SIPARIO Testi meglio. Ma c’era lei, lì, nel palazzo di fronte! Devi dimenticare, ucciderà un’altra volta! Ecco, se proprio vuole, si ucciderà tra un tutti assieme e guardavano e aspettavano e io sentivo perfno il Il giorno dopo il suicidio sono passato a dirglielo a quell’uomo, mi dicevo, è così che funziona, a che serve tormentarsi? Anche mese che noi in parrocchia tra un mese facciamo un campo in ticchettio del tempo nelle orecchie sempre col braccio alzato, sì, a lui che non è più il ragazzo che si confessò piangendo un gli altri hanno fatto così, adesso sono addirittura diventati nonni. montagna con i ragazzi, se proprio deve lo faccia in quel c’avevo una responsabilità... capite? Non è che potessi abbassare giorno, facendo i nomi dei suoi amici e l’ho trovato a letto che Nella vita la gente si sposa, ha fgli, ama o almeno ci prova, momento, così non la vedo, suvvia scherzo Eugenia, ma anche il braccio e andarmene! Era come avere intorno cento atleti con stava male poveraccio e mi scocciava pure disturbarlo e son tutto pian piano acquista un senso nuovo e il passato si fa opaco. lei scherza, vero che scherza Eugenia? Glielo dica a questa gente i garretti pronti, pronti a scattare ai blocchi di partenza ai 100 mt. salito su nella villetta al piano alto dove dormicchiava e ho Stronza, è volata giù guardandomi, e non ha lasciato biglietti, che è ancora qui tra noi, che da guardare non c’è niente, non Cosa dico, peggio! Non c’è niente di peggio di avere intorno dei aspettato che si svegliasse, tutto il pomeriggio, ma niente, la si è uccisa per farmi dispetto, lo so! E questo dolore alla mano muoia qui, non adesso, non davanti a me! Si tiri su, parliamone fedeli che attendono un segnale, il colpo di pistola dello start per moglie mi ha offerto dei biscotti. che mi dà il tormento! Pausa In silenzio ho marciato avanti e ancora, lo so che ho sbagliato quella volta lì! Parliamone ancora! farsi perdonare tutti assieme. Era una situazione senza via “Lui mangia solo questi.” ha detto. indietro per la casa quasi tutte le notti. È incredibile come scorra No! Non ne abbiamo parlato abbastanza quella volta... Però d’uscita e meno male che è arrivata l’ambulanza e li ha distratti. “Sta molto male?” Ho chiesto e lei:”Macché! Fa fnta”. veloce il tempo nell’immobilità e nella paura. È stato tanti anni niente, l’Eugenia non si muoveva e c’aveva una parte della testa, L’ambulanza arrivava a sirene spiegate senza motivo perché Dalla fnestra del primo piano vedevo il loro bel giardino col fa... come se c’avessero spalmato sopra il balsamo al ribes rosso, tanto lo sapevano già che era morta, però correvano lo stesso, prato all’inglese che sembrava interminabile. Il giorno dopo Oggi ho chiamato la polizia. Un gruppo di vecchi accusati di quello che usava mia madre per rinforzarsi i capelli che se lo saltando i semafori rossi e salendo sui marciapiedi, forse era però sono tornato e l’ho trovato in piedi, bello, elegante, era stupro. Patetico. Chissà come riderà la gente appena saprà. teneva denso in testa, era proprio quello, e sotto alla giacchetta l’abitudine a farli correre così, perché è l’abitudine a farci far le guarito, se ne stava davanti alla fnestra come assorto in qualche Anch’io riderei. Ho chiamato la polizia, sarà qui a momenti. si vedeva uno squarcio nella pancia come una bocca che ci cose. L’abitudine è la meccanica umana, ciò su cui costruiamo la pensiero e gliel’ho detto che era morta l’Eugenia ma lui adesso Magari avranno un medico bravo per il dolore alla mano. sorrideva a tutti, come se gliel’avesse fatto un pittore quello nostra vita: l’abitudine, il ripetere all’infnito gli stessi gesti, è un uomo diverso “li avete visti? – mi ha detto indicando i cani Sarà da ridere: sei vecchi rincitrulliti stupratori. È accaduto squarcio... Lo so che adesso pensate che non è possibile notare anch’io avevo alzato il braccio per abitudine e anche trent’anni in giardino – belli eh? Sono la mia unica consolazione. – poi cinquant’anni fa. Uno stupro è uno stupro anche cinquant’anni tutte queste cose in un momento, eppure è accaduto, ho avuto fa avevo detto all’Eugenia: “Devi perdonarli” per abitudine. guardandomi ha aggiunto – I fgli? I fgli se ne vanno e quelli dopo. tutti quei pensieri e anche di più, per esempio ho pensato che il Metta a verbale signore se non è satanico quel che sto per dire, che non vanno ti fanno impazzire ecco cosa vuol dire diventare Oggi il muggito del traffco in lontananza è insopportabile. Ci reggiseno gliel’avesse spostato qualcuno per mostrarci da lì è iniziato tutto! Sono scivolato nel suo sangue! Per due padre”. E si è voltato di nuovo verso la fnestra con lo sguardo sono momenti che ti sembra che le macchine siano tutte attaccate chiaramente a tutti come ci assomigliamo noi esseri umani sotto minuti ho lottato in equilibrio per non caderci dentro, per due triste ed è rimasto in silenzio dimenticandosi di me e io ho dato e non ci sia nessuno dentro, che trasportino solo se stesse. Gli i vestiti e per farci vergognare di quel che ognuno di noi poteva minuti interi tutti hanno allungato le mani per tirarmi via dal un colpo di tosse per ricordargli che ero lì, allora ha aggiunto: uomini stanno altrove e quella è una giostra studiata apposta pensare a quella vista, come dire: adesso tutto questo è morto, sangue. Don Luigi di qua, Don Luigi di là e meno male che ”Sapete, Padre, come ho fatto a costruire tutto questo? Sapete per farti tappare in casa. Penso che tra mezz’ora sarò anch’io non serve più! Né per allattare, né per coccolarci, né per star qualcuno mi ha tenuto forte, ma era come star sui pattini, Dio mi come ho fatto? Ho lavorato sodo per anni, ho costruito case, là in mezzo alla giostra assieme agli altri. Improvvisamente tranquilli, né per desiderarli e neanche a lei per averceli, perdoni, quel sangue era talmente scivoloso che se provavo a far palazzi, chiese, senza fermarmi mai! Il puzzo del cemento me un bambino piange al piano di sopra, sto in ascolto. Guardo il poveretta. Era evidente che in quella scena ci fosse lo zampino presa con i piedi mi si allargavano le gambe: una di qua e una di lo porto dietro ancora adesso. Ma perché siete venuto, Padre?” sofftto. Sopra una giovane mamma sta allattando il fglio. Sento del diavolo, tutto era orchestrato per farci sentir colpevoli! A là, inesorabilmente. Poi a un certo punto mi è sembrato che tutto E io gli ho detto che era morta lei, proprio lei, ma lui mi ha suonare il campanello, sono arrivati. La mia confessione l’hanno tutti, li guardavi in faccia, quell’odore di rossetto, acqua di rose si mettesse a girare alla rovescia: la gente intorno a me parlava detto:” è passato tanto di quel tempo che non ricordo più. Non presa sul serio. Dovrò poi scendere nei particolari. Arrossisco al e sangue, gli ricordava la mamma, la ragazza, la sorella e gli all’incontrario, le persone mi respingevano anziché tirarmi, le me la ricordo più questa faccenda, me la raccontate voi padre?” pensiero. Mi alzo e cammino fno alla porta. Mi vergogno come faceva salire il groppo in gola, e tutto puzzava di diabolico. auto andavano in retromarcia e le nubi in cielo tornavano a E io ho iniziato a raccontare ma lui mi ha subito interrotto e ha uno scolaretto neanche ci fossero ancora i miei vivi. Mi volto, C’era il diavolo dietro! Il giorno dopo c’ho provato con l’incenso ponente mentre prima flavano ad oriente, solo il sole stava detto: “Prego, andiamo nel mio studio, là saremo più comodi e guardo la casa dove ho vissuto per sessant’anni, tutta la vita. In a cancellare quell’odore perché vedevo che la gente ci pativa ad fermo in cielo. “Santo Dio! – Ho pensato mentre lo guardavo - io potrò fumare” e già lì mi è parso strano perché io pensavo che fondo – penso – è un poco piccola. Che stupido sono stato. annusar nell’aria aria di donna che non c’era più. E poi con quel quello non è il sole, quello è il buco dell’inferno!” Metta a lui nello studio ci volesse andare per non far sentire a nessuno caldo lì intorno svolazzavano le mosche e c’hanno dato sopra verbale commissario perché credo che questo sia il punto di quel segreto e invece lo faceva perché non lo vedessero fumare. Il prete litri di creolina che dopo non sentivi altro che una puzza tipo di svolta diciamo di tutta la situazione, metta! Ha messo? Allora, “Mia moglie me lo ha proibito. In casa ci sono i tappeti.” In Un prete parla a qualcuno che è fuori dalla stanza bagni pubblici. Ma verso sera l’odore tornava fuori. Era come se dicevo, ho pensato: “ma se l’inferno sta sopra allora il paradiso casa ci sono i tappeti, ha detto così: “Ci sono i tappeti e non Ho visto tutto come in un flm. All’oratorio li guardiamo i flm... il corpo fosse ancora lì. Infatti più di un automobilista ha sterzato dove sta? Sta quaggiù?” e in quel momento, con le gambe aperte vuole che fumi.“ e poi ha detto: “prego, proseguite, Padre. con i ragazzi... Sembrava un flm. Stava venendo giù come un quella sera per evitare di colpire un corpo che non c’era. Metta a come un compasso, ho capito che tutto si svela quando si va a Stavate dicendo?” E allora mi son dato da fare a rammentargli la pupazzo, saranno state le sette, quella donna, dico, veniva giù verbale, gliela faccia mettere a verbale l’evidenza della presenza ritroso perché noi non ce l’abbiamo mica il dono di tornare faccenda: sei ragazzi dietro un portone, e lui fra quelli, le mani come un pupazzo. Mi sono messo a correre, non è che abbia di qualcosa che non c’era. Il sangue quel giorno sembrava indietro, noi possiamo solo andare avanti e così, in quel momento, sulla bocca a tappargliela a quella ragazza, i morsi, la violenza, corso perché pensassi di poterla salvare, è stato l’istinto che mi inarrestabile e io avrei voluto benedirla quando ho capito che era ho capito che quella donna distesa ai miei piedi veniva e alla fne mi ha detto: “e allora?” E io di rimando: “e allora ha fatto correre e quando sono arrivato lì, lei era già stesa a terra lei, farmi perdonare del fatto che io lo sapevo perché s’era dall’inferno e lei se ne era liberata buttandosi dal quinto piano! cosa?” E lui: “Volete qualcosa da bere Don Luigi? Mangiate un con la faccia rivolta verso il semaforo e c’era già parecchia gente buttata, e così sono rimasto lì col braccio alzato e l’aspersorio in Altro che storie! E forse adesso stava in paradiso, e chi c’aveva biscotto, sono buoni, li ha fatti mia moglie, per il compleanno intorno e poi sono scivolato, sì, sono scivolato su una sua scarpa mano che non sapevo bene che fare perché... La chiesa sul punto mai pensato? Intanto dato che tutto andava alla rovescia il suo di mia fglia, ha fatto diciotto anni. Mangiate pure, Don Luigi, che era sbalzata via. Non è che potessi rimettergliela la scarpa, è irremovibile, non prevede i funerali e la benedizione di chi si sangue che le tornava dentro mi stava trascinando con sé dentro mangiate!” Ora, mi dica commissario, io gli porto una notizia ma era sbalzata via e quella donna aveva un piede scalzo e anche toglie la vita ma in realtà quello non era un vero suicidio! Io lo di lei, è per questo che per giorni nel quartiere la gente ha così grave e quello mi offre i biscotti della moglie? Che erano le calze erano srotolate come se qualcuno gliele avesse tirate giù sapevo, ma come facevo a dirlo, lì, davanti a tutti, in strada! Io continuato a sussurrare al miracolo di quella donna che non buoni, per carità, ma proprio non mi sembrava il caso. Ho apposta, come se qualcuno volesse stupirci e mostrarci a tutti le lo sapevo perché s’era buttata ma mica potevo dirlo che un voleva lasciar andar via il prete, che lo ha costretto a benedirla mangiato tre biscotti in attesa di una frase, in attesa di qualcosa sue gambe delicate. A me, lì per lì, mi è sembrato di non ragazzo, un giorno, tanti anni fa, era venuto da me a dirmi cosa facendolo ballare il ballo di San Vito con l’aspersorio in mano che non arrivava, anche lui mangiava i biscotti senza dire niente, conoscerla e c’avrei sperato di non conoscerla perché Madonna le avevano fatto lui e altri cinque a quella donna che era una che alla fne ha gocciolato sul suo corpo. Santo Dio se è vero, io allora l’ho guardato e ho capito che lui non c’aveva sensi di Santissima quando ho capito chi era ho sentito una ftta al cuore, ragazzina come loro, allora... Insomma e così con tutti questi c’ero! Io lo so che non credete ad una virgola di quello che sto colpa, e ho fatto per andarmene e lui ha detto: “Tanto Padre ma in fondo al cuore io già lo sapevo che era lei, lì, sull’asfalto, pensieri in testa (che lo so che non ci credete che ce li avevo dicendo ma son un uomo di Dio e non racconto balle! In quei non si può tornare indietro, mai nella vita, non puoi, non hai girata su un fanco, il sinistro mi pare... era lei! Che sembrava perché sembra impossibile averceli in quei momenti tutti quei due minuti il cuore mi batteva così forte da farmi dolorare i denti alternative devi andare avanti anche se è dura perché i peccati ti galleggiarci sopra a quell’asfalto caldo, (che c’era un caldo quel pensieri) sono rimasto lì, davanti a lei come un salame, col in bocca e in bocca non c’avevo le solite preghiere, no, in bocca fanno piano, piano, le spalle sempre più pesanti, è proprio quello giorno che l’asfalto era proprio lì, lì, per sfarsi quel giorno) e a braccio alzato e l’aspersorio in mano, tacevo e sudavo, sudavo e c’avevo solo una parola, una sola, di più non me ne usciva: “Dio, il prezzo da pagare. Andare avanti, solo quello possiamo fare: quel punto avrei voluto dirle: via, che fa Eugenia... si tiri su, tacevo con la gente che guardava in attesa come fossi il capo Dio, Dio” e poi sono caduto faccia a terra nel suo sangue. Ha andare avanti”. Pesante come pietra mi sentivo, io, col debito parliamone, c’è sempre tempo per fare così! Un’altra volta... si banda e tutti aspettassero da me il segnale per mettersi a suonare scritto tutto? Posso vedere? Non si può? Vado avanti. mio grosso che si faceva sempre più pesante. “Padre – diceva – 50 I FUNERALI DI TOGLIATTI DI FRANCO ROSSI 51
SIPARIO Testi anche se volessi non me lo ricordo più cosa è stato, credo che sia prendere sonno, davo gli scossoni, sudavo e avevo freddo, così E io aggiunsi: “Dio nostro padre è il Signore di ogni vita. venuto trent’anni fa... Sono contento, mi sento più leggero. stato perché ho parlato con voi e mi sono confessato, insomma mi sono alzato e ho messo su un disco di Elvis (che è il mio Preghiamo per la mamma e per il frutto che ella porta nel Perché non è mica vero che noi uomini siamo fatti solo per io ho pagato. Voi mi avete assolto quel mattino, quel mattino preferito) lei forse non lo sa ma da ragazzino tutti dicevano grembo...” andare avanti con le spalle curve schiacciati dai nostri peccati, a che me lo sarei pure tagliato il cazzo, solo quel mattino però, che somigliavo ad Elvis soprattutto quando cantavo: Can’t e lei: “Padre li deve denunciare! Quei bastardi! Padre, mi volte noi uomini dobbiamo camminare in tondo o in lungo e in perché mi bruciava forte, anzi adesso ve lo voglio proprio dire, help falling love... Non riesco proprio a non innamorarmi di te, accompagni!” largo per tornare al punto di partenza da dove ripartire ostinati a Padre, io ero venuto a confessarmi perché in fondo io credevo che è poi quello che è successo a me con Gesù Cristo, Elvis “Che si compia felicemente il tempo dell’attesa”. Dissi fare meglio, perché questo è il nostro destino: cercare qualcosa, che quel bruciore fosse la maledizione di quella ragazza, capito? la registrò ad Hollywood tra il 21, 22, 23 marzo del ’61... Se “Don Luigi mi aiuti – continuava – non posso far da sola! Mio avvicinarcisi a volte, questo deve bastare. E così sono venuto da voi Don Luigi, sì, da voi, come m’insegnò mi metto di proflo lei forse la nota ancora una qualche... Va padre mi ucciderà!” Mi voltai di là, sissignore, mi voltai di là mio padre io do del voi perché c’ho rispetto del prossimo e il bene, vado avanti, commissario. Con Elvis fnalmente mi sono ma solo per rifettere, solo per rifettere, perché il suo sguardo Maria mondo non varrebbe niente se perdessimo anche il rispetto, così addormentato e ho fatto un sogno: mi trovavo in una città che m’inquietava, qualcosa nel suo sguardo mi trafggeva e quando Una donna seduta davanti a una fnestra parla a qualcuno alle voi avete fatto il vostro dovere e io il mio, e l’avete fatto bene non conoscevo ma sembrava questa, solo un po’ diversa, e mi voltai lei non c’era più, preferì sparire e io... non la cercai, sue spalle il vostro dovere perché sono stato meglio subito dopo e sono seguivo passo passo una ragazza ma senza dirle niente; abbiamo non lo nego. Se ne andò da casa, nessuno seppe più nulla, e io Ciao. Pausa Hai visto? Questa volta non mi volto, non voglio sparite le chiazze rosse e i bruciori a pisciare, non me ne volete camminato a lungo e poi siamo entrati in un palazzo, sono non la