COMUNICARE, CONDIVIDERE, PARTECIPARE Piano Formativo Integrato sulla prevenzione ed il trattamento delle dipendenze Aggiornamenti informativi e buone praticheSeminario 25 marzo 2015, Ex chiesa di Santa Maria MaddalenaStrategie di intervento dei servizi di territorio e ruolo della società civile
Leopoldo Grosso – psicologo e psicoterapeuta, vicepresidente del Gruppo AbeleOggi, a un anno dal suo insediamento, non esiste ancora un indirizzo preciso del governo Renzisulle priorità nell’ambito delle dipendenze. Di certo c’è solo la spending review, che toglie risorseagli operatori del settore. Nel caso del Piemonte, realtà in cui Grosso opera, i tagli hanno portato aun sostanziale blocco del turn-over e a un depotenziamento dei servizi di prevenzione.PrevenzioneProprio la prevenzione è il campo in cui sarebbe il caso di lavorare e investire maggiormente,distinguendo bene tra consumo e dipendenza. Due sfere con più diversità che somiglianze. Gliobiettivi primari di chi fa prevenzione sono due: rafforzare l’astinenza in chi non fa uso di sostanzee aiutare i consumatori a un uso consapevole e moderato.Trattamento e curaPer quanto riguarda il trattamento e la cura, occorre abbinare l’intervento farmacologicoall’intervento psico-sociale. All’utente deve essere proposta una progettualità ampia, in grado direstituirgli fiducia e senso. Quanto alla riduzione del danno, bisogna ripartire dal carcere,intercettando i tossicodipendenti e seguendoli nel loro percorso di rinserimento nella società.Il ruolo della cittadinanza attiva nel contrasto dello spaccioQuanto al contrasto dello spaccio, le forze dell’ordine non devono essere lasciate sole. La legalità èun bene comune, il ruolo della cittadinanza attiva è fondamentale.RISORSELa grande esperienza dei Sert e di tutti gli operatori socio-sanitari consente di calibrare approcci einterventi mirati, anche a dispetto del continuo calo di fondi a disposizione.BISOGNI/PROBLEMATICITÀSu tutti i tagli continui.SPUNTI/PROPOSTEOccorre investire nella prevenzione, e offrire all’utente una progettualità ampia. Rispetto alcontrasto dello spaccio è fondamentale il ruolo della cittadinanza attiva.
Capitano Pierluigi Giglio – comandante Nucleo investigativo reparto operativo CarabinieriPer affrontare il problema della droga è necessaria una serie di interventi multidisciplinari.Il caso Umbria: non esistono organizzazioni criminali strutturateUn’analisi fattuale del fenomeno della droga in Umbria e a Perugia conferma un fortissimoradicamento di gruppi criminali alloctoni, mentre smentisce la presenza di organizzazioni criminalistrutturate. Niente associazioni a delinquere ex articolo 74 del Codice Penale, se non in casieccezionali. Principalmente si tratta di concorso in spaccio.Il 40,8% degli arresti effettuati in Umbria nel 2014 riguarda lo spaccio, appunto, mentre numerosisono anche quelli per furti e rapine, che spesso allo spaccio sono legati. Gli spacciatori perugini, inparticolare, sono solitamente anche consumatori. Prima compiono furti o rapine per procurarsidenaro che poi investono in stupefacenti, destinati in parte allo spaccio e in parte all’uso personale.Assuntori e morti per overdose? Quarantenni, non ventenni. E spesso forestieriQuanto agli assuntori, i dati evidenziano che il problema droga non riguarda la categoria deglistudenti universitari, né per il consumo né per le overdosi. La quasi totalità delle morti per overdoseverificatesi a Perugia nel 2014 (15 su 18) riguardano persone tra i 40 e i 45 anni. Dipendenti dilungo corso, non di rado, peraltro, provenienti da regioni limitrofe. L’Umbria subisce il fenomenodroga soprattutto perché lo stesso territorio (così come le sue dinamiche sociali) favorisce l’ingressodi soggetti da regioni limitrofe che arrivano a Perugia, e soprattutto nel centro storico e in certeparticolari periferie, per comprare eroina.La realtà di Perugia non è eccezionale. Le rappresentazioni dei media sono sensazionalisticheNonostante le rappresentazioni sensazionalistiche dei media locali e nazionali la realtà di Perugiariflette