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Progetto "Per uscire"

Published by david.montyel, 2016-05-20 03:24:55

Description: Progetto formativo mirato alla prevenzione nell'ambito del contrasto dei fenomeni di criminalità e di illegalità diffusa connessi con il consumo di sostanze stupefacenti.

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Progetto “Per uscire”Documento di identificazione Perugia, ottobre 2012 1

PRESENTAZIONE Il presente documento si propone come base di riflessione e di lavoro per la costruzionedi un progetto di rete che – attraverso il coinvolgimento di un’ampia platea di soggettiistituzionali ed attori sociali – possa affiancare e sostenere sul versante della prevenzione glisforzi in atto per contrastare i fenomeni di criminalità e di illegalità diffusa connessi con ilconsumo di sostanze stupefacenti. Si intende così rafforzare e dare completezza alle strategie giàavviate con il “Patto per Perugia Sicura”, integrando sempre più il momento della vigilanza edella repressione con iniziative di largo respiro in grado di agire sulle cause remote deifenomeni e dei comportamenti che danno alimento alla criminalità. Partendo dalla valorizzazione degli strumenti normativi esistenti, ed in particolare dallasegnalazione al Prefetto per illecita detenzione ai sensi dell’articolo 75 del d.P.R. 309/’90,l’obiettivo che si vorrebbe raggiungere è, in primo luogo, quello di mettere a punto uno o piùprotocolli operativi condivisi, in grado di offrire al target di riferimento (soggetti segnalati exart. 75, assuntori abituali di sostanze, minori a rischio) validi percorsi di accompagnamento eduscita dall’esperienza di consumo attraverso una maggiore consapevolezza dei propricomportamenti e delle loro possibili origini e conseguenze. Inoltre, rinnovando un’ormai ventennale esperienza di lavoro nella quale la Prefettura sioffre come cerniera di collegamento fra le forze di polizia ed il mondo dei servizi socio-sanitarie assistenziali, l’ipotesi progettuale della quale si ragiona vorrebbe creare nuovi momenti didialogo ed interazione fra questi soggetti, al fine non solo di una periodica “manutenzione”della rete di relazioni che si stabilisce fra gli operatori ma anche di una reciproca attività diformazione, informazione ed aggiornamento per innalzare il rispettivo livello di consapevolezzasul “chi fa cosa e come”. Infine, si ritiene anche di focalizzare l’attenzione sul tema dei minori consumatori, unatipologia di utenza in crescita che pone l’esigenza da un lato di più agili e incisive forme diraccordo con una vasta rete di soggetti interessati al loro destino (famiglia, scuola, ufficigiudiziari minorili, servizi socio-assistenziali, ecc.), dall’altro di modelli diversificatid’intervento, pensati ed adeguati alle specificità della minore età. 2

Ferma restando l’opportunità – in un’ottica di partecipazione e condivisione “di rete” –di rimettere al confronto con i soggetti partners una più puntuale definizione dei contenutiprogettuali e dei relativi piani d’azione, si desiderano qui delineare gli elementi di contesto, gliobiettivi prioritari e gli scenari di cooperazione e mobilitazione interistituzionale attorno aiquali sviluppare l’idea progettuale. Essa si rivolge all’intero universo dei consumatori disostanze in provincia, in considerazione del ruolo attrattivo che la città svolge verso il suobacino d’utenza di riferimento, e ben sapendo comunque che, essendo presenti sul territoriorealtà organizzative ed operative anche molto differenti l’una dall’altra, i modelli d’intervento edi integrazione interistituzionale andranno diversamente modulati ed adattati ambito perambito. 3

