Storie di storia Palermo crocevia di spie e misteri Sarebbe stato l’ultimo inverno di guerra, quello del 1918. Palermo non mostrava di Salvatore Savoia grosse tracce del conflitto ma il clima era teso per le privazioni ed i lutti diffusi. In Europa si respirava un’atmosfera di intrighi e di spie, immaginate nel loro PALERMO, torbido peregrinare su treni notturni fra Parigi, Berlino e la temibile Pietrogrado. A CROSSROADS Una di queste figure, la mitica Mata Hari, era passata pure da Palermo nel 1913. OF SPIES Solo una rapida esibizione nel modesto Trianon anche se i giornali locali riferirono AND MYSTERIES che la celebre ballerina fu “applaudita lungamente ed entusiasticamente nella danza indiana di Wishnu ed in quella spagnola dell’Habanera”. Perché una delle 1918. Although Palermo had not been protagoniste del varieté international si fosse adattata ad esibirsi in quel locale di second’ordine, è rimasto incomprensibile. Leonardo Sciascia ha pensato che forse much affected by war the general mood Mata Hari fosse venuta a Palermo su pressione di qualche barone di provincia, uno di quelli che si rovinavano con orchidee, gioielli e promesse di ingaggi pur was that of grief. Intrigue was in the air in di farsi vedere con la divina del momento. E se Mata Hari fosse invece venuta in Sicilia perché incaricata di una missione segreta a Palermo? D’altra parte - osservò Europe. Mata Hari danced in Palermo in Marcello Benfante - perché mai il celebre Alfred Dreyfus, assolto dall’accusa di spionaggio si era spinto qualche anno prima a Palermo? Suggestioni en noir, belle 1913. According to Sciascia she had been donne, spie temibili e agenti dediti al doppio o al triplo gioco. A Palermo, sei mesi prima dell’entrata in guerra, si era visto invited by a baron. What if she had come pure Cesare Battisti. Perché era qui? Ancora un tassello di un mosaico forse troppo fantasioso. Ma è un’altra la storia di for a secret mission? Why spionaggi veri o falsi che ha dell’incredibile. Nel pomeriggio del 31 gennaio 1918 un sommergibile tedesco entrò nella rada Mata Hari had Dreyfus, acquitted of palermitana, emergendo tra le barche da pesca, e sparò pezzi espionage charge, been the- d’artiglieria sulla Chimica Arenella, centrando una palazzina e la ciminiera di mattoni.Ci furono dei morti,ma nessuna notizia re a few years before? Why fu riportata dalla stampa, forse per la figuraccia che ci faceva la nostra marina, che aveva permesso a un mezzo nemico di had the hero Cesare Battisti entrare indisturbato in città. Del resto la presenza di una indu- stria appartenente a una nazione nemica aveva sempre creato been there before the war? sospetti di intrighi. La Fabbrica Chimica Italiana Goldenberg, opportunamente rinominata Chimica Arenella, produceva dal Parts of a thrilling, fanciful 1913 acido citrico e acido solforico, in quel nuovo stabilimento divenuto florido proprio con la crescita in guerra della domanda di quel disinfet- mosaic. Here is a really my- tante prezioso. Si disse pure che l’attacco tedesco del gennaio 1918 confermava che all’Arenella non c’era niente di segreto. Niente spie, quindi? Meglio l’altra sterious spy story: in January versione che parlò di un errore del comandante del sottomarino. Nel chiostro di San Domenico a Palermo una lapide in marmo è dedicata ai Soci 1918 a German submarine caduti in guerra.L’epigrafista usa un’espressione insolita:“Voi che gettaste la dolce vita”. Un’espressione che più tardi sarebbe stata usata, grazie al genio di Fellini, fired on the Goldenberg, a per raccontare un’altra Italia che provava a far a meno di lapidi. German chemical factory, from Palermo bay. No news about it in the press. Actual- ly an industry of an enemy nation was suspicious in it- self, but that attack seemed to confirm that the factory had no secrets. According to another version, it was a mistake of the submarine commander. A plaque in me- mory of the factory members fallen in war, in the cloister of San Domenico, says: “You who gave up on sweet life”, Dolce vita years before Fellini used the term. G 151
pa e s a g g i Cosa ne sarà Veduta del lago di Pergusa in futuro delle nei pressi di Enna. nostre terre? di Giuseppe Barbera Non confondiamo il paesaggio con il bel panorama, i vasti territori, l’ambiente ecologico. Non riduciamo in parti ciò che è indivisibile: la complessità della natura fisica e biologica, gli spazi sconfinati allo sguardo, i segni dell’uomo sempre più spesso in forma di disarmoniche ferite. Non facciamolo in Sicilia, perché non capiremmo il paesaggio di cui siamo autori ma anche attori e spre- cheremmo, perdurando nel suo cattivo uso, la vitale necessità di difenderlo e farlo diventare, conoscendolo meglio, un valore culturale ma anche ecologico ed economico. Siamo ricchissimi di paesaggi, incomparabili per numerosità e diversità con quelli di ogni altra regione. Impregnati di memorie storiche, letterarie, artistiche partecipano come tessere