto. Liberarsi dall’an- gazzi hanno creato un bellis- sia di apparire, dall’egoismo, simo gruppo coeso come non da ciò che nascondiamo di ne vedevo da un po’. Le cose noi stessi. E la fiamma? Sen- che abbiamo fatto le potete za fiamma una mongolfiera La Lettera [23]settembre ‘19

Bentornata biciclettata [a cura di Luca Cefis] Dopo due anni di stop, quest’e- saliti sul caratteristico trenino Fatta eccezione per questa state, dal 29 luglio al 2 agosto, rosso del Bernina per la tratta gradita gita in Svizzera, negli abbiamo potuto partecipare Tirano-Saint Moritz. Il viaggio altri quattro giorni abbiamo alla sua sesta edizione. A fare è stato mozzafiato. Abbiamo percorso in sella alle nostre bi- da palcoscenico alle nostre ammirato da vicino le pinete, ciclette circa 150 km in totale, pedalate è stata la volta di una le vallate, il ghiacciaio del Ber- passando per Tirano, Grosio, delle valli più famose d’Italia, la nina e i suoi laghi semplice- Piateda, Morbegno e Colico. Valtellina, che con i suoi pae- mente affacciandoci dal fine- A parte alcuni temerari che si saggi di montagna ci ha rega- strino della carrozza, potendo sono avventurati sulle vie dei lato viste spettacolari. così sentire sul viso che l’aria si terrazzamenti che attraver- Il programma prevedeva l’ar- faceva sempre più fresca avvi- sano gli altopiani, il gruppo si rivo a Tirano in treno, 4 tap- cinandoci ai 2250 metri dello è affidato alla guida di Angelo, pe in bicicletta e un giorno di scollinamento verso il famo- seguendo il sentiero Valtellina pura immersione nel creato. so paese dell’Engadina, dove che costeggia il fiume Adda. Proprio in questa giornata, la- abbiamo trascorso parte della I circa 30 km al giorno si sono sciate le bici a riposo, siamo giornata. svolti senza particolari intoppi. La Lettera [24] settembre‘19

Da segnalare solo un paio di alla comunità di recupero “La che provvedeva non solo allo forature e qualche sbandata. Centralina” in Morbegno, dove spostamento dei borsoni da Ma la cosa inedita per la nostra don Diego ci ha dedicato più di un oratorio ad un altro, ma si biciclettata è stata il rientro a un’ora del suo tempo per dar- occupava anche della spesa e casa in bicicletta. L’ultimo gior- ci una testimonianza di quella della cena, cosa molto gradita no abbiamo infatti pedalato realtà e per mostrarci le attivi- dopo i chilometri pedalati in per 60 km, da Morbegno a Co- tà che i suoi ospiti svolgono. giornata. lico (20 km), e da Lecco al parco Come da tradizione, ad ogni In conclusione, non potevano Oasi di Barzana (40 km), af- tappa siamo stati accolti dagli mancare i ringraziamenti pro- frontando la pioggia e la cicla- oratori locali che hanno mes- prio a questa “parte logistica”, bile dell’Adda invasa dal fango. so a disposizione i loro spazi ad Angelo e Rosalia, e a Don Oltre al pedalare, non sono per il nostro pernottamento. Giuseppe, che hanno garanti- mancati i momenti di rifles- All’arrivo di ogni tappa ci at- to una perfetta organizzazione sione e preghiera insieme gui- tendevano Claudio, Ornella, della nostra avventura in Val- dati da don Giuseppe. Inoltre, Piombino e Aldo, la cosiddet- tellina. Arrivederci alla settima abbiamo fatto visita anche ta “parte logistica” del gruppo, edizione. La Lettera [25]settembre ‘19