rividi per molto tempo ma il suo sguardo non l’ho mai guardarti, me ne sto qui a guardare fuori dalla fnestra, almeno padre se mi esprimo così io non ho studiato...” ha detto così: entrato anch’io che gli ero dietro e dentro era buio ma sentivo scordato e adesso i miei occhi nello specchio mi parevano i suoi non faccio come ho fatto ieri. Ieri non ti è piaciuto quello che “io non ho studiato, ma ho lavorato sodo...” Poi si è interrotto che c’era qualcuno e ho acceso un fammifero e mi sono trovato e così, proprio mentre padre Cedretti entrava in canonica per ho fatto e te ne sei andato e io non voglio che te ne vai. Pausa perché è entrata una ragazza con dei pantaloncini corti e con lo davanti sei affari impennati verso il cielo che sembravano sei un caffè, ho preso lo specchio, l’ho fatto roteare e l’ho sfasciato Ci sei? Sei ancora li? Si volta e guarda verso un punto dove smalto rosso sulle unghie dei piedi e delle mani. La ragazza ci ha campanili della chiesa e aspettavano il turno per entrare dentro contro la parete, lo specchio è andato in mille pezzi e gli sguardi probabilmente c’è qualcuno. Che fai lì in piedi? Vieni, siediti. guardati e senza dire niente se n’è andata e lui le ha urlato: “Oh, di lei, nella sua carne. Erano tutti ragazzini che facevano anche sono diventati mille, tutti intorno a me, che mi guardavano, che Inspira profondamente, piange. Scusami, è più forte di me. dico a te! Non l’hai visto il prete? Non si saluta? Cazzo!” Ha ridere da una parte ma dall’altra facevano anche paura e io mi accusavano. Padre Cedretti col rosario in mano mi ha gridato Cerca di capirmi. Tira su col naso e si asciuga gli occhi. Lo so, urlato così forte che i cani in giardino si son messi ad abbaiare allora ho cercato di mandarli via, ma niente, li ho presi a calci, a qualcosa in latino ma io non ho capito perché la testa mi doleva non dovrei piangere, lo so. tutti assieme: “Ah, i fgli – ha detto sospirando – i cani almeno schiaff e a cappellate, ma niente, non li sforavo neppure; allora e c’avevo il capogiro e poi anch’io ho gridato, sì, credo di aver Pausa. lo senti che ti amano... In fondo Padre anche lei però... se voleva io ho abbracciato la ragazza come si fa con chi ha freddo, ho gridato che dovevo andare a confessare e che cosa dovevo Perché stai zitto? Vuoi farmi pena? È questo che vuoi? Io non non ci veniva lì! Perché lei lo sapeva che cosa succedeva a girar cercato di fargli scudo, ma niente, loro mi trapassavano, e ho confessare e Padre Cedretti a quel punto, spaventato a morte, ce l’ho più la pena, io dentro non c‘ho più niente, sbamm! sempre con le mutande in vista e con le cosce al vento e noi provato a chiudere gli occhi ma sentivo tutto, allora ho cercato ha tentato un esorcismo in extremis e mi si è messo davanti Svuotata! Già dato. Mi hanno curata e adesso sono praticamente eravamo tutti giovani e nel pieno del... voi capite Don Luigi”. la porta per scappare perché c’era troppo dolore lì dentro ma cercando di benedirmi ma io gli ho piantato gli occhi addosso nuova. Hanno fatto un buon lavoro, dicono. Meglio di così non “Però...” ho detto. allo stesso tempo non volevo scappare perché volevo aiutarla, e lui ha fatto un salto all’indietro riparandosi dietro un banco si poteva. Sei venuto per portarmi fuori? Oggi non esco. Oggi “Ma che però e però! – m’ha interrotto subito lui – c’avevamo giuro! Volevo. Li avrei uccisi se avessi potuto, con le mie del catechismo. È lì che è caduto rompendosi i denti, non l’ho non me la sento, sono già uscita stamani. Ho camminato un quindici anni. Sarà stata lei a provocarci o l’essere che eravamo mani li avrei uccisi, quei vigliacchi! Sono rimasto lì due ore colpito come poi ha detto lui, poi sono andato da quell’uomo mucchio, guardavo in terra mentre camminavo. C’avevo paura in tanti e ci pareva fn di scherzare, un gioco pesante d’accordo, quanto è durato tutto! Quando mi sono svegliato gli occhi mi a dirgli che lo avrei denunciato per quello che aveva fatto, che che qualcuno mi riconosceva... ma pur sempre un gioco e in fondo lei non c’ha mica denunciati!” bruciavano, c’avevo le labbra salate e mi veniva da vomitare e dovevo farlo e che gli avrebbe fatto bene anche a lui e lui mi Silenzio la donna indica un punto dalla fnestra. E io col mio peccato e lui con il suo ci siamo guardati in allora mi sono specchiato per vedere cosa mi stesse succedendo ha detto che non stava male, di stare attento piuttosto a me di La vedi laggiù quella cosa piatta che brilla sotto il sole come silenzio. Dalle fnestre il sole se ne stava andando, poi lui ha e sa che ho visto nello specchio? I miei occhi e basta! Niente non essere io a stare male, che già la volta prima me l’aveva una lamiera? È il mare. A volte sento l’odore da qui... forse me aggiunto: “Don Luigi, parliamoci chiaro, ma che volete? Venite orecchie, niente naso, niente volto, solo i miei occhi! E chi se visto nello sguardo un che di ammalato e allora io dentro di l’immagino... È successo laggiù. Mia sorella ci andava, sì, lei qua a rispolverare una storia vecchia che non gliene frega più l’era mai visti gli occhi così grandi! Poi mi sono accorto che me ho sentito la rabbia montare, che è una cosa disdicevole, lo ci andava spesso, ci vendeva i fori; non ero io. Lo so che tanti a nessuno. Guardatevi intorno, non vedete che schifo c’è qua il mio sguardo da dentro lo specchio mi scrutava, ho provato ammetto, per un prete e quando mi è arrivata in bocca ho stretto dicono che ero io, ma non ero io. Mi assomigliava mia sorella, intorno? Non lo vedete che sbando Don Luigi? Non lo vedete? a chiudere gli occhi ma ogni volta che li aprivo il mio sguardo i pugni e gli ho cantato Elvis a tutta birra e quell’uomo si è ma non ero io! Lei ci vendeva i fori al mare, tutti i giorni, ai Non c’è sera che qua intorno non succeda un casino, ogni notte era lì che mi fssava. Il fatto commissario è che l’Eugenia venne messo a ridere, rideva, rideva poi però ha smesso e ha iniziato a turisti, glieli metteva in mano e loro li pigliavano e quando non scatta l’allarme! La gente spara, ruba, Don Luigi, per due soldi, da me in canonica per supplicarmi di aiutarla, di andare con lei battere i denti e poi i piedi, a tapparsi le orecchie e io continuavo, c’aveva i fori mia sorella chiedeva i soldi... e io non volevo! sono molto preoccupato... E voi venite qui a parlare di una storia anche solo per accompagnarla a denunciare, che lei non ce la cantavo, cantavo anche alla rovescia mentre lui vomitava fuori Ma lei non mi ascoltava. Il fatto è che da piccola c’aveva avuto di cent’anni fa!” “Bene – ho detto – adesso è ora che me ne faceva da sola, che tutti l’avrebbero maledetta che ce li avrebbe tutti i biscotti che santo Dio erano troppi, tutti i biscotti della sua una malattia al cervello e era rimasta come una bambina... non vada”. avuti tutti contro, che c’aveva paura. Come ora io davanti a voi, vita e poi è scappato e io dietro che cantavo e lui si è barricato era cresciuta mia sorella, ma non era stupida, no, era come “Eh no! – ha detto lui – eh no, Don Luigi, venite qui a farmi la lei c’aveva paura a venirci da sola, aveva paura che voi, che in cantina. L’ho lasciato lì. In strada ho incontrato di nuovo una bambina e qualcuno se n’è approfttato. Questa è la verità! predica, volete farmi sentire in colpa! E non ci sto! Quella donna siete uomini anche voi, non l’avreste presa sul serio... lo so, lo so, Padre Cedretti che mi era corso dietro; senza due denti in bocca Qualcuno gli aveva insegnato a chiedere i soldi, gliel’aveva a quanto mi risulta poi ha vissuto la sua vita anche dopo mica aveva paura e io le dissi che doveva calmarsi e che poteva venire e con le labbra gonfe sembrava lui il posseduto e gli ho detto insegnato così bene che alla fne, ma solo alla fne, si era messa correttamente! Vorrà pur signifcare qualcosa? Minimo che era da me tutti i giorni, tra l’incenso e il verde rame della vigna e di tornare in chiesa ma lui non voleva sentir ragione non voleva a fare le marchette. Ma le cose con la bocca no, quelle non le ha già predestinata. Vogliamo dire così? Lo sapete anche voi Don dissi anche che avrei parlato con i ragazzi, che gli avrei parlato e che andassi a denunciare e mi si è messo di nuovo davanti mai fatte, giuro, lo so, faceva con le mani in auto... per lei era Luigi, con quegli straccetti che si metteva addosso... adesso è sarebbero venuti tutti in fla pentiti col capo chino a scusarsi ma mormorando ancora in latino e muovendo le mani come fosse come un gioco. Era come una bambina mia sorella... non voleva cambiato tutto e anche gli uomini si sono più abituati e forse si a lei non gli bastavano le scuse, a lei proprio non le bastavano, Lady Gaga. Guardi commissario, anche un uomo più paziente male a nessuno e poi è fnita come è fnita, si è messa nei guai, sono anche un poco effeminati, non credete padre? Minimo”. e lo capivo anch’io che non sarebbero bastate le scuse per una e saggio di me avrebbe riso perché Padre Cedretti in quel ecco com’è andata, e mi c’ha messo anche a me nei guai, m’ha Io tacevo, commissario, che altro potevo dire? I biscotti mi cosa del genere però non potevo andare a denunciare, c’era di momento somigliava a uno stregone da flm americano e io l’ho rovinato la vita, ma io non c’ho rancore verso di lei... anche tornavano su e avevo in gola un sapore acido e me ne sono mezzo il segreto del confessionale e poi l’Eugenia disse: “Potrei guardato e poi gli ho cantato Blue Moon in un orecchio, non è adesso, vedi, se sbucasse da lì dove sei te con quel suo sorriso andato. Quel giorno di trent’anni fa lo so che avrei dovuto far essere in cinta... Don Luigi, ma non lo voglio, non lo voglio!”. vero che l’ho morsicato, l’ho fatto solo per portarlo alla realtà, da ragazzina io proverei tenerezza perché io gli volevo bene e di più, il fatto è che non sapevo cosa fare perché in quei casi lì E io... insomma mettetevi nei miei panni! Ero molto giovane, che adesso ci manca pure che noi preti ci mettiamo a sfdarci contro di lei non c’ho proprio niente, perché io lo so che lei mi o vai a denunciare o te la fai passare e io c’avevo il segreto da non ero preparato e dissi: “Nel nome del padre, del fglio e dello a colpi di formule latine. Poi sono venuto qua. Commissario, voleva bene. Silenzio rispettare! spirito Santo”. sono qui per denunciare un fatto! Trentasei anni fa, sei ragazzi Mi ascolti? Dove sei fnito? Ti nascondi? Hai voglia di giocare? La notte dopo aver parlato con quell’uomo non riuscivo a “Amen” mi rispose lei. violentarono una ragazzina di nome Eugenia... se solo fossi Bene, chiuderò gli occhi e saprò dove sei. Silenzio. La donna 52 I FUNERALI DI TOGLIATTI DI FRANCO ROSSI 53
SIPARIO Testi anche se volessi non me lo ricordo più cosa è stato, credo che sia prendere sonno, davo gli scossoni, sudavo e avevo freddo, così E io aggiunsi: “Dio nostro padre è il Signore di ogni vita. venuto trent’anni fa... Sono contento, mi sento più leggero. stato perché ho parlato con voi e mi sono confessato, insomma mi sono alzato e ho messo su un disco di Elvis (che è il mio Preghiamo per la mamma e per il frutto che ella porta nel Perché non è mica vero che noi uomini siamo fatti solo per io ho pagato. Voi mi avete assolto quel mattino, quel mattino preferito) lei forse non lo sa ma da ragazzino tutti dicevano grembo...” andare avanti con le spalle curve schiacciati dai nostri peccati, a che me lo sarei pure tagliato il cazzo, solo quel mattino però, che somigliavo ad Elvis soprattutto quando cantavo: Can’t e lei: “Padre li deve denunciare! Quei bastardi! Padre, mi volte noi uomini dobbiamo camminare in tondo o in lungo e in perché mi bruciava forte, anzi adesso ve lo voglio proprio dire, help falling love... Non riesco proprio a non innamorarmi di te, accompagni!” largo per tornare al punto di partenza da dove ripartire ostinati a Padre, io ero venuto a confessarmi perché in fondo io credevo che è poi quello che è successo a me con Gesù Cristo, Elvis “Che si compia felicemente il tempo dell’attesa”. Dissi fare meglio, perché questo è il nostro destino: cercare qualcosa, che quel bruciore fosse la maledizione di quella ragazza, capito? la registrò ad Hollywood tra il 21, 22, 23 marzo del ’61... Se “Don Luigi mi aiuti – continuava – non posso far da sola! Mio avvicinarcisi a volte, questo deve bastare. E così sono venuto da voi Don Luigi, sì, da voi, come m’insegnò mi metto di proflo lei forse la nota ancora una qualche... Va padre mi ucciderà!” Mi voltai di là, sissignore, mi voltai di là mio padre io do del voi perché c’ho rispetto del prossimo e il bene, vado avanti, commissario. Con Elvis fnalmente mi sono ma solo per rifettere, solo per rifettere, perché il suo sguardo Maria mondo non varrebbe niente se perdessimo anche il rispetto, così addormentato e ho fatto un sogno: mi trovavo in una città che m’inquietava, qualcosa nel suo sguardo mi trafggeva e quando Una donna seduta davanti a una fnestra parla a qualcuno alle voi avete fatto il vostro dovere e io il mio, e l’avete fatto bene non conoscevo ma sembrava questa, solo un po’ diversa, e mi voltai lei non c’era più, preferì sparire e io... non la cercai, sue spalle il vostro dovere perché sono stato meglio subito dopo e sono seguivo passo passo una ragazza ma senza dirle niente; abbiamo non lo nego. Se ne andò da casa, nessuno seppe più nulla, e io Ciao. Pausa Hai visto? Questa volta non mi volto, non voglio sparite le chiazze rosse e i bruciori a pisciare, non me ne volete camminato a lungo e poi siamo entrati in un palazzo, sono non la rividi per molto tempo ma il suo sguardo non l’ho mai guardarti, me ne sto qui a guardare fuori dalla fnestra, almeno padre se mi esprimo così io non ho studiato...” ha detto così: entrato anch’io che gli ero dietro e dentro era buio ma sentivo scordato e adesso i miei occhi nello specchio mi parevano i suoi non faccio come ho fatto ieri. Ieri non ti è piaciuto quello che “io non ho studiato, ma ho lavorato sodo...” Poi si è interrotto che c’era qualcuno e ho acceso un fammifero e mi sono trovato e così, proprio mentre padre Cedretti entrava in canonica per ho fatto e te ne sei andato e io non voglio che te ne vai. Pausa perché è entrata una ragazza con dei pantaloncini corti e con lo davanti sei affari impennati verso il cielo che sembravano sei un caffè, ho preso lo specchio, l’ho fatto roteare e l’ho sfasciato Ci sei? Sei ancora li? Si volta e guarda verso un punto dove smalto rosso sulle unghie dei piedi e delle mani. La ragazza ci ha campanili della chiesa e aspettavano il turno per entrare dentro contro la parete, lo specchio è andato in mille pezzi e gli sguardi probabilmente c’è qualcuno. Che fai lì in piedi? Vieni, siediti. guardati e senza dire niente se n’è andata e lui le ha urlato: “Oh, di lei, nella sua carne. Erano tutti ragazzini che facevano anche sono diventati mille, tutti intorno a me, che mi guardavano, che Inspira profondamente, piange. Scusami, è più forte di me. dico a te! Non l’hai visto il prete? Non si saluta? Cazzo!” Ha ridere da una parte ma dall’altra facevano anche paura e io mi accusavano. Padre Cedretti col rosario in mano mi ha gridato Cerca di capirmi. Tira su col naso e si asciuga gli occhi. Lo so, urlato così forte che i cani in giardino si son messi ad abbaiare allora ho cercato di mandarli via, ma niente, li ho presi a calci, a qualcosa in latino ma io non ho capito perché la testa mi doleva non dovrei piangere, lo so. tutti assieme: “Ah, i fgli – ha detto sospirando – i cani almeno schiaff e a cappellate, ma niente, non li sforavo neppure; allora e c’avevo il capogiro e poi anch’io ho gridato, sì, credo di aver Pausa. lo senti che ti amano... In fondo Padre anche lei però... se voleva io ho abbracciato la ragazza come si fa con chi ha freddo, ho gridato che dovevo andare a confessare e che cosa dovevo Perché stai zitto? Vuoi farmi pena? È questo che vuoi? Io non non ci veniva lì! Perché lei lo sapeva che cosa succedeva a girar cercato di fargli scudo, ma niente, loro mi trapassavano, e ho confessare e Padre Cedretti a quel punto, spaventato a morte, ce l’ho più la pena, io dentro non c‘ho più niente, sbamm! sempre con le mutande in vista e con le cosce al vento e noi provato a chiudere gli occhi ma sentivo tutto, allora ho cercato ha tentato un esorcismo in extremis e mi si è messo davanti Svuotata! Già dato. Mi hanno curata e adesso sono praticamente eravamo tutti giovani e nel pieno del... voi capite Don Luigi”. la porta per scappare perché c’era troppo dolore lì dentro ma cercando di benedirmi ma io gli ho piantato gli occhi addosso nuova. Hanno fatto un buon lavoro, dicono. Meglio di così non “Però...” ho detto. allo stesso tempo non volevo scappare perché volevo aiutarla, e lui ha fatto un salto all’indietro riparandosi dietro un banco si poteva. Sei venuto per portarmi fuori? Oggi non esco. Oggi “Ma che però e però! – m’ha interrotto subito lui – c’avevamo giuro! Volevo. Li