Il Mio Libertare ... passione e gioia per la Vita L u c a Pe z z o t t o 1
Il giorno che ho preso per la prima volta una tela per LIBERTARE dipingerla, è avvenuto durante una fredda notte d’un gennaio di molti anni fa e mi ricordo che nell’occasione Quando, al termine della confessione, mi sono mio cugino, al termine della mia “fatica”, mi disse che sentito dire la “penitenza”, sono trasalito e mentre dipingevo, sembravo posseduto. nell’occasione dissi al sacerdote che non mi Quella notte nacquero due tele: “Paura” e “Aquarium”. sarebbe stato possibile ottemperare al mio obbligo spirituale ma il sacerdote rispose che io Il perché iniziai a scrivere e poi mi spostai sulla pittura avrei rispettato l’impegno e per di più non mi non lo colsi da subito, ma cammin facendo m’accorsi che sarei accorto da subito. prima scrivendo e poi dipingendo riuscivo a rimettermi in cammino. Tanto vero è che, dopo circa venti giorni, con Apro una parentesi. la “tensione” interiore che cresceva via via che passavano i giorni, mi misi a dipingere una Quando mi diagnosticarono la sclerosi multipla (patologia, che colpendo serie di tele, che portai a termine in un mese il sistema nervoso centrale, si riflette sulla perdita parziale o totale degli circa, tutte con lo stesso soggetto. Alla fine ero arti) all’età di 25 anni, e mi sentii dire che non c’erano cure, ebbi una soddisfatto ma la “tensione”, grazie alla quale reazione di negazione e fuga. Per me che fino al giorno prima avevo basato la mia vita solo ed esclusivamente a ricercare, grazie all’alpinismo avevo dipinto, non era sparita del tutto. Mi fissai e al paracadutismo, il limite fisico, la diagnosi fu un vero schianto! allora davanti all’ultima opera cercando di capire che cosa ci fosse di sbagliato ed allora sentii che Un pomeriggio in un momento di lucidità (prendevo antidepressivi) mi avevo dipinto lo Spirito Santo. Senza accorgermi, inginocchiai ed alzando la testa al cielo dissi dentro di me: ”AIUTAMI. proprio Lui mi aveva fatto da guida durante il DA SOLO NON CE LA POSSO FARE”. periodo di realizzazione dell’opera ed avevo Ebbene, passarono le settimane e poi incrociai in quel mio “buio così adempiuto la “penitenza” che m’era stata vagabondare” (solo così posso definirlo quel periodo) delle persone, richiesta. che accorgendosi del mio stato mentale, mi ascoltarono e mi aiutarono, indirizzandomi; fu così che mi ritrovai in un nuovo movimento, in un Nacque così Libertare: l’azione soprannaturale cammino anche di fede dove m’accorsi che la mia sofferenza poteva che ti segna la via verso la Libertà. essere inizialmente per me uno strumento di comprensione della sofferenza altrui. 2 3
Dal Vangelo secondo Marco 2,1-12 Dopo alcuni giorni Gesù entrò di nuovo a Cafarnao. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portaglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov’egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. “Il distacco” Monotipo ad olio Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”. anno 2003 Erano là seduti alcuni scribi che pensavano in cuor loro: “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?” Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: “Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”. Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!” 4 5
Parlo di Luca Pezzotto Qui dentro troverai alcune risposte a queste domande, se avrai il coraggio di Caro amico, chiunque tu sia e da qualunque storia tu venga, permettimi di abbandonare per un momento le tue idee ed il tuo credo. Quantomeno, potrai rivolgermi a te in prima persona, anche se non ti conosco. Ti chiedo scusa, se rintracciare le risposte che Luca si è dato, Ti invito ad entrarvi in punta di piedi. La sua storia la leggerai nelle righe che seguono, ma non dimenticarti ti sembro scortese, in questa mia presa di posizione. che il suo animo lo fisserai meglio nei suoi quadri. Abbi rispetto per la sua Chi ti sta scrivendo queste righe di presentazione non è l’autore di questo libro. storia, tenendo presente la tua. Ascolta la sua esperienza, cercando possibilità Egli, l’autore, lo conoscerai bene sfogliando le pagine che tieni tra le mani. di crescita anche per te. Se farai così, o ti sforzerai di fare così, il suo tentativo Io, invece, sono solo una persona, cui egli ha concesso di ascoltare l’animo di condividere con te la sua storia di liberazione non sarà vano. e le pieghe più profonde delle sue esperienze. E che coglie l’occasione di Sì, hai capito bene: questo è un doppio libro! Anzitutto, questa è proprio una queste righe per ringraziarlo; infatti, mi ha dato la possibilità di mettermi a sua storia di liberazione, e ciò coincide con gli episodi che vi troverai narrati; ma disposizione. c’è anche un secondo libro, paradossalmente il più importante, e consiste nel Già ti vedo, caro lettore… giustamente, ti starai chiedendo: “Perché sfogliare tentativo di condividere tale liberazione con te, e ciò non è già scritto, perché questo opuscolo? Perché leggere questo libro?”. Magari l’avrai anche già ormai non dipende più soltanto da lui. Una liberazione da una condanna, che sfogliato, avrai visto che ci sono tante immagini e qualche descrizione… continuamente sovrasta come la spada di Damocle sulla testa: “malato di Infatti, hai tra le mani un libretto, che racconta una vita, e che ha la pretesa sclerosi multipla!”, sentenza definitiva e senza appello. Liberazione da un peso di raccontarla con parole e con immagini. Leggerai parole che descrivono opprimente per la coscienza: fino a che punto il peso degli sbagli e del peccato stati d’animo di prostrazione e tentativi di scovare un senso dove senso ha il diritto di legarti nelle tue abitudini e nelle tue scelte? Liberazione, infine, apparentemente non c’è, guarderai quadri dipinti in momenti di sofferenza e di anche da un punto di vista cristiano: una fede più matura, o quantomeno una gioia. In altre parole, hai tra le mani l’esperienza di un uomo, non una finzione fede più consapevole del bisogno di ricerca nel cuore di Dio. letteraria. Tieni tra