Santa Margherita [a cura di Davide] [Carosso] Domenica 7 luglio abbiamo festeggiato Santa Margherita nella frazione di Carosso. A presiedere l’Eucarestia e la processione è stato don Renè Zinetti, vicario parrocchiale di Pontida. Nella sua omelia don Renè ha sottolineato i tratti caratteristici della santa che ci vengono consegnati dalla tradizione. In particolare la protezione invocata da Margherita per le partorienti: nascere significa venire alla luce, gustare le cose che la Provvidenza ti dona nella tua vita, incarnare lo spirito di vita che viene dal Signore. Il fatto che santa Margherita sia protettrice delle pance feconde contro il potere delle tenebre, suggerisce a noi, cristiani del nostro tempo, di non lasciarci prendere dalle questioni umane, sociali e religiose solo “di pancia”, cioè con irrazionalità, ma portando la novità del Vangelo e dall’Amore di Dio con ogni uomo che incontriamo. Dopo la processione, la festa si è conclusa nell’area feste a Carosso, dove da diverse sere c’è stata la possibilità di condivisione tra cibo, ruote e tombole. Un grazie come sempre a chi ha organizzato il tutto. San Lorenzo [Montebello] Ormai don Renè sta facendo il tour di tutte le frazioni di Palazzago, conoscendone il territorio. Do- menica 11 agosto è toccato alla frazione di Montebello festeggiare S. Lorenzo. Santo, che come ha ricordato don Renè nell’omelia, è stato esempio di coraggio e di fortezza evangelica in un tempo dove le incertezze e le difficoltà erano enormi. Forse anche nel nostro tempo tribolato e rovente, per noi cristiani è bene riscoprire la prontezza del servizio, la bontà della conversione, la solidità del Vangelo, la non paura dei danni che possiamo ricevere e come san Lorenzo insegna porsi questa questione: “Sono cristiano… Ma vivo da cristiano?”. L’alternarsi di sole e nuvole ha permesso lo svolgersi della processione, i ringraziamenti finali e la tradizionale ruota che sempre diverte tutti. La Lettera [26] settembre‘19

[Burligo] San Rocco Mattinata di festa il 16 agosto nella frazione Acqua in Burligo, con la celebrazione di san Roc- co presieduta da don Giampaolo e concelebrata da don Paolo. Nella sua omelia don Giampaolo ha ricordato san Rocco come il martire della carità, figlia dell’Amore di Dio. Il santo ci ricorda che la carità non è un qualcosa che si improvvisa, ma consiste in quattro passaggi: empatia (patisci con chi soffre), compassione (agisci per chi soffre), condivisione (assumi la “forma” di chi soffre) e intercessione (invochi l’Amore di Dio). Il tutto per combattere la tentazione dell’indifferenza che padroneggia nel nostro mondo e in questo san Rocco può essere d’aiuto. Dopo la messa la pre- ghiera è continuata in processione (stranamente il santo portato a spalle e non con il carrello) e un momento di festa con il ringraziamento a chi tiene pulito la chiesetta e lavora attorno alla frazione. [Collepedrino] Santa Maria La festa di Collepedrino è stata per Maria, la cui statua, portata a spalla, ha ritmato la processio- ne, con uno sguardo all’ampia pianura che da lì si stendeva a perdita d’occhio. Don Giampaolo ha proposto la riflessione intorno a tre parole: Mistero (e non enigma), poiché la fede, la vita, Dio… non sono mai conosciuti abbastanza; attaccamento, come ciò che unisce una mamma alla sua creatura e poi distacco, come ciò che vive la madre per poter lasciar vivere. Nella piccola chiesa sono riecheggiati i canti proposti dalla Corale, la preghiera di coloro che si sono ritrovati per lodare il Signore per le grandi cose compiute in Maria e le invocazioni per la Comunità, le famiglie e i sof- ferenti. La Lettera [27]settembre ‘19

Si sa: ogni anno la Festa di Co- munità ci traghetta dal clima estivo a quello della ripresa dei cammini. Ed è per questo che, giocando un po’ con le parole, poniamo i diversi appunta- menti sotto il segno di alcuni verbi tra loro concatenati, per comunicare, anche tra una gri- gliata e un piatto di casoncelli, tra un tributo musicale e un valzer, che c’è un legame tra tutto. I verbi snocciolati in questo 2019? Eccoli: -Diamo corpo alle relazioni -An-diamo avanti, insieme -Man-diamo testimoni di gioia Solo gioco di parole? No. Gio- co di impegno e disponibilità (pensiamo ai più di 100 volon- tari, giovani e non), di incon- tri e amicizia (pensiamo alle centinaia di persone che han- no riempito la tensostruttura e gli spazi esterni), di ritrovi e serenità (pensiamo al coinvol- gimento cantando e ballando), di aiuto per fare casa e (ag- giungerebbe qualcuno dove aver postato volti sorridenti e rubicondi) di aiuto per fare… casetta. Così, quando i battenti del- la festa si chiudono sembra mancare qualcosa. Ma si sa: il testimone passa agli altri ver- bi. Tutto un anno per declinarli sempre… INsiemeCONLuiTRA noi. La Lettera [28] settembre‘19