avrei uccisi se avessi potuto, con le mie del catechismo. È lì che è caduto rompendosi i denti, non l’ho non me la sento, sono già uscita stamani. Ho camminato un quindici anni. Sarà stata lei a provocarci o l’essere che eravamo mani li avrei uccisi, quei vigliacchi! Sono rimasto lì due ore colpito come poi ha detto lui, poi sono andato da quell’uomo mucchio, guardavo in terra mentre camminavo. C’avevo paura in tanti e ci pareva fn di scherzare, un gioco pesante d’accordo, quanto è durato tutto! Quando mi sono svegliato gli occhi mi a dirgli che lo avrei denunciato per quello che aveva fatto, che che qualcuno mi riconosceva... ma pur sempre un gioco e in fondo lei non c’ha mica denunciati!” bruciavano, c’avevo le labbra salate e mi veniva da vomitare e dovevo farlo e che gli avrebbe fatto bene anche a lui e lui mi Silenzio la donna indica un punto dalla fnestra. E io col mio peccato e lui con il suo ci siamo guardati in allora mi sono specchiato per vedere cosa mi stesse succedendo ha detto che non stava male, di stare attento piuttosto a me di La vedi laggiù quella cosa piatta che brilla sotto il sole come silenzio. Dalle fnestre il sole se ne stava andando, poi lui ha e sa che ho visto nello specchio? I miei occhi e basta! Niente non essere io a stare male, che già la volta prima me l’aveva una lamiera? È il mare. A volte sento l’odore da qui... forse me aggiunto: “Don Luigi, parliamoci chiaro, ma che volete? Venite orecchie, niente naso, niente volto, solo i miei occhi! E chi se visto nello sguardo un che di ammalato e allora io dentro di l’immagino... È successo laggiù. Mia sorella ci andava, sì, lei qua a rispolverare una storia vecchia che non gliene frega più l’era mai visti gli occhi così grandi! Poi mi sono accorto che me ho sentito la rabbia montare, che è una cosa disdicevole, lo ci andava spesso, ci vendeva i fori; non ero io. Lo so che tanti a nessuno. Guardatevi intorno, non vedete che schifo c’è qua il mio sguardo da dentro lo specchio mi scrutava, ho provato ammetto, per un prete e quando mi è arrivata in bocca ho stretto dicono che ero io, ma non ero io. Mi assomigliava mia sorella, intorno? Non lo vedete che sbando Don Luigi? Non lo vedete? a chiudere gli occhi ma ogni volta che li aprivo il mio sguardo i pugni e gli ho cantato Elvis a tutta birra e quell’uomo si è ma non ero io! Lei ci vendeva i fori al mare, tutti i giorni, ai Non c’è sera che qua intorno non succeda un casino, ogni notte era lì che mi fssava. Il fatto commissario è che l’Eugenia venne messo a ridere, rideva, rideva poi però ha smesso e ha iniziato a turisti, glieli metteva in mano e loro li pigliavano e quando non scatta l’allarme! La gente spara, ruba, Don Luigi, per due soldi, da me in canonica per supplicarmi di aiutarla, di andare con lei battere i denti e poi i piedi, a tapparsi le orecchie e io continuavo, c’aveva i fori mia sorella chiedeva i soldi... e io non volevo! sono molto preoccupato... E voi venite qui a parlare di una storia anche solo per accompagnarla a denunciare, che lei non ce la cantavo, cantavo anche alla rovescia mentre lui vomitava fuori Ma lei non mi ascoltava. Il fatto è che da piccola c’aveva avuto di cent’anni fa!” “Bene – ho detto – adesso è ora che me ne faceva da sola, che tutti l’avrebbero maledetta che ce li avrebbe tutti i biscotti che santo Dio erano troppi, tutti i biscotti della sua una malattia al cervello e era rimasta come una bambina... non vada”. avuti tutti contro, che c’aveva paura. Come ora io davanti a voi, vita e poi è scappato e io dietro che cantavo e lui si è barricato era cresciuta mia sorella, ma non era stupida, no, era come “Eh no! – ha detto lui – eh no, Don Luigi, venite qui a farmi la lei c’aveva paura a venirci da sola, aveva paura che voi, che in cantina. L’ho lasciato lì. In strada ho incontrato di nuovo una bambina e qualcuno se n’è approfttato. Questa è la verità! predica, volete farmi sentire in colpa! E non ci sto! Quella donna siete uomini anche voi, non l’avreste presa sul serio... lo so, lo so, Padre Cedretti che mi era corso dietro; senza due denti in bocca Qualcuno gli aveva insegnato a chiedere i soldi, gliel’aveva a quanto mi risulta poi ha vissuto la sua vita anche dopo mica aveva paura e io le dissi che doveva calmarsi e che poteva venire e con le labbra gonfe sembrava lui il posseduto e gli ho detto insegnato così bene che alla fne, ma solo alla fne, si era messa correttamente! Vorrà pur signifcare qualcosa? Minimo che era da me tutti i giorni, tra l’incenso e il verde rame della vigna e di tornare in chiesa ma lui non voleva sentir ragione non voleva a fare le marchette. Ma le cose con la bocca no, quelle non le ha già predestinata. Vogliamo dire così? Lo sapete anche voi Don dissi anche che avrei parlato con i ragazzi, che gli avrei parlato e che andassi a denunciare e mi si è messo di nuovo davanti mai fatte, giuro, lo so, faceva con le mani in auto... per lei era Luigi, con quegli straccetti che si metteva addosso... adesso è sarebbero venuti tutti in fla pentiti col capo chino a scusarsi ma mormorando ancora in latino e muovendo le mani come fosse come un gioco. Era come una bambina mia sorella... non voleva cambiato tutto e anche gli uomini si sono più abituati e forse si a lei non gli bastavano le scuse, a lei proprio non le bastavano, Lady Gaga. Guardi commissario, anche un uomo più paziente male a nessuno e poi è fnita come è fnita, si è messa nei guai, sono anche un poco effeminati, non credete padre? Minimo”. e lo capivo anch’io che non sarebbero bastate le scuse per una e saggio di me avrebbe riso perché Padre Cedretti in quel ecco com’è andata, e mi c’ha messo anche a me nei guai, m’ha Io tacevo, commissario, che altro potevo dire? I biscotti mi cosa del genere però non potevo andare a denunciare, c’era di momento somigliava a uno stregone da flm americano e io l’ho rovinato la vita, ma io non c’ho rancore verso di lei... anche tornavano su e avevo in gola un sapore acido e me ne sono mezzo il segreto del confessionale e poi l’Eugenia disse: “Potrei guardato e poi gli ho cantato Blue Moon in un orecchio, non è adesso, vedi, se sbucasse da lì dove sei te con quel suo sorriso andato. Quel giorno di trent’anni fa lo so che avrei dovuto far essere in cinta... Don Luigi, ma non lo voglio, non lo voglio!”. vero che l’ho morsicato, l’ho fatto solo per portarlo alla realtà, da ragazzina io proverei tenerezza perché io gli volevo bene e di più, il fatto è che non sapevo cosa fare perché in quei casi lì E io... insomma mettetevi nei miei panni! Ero molto giovane, che adesso ci manca pure che noi preti ci mettiamo a sfdarci contro di lei non c’ho proprio niente, perché io lo so che lei mi o vai a denunciare o te la fai passare e io c’avevo il segreto da non ero preparato e dissi: “Nel nome del padre, del fglio e dello a colpi di formule latine. Poi sono venuto qua. Commissario, voleva bene. Silenzio rispettare! spirito Santo”. sono qui per denunciare un fatto! Trentasei anni fa, sei ragazzi Mi ascolti? Dove sei fnito? Ti nascondi? Hai voglia di giocare? La notte dopo aver parlato con quell’uomo non riuscivo a “Amen” mi rispose lei. violentarono una ragazzina di nome Eugenia... se solo fossi Bene, chiuderò gli occhi e saprò dove sei. Silenzio. La donna 52 I FUNERALI DI TOGLIATTI DI FRANCO ROSSI 53
SIPARIO Testi chiude gli occhi. Il mare oggi è talmente piatto che pare una lamiera. Certe volte dita del dottore, l’ho sentito. Era bello come il sole, e le sue dita seno Gesù” e che si trattava di fare il mio dovere. Madre lo ero Siamo fatti per ascoltare al buio. Silenzio sento l’odore del mare da qui. Siediti un minuto, devo parlarti... iniziarono a muoversi dentro di me. Silenzio diventata dal momento che quel seme lo avevo preso dentro e Mio padre diceva che mia sorella era sporca e mia madre diceva Silenzio. Quando spostai le mutandine per farlo entrare io non lo sapevo, indietro non si torna. “Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù” e che era pericolosa e annusavano i suoi vestiti quando rientrava, Qualche giorno fa mia sorella si è buttata dalla fnestra. Lo giuro! Non lo sapevo che avrei aperto le gambe, non sapevo papà organizzò il matrimonio, e nonna fece i dolci e mamma tutti e due, cercavano qualcosa, una traccia di sugo, una traccia sapevi? Faceva caldo quel giorno che si è buttata; no, non voglio che avrebbe sanguinato, non lo sapevo, neppure lui lo sapeva. preparò il vestito e papà disse che era felice e mamma pure di sperma. I miei ci controllavano perché il mondo può essere dire che si è ammazzata per il caldo. Però faceva caldo. La catenina con la Madonna appesa sul cruscotto dondolava e l’Eugenia non venne e tutti erano felici e anch’io ero felice, terribile e mia sorella era pazza furiosa del sesso, era malata, per Quando si è buttata lei pensava di cadergli in testa a quella gente al nostro ritmo. La frase scritta sopra a caratteri d’oro diceva: perché io non ero come mia sorella. Tutta la gente rideva e lui lei era come un gioco. là sotto. Lo so che pensava così, che si spostassero se facevano “È meglio tornare indietro che perdersi nel cammino”... Ma io mi abbracciò fuori dalla Chiesa sotto una pioggia di chicchi di Silenzio a tempo che sennò per lei era uguale. Tra la gente c’era il prete andai avanti, siamo fatti per andare avanti! Andai avanti, non riso. Io in cuor mio c’avevo paura della mia pancia grossa e di Il giorno che mi hanno lasciata nella stanza da sola, quegli col crocefsso in mano, tutti in silenzio davanti all’Eugenia, poi avevo vergogna della Madonna che mi guardava. quello che ci stava dentro però non dicevo niente. Io non ero stupidi credevano che io non capivo, li vedevo bisbigliare dietro qualcuno le ha sentito il cuore all’Eugenia e ha fatto no con la Il giorno che il dottore si accorse che non ero più vergine rise come mia sorella. Andammo a stare a casa di nonna. il vetro della porta e lo sapevo cosa dicevano, glielo vedevo testa e in quel momento il semaforo ha dato il verde ma nessuna “peccato – disse – non ci vedremo mai più.” Poi lo comunicò Poche settimane dopo lui era fuori per lavoro e l’Eugenia venne negli occhi cosa pensavano, non mi credevano! Uno di loro auto è partita e tutti si sono guardati in silenzio: i ragazzi con a mia madre, e mia madre tirò un urlo che fece volare via le a chiedermi di chiudere le fnestre, di chiudere tutto che voleva c’aveva lo stetoscopio, con quello si sente il cuore e infatti lui gli skate si guardavano con i passanti coi telefonini in mano e rondini e i merli dai campi, fu come uno sparo. Papà e mamma raccontarmi il suo segreto e io ho chiuso tutto e in casa manco ti sentiva il cuore sul lettino, di continuo, lo vedevo e guardava la gente nei pullman si guardava con la gente nei bar che da chiamarono subito lui e si accordarono, io stavo in silenzio, che ci vedevamo più io e lei a momenti, e solo allora lei ha iniziato gli altri e scrollava la testa; per lui non era possibile quello dietro le vetrate osservava, e la gente alle fnestre si guardava potevo dire? Che forse non ero d’accordo? Ho sempre avuto a parlare, al buio, perché ascoltiamo meglio al buio, perché non che stava accadendo, no, non era possibile, invece io l’avevo con altra gente alle fnestre, perché siamo tutti legati; il fatto è paura di mio padre, quando aveva bevuto diventava violento. voleva che volasse via dalla fnestra il suo segreto. Il suo segreto visto succedere altre volte da queste parti. A volte capita che che ce lo siamo scordati per non morire ogni volta che muore Per me mio padre era tutto il contrario di quell’uomo che la non era un segreto da niente, l’ho capito appena ha iniziato qualcuno che dovrebbe essere già morto non muoia e il cuore gli qualcuno un pezzetto anche noi e allora è meglio scordarcelo gente descriveva in giro: disponibile, generoso perfno simpatico. il suo racconto, era davvero un segreto in grado di appestare continui a battere, lo so, è come se il cuore non volesse smettere che siamo legati... anche se così poi ci sentiamo soli. Quando il Dunque cosa potevo dire? Ma ero felice, avrei voluto pedalare tutto qua intorno: chiesa, negozi e tram. Così mi ha detto tutto di battere, lo so perché mia sorella una volta l’avevano trovata prete si è voltato per andare è scivolato nel sangue dell’Eugenia fno al mare e stare sulla spiaggia, ma il mare era troppo lontano e le faceva male dirmelo. Le faceva male come il giorno che le morta su una panchina, il sangue le usciva da sotto la gonna e e sembrava che il sangue volesse portarselo via. Alla fne lo e io mi sentivo stanca. Giorno dopo giorno mi sentivo sempre avevano tappato la bocca dentro un portone, in sei l’avevano l’avevano portata all’obitorio ma lei si era alzata dal lettino e se hanno rimesso in piedi, era bianco come un cencio, tutto sporco più stanca. L’Eugenia un giorno venne e mi ascoltò la pancia: tenuta dentro un portone coi cosi duri in mano, peggio dei cani ne era tornata a casa da sola a piedi, gli avevo aperto io. Quando di sangue. Il giorno dopo è venuto fn quassù a dirmi che era “Sentirà?” chiese appoggiata alla mia pancia, e io: “non lo so”. che almeno quelli non lo sanno cosa stanno facendo, sono cani e si è tolto lo stetoscopio il dottore alto si è asciugato il sudore morta mia sorella come se già non lo sapessi e ha iniziato a Mia sorella rimase in silenzio per un po’ poi disse: “Possiamo io ho detto stop! Ho detto stop! Stop! Basta! Quando ho sentito sulla fronte ha guardato i colleghi e si è fatto il segno della croce, benedirmi. L’ho fatto benedire perché mi faceva pena! C’aveva ancora interrompere. Ma dobbiamo fare presto! Ce li hai i soldi? il suo nome! Stop! Le ho detto che mi facesse il piacere, per allora se lo sono fatto subito anche gli altri perché non volevano un fatone che il catarro gli gorgogliava nei polmoni. Lanciava Se non ce li hai, allora è meglio che li trovi” carità! Non continuasse. E lei si è buttata in ginocchio tra le mie restare indietro, non volevano che la gente pensasse che non le benedizioni come se spruzzasse del profumo. Quando ti ha “Ma io non voglio!” gambe e io le ho preso il volto tra le mani e le ho detto che non ce l’avevano messa tutta, che non s’erano impegnati, e poi mi guardato io ho pensato: “Ecco, ora dirà tutte quelle cose che “Maria. Hai sedici anni e lui trenta, cosa sai di lui?” credevo a una sola parola di quello che mi stava raccontando hanno guardata e lo so cosa pensavano, pensavano come mai si dicono sempre in questi casi: “Maria, ma lui chi è?” Invece “Vattene – le dissi – vattene! che lui no, non poteva, che lei era una puttana, in quel momento non piangevo, perché io in quel momento non piangevo, non non ha detto niente e se n’è andato e io con la faccia che non ”Maria ti prego, non lo sposare non ne verrà niente di buono! – ho sentito un dolore forte alla pancia ma poi è passato e le ho ce la facevo a piangere perché quando si sta male a volte non mi capacitavo l’ho salutato. Pensare che il giorno dell’incidente mentre diceva queste cose mia sorella aveva uno sguardo strano detto di andarsene e non tornare mai più e lei si è asciugata il si piange nemmeno, a volte si ride, a volte si parla d’altro ma don Luigi mi carezzava i capelli. Faceva caldo quel giorno, non poi aggiunse – Io lo conosco!” naso con una mano e io mi sono alzata e sono andata in bagno come ti senti dentro non lo sa nessuno. Io lo sapevo che da un voglio dire che fosse venuto a carezzarmi i capelli perché faceva “E allora? Che vuoi dire? a sputare per non sputarle in faccia perché io fortuna non ero momento all’altro ti saresti messo a strillare sul lettino, l’avevo caldo, però faceva caldo! “Maria, hai sempre detto che volevi andartene! Vattene, ti prego, come lei. Quando sono uscita l’Eugenia non c’era più. già visto succedere altre volte e allora bisognava aspettare e Il prete può spargere tutto l’incenso che vuole ma non coprirà te li do io i soldi, ce li ho...” Ho aspettato giorni prima di domandarglielo poi però l’ho fatto quando sarebbe successo t’avrei preso e portato a casa senza l’odore dell’Eugenia perché quell’odore è l’odore del suo “Eugenia non posso, non posso più ormai” e lui mi ha guardata e non ha detto niente ha solo sorriso con fare casino. segreto, è dappertutto. “Hai sedici anni Maria e dici “ormai”? Maria, qua sono tutti quel sorriso dolce da ragazzo e mi ha baciata come si bacia nei Silenzio Prende delle pasticche e beve un bicchiere d acqua. pazzi! Maria non lo sposare, io lo conosco” ripeté uscendo di flm e in cuor mio mi son detta: “Meno male che ho avuto il Io lo so cos’è lo stetoscopio, anzi se ce ne avessi uno lo userei, Quando avevo quindici anni i miei genitori mi portavano da un casa coraggio di chiederglielo, è bastato il suo sorriso a farmi capire mi sentirei il battito del cuore tutto il giorno, mi sentirei il battito medico di fducia per farmi visitare, ogni tre mesi. E il medico ogni “Forse ha ragione