dinamiche compatibili con quelle di altre città di dimensioni simili, come Padova, Vicenza,Padova o Piacenza. Il centro storico è una piazza della droga perché è molto popolato dagli studentiuniversitari: gli spacciatori danno appuntamento lì per dare meno nell’occhio.Il problema degli affitti in neroAltra criticità è data dal problema degli affitti a soggetti dediti allo spaccio. L’emorragia di iscrittialle università perugine ha portato molti proprietari di immobili ad affittare i propri appartamenti aextracomunitari senza un’occupazione dichiarata e spesso senza documenti. I proprietari nonesercitano un controllo che sarebbe necessario.Altri danni dei media: i cittadini, spaventati, non denuncianoLe distorsioni dei media, infine, scoraggiano i cittadini che sarebbero orientati a fare segnalazionialle forze dell’ordine. La presunta presenza di pericolose e potenti organizzazioni criminali è unforte deterrente: per paura di ritorsioni i cittadini non si espongono.RISORSELe analisi fattuali sono molto accurate, e le forze dell’ordine hanno una percezione dettagliata dellasituazione dello spaccio in Umbria e a Perugia. Si conosce bene la tipicità del territorio: non ci sonograndi organizzazioni criminali, ma molte piccole associazioni che si dividono fette di mercatoanche molto ridotte.
BISOGNI/PROBLEMATICITÀEnfatizzazione della realtà da parte dei media. I cittadini, spaventati dall’allarme su presunte potentiorganizzazioni criminali, rinunciano a segnalare situazioni sospette. Molti proprietari di immobiliaffittano i loro appartamenti a extracomunitari senza lavoro, spesso in nero, e senza esercitare alcuncontrollo. Il territorio perugino accoglie molti tossicodipendenti dalle regioni limitrofe.SPUNTI/PROPOSTEOccorre avere una visione fondata della realtà. La stampa non dovrebbe enfatizzare problemi chesono propri di altre città compatibili per dimensioni e caratteristiche a Perugia. È necessario ilcontributo della cittadinanza per segnalare le situazioni a rischio, così come un maggiore senso diresponsabilità dei proprietari di immobili in affitto.
Rossella Carroli – Ufficio scolastico regionaleRossella Carroli si occupa di educazione alla salute nell’ambito dell’Ufficio scolastico regionale,che negli ultimi anni ha sviluppato due diversi percorsi sul tema. L’ultimo, un protocollo di intesafirmato insieme alle principali istituzioni del territorio (Regione, Asl, Cesvol), si è concluso nel2014.Le nuove sfide nella scuolaIl complesso delle scuole superiori del Perugino è quello più problematico della regione. Perl’immediato è possibile individuare tre esigenze particolari: pensare a un nuovo ruolo per iprofessionisti sanitari, non più leader nei processi di salute a scuola ma consulenti; pensare a unnuovo ruolo per gli insegnanti, che devono rivedere la propria preparazione sull’approccio aglistudenti stranieri; ricostituire la rete delle scuole (fino al 2014 c’erano tutte le scuole di Perugia; oraci sono stati degli accorpamenti, dei cambiamenti).Ripartire da quello che s’è fattoServe un approccio globale che consideri l’ambiente scolastico come un luogo di benessere fisico esociale. Occorre sviluppare competenze individuali di resilienza, coinvolgendo gli studenti, a partiredalla consulta degli studenti medi, e costringere i dirigenti scolastici a elaborare unaprogrammazione condivisa. Soprattutto è necessario insistere, riprendere il protocollo e rielaborarlo,tenendo conto delle esperienze pregresse e mettendole a sistema.RISORSEEsperienza pluriennale dell’Ufficio scolastico regionale e dei singoli istituti sul temadell’educazione alla salute.BISOGNI/PROBLEMATICITÀNel 2014 si è interrotto l’ultimo progetto inter-scolastico sull’educazione alla salute. Riprendere ifili sarà faticoso, visti i continui cambiamenti nell’organizzazione dei singoli istituti. I ruoli delpersonale coinvolto vanno rivisti.SPUNTI/PROPOSTEBisogna insistere e ricostituire la rete attiva fino al 2014, forzando i dirigenti scolastici a unaprogrammazione condivisa, e coinvolgendo il più possibile gli studenti.
