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La Volpe - Dicembre 2020

Published by redazionelavolpe, 2021-01-07 19:27:27

Description: La Volpe - Dicembre 2020

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Inserto di Notizie del Cuore ANNO VII DICEMBRE 2020 N° 2 4 NATALE 2020, IL CENONE CON IL 6 CORONAVIRUS INTERVISTA ALL’ESPERTO DI CINEMA Il 2020 è l’anno che nessuno di noi avrebbe mai immaginato di vivere. Speravamo che le cose BRUNO DI MARINO potessero aggiustarsi, ma ormai è chiaro che anche il Natale sarà diverso. Ci mancherà non sederci a tavola anche con quei parenti che non vediamo mai durante tutto l’anno? O ci godremo la pace della solitudine o di quei pochi congiunti con cui potremo passare le feste? Probabilmente non lo sapremo finché non l’avremo vissuto. Forse, però, questo sarà l’anno in cui invece di aspettare Babbo Natale e i suoi regali aspetteremo i nostri familiari. Per abbracciarli. Si fa per dire. 8 DONARE IL MIDOLLO OSSEO: COME SI FA E PERCHè è IMPORTANTE? 10 12L’Aperi-Libro di dicembre: “Le Notti Il Guardiano di Dvyindoedd Bianche di Dostoevskij” parte iI “Un intero attimo di beatitudine: è forse poco, anche se resta il solo in tutta la vita di un uomo?”. Una domanda difficile a cui rispondere. Un libro difficile da capire veramente. Quattro notti speciali, un protagonista sognatore e solitario e il tempo che scorre e non si ferma davanti a niente. Cosa rende luminose le tue notti? Cosa riempie i tuoi sogni? Un Aperi-Libro delicato, profondo, toccante e difficile da comprendere. Un Aperi-Libro che invita ad andare oltre l’apparente leggerezza di questo scritto. Lo scritto giovanile di Dostoevskij più significativo di tutti è proprio “Le notti bianche”. 16RUBRICA 70 MM: IL GRANDE RITORNO DI SOPHIA LOREN

MANUEL MANCINI MARCO SARACINI MIRIAM GUALANDI Editore e giornalista. Direttore Classe ‘97, cresciuto a pane e Classe 1995. Giornalista editoriale della testata giornali, frequenta la facoltà pubblicista, Laureata in Lettere d’informazione “Notizie del di Lettere Moderne presso si occupa di tutto quello che Cuore” dall’aprile del 2014. l’Università degli Studi di solletica la sua curiosità. È Responsabile commerciale Roma “La Sapienza”: vanta, stata una delle prime penne del del giornale online “Roma e tra le varie collaborazioni mensile Notizie del Cuore, ha Dintorni Notizie”. E’ ideatore giornalistiche, la quinquennale collaborato con il Quotidiano del e organizzatore di una serie posizione nella redazione di Lazio, Roma e dintorni Notizie, di iniziative sul territorio Notizie del Cuore. Cofondatore Canale 21 e ha passato i tre mesi della provincia di Roma che della Volpe. La sua passione lo più belli della sua vita a Quante promuovono la cultura, le porta più volte sul palcoscenico storie, Rai 3. Cofondatrice della tradizioni e lo sport, tra cui della boxe laziale come Ring Volpe. Ha esperienze anche rassegne letterarie, festival Announcer. Inoltre, è attivo come ufficio stampa e Content giornalistici e incontri con anche sul fronte sociale, Creator. Va in giro sempre con personalità autorevoli. essendo cofondatore del gruppo un taccuino e una agenda piena “Bibliofili - Letture a Palazzo”, di impegni, ma puntualmente il primo gruppo di lettura consegna il materiale in ritardo… pubblico di Valmontone (RM). facendo disperare Serena! ESMERALDA MORETTI SERENA FRALLEONE RICCARDO MULLER Diciannove anni, frequenta Classe ’93, laureata in Graphic Riccardo Muller, 2001. la facoltà di Filosofia presso Design presso l’Accademia di Aspirante fumettista e l’Università La Sapienza di Belle Arti con il massimo dei voti, apassionato dell’ illustrazione. Roma. Scrive per il giornale innamorata della grafica sin da Prima ancora di conseguire la online Lo Sbuffo e per il mensile bambina: vanta un’esperienza maturità classica ha collaborato Notizie del Cuore. Cofondatrice nel campo dell’editoria, è Art come illustratore per molteplici della Volpe. Vincitrice di alcuni Director di Notizie del Cuore progetti. Caratterizzato da un concorsi letterari nazionali e da 2 anni. Cofondatrice della quasi concatenante amore, sin terza classificata alle Olimpiadi Volpe. Ragazza poliedrica dall’infanzia, ha dedicato tutto Nazionali di Filosofia 2019, sta si diletta nelle varie arti, tra se stesso al disegno. Lentamente per pubblicare la sua prima le sue competenze vanta migliorandosi da solo, senza raccolta di racconti, dal titolo Web Designer, Social Media una vera educazione artistica. Caratteri, con la casa editrice Managering e grafica Spesso assente di mente e Writers Editor. Ex studentessa editoriale. Il suo sogno è inclinato al sognare ad occhi presso il Conservatorio di lavorare nel campo dell’editoria aperti, ma appassionato, umile Musica Santa Cecilia di Roma vista la sua grande passione e disponibile. Ora studente e appassionata di scrittura per la letteratura e l’arte alla International School of teatrale, ha lavorato ad alcuni contemporanea. Divoratrice Comics, ha poco se non tanta adattamenti amatoriali. seriale di libri e serie Tv. voglia di imparare. 2