lei, forse non sono pronta” dissi a mia madre quanto l’Eugenia è malata e gelosa di me”. Un giorno chiesi a del cuore e se viene qualcuno glielo sento anche a lui, al posto di volta li faceva uscire e quando eravamo soli si metteva il guanto “Sciocchezze – mi rispose mamma – tua sorella è gelosa perché papà e mamma che malattia avesse avuto l’Eugenia da ragazza, un caffè gli offrirei di sentirsi il cuore, verrebbero in tanti appena e m’inflava le sue dita fredde dentro e sorrideva e gli puzzava ha trent’anni e non ha nessuno”. papà e mamma mi guardarono strani, “una malattia al cervello si spargerebbe la voce: Maria ti fa sentire il cuore. Qui intorno ci l’alito. Volevano che restassi vergine fno al matrimonio. Perché “Mamma, io non lo so se lo vo...” – dissero – perché lo vuoi sapere? Che hai Maria? Oggi sei sono tanti che non c’hanno niente da fare tutto il giorno, stanno chi lo fa prima del matrimonio è una puttana. In quel momento “Zitta! Se ti sentisse qualcuno! Non dire mai più una cosa del pallida”... tutto il giorno al parco a congelarsi sulle panchine. Verranno me la sarei fatta toccare da chiunque pur di dimenticare le dita genere, capito? È una cosa sporca, è orribile quello che stai “È il caldo” risposi tutti a sentirsi il cuore e io il primo giro glielo faccio fare gratis, del dottore. Fino a poco tempo prima sotto le lenzuola lavate pensando, hai capito?” “Tu non devi preoccuparti, sei incinta – disse mio padre – non prima li abituo e poi gli chiedo due euro... Mi senti? di fresco dalla nonna, me la toccavo spesso; le lenzuola che mi “Sì” devi preoccuparti, tu sei diversa da lei” Silenzio sforavano la pelle nuda erano il bordo estremo del mio mondo “Ti sposerai e andrai a stare bene, è successo anche a me così”. È vero, io non ero come lei, io sapevo come far felice un uomo Sei innamorato? Lei chi è? Lasciami indovinare... è un’attrice del fatto di carezze e di uomini composti di sguardi, di sogni e di “Mamma, perché l’Eugenia è scappata di casa quando aveva la ed essere felice, io ero la più adatta ad avere fgli io non ero come cinema, vero? Lo immaginavo. No, non ho niente in contrario, nient’altro, ma adesso con tutte quei controlli medici io un dito mia età? - domandai lei! Lei lo sapeva, era una bambina mia sorella, una bambina come potrei avere qualcosa in contrario? Gli hai parlato di me? lì non ce lo mettevo più. In compenso me la sarei fatta toccare da “Perché è pazza” mi rispose non sa niente della pancia, delle cose dei grandi, una bambina Un giorno mi piacerebbe uscire con voi due, entrare in un bar, chiunque pur di dimenticare le dita del dottore. Papà e mamma “Sì” dissi. non sa niente ma sente d’istinto e allora mi aveva messo in testa prendere un caffè, sedermi a un tavolo, vedere la gente che vi non volevano che diventassi come mia sorella, che facessi la Mio padre e il prete mi parlarono, dissero che la madre io la un dubbio atroce per farmi male e il dubbio corrode. guarda. Sarebbe bello. sua fne. E così mi sono fdanzata presto, a sedici anni, appena volevo fare. “Ave Maria piena di grazia il Signore è con te “Non è niente – disse il dottore – il dolore alla pancia non è niente. Silenzio l’ho conosciuto ho sentito che con lui sarebbe stato diverso dalle e tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo “Parlagli! Perché non gli parli? Adesso è di otto mesi, lui ti sente” 54 I FUNERALI DI TOGLIATTI DI FRANCO ROSSI 55
SIPARIO Testi chiude gli occhi. Il mare oggi è talmente piatto che pare una lamiera. Certe volte dita del dottore, l’ho sentito. Era bello come il sole, e le sue dita seno Gesù” e che si trattava di fare il mio dovere. Madre lo ero Siamo fatti per ascoltare al buio. Silenzio sento l’odore del mare da qui. Siediti un minuto, devo parlarti... iniziarono a muoversi dentro di me. Silenzio diventata dal momento che quel seme lo avevo preso dentro e Mio padre diceva che mia sorella era sporca e mia madre diceva Silenzio. Quando spostai le mutandine per farlo entrare io non lo sapevo, indietro non si torna. “Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù” e che era pericolosa e annusavano i suoi vestiti quando rientrava, Qualche giorno fa mia sorella si è buttata dalla fnestra. Lo giuro! Non lo sapevo che avrei aperto le gambe, non sapevo papà organizzò il matrimonio, e nonna fece i dolci e mamma tutti e due, cercavano qualcosa, una traccia di sugo, una traccia sapevi? Faceva caldo quel giorno che si è buttata; no, non voglio che avrebbe sanguinato, non lo sapevo, neppure lui lo sapeva. preparò il vestito e papà disse che era felice e mamma pure di sperma. I miei ci controllavano perché il mondo può essere dire che si è ammazzata per il caldo. Però faceva caldo. La catenina con la Madonna appesa sul cruscotto dondolava e l’Eugenia non venne e tutti erano felici e anch’io ero felice, terribile e mia sorella era pazza furiosa del sesso, era malata, per Quando si è buttata lei pensava di cadergli in testa a quella gente al nostro ritmo. La frase scritta sopra a caratteri d’oro diceva: perché io non ero come mia sorella. Tutta la gente rideva e lui lei era come un gioco. là sotto. Lo so che pensava così, che si spostassero se facevano “È meglio tornare indietro che perdersi nel cammino”... Ma io mi abbracciò fuori dalla Chiesa sotto una pioggia di chicchi di Silenzio a tempo che sennò per lei era uguale. Tra la gente c’era il prete andai avanti, siamo fatti per andare avanti! Andai avanti, non riso. Io in cuor mio c’avevo paura della mia pancia grossa e di Il giorno che mi hanno lasciata nella stanza da sola, quegli col crocefsso in mano, tutti in silenzio davanti all’Eugenia, poi avevo vergogna della Madonna che mi guardava. quello che ci stava dentro però non dicevo niente. Io non ero stupidi credevano che io non capivo, li vedevo bisbigliare dietro qualcuno le ha sentito il cuore all’Eugenia e ha fatto no con la Il giorno che il dottore si accorse che non ero più vergine rise come mia sorella. Andammo a stare a casa di nonna. il vetro della porta e lo sapevo cosa dicevano, glielo vedevo testa e in quel momento il semaforo ha dato il verde ma nessuna “peccato – disse – non ci vedremo mai più.” Poi lo comunicò Poche settimane dopo lui era fuori per lavoro e l’Eugenia venne negli occhi cosa pensavano, non mi credevano! Uno di loro auto è partita e tutti si sono guardati in silenzio: i ragazzi con a mia madre, e mia madre tirò un urlo che fece volare via le a chiedermi di chiudere le fnestre, di chiudere tutto che voleva c’aveva lo stetoscopio, con quello si sente il cuore e infatti lui gli skate si guardavano con i passanti coi telefonini in mano e rondini e i merli dai campi, fu come uno sparo. Papà e mamma raccontarmi il suo segreto e io ho chiuso tutto e in casa manco ti sentiva il cuore sul lettino, di continuo, lo vedevo e guardava la gente nei pullman si guardava con la gente nei bar che da chiamarono subito lui e si accordarono, io stavo in silenzio, che ci vedevamo più io e lei a momenti, e solo allora lei ha iniziato gli altri e scrollava la testa; per lui non era possibile quello dietro le vetrate osservava, e la gente alle fnestre si guardava potevo dire? Che forse non ero d’accordo? Ho sempre avuto a parlare, al buio, perché ascoltiamo meglio al buio, perché non che stava accadendo, no, non era possibile, invece io l’avevo con altra gente alle fnestre, perché siamo tutti legati; il fatto è paura di mio padre, quando aveva bevuto diventava violento. voleva che volasse via dalla fnestra il suo segreto. Il suo segreto visto succedere altre volte da queste parti. A volte capita che che ce lo siamo scordati per non morire ogni volta che muore Per me mio padre era tutto il contrario di quell’uomo che la non era un segreto da niente, l’ho capito appena ha iniziato qualcuno che dovrebbe essere già morto non muoia e il cuore gli qualcuno un pezzetto anche noi e allora è meglio scordarcelo gente descriveva in giro: disponibile, generoso perfno simpatico. il suo racconto, era davvero un segreto in grado di appestare continui a battere, lo so, è come se il cuore non volesse smettere che siamo legati... anche se così poi ci sentiamo soli. Quando il Dunque cosa potevo dire? Ma ero felice, avrei voluto pedalare tutto qua intorno: chiesa, negozi e tram. Così mi ha detto tutto di battere, lo so perché mia sorella una volta l’avevano trovata prete si è voltato per andare è scivolato nel sangue dell’Eugenia fno al mare e stare sulla spiaggia, ma il mare era troppo lontano e le faceva male dirmelo. Le faceva male come il giorno che le morta su una panchina, il sangue le usciva da sotto la gonna e e sembrava che il sangue volesse portarselo via. Alla fne lo e io mi sentivo stanca. Giorno dopo giorno mi sentivo sempre avevano tappato la bocca dentro un portone, in sei l’avevano l’avevano portata all’obitorio ma lei si era alzata dal lettino e se hanno rimesso in piedi, era bianco come un cencio, tutto sporco più stanca. L’Eugenia un giorno venne e mi ascoltò la pancia: tenuta dentro un portone coi cosi duri in mano, peggio dei cani ne era tornata a casa da sola a piedi, gli avevo aperto io. Quando di sangue. Il giorno dopo è venuto fn quassù a dirmi che era “Sentirà?” chiese appoggiata alla mia pancia, e io: “non lo so”. che almeno quelli non lo sanno cosa stanno facendo, sono cani e si è tolto lo stetoscopio il dottore alto si è asciugato il sudore morta mia sorella come se già non lo sapessi e ha iniziato a Mia sorella rimase in silenzio per un po’ poi disse: “Possiamo io ho detto stop! Ho detto stop! Stop! Basta! Quando ho sentito sulla fronte ha guardato i colleghi e si è fatto il segno della croce, benedirmi. L’ho fatto benedire perché mi faceva pena! C’aveva ancora interrompere. Ma dobbiamo fare presto! Ce li hai i soldi? il suo nome! Stop! Le ho detto che mi facesse il piacere, per allora se lo sono fatto subito anche gli altri perché non volevano un fatone che il catarro gli gorgogliava nei polmoni. Lanciava Se non ce li hai, allora è meglio che li trovi” carità! Non continuasse. E lei si è buttata in ginocchio tra le mie restare indietro, non volevano che la gente pensasse che non le benedizioni come se spruzzasse del profumo. Quando ti ha “Ma io non voglio!” gambe e io le ho preso il volto tra le mani e le ho detto che non ce l’avevano messa tutta, che non s’erano impegnati, e poi mi guardato io ho pensato: “Ecco, ora dirà tutte quelle cose che “Maria. Hai sedici anni e lui trenta, cosa sai di lui?” credevo a una sola parola di quello che mi stava raccontando hanno guardata e lo so cosa pensavano, pensavano come mai si dicono sempre in questi casi: “Maria, ma lui chi è?” Invece “Vattene – le dissi – vattene! che lui no, non poteva, che lei era una puttana, in quel momento non piangevo, perché io in quel momento non piangevo, non non ha detto niente e se n’è andato e io con la faccia che non ”Maria ti prego, non lo sposare non ne verrà niente di buono! – ho sentito un dolore forte alla pancia ma poi è passato e le ho ce la facevo a piangere perché quando si sta male a volte non mi capacitavo l’ho salutato. Pensare che il giorno dell’incidente mentre diceva queste cose mia sorella aveva uno sguardo strano detto di andarsene e non tornare mai più e lei si è asciugata il si piange nemmeno, a volte si ride, a volte si parla d’altro ma don Luigi mi carezzava i capelli. Faceva caldo quel giorno, non poi aggiunse – Io lo conosco!” naso con una mano e io mi sono alzata e sono andata in bagno come ti senti dentro non lo sa nessuno. Io lo sapevo che da un voglio dire che fosse venuto a carezzarmi i capelli perché faceva “E allora? Che vuoi dire? a sputare per non sputarle in faccia perché io fortuna non ero momento all’altro ti saresti messo a strillare sul lettino, l’avevo caldo, però faceva caldo! “Maria, hai sempre detto che volevi andartene! Vattene, ti prego, come lei. Quando sono uscita l’Eugenia non c’era più. già visto succedere altre volte e allora bisognava aspettare e Il prete può spargere tutto l’incenso che vuole ma non coprirà te li do io i soldi, ce li ho...” Ho aspettato giorni prima di domandarglielo poi però l’ho fatto quando sarebbe successo t’avrei preso e portato a casa senza l’odore dell’Eugenia perché quell’odore è l’odore del suo “Eugenia non posso, non posso più ormai” e lui mi ha guardata e non ha detto niente ha solo sorriso con fare casino. segreto, è dappertutto. “Hai sedici anni Maria e dici “ormai”? Maria, qua sono tutti quel sorriso dolce da ragazzo e mi ha baciata come si bacia nei Silenzio Prende delle pasticche e beve un bicchiere d acqua. pazzi! Maria non lo sposare, io lo conosco” ripeté uscendo di flm e in cuor mio mi son detta: “Meno male che ho avuto il Io lo so cos’è lo stetoscopio, anzi se ce ne avessi uno lo userei, Quando avevo quindici anni i miei genitori mi portavano da un casa coraggio di chiederglielo, è bastato il suo sorriso a farmi capire mi sentirei il battito del cuore tutto il giorno, mi sentirei il battito medico di fducia per farmi visitare, ogni tre mesi. E il medico ogni “Forse ha ragione lei, forse non sono pronta” dissi a mia madre quanto l’Eugenia è malata e gelosa di me”. Un giorno chiesi a del cuore e se viene qualcuno glielo sento anche a lui, al posto di volta li faceva uscire e quando eravamo soli si metteva il guanto “Sciocchezze – mi rispose mamma – tua sorella è gelosa perché papà e mamma che malattia avesse avuto l’Eugenia da ragazza, un caffè gli offrirei di sentirsi il cuore, verrebbero in tanti appena e m’inflava le sue dita fredde dentro e sorrideva e gli puzzava ha trent’anni e non ha nessuno”. papà e mamma mi guardarono strani, “una malattia al cervello si spargerebbe la voce: Maria ti fa sentire il cuore. Qui intorno ci l’alito. Volevano che restassi vergine fno al matrimonio. Perché “Mamma, io non lo so se lo vo...” – dissero – perché lo vuoi sapere? Che hai Maria? Oggi sei sono tanti che non c’hanno niente da fare tutto il giorno, stanno chi lo fa prima del matrimonio è una puttana. In quel momento “Zitta! Se ti sentisse qualcuno! Non dire mai più una cosa del pallida”... tutto il giorno al parco a congelarsi sulle panchine. Verranno me la sarei fatta toccare da chiunque pur di dimenticare le dita genere, capito? È una cosa sporca, è orribile quello che stai “È il caldo” risposi tutti a sentirsi il cuore e io il primo giro glielo faccio fare gratis, del dottore. Fino a poco tempo prima sotto le lenzuola lavate pensando, hai capito?” “Tu non devi preoccuparti, sei incinta – disse mio padre – non prima li abituo e poi gli chiedo due euro... Mi senti? di fresco dalla nonna, me la toccavo spesso; le lenzuola che mi “Sì” devi preoccuparti, tu sei diversa da lei” Silenzio sforavano la pelle nuda erano il bordo estremo del mio mondo “Ti sposerai e andrai a stare bene, è successo anche a me così”. È vero, io non ero come lei, io sapevo come far felice un uomo Sei innamorato? Lei chi è? Lasciami indovinare... è un’attrice del fatto di carezze e di uomini composti di sguardi, di sogni e di “Mamma, perché l’Eugenia è scappata di casa quando aveva la ed essere felice, io ero la più adatta ad avere fgli io non ero come cinema, vero? Lo immaginavo. No, non ho niente in contrario, nient’altro, ma adesso con tutte quei controlli medici io un dito mia età? - domandai lei! Lei lo sapeva, era una bambina mia sorella, una bambina come potrei avere qualcosa in contrario? Gli hai parlato di me? lì non ce lo mettevo più. In compenso me la sarei fatta toccare da “Perché è pazza” mi rispose non sa niente della pancia, delle cose dei grandi, una bambina Un giorno mi piacerebbe uscire con voi due, entrare in un bar, chiunque pur di dimenticare le dita del dottore. Papà e mamma “Sì” dissi. non sa niente ma sente d’istinto e allora mi aveva messo in testa prendere un caffè, sedermi a un tavolo, vedere la gente che vi non volevano che diventassi come mia sorella, che facessi la Mio padre e il prete mi parlarono, dissero che la madre io la un dubbio atroce per farmi male e il dubbio corrode. guarda. Sarebbe bello. sua fne. E così mi sono fdanzata presto, a sedici anni, appena volevo fare. “Ave Maria piena di grazia il Signore è con te “Non è niente – disse il dottore – il dolore alla pancia non è niente. Silenzio l’ho conosciuto ho sentito che con lui sarebbe stato diverso dalle e tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo “Parlagli! Perché non gli parli? Adesso è di otto mesi, lui ti sente” 54 I FUNERALI DI TOGLIATTI DI FRANCO ROSSI 55