le mani un pezzo di vita di una persona, di Luca appunto. Un percorso di liberazione che, però, non è concluso. Luca non è arrivato alla Scoprirai una persona che conosce cosa significa assaporare la vita fino fine del suo percorso, e non sa cosa lo aspetterà domani. Nel vero senso della all’ultima goccia, tanto da spingersi fino all’estremo e anche oltre. Paracadutista parola! Ma, a questo punto del suo percorso, Luca è certo che la sofferenza è da lunga data, alpinista da scalate, pittore per scelta e necessità, sposato da poco, più pesante se portata da solo, e che la fatica aumenta in maniera esponenziale innamorato di sua moglie, malato di sclerosi multipla, volontario dell’AISM. se non trovi una speranza cui aggrapparti. Ma, caro lettore, prima di partire in questa avventura, dimmi: ti sei mai chiesto Caro lettore, non ti sarà sfuggito che Luca ha scelto un modo alquanto perché una persona arriva a sfidare le misure dei limiti umani? Quant’è sottile “originale”, per proporsi a te. La pagina del Vangelo qui a fianco è un brano la linea di demarcazione tra l’angoscia e la speranza? E come mai la frase che ha scelto personalmente e che gli sta a cuore: è il brano che lui e la sua “nulla è mai così negativo da non avere anche qualcosa di positivo” è valida sposa hanno scelto per l’evento del loro matrimonio. Ha voluto consegnartelo, sempre e soltanto per gli altri e mai per se stessi? perché è stata una pagina fondamentale della sua vita. Vi si racconta di quando 6 7
viene portato davanti a Gesù un paralitico, disteso su una barella, aiutato da di abbandonarti fiducioso nelle braccia dell’Uomo dei dolori, l’Uomo della quattro suoi amici. Quel poveraccio non sarebbe stato guarito se non ci fossero croce. E magari, che ti sproni a diventare anche tu uno di quei “quattro” amici stati quei quattro, che hanno rischiato di rompersi l’osso del collo e che c’han del paralitico, per esser solidale con la sofferenza e il disagio altrui ed essere messo la faccia in prima persona. un buon compagno di viaggio per chi ti vive accanto. Un testo che mi ha passato Luca, a commento dell’episodio: « È la coscienza Le pagine, che ti stanno tra le mani e stai per sfogliare, racchiudono solo una della propria malattia, del proprio disagio e delle proprie debolezze… è voce. Una voce autorevole, perché è il racconto di una storia vera, non una questo che fa sì che possiamo scendere in profondità, e quindi entrare nella storia letta in un libro. L’augurio che ti faccio, caro lettore, chiunque tu sia e da casa dove si trova Gesù con sincerità e umiltà. Solo così usciamo dalla folla dovunque tu venga, è di non ridurre tutto in poesia. E, se puoi, ti inviterei ad anonima. Nelle nostre profondità si accede soprattutto con l’aiuto degli altri accogliere in te quanto leggerai. In questo modo, avrai la possibilità di scorgere (cfr. le “quattro persone”): questo è l’esempio di come può aiutare la fede e la in questo testo tutto quello che esso voleva essere: la storia di una persona, il preghiera verso il prossimo (preghiera che sensibilizzi il cuore del prossimo resoconto di una liberazione, il tentativo di regalarti una goccia di speranza. e si renda conto del bene che può fare). … È la ripetizione dei peccati, che rende una persona rigida nelle sue posizioni (cfr. il “paralitico”). … Tramite Ld il perdono dei peccati (il sacramento della riconciliazione-confessione), il paralitico prova una sensazione corporea di cosa sia esser liberati dalla colpa, “Corva primi ‘900” situazione peggiore dell’immobilità fisica. Acquaforte e acquatinta C’è chiaramente poi anche il miracolo della guarigione. » anno 2002 In queste frasi, scritte dall’autore stesso, hai avuto la possibilità di sbirciare nel cuore, nel percorso e nelle intenzioni di Luca. Da parte sua, mi preme farti sapere che vorrebbe esserti utile, con la testimonianza di vita vissuta che hai tra le mani. Questo libretto non ha certo la pretesa di essere esaustivo, ma vuole provare a darti un contributo alla riflessione, utile per aiutarti nelle tue scelte di ogni giorno. Ti auguro di prendere le righe e i quadri di questo libro così come lui ti sta proponendo. Lui ha capito e ha fatto una scelta, anche di fede: credere che anche nella sofferenza personale può nascondersi un senso, se accetti che essa venga trasfigurata alla luce della Croce di Cristo. Ecco, questa è la speranza che Luca ha nel cuore: che questo libro ti aiuti nel tuo cammino, e che ti dia il coraggio 8 9
La fuga vita mi passò davanti agli occhi un sacco di volte…. È il giorno 17 del mese di Novembre e mi trovo seduto sul cesso di casa… non Lo spazio del cervello destinato alla memoria era saturo di paranoie e pensieri che so ancora il perché o forse sì .... ma ho sentito che ora è giunto il momento per si rincorrevano, a preoccupazioni che non smettevano mai di tartassarmi, creando scrivere… . spirali di tensione incontrollabili. Scrivere, fermarsi e riflettere su ciò che ho attraversato in questi ultimi tre anni. Dico A lavoro non riuscivo più a “rendere” come prima della malattia; un giorno allora, 3 anni perché esattamente il 7 Novembre di tre anni fa appunto, alzandomi dal letto a seguito dell’immancabile discussione con i titolari, porsi le mie dimissioni; la una mattina, che pensavo fosse come tutte le altre, il mio fisico si è arreso, come se sera stessa mi presentai in agenzia viaggi. Entrai, non c’era tanto traffico di corpi pesasse sette volte più del normale, crollando a terra. umani, mi sedetti e chiesi all’impiegata un biglietto aereo, “Destinazione, signore?”, mi chiese, dentro la mia testa cominciarono allora a venire a galla delle idee… ma Trascinandomi, appoggiandomi al muro, sono arrivato in cucina per fare colazione, dalla mia bocca uscì la parola “Florida, USA”; naturalmente mi domandò in che tutto era normale agli occhi dei miei familiari, ma qualcosa di assolutamente nuovo aeroporto volessi andare… ma io non pensavo al nome chiestomi, pensavo solo in me. ad andarmene e lasciare in Italia (forse tutto a casa mia…) la malattia. Decisi