Gian Paolo Di Loreto – Osservatorio epidemiologico regionaleNella sua azione di contrasto alle dipendenze la Regione parte dai pilastri dell’Osservatorio sulleTossicodipendenze di Lisbona, con particolare riferimento a prevenzione, trattamento e riduzionedel danno. Dal 2007 la Regione ha attivato una serie di azioni a largo raggio di prevenzione eriduzione del danno, oltre ad altre azioni mirate a implementare la conoscenza dei fenomeni, basatesoprattutto su un’analisi capillare della mortalità per overdose. Esito di queste azioni è la serie direport sulle morti per overdose. La sicurezza deve essere sempre più vista come un sistemaintegrato di azioni, per il contrasto e per il controllo sociale diffuso, fatto soprattutto dai cittadini inprima persona.Conoscenza dei fenomeni e prossimitàÈ molto importante valutare i fenomeni e i loro cambiamenti. Le sostanze e le modalità di consumosono in continuo mutamento. Fino a qualche tempo fa, soprattutto a Perugia, il consumo era legatosoprattutto all’eroina, ora ci troviamo per lo più di fronte a un poli-consumo.Uno degli elementi cardine, per la Regione, è quello della prossimità. Prezioso è il lavoro deglioperatori di strada, che hanno affinato il loro sapere, e rappresentano non solo un’operativitàcostante e interpretativa, ma danno anche un giusto feedback che consente di cambiare ovepossibile le strategie di intervento. I report dell’Unità di strada sono davvero importantissimi.Prevenzione primaria e selettivaFondamentale è anche pensare a una prevenzione articolata. La prevenzione primaria tra i giovani,innanzitutto. Le ricerche più aggiornate ci dicono che non serve dire che la droga fa male. È giustodare una corretta informazione, ma soprattutto bisogna dire ai giovani che hanno potenzialità daesprimere. Poi una prevenzione selettiva: grazie al lavoro degli operatori di strada possiamo capirequali sono i gruppi a rischio.L’attività in carcereLa Regione svolge anche un’importante attività in carcere. Negli ultimi anni il numero dei detenutitossicodipendenti è diminuito, ma non bisogna abbassare la guardia. Soprattutto occorre stare attentialla fase di uscita, che spesso rappresenta un momento critico per il rischio overdose.RISORSELa Regione ha puntato molto sulla prossimità, grazie al lavoro dell’Unità di strada, sullaprevenzione articolata e sullo studio dei fenomeni.BISOGNI/PROBLEMATICITÀIl fenomeno delle dipendenze è in continuo mutamento. È necessario non limitarsi a informare igiovani sulla dannosità della droga, e avere particolare attenzione per i detenuti tossicodipendentiall’uscita dal carcere.SPUNTI/PROPOSTEIl sistema di comprensione e intercettazione del fenomeno deve essere un sistema integrato, in cuipiù soggetti, istituzionali o no, fanno la loro parte.