EDITORIALE Pronto l’albero? Fatti i regali? Pensato al menù? Sì, sarà un Natale diverso dal solito, ma questo non deve abbatterci e farci pensare che non valga la pena di festeggiarlo. La magia del Natale. Quella che alcuni iniziano a percepire fin dai primi giorni di novembre, e che pervade altri solo verso dicembre. Quella magia così soggettiva, personale, delicata, profumata: intima. Quella che fa accendere le lucine per le strade delle grandi città, quella che ti fa venir voglia di scaldare il camino e regalarti qualche serata in compagnia di un buon libro, telefonare a quell’amica che non senti da mesi per dirle che le vuoi bene, decidere che hai voglia di condividere il tuo tempo con chi ami e con te stesso, quella versione di te più intima e profonda, che di solito non hai tempo di ascoltare. Secondo me, a Natale, diventiamo tutti un po’ più intimi. Intimi con noi stessi. Iniziamo a chiederci cosa vogliamo davvero, se stiamo davvero lavorando per ottenerlo, se siamo circondati da chi davvero vorremmo avere intorno. Intimi nel senso di trasparenti: nessuna bugia tra noi e nostri “vorrei”. Ed è questo che vi regaliamo: un numero intimo. Intimo perché le tematiche che accarezziamo, non sono da urlare a voce alta, ma da sussurrare piano. Marco Saracini ci parla del cinema contemporaneo e dell’impatto che questo ha sui suoi fruitori. Miriam Gualandi ha scelto di parlare del Natale dal punto di vista psicologico: questo Natale, un po’ strano, che stiamo per vivere, ci farà forse recuperare l’importanza che dovremmo riservare agli affetti, e non alla materialità. Io, invece, vi parlo di uno dei regali più belli che potreste fare a chi non ha più speranza: regalare una vita, e riaccendere quella speranza. Questo Natale vi auguriamo di avere il coraggio di dire a voce alta tutti quei “vorrei” che vi frullano per la testa. Vi auguriamo di iniziare a muovervi verso di loro, così da poterli ricordare, il prossimo anno, come dei “volevo” meravigliosi. Perché è inutile girarci intorno: ci sono dei “vorrei” che ti cambiano la vita. Di solito si tratta di quei “vorrei” che non hai neanche il coraggio di ammettere, forse perché temi di non poter concretizzare, forse perché riconoscerli significherebbe cambiare strada, lasciare tutto, e ricominciare. E non ci si rende conto che proprio quel “vorrei ricominciare”, che tante, troppe volte, non abbiamo neanche il coraggio di pensare… beh, è proprio quello il “vorrei” che necessita di essere vissuto più di ogni altro. Io non lo so, cosa vorresti. Ma te lo sai bene. Ti auguro di avere il coraggio di volere ciò che vorresti, con tutta la determinazione che hai. Esmeralda Moretti 3

Natale ai tempi del Coronavirus, un’occasione per riscoprire i valori di una festa sempre più consumistica Mettiamoci l’anima in pace, la Tregua di Natale non ci sarà Sentiremo parlare del Natale 2020. festeggiare. Eppure “come passare Natale Quest’anno invece di rincorrere l’offerta e Capodanno 2020” sono gli argomenti per il regalo migliore rincorriamo DPCM, che al momento infiammano tutti i sperando che il Governo ci permetta di salotti, con le dichiarazioni dell’uno o passare perlomeno quel giorno con i dell’altro schieramento che non fanno parenti lontani e che l’incubo del Covid altro che esacerbare animi già abbastanza ci lasci in pace almeno per qualche ora. provati. In questi mesi l’epidemia di Non sembra che andrà così. Nelle ore in Coronavirus è stata più volte paragonata cui questo articolo viene scritto non c’è a una guerra, combattuta in corsia, ancora nulla di certo, le idee cambiano nei palazzi della politica, nelle terapie di minuto in minuto e non sappiamo se, intensive, per le strade. Una guerra da cui quando le leggerete, queste righe saranno però non ci sarà tregua neanche il giorno ancora attuali. Non è facile star dietro a di Natale. Il dibattito sulla necessità o Conte e ai suoi DPCM. È chiaro ormai meno di celebrare questa festività apre che quest’anno le vacanze sugli scii molti scenari e non ho potuto fare a meno salteranno, vietati anche gli spostamenti di pensare a un Natale molto lontano tra regioni di colore giallo e sembrerebbe nel tempo, durante un conflitto di cui la addirittura che nei giorni 25, 26 maggior parte di noi ha letto solo nei libri Dicembre e 1 gennaio saranno vietati gli di Storia: è il 1914, sul Fronte occidentale spostamenti tra comuni. Una decisione, si combatte quella che passerà alla storia quest’ultima, che lascia sgomenti in come la Grande Guerra, un conflitto in molti. I DPCM infatti non tengono conto cui perderanno la vita oltre 16 milioni che in una città grande come Roma sarà di persone. Le cronache dell’epoca possibile riunirsi anche tra congiunti che riportano che alla Vigilia di Natale vivono in quartieri differenti. A farne le circa 100mila soldati tedeschi e spese saranno i piccoli comuni, dove è britannici diedero vita a una serie di molto facile che una madre e un figlio tregue non autorizzate. Sembra che vivano ad 1 km di distanza ma in comuni furono i tedeschi stanziati nei pressi di diversi. Il Natale non l’abbiamo salvato, Ypres a iniziare, con un gesto semplice andiamo avanti con la speranza di e al contempo incredibile se pensiamo salvare almeno il 2021. Insomma, a ben che avvenne nel fango, tra morti e feriti: guardare ci sarebbe davvero poco per cui decorando le loro trincee e cantando 4

canzoni della tradizione natalizia. Al loro canto rispose quello degli inglesi e così da una parte all’altra i soldati cominciarono ad attraversare la striscia di terra tra una trincea e l’altra, la cosiddetta “terra di nessuno”, per scambiarsi piccoli doni. Fu giocata addirittura una partita di calcio. Lo scrittore Geoffrey Reagan nel suo Military Anecdotes, riporta la testimonianza del tenente tedesco Johannes Niemann che scrisse: «afferrato il binocolo e scrutato con cautela oltre il parapetto, ebbi la vista incredibile dei nostri soldati che scambiavano sigarette, grappa e cioccolato con il nemico». Questo per dire che il Natale non è solo una festa di cui si può fare a meno. A chi si chiede «ma con tutto quello a cui dobbiamo pensare, davvero a qualcuno importa del Natale?», la risposta è sì. Al di là della questione religiose, a cui possiamo credere o non credere, ma che comunque dobbiamo rispettare, il Natale è qualcosa che ci unisce. Forse ci è data l’occasione di rivedere le nostre priorità. In quest’epoca frenetica fatta di algoritmi, selfie e Instagram stories, forse abbiamo l’opportunità di riscoprirci. Apprezzeremo di più la presenza di quei pochi parenti con cui ci potremo riunire, faremo meno attenzione ai regali. Ci impongono di non abbracciarci e quando lo faremo di nuovo non sarà più un gesto automatico. Per la prima volta nelle nostre vite penseremo “sto abbracciando questa persona”. Ci rifaremo a Natale 2021, almeno è quello che speriamo. Quindi, voi che potete, sedete accanto alla zia che credevate insopportabile, ascoltate il cuginetto ciarliero, rispondete alle domande poste cento volte da vostra nonna, stringetevi ai vostri cari. Perché il 2020 ci ha insegnato che niente va dato per scontato. Quello che davamo per certo oggi, domani sarà la cosa che più desideriamo avere. Coglietelo davvero, l’attimo. Prima che un altro Coronavirus venga a togliervi la possibilità di goderlo. Miriam Gualandi 5

