LA PITTURA IN ITALIA TRA GUERRA E RICOSTRUZIONE Rivergaro - Auditorium Casa del Popolo 15 luglio • 2 settembre 2018 1
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Indirizzo di saluto Andrea Albasi — Sindaco del Comune di Rivergaro Lorem ipsum... 3
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Indirizzo di saluto Valter Castignoli—Presidente del Centro di Lettura di Rivergaro La mostra che proponiamo quest'anno è una collettiva di artisti del perio- do fra l'ultima guerra mondiale e la ricostruzione. Il periodo considerato è molto importante per la storia del nostro Paese e le opere proposte appar- tengono a grandi pittori fortemente rappresentativi dell'epoca in cui han- no operato. Riteniamo con ciò di dare ai visitatori un'offerta all'altezza della tradizione artistica pluriennale che caratterizza l'estate rivergarese; per questo siamo grati a tutti coloro che hanno reso possibile la realizza- zione della mostra e alle persone che con la propria presenza vorranno farci conoscere le loro impressioni ed eventuali suggerimenti per poter continuare anche in futuro a fornire cultura a chi la sa apprezzare. 5
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Bruno Cassinari: nessun passo fuori dal percorso di Gabriele Dadati Ci sono due tele, nel Catalogo generale dei dipinti di Bruno Cassinari edito nel 1998 a cura di Marco Rosci, a cui è bene far riferimento per data- re la natura morta presente in mostra. Si tratta de Il pesce d’oro, contras- segnata con il numero 18 nell’anno 1951, e di un’ulteriore Natura morta, numero 60 del 1953. Altre ce ne sarebbero, emerse progressivamente nei vent’anni che ormai ci separano da quell’impresa di ordinamento, ma per il nostro discorso bastano esemplarmente le due citate. In quelle opere, come in questa, viene infatti allestito un fondale croma- tico che è un intarsio di azzurri solo leggermente variati gli uni dagli altri, incorniciato da marroni di minor estensione ma di maggior varietà, che si concedono a molte delle vocazioni tonali possibili: le terre, più o meno bruciate, i rossi, addirittura i verdi. In quelle opere, come in questa, pro- tagonista è un’alzatina centrale che porge all’occhio un pesce – o magari un paio – tuttavia in realtà negandoglielo, perché appunto su tutto domina lei, non certo il suo contenuto. In quelle opere, come in questa, gli stessi elementi laterali equilibrano la composizione: siano vasi, siano limoni (un frutto congruo sia con l’“effusione mediterranea” del periodo – la felice, citatissima espressione si deve allo stesso Rosci – sia con… una possibile ricetta di mare, appunto). Senza tralasciare come all’inizio degli anni Cin- quanta giunga al culmine quell’entusiasmo coloristico che caratterizzava il pittore fin dagli esordi e che s’andrà a incupire solo in seguito. Del resto il 1949, come sappiamo, è la data del primo approdo ad Antibes e per l’ini- 7
zio del decennio successivo vale la pena di leggere questo passaggio esem- plare di Stefano Fugazza: “Siamo nel momento di massima collusione col cubismo di marca picassiana, intimamente rivissuto, e di massima distanza dal naturalismo, anche se va sottolineato come Cassinari non si lasci mai tentare dalle tendenze astratte che pure contagiarono molti della sua ge- nerazione”1. La natura morta, forse più di altri generi, e pur rivaleggiando col paesag- gio (tanto più se ridotto a spazio dove disperdere la visione, sgombro il più possibile da inciampi), si presterebbe alle “tendenze astratte” di cui abbia- mo letto. E Cassinari mostra effettivamente nelle opere citate e in questa esposta un interesse che va più alla