per La giornata lavorativa trascorse abbastanza bene, mi spostavo da un ufficio all’altro Orlando, dopo essermi accertato dove fosse Disneyworld. aiutandomi sempre con l’appoggio a cose stabili, ferme; il pomeriggio dello stesso Riferendo ai miei amici paracadutisti questa decisione, mi dissero di fare un giorno cominciai a trascinare la gamba sinistra. Dopo due giorni, nel mentre digitavo salto a Deland, dove c’è un centro di primaria importanza a livello mondiale di al computer, il braccio sinistro decise che era tempo di riposarsi. paracadutismo. Grande consiglio me lo diede “Ciccio”. “Ricordati di mettere una Così fu che persi l’uso degli arti sinistri. crocetta sul no alle domande sul questionario verde che ti daranno in aereo e che Andai allora in ospedale e a seguito di una serie di visite, decisero di ricoverarmi…. . dovrai consegnare all’Immigration Office in America… inoltre conoscendoti, so Un pomeriggio inoltrato di Dicembre dello stesso anno (poco più di un mese dopo) il già che dopo 15 minuti che sarai in macchina, per andare da Orlando a Deland, la primario del reparto, dopo un’ennesima visita, mi disse: “Lei ha la sclerosi multipla, polizia ti fermerà. Beh”, mi disse, “non scendere dalla macchina, metti le mani sul una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale, che la porterà alla sedia a volante e cerca di capire od intuire cosa ti diranno”. rotelle”. Al che gli chiesi subito di intervenire con una terapia per scongiurare questo Arrivò il 4 Dicembre, un anno dopo la diagnosi, giorno della partenza, e Giacomo mi pericolo, ma “Terapie non esistono, la malattia non è curabile”. SILENZIO…. Lo accompagnò in aeroporto a Tessera (Venezia) e tra un saluto ed una raccomandazione, interruppe lo stesso primario, offrendomi la possibilità di entrare in un protocollo mi ricordai che dentro la busta del tabacco avevo della marijuana; non era il caso di sperimentale di un nuovo farmaco, che allora sembrava desse buoni risultati… . rischiare così…. dissi di conservarla per il ritorno… dentro me non c’era mai stata Detto fatto. Accettai l’offerta (non avevo molte scelte, visto come stavano le cose) però questa idea. Là dovevo andare e là morire. non prima però di aver fatto, durante il periodo di ricovero ospedaliero, cinque flebo Viaggio via Amsterdam… . Quando andai per imbarcarmi per gli USA, al controllo, di cortisone, per rimettermi in piedi. una hostess mi diede una carta bianca ed una verde, mi parlò in inglese ed io con Tra grandi sacrifici e pesanti rinunce, giorno dopo giorno, la mia vita cambiò una buona dialettica, frutto di tre anni di lingua straniera a scuola, gli risposi: “Can decisamente; non riuscivo comunque ad accettare la situazione, le depressioni (a you repeat, please?” (puoi ripetere per cortesia?); al che la signorina mi guardò e detta dei medici) si susseguivano di continuo, l’idea di chiudere il rubinetto della mi chiese: “Sei italiano?”. Buttandomi ai suoi piedi e baciandole istintivamente le 10 11
scarpe, glielo confermai e nella mia lingua madre le chiesi cosa dovevo fare con (additando a sinistra)?” “THERE!!” Fu la risposta, indicandomi con stizza che quelle carte; dovevo compilarle e consegnarle all’ufficio immigrazione quando dovevo proseguire diritto. arrivavo negli States. “Bene!” Mi dissi. Abbiamo imparato un altro termine. Il viaggio fu lungo ed interminabile, 12 ore di volo ed ebbi anche il tempo di farmi Trovai si l’ufficio immigrazione, ma per accedervi mi serviva la carta d’imbarco l’iniezione, anche se cominciavo a dare i primi segni di rincoglionimento da fuso (boarding check?!); “Ma cos’è sta storia!”. “Where can I do it?”, Chiesi gentilmente orario. Dopo alcune ore che avevamo sorvolato l’Irlanda, cominciai a vedere dei ad una signora corpulenta che smistava il traffico umano, in attesa di poter esser ghiacci sotto di me…, strano paesaggio mi dissi, ma il sole della Florida? Ero circa accettato negli USA. a metà strada!! Del resto dovevo capirlo, considerando che la tv non trasmetteva “At your flight company!”, she said me. altro che la rotta dell’aereo, la velocità, la quota dello stesso e la temperatura esterna. Quando cominciai a scorgere la costa est della Florida, con le onde che andavano “Where, in Italy?”, I told her. a sdraiarsi, mi si aprì il cuore; ma fu proprio un tonfo al cuore quello che sentii “Noo. Here, in airport!!”, mi disse. nel momento in cui una dolce voce ci diede il benvenuto a Miami: “Welcome to “Ahh…”, fu la mia risposta. Non osai chiederle dove fosse però. La trovai in un Miami”. Ma come Miami, se ho il biglietto aereo per Orlando!? PANICO!! angolo dell’aeroporto, forse giusto giusto a 300 metri dall’ufficio immigrazione. “Sorry, I must go to Orlando!” Dissi alla prima hostess che mi passò a fianco; Mancavano venti minuti alla partenza dell’aereo ed io mi vedevo già a dormire sotto “……… (parole per me senza senso!!) ……………………”, “Oh, thank you very un ponte di Miami. much”, gli risposi; ma io non avevo capito nulla. Feci vedere all’impiegato il biglietto aereo, indicando con l’indice l’orologio, per Passarono cinque minuti e la stessa tornò sui propri passi ed io allora gli rimpastai accelerare i tempi, dissi le paroline magiche: “Boarding check”. Lo compilò a mano la stessa frase, ma questa volta, con molta meno dolcezza e quasi arroganza, lei, in tutta fretta ed indicandomi un carrello motorizzato, tipo quelli da campo da golf, suppongo, mi ridisse le stesse identiche, e per me incomprensibili, parole, solo che mi invitò a salirci e mi accompagnò all’ufficio immigrazione. in questo caso riuscii a cogliere “…Immigration office …”. Finalmente ero in coda, vidi una ragazza che era seduta non distante da me, nel mio Ringraziandola presi il mio zainetto Invicta®, da buon italiano, ed uscii dal tunnel stesso volo, mi tranquillizzai (almeno non avrei passato la notte sotto un ponte da dell’aereo. Davanti mi si presentò una visione nuova, immensa, talmente grande, che solo!!) e riguardai alla nausea le carte che avevo compilato, per esser sicuro che non mi chiesi