La Lettera [29]settembre ‘19

TCietcoiloiaTitolo Titolo Titolo [A cura di Ivan] Ad un anno dalla morte, abbiamo ricordato Cecilia, che molti di noi hanno conosciuto. L’abbiamo fatto nella celebrazione del martirio di S. Giovanni Battista con i volontari della Comunità, un ap- puntamento che ci ha visti in tanti, prima alla mensa eucaristica e poi alla spaghettata. È stata una bella occasione di riflessione e preghiera sollecitati dal tema della Fraternità che il Vescovo Fran- cesco aveva da poco proposto per la festa di S. Alessandro. Ecco un passaggio dal libro di Joseph Roth, “La leggenda del santo bevitore”, che dipinge bene la nostra situazione oggi: “Era, come si è detto, già sera, e sotto i ponti, in lontano dell’uomo barcollante. Il signore maturo riva al fiume, faceva più buio che sopra, sui ponti e sbarrò addirittura il passo all’uomo malconcio. En- sul Lungosenna. Il vagabondo dall’aspetto malcon- trambi si fermarono, l’uno di fronte all’altro. «Dove cio barcollava un po’. Sembrava non si accorgesse va, fratello?» chiese l’anziano signore ben vestito. dell’anziano signore ben vestito. Costui invece, che L’altro lo guardò un momento, poi disse: «Non sa- non barcollava affatto ma veniva avanti dritto con pevo di avere un fratello, e non so dove la strada passo sicuro, si era evidentemente già accorto di mi porta»”. L’ignoranza della fraternità e della sua concreta esperienza, è spesso accompagnata da uno smar- rimento che ci impedisce ogni meta. Cecilia ha creato fraternità intorno a sé. Cecilia ha creato fraternità intorno al Signore perché la meta, lei, l’aveva ben presente. Dall’esperienza del Cammino ha preso vita la diretta della messa domenicale delle 10:30; Cecilia si sentiva parte della nostra Comunità sempre presente tra noi. Il 17 agosto 2017 arrivavamo a Santiago, il 20 agosto a casa sua ci spronava a non arrestare il Cammino, a donarci agli altri, in particolare a coloro che hanno bisogno di compagni di viaggio… sulla strada della Vita. Con queste parole: La Lettera [30] settembre‘19

Chi è partito per un cammino ha avviato un processo gni di viaggio sulle vie della Vita. che non è mai completo, che non è mai compiuto. E allora ragazzi io vi ringrazio tanto perché non Un cammino non può arrestarsi, perché mettersi avete fermato all’arrivo a Santiago la nostra espe- in moto prevede un traguardo che va sempre oltre rienza, ma volete che diventi il Cammino di tan- quello che si raggiunge. ta altra gente, di tante persone che attendono di essere incontrate incrociando i loro percorsi, per L’umano è un processo mai finito di compiersi, è un portare la gioia in queste realtà che, da sole, non processo che ci porta molto più lontano della meta potrebbero incontrare la bellezza del mondo che è che ci siamo prefissati e che continua a trasfor- infinita, che è un anelito a cui tutti aspiriamo e da mare il nostro percorso interiore, appena abbiamo cui nessuno può restare escluso. raggiunto una tappa ce ne presenta un’altra. Se possiamo donare a qualcuno ciò che abbiamo Questo è il significato di chi avvia un cammino: vissuto, allora ha davvero avuto un senso ogni non fermarsi mai, decidere che ad ogni passo sce- passo che abbiamo compiuto, insieme. glieremo di fare il successivo. Perché l’umano è sempre più in là, l’incontro è sempre oltre. Chi è capace di dire “io sono compiuto, ho impara- to e ho capito, ho trasformato in me tutto quello che rappresenta la pienezza della Vita”. Allora questo processo ci invita ad andare oltre, a guardarci intorno, a vedere se questo Cammino, in qualche modo, lo possiamo condividere con quan- ti hanno bisogno di fratelli per poterlo percorrere, per poterlo accendere, per potersi sentire compa- “Il Cammino è concluso ma non compiuto” ci diceva Cecilia… esattamente 365 giorni dopo ci lasciava per raggiungere in Cielo il suo Signore da lei tanto amato. La Lettera [31]settembre ‘19