A) Il contesto A1) Le evidenze e le percezioni Le problematiche relative alla commercializzazione ed al consumo di sostanzestupefacenti a Perugia, e principalmente nel centro storico, sono ormai da tempo percepite anchemediaticamente come una emergenza sociale e criminale della città, essendo non solo fonte diinsicurezza e allarme nella popolazione residente ma, allo stesso tempo, segnale di un disagio piùprofondo e potenzialmente disgregante. Il fenomeno presenta inoltre, in misura sempremaggiore, un’evidente correlazione con la crescente tendenza al consumo di alcolici esuperalcolici da parte dei giovani, fra i quali si vanno diffondendo stili di abuso etilico a fini di“sballo” (c.d. binge drinking) dai costi sociali e sanitari rilevantissimi. La complessità del fenomeno – che investe trasversalmente molteplici aspetti della vitasociale, economica e culturale della città – non impedisce di enucleare alcune criticità evidenti,fra loro correlate, che possono così riassumersi: - la progressiva trasformazione del centro storico di Perugia, abitato sempre meno da famiglie e sempre più da studenti fuorisede o da immigrati anche in condizioni di emarginazione con una crescente involuzione qualitativa dell’offerta commerciale e culturale, un venir meno delle tradizionali forme di presidio sociale del territorio e, di converso, un’accentuata tendenza a considerare l’acropoli come un contenitore urbanistico-commerciale funzionale a stili di vita superficiali o esasperatamente edonistici; - la diffusa rappresentazione di Perugia come piazza privilegiata per lo spaccio di droghe, reperibili con facilità e a buon prezzo; immagine che rende di fatto la città un polo attrattivo per i consumatori di tutta l’Umbria e, in qualche caso, anche per quelli delle regioni limitrofe, come dimostrano i decessi in città per overdose di soggetti provenienti da altre province; - il ricorso da parte delle organizzazioni criminali ad un’ampia manovalanza di spacciatori stranieri, etnicamente caratterizzati, che – fortemente motivati a massimizzare in un breve periodo il profitto dell’attività illecita – agiscono nel centro storico con atteggiamenti di spavalda indifferenza alla minaccia deterrente dei controlli di polizia sia all’afflittività delle conseguenti sanzioni penali o amministrative; 4

- tutto quanto detto deve poi essere contestualizzato con una tendenza nazionale alla cosiddetta “normalizzazione” del consumo di stupefacenti, cioè l’apparente assuefazione sociale all’assunzione di droghe da parte delle giovani generazioni; un atteggiamento che deriva dall’ormai ampia latitudine delle esperienze di consumo o di contatto con le sostanze psicoattive (non più percepite necessariamente come disvalore o comportamento a rischio) e, al contempo, da una crescente diffusione di stili di consumo diversificati, ormai ampiamente presenti anche fra soggetti perfettamente inseriti dal punto di vista sociale, economico, lavorativo o scolastico (cc.dd. “consumatori non problematici”), al di fuori quindi delle tradizionali aree di marginalità o di conclamato disagio sociale alle quali si era soliti ricondurre lo stereotipo del tossicodipendente consumatore o assuntore abituale; - infine, gravissimo fenomeno,la comune diffusione dei comportamenti poliassuntori che tendono ad associare l’uso di cocaina o eroina ai cannabinoidi e, frequentemente, anche agli alcolici. A2) i dati statistici ed esperenziali Le percezioni empiriche, in parte condizionate o influenzate dalla esposizione mediaticadel tema, sono corroborate da una serie di elementi desumibili sia da fonti statistiche ufficiali, siada quel fondamentale patrimonio di conoscenza ed approfondimento che è costituito dal contattodiretto degli operatori con i soggetti assuntori di sostanze; un patrimonio che, nel caso del N.O.T.della Prefettura, deriva dall’imponente quantità di colloqui (circa 400-500 l’anno, per un totale dioltre 8.000 dall’istituzione del Nucleo) effettuati con soggetti segnalati ai sensi dell’art. 75. I dati statistici indicano che la provincia di Perugia, anche per le già dette peculiariattenzioni al tema, presenta un’alta incidenza di decessi per overdose (23 nel 2011, con un tasso– fra i più alti in Italia – invero in altri contesti indagini meno approfondite possono derubricare idecessi per overdose in casistiche meramente cliniche (es. arresto cardiocircolatorio) -di 3,42morti per overdose ogni 100.000 abitanti); un numero altrettanto alto di “overdose fauste” (178nel 2011), in cui solo il tempestivo intervento dei servizi di emergenza riesce a scongiurareconseguenze letali; un ritmo sempre molto sostenuto di segnalazioni alla Prefettura per illecitadetenzione stupefacenti ex art. 75 d.P.R. 309/’90 (440 nel 2011, di cui circa un quarto a carico disoggetti residenti nel Capoluogo); un tasso di utenza dei SerT più alto della media nazionale (5,8 5