Anatomia del cinema d’autore moderno Intervista al Prof. Bruno Di Marino Il cinema è in continua evoluzione, la sua storia è fatta da ambienti di nicchia e da altri più popolari, ma non per questo più facili da capire. Per questo motivo l’intervista al Professor Bruno Di Marino, docente di Teoria e Metodo dei Mass Media presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone, proverà a spiegarci un po’ questo mondo. Cosa ne pensa della produzione cinematografica smagogidoesrunlla’a?rgoÈmeunntoa. domanda complessa che richiederebbe un intero Bisogna capire innanzitutto che cosa intendiamo per “cinematografia”. Il “cinema”, come sappiamo non esiste più, o almeno non esiste più nel senso classico, cui ci ha abituato il XX secolo. Esistono le immagini in movimento e le molteplici forme che esse assumono all’interno del vasto panorama audiovisivo. Se poi parliamo di “cinema narrativo”, quello che si rivolge ancora a un grande pubblico e che, in teoria, dovrebbe ancora uscire regolarmente nelle sale, allora il discorso diventa più specifico. Ecco, questo tipo di produzione - se la confrontiamo a quella di alcuni decenni fa - è sicuramente in declino. Grandi maestri del passato sono morti e non sono stati sostituiti parlando da un punto di vista quantitativo. Però è anche vero che, per chi frequenta i festival di cinema, il mio discorso potrebbe essere giudicato parziale e disinformato, perché esistono migliaia e migliaia di autori anche interessanti in tutto il mondo, soprattutto a livello di cinema indipendente, che noi non conosciamo perché non arrivano all’attenzione del pubblico, per colpa della distribuzione. Mi rendo conto di non aver risposto alla domanda ma di averla elusa e allora sarò più breve. Penso che, come ogni epoca, abbia opere e autori degni di interesse. Analizzare i registi a noi contemporanei è sqnoiucnaumlrciahvmea edrnietfgaeriesdtuianffiecelierlneec,odmedi adnoesmieicgpoernracdhnéodhiLo esdeiemclp’rèepaasclsasmrsaaotomm?emeoBnretihao,: i Dardenne per esempio, i fratelli Coen, Pablo Larrain, Lav Diaz, a me non dispiace neppure Dolan, anche se capisco che possa apparire a tratti finto, eccessivamente formalista, “facile” per alcune cose. Poi ci sono documentaristi come Joshua Oppenheimer, che è riduttivo chiamare documentaristi. Lantimos, un altro autore a volte amato, a volte odiato, ma “Il sacrificio del cervo sacro” resta per me un film sconvolgente. Figure controverse ma sicuramente innovative come Lars von Trier. Cineasti che vengono dal mondo dell’arte come Steve McQueen. E poi, per fortuna, sono ancora in attività maestri come David Lynch, Marco Bellocchio, Aleksandr Sokurov, Martin Scorsese, Jean-Luc Godard, Patricio Guzman, Roman Polanski, Clint Eastwood, Philippe Garrel. Infine, mettiamoci anche i registi sopravvalutati, uno tra tutti: Luca Guadagnino, il cui successo è 6

davvero per me inspiegabile. E nella lista ci spazio-temporali, un regista che attraversa metterei anche Wes Anderson. Il pubblico i generi, li contamina. In questo mi sembra moderno si scalda molto per registi erede di autori come Kubrick ad esempio. Ma, come Tarantino, oppure Nolan, per ripeto, ci sono anche tanti aspetti che lo rendono Lei saranno considerati colonne discutibile. Un’ultima domanda, sppooanorrtteadunedtieailunltaofruictusuiglrtnouifiorcaartiivmPi oadper?grliaSnuicnlutiormasmi oe2nlot0e si chiacchierava molto di come anni. Personalmente preferisco Nolan, Tarantino “Parasite”, di Bong Joon-Ho, fosse è divertente ma il suo citazionismo e il suo il punto di partenza per un’apertura “remakismo” diventa spesso fine a sé stesso, un da parte dell’Academy. Lei pensa divertissement e basta. I suoi film migliori restano sia veramente così oppure è stato i primi. Naturalmente ne ha fatti altri interessanti, solo il fenomeno del momento? ma non rivoluzionari per quanto riguarda il Francamente delle “aperture” dell’Academy me linguaggio come i primi due. Per quanto riguarda ne frego abbastanza. Riguardo a Parasite non è Nolan il discorso è diverso: io lo considero un un film che ho amato particolarmente. Ne capisco innovatore, anche se c’è un problema. Ogni suo film il fascino, ma mi sembra piuttosto senz’anima. finisce col diventare un action movie all’americana Molto “paraculo” solo per parodiarne il a tratti irritante. Secondo me potrebbe dare di più titolo. Comunque, ben venga che siano portate se non fosse vincolato comunque dalle aspettative all’attenzione internazionale certe cinematografie. del suo target, che è comunque di massa. Se La Corea del Sud ha una produzione molto scorriamo la sua filmografia dobbiamo ammettere significativa da decenni, come sappiamo, pensiamo che ha diretto lungometraggi di tutto rispetto. A a Kim ki-duk, per citare il più famoso ma in proposito di Christopher Nolan, è effetti ve ne sono moltissimi altri. Sicuramente da poco uscita la sua ultima fatica uno dei problemi del sistema cinematografico è “Tenet”. Cosa pensa al riguardo, che ruota ancora troppo intorno all’industria oltre la trama sicuramente molto culturale degli USA. È evidente che molti film complicata si nasconde la genialità e molti autori di alto livello siano statunitensi, registica? Confesso di non averlo ancora ma rischiamo poi di offuscare il resto del mondo. visto anche se mi hanno messo in guardia sulla Quella cinese è ancora una cinematografia complessità esasperante della trama. Ecco, questa forte, purtroppo si sente parlare meno di quella è una cosa che un po’ mi irrita, perché penso che il iraniana, i cui fasti degli anni ’90 sono un godimento di un film sia compromesso se uno deve po’ appannati, così come quella giapponese. Il risolvere rompicapi narrativi. Per esempio, trovo problema è che esistono ormai autori sparsi, che saghe come Star Wars siano solo giocattoli singoli, e non ci sono più i movimenti nazionali per cinefili che hanno voglia di masturbarsi. come negli anni ’60-’70, i “nuovi cinema”, le Non posso passare il mio tempo a riconoscere correnti, i generi anche d’autore. È tutto molto personaggi e parentele intergalattiche. Detto questo mescolato, tutto molto contaminato. Non è detto la complessità e la non-linearità narrativa è una che sia un male, ma purtroppo io sono tra quelli delle peculiarità di quello che si definisce post- che pensano che il cinema narrativo ha dato il cinema. Nolan è un abile creatore di mind game suo meglio. Per trovare cose davvero rivoluzionarie movie, un autore ossessionato dalle dinamiche bisogna rivolgersi altrove: alla sperimentazione, alla non-fiction. Ma questo è un altro discorso. Marco Saracini 7