subito se dovevo andare a destra o sinistra. Optai per la destra e scendendo mi venisse negato il visto d’ingresso. le scale mobili vidi il mio zaino alpino (pardon, lo zaino alpino che Giacomo mi Fu il mio turno…. consegnai ad ogni richiesta dell’agente, la relativa documentazione, prestò), viaggiare in solitario su un nastro trasportatore. Mi affrettai a raccoglierlo fino a quando mi domandò per quale motivo mi trovassi lì. “Tourism”, naturalmente e con la stessa velocità andai in cerca dell’ufficio immigrazione. Il punto era che gli risposi; per quanto tempo, poi mi chiese, “Two months”, gli dissi. Ed ecco uscire non sapevo dove andare, fino a quando non chiesi ad una persona, che era intenta a tutta la mia saggezza… nel momento in cui mi ribatté che era un sacco ti tempo due spazzare il pavimento, se sapesse indicarmi tale via. mesi, io gli risposi… “I like tourism”. L’agente incalzò chiedendomi se avevo la “Straight on” fu la risposta e per l’ennesima volta chiesi di ripetere; “Straight on”. prenotazione di un albergo, ma io gli dissi, ormai spudoratamente, di no e che avrei “Sorry, right or left?”. “Straight on” . “Wait, there (segnalando a destra) or there passato la notte all’Holiday Hinn, fuori l’aeroporto di Orlando (non sapendo affatto 12 13
che ne esistesse uno!!). sul volante; l’uomo in divisa si portò alla destra della mia automobile e con la pila Gli andò bene anche questa risposta, non tanto invece quando gli dissi 500 dollari, ispezionò l’interno del veicolo. Mi disse qualcosa ma non capii nulla, feci roteare, alla domanda di quanti soldi avessi. “Credit cards?” Fu la sua ennesima richiesta. all’altezza dell’orecchio destro, pollice ed indice, dicendo ad alta voce “I don’t “Yes!! Two!”, ma non contento mi chiese anche quanti soldi avessi nelle carte di understand you”; capii solo di tutta risposta “Window down”, battendo il pugno sul credito (in verità ne avevo solo una ed un bancomat!). “Twenty thousand dollars”, finestrino, “Window down”. Allora, con movimenti lenti, girai la chiave ed accesi gli risposi, sapendo che se non sparavo alto, avrebbe continuato a rompermi i il quadro della macchina, abbassai il finestrino elettrico ed una scarica di parole in americano mi giunsero al timpano, facendomi intendere che dovevo scendere coglioni. “Ok you can go”. dall’auto. Non volevo sentirmi dire altro, ringraziai e corsi verso l’aereo, sperando che non Così feci, l’uomo in divisa si portò dal mio lato, lampeggiando prima al suo collega, fosse già ripartito; così non fu e fu così che scesi dopo un’ora all’aeroporto di il “segnale” che poteva spegnere il faro abbagliante che mi puntava ancora in faccia. Orlando, felice perché l’avevo vinta, alla faccia di tutti quelli che avevo lasciato in Italia, non La storia si ripeteva, come la mia risposta…… . fiduciosi della mia riuscita. Mi trovavo al punto di partenza e cioè non capivo un tubo di quello che mi veniva Alle 18.00 del 4 Dicembre, uscii dall’aeroporto detto ma, a differenza dell’hostess e dell’Immigration Office, ora non potevo permettermi errori; rischiavo di passare una notte into the jail. Gli ripetei “I don’t con una “belva” rosso fiammante che avevo understand you, please talk slowly”. “Where are you from?”, mi chiese lo sceriffo; appena noleggiato, facendomi chiaramente “Italy”, sentenziai. “Ohh… Italia…pizza, spaghetti and maccheroni”. Al che io gli spiegare prima come uscire da quel dedalo di aggiunsi: “Yes man, mafia and droga”. strade, che mi si sarebbe da lì a poco presentato. Non so se non comprese o fece finta di farlo, fatto sta che ricominciò con le solite Sarà superfluo che lo dica, ma come uscii mi “nenie” incomprensibili; gli ripetei che non capivo e di parlare piano. Mi disse: persi! Ricordo che entrai in un tratto di highway, “Sprechen sie deutsch?” “Keine” gli risposi, “Parlez vous français?” “De rien”. giusto a caso un pezzo a pagamento; penso di aver Tornammo allora all’inglese …… e cominciò ad enunciarmi, indicando la freccia girovagato nella zona di Orlando Downtown, anche se ancor oggi non so dove posteriore della macchina, “This is blinker” ed io, da alunno diligente, gli ripetei la cavoli fossi; fatto sta che ad un certo punto, ormai in pieno incrocio e con l’auto lezione; cominciò a dirmi che circa mezzo miglio prima ad un incrocio, svoltando in svolta a sinistra, non so per quale motivo, cambiai completamente direzione, a destra, non avevo usato la freccia. Tra me: “È incredibile, mi contesta il fatto che girando a destra, convinto forse del fatto che di lì c’ero passato prima! non ho messo la freccia e non che gli ho tagliato la strada”. “Sorry man, I’m very LA PROFEZIA DI “SISSIO” DI LÌ A POCO SI SAREBBE AVVERATA. sorry (inchinandomi verso di lui a “Π/2”), but in Italy, we don’t use this”; “I now, I Tutto ad un tratto fui abbagliato da un faro, lampeggianti dai colori nazionali si now, but we are in United States, here… not in Italy”. “Sorry man, I’m very sorry”; “Give me your driver license”; gli diedi la patente di guida come richiestomi e dopo rincorrevano ed un ululato di sirena mi riportò alla realtà; a quella per l’appunto un lungo controllo esordì dicendomi che non era “buona” perché scaduta. “Noo… prevista dall’amico “Sissio”… . it’s good…look here the date”. “You can go now, but use the blinkers”; “Thank you, La prima cosa che feci fu proprio l’appoggiare le mani, allungando dritte le braccia, thank you very much”. Ripartii alla ricerca del centro di paracadutismo, erano già le 14 15