di un mosaico che tiene in- sieme campi e boschi, laghi e fiumi, coste e montagne, città e industrie; una cornucopia di piante e animali di habitat ed ecosistemi. Trecento generazioni di uomini li hanno, con sudore e ingegno, disegnati, modificandoli continua- mente. Hanno iniziato, da cacciatori e raccoglitori nomadi, bruciando gli alberi dei boschi per dare spazio agli animali, alle erbe e ai frutti selvatici e poi si sono trasformati in agricoltori, selezionando le specie vegetali più idonee, allevando gli animali più docili. Il racconto della transizione all’agricoltura o, che è lo stesso, agli insediamenti stabili dei villaggi, è conoscibile grazie agli studi degli archeologi e, in particolare, di quella parte di essi, i paleo- botanici, che attraverso resti vegetali, pollini, semi o carboni, ricostruiscono paesaggi remoti. In Sicilia l’hanno recentemente fatto per il lago di Pergusa, nei pressi di Enna, componendo la storia millenaria del piccolo bacino e dei suoi margini naturali o coltivati. L’evoluzione di un paesaggio, la raccontano anche le arti e, più in fondo ancora, i miti che dicono del rapporto primitivo tra la natura e la cultura. A Pergusa, “ombelico della Sicilia”, Plutone rapisce Core mentre coglie fiori e la trascina, giù per una voragine che si apre in una grotta in cima all’area archeologica di Cozzo Matrice, negli inferi fin quando, per le furie della madre Demetra, non sarà liberata e la Sicilia ricompensata G152
Margherita Bianca What will be the future con il dono dell’agricoltura. Un paesaggio culturale continuamente modi- of our lands? ficato dagli usi e dalle percezioni. Nell’ultimo secolo una bonifica fascista, poi un villaggio rurale e quello turistico e negli anni Cinquanta un circuito Let’s not mistake the landscape for the automobilistico che come un cappio isola il lago dal contesto ambientale e environment. Let’s not split what is in- paesaggistico. Una passeggiata lungo prati e nastri d’asfalto è sorprenden- divisible: the complexity of nature, the te tra canneti e uccelli migratori, vecchie architetture, sogni di modernità, endless spaces from human marks that boschi lussureggianti, tratti di vegetazione ripariale che sopravvivono tra look like wounds. Let’s not do it in Sic- villette di cemento e stupefacenti architetture postmoderne. Si comprende ily, we would not understand the land- con che profondità nel tempo si sia trasformato il paesaggio siciliano e ci si scape and waste the vital need to defend domanda cosa ne sarà in futuro. it and turn into a cultural, ecological and economic value. We enjoy an enormous G and incomparable variety of landscapes. They are soaked with historical, literary and artistic memories, like tesserae of a mosaic that keeps together fields and woods, lakes and rivers, seacoasts and mountains, towns and industries. A cor- nucopia of plants and animals, of habitats and ecosystems. Three hundred genera- tions have designed and modified them constantly with their sweat and skill. The tale of transition to agriculture and steadier settlings in villages is known thanks to archaeologists’ studies, mainly to paleobotanists who reconstruct past landscapes through vegetal remains, pol- lens or coal. It has been recently done for lago di Pergusa, near Enna. The evo- lution of a landscape is also told by its arts and myths, which show the original relationship between nature and culture. Pergusa, ‘ Sicily’s navel’, underwent a fascist drainage, then became a country village and a tourist resort; in the Fifties a car track was built, like a slipknot cut- ting off the lake from the landscape. A stroll along meadows and asphalt strips is astonishing: reeds and migratory birds, old structures, dreams of modernity and luxuriant woods. You understand how deeply Sicilian landscape has changed in time and wonder what the future holds. 153
fooddia Tutti a scuola dal Gorgonzola di Paolo Inglese GORGONZOLA TEACHES Duecentonovantacinque, entro l’anno probabilmente trecento. Questo è il nu- mero di prodotti DOP, IGP e STG in Italia, come gli eroi delle Termopili. Non Two hundred ninety-five, probably th- c’è regione d’Italia che non racconti una storia di identità tra agricoltura, prodotto, ree hundred by the end of the year. It cucina; che non rappresenti, in altre parole, una peculiare identità agricola e is the number of DOP, IGP and STG cultura alimentare. C’è di tutto, da ortofrutticoli e cereali, a pesci e molluschi e products in Italy. Each ‘regione’ tells its crostacei freschi, a carni fresche (e frattaglie), formaggi, oli e grassi, prodotti di own story as regards agricolture, specific panetteria e pasticceria, prodotti a base di carne, pasta alimentare. Sacrosanto, production and cooking. This year Italian quindi, che quest’anno si celebri il cibo italiano, che non significa solo ristoranti e Food is deservedly celebrated, and not chef, ma agricoltori, imprenditori agricoli e agro-industriali, inventori