Work in progress [GP ovvero Giropizza] Un asse della polenta di altri sistemazione, diventare uno tempi appeso al muro, con spazio agile, bello e acco- una scritta circolare gial- gliente per il Giropizza. lo-blu: GIROPIZZA. Abbiamo Nella serata dei volontari accarezzato l’idea per un po’ durante la Festa di Comuni- di tempo. tà, abbiamo fatto una pre- Ne abbiamo parlato nell’ ghiera di benedizione e col- Equipe Educativa e nel Con- locato il crocefisso; abbiamo siglio Affari Economici. raccolto alcune disponibilità Abbiamo fatto un progettino per la gestione e ora partia- e siamo partiti con i lavori. mo. Ed ecco alcuni ambien- Innanzitutto per l’uso in- ti dell’Oratorio che ancora terno, affiancando le diver- mancavano all’appello della se attività dell’Oratorio. Ad La Lettera [32] settembre‘19

esempio per la pizza di tutti i la pizza e portarsela a casa: dare una mano. sabato per il gruppo di terza per la nonna che non può E pensiamo che la pizza sia media (da quando è partita uscire, per chi arriva tardi dal buona. Allora: giropizza. questa esperienza abbiamo lavoro, per una sorpresa… sempre preso le pizze nei Pensiamo sia una bella oc- negozi); per l’appuntamento casione anche per dare vita mensile dei chierichetti, per all’Oratorio e al paese, so- le serate adolescenti e gio- prattutto nel centro storico, vani, per catechisti e colla- dove per diversi motivi molti boratori… esercizi han chiuso. Poi, se la cosa funziona, per Pensiamo sia un punto di famiglie, nelle feste di com- partenza anche per il sentir- pleanno e negli anniversari, si sempre più comunità, la- per una serata in compa- boratorio di idee e proposte. gnia. Pensiamo possa stimolare Poi, la possibilità di prendere altri a metterci la faccia, a GIROPIZZA in Oratorio. Il Sabato e la Domenica (Venerdì se è richiesto) su prenotazione, mandando un messaggio al 349 2668423 o chiamando lo 035 550336 apriamo questo spazio che affianca le attività dell’Oratorio e crea occasioni di incontro e festa (complean- ni, anniversari…) per singoli, gruppi e famiglie. Prevediamo gradualmente anche l’asporto, venendo in Oratorio a ritirare. Partiamo Venerdì13 e Sabato 14 settembre. Dalle ore 19.00. La Lettera [33]settembre ‘19

Pillole Potevamo mancare all’appuntamento estivo con Mezzoldo? No di certo. E allora ecco Daniel, Mar- tina e Laura partire per la località montana, non sapendo bene cosa li attendesse e chiedendosi: “Ma perché abbiamo detto di sì al don?”. Poi, dopo una settimana, tornati e buttatisi nella festa, li senti dire: “Meno male che abbiamo detto di sì al don” perché l’esperienza è stata decisamente bella, intensa, appassionante. In estate tutto fiorisce, an- che tanti balconi. Ne ab- biamo anche tra noi. Cura e passione per il bello danno un tocco di vita e di vitali- tà a ringhiere e giardini. In agguato sempre la grandi- ne che con i cambiamenti climatici si fa sempre più vedere e sentire. Ma non ci lasciamo scoraggiare. Continuano i lavori nella chiesa della Beita con la nuova pavimentazione, il restauro di volte e pareti e la creazione dei luoghi liturgici e celebrativi. Verrà a mancare la somma che si raccoglieva con la festa, momentaneamente sospesa, proprio nell’anno in cui maggiormente serve per poter garan- tire la prosecuzione dei lavori. Speriamo che la Provvidenza prenda altre strade… La Lettera [34] settembre‘19