utenti ogni 100.000 abitanti di età compresa fra i 14 ed i 64 anni, a fronte di un tasso nazionaledel 4,4). I dati desumibili dall’attività del Nucleo Operativo Tossicodipendenze della Prefettura diPerugia forniscono ulteriori elementi conoscitivi relativi al consumo di sostanze sul territorioanche se, derivando dalla attività di accertamento e repressione di condotte violative messe inatto dalle forze di polizia, costituiscono solo uno dei possibili punti di osservazione delfenomeno. Nel periodo 2004-2011 i soggetti segnalati per detenzione di sostanze psicoattive (art. 75d.P.R. 309/90) sono in prevalenza di sesso maschile (circa il 90%) e la fascia di età piùrappresentata è quella fra i 20 ed i 29 anni. Tuttavia, negli ultimi anni si osservano duecaratteristiche speculari che tendono a “spalmare” le segnalazioni su un arco più esteso di classid’età: - un lieve incremento nelle fascia di età intorno ed oltre i 40 anni, che fa ipotizzare ad un aumento dei consumatori in età adulta; - un aumento dei minorenni segnalati e, soprattutto, un abbassamento dell’età di inizio del consumo che coinvolge ragazzi sempre più giovani (nel 2010 i soggetti segnalati con età inferiore a 17 anni sono stati 6, mentre nel 2011 sono saliti a 13); tendenza questa che, se confermata anche negli anni a venire, indicherebbe un’evoluzione del fenomeno assai preoccupante. Il consumo di sostanze si associa quindi prevalentemente, ma non esclusivamente, almondo giovanile: l’incremento delle segnalazioni di adulti fa pensare che le fasce d’etàsuccessive non ne siano estranee. Le persone segnalate sono in prevalenza cittadini italiani: il numero di stranieri segnalati,in aumento negli ultimi anni, si è stabilizzato intorno al 15% nel periodo 2009-2011 ed il datosembra evidentemente collegarsi all’aumento della popolazione straniera nel territorioprovinciale. Gli stranieri segnalati per illecita detenzione non rappresentano un campioneomogeneo di consumatori, ma, al contrario, un blocco assai composito per tipologia edestrazione sociale, formato in parte da ragazzi appartenenti a famiglie monoparentali, nati evissuti all’estero, che raggiungono i propri genitori (di solito le madri) giunti in questa provinciaper motivi di lavoro; in parte da “stranieri di seconda generazione” appartenenti a famiglie 6

straniere stabilmente residenti nel territorio con stili di vita in gran parte assimilabili ai coetaneiumbri; in parte, infine, da immigrati clandestini, spesso implicati in attività illecite. Per quanto riguarda le sostanze sequestrate, si evidenzia come i cannabinoidi (hashish emarijuana) costituiscano oltre la metà delle sostanze sequestrate; sostanzialmente stabile, adeccezione dell’anno 2009, la percentuale delle segnalazioni per detenzione di eroina. Aumentanosignificativamente, specie nel 2006 e nel 2008, quelle per possesso di cocaina (oltre il 22% deltotale nei due anni); dal 2006, in particolare, le segnalazioni per sequestro di cocaina hannosuperato quelle per sequestro di eroina, una tendenza che trova conferma nei dati degli anniseguenti ponendo la cocaina al secondo posto fra le sostanze di consumo. Gli stimolanti (metamfetamine, ecstasy), che hanno sempre costituito una percentualeminima delle segnalazioni (4,5% nel 2004), diminuiscono e sembrano “uscire” dal mercato deiconsumi provinciale. Il fenomeno del policonsumo è ampiamente riscontrabile dai colloqui e dalle numerosesegnalazioni riguardanti la detenzione di più sostanze di tipo diverso. Si tratta di uno stile diconsumo molto diffuso, che conduce ad un utilizzo integrato di sostanze associate tra loro e adun concomitante consumo di alcool.A3) Gli eventi critici ed il ruolo della Prefettura come tramite fra le forze di polizia ed i serviziterritoriali per le dipendenze Esiste, come si è detto, un’ampia platea di consumatori ed assuntori di sostanze nonproblematici, che vivono l’esperienza di consumo in termini di apparente normalità e con unbasso livello di motivazione ad accostarsi ai servizi territoriali per le dipendenze o comunque amettere in discussione il proprio comportamento in termini di consapevolezza critica. A taletipologia appartiene la maggior parte dei soggetti segnalati alla Prefettura. Rispetto a questi soggetti, alcuni eventi critici possono assumere il valore di un momentodi precipitazione, di cesura nel flusso della vita quotidiana, che li costringe a ripensare al propriocomportamento ed alle sue possibili conseguenze per la salute ovvero in ambito sociale,familiare e lavorativo: alcuni di questi eventi attengono alla sfera della vita intima delle persone(un malore, la morte per overdose di un amico, la scoperta del comportamento assuntore sulluogo di lavoro o da parte di un genitore o del partner, ecc.), altri alle relazioni con l’autorità e 7