Conclusioni - Leopoldo GrossoNel mercato dello spaccio in Umbria sembra di poter individuare una piramide con la ‘Ndranghetaal vertice, la Camorra o altri gruppi di estrazione meridionale sul gradino inferiore e le criminalitàcosiddette allogene (soprattutto di origine nigeriana) ancora più giù. Infine, all’ultimo stato, ci sonoi pusher, quelli che stanno in piazza.È interessante capire perché l’Umbria è un tale elemento di attrazione per i forestieri. Per il rapportotra prezzo e purezza? Per motivi culturali legati alla tradizione? Oppure?Coi pusher occorre non solo un lavoro di repressione, ma anche predisporre progetti di fuoriuscitadallo spaccio.I morti per overdose sono soprattutto dipendenti conclamati.Necessità di programmazione condivisa sull’educazione alla salute tra i dirigenti scolastici.
TAVOLA ROTONDAIL SISTEMA TERRITORIALE DEI SERVIZI PER LE DIPENDENZEClaudio Bezzi – Sociologo (coordinatore della tavola rotonda)Stefano Goretti – Sert PerugiaElisabetta Rossi – Dipartimento salute mentaleEmidio Gubbiotti – Comunità terapeuticheLuigina Nicolussi – Unità di stradaAdelina Trotta - Servizi Sociali Comune PerugiaGiovanna Buccoleri – Servizio Psicologico GiovaniErminia Battista – Rete promozione della saluteLuciano Bondi – Servizio di AlcologiaNicoletta Vinti – Informagiovani e politiche giovanili Comune PerugiaIl professor Bezzi pone al centro del dibattito la questione della rete tra i servizi richiamando unaricerca da lui condotta nel 2013 (si veda a proposito il dossier La droga in Umbria, 2014) con focusgroup tra gli operatori, dalla quale emergeva con evidenza che «tutti parlano della rete, ma questa èa maglie larghe, piena di buchi e fortemente SERT centrica». Una rete «più di persone (rapportipersonali) che di servizi», per questo condizionata dalle “iniziative personali” degli operatori.Elisabetta RossiIl Dipartimento di Salute Mentale della ASL Umbria 1 conta 8 Centri di salute mentale, collegati allarete del privato sociale. Si tratta di servizi che non hanno un terminale ospedaliero e per questo larete è fondamentale. L’elemento cardine dal quale partire è che non c’è salute se non c’è salutementale e la salute mentale la si fa, appunto, con un lavoro di rete tra sociale e sanitario.La rete è però soprattutto un modo di pensare. Da questo punto di vista un primo passo da compiereè quello di costruire una rete specifica sull’adolescenza. Molto importante, ma anche molto debole eda implementare, è pertanto il lavoro con la comunità delle scuole per un intervento appropriato suragazze e ragazzi.Emidio GubbiottiL’esperienza della comunità Cast Assisi Onlus è molto significativa. La struttura ospita 112 persone,ovvero circa un terzo delle 348 complessivamente ospitate da strutture analoghe in Umbria, ed èchiamata ormai a occuparsi non solo di “recupero” di tossicodipendenti, ma anche di “gestione econtenimento”. La necessità di una rete più strutturata, costante e non occasionale, che si attivi conun meccanismo automatico, è avvertita con forza. Anche il sistema del privato sociale e dellecomunità terapeutiche si sta adoperando per divenire a sua volta una rete, e il numero esiguo distrutture da questo punto di vista è di aiuto. Si avverte però la necessità di maggiori investimentisulla prossimità territoriale, di condividere maggiormente i metodi di approccio e di avere piùspazio di proposta nelle sedi istituzionali, contribuendo anche alla stesura dei progetti e allarivisitazione delle norme.Stefano GorettiIl ruolo del SERT è cambiato radicalmente nel corso degli ultimi 30 anni: da luogo di semplicedistribuzione di metadone per eroinomani a punto di raccolta non più “della tossicodipendenza”, ma“delle tossicodipendenze”, intese come tante esperienze individuali che portano problematicità