SIPARIO Testi diceva mia madre “Se non gli parli, porca puttana, non vien su cosa: adesso devi vivere la tua vita. Ho bisogno di non vederti e diretto da Franco Rossi, prodotto dai sereno!” diceva mio padre. “Il dolore alla pancia è una faccenda più. La donna si china a raccogliere delle briciole di biscotto nervosa. Non hai niente!” diceva mio marito. “I medici dicono cadute. Entra un uomo, ma la donna non lo vede, l’uomo si Semi Cattivi - Provincia di Massa Carrara, che devi stare tranquilla” diceva mia madre. “Non è normale!” china, entrambi in silenzio raccolgono le briciole di biscotto e Regione Toscana, Fondazione Cassa di diceva la nonna. Silenzio. le poggiano sul tavolo senza guardarsi. Buio. Rimane solo il Risparmio di Carrara, Comune di Massa, “È morto?” In ospedale tutti si facevano il segno della croce rumore del vento come un enorme respiro, poi si sentono le voci Comune di Carrara, Centro Sperimentale e il segno della croce oltrepassava il corridoio, oltrepassava della gente giù in strada, i rumori delle auto e un bambino che d’arte contemporanea (La Spezia). l’ospedale, oltrepassava la città, copriva tutto il mondo. Il prete piange in cortile. Voce. mi carezzava i capelli e diceva: “Non è colpa tua”. Mi sento come quei piloni che li vedi all’entrate dei porti, “È morto?” pieni di alghe che le navi li sforano quando passano ma non Formazione Il dottore mi ascoltava in silenzio, mi lasciava piangere, la li toccano mai, che stanno lì fradici e puzzolenti proprio come signora gentile accanto a lui parlava piano. La signora ripeteva me. Fossi giovane direi che mi sento come la statua della libertà, Frequentato CPM di Milano (1994-1996), regolare che dipendeva dalla tensione e il prete ripeteva regolare l’unica differenza che la statua della libertà c’ha la faccola. A FRANCO scuola triennale di perfezionamento che era colpa del diavolo, io intanto guardavo il sole che lui lo me mi manca la faccola. Certo, anche un pilone del porto o la BIO Musica. Ha lavorato per Baracca e sapeva di chi era la colpa. Loro continuavano a dirmi che certe statua della libertà se potessero se ne andrebbero altrove. Tutti ROSSI Burattini etichetta distribuita da EDEL cose accadono così senza motivo, a volte i bambini nascono abbiamo un luogo dove prima o poi vorremmo andare ma io e ha scritto racconti, testi musicali e morti... ma io lo sapevo cosa era successo. Un giorno ero andata non li invidio mica quelli che ci vanno subito dico solo che se teatrali. dall’Eugenia al mare dove vendeva i fori, eravamo scese giù ci vanno subito poi devono sognarne un altro e poi un altro... Autore di testi teatrali e colonne sonore, fno alla scogliera e mentre il salmastro ci appiccicava la faccia almeno io c’ho ancora in mente il primo. regista e musicista, ideatore di progetti È diplomato alla Scuola Nazionale di io le avevo chiesto di raccontarmi di nuovo tutto e lei mi aveva luci per il teatro, è dal 2005 presidente Scrittura Teatrale fondata da Dacia Maraini. detto che non c’era niente da raccontare. FINE Il lavoro in ambito teatrale inizia nel 2001 “Ho inventato tutto, perdonami Maria” disse Eugenia dell’associazione Semi Cattivi e dal con alcune collaborazioni che lo vedono “Perché?” Le chiesi 2007 direttore artistico dell’omonima impegnato a realizzare installazioni audio “Non lo so, sono fatta così, mi conosci, no?” © C.A.M.A. compagnia. Ha registrato nel 2002 il video. Rimasi in silenzio; anche il mare pareva immobile. Chiusi gli cd La Mala Ora con la casa discografa occhi. Baracca&Burattini, Edel Italia, per la “Oggi il mare è piatto e grigio come una lamiera e se mi ci buttassi quale ha lavorato su diversi progetti. Dal Settembre 2010 lavora al progetto – aveva detto l’Eugenia – non mi ingoierebbe, ci rimbalzerei Nel 2007 è stato premiato con il Premio Black out Il progetto ha la fnalità di sopra come su un cofano d’auto... va a casa Maria, non c’è per la drammaturgia Teatro e Shoà 2007 organizzare un gruppo di giovani immigrati niente da raccontare”. Andai a casa. Ancora adesso quando ci per realizzare spettacoli e performance ripenso non so come abbia fatto quel giorno a tornare, perché, organizzato dal Centro Romano di Studi teatrali avvicinandoli alla pratica della sono sicura, quando sono entrata in casa tenevo ancora gli occhi sull’Ebraismo (CeRSE), Università di scenografa, dell’installazione luci, della chiusi! Tuo padre stranamente mi aspettava e mi ha baciata sulla Roma Tor Vergata, in collaborazione con fronte e io ho aperto gli occhi ed è stato bellissimo. Qualsiasi il Corso di Laurea in “Storia, Scienze e fonica e della recitazione. cosa avesse detto l’Eugenia sapevo già che sarei andata avanti Tecniche della Musica e dello Spettacolo” Nel Gennaio 2012 inizia Una bella differenza che non avrei lasciato mio marito, mai! E lo sapeva anche lei. e con l’associazione E.T.I.C.A. (Ebraico progetto con i ragazzi minorenni immigrati Certi giorni lo guardavo e andavo a sputare in bagno ma non Teatro Internazionale Cultura Arte). Con il ospiti all’interno del centro della CRI di gli ho mai più chiesto nulla, non l’ho detto a nessuno. Maria testo Io gli credo. Con la compagnia Semi Massa, da cui è tratto un libro raccolta prende una vecchia scatola di biscotti. I biscotti sono duri, le di scritti e immagini che verrà presentato briciole che cadono sul tavolo sembrano pezzi di ghiaia. Maria Cattivi mette in scena testi teatrali da lui all’interno del Festival Convivere a giocherella con i pezzi di biscotto caduti sul tavolino. prodotti e diretti, con la collaborazione e Settembre 2012. Non ho avuto altri fgli e ho passato trent’anni con quell’uomo, partecipazione di professionisti ed artisti, ogni tanto ho creduto di aver dimenticato, ma il dolore alla come Massimo Verdastro (compagnia pancia non è mai passato. Ho preso farmaci per la fertilità, per la Verdastro – Della Monica) Roberto tranquillità, per tutto. Una volta alla settimana porto i fori alla Alinghieri (stabile di Genova) Riccardo tomba di tuo padre, sta vicino ai nonni. Per tutto questo tempo Monopoli (compagnia il Reatto) Matteo lui non ti ha mai visto, sei cresciuto davanti a me e sei stato il mio segreto. Ogni notte esco in terrazza ad annaffare i fori e Romoli, Marco Brinzi, e musicisti tra i quali sento l’odore di mia sorella nell’aria. Silenzio In lontananza il Giovanni Lindo Ferretti, Andrea Chimenti, rumore del mare è come un respiro e in cielo la luce del faro del Paolo Benvegnù, Massimo Fantoni da lui porto passa a intermittenza. Il raggio si muove, sottile, malefco, coinvolti in progetti teatrali. Con Giovanni fette a destra e a sinistra “Quello è l’occhio di mio padre che mi Lindo Ferretti ha realizzato il video vuole trovare – a volte penso – e se mi pesca m’ammazza!” Mi metraggio Il suono del distacco storie viene da ridere. Non ho più paura di mio padre. Certe volte mi di lavoro nelle cave di Carrara, con le siedo tra i gerani e mi frugo dentro senza sapere cosa cercare musiche di G. S. Rossi e F. Bertone, ideato e il dolore alla pancia piano piano svanisce. Devo dirti una 56 I FUNERALI DI TOGLIATTI DI FRANCO ROSSI 57
SIPARIO Testi diceva mia madre “Se non gli parli, porca puttana, non vien su cosa: adesso devi vivere la tua vita. Ho bisogno di non vederti e diretto da Franco Rossi, prodotto dai sereno!” diceva mio padre. “Il dolore alla pancia è una faccenda più. La donna si china a raccogliere delle briciole di biscotto nervosa. Non hai niente!” diceva mio marito. “I medici dicono cadute. Entra un uomo, ma la donna non lo vede, l’uomo si Semi Cattivi - Provincia di Massa Carrara, che devi stare tranquilla” diceva mia madre. “Non è normale!” china, entrambi in silenzio raccolgono le briciole di biscotto e Regione Toscana, Fondazione Cassa di diceva la nonna. Silenzio. le poggiano sul tavolo senza guardarsi. Buio. Rimane solo il Risparmio di Carrara, Comune di Massa, “È morto?” In ospedale tutti si facevano il segno della croce rumore del vento come un enorme respiro, poi si sentono le voci Comune di Carrara, Centro Sperimentale e il segno della croce oltrepassava il corridoio, oltrepassava della gente giù in strada, i rumori delle auto e un bambino che d’arte contemporanea (La Spezia). l’ospedale, oltrepassava la città, copriva tutto il mondo. Il prete piange in cortile. Voce. mi carezzava i capelli e diceva: “Non è colpa tua”. Mi sento come quei piloni che li vedi all’entrate dei porti, “È morto?” pieni di alghe che le navi li sforano quando passano ma non Formazione Il dottore mi ascoltava in silenzio, mi lasciava piangere, la li toccano mai, che stanno lì fradici e puzzolenti proprio come signora gentile accanto a lui parlava piano. La signora ripeteva me. Fossi giovane direi che mi sento come la statua della libertà, Frequentato CPM di Milano (1994-1996), regolare che dipendeva dalla tensione e il prete ripeteva regolare l’unica differenza che la statua della libertà c’ha la faccola. A FRANCO scuola triennale di perfezionamento che era colpa del diavolo, io intanto guardavo il sole che lui lo me mi manca la faccola. Certo, anche un pilone del porto o la BIO Musica. Ha lavorato per Baracca e sapeva di chi era la colpa. Loro continuavano a dirmi che certe statua della libertà se potessero se ne andrebbero altrove. Tutti ROSSI Burattini etichetta distribuita da EDEL cose accadono così senza motivo, a volte i bambini nascono abbiamo un luogo dove prima o poi vorremmo andare ma io e ha scritto racconti, testi musicali e morti... ma io lo sapevo cosa era successo. Un giorno ero andata non li invidio mica quelli che ci vanno subito dico solo che se teatrali. dall’Eugenia al mare dove vendeva i fori, eravamo scese giù ci vanno subito poi devono sognarne un altro e poi un altro... Autore di testi teatrali e colonne sonore, fno alla scogliera e mentre il salmastro ci appiccicava la faccia almeno io c’ho ancora in mente il primo. regista e musicista, ideatore di progetti È diplomato alla Scuola Nazionale di io le avevo chiesto di raccontarmi di nuovo tutto e lei mi aveva luci per il teatro, è dal 2005 presidente Scrittura Teatrale fondata da Dacia Maraini. detto che non c’era niente da raccontare. FINE Il lavoro in ambito teatrale inizia nel 2001 “Ho inventato tutto, perdonami Maria” disse Eugenia dell’associazione Semi Cattivi e dal con alcune collaborazioni che lo vedono “Perché?” Le chiesi 2007 direttore artistico dell’omonima impegnato a realizzare installazioni audio “Non lo so, sono fatta così, mi conosci, no?” © C.A.M.A. compagnia. Ha registrato nel 2002 il video. Rimasi in silenzio; anche il mare pareva immobile. Chiusi gli cd La Mala Ora con la casa discografa occhi. Baracca&Burattini, Edel Italia, per la “Oggi il mare è piatto e grigio come una lamiera e se mi ci buttassi quale ha lavorato su diversi progetti. Dal Settembre 2010 lavora al progetto – aveva detto l’Eugenia – non mi ingoierebbe, ci rimbalzerei Nel 2007 è stato premiato con il Premio Black out Il progetto ha la fnalità di sopra come su un cofano d’auto... va a casa Maria, non c’è per la drammaturgia Teatro e Shoà 2007 organizzare un gruppo di giovani immigrati niente da raccontare”. Andai a casa. Ancora adesso quando ci per realizzare spettacoli e performance ripenso non so come abbia fatto quel giorno a tornare, perché, organizzato dal Centro Romano di Studi teatrali avvicinandoli alla pratica della sono sicura, quando sono entrata in casa tenevo ancora gli occhi sull’Ebraismo (CeRSE), Università di scenografa, dell’installazione luci, della chiusi! Tuo padre stranamente mi aspettava e mi ha baciata sulla Roma Tor Vergata, in collaborazione con fronte e io ho aperto gli occhi ed è stato bellissimo. Qualsiasi il Corso di Laurea in “Storia, Scienze e fonica e della recitazione. cosa avesse detto l’Eugenia sapevo già che sarei andata avanti Tecniche della Musica e dello Spettacolo” Nel Gennaio 2012 inizia Una bella differenza che non avrei lasciato mio marito, mai! E lo sapeva anche lei. e con l’associazione E.T.I.C.A. (Ebraico progetto con i ragazzi minorenni immigrati Certi giorni lo guardavo e andavo a sputare in bagno ma non Teatro Internazionale Cultura Arte). Con il ospiti all’interno del centro della CRI di gli ho mai più chiesto nulla, non l’ho detto a nessuno. Maria testo Io gli credo. Con la compagnia Semi Massa, da cui è tratto un libro raccolta prende una vecchia scatola di biscotti. I biscotti sono duri, le di scritti e immagini che verrà presentato briciole che cadono sul tavolo sembrano pezzi di ghiaia. Maria Cattivi mette in scena testi teatrali da lui all’interno del Festival Convivere a giocherella con i pezzi di biscotto caduti sul tavolino. prodotti e diretti, con la collaborazione e Settembre 2012. Non ho avuto altri fgli e ho passato trent’anni con quell’uomo, partecipazione di professionisti ed artisti, ogni tanto ho creduto di aver dimenticato, ma il dolore alla come Massimo Verdastro (compagnia pancia non è mai passato. Ho preso farmaci per la fertilità, per la Verdastro – Della Monica) Roberto tranquillità, per tutto. Una volta alla settimana porto i fori alla Alinghieri (stabile di Genova) Riccardo tomba di tuo padre, sta vicino ai nonni. Per tutto questo tempo Monopoli (compagnia il Reatto) Matteo lui non ti ha mai visto, sei cresciuto davanti a me e sei stato il mio segreto. Ogni notte esco in terrazza ad annaffare i fori e Romoli, Marco Brinzi, e musicisti tra i quali sento l’odore di mia sorella nell’aria. Silenzio In lontananza il Giovanni Lindo Ferretti, Andrea Chimenti, rumore del mare è come un respiro e in cielo la luce del faro del Paolo Benvegnù, Massimo Fantoni da lui porto passa a intermittenza. Il raggio si muove, sottile, malefco, coinvolti in progetti teatrali. Con Giovanni fette a destra e a sinistra “Quello è l’occhio di mio padre che mi Lindo Ferretti ha realizzato il video vuole trovare – a volte penso – e se mi pesca m’ammazza!” Mi metraggio Il suono del distacco storie viene da ridere. Non ho più paura di mio padre. Certe volte mi di lavoro nelle cave di Carrara, con le siedo tra i gerani e mi frugo dentro senza sapere cosa cercare musiche di G. S. Rossi e F. Bertone, ideato e il dolore alla pancia piano piano svanisce. Devo dirti una 56 I FUNERALI DI TOGLIATTI DI FRANCO ROSSI 57
SIPARIO SIPARIO TESTI “AUTORIITALIANI” Testi ADE ZENO Testo Testo Testo testo testo MUCCHE SELVAGGE 58 I FUNERALI DI TOGLIATTI DI ADE ZENO 59
SIPARIO SIPARIO TESTI “AUTORIITALIANI” Testi ADE ZENO Testo Testo Testo testo testo MUCCHE SELVAGGE 58 I FUNERALI DI TOGLIATTI DI ADE ZENO 59
SIPARIO Testi MuCCHe SelVagge alICanTe: Ma so distinguere un albero da un uomo. felIPPo: Vede che anche la sua, di memoria, non è da buttare? alICanTe: Eh? Di Ade Zeno felIPPo: Strano. alICanTe: Arrivederci. felIPPo: Lei ha bestemmiato, ho sentito bene. alICanTe: Non è strano, basta sapersi orientare, più o meno. felIPPo: Aspetti. alICanTe: Non ho bestemmiato. ALLA QUARTA SCIMMIA felIPPo: No. alICanTe: Che c’è ancora? felIPPo: Sì invece. Non si bestemmia! Tanto più che è reato. alICanTe: No? felIPPo: Mica parlavo tanto per parlare. La faccenda della alICanTe: Ma mi faccia il piacere. Scena scarna, poco illuminata. felIPPo: No, intendevo, strano: due ciechi che si incontrano lontananza. Voglio dire, ci metterà molto, e durante il viaggio il felIPPo: E se anche non fosse reato resta comunque una cosa Per terra, discreta confusione di calcinacci, mattoni spezzati, per caso. puzzo potrebbe procurarle noia. oltraggiosa di per sé. Badi bene, oltraggiosa. qualche oggetto domestico rotto, una bambola. alICanTe: Basta disporre di un futo sbagliato e pisciare così, alICanTe: Quale puzzo? alICanTe: Qui di oltraggioso riconosco solo uno spaccapalle Tutto ricoperto di polvere. a naso. felIPPo: Il mio. Cioè, quello del. Mio. Della mia. Insomma: di prima categoria. Sulla destra, un cane morto. felIPPo: Mi spiace, l’ho già detto, domando perdono. l’orina. felIPPo: Non è comunque un buon motivo per infangare il Al centro, Alicante, svenuto. alICanTe: Si ricomponga, almeno. alICanTe: (annusandosi) Si sente tanto? nome di dio invano. E se per caso fossi religioso? Un neon bianco balugina a scatti. (Si ricompongono) felIPPo: Ormai ce l’ha addosso da qualche minuto, si sarà alICanTe: Lo è, per caso? felIPPo: È tanto che sta qui? abituato. Ma un estraneo se ne accorgerà. felIPPo: Potrei. Nel caso. Alicante si sveglia, confuso. (Alicante non risponde) alICanTe: Dice? alICanTe: Non era mia intenzione offendere alcuna religione. Si sistema gli occhiali da sole, poi inizia un’affannosa ricerca a Abita vicino? felIPPo: Sicuro. felIPPo: Allora ammette di aver bestemmiato? tastoni sul pavimento. alICanTe: No. Vengo da lontano. alICanTe: Ormai è fatta. alICanTe: Non ho bestemmiato, razza di cane paranoico Trova il suo bastone, si solleva usandolo come punto d’appoggio. felIPPo: Una volta in questa zona c’era un calzolaio, eppure felIPPo: Aspetti. malato! Si dirige verso l’estremità sinistra della scena, si ferma di schiena. non lo trovo. Dovrei chiedere a qualcuno, ma a quanto pare in alICanTe: Ma mi lasci in pace, cazzo! felIPPo: Sta bene? Sbottona la patta. giro non c’è (Silenzio) alICanTe: No, maledizione, no che non sto bene! Comincia a pisciare. alICanTe: Nessuno. alICanTe: Beh, scusi. felIPPo: S’è fatto male? felIPPo: È strano. felIPPo: No, ha ragione, sono io che devo scusarmi. alICanTe: Dove diavolo è fnito il bastone? Dalla destra