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STORIA DELLA VELAMolto prima che l’uomo concepisse il desiderio di volare,egli desiderò andare per mare. L’acqua è la fontestessa della vita: tutte le prime civiltà umane sononate accanto ai fiumi, o ai laghi, perché lì il terrenoera fertile. Ma osservando l’orizzonte del mare, l’Uomoconcepì nel suo cuore il desiderio di sapere cosa ci fosseoltre; e pensò che sull’acqua avrebbe potuto spostarsipiù velocemente che per terra. Così scoprì nuove terre,conobbe altri popoli e altre civiltà.Per questo la vela è una delle più antiche invenzionidell’uomo. Non sappiamo con esattezza quando fucostruita la prima barca: certamente era molto diversada quelle che costruiamo adesso. Probabilmente loscafo era ricavato da un tronco d’albero o da cannelegate assieme, o da qualcosa di simile; le vele forseerano tessute con l’intreccio di foglie e rami. Con i ramipiù robusti vennero realizzati alberi, timoni e remi;infine le fibre del legno, opportunamente trattate ed
ammorbidite, servirono per intrecciare funi e corde.Ma non bastava aver costruito un mezzo di trasporto:bisognava anche saperlo guidare, e fu così che insiemealle barche nacquero anche la scienza nautica e lateoria della navigazione. Con il tempo, quelle artisi affinarono sempre di più: si crearono dei mestierispecializzati, perché le imbarcazioni non erano piùfatte in modo rudimentale ma degli uomini, dettimaestri d’ascia, avevano studiato le forme da dargliperché potessero solcare ogni mare. Se osservi i velieri diun tempo, noterai che ognuno ha una sua identità, un
certo numero di vele, una particolare conformazione.C’erano barche che potevano sostenere lunghi viaggi,altre adatte a pescare, altre a fare la guerra.Qui di seguito troverai i disegni di alcuni dei tipi diimbarcazione che l’uomo ha creato nel corso dei secoli.Anche se oggi esistono barche molto sofisticate, cheusano una tecnologia evoluta, in buona sostanzasi può ancora governare una barca a vela usandosoltanto il timone e la scotta... e presto scoprirai di cosasi tratta! Brigantino 2 alberi Vele quadre XV e XVI secolo
Clipper 3 alberi Vele quadre XIX secolo Goletta Schooner 2 alberi Vele di taglio XIX secoloKetch - 2 alberiVele di TaglioXVII-XX secolo
Yawl - 2 alberiVele di Taglio XX secolo Cutter - 1 albero 2 - 3 Vele XX secolo Sloop - 1 albero 1 Vela a prua 1910-20/oggidetto anche Bermudiano
PARTE SECONDA – NOMI E COSEQuindi, con il tempo le barche hanno assunto forme enomi diversi. Al giorno d’oggi, possiamo suddividerele barche che si muovono grazie alle vele e al vento indue grandi categorie: le DERIVE e i CABINATI.Le cosiddette “derive” sono barche piccole, leggere,facilmente trasportabili. Per queste caratteristichevengono molto utilizzate sulle spiagge, nei villaggituristici e nelle scuole di vela. All’interno dello scafonon hanno un ambiente abitabile. Al contrario, i“cabinati” sono più grandi e molto pesanti, perchéall’interno dello scafo vengono ospitati tanti ambienti:le cabine dove dormire, la cucina dove preparare damangiare come a casa, il salotto, i bagni ecc.Ciò di cui ti parlerò riguarda le derive; ma spero che ungiorno tu possa possedere un cabinato tutto tuo. Comeper gli uomini, anche per le barche le dimensioni noninfluiscono sulla qualità: una buona barca è quellasu cui sai di poter fare affidamento sempre, specie
nelle situazioni più complicate, e che hai imparato aconoscere come le tue tasche!
In questa immagine trovi scritti tanti nomi strani…essi indicano le principali componenti di una deriva.Adesso ti spiego meglio cosa significano.– La POPPA è la parte posteriore della barca.– La PRUA invece è il nome che viene dato allaparte anteriore dell’imbarcazione.– La RANDA è la vela principale, la trovi sempresull’albero maestro ma può avere diverse formee dimensioni a seconda della tipologia di barca.Solitamente è triangolare, si estende verso poppa e ilsuo lato più corto è sostenuto dal BOMA.– La vela di prua può essere un FIOCCO oppure unGENOA. Il fiocco è una vela che per dimensioni nonva oltre l’albero, ed è presente in quasi tutte le derive; ilgenoa invece può essere anche più grande della randaed è più comune nei cabinati. Anche queste vele, comela randa, variano in forma, dimensioni e materiali aseconda del modello di barca e dell’armamento.– Il TIMONE è la barra che serve a dare la direzionealla barca.