variegate, tra le quali spesso la dipendenza dalla sostanza non è più nemmeno la principale. Spessole persone arrivano al SERT chiedendo lavoro o un aiuto economico. Nel frattempo, il consumo dieroina e soprattutto cocaina si accompagna sempre più a una ricerca di normalità, per stare dentro iritmi della quotidianità. Sono infatti sempre meno richiesti inserimenti nelle comunità terapeutiche,perché gli utenti hanno una loro vita sociale e non accettano di abbandonarla. Da questo punto divista il fare rete diventa fondamentale per poter considerare il territorio come comunità. Una retefatta a sua volta da tante altre reti quante sono le criticità specifiche che si incontranoquotidianamente: poli-consumo (per esempio il passaggio da eroina ad alcol, che richiede unostretto rapporto con Alcologia e Malattie Infettive); gravidanze e maternità; disoccupazione;dipendenza tra gli ultra sessantenni. Dunque l’idea è quella di una “rete delle reti”, da costruireanche attraverso i rapporti personali e informali.Erminia BattistaIl fenomeno delle dipendenze si inserisce in una riflessione più complessiva sul deterioramentodegli stili di vita della comunità nel suo insieme. Allora la domanda è: cosa può fare la sanitàpubblica per invertire questo trend? Può costruire una rete della salute, attraverso la progettazionepartecipata, per passare dalla “patogenesi” alla “salutogenesi”, ovvero alla ricerca delle cause, omeglio, delle fonti della salute e delle strategie per potenziare le risorse generali di resistenza degliindividui. Il modello proposto è quello dei MAPPS (moltiplicatori dell'azione preventiva per lapromozione della salute), ovvero tutti quei soggetti sociali che sono potenzialmente in grado dipromuovere la salute nella comunità. Soggetti che, appositamente formati (team multidisciplinariper una mescolanza di saperi e non un travaso di conoscenze), possano fungere da cassa dirisonanza che amplifica il messaggio nella popolazione.Nicoletta VintiUno degli obiettivi del servizio Politiche giovanili del Comune di Perugia è quello di far emergere,attraverso la promozione di attività di benessere, i valori positivi delle nuove generazioni, in unacittà che ha visto i giovani troppo spesso relegati a un ruolo negativo. Strumento importante perquesto scopo è il Forum regionale giovani, che aggrega 60 associazioni giovanili con oltre 59milaiscritti. Molto importante anche il lavoro svolto da Informagiovani (piazza del Melo e viaSettevalli). Si punta con convinzione sulla metodologia della peer education.Luciano BondiIl servizio di alcologia della ASL 1 si occupa del trattamento degli alcolisti, ma anche di persone indifficoltà per il consumo di alcolici. Per sua natura è un servizio che può lavorare ed essere efficacesolo se inserito in un’ottica di rete. Nel solo distretto perugino, su una popolazione tra i 18 e 65 annidi circa 120mila persone, 30mila persone sono a rischio rispetto al consumo problematico dialcolici, mentre circa 3mila sono ad “alto rischio”. C’è una larga fascia di consumo problematicoche però non accede al servizio e andrebbe incentivata. Di qui l’esigenza di rafforzare la retemettendo a disposizione professionalità e competenza. Tra le principali esigenze avvertite dalservizio c’è quella di una forte integrazione tra pubblico e privato e con i gruppi di auto aiuto. Èimportante inoltre lavorare con la scuola.Giovanna BuccoleriIl Servizio psicologico giovani è un servizio di recente costituzione, destinato in maniera specifica a
ragazzi e ragazze tra i 14 e i 27 anni dell’area del Perugino. Proprio per questa sua caratteristica, èfondamentale il rapporto con scuole e università. Attualmente, il Servizio psicologico giovani,costituito da psicologi e psicoterapeuti che già da anni lavoravano nei vari servizi della rete, ha 169utenti in trattamento, dei quali 106 sono universitari. Si basa sull’autoriferimento, quindi si attiva surichiesta dei ragazzi. Non c’è mai un approccio diretto legato all’uso di sostanze, anche se questoemerge nel corso del lavoro psicologico a seguito di un’attenta ricerca del terapeuta. Per quantoriguarda il tema della rete, si sottolinea la necessità di una “mente di gruppo” e di una “realeprogettazione condivisa”. Al tempo stesso, è fondamentale “eliminare i rami secchi” e gli“interventi inefficaci”.Adelina TrottaI Servizi sociali sono parte della rete che il Comune di Perugia ha costruito negli ultimi 10 anni. Iservizi operano in collaborazione stretta con il Terzo Settore, con un’attenzione particolare ai serviziper il sostegno alla genitorialità e al lavoro di cura nei confronti dei componenti fragili dellafamiglia. Sul territorio operano gli Uffici della Cittadinanza, con