con la legge (un controllo di polizia, un incidente stradale, la segnalazione in Prefettura ai sensidell’art. 75 del Testo Unico Stupefacenti, la denuncia e la sospensione della patente ex art. 187del Codice della Strada). Questi ultimi “eventi critici” – che possono essere opportunamente drammatizzati evalorizzati in un percorso finalizzato ad una presa di coscienza più profonda – vedono nellaPrefettura un punto di snodo strategico fra l’attività degli organi accertatori e quella dei serviziterritoriali per le dipendenze. Tale intermediazione si esplica innanzitutto nell’ambito del procedimento amministrativoai sensi dell’art. 75. Partendo dall’accertamento della violazione da parte di un organo di poliziaed attraverso un colloquio del soggetto segnalato con l’assistente sociale del NOT, l’iter delprocedimento può concludersi con l’applicazione di una sanzione o con il formale invitoall’interessato a non fare più uso di sostanze, ferma restando la possibilità, ove ne ricorrano ipresupposti, di invitarlo a seguire un programma terapeutico e socio-riabilitativo o altroprogramma educativo e informativo personalizzato predisposto dal servizio pubblico per letossicodipendenze competente per territorio o da una struttura privata autorizzata. Il ruolo della Prefettura finisce così per definirsi all’interno di un percorso nel qualel’elemento del “controllo”, presente in maniera evidente come matrice originariadell’esperienza, convive e cerca di coniugarsi con quello dell’ “aiuto”. All’impatto con le forzedi polizia – percepito dalla persona segnalata come evento critico – segue un momento diconfronto e se possibile di assistenza (il colloquio in Prefettura), che può costituire occasione perpensare e ridefinire i significati dell’esperienza vissuta ed attivare un processo di consapevolezzae di potenziale cambiamento, valutando l’opportunità di rivolgersi ad un servizio territoriale. Questa possibilità di costruire un “ponte” fra un evento critico ed una prospettiva dicambiamento (possibilità, come detto, tanto più significativa in consumatori normalizzati, nonproblematici ed a bassa motivazione) caratterizza anche un secondo strumento messo adisposizione della Prefettura dalla normativa vigente, ovvero l’art. 121 del Testo UnicoStupefacenti, in base al quale l’autorità giudiziaria o il Prefetto, quando vengano a conoscenza dipersone che fanno uso di sostanze stupefacenti o psicotrope, devono farne segnalazione alservizio pubblico per le tossicodipendenze competente per territorio, che a sua volta avràl'obbligo di chiamare la persona segnalata per la definizione di un programma terapeutico esocio-riabilitativo. Nella prassi, tale strumento viene attivato ogni qualvolta vi sia evidenza di 8

consumo (es. overdose fauste, incidenti stradali sotto l’influenza di sostanze, ecc.) ma nonricorrano i presupposti per contestare all’interessato la violazione dell’art. 75. Articolo 75 ed articolo 121 costituiscono, così, gli strumenti attraverso i quali un’ampia“massa critica” di consumatori di sostanze, spesso sconosciuti ai Servizi e poco motivati a farviricorso, possono essere utilmente intercettati dalle Istituzioni ed avviati ad un processo diconsapevolezza e cambiamento; da qui la necessità di sfruttare al meglio tale opportunità,modulando percorsi e modelli d’intervento adeguati alla particolare tipologia di utenza.B) Ambiti di azione Le strategie di prevenzione e contrasto della diffusione degli stupefacenti non possononon tener conto della complessità del fenomeno che investe una molteplicità di profili, non solocriminali e repressivi, ma anche sociali e preventivi, nella misura in cui il contrasto dell’offertadi droga (cioè l’azione contro i trafficanti e gli spacciatori) non può prescindere da unabbattimento della domanda (cioè iniziative che mirino a drenare ed inaridire l’ampio bacino diconsumatori attuali o potenziali che sostengono il mercato illecito degli stupefacenti). Gli attori principali di questo processo (forze dell’ordine, prefettura e servizi per ledipendenze e solidarietà sociale), pur operando con mandati istituzionali diversi, per poterintervenire in modo efficace debbono pertanto non solo conoscersi reciprocamente, ma anchecondividere i diversi saperi che vengono utilizzati nella rispettiva operatività. Ciò allo scopo dipotersi interfacciare nella programmazione ed attuazione di piani di azione sempre più mirati edefficaci, fondati sulla integrazione degli interventi come valore aggiunto. In questo senso, la Prefettura intende svolgere il proprio ruolo attivo non solo sotto ilprofilo del coordinamento delle strategie a tutela della sicurezza pubblica, ma anche dal punto divista della promozione e del raccordo di nuovi modelli integrati di intervento e di prevenzionesociale in grado di agire a monte dei fenomeni criminali. Si individuano, a tal fine, tre possibili ambiti di azione privilegiata che vede coinvolti unapluralità di soggetti: 1. iniziative di c.d. “prevenzione selettiva” rivolti alle nuove forme di consumo, in particolare quello “non problematico”, con l’elaborazione di percorsi mirati di accompagnamento ed uscita dall’esperienza di consumo rivolti a quei soggetti che 9