Diventare donatori di midollo osseo: potresti essere quell’1 su 100.000. Potresti salvare una vita. Potresti fare la differenza. Come si diventa donatori? Come avviene il prelievo? Le parole di Giulio Corradi (ADMO) Non tutti sanno quanto sia importante poi di essere ricontattati dalla sede in donare. Sentiamo spesso parlare di questione. Si procede con la tipizzazione, donatori di sangue, meno spesso di ossia l’analisi di un campione di sangue donatori di midollo osseo. In effetti, non o di saliva dal quale si ricava il profilo è diffusa la consapevolezza del fatto che Donatore. Questo permette di entrare molto più frequentemente di quanto a tutti gli effetti nel Registro Italiano potremmo pensare il trapianto del Donatori Midollo Osseo. In questo modo, midollo osseo rappresenta l’unica opzione se il profilo donatore che si è individuato per persone affette da malattie del sangue dovesse coincidere con quello di un come leucemie, linfomi e mielomi. potenziale ricevente, sarebbe possibile Donare il midollo significa salvare una continuare il percorso di donazione vita, ed è un gesto che non compromette tramite il trapianto. La donazione avverrà la salute del donatore. Ci rendiamo sempre nel centro ospedaliero autorizzato conto di quanto sia davvero importante a svolgere questa attività più vicino alla donare il midollo se osserviamo i dati: la residenza del donatore, ma il potenziale compatibilità genetica è infatti rarissima, ricevente potrebbe trovarsi in qualunque ed è per questo motivo che sono necessari parte del mondo. Sarà poi compito del tanti donatori. Tra individui che non personale sanitario il trasporto delle hanno legami di sangue, la compatibilità cellule prelevate. Per donare bisogna è infatti 1 su 100.000 (cioè lo 0, 001%). La avere dai 18 ai 35 anni; si rimane nel probabilità aumenta nel caso in cui si ha a registro donatori fino ai 55 anni. Una delle che fare con fratelli e sorelle, compatibili domande più frequenti è: come avviene tra loro una volta su quattro (25%). Come in pratica il prelievo? Innanzitutto, è bene si può diventare donatori? “Solo una dire che ad essere prelevate sono le cellule persona su 100.000 è compatibile con chi, staminali emopoietiche. Si tratta di cellule proprio in questo momento, è in attesa “pluripotenti”, da cui hanno origine di un trapianto di midollo osseo. Quella tutte le cellule del sangue e del sistema persona potresti essere proprio tu.” immunitario: globuli rossi, globuli bianchi Recita così il sito di ADMO (Associazione e piastrine. Ecco perché il trapianto di tali Donatori di Midollo Osseo). Per diventare cellule garantisce la produzione di tutte le donatori è necessario rivolgersi ai centri cellule del sangue, fornendo al ricevente donatori, fare riferimento a realtà come un nuovo sistema immunitario. Tali cellule quella di ADMO. Il modo più rapido è fare possono essere prelevate in due modi: una preiscrizione online, che permette o direttamente dal midollo osseo, o dal 8

sangue periferico. Il prelievo da sangue periferico (chiamato “aferesi”) è il metodo usato più frequentemente (8 persone su 10; fonte: Admo). L’aferesi è la procedura più diffusa in quanto è la stessa tecnologia che si usa per la donazione di plasma e/o piastrine. Nel caso di prelievo da sangue periferico, il donatore, nei giorni precedenti il prelievo, dovrà sottoporsi alla somministrazione di un agente mobilizzante, per aumentare il numero delle cellule staminali e favorirne il passaggio dal midollo al sangue. Il prelievo da midollo osseo avviene invece sotto anestesia epidurale o generale. Entrambe sono procedure sicure, che non espongono il donatore a rischi e non comportano conseguenze dannose. Abbiamo avuto piacere di parlare con il dottor Giulio Corradi, Presidente dell’ADMO. Come mai è più facile trovare donatori di sangue che di midollo osseo? “Tutto ciò che non si conosce, spaventa. Inoltre, nell’immaginario collettivo, si tende a confondere il midollo osseo con quello spinale: si ha quindi paura di rimanere paralizzati. Molte volte l’ambiente medico stesso fa confusione. Oggi poi, donare è davvero semplice. Fino a qualche anno fa avveniva tutto in camera operatoria, non perché sia un’operazione, ma perché serviva una camera sterile. L’unico momento delicato era quello dell’anestesia, che potrebbe comportare rischi minimi; ma la modalità di donazione e la valutazione del donatore come idoneo permettono di garantire una donazione sicura. Da qualche anno a questa parte, inoltre, le donazioni avvengono principalmente in aferesi: questo rende la donazione più immediata”. L’invito è quindi quello di donare. Donare per salvare delle vite, donare per riaccendere speranza in chi non ne ha più. Donare perché non costa niente, ma può davvero fare la differenza per chi potrebbe perdere tutto. Potresti essere l’ultima possibilità per salvare una vita. Se fossi proprio tu, quell’1 su 100.000? Esmeralda Moretti 9