Antichi mestieri è tornato a Brocchione. Era il notaio ad introdurre il cammino tra case e viuz- ze, arcate e cantine, personaggi e lavori. La bel- la giornata di sole ha favorito una nutrita par- tecipazione, con un tuffo nella storia del borgo e della chiesa. E continuiamo anche a racimolare quanto serve per le rate trimestrali del mutuo della Casa di Comunità. Con La Lettera di settembre viene porta- ta nella case anche la Guida pastorale, uno strumento che ci aiuta a sapere cosa fac- ciamo nella nostre Comunità, per sentircene parte. C’è il calendario -da settembre 2019 a settembre 2020- ci sono nomi e numeri di ri- ferimento, c’è la passione per ciò che unisce. Le foto di questa edizione sono “facce da Cre Bellastoria”. Se non arriva a casa, chiedetela in segreteria. Parrocchie SAN GIOVANNI BATTISTA in PALAZZAGO e SAN CARLO BORROMEO in BURLIGO Una voce che invia GUIDA PASTORALE Settembre 2019 - Settembre 2020 La Lettera [35]settembre ‘19

Maria regina della famiglia [Madonna delle Ghiaie] Il saluto che il parroco di Ghiaie, don Marco, ha fatto al Vescovo e ai moltissimi convenuti per la celebrazione eucaristica dell’11 agosto, esprime chiaramente il modo con cui vivere la devozione mariana, per essere pellegrini della fede e capaci di gioire per le piccole cose di ogni giorno dentro le no- stre famiglie, dentro le nostre vite. Eccellenza carissima e reverendissima, sciute, eccellenza carissima, ha il cuore libero con Lei confratelli tutti qui intervenuti, parrocchiani di Ghiaie nel dire che nulla si vuole mistificare, che tutti amia- e pellegrini qui convenuti, mo questo luogo, che lo sentiamo come il punto di la sua presenza qui questa sera è un dono che mol- arrivo di tanti nostri pensieri e come il punto di par- ti da tempo invocavano e lei, con la gentilezza che tenza di nuovi percorsi a favore della Chiesa stessa. la contraddistingue, ha voluto rendercene partecipi. Questa sera lei, Eccellenza, che la storia di Ghiaie la Il vescovo celebra nella piccola cappella di Ghiaie conosce bene e più volte l’ha portata con sé nella che fa parte dei luoghi santi della diocesi perché in preghiera, si è fatto pellegrino ed è venuto per dir- questo luogo da decine e decine di anni uomini e ci di continuare ad essere figli della Madre che qui donne di buona volontà vengono a pregare Maria veneriamo col titolo di Regina della Famiglia, sin nella Chiesa e con la Chiesa. dall’inizio del percorso di fede di Adelaide Roncalli; Eccellenza la sua presenza e la sua Parola, che non per dirci che i passaggi storici, che non si cancellano possono essere sostituite da presenze o da parole né nei titoli, né nelle immagini, chiedono tempo; che di altri, confermano un decreto che lei alcuni mesi la fede deve illuminare studi, persone, vicende ed orsono ha firmato nella logica sincera e autorevole avvenimenti: Lei ci insegna, Eccellenza, a non cer- di dire che questa cappella sta a cuore a lei e quindi care la verità con il risentimento, a camminare nella all’intera diocesi di Bergamo. Chiesa invocando la verità delle cose e sulle perso- Il culto che qui ora celebriamo rende questo luogo ne mettendoci in ginocchio per poter avere luce dal custodito e arricchito dalla liturgia della Chiesa, dalla Signore stesso e del suo Santo Spirito: lei ci crede, Parola di Dio e dai Sacramenti celebrati in comunio- noi lo crediamo. ne con la Chiesa tutta. Vescovo nostro Francesco, i suoi piedi sono qui Il suo decreto non ha chiuso la vicenda storica del giunti, come i piedi di tanti pellegrini che vennero, cammino qui cominciato nel 1944 e a noi giunto ma che vengono e che verranno per presentare i loro piuttosto ha reso possibile che il tesoro della pre- dolori, la loro preghiera, le loro famiglie: anche lei ghiera di questo luogo rimanesse nella Chiesa e per Eccellenza è qui questa sera per presentare le sue la Chiesa. preghiere, la sua vita, la nostra Chiesa, con noi e per La generazione dei presenti non avendo vissuto le noi: Maria gioisce della sua e nostra presenza. Ade- vicende di quei giorni ma avendole lette e ben cono- laide Roncalli, che Lei incontrò e con la quale parlò, le direbbe il suo silenzioso grazie: tutti siamo attorno a lei per chiederle di guidare questo gregge a pascoli erbosi. Lei ci rammenti che la storia di questo luogo ci invita ad essere credenti in quel Dio che si è fatto carne e che ha camminato e cammina in mezzo a noi: Maria, membro eccellente della Chiesa, superiore a tutti gli altri, ma tuttavia un membro di tutto il corpo, ci aiuti ad essere Chiesa, ad essere pellegrini della fede e capaci di gioire per le piccole cose di ogni gior- no dentro le nostre famiglie, dentro le nostre vite. Grazie Eccellenza, grazie di cuore. La Lettera [36] settembre‘19