entra Felippo, guidandosi con un bastone. alICanTe: Non è strano. C’è stato il terremoto. alICanTe: Allora siamo pari. felIPPo: Può prendere il mio se vuole. Ecco, lo può tenere. La mano sinistra è occupata da un sacchetto di plastica da cui si felIPPo: Ma pensa, credevo di essere il solo. felIPPo: Aspetti, si avvicini. (Nel tentativo di allungarglielo lo colpisce. Alicante urla) intuiscono le forme di una scarpa. alICanTe: Il solo. alICanTe: Perché? Scusi, ho preso male le misure. Anche lui porta occhiali da sole. felIPPo: Ad averlo sentito. Allora è vero. felIPPo: Si avvicini, le dico. alICanTe: Dovrò ucciderla, mi sa. Raggiunge Alicante, si posiziona alle sue spalle. alICanTe: Un terremoto non si fa per fnta. (Silenzio. Alicante sta fermo) felIPPo: È sempre così melodrammatico, lei? Slaccia la patta. felIPPo: Pensavo fosse stato il dirimpettaio. Con il martello, o (Felippo si avvicina, prende a tastare Alicante) alICanTe: Sarebbe una buona azione. Comincia a pisciare. il trapano, o la lavatrice. È pieno di lavatrici l’appartamento del alICanTe: Ma cosa fa! felIPPo: Uccidermi. mio dirimpettaio. Mi ha sorpreso. M’ha sorpreso che. Dormivo. felIPPo: Tasto con perizia. alICanTe: Forse mi darebbero una medaglia. alICanTe: Chi è? Certi pomeriggi sono diffcili da affrontare. Anche certe sere, certi alICanTe: Tenga le mani a posto. felIPPo: Probabile. felIPPo: Chi è? mattini. Io li affronto così, mi metto a dormire fra le lenzuola, i felIPPo: Mi servono le coordinate. alICanTe: Potrebbe signifcare salvare il mondo alICanTe: Ma merda. Chi è? cuscini. alICanTe: Ehi, vaffanculo! dall’estinzione. felIPPo: Niente. (Silenzio) (Spinge Felippo, che cade a terra e prende a gemere) felIPPo: È proprio simpatico, gliel’hanno mai detto? alICanTe: Niente. Come niente! Mi stanno pisciando addosso. E lei? alICanTe: Si è fatto male? Gliel’hanno mai detto? Chi è? alICanTe: Io cosa? felIPPo: Sì. alICanTe: Una volta, un tizio. Ai cessi della stazione di (Silenzio) felIPPo: Lei come li affronta. alICanTe: Non doveva provocarmi. Amsterdam. Chi cazzo si è permesso di. alICanTe: Io non affronto. Sto. felIPPo: Non trovo il bastone. felIPPo: Oh, un viaggiatore! E dica, dica: ha girato molto? felIPPo: Io. Chiedo scusa. Non ho visto. felIPPo: Ah, sta. alICanTe: (Intercetta il bastone con un piede) È qui. alICanTe: Tempo fa. alICanTe: Non ha visto. alICanTe: Sto. felIPPo: Ah, grazie. felIPPo: Ha smesso? felIPPo: Pensavo fosse un angolo, tutt’al più un albero. felIPPo: Bravo. alICanTe: Arrivederci. alICanTe: Tempo fa. alICanTe: Un albero? Sembro un albero? alICanTe: Devo andare. felIPPo: Non riesco ad alzarmi. felIPPo: Come mai? felIPPo: Adesso no, ma prima. felIPPo: Torna a casa? alICanTe: Si è rotto. Qualcosa? alICanTe: Non so, un giorno devo aver pensato che fosse più alICanTe: Prima sembravo un albero, un angolo? alICanTe: Ci sto provando. felIPPo: No, è per via della sciatica. Sa, il nervo. Ha presente? interessante stare fermo. Stare fermo e aspettare che qualcuno felIPPo: Semmai un albero. felIPPo: Ci vorrà un po’ se abita dall’altra parte della città. alICanTe: Si tenga a me. passasse e mi scambiasse per un albero. Era questo il vero grande alICanTe: Questo sembravo? alICanTe: Lei che ne sa? felIPPo: Dove. sogno della mia vita. Stare immobile e lasciarmi pisciare addosso felIPPo: In realtà non sembrava niente. Tutt’al più un albero. felIPPo: Lo ha detto prima. alICanTe: Qui, la mia mano. Prenda. dagli sconosciuti. Per poi fnire a terra come un sacco morto e alICanTe: E ha pisciato. alICanTe: Quando? (Nell’afferrargli la mano Felippo lo trascina a terra) trascorrere interi pomeriggi a discorrere di cose stupide. Avrà felIPPo: Sì, ma su un albero. Anche lei stava pisciando. felIPPo: A essere precisi ha detto Vengo da piuttosto lontano. alICanTe: Merda! avuto anche lei delle ambizioni, no? Dov’è il bastone? alICanTe: Io pisciavo su un albero. Un vero albero. alICanTe: La sua memoria è molto più tenace della mia felIPPo: Scusi. felIPPo: Può prendere il mio, glielo cedo volentieri. felIPPo: È un albero, quello? pazienza. alICanTe: Sa dove se le può mettere le sue scuse? alICanTe: Non lo voglio il suo cazzo di bastone! alICanTe: Quello sì. O al massimo un angolo. felIPPo: Mi trova fastidioso? felIPPo: Cerchi di capire, è tutto buio qui. felIPPo: Insomma, faccia come crede. felIPPo: Mi spiace, non posso, non potevo. alICanTe: Ho dei preconcetti. Mi ha pisciato addosso. alICanTe: Anche qui, se è per questo! (Silenzio) alICanTe: Cosa? felIPPo: L’avevo scambiata per un albero, succede. felIPPo: Allora capirà. Bella, Amsterdam? felIPPo: Vedere. Deve perdonarmi. Io non vedo. alICanTe: Devo andare. alICanTe: Io capisco solo che... (borbotta uno alICanTe: Eh? alICanTe: Beh, sa che c’è? Neanch’io, vedo. felIPPo: Ci vorrà un po’. smadonnamento incomprensibile) felIPPo: Amsterdam. È bella? felIPPo: Davvero? alICanTe: Questo ricordo di averlo già sentito. felIPPo: Ha bestemmiato! alICanTe: Una città come tante. 60 MUCCHE SELVAGGE DI ADE ZENO 61
SIPARIO Testi MuCCHe SelVagge alICanTe: Ma so distinguere un albero da un uomo. felIPPo: Vede che anche la sua, di memoria, non è da buttare? alICanTe: Eh? Di Ade Zeno felIPPo: Strano. alICanTe: Arrivederci. felIPPo: Lei ha bestemmiato, ho sentito bene. alICanTe: Non è strano, basta sapersi orientare, più o meno. felIPPo: Aspetti. alICanTe: Non ho bestemmiato. ALLA QUARTA SCIMMIA felIPPo: No. alICanTe: Che c’è ancora? felIPPo: Sì invece. Non si bestemmia! Tanto più che è reato. alICanTe: No? felIPPo: Mica parlavo tanto per parlare. La faccenda della alICanTe: Ma mi faccia il piacere. Scena scarna, poco illuminata. felIPPo: No, intendevo, strano: due ciechi che si incontrano lontananza. Voglio dire, ci metterà molto, e durante il viaggio il felIPPo: E se anche non fosse reato resta comunque una cosa Per terra, discreta confusione di calcinacci, mattoni spezzati, per caso. puzzo potrebbe procurarle noia. oltraggiosa di per sé. Badi bene, oltraggiosa. qualche oggetto domestico rotto, una bambola. alICanTe: Basta disporre di un futo sbagliato e pisciare così, alICanTe: Quale puzzo? alICanTe: Qui di oltraggioso riconosco solo uno spaccapalle Tutto ricoperto di polvere. a naso. felIPPo: Il mio. Cioè, quello del. Mio. Della mia. Insomma: di prima categoria. Sulla destra, un cane morto. felIPPo: Mi spiace, l’ho già detto, domando perdono. l’orina. felIPPo: Non è comunque un buon motivo per infangare il Al centro, Alicante, svenuto. alICanTe: Si ricomponga, almeno. alICanTe: (annusandosi) Si sente tanto? nome di dio invano. E se per caso fossi religioso? Un neon bianco balugina a scatti. (Si ricompongono) felIPPo: Ormai ce l’ha addosso da qualche minuto, si sarà alICanTe: Lo è, per caso? felIPPo: È tanto che sta qui? abituato. Ma un estraneo se ne accorgerà. felIPPo: Potrei. Nel caso. Alicante si sveglia, confuso. (Alicante non risponde) alICanTe: Dice? alICanTe: Non era mia intenzione offendere alcuna religione. Si sistema gli occhiali da sole, poi inizia un’affannosa ricerca a Abita vicino? felIPPo: Sicuro. felIPPo: Allora ammette di aver bestemmiato? tastoni sul pavimento. alICanTe: No. Vengo da lontano. alICanTe: Ormai è fatta. alICanTe: Non ho bestemmiato, razza di cane paranoico Trova il suo bastone, si solleva usandolo come punto d’appoggio. felIPPo: Una volta in questa zona c’era un calzolaio, eppure felIPPo: Aspetti. malato! Si dirige verso l’estremità sinistra della scena, si ferma di schiena. non lo trovo. Dovrei chiedere a qualcuno, ma a quanto pare in alICanTe: Ma mi lasci in pace, cazzo! felIPPo: Sta bene? Sbottona la patta. giro non c’è (Silenzio) alICanTe: No, maledizione, no che non sto bene! Comincia a pisciare. alICanTe: Nessuno. alICanTe: Beh, scusi. felIPPo: S’è fatto male? felIPPo: È strano. felIPPo: No, ha ragione, sono io che devo scusarmi. alICanTe: Dove diavolo è fnito il bastone? Dalla destra entra Felippo, guidandosi con un bastone. alICanTe: Non è strano. C’è stato il terremoto. alICanTe: Allora siamo pari. felIPPo: Può prendere il mio se vuole. Ecco, lo può tenere. La mano sinistra è occupata da un sacchetto di plastica da cui si felIPPo: Ma pensa, credevo di essere il solo. felIPPo: Aspetti, si avvicini. (Nel tentativo di allungarglielo lo colpisce. Alicante urla) intuiscono le forme di una scarpa. alICanTe: Il solo. alICanTe: Perché? Scusi, ho preso male le misure. Anche lui porta occhiali da sole. felIPPo: Ad averlo sentito. Allora è vero. felIPPo: Si avvicini, le dico. alICanTe: Dovrò ucciderla, mi sa. Raggiunge Alicante, si posiziona alle sue spalle. alICanTe: Un terremoto non si fa per fnta. (Silenzio. Alicante sta fermo) felIPPo: È sempre così melodrammatico, lei? Slaccia la patta. felIPPo: Pensavo fosse stato il dirimpettaio. Con il martello, o (Felippo si avvicina, prende a tastare Alicante) alICanTe: Sarebbe una buona azione. Comincia a pisciare. il trapano, o la lavatrice. È pieno di lavatrici l’appartamento del alICanTe: Ma cosa fa! felIPPo: Uccidermi. mio dirimpettaio. Mi ha sorpreso. M’ha sorpreso che. Dormivo. felIPPo: Tasto con perizia. alICanTe: Forse mi darebbero una medaglia. alICanTe: Chi è? Certi pomeriggi sono diffcili da affrontare. Anche certe sere, certi alICanTe: Tenga le mani a posto. felIPPo: Probabile. felIPPo: Chi è? mattini. Io li affronto così, mi metto a dormire fra le lenzuola, i felIPPo: Mi servono le coordinate. alICanTe: Potrebbe signifcare salvare il mondo alICanTe: Ma merda. Chi è? cuscini. alICanTe: Ehi, vaffanculo! dall’estinzione. felIPPo: Niente. (Silenzio) (Spinge Felippo, che cade a terra e prende a gemere) felIPPo: È proprio simpatico, gliel’hanno mai detto? alICanTe: Niente. Come niente! Mi stanno pisciando addosso. E lei? alICanTe: Si è fatto male? Gliel’hanno mai detto? Chi è? alICanTe: Io cosa? felIPPo: Sì. alICanTe: Una volta, un tizio. Ai cessi della stazione di (Silenzio) felIPPo: Lei come li affronta. alICanTe: Non doveva provocarmi. Amsterdam. Chi cazzo si è permesso di. alICanTe: Io non affronto. Sto. felIPPo: Non trovo il bastone. felIPPo: Oh, un viaggiatore! E dica, dica: ha girato molto? felIPPo: Io. Chiedo scusa. Non ho visto. felIPPo: Ah, sta. alICanTe: (Intercetta il bastone con un piede) È qui. alICanTe: Tempo fa. alICanTe: Non ha visto. alICanTe: Sto. felIPPo: Ah, grazie. felIPPo: Ha smesso? felIPPo: Pensavo fosse un angolo, tutt’al più un albero. felIPPo: Bravo. alICanTe: Arrivederci. alICanTe: Tempo fa. alICanTe: Un albero? Sembro un albero? alICanTe: Devo andare. felIPPo: Non riesco ad alzarmi. felIPPo: Come mai? felIPPo: Adesso no, ma prima. felIPPo: Torna a casa? alICanTe: Si è rotto. Qualcosa? alICanTe: Non so, un giorno devo aver pensato che fosse più alICanTe: Prima sembravo un albero, un angolo? alICanTe: Ci sto provando. felIPPo: No, è per via della sciatica. Sa, il nervo. Ha presente? interessante stare fermo. Stare fermo e aspettare che qualcuno felIPPo: Semmai un albero. felIPPo: Ci vorrà un po’ se abita dall’altra parte della città. alICanTe: Si tenga a me. passasse e mi scambiasse per un albero. Era questo il vero grande alICanTe: Questo sembravo? alICanTe: Lei che ne sa? felIPPo: Dove. sogno della mia vita. Stare immobile e lasciarmi pisciare addosso felIPPo: In realtà non sembrava niente. Tutt’al più un albero. felIPPo: Lo ha detto prima. alICanTe: Qui, la mia mano. Prenda. dagli sconosciuti. Per poi fnire a terra come un sacco morto e alICanTe: E ha pisciato. alICanTe: Quando? (Nell’afferrargli la mano Felippo lo trascina a terra) trascorrere interi pomeriggi a discorrere di cose stupide. Avrà felIPPo: Sì, ma su un albero. Anche lei stava pisciando. felIPPo: A essere precisi ha detto Vengo da piuttosto lontano. alICanTe: Merda! avuto anche lei delle ambizioni, no? Dov’è il bastone? alICanTe: Io pisciavo su un albero. Un vero albero. alICanTe: La sua memoria è molto più tenace della mia felIPPo: Scusi. felIPPo: Può prendere il mio, glielo cedo volentieri. felIPPo: È un albero, quello? pazienza. alICanTe: Sa dove se le può mettere le sue scuse? alICanTe: Non lo voglio il suo cazzo di bastone! alICanTe: Quello sì. O al massimo un angolo. felIPPo: Mi trova fastidioso? felIPPo: Cerchi di capire, è tutto buio qui. felIPPo: Insomma, faccia come crede. felIPPo: Mi spiace, non posso, non potevo. alICanTe: Ho dei preconcetti. Mi ha pisciato addosso. alICanTe: Anche qui, se è per questo! (Silenzio) alICanTe: Cosa? felIPPo: L’avevo scambiata per un albero, succede. felIPPo: Allora capirà. Bella, Amsterdam? felIPPo: Vedere. Deve perdonarmi. Io non vedo. alICanTe: Devo andare. alICanTe: Io capisco solo che... (borbotta uno alICanTe: Eh? alICanTe: Beh, sa che c’è? Neanch’io, vedo. felIPPo: Ci vorrà un po’. smadonnamento incomprensibile) felIPPo: Amsterdam. È bella? felIPPo: Davvero? alICanTe: Questo ricordo di averlo già sentito. felIPPo: Ha bestemmiato! alICanTe: Una città come tante. 60 MUCCHE SELVAGGE DI ADE ZENO 61
SIPARIO Testi felIPPo: Droga e donnini, droga e donnini. Uh, meraviglia. alICanTe: Può farlo anche lei, se le pare. consiglio. felIPPo: Ma se sono io a offrirglieli! alICanTe: Quali donnini? felIPPo: Facile a dirsi. Ma c’è il fatto della sciatica. E poi i felIPPo: Nuoto o equitazione. Il golf, invece, no. alICanTe: È lo stesso. felIPPo: Le voci girano. Un intero quartiere di ragazze in dolori alle ossa, dopotutto lei mi ha picchiato. alICanTe: Ci penserò. felIPPo: Sono un tipo pulito, cosa crede? vetrina che si offrono ai passanti. No? alICanTe: Cos’è che ho fatto, scusi? felIPPo: Anche il ciclismo presenta degli inconvenienti. Beh, alICanTe: Non è per questo. alICanTe: Puttane, è così che le chiamano. Puttane. felIPPo: Mi ha percosso, poco fa. Ha già dimenticato? pure il tennis, il tiro al bersaglio. Ping pong. felIPPo: Per cosa allora? felIPPo: Preferisco donnini. alICanTe: Io non ho percosso nessuno. alICanTe: Elenco ancora lungo? (Alicante si ferma a pensare) alICanTe: La sostanza non cambia. felIPPo: Certo potrà invocare la legittima difesa. felIPPo: Non ce la fa, eh? alICanTe: E poi lei resterà in mutande. felIPPo: E dica, ci è andato, lei, a donnini? alICanTe: Invocherei volentieri gli dei per farla fulminare. alICanTe: Se non fosse per lei non mi troverei in questa felIPPo: Solo per poco. Aspetterò che il puzzo si asciughi. alICanTe: Ad Amsterdam si può andare anche per altri motivi. Per sua fortuna sono ateo. condizione. Non ho fretta. felIPPo: Per esempio? felIPPo: Ecco che lentamente si dissolve la maschera del pio felIPPo: Per questo sto cercando di venirle incontro. alICanTe: Non voglio lasciarla in mutande. alICanTe: Van Gogh. C’è un museo zeppo di quadri. per lasciar posto a quella del blasfemo. alICanTe: Oh, davvero? E come? felIPPo: Nella vita mi sono successe cose ben peggiori. felIPPo: Non afferro il senso. alICanTe: Senta, se vuole una mano ad alzarsi non gliela felIPPo: Facendole passare il tempo. Crede che mi diverta a (Alicante temporeggia ancora) alICanTe: Dovrei stupirmi? negherò, ma si sbrighi. conversare? Creda che non abbia niente di meglio da fare? alICanTe: Devo andare. felIPPo: Andare a mostre. Per un cieco. Non afferro proprio il felIPPo: È già in piedi? alICanTe: Onestamente, sì, lo credo. felIPPo: Coraggio, accetti il mio aiuto. L’orgoglio è una brutta senso. Invece i donnini. alICanTe: No. felIPPo: Se è così, allora taccio. malattia. alICanTe: A quei tempi vedevo ancora. felIPPo: Non si è ancora levato? alICanTe: Vivaiddio. (Alicante tentenna, ci pensa un po’ su) felIPPo: Oh, allora cambia. E poi? alICanTe: (muovendosi con diffcoltà) Ci sto provando. (Alicante riesce a tirarsi un po’ su, rimane in ginocchio, si ferma alICanTe: E sia. alICanTe: Poi niente. felIPPo: Si fermi, prenda fato. a prendere fato) felIPPo: Dice sul serio? felIPPo: Niente? alICanTe: Devo andare. felIPPo: Davvero intende andarsene in giro così conciato? alICanTe: Lei no? Non diceva sul serio? Insiste a ritrattare. alICanTe: Sì, niente. Successe una cosa. felIPPo: Che fretta ha? alICanTe: Non aveva deciso di tacere, lei? felIPPo: Proprio per niente. Sono felice, anzi. Felicissimo. felIPPo: Cosa? alICanTe: Non ho diritto di averla? Lei che ne sa? felIPPo: Si fa sempre in tempo a ritrattare. alICanTe: Quindi che si fa? (Alicante si ritrae infastidito) felIPPo: Ha il respiro pesante, da mucca. alICanTe: Quindi ritratta? felIPPo: (iniziando a slacciarsi i pantaloni) Se li tolga, su. Quindi niente donnini. Dopotutto non è obbligatorio, ci alICanTe: Da mucca? felIPPo: Ritratto. (Le operazioni, dapprima gestite con movimenti naturali, mancherebbe. Avrà provato almeno le droghe, voglio sperare. felIPPo: Sì, un grosso animale stanco e ferito. Selvatico. alICanTe: Ci avrei giurato. diventano via via sempre più diffcoltose. alICanTe: Se non le spiace vorrei alzarmi e andare. alICanTe: Per sua informazione le vacche non sono animali felIPPo: Devo. Si tratta di un’emergenza. Non vuole ascoltare Una volta presi i pantaloni di Felippo, Alicante tenta di calzarli, felIPPo: Io una volta ho fatto un tiro da