composizione di forme e colori che non alla restituzione del referente reale. Fermandosi però un passo prima di una dissoluzione che porterebbe il dipinto a essere tutto buttato sull’e- sito, come era stato per Paul Klee, com’era per il povero Nicolas De Staël, che proprio ad Antibes, nel marzo 1955, sarebbe morto, gettatosi nel vuo- to dal balcone della propria abitazione. Si citano questi episodi, storici e formali, innanzitutto per datare l’opera – che dovrà collocarsi tra gli estremi rappresentati da 1951 e 1953, con piccola licenza di essere di poco successiva – e inoltre per confermare co- me si tratti, per certi versi, del periodo più vigoroso e interessante di Cas- sinari, accordato a un periodo così vigoroso e interessante per l’intera pit- tura europea. Interessante ancor più perché si trattiene entro il bivio che altri dovranno affrontare scegliendo una o un’altra strada. Di che si tratta? Del dibattito tra astrattisti e realisti, che in Italia, nel 1948, aveva visto la 1 In G.A. Dell’Acqua, Bruno Cassinari. Opere scelte, con un testo di S. Fugazza, Galleria Braga, Piacenza 1995. 8
presa di posizione – a favore del realismo (socialista) – addirittura di Pal- miro Togliatti, in un suo articolo su “Rinascita”. Si era sfasciato il “Fronte Nuovo delle Arti” e Pizzinato e Guttuso erano andati verso una scelta an- che politica di rappresentazione che ad altri non corrispondeva. A Cassi- nari invece non fu fatto obbligo di scegliere, a dire la verità: il nostro arti- sta continuò a muoversi in un d’intorno d’equilibrio tra contenuto e for- ma. Con opere – come questa esposta – che allo stesso tempo mostrano consapevolezza del dibattito in corso, ma sono comunque un tratto di strada di un procedere che non cede a sirene fuori da sé. “Il pittore sottrae peso alle sue forme, immergendole in una luminosità sempre più intensa, trasparente, antinaturalistica anche se non del tutto magicamente irreale”, leggiamo ancora nel citato saggio di Fugazza, in un passaggio dedicato proprio a questo periodo. Siamo così giunti un passo avanti a quanto notato a Mario De Micheli guardando le opere di un Cas- sinari trentenne in mostra nel 1942: “vive nella pittura per una disposizio- ne libera davanti ai colori, al variare delle cose. Per lui si può parlare di una attitudine di contemplazione in cui confluisce l’estro dei paesaggi e delle figure sino a dargli l’ardore d’una quieta febbre, sino a portarlo al fuoco iniziale. Da questa attesa neutrale che ad un tratto s’illumina, nasce il fervore che sospinge i suoi colori in una dolce vertigine, come per una istantanea sorpresa del sangue”2. “L’estro dei paesaggi”, secondo la formula di De Micheli, lo riscontriamo nell’altra tela in mostra, che l’autentica di Giovanna Cassinari data al 1943. Dieci anni prima della natura morta trattata finora, un viaggio a ri- troso nel tempo per scoprire meglio da dove viene il pittore: ecco dunque 2 M. De Micheli, recensione al IV Premio Bergamo, in “Pattuglia”, n. 2, giugno 1942. 9
una figurazione solida, in cui il rifiuto delle volumetrie – che pure si po- trebbero ben evocare, negli edifici che costituiscono la quinta del paesag- gio – permette di dedicarsi alla scansione esatta dello spazio. Per quanto con pennellata molto più carica di materia, questo Cassinari antico davve- ro non è altro dal Cassinari che sarà, se non per le cromie. Che sono ribas- sate, quasi atre, soprattutto quando rappresentano la natura. Il cielo che sovrasta la scena è l’esatto, radicale contrario dell’azzurro riquadrato nella natura morta. Ma siamo, appunto, nel 1943. La guerra è in corso, l’Europa mediterranea è in via di sventramento, anche solo per immaginare quell’“effusione” di cui si è detto non è ancora tempo. Tuttavia eccolo il pittore, ecco quello che era e che sarà. giugno 2018 10