Titolo titolo titolo La “voce che invia” diventa anche in questo anno la possibilità di aprire la Parola in alcune delle nostre case, confrontarci e pregare. Ecco lo schema dei GRUPPI NELLE CASE che da alcuni anni caratteriz- zano la catechesi degli adulti. Poi, nei primi mesi del 2020, ci saranno i GRUPPI NELLA CASA, la Casa di Comunità. A Burligo saranno nel Circolo San Carlo. CASA OSPITANTE Indirizzo Telefono animatori gruppo giorno/date Famiglia Pellicioli Via Brocchione, 14 35550019 Antonio - Ivana Venerdì/Lunedì 15-22-29 nov / 2-9 dic Famiglia Scalise Via Campinette, 27 3496944593 Ileana Lunedì 28-Oct / 4-11-18-25 nov Famiglia Agazzi Via Longoni, 71 035 548160 Luigi - Patrizia Martedì 5-19 nov / 3-17 dic Mazzoleni Virginia Via Tezzolo, 7 035 550242 Giovani - Don Lunedì e Giacomina 28 ottobre / 11 e 25 novembre Famiglia Vanoncini Via Carosso, 48 35551129 Marialuisa Lunedì 28-Oct / 4-11-18-25 nov Rota Giselda Via Ca’ Quarengo, 49 035 550077 Franco - Marilisa Martedì 5-12-19-26 nov / 3-Dec Famiglia Rota Via Longoni, 112 3355379996 Ivan - Riccardo Lunedì 28-Oct / 11-18-25 nov 2-Dec Burligo Via Burligo, 17 3471133405 Sacerdoti Martedì 8-22 ottobre / 5-19 novembre CASA SCHEDA 8 Antonio - Ivana Lunedì 13 gennaio DI Marialuisa SCHEDA 9 Lunedì 3 febbraio COMUNITA’ ritiro di Quaresima Franco - Ileana Domenica 1 marzo Lunedì 23 marzo SCHEDA 10 Ivan - Riccardo TERRA SANTA Parrocchia San Giovanni Battista Palazzago Alle sorgenti della nostra fede Festa della “Il piatto forte di un pellegrinaggio a Gerusalemme non sono i posti da vedere o i Madonna del Rosario riti da celebrare; è l’aiuto che questa esperienza ci può dare nell’assegnare il giusto valore alle cose. Una settimana vissuta con il Vangelo in mano nei luoghi di Gesù *Domenica 6 ottobre Ore 10.00 spinge infatti a tirarci fuori dal nostro guscio dove non lasciamo più entrare una parola, una persona, nemmeno un dono caduto dal cielo” Concelebrazione Eucaristica con anniver- sari di sacerdozio di don Eliseo, don Elio, “Nel cristianesimo non c’è nessun precetto che chieda espressamente di compiere don Mario, Mons. Ubaldo e di professione nella vita un viaggio a Gerusalemme; si diventa santi anche senza, non devi sentirti religiosa di Suor Mariagrazia. Processione in obbligo. Proprio qui, però, sta la bellezza di quest’esperienza: è una scelta di libertà, come il cammino dell’Esodo”. Ore 12.30 Pranzo di comunità all’area feste e estrazione premi sottoscrizione. Le nostre Parrocchie organizzano il pellegrinaggio nel mese di febbraio 2020. In una Domenica di Ottobre ci sarà il “lancio” della proposta e una prima raccolta Iscrizioni pranzo: oratorio, Abbigliamento Graziella dei nominativi di coloro che vogliono partecipare. In quella occasione verranno e Acconciature Danila. date le informazioni necessarie. Sub tuum praesidium...