di Andrea Saracini Parte 2 mucche quadricornute. Yion era davvero in Mi trovavo ancora seduto su quella panchina vena di ricordi nostalgici: prese a raccontare, con nella piazza centrale di Dvyindoedd; non malinconica allegria ed occhi velati di malcelata era passata un’ora, ma con la mente avevo tristezza, di come passavamo ore ad allenarci, ripercorso gli ultimi quattro mesi: l’incursione quando ero solo un ragazzo di diciassette anni. dell’orrido wyinddorm, il terribile infortunio Onorava una promessa fatta a mio padre che, durante il suo inseguimento, la totale perdita di avendo perso una gamba nella Piccola Baruffa memoria, il recupero della mia identità grazie contro il Granducato di Grafdastìr, non avrebbe ai racconti dei miei premurosi compaesani. potuto addestrarmi al meglio nell’arte della Un uomo attraversò la piazza deserta con passo spada: Yion, d’altro canto, era uno dei più abili svelto e sguardo arcigno; iniziai istintivamente spadaccini della zona e si dimostrò felice di a mormorare, come un bimbo che ripeta una potermi trasmettere la sua tecnica. Ricordò dei lezioncina a scuola: Traodd il fabbro, non primi combattimenti con armi di legno, della sposato, irascibile, gran forgiatore di attrezzi volta in cui gli assestai per sbaglio una bastonata ed armi, sopravvissuto ad una decina di nelle palle, dei lividi, dei graffi, delle cicatrici, scaramucce alle frontiere con le nazioni vicine, delle risate, delle battute di caccia, della mia ha perso un occhio in un terribile incidente prima preda catturata. Preso da quel vortice di di lavoro e quella benda nera sembra proprio memorie per me dimenticate, raggiungemmo in adatta al suo cipiglio. breve una radura erbosa ombreggiata da alcuni «Fai così con tutti noi?» alberi e lambita dalle vivaci acque del Rak. Non mi voltai, avevo riconosciuto la voce del Estrassi la spada e cominciai a fendere l’aria, fratello di mio padre. Sorrisi: «Buongiorno, combattendo contro un fantoccio di paglia che Yion. Sì, stavo “ripassando” un po’…» avevo costruito. Considerando la situazione, L’uomo, poco più che cinquantenne, barba e la mia abilità sembrava stupefacente: i miei capelli color cenere, mi si accomodò vicino ed muscoli dovevano aver mantenuto, in qualche iniziò ad armeggiare con la sua pipa di radice: modo, la memoria di centinaia di allenamenti dèi, non sopportavo quella roba puzzolente che e combattimenti; tuttavia, mi sentivo ancora usava fumare! decisamente goffo. Yion mi spronava, mi «In realtà, stavo per andare ad allenarmi in rimproverava, mi correggeva, mi lanciava qualche posto fresco: non posso mica passare frecciatine, si complimentava. tutto il giorno qui a grattarmi la pancia!» «L’arma che tieni in mano comporta una «Bravo ragazzo! Mi fai tornare in mente i bei grande responsabilità: sono lieto di vedere che tempi, quando tu non avevi ancora peli sotto tu prenda la cosa così seriamente. Stai sicuro il mento ed io ti davo qualche dritta su come che, con il tempo, tornerai a padroneggiarla.» usare la spada…» Lo zio era presente e giurò di essersi commosso «Nostalgico, stamattina?» quasi al punto di piangere, quando mio padre «Beh, più si invecchia, più si vive di ricordi. Mio posò per la prima volta quella spada nelle nonno diceva sempre “guai a chi non colleziona mie mani. Apparteneva alla mia famiglia da esperienze nella propria vita!”.» generazioni, tramandata dai padri ai figli, la Mi rabbuiai: io avevo perso tutto, stavo lama forgiata e riforgiata più volte dai capaci ricominciando faticosamente da capo. Mi diede fabbri del paese, compreso Traodd: sulla guardia una leggera pacca sul ginocchio, imbarazzato: dell’elsa, simile ad un intreccio di strisce in ferro «Scusami, l’ho detto senza pensare!» battuto, dominava lo stemma degli Strivyidd, il «Non ti preoccupare. Agli dèi piacendo, tornerò mio casato. Ciò che più mi disturbava era il non quello di prima.» provare alcun legame con quell’oggetto, il quale Yion diede un paio di pipate, emettendo sbuffi incarnava praticamente tutto il mio retaggio dall’odore di merda di mucca: mi chiedevo se famigliare: avevo la sgradevole sensazione di non la fumasse davvero. essermi appropriato di qualcosa trovato per via. «Aryinn, dobbiamo essere positivi: hai tutto Yion si congedò e tornò in paese, io proseguii l’aiuto possibile da parte dell’intera Dvyindoedd. i miei combattimenti immaginari con una A proposito, non sono ancora così decrepito da determinazione che, a volte, temevo fosse non poterti assistere con gli allenamenti, se lo artificiosa e più atta a soddisfare le aspettative desideri!» che gli altri riponevano su di me. Cercavo di Accettai e ci dirigemmo oltre il recinto sacro non pensarci. Rincasai tardi, quel pomeriggio, del Santuario, verso il torrente Rak, superando quando le ombre erano già parecchio lunghe 10 campi coltivati e pascoli vivacizzati da gruppi di sotto il cielo rosso. Trovai mia madre indaffarata

con la cena e mio padre tutto intento a lucidare 11 la sua gamba di legno; nel vedere la protesi, mi tornò in mente una domanda che avrei voluto porgli da un po’: «Padre, mi chiedevo: ho mai combattuto in uno dei tanti conflitti ai confini della Repubblica?» Preso alla sprovvista, posò il panno vicino al barattolino della cera esitante: «No, Aryinn, tu no di certo. Vedi, chi si dedica a vegliare sul paese ed i suoi abitanti viene richiamato di rado nell’esercito: altrimenti, chi rimarrebbe a controllare la situazione, qui? Marmocchi, anziani e mutilati?», concluse ridendo, indicando la sua protesi. «Fino ad oggi mi sono occupato di poca roba, comunque.» «Dipende dai periodi: ci sono stati anni molto irrequieti in cui i ghyiarddes erano due o persino tre: quand’ero piccolo, mio padre collaborava con suo fratello ed un cugino. Allora eravamo proprio in guerra: con il Principato di Galydorna, se non ricordo male.» «“Cugino” mi sembra un po’ vago: qui siamo praticamente tutti parenti!» «Il paese è piccolo, non è mica Tradoke!», ridacchiò lui. «Ci sei mai stato?» «Si, con te. Ma non ti era piaciuta: tornando a Dvyindoedd, ti lamentavi di quanto fosse troppo grande e caotica la capitale e qui tutto più tranquillo e sereno!». Ammiccò, ilare. La grande città: non ne avevo alcun ricordo, ovviamente, ma ogni tanto la curiosità mi portava a fantasticare su come potesse essere. «Chissà come la penserei, ora, dato che non…» «Beh, a te questo paese è sempre piaciuto, devo dire: te lo sentivo ripetere spesso.» «Non posso negare di provare un legame, seppure ancora vago, con questi luoghi e i suoi abitanti, in particolare con Agniya. Mi chiedevo se…» Aggrottò la fronte: vidi uno strano balenio nei suoi occhi. «Vuoi sapere se vi siete frequentati, prima che tu…? ‘ndeh, sicuramente, eravate…siete molto amici fin da piccoli, più che con gli altri vostri coetanei. Però, ultimamente, è stata molto indaffarata con la fattoria dei suoi.» «Me ne sono accorto! Non sono riuscito a parlarle molto.» Dei colpi molto forti alla porta di casa ci interruppero. Trasalimmo tutti. L’uscio di spalancò con violenza e sulla soglia apparve Yion, con gli occhi sbarrati ed il fiatone: «Quel maledetto wyinddorm! È stato avvistato su alla Rupe Arcigna!»