– La DERIVA si trova sotto lo scafo, di solito èmobile ed ha il compito di far andare dritta la barca, cheper sua natura invece tenderebbe a muoversi in modotrasversale. In gergo tecnico il movimento laterale diun’imbarcazione si chiama “scarroccio”: la deriva ha ilcompito di minimizzare lo scarroccio.– Le SARTIE e gli STRALLI sono detti anchemanovre fisse. Si tratta di cavi di acciaio che hanno lafunzione di sorreggere l’albero. Le sartie da sole, però,non sono sufficienti. Per questo sull’albero ci sono leCROCETTE, bracci trasversali a cui si agganciano lesartie, e che permettono di esercitare maggiore tensionesull’albero.– Le corde della barca si chiamano “cime”. Le cimedette DRIZZE servono per issare e ammainare le vele;le cime dette SCOTTE invece permettono di regolarel’apertura della randa e del fiocco.
Ricorda che si usa un verbo specifico per indicare tuttele operazioni che devi fare per mettere la tua barcain condizione di navigare: si dice “armare”. Così,quando prepari la vela per partire, tu “armi la vela”.Solo quando la nave è ben armata sei davvero prontaa partire.
PARTE TERZA – DA DOVE VIENE IL VENTO?Questa che vedi nel disegno è la Rosa dei Venti.Per navigare a vela occorre conoscere la direzione diprovenienza dei venti. In questo modo il marinaiopuò posizionare al meglio la vela per mantenere lapropria rotta. La rotta è la direzione che la barca stapercorrendo, o che deve percorrere per raggiungere unpunto preciso. La rotta è la strada delle navi, e anchese non è visibile con gli occhi, un bravo marinaio lasegue proprio come farebbe se fosse disegnata sulleonde.Le lettere che vedi sono le abbreviazioni dei punticardinali: N sta per Nord, E per Est, S per Sud, O perOvest. Quando parliamo di rotte ci possiamo aiutarecon queste lettere: rotta Sud, rotta Nord-Est, rottaOvest e così via.Un marinaio può andare in ogni direzione, ma perpoter raggiungere un posto preciso e stabilito devesapersi orientare: puoi riconoscere il Nord trovando
in cielo la Stella Polare, mentre il Sud è la direzioneopposta; l’Est e l’Ovest li distingui con il sorgere eil tramontare del sole. Altri espedienti e conoscenze,che fanno parte dell’arte del navigare, servono inparticolari condizioni meteorologiche, quando il cieloè coperto.I nomi dei venti nei nostri mari sono molto belli eaffondano le loro origini in tempi antichi. Immaginadi trovarti al centro del Mare Mediterraneo, eprecisamente nelle acque dell’isola di Malta.
In questo modo potrai capire meglio perché il ventoLibeccio ha questo nome: è perché arriva dalla Libia,cioè da Sud-Ovest. Il Grecale, invece, proviene dallaGrecia, ossia da Nord-Est, e lo Scirocco dalla Siria, daSud-Est. Il Levante soffia da Est, dove il sole sorge, edil Ponente da Ovest, dove il sole tramonta.La Rosa dei Venti si chiama così perché, vedi? Sembraproprio un fiore con tanti petali; e in fondo, sono i ventiche ci portano il profumo di terre lontane, e ci fannovenire voglia ancora oggi di alzare una vela e partire.Oltre che per direzione, il vento va valutato ancheper intensità, ossia per quanto è forte. A seconda deltipo di vento che soffia, e della sua forza, la barca varegolata e condotta in modo diverso. Mano a mano chela forza sarà maggiore aumenterà il divertimento, maanche il pericolo, ed ogni bravo marinaio sarà capacedi riconoscere il proprio limite; cosicché la prudenzacoinciderà con la saggezza.
Di seguito ti propongo un piccolo schema cherappresenta la scala della forza dei venti, con qualchepersonale valutazione.
PARTE QUARTA – ANDATURE e MANOVREOra che conosci i venti, sei anche in grado di capirecosa sono le andature. Le andature sono le direzioniche una barca a vela può prendere in base al vento.