di prodotti just restaurants and chefs, but farmers che hanno fatto e continuano a fare la storia del sistema alimentare internazionale. and entrepreneurs that have made the E la Sicilia non sta certo a guardare, con la sua trentina di prodotti DOP e IGP, international food system. Italy is the in attesa che siano riconosciuti il Cioccolato di Modica e la Provola dei Nebrodi, first country for food identity recognition con una netta prevalenza dei prodotti freschi: Arancia rossa di Sicilia e Arancia by the E.U. And the South, and Sicily? di Ribera, Carota novella di Ispica, Cappero di Pantelleria, Ciliegia dell’Etna, With the exception of mozzarella di bu- Ficodindia dell’Etna e di San Cono, Limone Interdonato e Limone di Siracusa, fala campana, there is no product among Pesca di Bivona e di Leonforte, Pomodoro di Pachino, Pistacchio di Bronte, Uva those which count, at least in terms of tur- da tavola di Canicattì e di Mazzarone. Tutto bene, dunque? In effetti l’Italia è nover: just considerable disorganization in il primo Paese per numero di riconoscimenti assegnati dall’Unione europea. the protection consortia and promotion. Peccato, però, che l’80 per cento del fatturato arrivi da Grana padano (Dop), Par- In few cases recognition is followed by a migiano reggiano (Dop), Prosciutto di Parma (Dop),Aceto balsamico di Modena business growth in Sicily. A good product (Igp),Mozzarella di bufala campana (Dop),Mortadella Bologna (Igp),Gorgonzola is not enough, you need something else (Dop), Prosciutto di San Daniele (Dop), Pecorino romano (Dop), Bresaola della to achieve quality: services, planning and Valtellina (Igp) e Mela dell’Alto Adige (Igp). Il resto langue e spesso non arriva logistics. We must face up to our politi- che a numeri del tutto marginali. cal and entrepreneurial responsability of E il Sud, e la Sicilia? Eccezion fatta per la mozzarella di bufala campana nessun such wealth. Let’s build a major piece of prodotto tra quelli che contano almeno in termini di fatturato, in compenso un our future on this identity. grande disordine nei consorzi di tutela e nella promozione. In Sicilia in pochi casi il riconoscimento è accompagnato da una reale crescita di impresa. Un buon 155 prodotto non basta, a fare la qualità serve altro, dai servizi all’organizzazione, alla logistica. E qui proprio non ci siamo. Si può celebrare il cibo italiano senza la Sicilia? Ovviamente no, considerato che l’anno del cibo italiano celebra i paesaggi storici, la dieta mediterranea, il patrimonio Unesco. In pratica, celebra la Sicilia. Ma occorre acquisire la piena responsabilità politica e imprenditoriale di que- sta ricchezza. Non facciamone solamente un anno di celebrazioni, saghe, fiere. Costruiamo su questa identità un pezzo importante del nostro futuro, ci sono strumenti nella programmazione regionale che aspettano, e da tempo, di dive- nire realtà. Magari facendo in modo che i più giovani ne diventino protagonisti. G
“A pochi passi dallo storico litorale palermitano dove insistono luoghi pregni di significato, come il Porticciolo di Sant’Erasmo, e di ricordi, come le spiagge dove vivevano un tempo i Bagni Virzì e Petrucci; a pochi passi dal Museo del Mare e dallo storico quartiere cittadino della Kalsa, quest’ultimo forziere dei sapori e della cultura arabo normanna di Palermo e porta ideale d’ingresso del percorso Unesco, proprio QUI sorge la costruzione novecentesca in Art Noveau di Villa D’Amato. Vista mare o giardino, e alcune con ampio balcone, le camere dell’Albergo offrono sistemazioni confortevoli ed atmosfere di pieno relax. Gli ambienti spaziano tra classico e moderno, immersi in un ampio e attrezzato giardino, immediatamente attiguo ad una vasta zona parcheggio. Distribuite su più aree e piani della Villa troviamo le sale polivalenti: Airone, Belle Epoque, Nicolò e la nuova Sala Panoramica (vista mare) che possono essere dotate di ogni necessità per le attività convegnistiche, congressuali, mostre ed esposizioni. Grazie al suo ristorante, Villa D’Amato è anche luogo ideale per organizzare ricevimenti nuziali e banchetti per qualsiasi ricorrenza. Le pause si possono trascorrere piacevolmente, nei periodi primaverili ed estivi, nel giardino dove si potrà allestire il coffee break, la pausa pranzo e/o la cena. Ad appena 4 km dal centro di Palermo, Villa D’Amato rappresenta un comodo snodo tra l’autostrada e la vitalità della città. Sullo stesso litorale, nei pressi di Porta Felice, infatti, sorgono tra i locali più vivaci della movida Palermitana. Villa D’Amato dista dal Centro di Palermo 10 minuti in auto e a 30 metri dalla struttura vi è la possibilità di poterla raggiungere con i mezzi pubblici, il personale qualificato sarà a vostra disposizione per aiutarvi a vivere al meglio la Città e il soggiorno. “ Via Messina Marine, 178/180 • 90121 Palermo +39.091.6212767 [email protected] www.hotelvilladamato.it
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