L’Aperi-Libro Titolo: Le notti bianche di dicembre: “Le Genere: romanzo (letteratura russa) notti bianche” di Anno pubblicazione: 1848 Dostoevskij Casa editrice (della mia edizione): Buc, traduzione a cura di Daniela Polato ne “Era una notte meravigliosa, una di quelle notti che forse possono capitare Fëdor Michajlovic Dostoevskij soltanto quando si è giovani, caro lettore. Il cielo era così stellato, così luminoso, che, guardandolo, involontariamente ci si chiedeva: possibile che sotto un cielo simile possa vivere ogni sorta di persone irascibili e colleriche?”. Inizia proprio così uno dei libri più delicati di Dostoevskij: “Le notti bianche”. Dico sempre io: le stelle le vedi solo se le vuoi vedere. Quante volte capita di ritrovarsi sotto un cielo mozzafiato, e di non dedicargli neanche uno sguardo? Forse perché troppo impegnati, troppo di fretta, troppo negativi. Sapete qual è il trucco per stare meglio? Guardare il cielo. La miglior medicina per l’anima. “Notti Bianche” è uno scritto del giovane Dostoevskij, precedente a tutte le drammatiche vicende che questo autore si trovò a vivere e che influenzarono profondamente il suo pensiero e la sua opera. Siamo qui nel 1848, alle prese con un Dostoevskij ancora ventisettenne, che, seguendo una mia personalissima interpretazione, cerca di trovare il giusto equilibrio tra il sogno e la realtà, tra l’amare profondamente qualcuno e il tutelare il proprio essere. Perché quando amiamo qualcuno perdiamo sempre un po’ di quello che siamo. È un regalo che facciamo all’altro, come a dire: “Tieni, ti do una parte di me. Accoglila con cura”. Un regalo che, qualora ricambiato, non crea nessun senso di inadeguatezza. Ma se non ricambiato genera un vuoto, una pesantezza, anche se in realtà siamo più leggeri, perché non siamo completi. È allora che fuggiamo nel sogno. E forse il nostro sognatore protagonista evade così tanto dalla realtà perché per anni ha amato troppo forte, e ora preferisce limitarsi ad osservare il mondo e viverlo nella sua testa. O al contrario, forse non ha mai avuto il coraggio di amare davvero. Come in ogni cosa, sono gli estremi in cui ci impigliamo, che paralizzano. È per questo che serve un equilibrio. Ma chi, davvero, si sentirebbe capace di affermare: “Io sono in perfetto equilibrio”? Una riflessione anche sul tempo. Il tempo che passa, silenzioso, senza fare rumore. Ci scorre addosso, ci accarezza. Peccato che a forza di accarezzarci ogni giorno, ci lascia un segno. Ci scava le rughe sul viso, ci tinge i capelli di bianco, ci rende stanchi e nostalgici. E poi è un attimo accorgerci di non avere più tempo: ci guardiamo allo specchio, e all’improvviso siamo vecchi. Forse siamo soli. E forse ci sta bene così. O forse no. Dostoevskij ci racconta quattro notti di amore, paura, voglia di parlare, incapacità di farlo, non riuscire a capirsi. Pensare di essersi capiti, ma poi realizzare di essersi fraintesi. Non è forse questa, l’essenza di tutta una vita? Esmeralda Moretti 12

Lo consiglio perchè... Lo consiglio perché è un libro dagli infiniti spunti di riflessione. Ogni volta che lo rileggerete ne troverete di nuovi. Soprattutto, lo consiglio perché c’è una domanda che vi rivolge l’autore proprio alla fine del libro, una domanda a cui è il lettore che deve rispondere: “Un intero attimo di beatitudine: è forse poco, anche se resta il solo in tutta la vita di un uomo?”. È forse la decima volta che leggo questo libro. Fino ad ora, ho dato centinaia di risposte diverse. E ti chiedi: “Dove sono i tuoi sogni”? E, scuotendo la testa, esclami: “Come volano veloci gli anni!”. E di nuovo ti domandi: “Cosa ne hai fatto dei tuoi anni? Dove hai seppellito il tuo tempo migliore? Hai vissuto? Oppure no?” Fëdor Michajlovič Dostoevskij (1821 – 1881) è stato Ecco, io sono un sognatore. una delle personalità più interessanti dell’800. Vive È così insignificante la mia il periodo in cui in Russia inizia a diffondersi, tra gli vita reale, e sono tanto rari intellettuali, il socialismo, benché questo, ovviamente, momenti simili, che non posso non sia ben visto dallo Stato e dallo Zar. Infatti, a causa fare a meno di riviverli nei delle sue frequentazioni con un circolo socialista, sogni. Sognerò di voi tutta la Dostoevskij viene arrestato e condannato a morte. Per notte, tutta la settimana, per qualche motivo però, lo Zar allora al potere, Nicola un anno intero. E domani, I, cambia la condanna: al posto della pena capitale, Dostoevskij viene mandato per quattro anni in Siberia tornerò qui. a fare lavori forzati. Dopo varie vicissitudini tornerà in Russia, ma come potete immaginare, esperienze del 13 genere lasciano un segno indelebile, che si rifletterà su tutta la sua produzione letteraria. Tra i suoi tanti capolavori non possiamo non citare almeno Memorie dal sottosuolo (1864), Delitto e castigo (1866) e l’Idiota (1868). È in queste che emerge il genio artistico dell’autore, le sue riflessioni su temi politici, morali e religiosi, nonché sulla pena di morte.