presentano una bassa motivazione a rivolgersi ai servizi territoriali per le dipendenze, non riscontrandovi proposte di trattamento adeguate alla loro condizione “non dipendente” o “non patologica” ed alle loro famiglie. Tenuto conto che il territorio provinciale presenta realtà diversificate l’una dall’altra, tali iniziative potranno essere modulate ed adattate in modo flessibile alle diverse esigenze di ciascun ambito territoriale, fermo restando sempre l’obiettivo di lavorare per una maggiore integrazione tra soggetti diversi per affrontare più efficacemente le situazioni che mal si prestano ad essere ricondotte esclusivamente ai percorsi di trattamento convenzionale;2. predisposizione di un piano condiviso di formazione integrata rivolta agli operatori delle forze di polizia e dei servizi sanitari e socio-assistenziali per uno specifico aggiornamento in ordine all’evoluzione dei fenomeni di uso e abuso di sostanze, agli stili di consumo, alle modalità di assunzione, all’offerta di servizi sul territorio ecc.;3. costituzione di un tavolo permanente di analisi e confronto per iniziative specifiche di coordinamento interistituzionale e di raccordo con l’autorità giudiziaria minorile, le istituzioni scolastiche e la famiglia per l’adozione di modelli d’intervento integrato nei confronti dei minori segnalati per illecita detenzione di sostanze stupefacenti, ed in particolare per quelli di età inferiore ai 17 anni.C) Rete dei soggetti da coinvolgere Per lo sviluppo delle azioni progettuali ed il perseguimento degli obiettivi come piùavanti indicati, si ritiene necessaria un’ampia mobilitazione di soggetti, individuati non solo sullabase delle rispettive funzioni e competenze, ma anche in relazione alla loro capacità di farsitramite presso platee di soggetti critici o sensibili:1. Regione UmbriaServizio Programmazione Socio-sanitariaServizio Programmazione Socio-assistenziale 10

2. Comuni capofila zone sociali Ufficio di Piano - Uffici cittadinanza (servizi sociali di territorio) Informagiovani Centri giovanili 3. U.S.L Servizi per le dipendenze (n. 8 sedi nella provincia) Girovento (servizio rivolto ai giovani consumatori –Asl n.3) Servizi per le nuove dipendenze (Cocaina-dipendenti dal gioco d’azzardo-Asl 3)) Servizi salute mentale (Asl 1-2-3) Servizio psicologico giovani Asl 2 Distretti sociosanitari - Consultorio giovani 4. Ufficio Scolastico regionale 5. Università degli Studi e Università per Stranieri 6. Agenzia diritto allo studio universitario 7. Tribunale per i minorenni dell’Umbria 8. Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni 9. Ufficio Servizio Sociale Minori (istituto della messa alla prova, attività di formazione nelle scuole, mediazione penale 10. Privato sociale ed associazioni di volontariato e cittadini (cooperative sociali che gestiscono le Unità di strada e Centri di Prima accoglienza-Centri giovanili, Cesvol, associazioni di cittadini che hanno come obiettivo il sostegno, la rivalutazione, la salvaguardia del tessuto sociale “positivo” della città )11. 11.Prefettura di Perugia Ufficio NOT (segnalazioni per detenzione o consumo di sostanze stupefacenti per uso 11