Riviste come espressione critica, curatela e pensiero politico di Elisa Molinari Le riviste di letteratura, arte, politica e i Bollettini delle Gallerie hanno sempre rappresentato un punto di riferimento culturale per gli intellettua- li e militanti del periodo storico in mostra. Due sono gli aspetti che si possono prendere in considerazione, le pagine scritte che rendevano autorevoli le voci della cultura e la censura che a quel tempo ambiva, senza mai riuscirci del tutto, a esercitare un controllo su ogni espressione ritenuta pericolosa a fini propagandistici. Oggi gli star curators sono direttori di Musei, Fondazioni, Biennali d’arte e architettura, iper connessi e iper esposti, ma dove possiamo leggere e ritrovare il loro attuale pensiero curatoriale? Durante gli anni dal 1930 al 1950 gli scritti comparsi sulle riviste del pe- riodo, come Vita Giovanile, il Bollettino del Milione, il Quadrante, Casa- bella, Il ’45, il Politecnico, il Poligono e Realismo, portano la firma, tra gli altri di Giulio Carlo Argan, Luciano Anceschi, Antonio Banfi, Massimo Bontempelli, Raffaele De Grada, Carlo Emilio Gadda, Giuseppe Marchio- ri, Eduardo Persico, Umberto Saba e Elio Vittorini, autori che hanno trac- ciato le linee di dibattiti estetici e politici. Se prendiamo ad esempio il quindicinale Vita Giovanile, poi denominato Corrente, fondato nel 1938 dal diciottenne Ernesto Treccani, si presenta come uno spazio aperto a tutti coloro che vogliono esprimere qualcosa a voce alta, la rivista infatti nasce fuori dai Gruppi Universitari Fascisti e nella sua breve esistenza, il 10 giugno del 1940, il segretario del partito fa- 11
scista ne fa cessare la pubblicazione perché considerata critica verso il re- gime, riesce a diventare un centro propulsore di un nuova modalità di op- posizione al clima storico del periodo. Dalle pagine della rivista e in seguito dei cataloghi delle mostre organizza- te alla Bottega di Corrente, si formò una diversa coscienza artistica che prendeva le distanze dai “novecentisti” di Margherita Sarfatti e che anche politicamente diventò una proposta alternativa al fascismo. Per la prima volta due campi, fino ad allora ben distinti, l’arte e la politica trovarono una comunione d’intenti e soprattutto di azioni, basti ricordare che diversi protagonisti di quel clima, come Raffaello Giolli, Armando Pizzinato, Emilio Vedova si unirono al movimento della Resistenza; è tut- tavia corretto non confinare Corrente a solo movimento antifascista, più completamente fu un’esperienza che ebbe il merito di resistere anche ol- tre la censura fascista. Censura che ostacolò pensieri e scritti di opposizio- ne, ricordiamo che il Ministero della Cultura Popolare sospese la pubbli- cazione di diverse riviste tra le quali, oltre Corrente, Solaria, il ’45, la rivi- sta Casabella, il cui direttore Giuseppe Pagano fu imprigionato, la rivista il Poligono fu soppressa nel 1931 e il suo direttore Raffaele Giolli arrestato nel 1940. L’architetto Gian Luigi Banfi del gruppo B.B.P.R. che rappre- sentò un punto di riferimento per la cultura di opposizione al Regime, fu arrestato e deportato a Gusen, nonostante queste limitazioni è da sottoli- neare come in Italia non ci fu l’estremismo applicato in Germania con l’o- perazione Entertate Kunst, infatti nel 1939 mentre a Berlino venivano messe all’indice opere d’arte considerare “degenerate”, in Italia apriva il Premio Bergamo, vetrina filomodernista alla quale poterono partecipare artisti quali Renato Guttuso che nel 1942 arrivò secondo con la su Croci- 12