Oltre lo specchio Lo stage in Italia: un girone dantesco costruito intorno alle speranze di migliaia di giovani L’intervista a Daniele Comunale, giovane stagista “con esperienza” «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata... sullo stagismo». Non recita così il primo articolo della Costituzione italiana? Sulla carta no, ma poi nella pratica sono sempre di più i giovani costretti a saltare da uno stage all’altro, più o meno retribuito. Secondo una ricerca commissionata dal Comune di Milano lo scorso anno e realizzata dalla “Repubblica degli stagisti”, solo nella città meneghina si muoverebbero circa 31mila stagisti. Un esercito. E non importa quante qualifiche abbiano all’attivo, quante lauree, quanti master e quante esperienze. A chi non è capitato di sentirsi dire da un recruiter “hai troppa esperienza, non fai per noi”. Sai fare troppo, chiederesti di essere pagato o di essere pagato il giusto rispetto alle tue competenze, e noi non possiamo permettercelo. O non ci conviene. Attenzione, bisogna fare i giusti distinguo: lo stage ha senso se è finalizzato all’inserimento in azienda o all’acquisizione di competenze utili per essere competitivi sul mercato senza pesare sulle spalle del datore di lavoro. Perché è chiaro che una risorsa da formare “costa” di più in termini di tempo e di produzione. Ma quando diventeranno autonomi questi giovani se non viene garantito loro il primo e sacrosanto diritto sancito dalla Costituzione, cioè il lavoro? Oggi lo stage è la porta di servizio dell’Università, un parcheggio che ci fa sentire tranquilli, che ci fa sperare che quel posto che ci appartiene nel mondo sia in definitiva a portata di mano, salvo poi vedersi mandare via e ricominciare tutto da capo. I meno fortunati sono i laureati nelle materie umanistiche. I concorsi per l’insegnamento bloccati, redazioni di giornali piene o troppo povere per permettersi nuove leve, un mondo della cultura fermo su molteplici fronti. E allora in questo numero di Oltre lo specchio vi parlo dell’atto di coraggio di un ragazzo come tanti che un giorno, stufo di vedersi proporre l’ennesimo stage ha deciso di fare una piccola protesta dalla grande potenza simbolica. Daniele ha ventotto anni, una laurea triennale in Lettere e una Magistrale in Arti Visive, ha fatto mille lavoretti per potersi pagare gli studi senza gravare sulla 14

famiglia. Si è come mezzo dietro al trasferito a Milano quale si nascondono e da lì è iniziata la fini ben lontani lunga, lunghissima trafila dalla formazione degli stage, in particolare della risorsa». La in redazioni e uffici stampa. generazione dei La sua fortuna, se così si può dire, è Millennials e peggio aver trovato sempre stage retribuiti ma con ancora la Generazione Z, prospettive di assunzione mai diventate realtà. vengono spesso tacciate di “non sapersi Così un giorno di circa un mese fa si è seduto sotto accontentare”, di essere “viziati” e poco il comune di Milano con un cartello con su scritto propensi a faticare. Ti riconosci in questa “stagista con esperienza” e un cestino per le offerte. descrizione e riconosci altri giovani che Daniele, cos’è che ti ha spinto a “metterci la conosci? «Ho l’impressione che spesso le critiche faccia”? «La rabbia, grande e repressa, ma anche di questo genere vengano mosse da chi non vede la voglia di cambiare, di mandare un messaggio il paternalismo come uno dei grandi mali delle positivo e provocatorio. Mi sono chiesto per giorni aziende in Italia. Poi ovviamente la verità è sempre se avesse senso o meno dare seguito al bisogno di nel mezzo. Per quanto mi riguarda non ho mai fare quel gesto. Poi mi sono risposto che sì, aveva disdegnato nessun lavoro: ho fatto il cameriere e senso farlo, non si trattava di un semplice sfogo il volantinaggio, ho raccolto frutta e verdura nei fine a sé stesso, era una richiesta di attenzione campi, ho fatto il custode e le pulizie in hotel. Nel su un tema, quello della precarietà giovanile, da frattempo, riuscivo sempre a trovare spazio per anni sottovalutato o addirittura ignorato». Lo la scrittura, fortunatamente». Molti accettano stagismo di oggi può essere paragonato in un uno stage non pagato (o sottopagato) certo senso all’apprendistato che facevano perché sanno che se rifiuteranno ci sarà i nostri nonni a bottega. Con la differenza qualcun altro pronto ad accettare. Cosa sostanziale che in molti casi le prospettive possono fare i giovani nel loro piccolo di assunzione si traducono in un nulla di per uscire da questo circolo vizioso? «Di fatto. Secondo te il sistema “stage” è un certo non ho soluzioni pronte all’uso, altrimenti esperimento fallito? «Credo che lo stage sia non mi ritroverei nella situazione in cui mi uno dei numerosi strumenti per l’inserimento nel trovo. Ho maturato però la consapevolezza che lavoro, non l’unico ed esclusivo. Fino a pochi anni solo riconoscendo il proprio valore con onestà fa era impensabile che un cameriere potesse essere intellettuale, si può trovare una via di fuga. Rimane assunto in stage in un ristorante (non stellato), ovviamente il fatto che più grande è l’impegno, mentre ora si sta attestando come una realtà maggiori sono i frutti. Uno stage, lo trovo consolidata. Critico fortemente l’abuso dello stage tollerabile, tre o quattro di fila assolutamente no». Miriam Gualandi 15

uscito “La vita davanti a Sul sé” il nuovo film di Edoardo lungo andare Ponti, la trama viene ripresa questa luce così forte dal romanzo di Romain Gary. distrugge completamente le scene, Romanzo scritto nel ’75, racconta rende gli ambienti illuminati di una luce la storia di un’anziana signora e il rapporto palesemente non vera e più simile ad un filtro. che nascerà con un bambino disagiato; il libro Scelta delle luci in generale inappropriata, è stato già adattato a film da Moshé Mizrahi bisogna naturalmente salvare il salvabile e nel ’77, l’opera cinematografica vinse l’Oscar bisogna dire che non tutto il film è caratterizzato come miglior film straniero. Nella pellicola da queste luci “sbagliate”. A questo punto attuale la storia viene quasi totalmente ripresa gli elementi che dovrebbero dare un tocco per intero, gli unici adattamenti più corposi di rivoluzione al film sono due: il regista e gli sono quelli previsti dall’adattamento temporale. attori. Partiamo dal regista Edoardo Ponti, Lo svolgimento della narrazione ai nostri occhi figlio del produttore Carlo Ponti e dell’attrice è molto scontato, ma stiamo parlando di un Sophia Loren, non ci fa sognare e la regia solo a testo scritto più di quaranta anni fa, e anche già tratti ci sembra veramente ben fatta. I momenti proposto nei cinema. La trama nel complesso registici più belli si fanno notare, quando la è semplice, Madame Rosa (Sophia Loren) era regia si innalza si nota un’armonia nella scena, una prostituta, adesso cresce e educa i figli delle ma non è una dote fortemente personale, infatti sue colleghe più giovani. Un giorno riceve in davanti a quelle scene si ha come l’impressione affidamento da un suo conoscente un bambino di trovarsi davanti a un film di Sorrentino. diverso, il giovane è un senegalese con una storia Questo forse è il più grande difetto di questo alle spalle complicata e misteriosa, tra i due film la mancanza di personalità, naturalmente all’inizio ci sarà molta diffidenza ma pian piano anche solo avvicinarsi alla dote registica questo conflitto verrà sciolto. C’è da dire però che “sorrentiniana” non è cosa da poco, ma se l’adattamento è totalmente piatto e non brilla, tutti i registi puntassero solo ad assomigliare è doveroso sottolineare che, nonostante ciò, la ad un grande regista avremmo tutti film storia è molto appassionante. Anche alcune uguali. Ora veniamo agli attori, su tutti Sophia scelte fotografiche sono visivamente eccessive, Loren che torna davanti alla cinepresa dopo come se non avessero avuto l’accortezza di dieci anni di stop. Naturalmente, non sfigura dosarle. Su tutte la scelta della luce negli e dimostra la buona dote attoriale alla quale ambienti, quando ci si trova nel palazzo di ci ha sempre abituato, solo alcune volte ci Madame Rosa le finestre emanano un candore sembra che gli manchi quel pizzico di forza che in alcuni casi crea un’atmosfera calda e e grinta che l’ha sempre contraddistinta. Il tipicamente mediterranea, ma sicuramente ruolo che incarna d’altronde ci riporta un andrebbe usato con contegno come effetto. po’ a “Matrimonio all’italiana”, con Vittorio De Sica e la Loren nei panni di Filumena 16

