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ViaCrucisAnteprima

Published by info, 2018-02-09 04:23:46

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IntroduzIoneLa Via Crucis cosí come la conosciamo te da proporre e creare uno stile di vitanoi, come forma piú ordinaria e popo- che ci faccia contemporanei di Cristo elare di devozione alla Passione di degli eventi salvifici. Non si tratta dun-Cristo, per contemplare le sue sofferen- que solo di semplice rappresentazione,ze e farci toccare dalla compassione, è perché tanti erano presenti alla passio-l’ultimo anello di una lunga serie di pra- ne di Cristo, eppure non hanno ricono-tiche di pietà che si sono sviluppate nel sciuto Gesú come Figlio di Dio e salva-corso del tempo. Già a partire dal IV tore degli uomini. Si tratta di un’imma-secolo iniziarono i pellegrinaggi in Ter- gine plasmata dalla Parola di Dio e dallara santa, e il Calvario e il santo Sepolcro grande teologia.divennero meta di una speciale proces- Pochi secoli piú tardi, già in pienasione che poi, con il tempo, si estese modernità, sant’Ignazio di Loyola riaf-agli altri luoghi santificati dalle soffe- ferma l’importanza dell’immaginariorenze del Signore. Nel medioevo latino spirituale. Anche lui, negli Esercizi spi-è san Francesco che con il suo presepe rituali, sprona l’esercitante a servirsidà un forte impulso ad una spiritualità dell’immaginazione per il profitto spiri-dell’immagine e, di conseguenza, all’e- tuale, all’interno delle essenziali coordi-vangelizzazione. Francesco vede i per- nate teologiche, per coinvolgersi piúsonaggi del presepe come la possibilità integralmente con tutte le sue capacitàper il fedele di immedesimarsi negli e infiammarsi cosí maggiormente per ilstati d’animo, nei sentimenti e nei pen- Signore. Per Ignazio il profitto spiritua-sieri di questi personaggi. Ciò dà luogo le non consiste nell’elaborare qualchead un approccio molto piú integro e immaginazione fantasiosa, ma è un’inti-complesso del semplice annuncio ver- ma conoscenza di Dio che ci infiammabale. Poiché infatti la salvezza è realiz- con il suo stesso amore.zata dal Verbo incarnato, dal Figlio di Il momento in cui viviamo ci sembraDio fatto uomo, è necessario che coin- particolarmente adatto per riappro-volga l’uomo intero, e cosí integralmen- priarci di quella tradizione che unisce





teologia, arte e spiritualità. L’arte rende testimone di tanta violenza, riavesse lavisibile la concretezza – la carne – della sua Via Crucis e l’ha chiesta a p. RupnikParola e della nostra fede e ci fa parte- con l’Atelier del Centro Aletti, checipi del mistero a cui ci richiama Gre- l’hanno realizzata nel 2008.gorio Nazianzeno: “alcune gocce di san- Nelle scene della Via Crucis a mosaicogue”, cadute nel grande calice della si vedono solo squarci di volti, barlumiterra, “hanno rinnovato tutto l’univer- di occhi, per concentrare tutta l’inten-so” (PG 36, 664). sità spirituale sul volto, nello sguardo, dal momento che il volto è la rivelazio-Questa Via Crucis si trova a Mengore, ne della persona. Come di consueto,presso la chiesa di Santa Maria a Tol- allo scritto che accompagna le immagi-min, in Slovenia, sulla cresta delle pre- ni sono aggiunte citazioni tratte daalpi Giulie. La Via Crucis fu costruita antichi scritti cristiani. Cosí si eviden-dopo la I guerra mondiale, che aveva zia ancora di piú che una devozione chevisto Mengore teatro di tanta sofferen- si penserebbe tipica dell’occidente delza. Ma la sofferenza non finí lí e conti- secondo millennio, pur con le ricchezzenuò durante il periodo fascista (questa e le sottolineature che questo ha appor-zona di confine era allora in Italia) e poi tato, affonda le sue radici liturgiche econ il comunismo. Quando Mengore dogmatiche nel cuore del mistero cri-passò sotto la Jugoslavia comunista, la stiano contemplato da sempre dagliVia Crucis fu distrutta. Il parroco, Mi- occhi dei cristiani.lan Sirk, ha voluto che questo monte,