20.00 e la fame si fece sentire; vidi una steakhouse e decisi di fermarmi. medio, fino al momento in cui finì la sua opera e con fare fiero il pompiere si girò Una donna d’età tarda in salopette corta, dopo che mi sedetti, mi si presentò davanti verso di me, forse in cerca anche di una conferma positiva ai suoi sforzi, e con un e mi prospettò le varie possibilità per sfamarmi. Gli seppi solo dire le parole cenno del capo mi fece intendere cosa io volessi da lui. “Sandwich and the”. Mi offrì l’opportunità di servirmi al self – service, ma a me “Sorry man, do you know where is Deland?” Non ero per niente nella giusta interessava solo arrivare a Deland. Provai ad esprimermi, anche con l’ausilio del direzione perché alzando un braccio, lo stirò verso est. Ringraziai e ripresi la marcia. vocabolario, nella loro lingua, ma il tentativo risultò poco soddisfacente; tanto è Vennero le undici di sera ed i primi sbadigli non arrivarono da soli. Non riuscii a che mi chiese da dove venissi; gli nominai la parola “Italy” e la sua risposta, con un trovare un motel con una stanza libera prima delle ventitre e trenta. Parcheggiai inglese sintetico e diretto, fu: “Cool, very cool”. “Ok Madame, l’auto a fianco la reception; scesi, bussai, suonai, cominciai a battere i pugni sulla can you tell me Where is Deland, please?”, “Deland? Ohh… porta a vetri fino a quando un omuncoletto con passo, ma soprattutto aria assonnata, sorry, I don’t Know…But wait a moment” e rivolgendosi a venne ad aprire. tutta la sala a gran voce chiese se ci fosse qualcuno che sapesse “I wonna stay here only tonight!” dov’era Deland. “40 $!!” Fu la risposta alla mia perentoria richiesta. Un uomo in pellame e borchie attirò la mia attenzione quando Pagai e mi assicurai che avesse ben capito di mettere le iniezioni in frigo e non in udii “Yeah, I can help you” ed allora l’easy rider cominciò a congelatore. spiegarmi la strada, ma io lo deviai verso l’anziana cameriera in salopette. Mi diede la chiave della stanza nr. 11; all’esterno della nr. 12 era parcheggiata Tutta baldanzosa la vecchietta si avvicinò per mostrarmi e una vecchia Chevrolet anni ’70, con tanto di “pinne” posteriori e su di essa era appoggiato un nero, vestito in beige con annesso berretto a tesa larga, stile gangster, spiegarmi il percorso che nel frattempo aveva schizzato sul ed al collo appesa c’era una pesante collana in oro; stava sorvegliando o aspettando blocco delle ordinazioni. Tutto ok se non fosse stato che mi qualcosa, considerando che all’interno di quella stanza la luce era accesa. disse di girare tra il settimo e l’undicesimo semaforo a destra. Cazzarola in quello spazio verificai almeno una decina di svolte Come scaricai i bagagli ai piedi del letto, mi tolsi i jeans e mi buttai a dormire. Avevo da poter fare. Forse all’ottava od alla nona, di preciso ora non la stanza fino alle undici del mattino; ad un certo punto fui svegliato da un bussare ricordo, mi infilai e da lì in poi cominciò una nuova avventura insistente alla porta, mi alzai ed in tutta fretta, imprecando perché erano già passate che mi portò in un paese “X”, fuori d’una caserma dei vigili del “Solo una memoria” dodici ore e dovevo lasciare la stanza libera, mi trascinai in bagno e con due dita mi lavai gl’occhi, indossai i pantaloni ed uscii. Era notte fonda, guardai l’orologio e fuoco. Olio su cartone telato segnava le 2.00. “Ma chi cazzo ha bussato?” Mi chiesi. anno 2006 Scesi, mi accesi una sigaretta e m’avvicinai ad un fireman, che La risposta l’ebbi dopo un paio di muniti, quando rimessomi a dormire picchiarono in cima ad una scala era intento ad addobbare, con le lucette di Natale, l’ingresso di nuovo con violenza l’ingresso. Stupidamente e senza riflettere andai ad aprire. della stazione. Lo sguardo, a sondare la persona che mi stava davanti, partì dal basso; ciabatte da Salutai, ma al mio goodnight, non ci fu risposta. spiaggia in plastica, contenevano rigurgitanti piedi neri, un paio di braghe verdi di Aspettai del tempo, contemplando con stanco fascino il lavoro di quell’americano una tuta ginnica, con cavallo all’altezza di poco superiore alle ginocchia, coprivano 16 17
le gambe; il busto era orrendamente ricoperto da una T-shirt, un tempo bianca, consunta, la testa era un roveto di capelli ricci. Il silenzio della notte fu violato da un: “Do you wonna fuck with me?” La mia risposta fu immediata: “Fuck you bitch!” Mi chiusi la porta alle spalle e mi rimisi tra le braccia di Morfeo. Quando verso le dieci del mattino mi svegliai, un rumore di un piccolo aereo, che credetti adibito a trasporto paracadutisti, mi riempì di gioia, tanto è che telefonai a “Sissio” annunciandogli che ero in prossimità di Deland. Ci vollero infatti altre sette ore tra viaggio in macchina e soste varie, per capire dove fossi, prima di arrivare a destinazione. Alle 17.30 del 5 Dicembre parcheggiai all’esterno del centro di paracadutismo; entrai nell’hangar, adibito a sala ripiegamento e cercai subito di fare conoscenza. “Hi man, I’m Luca” “Tzup Luca, I’m Ziggy” “Ziggy Marley?” Gli chiesi; “Noo! Only Ziggy!”. A quel punto vedendomi la reincarnazione del vecchio e mai abbastanza rimpianto Bob, gli chiesi se avesse della camogna (che poi si rivelò essere la “macogna”), “Camoña!? What a fuck are you talking about?” “Yeah man, smock, joint, camoña!!” Il discorso finì lì….. Alla sera mi ritrovai attorno ad un fuoco, che Maico aveva acceso vicino alla zona di atterraggio dei paracadutisti, con Ronda, Lukas ed altri giovani e meno giovani, ad ascoltare, o meglio, cercare di intuire, con l’aiuto del vocabolario ed un tizzone del fuoco a farmi luce, ciò che si dicevano; la sera andai a dormire in una lussuosa baracca, completa di condizionatore, vicino alla lavanderia (adibita anche a cesso, cucina e sala “smokers”). Venne il mattino ed andai al manifest per ufficializzare la mia presenza in quel luogo d’incontro dai mille volti, dalle facce provenienti da mille posti della Terra, che l’occhio si distrasse su un distributore di chewing gum; decisi di inserirci un “dime” e lessi una frase che mi fece rivalutare la scelta che avevo fatto, cioè quella di fuggire dalla malattia: “FOR HELPING FIND A CURE FOR MULTIPLE SCLEROSIS”. Bozzetto per quadro di donna 18 19
“Verso la luce” Tecnica mista anno 2008 “Il buio dell’anima” Tecnica mista anno 2008 “Acqua” Acquaforte anno 1997 20 21
Momenti d’abbandono … Caduca foglia ormai stanca, che ai miei piedi t’appoggi, con un alito di vento sei arrivata ed un soffio ti porterà. una goccia della notte t’accarezza, mentre dolcemente scivola via, lasciandoti come un’amante lascia l’amato. Un raggio di sole terminerà la tua agonia, per dimenticare un’esistenza troppo breve, spezzata ancor prima del tempo, a cosa tutto ciò servirà? “Aquarium” Tecnica mista anno 2003 22 23