Marturano, certo degni all’epoca la Loren aveva di nota: un’altra età e sicuramente riusciva ad Renato Carpentieri nei incarnare di più la furia e l’impeto partenopeo. panni del Dottor Cohen, e Babak Naturalmente, ciò non è un demerito e con Karimi nei panni di Hamil. Carpentieri questa interpretazione rappresenta solo di più comparirà poco nel film ma la sua esperienza la condizione precaria del suo personaggio. teatrale si nota nelle scene in cui è presente. Il coprotagonista è Momò, interpretato da La vera nota di merito va però a Karimi, il Ibrahima Gueye; il giovane alla sua prima suo Hamil è un signore pacato che incarna interpretazione ufficiale porta una buona perfettamente il personaggio che rappresenta. interpretazione, anche se a volte le sue Il film in generale è discreto, da vedere senza reazioni sono esagerate. I suoi impeti di pretese. Ci sono punti di forza che trainano i rabbia sono forse a volte forzati, ma quando tempi cinematografici e lacune che all’occhio ricopre il ruolo di bambino è perfetto e ci sono davvero delle storpiature. Ponti è un regista commuove. Due sono gli attori non protagonisti discreto e lo dimostra pienamente con questo film. Pellicola da guardare per molti motivi, ma sicuramente non eccelle in nessuno di essi. Marco Saracini 17

ASSEGNO DI MANTENIMENTO E CONVIVENZA MORE UXORIO L’istituto della “famiglia”, che ricordo dell’assegno di mantenimento disposto la Costituzione all’art 29 definisce, anzi, in suo favore, pian piano si è consolidato riconosce, come società naturale fondata l’orientamento secondo cui, qualora il sul matrimonio, è in continua evoluzione coniuge avesse intrapreso una nuova e nel corso degli anni abbiamo assistito convivenza, avente i caratteri della alla diffusione di una pluralità di modelli stabilità, si sarebbe verificata una sorta familiari che si sovrappongono l’un di quiescenza del diritto all’assegno, che poi l’altro e che sono espressione sempre avrebbe potuto riproporsi, in caso di rottura più del mutamento della concezione della convivenza tra i familiari di fatto. La stessa di famiglia, incentrata più sul Cassazione, spingendosi ancora oltre, ha concetto di formazione sociale in cui poi sostenuto che la stabile e continuativa si esprime/realizza la personalità del convivenza rileva non solo sotto il profilo singolo, che sulla rigidità dell’accezione economico, ma anche da un punto di vista del “vincolo matrimoniale”. ontologico, recidendo ogni rapporto con il Premesso questo, accade molto spesso precedente modello di vita matrimoniale che dopo la separazione o dopo il e che una volta formata la famiglia di fatto divorzio, il coniuge titolare dell’assegno, l’assegno non debba essere più corrisposto. di separazione o di mantenimento, Arriviamo infatti alla pronuncia di instauri una convivenza avente i caratteri ottobre del 2019, ed oggetto della nostra della continuità e condivisione di un attenzione, con cui la Corte di Cassazione progetto di vita. Deve premettersi, da un è andata anche oltre, poiché ha affermato punto di vista normativo, che non esiste che l’assegno di mantenimento non è alcuna disposizione di legge che più dovuto all’ex coniuge che inizia preveda l’esclusione dell’assegno una relazione stabile e duratura, di mantenimento quale diretta anche se non basata sulla convivenza, ed automatica conseguenza stabilendo la revoca dell’assegno dell’instaurazione di una convivenza di mantenimento per una donna more uxorio. L’unica previsione di una che pur non convivendo stabilmente/ causa di esclusione si riferisce all’assegno ufficialmente con un nuovo compagno divorzile ed è rappresentata dal passaggio avesse comunque una relazione con lui. a nuove nozze dell’ex coniuge beneficiario Nella sentenza, si legge che se il rapporto è (art. 5, comma 10, l. n. 898/1970). Ciò non fondato su una assidua frequentazione, se esclude, tuttavia, che ulteriori situazioni pur non caratterizzata da una convivenza possano incidere sul diritto all’assegno di ufficiale, per la Cassazione, purchè si tratti divorzio o di mantenimento. Negli ultimi di un rapporto stabile, non sembrano anni la Cassazione ha deciso di affrontare esserci dubbi nel dover procedere alla la questione approdando ad una soluzione revoca dell’assegno di mantenimento. innovativa, nel senso di attribuire alla A parere di chi scrive questa pronuncia convivenza more uxorio sempre maggiori può essere condivisa, nella misura in riflessi per quanto concerne l’obbligo cui attraverso i principi in essa espressi di mantenimento tra coniugi separati vengono superati i vari escamotages e divorziati. Difatti, se per i precedenti che il coniuge, titolare dell’assegno di orientamenti giurisprudenziali, la mantenimento, può mettere in atto convivenza del coniuge beneficiario per non perderlo magari nascondendo dell’assegno non rilevava ai fini della revoca le nuove relazioni sentimentali. Avv. Lara Caschera 18

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Jane Austen “Vanità e orgoglio sono due concetti ben diversi. Si può essere orgogliosi senza essere vanitosi. L’orgoglio si collega piuttosto all’opinione che abbiamo di noi stessi, la vanità è ciò che desidereremmo fosse l’altrui opinione.” tratto da “Orgoglio e Pregiudizio” Prossima uscita 8 Gennaio 2021 La Volpe è un inserto di Notizie del Cuore, giornale con autorizzazione del Tribunale di Velletri 4 - 14 del 10 Aprile 2014. Ai sensi della legge 22 aprile 1941, n. 633, sul diritto d’autore, l’uso non accordato degli articoli presenti in questo giornale è perseguibile penalmente. 20


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