Battesimi Domenica 14 luglio ore 11.30 Liam Milesi, di Emanuele e Cristina Capelli, nato l’8 maggio 2019. Leonardo Zanetti, di Roberto e Valentina Guerini, nato il 25 novembre 2018 Greta Rota Martir, di Loris e Laura Colleoni, nata il 2 aprile 2019 Edoardo Pellegrinelli di Mattia e Federica Oberti, nato il 26 marzo 2019 Liam Leonardo Greta Edoardo Domenica 15 settembre ore 11.30 Giulietta Piazzoni di Ivan e Chiara Natali, nata il 4 aprile 2019 Trevor-Joseph Garetto, di Marco e Nancy Tironi, nato il 3 aprile 2019 Maxim Monti, di Cristiano e Oxana Porchuk, nato il 5 luglio 2019 Giulietta Trevor-Joseph Maxim La Lettera [38] settembre‘19

Defunti MAZZOLENI SILVIO di anni 84, deceduto a Ponte San Pietro il 2 set- TIMOTEO CIMADORO di anni 86, tembre, funerato e sepolto a Burligo deceduto il 17 giugno 2019 a Ponte il 4 settembre 2019. San Pietro, funerato e sepolto a Pa- lazzago il 20 giugno 2019. Non piangete la mia assenza, sono beato in Dio e prego per voi. L’umiltà e la semplicità che hanno Io vi amerò dal cielo contraddistinto la tua vita ci rimar- come vi ho amati in terra. ranno nel cuore e saranno da esem- pio per noi e i nostri figli. Con affetto, i tuoi cari Con affetto, i tuoi nipoti La Lettera - bollettino Palazzago cm.9h x 5,5 PREVITALI ALESSANDRO Casa Funeraria Marco 348 710 99 87 di anni 88, deceduto il 22 giugno, fu- Emilio 348 710 99 85 nerato e sepolto il 24 giugno 2019. ... dal 1969 SERVIZI FUNEBRI Marito e padre esemplare lasci a noi tutti un’ eredità di fede e di amore. Lapidi - Tombe - Monumenti Ti porteremo sempre nel cuore. 035.548180 035.642579 035.294528 I tuoi cari Almenno S.B. Almenno S.S. Seriate GAVAZZENI PIETRO RINO di anni 93, deceduto a Ponte San via P.Borsellino,1 via G.Buttinoni,15 via C.Battisti,86 Pietro il 4 agosto, funerato e sepolto a Palazzago il 6 agosto 2019. www.rotaservizifunebri.it memairlcioo@@rroottaasseerrvviizziiffuunneebbrrii..iinLttaell’vaimtaorceoentnineulla’esneeml ptiouochreiccoirdhoa,i donato. I tuoi cari Anniversari KATIUSCIA CANDEAGO TESINI GIOVANNI GALANTE ELIDE (15 – 09 – 1993 – 15 – 09 – 2019) (1990 – 2019) vedova Tesini Cara Kati in questi lunghissimi anni, non ho cessato un solo istante di (2012 – 2019) averti nel cuore e nella mente. Ti ricordo con tanta nostalgia e amo- Il tempo passa ma il vostro ricordo re di sempre. vive sempre nei nostri cuori. Ciao, la tua mamma Con affetto, i vostri cari MAZZOLENI BENITO TINO (12 – 07 – 2018 – 12 – 07 – 2019) MEDOLAGO GIUSEPPE ROTA SALVATORE (6 – 2 – 2019) (19–10–2018 Coloro che amiamo e che abbiamo 19–10–2019) perduto non sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo. ti por- Le persone care che ci hanno lasciato sono sempre con noi, teremo sempre nel cuore. nei nostri ricordi, nelle nostre emozioni, nei nostri cuori. Con affetto, tua moglie e figli Con affetto, i vostri cari IOLANDA GHEZZI vedova Ghezzi (27 – 08 – 2017 – 27 – 08 – 2019) Sono trascorsi due anni da quando ci hai lasciati ma, nel rimpianto di ogni giorno, sentiamo vivissimo conforto della tua presenza e sostegno… con infinito amore… i tuoi cari

CRE 2019


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