fissione (1941)1. Questa ambiguità della politica culturale fascista unita alla volontà dell’e- spressione artistica e in primo luogo critica, riuscì a dare vita a un conte- sto che, soprattutto grazie agli scritti comparsi sulle riviste, ci hanno la- sciato un’importante eredità, perché come scrisse Walter Benjamin, la ve- ra destinazione di una rivista è rendere noto lo spirito della sua epoca. Oggi non c’è più critica, anche quella militante è scomparsa dalle riviste di settore e sui quotidiani è mediata dal politically correct, il curatore che in passato era, spesso, anche critico, oggi è un operatore che sceglie in ba- se a un sistema dell’arte nel quale la sua autonomia viene meno. Manca un dibattito critico sull’arte e sugli artisti contemporanei, alcuni dei quali provano a essere specchio di quella che è la situazione odierna, ma che senza il supporto del curatore e del critico rischiano di rimanere taggati nel temuto hashtag #ilpassatoèilpresente. giugno 2018 1 Cfr. M. Pizziolo, Corrente, edizioni Skira, 2008, Milano 13
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Elenco Opere 1938•1957 15
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Giuseppe Ajmone, Ferriere, anni ’50, olio su tela, 100x65 cm Collezione privata 17
Giuseppe Ajmone, Nudo, 1955, olio su tela, 73x60 cm Collezione privata 18
Aldo Bergolli, Rocce, 1955, olio su tela, 50x60 cm Collezione privata 19
Aldo Bergolli, Senza titolo, 1948, olio su tela, 50,5x73,5 cm Collezione privata 20
Renato Birolli, Natura morta con figure, 1948, olio su tela, 90,5x81 cm CSAC, Università di Parma 21
Renato Birolli, Due ceste di pesci, 1951, olio su tela, 55x60 cm Collezione privata 22
Renato Birolli, Senza titolo, 1955, olio su tela, 65x100 cm Collezione privata 23
Luigi Broggini, Ballerina 1938, bronzo, 60x50 cm Museo Collezione Mazzolini 24
Luigi Broggini, Gesù Cristo Crocifisso, anni ‘40, bronzo, 83x13 cm Museo Collezione Mazzolini 25
Bruno Cassinari, Senza titolo, anni ’50, olio su tela, 50x83 cm Collezione privata 26
Bruno Cassinari, Senza titolo, 1943, olio su tela, 50x70 cm Collezione privata 27
Franco Francese, Senza Titolo, anni ’50, olio su tela, 54x38 cm Collezione privata 28
Franco Francese, Senza titolo,1957, olio su faesite, 56x44 cm Collezione privata 29
Renato Guttuso, Pescatori di Scilla, 1949, olio su tela, 55,5x50 cm Collezione privata 30
Giuseppe Migneco, Pesci neri, 1948, olio su tela, 32x21 cm Collezione privata 31
Giuseppe Migneco, Nonna con gatto, 1956, olio du tela, 93x72 cm Collezione privata 32
Cesare Peverelli, La città, 1953-55, olio su tela, 65x81 cm Collezione privata 33
Armando Pizzinato, Per un seppellimento partigiano, 1945, olio su tela, 50x60 cm—CSAC, Università di Parma 34
Armando Pizzinato, Macchina, 1947, olio su tela, 50x35 cm CSAC, Università di Parma 35
Ernesto Treccani, Figura nello studio, anni ’50, olio su tela, 77x120 cm Collezione privata 36
Ernesto Treccani, Silos a porta ticinese, 1948, olio su tela, 19x27 cm Collezione privata 37
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Si ringraziano: la famiglia Fornaroli, sostenitrice delle iniziative culturali del Centro di Lettura di Rivergaro CSAC, Università di Parma Museo Collezione Mazzolini Galleria Enrico Mazzoni tutti i collezionisti privati che hanno voluto mantenere l’anonimato Gabriele Dadati Federico Guglielmetti Ivo Iori 39
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Main Sponsor: Con la partecipazione di: 41
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