azioni di informazione econsulenza e sostegno alla famiglia e alla sua funzione educativa. Molto importante lacollaborazione con tutte le risorse presenti sul territorio che si interfacciano in particolare con lefasce giovanili, quindi scuole e associazioni in primis. C’è poi un servizio specifico rivolto allepersone adulte in difficoltà che è il servizio di accompagnamento al lavoro. Per quanto riguardanello specifico il contrasto alle dipendenze, il Comune ha collaborato con i servizi sanitari allaimplementazione dei servizi a bassa soglia, mettendo a disposizione le sedi per il CABS, il gruppoappartamento Pindaro, due mense per il ristoro sociale, uno spazio per il ristoro notturno e il prontointervento sociale con la sua unità mobile. Per quanto riguarda il tema della rete, si sottolinea lanecessità di “curare le reti esistenti”.Luigina NicolussiLa cooperativa Borgo Rete gestisce da molti anni in collaborazione con ASL e Comune di Perugia iservizi di prossimità. La bassa soglia si colloca dove c’è un consumo attivo di sostanze, chenell’80% dei casi è problematico, e lavora, quindi, con la marginalità, quella stessa fetta dipopolazione che nel territorio crea poi allarme sociale. Un aspetto fondamentale del fenomenodipendenze da tenere in conto è il poli-consumo, che comporta necessariamente per tutti i servizi lanecessità di riformulare il proprio approccio. È necessario poi recuperare i saperi sulle sostanze, suiluoghi di consumo, sui cambiamenti del mercato, anche in un’ottica di prevenzione delle overdose,e questo è possibile attraverso un coinvolgimento degli stessi consumatori. L’intervento repressivo,che è giusto che ci sia, deve però tenere conto dei rischi che può determinare. Per quanto riguarda larete dal punto di vista del privato sociale, questa, ad oggi, non esiste. Lavoriamo soltanto attraversoconoscenze e rapporti personali. Lavorare in rete vuol dire avere obiettivi condivisi e mantenerel’integrità degli utenti che accedono ai servizi e che oggi invece vengono parcellizzati (ogni serviziofa un pezzetto). Serve un soggetto che coordini il percorso di costruzione di una vera rete, sulmodello dei tavoli di concertazione. In particolare, il nostro obiettivo primario è quello di ridurre lamortalità per overdose, ma questo deve essere un obiettivo della cittadinanza tutta. Da questo puntodi vista un’ipotesi di collaborazione concreta con le forze dell’ordine potrebbe avvenire sull’analisidelle sostanze che viene da loro effettuata e che ci consentirebbe di accrescere notevolmente ilnostro grado di conoscenza di quello che sta girando su piazza e di poter quindi dare indicazioni aiconsumatori per prevenire la mortalità. Altro esempio: le scarcerazioni protette. Molte volte ci
troviamo con ragazzi scarcerati con terapie farmacologiche importanti, che però al momento dellascarcerazione non accedono automaticamente ai servizi.RISORSEOtto centri si salute mentale collegati alla rete del privato sociale. Non c’è salute se non c’è salutementale. Il sistema del privato sociale e delle comunità terapeutiche si sta adoperando per divenirerete e il numero esiguo di strutture operanti in Umbria è da questo punto di vista di aiuto. Forumregionale giovani con oltre 59mila iscritti e Informagiovani: due strumenti importanti perpromuovere il benessere dei giovani. Esperienze molteplici maturate nel corso degli anni.BISOGNI/PROBLEMATICITÀLa rete tra i diversi soggetti appare poco strutturata e occasionale. Si sottolinea la necessità di una“mente di gruppo” e di una “reale progettazione condivisa”. Per analizzare il fenomeno delledipendenze servirebbe una riflessione più complessiva sul deterioramento degli stili di vita dellacomunità nel suo insieme.SPUNTI/PROPOSTETenere sempre presente il fenomeno del poli-consumo, che comporta una rivisitazione di tutti iservizi. È necessario recuperare i saperi e le conoscenze sulle sostanze, sui luoghi del consumo e suicambiamenti del mercato, anche attraverso un coinvolgimento degli stessi consumatori. Maggioriinvestimenti sulla prossimità territoriale. Far emergere i valori positivi delle nuove generazioni.Puntare con convinzione sulla metodologia della peer education. È importante inoltre lavorare conla scuola.