– La BOLINA è l’andatura più vicina possibileal vento; per riuscire a tenerla la vela deve essere piùstretta e tesa possibile.– La POPPA invece è quella più lontana, con ilvento alle spalle, e quindi la vela deve essere tuttaaperta e gonfia.– Nel mezzo ci sono il TRAVERSO e il LASCO,con il vento di lato e la vela così così, aperta e gonfia ametà…Forse ti starai chiedendo come può fare il marinaioche vuole andare nella direzione contraria al vento.Esiste un modo. Prua al vento la barca non naviga,anzi indietreggia, quindi per risalire occorre adottarel’andatura di bolina in modo alternato, posizionandovela e barca una volta con il vento sul fianco destro euna volta con il vento sul fianco sinistro… in questomodo si procede a zig e zag.
Per cambiare lato del vento, ossia passare da “muraa sinistra” a “mura a dritta” (o viceversa) occorresaper VIRARE e STRAMBARE. Si vira quando laprua attraversa ladirezione del vento,si stramba quandolo si fa con la poppa.Per queste manovresarà necessarioimparare alcuneoperazioni pratiche eci eserciteremo primaa terra, per finta, epoi in mare.La navigazione èuna scienza, ma non è una scienza esatta, perché èumana. In barca, ricorda, ciò che può sempre salvartiè la tua intelligenza: perché non esiste problema chenon abbia una soluzione. E anche una barca lo sa.
PARTE QUINTA – REGOLAZIONI VELEC’è una regola fondamentale che devi sempre tenerea mente quando ti avventuri in mare aperto: devisempre posizionare le vele nel modo più giusto in baseal vento. La corretta regolazione delle vele permettedi raggiungere la massima velocità consentita, masoprattutto è molto pericoloso navigare con vele regolatemale. Può accadere infatti che si alteri l’assetto dellabarca, e questo la renderebbe molto instabile e diconseguenza difficile da governare.Prima di spiegarti come si regolano le vele devo peròannoiarti ancora un po’ con qualche termine tecnico.Non ti spaventare se non li ricordi tutti subito. Con iltempo li troverai familiari come il nome di mamma epapà!ORZARE e POGGIARE (o puggiare) sono i verbi cheindicano il modo in cui puoi posizionare il timore.Orzare significa mettere il timone in modo tale da
far ruotare la barca affinchè la prua si avvicini alladirezione da cui viene il vento. Poggiare, al contrario,serve a far ruotare la barca in modo che la prua siallontani dal vento. Ti faccio un esempio: se vuoipassare da un tipo di navigazione a traverso ad unadi bolina dovrai orzare, oppure poggiare.CAZZARE e LASCARE sono invece i verbi cheindicano le manovre che si effettuano per regolare levele. Per eseguire queste manovre si usano le SCOTTE.Per cazzare bisogna “tirare” la scotta; in questo modosi avvicina la vela all’asse longitudinale della barca.Al contrario, lascare la vela significa “allentare” lascotta in modo tale che la vela si apra, allontanandosidall’asse longitudinale della barca.
Puoi capire se le vele sono regolate in modo adeguatoquando i filetti di lana che trovi applicati in più puntidella vela stanno tesi ed orizzontali: questo vuol direche il vento li sollecita correttamente. Se invece i filetti“rifiutano”, ossia penzolano o addirittura stannocontro vento, allora vuol dire che la vela ha bisogno dicorrezioni: occorrerà cazzare o lascare o prendere altriaccorgimenti più sofisticati.
PARTE SESTA (IMPORTANTISSIMA!) I NODI MARINARII nodi, che un bravo marinaio deve saper fare anche adocchi chiusi, possono essere davvero tanti, e ognuno diloro ha un nome, proprio come i tuoi compagni di classe.Tre sono però quelli assolutamente fondamentali, chedevi tenere a memoria.Si chiamano Gassa d’Amante, Nodo Bandiera eNodo Parlato, sono quelli che ti ho disegnato e che cieserciteremo a fare insieme.I nodi marinari devono tenere, stringere con sicurezza,ma si devono anche poter sciogliere facilmente quandoil momento lo richiede. Qualora non siano eseguiticorrettamente potrebbero essere pericolosi, anziché diaiuto, in situazioni di emergenza.In barca ricorda bene che non ci sono corde, tranneuna, che è quella che serve per suonare la campana,che di solito si trova nelle barche grandi. Tutte le altrecorde si definiscono “cime”; ogni cima ha due capi.