“Fantasmi del passato” Monotipo ad olio anno 2003 “Vecchi ricordi” Acquaforte 24 25
Come un anno fa mi trovavo, anche ora mi trovo a camminare in una notte fredda; mille erano le luci che m’abbagliavano. Ma prima ci sei stata TE, hai rischiarato la mia via; la notte era la stessa, ma un anno è passato. “Presenza” “Equilibrio” Non ti diedi da subito importanza, Monotipo ad olio Monotipo ad olio ma come ti rividi ed abbracciai, anno 2002 anno 2002 un nuovo giorno d’estate in me nacque. Giorni di infinita gioia e spensieratezza trascorsero, ma il fanciullo in me non attese neanche il tempo d’un soffio del mare, per uscire, abbagliare, dominare ed uccidere. Mi trovo a camminare, in una notte fredda, come un anno fa, mille sono le luci ma infinite le sfumature. 26 27
“... Davanti ai gesti più normali e consueti, qualche volta, ci si interroga del perché? Non sempre, fagocitati come siamo a perderci nei meandri dell’illusione, siamo pronti a ripeterci la risposta che più fa piacere. Questa prima “fatica” pittorica di Luca Pezzotto, al contrario, parte proprio dalla sete di sapere e di condividere i tanti perché che assillano l’uomo. E la risposta è sfaccettata perché voluta e perseguita con la volontà di chi crede fortemente, non solo nelle idee, ma anche nelle proprie forze. Naturale e allo stesso tempo anche sensazionale il riscontro che se ne ricava: il giovane pittore ha voluto e vuole dare un significato A te…. alla vita e al proprio essere al mondo. Si dirà, così, che Luca Pezzotto non è un pittore per vocazione ma per sensazioni; quelle stesse che fanno parte dell’essenza della vita di ognuno. … nuova luce, fiore mai visto, di una primavera rara; Sarà, ma non spetta sicuramente agli altri entrare nella filosofia e nell’essenza di chi – con coscienza, vuoi anche esuberante, ma pur sempre di coscienza si Riflesso di vita in un mondo grigio; tratta – affina la propria vita alle nuove tappe che incombono dietro l’angolo. La Melodie che si rincorrono domanda che in questo suo “veloce” iter cromatico assilla il giovane pittore di verso un ascolto. Corva di Azzano Decimo (e, senza tanti dubbi, non solo lui) non è come “offrirsi Perché tutta questa sordità? alla realtà”, quanto piuttosto cercare di “offrire” a chi si “rinfrange” sulle sue Tanto rumore per nulla… tele l’opportunità di viverci dentro. Non come effimera sensazione caduca ma come limite per identificarla alla “passione e alla gioia per la vita”. Non si Perché tutta questa cecità? può dire che Luca sia rimasto “folgorato” sulla strada di chi sa quale influenza … Ma io ora ti vedo… Io ti sento. pittorica o culturale; si deve convenire che le “sue” immagini nascono da “segni” che si animano sotto la forza di una vitalità interiore che si crogiola tra l’attrazione e la tensione; tra l’abbandono e la conquista. Sono le “figure”, quindi, che predominano nello spazio che non è specchio di circostanza ma solo “piano” sfuggente sul quale le “sue” figure sembrano rafforzare la certezza di un mito che si è plasmato. Un “piano” che può occupare od ospitare “il mondo” e che coinvolge, ovviamente, in modo armonico anche il pittore. Forse per questo motivo in Pezzotto si coglie anche l’eco di un pensiero “L’abbraccio” romantico che sconfina nella piacevole e suggestiva “armonia” tra l’individuo Monotipo ad olio e il “cosmo”. anno 2002 E quando – in qualche modo – “l’indefinito parla”, allora tutti si è meno soli. ...” 28 29
Ed eccoci al “giro di boa” di quanto state vedendo e leggendo della mia storia… Un “giro di boa” fuori dalla consuetudine di come si comporta l’ordinario. Già, perché la mia boa ha coinciso con la paura, quella buia, capace di attanagliare il cuore di un uomo: aver a che fare con la Sclerosi Multipla! Di fronte a una sentenza del genere (definitiva e senza rimedio possibile), la persona si ritrova a vivere come individuo “diverso” in quanto non rispondente più ai canoni della cosiddetta “persona efficiente”: in sintesi, non in linea con i modelli indicati dalla società attuale (perfetta efficienza fisica e massimo rendimento). Tutto ciò come premessa, a sottolineare lo stato d’animo e psicologico dell’individuo, che si ritrova di punto in “Paura nera” bianco scaraventato in una realtà completamente diversa rispetto al giorno Tecnica mista anno 2003 precedente: non riuscire più a fare neanche semplici movimenti, naturali fino a quel momento… arrivare a sentire il tuo corpo come un “estraneo”… e col tempo fermarti a pensare, anche semplicemente per alzare da terra un piede e spingere in avanti una gamba od alzare una mano in cerca d’aiuto… Peccato che questo aiuto troppe volte cade nel vuoto o tarda ad arrivare: richieste fatte verso un prossimo, un “prossimo” appunto che molto spesso non lo è!! Una ricerca all’esterno che, purtroppo, si rivela vana! Ed allora cominci a arrabbiarti contro questa situazione, contro tutto e contro tutti: ti sembra di sbatter contro un muro di gomma, di non trovar soluzioni al tuo problema… E finisci per dare la colpa del tuo stato agli altri, vuoi perché non trovi l’ascolto (come se ti mancasse l’aria), vuoi perché gli altri non riescono a capire la sofferenza che provi… La conclusione è inevitabile rispetto al problema: scivolare in domande, come: “Che colpa ne ho io?”, “Perché proprio a me?”. 30 31