TAVOLA ROTONDAIL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONIJean Luc Bertoni – Titolare di “Bertoni editore” e direttore artistico del Centro MinervaPietro Tullio – Associazione Fiorivano le violeTito Antonuccio – Consulta provinciale studentesca di PerugiaStefano Rufini – Università di Perugia e CONI UmbriaErica Picottini – Segreteria del Coordinamento Oratori PeruginiStefania Ceccotti – Cesvol (Centro Servizi Volontariato della Provincia di Perugia)Elisabetta Proietti – Libera UmbriaArianna Tei – Centro Servizi GiovaniNadia El Mouttaki, Daniel Anitei, Roberta Carioti - Social Nets KidsDramane Diego Waguè – Assessore alla Partecipazione e all’Associazionismo del Comune diPerugiaJean Luc Bertoni fa un’introduzione sull’importanza rivestita dalle realtà associativenell’intercettazione delle microproblematicità inerenti le diverse comunità territoriali.La teoria sociologica delle “finestre rotte” si fonda sul principio per cui sia l’investimento di risorseumane e finanziarie, e non l’attuazione di misure repressive, a permettere un processo di“bonificazione civica e sociale”. Attori principali di questa riqualificazione sono le associazioni diquartiere, come Fiorivano le viole, che contribuiscono alla prevenzione del fenomeno dellatossicodipendenza fornendo ai giovani la possibilità di usufruire di attività alternative.Pietro TullioFiorivano le viole organizza con una certa frequenza degli incontri collettivi su temi come ilrecupero di spazi, sia interni che esterni. Per riuscire in questo processo è necessario porre le basiper un dialogo tra diversi soggetti, e soprattutto muoversi, fare. Penso che questa sia la cosa piùrilevante.Tito AntonuccioLa Consulta non è strutturata per affrontare direttamente il problema delle dipendenze, ma ciò nontoglie che si trovi a osservare da fuori problemi come lo spaccio e il consumo di stupefacenti. Lanostra risposta, in tal senso, è la promozione di uno stile di vita sano. Il motivo per cui si giungeall’assunzione di droga è, secondo noi, la minimizzazione della gravità di questo problema.Tuttavia, per indurre a una certa consapevolezza non bisogna dire ai ragazzi che la droga fa male,ma dargli delle alternative, offrendo attività come laboratori di poesia, sport e musica.Stefano RufiniIl lavoro del CONI è stato quello di recarsi alle scuole elementari, medie e superiori parlando coiragazzi delle dipendenze da alcolici e droga. Non abbiamo, però, affrontato la questioneriportandone semplicemente gli effetti negativi o usando argomentazioni moralistiche, maavanzando delle questioni in modo provocatorio, stimolandoli a riflettere.Erica PicottiniGli oratori sono nati in Umbria una decina di anni fa, per rispondere a una richiesta della comunità.Le nostre competenze specifiche non si rivolgono all’accoglienza dei giovani con problemi legati
alle dipendenze, però svolgiamo una funzione sociale attraverso le attività laboratoriali e ai grest,dove quest’estate abbiamo accolto tremila tra bambini e ragazzi.Stefania CeccottiDal ’98 il Cesvol ha costituito una rete di collaborazione con diverse associazioni, che si è riunitaintorno a diversi “tavoli tematici” da cui sono emersi un buon numero di progetti, riducendo laframmentarietà dei servizi e delle attività svolte sul territorio. In questo modo si evita di disperderele risorse e le competenze, condensando i risultati dei processi messi in atto.Elisabetta ProiettiLibera Umbria ha sostenuto la realizzazione