personale ai sensi degli artt. art. 75 e 121 del Testo Unico sugli stupefacenti) Ufficio Patenti (segnalazioni per guida sotto l’effetto di stupefacenti od alcolici ai sensi degli artt. 187 e 186 del Codice della Strada)D) Obiettivi del progetto 1. Attivazione – all’interno del Servizio ritenuto, secondo logiche di sussidiarietà, “più adeguato” in relazione alle caratteristiche ed alle risorse di ciascun ambito territoriale – di “percorsi” di ascolto, accoglienza e consulenza rivolti a: - adolescenti, giovani ed adulti che, per effetto di procedimenti amministrativi (art. 75 d.P.R. 309/90), penali (applicazione del codice della strada) o segnalazioni da parte della scuola e della famiglia, hanno reso “evidente” un proprio comportamento a rischio, con possibilità di attivare, se necessario, una relazione d’aiuto e l’eventuale invio a trattamenti specialistici; - famiglie ed altri “adulti di riferimento” (insegnanti, educatori/animatori, allenatori sportivi, forze dell’ordine, medici di medicina generale, pediatri, …); 2. Attivazione di un piano sistematico di interventi di informazione e formazione integrata degli operatori delle forze dell’ordine e dei servizi socio-sanitari e del privato sociale per favorire la pianificazione ed attuazione di più efficaci e sinergici interventi rivolti ai consumatori di sostanze psicoattive illegali e legali e la migliore gestione delle situazioni collegate al fenomeno considerato che generano allarme sociale nel territorio; 3. Individuazione ed adozione, in accordo con le istituzioni, gli enti ed i servizi competenti, di un modello d’intervento integrato nei confronti dei minori segnalati per illecita detenzione di sostanze stupefacenti, finalizzato alla loro tempestiva presa in carico da parte dei pubblici servizi ed all’immediata attivazione dei necessari percorsi di sostegno fermo restando il pieno rispetto delle attribuzioni e competenze dell’autorità giudiziaria minorile. 12

E) Realizzazione degli interventiIl progetto potrebbe articolarsi in tre fasi: FASE 1: MOBILITAZIONE E CONDIVISIONE (un mese – ottobre 2012)  presentazione del presente Documento di identificazione del progetto “Per uscire” alla dirigenza delle istituzioni e degli enti coinvolti;  raccolta di suggerimenti e conquista del sostegno (sponsorship) al progetto da parte della dirigenza delle istituzioni maggiormente coinvolte;  costituzione di tre gruppi di lavoro (uno per ciascuno dei risultati elencati alla successiva “fase 2”) per la formulazione e implementazione del progetto, costituito da appartenenti alle Istituzioni ed enti interessati. FASE 2: SVILUPPO RISULTATI (due mesi – novembre/dicembre 2012) Risultato 1: Definizione di un protocollo/accordo che regoli in modo integrato i rapporti e le modalità di gestione degli interventi di prevenzione selettiva in favore dei soggetti consumatori a “motivazione debole”. Analisi degli interventi attuati dai vari interventi, delle metodologie e procedure utilizzate dai soggetti interessati Analisi delle risorse già in campo Predisposizione del protocollo/accordo con indicazione delle modalità di gestione degli interventi, dei compiti dei vari enti/istituzioni e delle risorse da attivare. Presentazione del protocollo: - alla dirigenza degli enti ed istituzioni coinvolti - agli operatori dei servizi e delle istituzioni aderenti Sottoscrizione del protocollo Risultato 2: Realizzazione di un piano formativo integrato rivolto agli operatori delle forze dell’ordine e dei servizi socio-sanitari per favorire la pianificazione ed attuazione di interventi fondati sulla sinergia e la collaborazione tra le istituzioni e gli enti coinvolti 13

Analisi del fabbisogno formativoPredisposizione del piano formativoPresentazione del piano predisposto:- alla dirigenza degli enti ed istituzioni coinvolti- agli operatori dei servizi e delle istituzioni aderentiRisultato 3: Definizione di un protocollo/accordo di un modello di lavoro integrato per iminori segnalati per detenzione di sostanze stupefacenti per uso personaleAnalisi degli interventi attuati e delle metodologie e procedure utilizzate dai vari soggettiinteressatiAnalisi delle risorse già in campoPredisposizione del protocollo/accordo con indicazione delle modalità di gestione degliinterventi, dei compiti dei vari enti/istituzioni e delle risorse da attivare.Presentazione del protocollo:- alla dirigenza degli enti ed istituzioni coinvolti- agli operatori dei servizi e delle istituzioni aderentiSottoscrizione del protocolloFASE 4: ATTUAZIONE DEL PIANO (9 mesi – gennaio/settembre 2013)Attivazione degli interventi previsti dal protocollo.Attuazione del piano formativo concordato.Attività di verifica e monitoraggio in itinere degli interventiFASE 5: PRESENTAZIONE DEI RISULTATI (1 mese – ottobre 2013)Organizzazione ed attuazione di iniziative di presentazione pubblica dei risultati delprogetto. 14


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