… E appunto dal “me” si riparte! Accetti di ricominciare un cammino, anche se le regole non le detti più tu soltanto e non le conosci ancora. Rivolti il tuo essere… e cadi! Una volta, due, tre… e le cadute cominciano ad essere tante, troppe, anche per uno che era abituato a scalare le vette e lanciarsi dagli aerei, per uno che era abituato a “saltar i fossi per lungo”. Ma quante volte ancora dovrai ritrovarti con le ossa rotte e con i sogni spezzati? … E facendoti queste domande, non ti sei accorto che intanto cadi ancora! Cadi… … ma cammini!! A volte non sei disposto ad accettare la tua sofferenza, e la urli. Ti volti a gridare il malessere che hai dentro anche verso il cielo, verso quel “dio creatore” di tutto, che a catechismo da piccolo ti hanno insegnato come paziente e buono, pronto e vicino a darti una mano nel momento del bisogno. Un dio vicino e creatore… e sorge quella domanda atroce: “ma avrà creato lui ciò che m’è capitato?” Voglio dire: prima ero felice, in fondo non ho mai chiesto nulla per me; perché non farmi tornare com’ero prima, tu che puoi comandare anche alla storia di tornare sui suoi passi? Ma comunque mi sono messo in cammino… “Il cammino” Acrilico su tela anno 2006 32 33
E cammin facendo, pian piano riscopri. Scopri che la felicità non consiste nella sana e robusta costituzione fisica (il corpo, infatti, è destinato col tempo a decadere, consumarsi, che tu lo voglia o no), ma nel godere delle piccole cose di ogni giorno, e nello “stanarci” la presenza della vita. Scopri che troppo spesso ti sei lasciato vivere dalla fretta e dalla vita frenetica, correndo verso sicurezze senza consistenza o verso fantasmi del passato, e realizzi che la fonte sorgiva della vita non sta qui. Scopri che le piccole cose hanno im- portanza non per quello che sono, ma perché ti sanno riempire fino all’ultima goccia di te stesso. Questa è stata la mia “trasfigurazione”. “Trasfigurazione” Tecnica mista Come ogni trasformazione interiore (o “conversione”, per chi ci crede), an- che questa rinascita (o “risurrezione”, per chi ci crede) non è stata indolore. Con una faticosa elaborazione di ciò che mi è capitato, ho percepito di non essere più solo un ammalato di sclerosi multipla, ma un “nuovo individuo”: una persona, un uomo, che ha arricchito la sua esperienza di vita con la ma- lattia, che convive con lui, e che lo porta alla consapevolezza del valore della vita e della quotidianità. L’ostacolo è diventato un’opportunità, il disagio una risorsa! Di pari passo, quasi in modo naturale, è nato il desiderio di tra- smettere e condividere con il prossimo (sano o malato che sia) le potenzialità che la tua vita nuova ti può dare. Ld 34 35
“Ricerca dell’equilibrio” Monotipo ad olio Maggio 2005 anno 2004 36 37
PENSARE e VIVERE la SOFFERENZA Quand’è che iniziamo a PENSARE alla sofferenza? “Il risveglio alla vita” Ne sentiamo parlare tutti i giorni, anche grazie ai mezzi di comunicazione Tecnica mista di massa; oppure quando dalla voce di qualche vicino ci viene riferito di un anno 2004 evento luttuoso di un loro familiare, sottolineando troppo spesso le parole: “dopo una lunga sofferenza”. Questa parola tende ad essere nella bocca di tutti appunto, dai giornalisti ai frontisti… Ma chi di queste persone, sa che cosa significa sofferenza? Io credo che chi lo sa veramente, almeno all’inizio, non lo racconta tanto volentieri e tanto meno lo sbandiera ai quattro venti. Paura? Vergogna? Pudore? No, fratelli cari!!! Nulla di tutto ciò. La verità è che nella malattia non potendo più condurre uno stile di vita come prima dell’evento, vieni reso “L’eterno sonno della vita” diverso e sia mai essere un diverso nella società d’oggi, ove le energie fisiche tecnica mista e mentali sono poste al primo gradino, per poter mantenere i ritmi e le corse anno 2004 ad una scalata che ci porta… MA DOVE CI PORTA??? DOVE CI PORTA!!!! Forse proprio ad una porta al di là della quale c’è un baratro. 38 39
Ora vorrei approfondire alcune terminologie fin la disabilità, l’handicap (come vengono definite nella nostra società che qui trattate, per poter capire meglio il prosieguo. si definisce civile), è divenuta una terapia e non una situazione personale Per Sofferenza, come precedentemente accennato, socialmente invalidante. sto ad indicare un tormento, un’angoscia Ho cominciato a portare la mia piccola croce e giorno dopo giorno, con la della mente e dello spirito (di entrambi o non preghiera e la dedizione alla Vergine ed al Signore, a donarla a Loro ed ai necessariamente); mentre quando parlo di dolore miei fratelli. intendo la tribolazione fisica, quel patimento che Dal momento in cui ho ricevuto il dono della fede, ho intrapreso un cammino porta all’esasperazione. Quindi da ciò si può capire di speranza e ricco di gioia, accorgendomi che fino a quel momento non come la sofferenza ed il dolore si accompagnano. avevo vissuto appieno la vita e nella preghiera e nelle gesta quotidiane Sono state spese molte righe, molto è stato fatto ringrazio sempre Dio per questo potentissimo ed immenso dono che m’ha e si sta facendo per poter migliorare la salute, sia fatto. con la medicina tradizionale che con quella non Ora non voglio augurare a nessuno di soffrire per tutta la vita, ma desidero ufficiale, ci sono tecniche rilassanti e a volte anche solo portarvi un messaggio, che non è mio: “……ognuno prenda la propria di convincimento, ma non è su questo che voglio croce e mi segua ……”. soffermarmi, non volendo di certo sminuirle. Per quanto mi riguarda la chiave di lettura, sta nelle parole sopra brevemente descritte: SOFFERENZA e DOLORE. Note Personali: Non voglio essere considerato o sentirmi un Come ho concluso questo scritto, in viaggio verso Milano (diretto alla predicatore, ma voglio solamente portare la mia sezione AISM per un convegno sulla SM), ho guardato fuori dal finestrino esperienza di persona “guarita”, non certamente del treno ed ho scorto una bellissima croce illuminata, presumibilmente dal lato fisico, ma dal punto di vista morale e appartenente a qualche chiesa. Coincidenza??? soprattutto spirituale. È proprio in questo contesto che la malattia, con la sofferenza ed il dolore con cui si accompagnano, Bozzetto per madonna con bambino 40 41
Verso il futuro? Sempre e comunque Un quadro che trasmette una profonda sofferenza ma allo stesso tempo una consapevolezza di dover fare delle scelte. Alla figura è stato volutamente tratto un braccio sinistro anomalo. Da qui il titolo e il messaggio allo spettatore: “Nonostante le diversità bisogna sempre aprire la porta verso il domani ed entrarci”. Tanto vero è che la figura, con la gamba destra rivolta verso l’ingresso del “domani” (delle responsabilità, delle continue decisioni e nuove gioie), si ferma ad osservarci in attesa di un nostro ascolto al messaggio sopra citato..... luca “Passione di primavera” “Verso il futuro? Sempre e comunque” Tecnica mista Tecnica mista - anno 2008 anno 2007 OSPEDALE 42 43