del dossier presentato da Fabrizio Ricci sul fenomenodello spaccio di stupefacenti all’interno della nostra regione, un lavoro che si pone non come unostudio statistico, ma come una fotografia del fenomeno. Da vent’anni Libera mette in luce ilrapporto, di solito omesso o sottovalutato, che lega la presenza della criminalità organizzata altraffico di droga in Umbria. I progetti di Libera che coinvolgono le scuole prevedono l’educazione aun approccio critico, che aiuti a mettere in relazione i fenomeni, come ad esempio gli effettiinquinanti che lo spaccio di droga ha sull’economia regionale.Arianna TeiIl Centro Servizi Giovani lavora insieme ai ragazzi. Il nostro non è un intervento “tecnico”, mirato acombattere il fenomeno della tossicodipendenza, ma attraverso la formazione e la collaborazionecon associazioni come Fuori dalle Scatole abbiamo avuto degli esiti molto positivi. La “Peereducation” - cioè la formazione di ragazzi che, da pari, formano altri ragazzi, che noi favoriamotramite progetti come S.PE.S. - secondo noi è fondamentale per coinvolgere attivamente i ragazzi inattività produttive e ricreative.Social net kidsIl progetto Social net kids è diretto alla promozione del benessere, del divertimento e della vitasociale dei giovani di tutta Italia. L’obiettivo del peer to peer è la formazione e l’ascolto alla pari,che noi attuiamo grazie alla comunicazione sui social network. Nel 2013 abbiamo aperto una paginaFacebook che è diventata una vera e propria piazza virtuale, nella quale ogni lunedì e giovedìteniamo le nostre chat, nate inizialmente come punti di ascolto e oggi diventate rubriche periodicheincentrate sui temi più disparati.Dramane Diego WaguèIl Comune si sta impegnando ad abbattere il problema dello spaccio cercando una linea precisa sullaquestione sicurezza. È necessario che si comprenda, però, che la città non è dell’amministrazione,ma della cittadinanza. Vi è quindi una responsabilità diffusa, che comporta la ricerca di soluzioni daparte dell’intera collettività. Ad esempio, ogni volta che le forze dell’ordine svuotano uno spazio,arrestando degli spacciatori, è necessario riempire quei luoghi con contenuti e attività. Per quantoriguarda la lotta alla tossicodipendenza è fondamentale partire dalle scuole, per educare a uncomune senso civico e fornire dei valori solidi.
RISORSEIl fermento delle numerose associazioni territoriali, che attraverso il loro lavoro coinvolgono dalbasso la cittadinanza e si pongono come interpreti delle necessità della comunità.L’organizzazione di attività ricreative, educative e formative a cui i ragazzi partecipano attivamente.La proposta di stili di vita alternativi e salutari.BISOGNI/PROBLEMATICITÀL’individuazione di un approccio formativo che produca degli effetti positivi sulla comunità digiovani.L’accorpamento delle attività e dei progetti volti a incrementare la consapevolezza dei giovanirispetto a certe problematiche, riducendo la frammentarietà di queste proposte.L’attuazione di un’indagine approfondita sulle modalità con cui i giovani studenti giungonoall’assunzione di sostanze stupefacenti, per trovare la risposta più adatta alla risoluzione di questofenomeno.SPUNTI/PROPOSTELa costituzione di una rete di cooperazione, tramite cui condividere il patrimonio di risorse umane efinanziarie, le competenze e le esperienze degli enti interessati a ridurre il fenomeno dellatossicodipendenza.
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