Quello che sta fermo è detto dormiente; quello che vieneannodato si chiama corrente.Ci sono cime più grandi, e cime più piccole, ma questonon determina la loro importanza. Non potresti fare ameno di nessuna di loro!
PARTE SETTIMA – ORIENTAMENTO, LE COSTELLAZIONIOggi ci sono sistemi moderni per conoscere posizionee orientamento, ma nel passato, navigare di giornovoleva dire seguire il moto del sole e di notte c’erano lestelle ad indicare la strada.Le stelle sono amiche dei naviganti, sono tante,infinite, ma l’uomo ha da tempo messo ordine a questoapparente caos; ha studiato la posizione delle stelleprincipali e il ripetersi dei loro movimenti. Sappiamoche sorgono all’imbrunire da Oriente e tramontano adOccidente quando spunta l’alba e la luce cancella tutto.Sappiamo che variano di posizione con le stagioni, eche un cielo stellato estivo è un po’ differente da quelloinvernale. Anche se sembrano stare ferme, in realtà sifanno una bella passeggiata per il cielo!
Le due stelle più brillanti del cielo estivo sono Vegae Arcturus; la più lontana si chiama Deneb, che sitrova migliaia di anni-luce da qui. Poi ci sono Altaire l’occhio dell’Aquila, che possiamo osservare allozenith del cielo notturno, insieme alle costellazionidella Lira e del Delfino. Ti ricordi la storia che ti horaccontato? I loro nomi sono legati al mito di Airone.Al cielo meridionale appartengono le costellazionidello Scorpione e del Sagittario.
Nel cielo settentrionale troviamo l’Orsa Maggiore eCassiopea, ma soprattutto l’importantissima StellaPolare. È la più pigra tra le stelle, perché, a differenzadella maggior parte delle altre, non si muove mai, sene sta sempre ferma al suo posto. Proprio per questoperò è anche la stella più utile perché indica il Nord,e quindi indica la strada ai marinai. Su di lei puoisempre fare affidamento quando hai perso ogni altropunto di riferimento.
Ora ti elenco alcune costellazioni. Cassiopea ècomposta da 5 stelle e la puoi riconoscere con facilitàperchè disegna una specie di doppia V in cielo.Il Gran Carro è la costellazione più nota (anche perchénon tramonta mai per il nostro cielo). Infatti, essaè una circumpolare, fa in altre parole il girotondointorno alla Stella Polare ed è sempre visibile. Pensache il nome le è stato dato dagli antichi cinesi 6000anni fa! I cinesi immaginavano che quello fosseil carro degli imperatori della Cina, che serviva atrasportare in cielo le loro anime dopo la morte. Questestelle sono persino state raffigurate sulle monete diquel periodo.Poi c’è l’Orsa Minore che è detta anche PiccoloCarro; è più piccino dell’altro e rovesciato; è a questacostellazione che appartiene la Stella Polare.
Come avrai capito, le stelle più luminose disegnanoimmagini dalle forme bizzarre. In passato gli antichihanno immaginato che ognuna di quelle immaginirichiamasse una figura leggendaria, o un raccontomitologico. Sono sorte così le narrazioni che ci sonostate tramandate a voce dai tempi antichi: fiabe chedi volta in volta diventavano sempre più fantastiche,nate nel tentativo di comprendere la natura e il sensodella vita.Esistono tante e tante altre costellazioni oltre a quelledi cui ti ho parlato: ad esempio, quelle che identificanoi segni zodiacali.Questa è la costella-zione dei Gemelli... iltuo segno zodiacale!
Anche il tuo segno è scritto lassù in cielo. Magari tu,quando guardi in alto, di notte, vedi solo tanti puntiniluminosi. Il marinaio invece vede una mappa, anzi,tante mappe che non possono mai tradirlo. Le stellesono lassù da tanto più tempo di noi! E ci resterannoanche molto dopo di noi. Se ti affidi a loro, credimi,non ti potrai mai perdere… e questa regola è semprevalida, anche quando non sei sul mare.Ci sono ancora moltissime cose che ti potrei raccontaresulle barche a vela, ma se ne vuoi conoscere di più, cisono tanti libri che potrai studiare, e tanti mari chepotrai navigare.Ora facciamo un esercizio: prova a cercare in cielodi notte la stella polare. Traccia una rotta e seguila,piccola amica mia. Tutto quello che io non ho potutoinsegnarti, te lo racconterà il mare.
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