1. Gesú condannato a morte Dopo il peccato, che ha contaminato vicino. Infatti né il pensiero, né la leg- tutto, il pensiero umano non è piú in ge, né la forza umana da soli sono in grado di conoscere la verità, perché la grado di vedere Dio, di conoscerlo, per- verità è possibile conoscerla solo nella ché Dio è l’amore, e l’amore è persona- comunione con Chi è la verità. La veri- le, ha un volto. Ma non è sufficiente tà va cercata nella comunione, perché è neppure conoscere un volto. Occorre la Comunione. La verità non si conosce riconoscere in esso il volto di Dio che senza amore, ma il peccato ha distrutto ama l’uomo. Questo volto mite di Cri- l’amore nell’uomo, cioè la verità. L’uo- sto diventa lo spazio di incontro con mo allora si crea una verità da solo, Lui di tutti quelli che sono giudicati e frutto della propria fantasia racchiusa condannati. In esso li accoglie la mitez- nel suo piccolo mondo, schiava delle za e la compassione di Colui che è stato proprie passioni, e con ciò non fa piú giudicato ingiustamente. Ma anche a spazio a Dio. Perciò il volto di Cristo è quelli che giudicano – e con ciò confes- sommerso. Pilato guarda nell’occhio di sano la loro lontananza da Dio, perché Cristo, ma non vede la verità (cf Mt il giudizio appartiene solo a Dio – que- 4,12). Caifa, il sommo sacerdote, volge sto volto mite e buono, contemplando- il proprio sguardo altrove, seguendo i lo, offre la possibilità di essere accolti suoi schemi religiosi che gli impedisco- dallo sguardo del Giudicato che assume no di vedere il Signore in un volto cosí la loro condanna. “Muto rimaneva il Tonante, senza parole il Verbo: e il giudice, vedendolo rimanere in silenzio, se infatti avesse alzato la sua voce, preso dall’imbarazzo disse: non sarebbe stato vinto ‘Che devo fare di quest’uomo che non parla?’ e vincendo non sarebbe finito sulla croce, Ed essi: ‘È colpevole dei delitti di cui ma non avrebbe salvato Adamo. lo accusiamo: per questo fa il muto, Perciò, per poter patire, perché esulti Adamo’” (Romano il Melode, konta- Colui che confonde i sapienti vinse tacendo; kion sulla Passione, II, 7).4



2. Gesú carIcato della croce Cristo si carica della croce. La sua sto si addossa volontariamente l’umani- mano, di per sé forte, prende tenera- tà intera, cioè anche il suo peccato e il mente la croce, come se questo legno – salario del peccato – la morte. Il pecca- che ha il suo peso – fosse l’umanità feri- tore non deve piú cercare il peccato lí ta bisognosa delle attenzioni di Dio, dove lo ha commesso o nella sua delle sue cure. Perciò Cristo abbraccia memoria, ma vederlo sulla croce di la croce posandovi sopra teneramente il Colui che se lo è preso sulle spalle. volto, come se desse la risposta del- Quando riesce a vedere la tenerezza l’amore di Dio a ciò che è il male del- della mano del Salvatore che tocca la l’umanità. La passione comincia ad ferita e la carne dolente del peccatore e essere sempre piú esplicita: il Nuovo quando si concentra sul volto di Colui Adamo, immune dal peccato, si identi- che assume il peccato, il peccatore fica con l’antico Adamo peccatore e comincia a guarire. La sua memoria si assorbe nella propria vita l’antico con il libera dal peccato e si concentra sul suo peccato. Assumendo la croce, Cri- Salvatore e la sua croce. “Il santo Abramo, quando salí sulla montagna che “Il Verbo si è fatto ‘portatore della carne’ perché gli Dio gli aveva mostrato, cosí che potesse sacrificare uomini possano diventare ‘portatori dello Spirito’” Isacco secondo l’ordine di Dio, caricò la legna sul (Atanasio di Alessandria, Sull’incarnazione e con- ragazzo. Isacco, portando sulle sue spalle la sua tro gli ariani, 8). croce e salendo alla gloria della passione, era figura tipologica di Cristo. Cristo ci ha insegnato che la sua passione era la sua gloria. Ha detto: Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito (Gv 13,31-32)” (Cirillo di Alessandria, Commento a Luca, omelia 152).6


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