“Equilibrio evanescente” Tecnica mista anno 2008 Una tela e molti colori di luce ma anche tonalità cupe. La perfetta descrizione di una vita vissuta anche al limite, circondata da eventi di spensieratezza. Uno strappo rosso sangue ad indicare un evento irrimediabilmente incurabile! La sclerosi multipla ... Paure e mille incertezze ma DA OGGI LA CONVINZIONE E LA GIOIA PER AFFRONTARE UN PUR SEMPRE NUOVO GIORNO “Studio per Libertare” NELL’ESSENZIALITÀ DELLA VITA. Tecnica mista 44 45
“La luce e la passione - la gioia dell’Avvento” “Aquarium” Tecnica mista Tecnica mista anno 2009 anno 2009 46 47
“La leggerezza dell’essenziale” Tecnica mista “Miserere” anno 2007 Tecnica mista anno 2007 48 49
“Quotidianità” Tecnica mista anno 2010 “Nel silenzio dell’anima si scorge una Luce che troppo spesso, abbagliato dal “Paesaggio lacustre” frastuono della “civiltà” e della credulità, non vedo. Tecnica mista anno 2010 Risentito e malinconico verso coloro che ritengo non adeguati, o peggio, inferiori a me, mi avvio verso un buio vagabondare...” 50 51
Passione e Serenità Un inno alla gioia e all’amore che trasmette una donna verso il suo uomo; non ha bisogno di ulteriori spiegazioni se non il motivo per il quale li ho creati: L’amore che il sottoscritto prova per la sua donna. “Passione” “Serenità” “Madonna col bambino” Tecnica mista - anno 2007 Tecnica mista - anno 2007 Tecnica mista - anno 2006 52 53
“Al cjante el giâl al criche el dì” “Aquarium” Tecnica mista - anno 2008 Tecnica mista “un omaggio alla vita contadina” anno 2006 54 55
“Libertare” “Movenze femminili” Tecnica mista Bozzetto anno 2006 anno 2010 56 57
“La serenità della passione” “Un nuovo giorno” Tecnica mista Tecnica mista anno 2010 anno 2011 ….per un nuovo cammino…. La “creazione” della donna genitrice, nel momento della rinascita ad una nuova Vita. Spinto dall’esprimere lo stato d’animo e allo stesso tempo la volontà piena di Per un attimo uno sguardo fuggente al passato vicino ma senza rammarico di sorta. trasmettere sempre, comunque e in ogni dove, la Gioia per la Vita, la passione per Ora c’è l’oggi da Vivere appieno, scegliendo la strada ma non dimenticando la Luce la stessa, espressa a mezzo della pittura, giungo alla serenità. che da sempre ci guida. 58 59
Vangelo: Mt 25,14-30 La parabola dei Talenti “L’insondabile comprensione del Creato” Tecnica mista - anno 2011 14 Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro 15 due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui 16 che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò 17 altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare 18 una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo mol- 19 to tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. 20 Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicen- do: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei 21 stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: 22 Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. 23 Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 24 Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco 25 26 qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti do- 27 vuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci 28 talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a 29 chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo 30 fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. 60 61
RIFLESSIONI PERSONALI Verso la fine dell’Estate del 2010 ricevetti un’offerta dallo studio grafico di Maniago “Perlagrafica” che mi offriva la sponsorizzazione per la stesura e la stampa di un book delle mie opere. Titubante e comunque prendendo un po’ di tempo per decidere, gli confermai l’offerta a seguito di alcune riflessioni che di seguito esporrò. Forse il 27 di dicembre o giù di lì cominciò a battermi in testa, come fosse un chiodo fisso, la parabola dei talenti; la cosa mi stupì non poco; in quanto, avendo grossi problemi di memoria, questo brano del Vangelo di Matteo lo ricordavo come se avessi lo scritto davanti agli occhi. Per almeno qualche giorno il nitido ricordo si ripeté. Ciò mi fece pensare e il pensiero mutò in una sana e profonda RINGRAZIO: riflessione con la conclusione che il talento ricevuto (la capacità di dipingere...), con la relativa produzione di quadri, non dovevo limitarlo alla mera vendita degli stessi. La conferma di queste conclusioni la ebbi il 31 dicembre quando Mia moglie Isa, i miei genitori e mia sorella Federica. andando in chiesa per la messa mi sedetti all’ultimo banco e quando presi Tutte le persone che mi vogliono bene, tutte le persone che il foglio con le letture rimasi stupefatto nell’istante in cui lessi il brano del mi hanno appoggiato alla stesura di queste pagine e naturalmente 14 Vangelo, infatti, iniziò così.... “ Avverrà come di un uomo che, partendo per un Voi, che avete avuto la pazienza e la costanza di sfogliare “Il mio Libertare”. 15 viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro....” era la parabola dei talenti!!! Non mi sbagliavo. Ciò che avevo chiaro in testa fu che la capacità di portare sulla tela uno stato d’animo personale dovevo unirlo all’offerta fattami dalla Perlagrafica, per produrre Con la collaborazione di: ciò che avete appena sfogliato/letto, in modo tale da poter trasmettere così un Circolo culturale Menocchio - Montereale Valcellina messaggio chiaro che ho potuto provare sulla mia pelle negli ultimi anni: La Sclerosi Multipla con la sofferenza, i dolori fisici che l’accompagna È STATA E SARÀ OGNI GIORNO DELLA MIA VITA UNA OPPORTUNITÀ DI CRESCITA INTERIORE, PER POTER COGLIERE SEMPRE PIÙ L’ESSENZA DELLE PICCOLE COSE DELLA QUOTIDIANITÀ. luca www.futuracoopsociale.it 62 63
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