una roba. selvatici. le mie ragioni? ma sono più stretti del previsto. alICanTe: Sembra che gli effetti si sentano ancora. felIPPo: Loro no, ma lei sì. Si capisce dall’odore. alICanTe: Avanti, sentiamo. Felippo, rimasto in mutante, prova ad aiutarlo. felIPPo: Non ricordo più bene. Piacevole, comunque, dovrei (Alicante si annusa). felIPPo: Semplice. Caro amico, lei puzza di schifo. Ne nasce una specie di colluttazione, i pantaloni si strappano). ritentare. No, non mi fraintenda. Non è per via dell’orina. È un’altra cosa, alICanTe: Non sono suo amico. alICanTe: Merda! (Silenzio) una specie di aroma che sprigiona a prescindere. felIPPo: A maggior ragione. felIPPo: Che c’è? Che lingua parlano? alICanTe: A prescindere. alICanTe: Mi cambierò non appena tornato a casa. alICanTe: Ma non vede?! alICanTe: Chi? felIPPo: Sì. Anche lei, esattamente come me, avrà affnato felIPPo: Ma prima dovrà andarsene in giro a seminare orrore felIPPo: Veramente, no. felIPPo: Gli inquilini di Amsterdam. Come si fa a comunicare delle sue personali tecniche di codifcazione del mondo. La gente per le strade. Verrà scambiato per un vagabondo. Potrebbero alICanTe: Non ha sentito il rumore? con loro? Per esempio per convincere un donnino. Oppure, pensa che per un ipovedente sia diffcile. arrestarla, sa? Finirà sotto processo. Al giorno d’oggi basta un felIPPo: Quale rumore. poniamo, uno spacciatore. O se preferisce il guardiano del museo alICanTe: La gente non sbaglia. niente. alICanTe: Si sono strappati, cazzo! di Van Gogh. Che lingua parlano lì? felIPPo: Lei non distingue le persone dall’odore? alICanTe: Ma mi faccia il piacere. felIPPo: (cercando a tentoni lo strappo) Dove? alICanTe: La lingua degli idioti. Potrebbe andarci, uno di alICanTe: A volte. felIPPo: Comprendo lo scetticismo, però garantisco che corre alICanTe: Merda! questi giorni. Si sentirebbe a casa, ne sono sicuro. felIPPo: Per forza. Olfatto, udito, tatto. Col gusto è più dei rischi. felIPPo: Dove? felIPPo: Il fammingo? complesso, ma impegnandosi a fondo si potrebbe... alICanTe: Li correrò. alICanTe: E la smetta di toccarmi il culo! alICanTe: Eh? alICanTe: Non voglio saperne nulla del suo sapore. felIPPo: Sicuro? felIPPo: (trova lo strappo) Ah, ecco. Sì. Proprio un bel buco. felIPPo: Dico, parlano il fammingo? felIPPo: Neanch’io del suo, se è per questo. E poi ho alICanTe: Ho delle alternative? Eh, dovrebbe stare più attento coi movimenti bruschi. alICanTe: Può darsi. rinunciato da tempo ad assaggiare i corpi, la pelle. Ma l’odore, felIPPo: In effetti, sì. E sa chi è l’unica persona in grado di alICanTe: (afferra il bastone) Stia lontano da me. felIPPo: Sì che lo parlano. Crede forse che sia idiota? Crede quello è inevitabile. Ti prende le narici anche se non vuoi. Entra e offrirgliele al momento? Provi a indovinare. felIPPo: Ehi, faccia piano. che non sappia come parlano in Olanda? non va più via. Lei sa di mucca selvaggia. Proprio come me. alICanTe: Ho qualche sospetto. alICanTe: (agitando il bastone convulsamente) Si allontani alICanTe: È un bel pezzo che ho smesso di credere in (Alicante fa un ulteriore, faticosissimo, tentativo di alzarsi) felIPPo: Già. ho detto! qualcosa. Ce l’ha fatta? alICanTe: Dove vuole arrivare? felIPPo: Dove vuole che vada. felIPPo: Ah, per questo bestemmia? alICanTe: (arrendendosi) Macché. felIPPo: Ricorda quando l’ho tastata? alICanTe: All’inferno! alICanTe: Non bestemmio. felIPPo: Brutta la vecchiaia, eh? alICanTe: Sarà uno dei più indimenticabili souvenir che mi felIPPo: Sono in mutande. Perfno Satana mi riderebbe dietro. felIPPo: Lo ha fatto poco fa, non menta. alICanTe: Non sono vecchio. trascinerò nella tomba. alICanTe: Anch’io sono in mutande, porca di quella m... alICanTe: Se lo lasci dire, lei è un uomo molto diffcile da felIPPo: Dall’odore direi il contrario. felIPPo: Non abbiamo corporature tanto dissimili, sa? felIPPo: Non bestemmi! sopportare. alICanTe: Dovrà calibrare meglio i suoi parametri. alICanTe: E allora? alICanTe: Non ho bestemmiato! felIPPo: Anche lei non scherza. felIPPo: Prima l’ho tastata abbastanza accuratamente. felIPPo: Allora guardi, sono disposto a prestarle i miei felIPPo: Stava per farlo, è evidente. alICanTe: (intercetta il bastone) Eccoti! alICanTe: Preferirei non pensarci. pantaloni. alICanTe: (tastandosi i glutei) Guarda che roba. E tutto per felIPPo: L’ha trovato, fnalmente. felIPPo: C’è della carne faccidina, lì intorno. Dovrebbe fare alICanTe: Non se ne parla. colpa sua. alICanTe: Era proprio qui. più sport. felIPPo: Che problema c’è? Ci vorrà un attimo. felIPPo: È stato incauto, maldestro. Io non c’entro niente. felIPPo: Sarà contento, ora si può alzare. alICanTe: La ringrazio con tutto il cuore per il prezioso alICanTe: Non intendo prendere i suoi pantaloni. (Silenzio) 62 MUCCHE SELVAGGE DI ADE ZENO 63
SIPARIO Testi felIPPo: Droga e donnini, droga e donnini. Uh, meraviglia. alICanTe: Può farlo anche lei, se le pare. consiglio. felIPPo: Ma se sono io a offrirglieli! alICanTe: Quali donnini? felIPPo: Facile a dirsi. Ma c’è il fatto della sciatica. E poi i felIPPo: Nuoto o equitazione. Il golf, invece, no. alICanTe: È lo stesso. felIPPo: Le voci girano. Un intero quartiere di ragazze in dolori alle ossa, dopotutto lei mi ha picchiato. alICanTe: Ci penserò. felIPPo: Sono un tipo pulito, cosa crede? vetrina che si offrono ai passanti. No? alICanTe: Cos’è che ho fatto, scusi? felIPPo: Anche il ciclismo presenta degli inconvenienti. Beh, alICanTe: Non è per questo. alICanTe: Puttane, è così che le chiamano. Puttane. felIPPo: Mi ha percosso, poco fa. Ha già dimenticato? pure il tennis, il tiro al bersaglio. Ping pong. felIPPo: Per cosa allora? felIPPo: Preferisco donnini. alICanTe: Io non ho percosso nessuno. alICanTe: Elenco ancora lungo? (Alicante si ferma a pensare) alICanTe: La sostanza non cambia. felIPPo: Certo potrà invocare la legittima difesa. felIPPo: Non ce la fa, eh? alICanTe: E poi lei resterà in mutande. felIPPo: E dica, ci è andato, lei, a donnini? alICanTe: Invocherei volentieri gli dei per farla fulminare. alICanTe: Se non fosse per lei non mi troverei in questa felIPPo: Solo per poco. Aspetterò che il puzzo si asciughi. alICanTe: Ad Amsterdam si può andare anche per altri motivi. Per sua fortuna sono ateo. condizione. Non ho fretta. felIPPo: Per esempio? felIPPo: Ecco che lentamente si dissolve la maschera del pio felIPPo: Per questo sto cercando di venirle incontro. alICanTe: Non voglio lasciarla in mutande. alICanTe: Van Gogh. C’è un museo zeppo di quadri. per lasciar posto a quella del blasfemo. alICanTe: Oh, davvero? E come? felIPPo: Nella vita mi sono successe cose ben peggiori. felIPPo: Non afferro il senso. alICanTe: Senta, se vuole una mano ad alzarsi non gliela felIPPo: Facendole passare il tempo. Crede che mi diverta a (Alicante temporeggia ancora) alICanTe: Dovrei stupirmi? negherò, ma si sbrighi. conversare? Creda che non abbia niente di meglio da fare? alICanTe: Devo andare. felIPPo: Andare a mostre. Per un cieco. Non afferro proprio il felIPPo: È già in piedi? alICanTe: Onestamente, sì, lo credo. felIPPo: Coraggio, accetti il mio aiuto. L’orgoglio è una brutta senso. Invece i donnini. alICanTe: No. felIPPo: Se è così, allora taccio. malattia. alICanTe: A quei tempi vedevo ancora. felIPPo: Non si è ancora levato? alICanTe: Vivaiddio. (Alicante tentenna, ci pensa un po’ su) felIPPo: Oh, allora cambia. E poi? alICanTe: (muovendosi con diffcoltà) Ci sto provando. (Alicante riesce a tirarsi un po’ su, rimane in ginocchio, si ferma alICanTe: E sia. alICanTe: Poi niente. felIPPo: Si fermi, prenda fato. a prendere fato) felIPPo: Dice sul serio? felIPPo: Niente? alICanTe: Devo andare. felIPPo: Davvero intende andarsene in giro così conciato? alICanTe: Lei no? Non diceva sul serio? Insiste a ritrattare. alICanTe: Sì, niente. Successe una cosa. felIPPo: Che fretta ha? alICanTe: Non aveva deciso di tacere, lei? felIPPo: Proprio per niente. Sono felice, anzi. Felicissimo. felIPPo: Cosa? alICanTe: Non ho diritto di averla? Lei che ne sa? felIPPo: Si fa sempre in tempo a ritrattare. alICanTe: Quindi che si fa? (Alicante si ritrae infastidito) felIPPo: Ha il respiro pesante, da mucca. alICanTe: Quindi ritratta? felIPPo: (iniziando a slacciarsi i pantaloni) Se li tolga, su. Quindi niente donnini. Dopotutto non è obbligatorio, ci alICanTe: Da mucca? felIPPo: Ritratto. (Le operazioni, dapprima gestite con movimenti naturali, mancherebbe. Avrà provato almeno le droghe, voglio sperare. felIPPo: Sì, un grosso animale stanco e ferito. Selvatico. alICanTe: Ci avrei giurato. diventano via via sempre più diffcoltose. alICanTe: Se non le spiace vorrei alzarmi e andare. alICanTe: Per sua informazione le vacche non sono animali felIPPo: Devo. Si tratta di un’emergenza. Non vuole ascoltare Una volta presi i pantaloni di Felippo, Alicante tenta di calzarli, felIPPo: Io una volta ho fatto un tiro da una roba. selvatici. le mie ragioni? ma sono più stretti del previsto. alICanTe: Sembra che gli effetti si sentano ancora. felIPPo: Loro no, ma lei sì. Si capisce dall’odore. alICanTe: Avanti, sentiamo. Felippo, rimasto in mutante, prova ad aiutarlo. felIPPo: Non ricordo più bene. Piacevole, comunque, dovrei (Alicante si annusa). felIPPo: Semplice. Caro amico, lei puzza di schifo. Ne nasce una specie di colluttazione, i pantaloni si strappano). ritentare. No, non mi fraintenda. Non è per via dell’orina. È un’altra cosa, alICanTe: Non sono suo amico. alICanTe: Merda! (Silenzio) una specie di aroma che sprigiona a prescindere. felIPPo: A maggior ragione. felIPPo: Che c’è? Che lingua parlano? alICanTe: A prescindere. alICanTe: Mi cambierò non appena tornato a casa. alICanTe: Ma non vede?! alICanTe: Chi? felIPPo: Sì. Anche lei, esattamente come me, avrà affnato felIPPo: Ma prima dovrà andarsene in giro a seminare orrore felIPPo: Veramente, no. felIPPo: Gli inquilini di Amsterdam. Come si fa a comunicare delle sue personali tecniche di codifcazione del mondo. La gente per le strade. Verrà scambiato per un vagabondo. Potrebbero alICanTe: Non ha sentito il rumore? con loro? Per esempio per convincere un donnino. Oppure, pensa che per un ipovedente sia diffcile. arrestarla, sa? Finirà sotto processo. Al giorno d’oggi basta un felIPPo: Quale rumore. poniamo, uno spacciatore. O se preferisce il guardiano del museo alICanTe: La gente non sbaglia. niente. alICanTe: Si sono strappati, cazzo! di Van Gogh. Che lingua parlano lì? felIPPo: Lei non distingue le persone dall’odore? alICanTe: Ma mi faccia il piacere. felIPPo: (cercando a tentoni lo strappo) Dove? alICanTe: La lingua degli idioti. Potrebbe andarci, uno di alICanTe: A volte. felIPPo: Comprendo lo scetticismo, però garantisco che corre alICanTe: Merda! questi giorni. Si sentirebbe a casa, ne sono sicuro. felIPPo: Per forza. Olfatto, udito, tatto. Col gusto è più dei rischi. felIPPo: Dove? felIPPo: Il fammingo? complesso, ma impegnandosi a fondo si potrebbe... alICanTe: Li correrò. alICanTe: E la smetta di toccarmi il culo! alICanTe: Eh? alICanTe: Non voglio saperne nulla del suo sapore. felIPPo: Sicuro? felIPPo: (trova lo strappo) Ah, ecco. Sì. Proprio un bel buco. felIPPo: Dico, parlano il fammingo? felIPPo: Neanch’io del suo, se è per questo. E poi ho alICanTe: Ho delle alternative? Eh, dovrebbe stare più attento coi movimenti bruschi. alICanTe: Può darsi. rinunciato da tempo ad assaggiare i corpi, la pelle. Ma l’odore, felIPPo: In effetti, sì. E sa chi è l’unica persona in grado di alICanTe: (afferra il bastone) Stia lontano da me. felIPPo: Sì che lo parlano. Crede forse che sia idiota? Crede quello è inevitabile. Ti prende le narici anche se non vuoi. Entra e offrirgliele al momento? Provi a indovinare. felIPPo: Ehi, faccia piano. che non sappia come parlano in Olanda? non va più via. Lei sa di mucca selvaggia. Proprio come me. alICanTe: Ho qualche sospetto. alICanTe: (agitando il bastone convulsamente) Si allontani alICanTe: È un bel pezzo che ho smesso di credere in (Alicante fa un ulteriore, faticosissimo, tentativo di alzarsi) felIPPo: Già. ho detto! qualcosa. Ce l’ha fatta? alICanTe: Dove vuole arrivare? felIPPo: Dove vuole che vada. felIPPo: Ah, per questo bestemmia? alICanTe: (arrendendosi) Macché. felIPPo: Ricorda quando l’ho tastata? alICanTe: All’inferno! alICanTe: Non bestemmio. felIPPo: Brutta la vecchiaia, eh? alICanTe: Sarà uno dei più indimenticabili souvenir che mi felIPPo: Sono in mutande. Perfno Satana mi riderebbe dietro. felIPPo: Lo ha fatto poco fa, non menta. alICanTe: Non sono vecchio. trascinerò nella tomba. alICanTe: Anch’io sono in mutande, porca di quella m... alICanTe: Se lo lasci dire, lei è un uomo molto diffcile da felIPPo: Dall’odore direi il contrario. felIPPo: Non abbiamo corporature tanto dissimili, sa? felIPPo: Non bestemmi! sopportare. alICanTe: Dovrà calibrare meglio i suoi parametri. alICanTe: E allora? alICanTe: Non ho bestemmiato! felIPPo: Anche lei non scherza. felIPPo: Prima l’ho tastata abbastanza accuratamente. felIPPo: Allora guardi, sono disposto a prestarle i miei felIPPo: Stava per farlo, è evidente. alICanTe: (intercetta il bastone) Eccoti! alICanTe: Preferirei non pensarci. pantaloni. alICanTe: (tastandosi i glutei) Guarda che roba. E tutto per felIPPo: L’ha trovato, fnalmente. felIPPo: C’è della carne faccidina, lì intorno. Dovrebbe fare alICanTe: Non se ne parla. colpa sua. alICanTe: Era proprio qui. più sport. felIPPo: Che problema c’è? Ci vorrà un attimo. felIPPo: È stato incauto, maldestro. Io non c’entro niente. felIPPo: Sarà contento, ora si può alzare. alICanTe: La ringrazio con tutto il cuore per il prezioso alICanTe: Non intendo prendere i suoi pantaloni. (Silenzio) 62 MUCCHE SELVAGGE DI ADE ZENO 63
SIPARIO Testi (Felippo allunga la mano verso lo strappo) (Silenzio) Allora immaginiamo che il cioccolato sia una specie di residuo di (Silenzio) Magari si riesce ad aggiustare. Ehi! quel periodo. Come un avvertimento, un memento mori, o giù di Mai sentito un terremoto così. alICanTe: (riprende ad agitare il bastone) Mi lasci! (Silenzio) lì, faccia lei. Porto sempre con me la barretta. Magari un giorno la (Alicante si lecca e dita) felIPPo: Aspetti, ora vedo se... Ma cazzo non c’è mezza anima viva. userò, oppure, chissà, no. Nel frattempo mi serve a ricordare quel Forse una volta, quando ero bambino, ma non ricordo bene. alICanTe: (riesce a colpire Felippo) Mi-la-sci! (Silenzio) periodo in cui volevo morire. Ci vuole coraggio. Alla fne però (Silenzio) felIPPo: Beh, allora sa che c’è? Si arrangi! Essere gentili con Oh, dico a lei. non l’ho avuto. Ad Amsterdam capitano i terremoti? lei è un’impresa disperata. (Felippo non risponde) alICanTe: Non è mai troppo tardi. alICanTe: Di tanto in tanto. alICanTe: La chiama gentilezza questo palparmi Oh! (Silenzio) felIPPo: E come si comportano? Gli olandesi, intendo. continuamente le chiappe? felIPPo: Eh. Scusi. alICanTe: Assumono droghe. felIPPo: Per chi mi ha preso? alICanTe: Dico a lei! felIPPo: Fa niente. feIlIPPo: Ah, già. alICanTe: Per una piaga del cielo! In galera, dovrebbe stare la felIPPo: A me? (Silenzio) (Silenzio) gente come lei. In galera! alICanTe: È ancora qui? Allora, ne vuole? E vanno a donnini? felIPPo: Guardi che io... felIPPo: Dove vuole che sia? alICanTe: Magari un pezzetto. alICanTe: Sono obbligati per legge. Se non ci vai arriva la alICanTe: Stia zitto! alICanTe: Non risponde. (Felippo fruga nel sacchetto, tira fuori una barretta intonsa, la polizia in casa e mette tutto sottosopra. felIPPo: Oh, insomma... felIPPo: Pensava che fossi morto? scarta, spezza tre cubetti, allunga la mano. Alicante li prende) felIPPo: Gente superiore, i famminghi. alICanTe: (minacciando col bastone) Zitto! Devo pensare. alICanTe: Non c’è un accidente di nessuno. alICanTe: Grazie. alICanTe: Assolutamente. (Lungo silenzio) felIPPo: Quando l’ho detto io sembrava una cosa stupida. (Alicante mangia) felIPPo: Dalle nostre parti una roba del genere sarebbe felIPPo: Ha pensato? alICanTe: Lo è ancora. Una cosa stupida e senza senso. felIPPo: Com’è? impensabile. alICanTe: No! felIPPo: C’è stato il terremoto, ricorda? alICanTe: Buono. alICanTe: Bisogna rassegnarsi. (Silenzio) alICanTe: E allora? felIPPo: Di cosa sa? felIPPo: Noi i problemi li affrontiamo scappando, oppure felIPPo: Ha notato che non c’è nessuno? felIPPo: E allora se ne saranno andati via tutti. Oppure sono alICanTe: Di cioccolato. inflando la testa nella sabbia. Non conosciamo altri modi, deve (Alicante non risponde) morti. O peggio ancora siamo morti noi. Non ci aveva pensato, felIPPo: Eh, già, per forza. essere una specie di tara genetica, vai a capire. Come quegli Fino a qualche ora fa era tutto un brusio, uno scalpicciare di voci, vero? (Silenzio) uccelli grassi. Com’è già che si chiamano? e adesso. alICanTe: Non dica idiozie. Non è diabetico, lei? alICanTe: Beccaccini sovrappeso. (Alicante si ostina in uno sdegnoso silenzio) felIPPo: Che ne sa lei di com’è essere morti. Lo è mai stato alICanTe: Se così fosse avrei rifutato, le pare? felIPPo: No. Nemmeno un’auto, un cane, mezzo tram. E dire che siamo in una prima d’ora? felIPPo: Magari desidera morire. alICanTe: Poiane diabetiche? strada centrale. alICanTe: I morti non pisciano. alICanTe: Non desidero morire. felIPPo: Nemmeno. (Alicante non reagisce) felIPPo: Sul serio? felIPPo: Forse dovrebbe. Dopotutto è cieco. alICanTe: Mucche selvagge, allora. Crede che sia per via del terremoto? Sì, dev’essere questo il alICanTe: E poi non parlano. alICanTe: Non tutti i ciechi vogliono morire. Esistono felIPPo: Struzzi, ecco! Gli struzzi. motivo. Eh, per forza. felIPPo: Ha parecchia esperienza al riguardo. disgrazie più imbarazzanti. alICanTe: Non sono uccelli, gli struzzi non volano. (Silenzio) alICanTe: E comunque non hanno fame. felIPPo: Per esempio? felIPPo: Che poi secondo me questa faccenda di inflare la Lo ha avvertito anche lei. Il terremoto, intendo. Mi pare di felIPPo: Ha fame? (Alicante non risponde) testa sotto. Dài, non ci crede nessuno. Soltanto una metafora, no? averglielo sentito dire, prima. Giusto? (Alicante non risponde) Per esempio? (Silenzio) (Silenzio) Ha fame? (Alicante non risponde) Senta che silenzio. Tutti via, fuggiti, scomparsi, come cani. Siamo Vero che lo ha avvertito? alICanTe: Sì. Ne vuole ancora? rimasti solo noi. Ha paura? alICanTe: Si può sapere chi è, cosa vuole da me? felIPPo: Ancora una volta si rivela fortunato. Ho della alICanTe: No. alICanTe: Ce n’è ancora di cioccolata? felIPPo: Ah, allora è vivo. Cominciavo a pensare che fosse cioccolata con me. Una barretta intera. Ne vuole? felIPPo: Sicuro di non volerne ancora? (Felippo allunga quel che resta della barretta. Alicante prende, schiattato. Bene. alICanTe: Lasci perdere. alICanTe: (Allunga la mano). Grazie. mangia) (Alicante si tocca le palle) felIPPo: Non faccia complimenti. Tanto io non la posso (Felippo spezza altri tre cubetti, li porge ad Alicante. Alicante Tanto a lei non serve, no? Guardi che non la voglio morto. mangiare. Diabete. mangia) felIPPo: Diabete. alICanTe: E vorrei anche vedere. Perché mai dovrebbe alICanTe: Perché mai se ne va in giro con della cioccolata se felIPPo: Era proprio affamato. alICanTe: Gliela pago (fa per prendere il portafogli nella volermi morto? ha il diabete. alICanTe: Non ho fatto colazione. L’ora di pranzo è passata tasca della giacca). felIPPo: Tanto per cominciare perché è stato poco gentile con felIPPo: Per suicidarmi, all’occorrenza. Nel caso decida da un pezzo. felIPPo: Non si preoccupi. me. che è arrivato il momento di farla fnita. Per me è come cianuro. felIPPo: Ecco, forse io sono morto e lei no. alICanTe: Ci mancherebbe, aspetti. alICanTe: Ottima ragione. Basterebbe mezza barretta e paf!, stecchito. alICanTe: Come scusi? felIPPo: (sforandogli il braccio per interrompere il gesto) Va felIPPo: C’è gente che ammazzerebbe per molto meno. Ma è alICanTe: Lei è un imbecille. felIPPo: I morti non hanno fame, lo ha detto prima. Lei ce bene così. Ma mangi piano, o fnirà per strozzarsi. fortunato, non sono quel tipo di persona. felIPPo: Dico sul serio. Ci penso spesso, sa. A darci un taglio. l’ha, quindi seguendo il ragionamento signifca che è vivo. Io, (Alicante smette di cercare il portafogli e rallenta la alICanTe: Motivo in più per essere lieto di averla incontrata, Adesso meno, in verità. Ma una volta, beh. Ho attraversato periodi invece, no. Tutto quadra. masticazione) giusto? diffcili. Periodi iniziati quando ho scoperto che. Insomma la alICanTe: Ha fatto colazione? (Silenzio) felIPPo: Si capisce. faccenda degli occhi. Un bel giorno è successo così, zac!, via: felIPPo: Uova e pancetta. Con spumante. Tre bicchieri. Pensavo fosse il dirimpettaio. Con il martello, o il trapano, o la (Silenzio) luce tagliata per sempre. Senza preavviso si è presentato un alICanTe: Allora si spiega. lavatrice. È pieno di lavatrici l’appartamento del mio dirimpettaio, alICanTe: Non posso restare qui tutto il giorno. Bisogna angelo rabbioso e ha sentenziato: “Caro mio, d’ora in poi soltanto felIPPo: Dice? l’ho già detto? chiedere aiuto. nero, nero buio pece, con tanti saluti”. Poi, così come era arrivato, alICanTe: Sicuro. alICanTe: Temo di sì. (Felippo non risponde). se ne è volato. Ma lei sa cosa voglio dire, giusto? Inutile che felIPPo: Ora che mi ci fa pensare sento un lieve languore. felIPPo: Invece era il terremoto. Ci fosse almeno una cabina del telefono. Un passante. (Alzando la glielo spieghi. alICanTe: Lo vede? (Si scuote, simulando i movimenti del sisma) voce) Ehi, voi, laggiù! (Alicante resta zitto) felIPPo: Potrebbe essere il nervoso. Mi ha sorpreso che dormivo, dormivo e sognavo. 64 MUCCHE SELVAGGE DI ADE ZENO 65
SIPARIO Testi (Felippo allunga la mano verso lo strappo) (Silenzio) Allora immaginiamo che il cioccolato sia una specie di residuo di (Silenzio) Magari si riesce ad aggiustare. Ehi! quel periodo. Come un avvertimento, un memento mori, o giù di Mai sentito un terremoto così. alICanTe: (riprende ad agitare il bastone) Mi lasci! (Silenzio) lì, faccia lei. Porto sempre con me la barretta. Magari un giorno la (Alicante si lecca e dita) felIPPo: Aspetti, ora vedo se... Ma cazzo non c’è mezza anima viva. userò, oppure, chissà, no. Nel frattempo mi serve a ricordare quel Forse una volta, quando ero bambino, ma non ricordo bene. alICanTe: (riesce a colpire Felippo) Mi-la-sci! (Silenzio) periodo in cui volevo morire. Ci vuole coraggio. Alla fne però (Silenzio) felIPPo: Beh, allora sa che c’è? Si arrangi! Essere gentili con Oh, dico a lei. non l’ho avuto. Ad Amsterdam capitano i terremoti? lei è un’impresa disperata. (Felippo non risponde) alICanTe: Non è mai troppo tardi. alICanTe: Di tanto in tanto. alICanTe: La chiama gentilezza questo palparmi Oh! (Silenzio) felIPPo: E come si comportano? Gli olandesi, intendo. continuamente le chiappe? felIPPo: Eh. Scusi. alICanTe: Assumono droghe. felIPPo: Per chi mi ha preso? alICanTe: Dico a lei! felIPPo: Fa niente. feIlIPPo: Ah, già. alICanTe: Per una piaga del cielo! In galera, dovrebbe stare la felIPPo: A me? (Silenzio) (Silenzio) gente come lei. In galera! alICanTe: È ancora qui? Allora, ne vuole? E vanno a donnini? felIPPo: Guardi che io... felIPPo: Dove vuole che sia? alICanTe: Magari un pezzetto. alICanTe: Sono obbligati per legge. Se non ci vai arriva la alICanTe: Stia zitto! alICanTe: Non risponde. (Felippo fruga nel sacchetto, tira fuori una barretta intonsa, la polizia in casa e mette tutto sottosopra. felIPPo: Oh, insomma... felIPPo: Pensava che fossi morto? scarta, spezza tre cubetti, allunga la mano. Alicante li prende) felIPPo: Gente superiore, i famminghi. alICanTe: (minacciando col bastone) Zitto! Devo pensare. alICanTe: Non c’è un accidente di nessuno. alICanTe: Grazie. alICanTe: Assolutamente. (Lungo silenzio) felIPPo: Quando l’ho detto io sembrava una cosa stupida. (Alicante mangia) felIPPo: Dalle nostre parti una roba del genere sarebbe felIPPo: Ha pensato? alICanTe: Lo è ancora. Una cosa stupida e senza senso. felIPPo: Com’è? impensabile. alICanTe: No! felIPPo: C’è stato il terremoto, ricorda? alICanTe: Buono. alICanTe: Bisogna rassegnarsi. (Silenzio) alICanTe: E allora? felIPPo: Di cosa sa? felIPPo: Noi i problemi li affrontiamo scappando, oppure felIPPo: Ha notato che non c’è nessuno? felIPPo: E allora se ne saranno andati via tutti. Oppure sono alICanTe: Di cioccolato. inflando la testa nella sabbia. Non conosciamo altri modi, deve (Alicante non risponde) morti. O peggio ancora siamo morti noi. Non ci aveva pensato, felIPPo: Eh, già, per forza. essere una specie di tara genetica, vai a capire. Come quegli Fino a qualche ora fa era tutto un brusio, uno scalpicciare di voci, vero? (Silenzio) uccelli grassi. Com’è già che si chiamano? e adesso. alICanTe: Non dica idiozie. Non è diabetico, lei? alICanTe: Beccaccini sovrappeso. (Alicante si ostina in uno sdegnoso silenzio) felIPPo: Che ne sa lei di com’è essere morti. Lo è mai stato alICanTe: Se così fosse avrei rifutato, le pare? felIPPo: No. Nemmeno un’auto, un cane, mezzo tram. E dire che siamo in una prima d’ora? felIPPo: Magari desidera morire. alICanTe: Poiane diabetiche? strada centrale. alICanTe: I morti non pisciano. alICanTe: Non desidero morire. felIPPo: Nemmeno. (Alicante non reagisce) felIPPo: Sul serio? felIPPo: Forse dovrebbe. Dopotutto è cieco. alICanTe: Mucche selvagge, allora. Crede che sia per via del terremoto? Sì, dev’essere questo il alICanTe: E poi non parlano. alICanTe: Non tutti i ciechi vogliono morire. Esistono felIPPo: Struzzi, ecco! Gli struzzi. motivo. Eh, per forza. felIPPo: Ha parecchia esperienza al riguardo. disgrazie più imbarazzanti. alICanTe: Non sono uccelli, gli struzzi non volano. (Silenzio) alICanTe: E comunque non hanno fame. felIPPo: Per esempio? felIPPo: Che poi secondo me questa faccenda di inflare la Lo ha avvertito anche lei. Il terremoto, intendo. Mi pare di felIPPo: Ha fame? (Alicante non risponde) testa sotto. Dài, non ci crede nessuno. Soltanto una metafora, no? averglielo sentito dire, prima. Giusto? (Alicante non risponde) Per esempio? (Silenzio) (Silenzio) Ha fame? (Alicante non risponde) Senta che silenzio. Tutti via, fuggiti, scomparsi, come cani. Siamo Vero che lo ha avvertito? alICanTe: Sì. Ne vuole ancora? rimasti solo noi. Ha paura? alICanTe: Si può sapere chi è, cosa vuole da me? felIPPo: Ancora una volta si rivela fortunato. Ho della alICanTe: No. alICanTe: Ce n’è ancora di cioccolata? felIPPo: Ah, allora è vivo. Cominciavo a pensare che fosse cioccolata con me. Una barretta intera. Ne vuole? felIPPo: Sicuro di non volerne ancora? (Felippo allunga quel che resta della barretta. Alicante prende, schiattato. Bene. alICanTe: Lasci perdere. alICanTe: (Allunga la mano). Grazie. mangia) (Alicante si tocca le palle) felIPPo: Non faccia complimenti. Tanto io non la posso (Felippo spezza altri tre cubetti, li porge ad Alicante. Alicante Tanto a lei non serve, no? Guardi che non la voglio morto. mangiare. Diabete. mangia) felIPPo: Diabete. alICanTe: E vorrei anche vedere. Perché mai dovrebbe alICanTe: Perché mai se ne va in giro con della cioccolata se felIPPo: Era proprio affamato. alICanTe: Gliela pago (fa per prendere il portafogli nella volermi morto? ha il diabete. alICanTe: Non ho fatto colazione. L’ora di pranzo è passata tasca della giacca). felIPPo: Tanto per cominciare perché è stato poco gentile con felIPPo: Per suicidarmi, all’occorrenza. Nel caso decida da un pezzo. felIPPo: Non si preoccupi. me. che è arrivato il momento di farla fnita. Per me è come cianuro. felIPPo: Ecco, forse io sono morto e lei no. alICanTe: Ci mancherebbe, aspetti. alICanTe: Ottima ragione. Basterebbe mezza barretta e paf!, stecchito. alICanTe: Come scusi? felIPPo: (sforandogli il braccio per interrompere il gesto) Va felIPPo: C’è gente che ammazzerebbe per molto meno. Ma è alICanTe: Lei è un imbecille. felIPPo: I morti non hanno fame, lo ha detto prima. Lei ce bene così. Ma mangi piano, o fnirà per strozzarsi. fortunato, non sono quel tipo di persona. felIPPo: Dico sul serio. Ci penso spesso, sa. A darci un taglio. l’ha, quindi seguendo il ragionamento signifca che è vivo. Io, (Alicante smette di cercare il portafogli e rallenta la alICanTe: Motivo in più per essere lieto di averla incontrata, Adesso meno, in verità. Ma una volta, beh. Ho attraversato periodi invece, no. Tutto quadra. masticazione) giusto? diffcili. Periodi iniziati quando ho scoperto che. Insomma la alICanTe: Ha fatto colazione? (Silenzio) felIPPo: Si capisce. faccenda degli occhi. Un bel giorno è successo così, zac!, via: felIPPo: Uova e pancetta. Con spumante. Tre bicchieri. Pensavo fosse il dirimpettaio. Con il martello, o il trapano, o la (Silenzio) luce tagliata per sempre. Senza preavviso si è presentato un alICanTe: Allora si spiega. lavatrice. È pieno di lavatrici l’appartamento del mio dirimpettaio, alICanTe: Non posso restare qui tutto il giorno. Bisogna angelo rabbioso e ha sentenziato: “Caro mio, d’ora in poi soltanto felIPPo: Dice? l’ho già detto? chiedere aiuto. nero, nero buio pece, con tanti saluti”. Poi, così come era arrivato, alICanTe: Sicuro. alICanTe: Temo di sì. (Felippo non risponde). se ne è volato. Ma lei sa cosa voglio dire, giusto? Inutile che felIPPo: Ora che mi ci fa pensare sento un lieve languore. felIPPo: Invece era il terremoto. Ci fosse almeno una cabina del telefono. Un passante. (Alzando la glielo spieghi. alICanTe: Lo vede? (Si scuote, simulando i movimenti del sisma) voce) Ehi, voi, laggiù! (Alicante resta zitto) felIPPo: Potrebbe essere il nervoso. Mi ha sorpreso che dormivo, dormivo e sognavo. 64 MUCCHE SELVAGGE DI ADE ZENO 65
SIPARIO Testi E sa cosa sognavo? Pensi un po’, il mio dirimpettaio, proprio lui. alICanTe: Un bel tipo, il suo vicino. alICanTe: Volgarità teologiche. Ma come parla? Mangia case, lampioni, tram, treni, foreste fuviali, salamandre, Nel sogno non ero come ora. Cioè sì, ero io, però più. Giovane. (Silenzio) felIPPo: Non saprei quale altro nome dare a simili vituperî. tetti, lucertole, cani. Mangia tutto, tutto, ogni cosa, mastica veloce Succede sempre, nei sogni, di restare sé stessi senza esserlo. felIPPo: Ha fnito la barretta? alICanTe: Vituperî... e butta di sotto. Spariscono i panettieri, le farmacie, le piramidi, Nel sogno, naturalmente, vedevo. alICanTe: Pare di sì. felIPPo: E dire che lei sembra una persona istruita. si dissolvono i campanili, le fontane luminose, la muraglia Ecco cosa succede. felIPPo: Ancora fame? alICanTe: Cosa c’entra l’istruzione adesso. cinese, le gocce degli oceani. Tutto sparito nel nulla di un sorriso Il dirimpettaio mi convoca per quella che somiglia a una specie di alICanTe: No. Sì. felIPPo: Non sa cosa signifca vituperio? apocalittico. Tutto, a parte noi. Improbabile, ma in fn dei conti: emergenza. felIPPo: Mi spiace alICanTe: Certo che lo so, e allora? possibile. Dico convocare così per dire, in realtà si è limitato a tirare alICanTe: Fa niente. felIPPo: Oh, niente. alICanTe: No. qualche pugno sul muro della sua stanza da letto, che corrisponde, (Silenzio) (Silenzio) felIPPo: Perché no, potrebbe essere. da questa parte, al salotto in cui trascorro i pomeriggi a felIPPo: Potendo scegliere, lei preferirebbe essere più cane o Dicevamo, era uscito a fare due passi. alICanTe: Ho detto no. cazzeggiare. più cavallo? alICanTe: Uno si alza, apre la fnestra, cerca di capire se felIPPo: Sto solo facendo ipotesi. Capisco che ha bisogno di soccorso. alICanTe: Sono una mucca. Una mucca selvaggia. Lo ha piove o se più tardi pioverà, poi si veste, prende il portafogli, il alICanTe: Le tenga per sé, non gradisco. Uscito sul pianerottolo, trovo la porta di casa accostata. detto lei. Le mucche non scelgono. bastone, quello che serve, esce. In strada c’è gente come al solito, felIPPo: Come vuole. Evidentemente l’aveva lasciata così perché qualcuno, prima o poi, (Silenzio) né più né meno. (Silenzio) se ne accorgesse. felIPPo: Com’è successo? felIPPo: Né più né meno. Basta saperselo immaginare, un mondo distrutto, annientato. Per Lo scopro riverso sul letto sfatto, immerso in quella che a prima alICanTe: Che mi scoprissi mucca? Sa com’è, prima o poi la alICanTe: Poi, tutt’a un tratto, spariscono. noi, dopotutto, è più facile. Non faccia fnta di niente, so bene che vista pare una grossa ombra di sudore. verità sale a galla. (Silenzio) è così anche per lei. Stupito della mia presenza, spiega gentilmente che i colpi sul felIPPo: Intendevo la cecità, gli occhi. È da tanto che? felIPPo: Cioè sta dicendo che è successo da un momento alICanTe: La pianti con queste idiozie. Non so di cosa stia muro non erano tanto una richiesta d’aiuto quanto la sgradevole alICanTe: Non ho molta voglia di parlarne. all’altro? parlando. conseguenza di un singulto dovuto alla sua condizione di felIPPo: Certo, scusi. alICanTe: Non lo so. No. Prima del silenzio c’è stato il felIPPo: Ma sì che lo sa. passaggio. (Silenzio) marciapiede. La terra che tremava sotto i piedi. E il puzzo di alICanTe: Se anche lo sapessi non mi interesserebbe. Sta infatti per diventare cane o, nella peggiore delle ipotesi, alICanTe: È complicato. calce, e i passi che correvano intorno, a centinaia, in mezzo a quel felIPPo: Via, spieghiamolo almeno ai posteri. cavallo, non è completamente sicuro. felIPPo: Sì, capisco. particolare tipo di rumore. alICanTe: Ma quali posteri? La cosa lo rende misteriosamente felice, ma allo stesso tempo – e (Silenzio) felIPPo: Come di ossa che si spaccano, vero? felIPPo: Faccia come crede, sposo l’ipotesi dell’apocalisse. qui indica la chiazza di sudore – è davvero stancante. “Spero alICanTe: No che non capisce. alICanTe: Sì, sì. E dopo. Nel qual caso io e lei saremmo dei sopravvissuti, tra i pochissimi, che non ci voglia ancora molto” dice. “Guardi il collo: si sta già (Silenzio) felIPPo: Dopo? giusto? Forse perfno gli unici, gli ultimi. allungando, non pare anche a lei?” (Gridando nel vuoto) Ehi, voi! C’è nessuno lì?! alICanTe: Dopo, ecco, devo essere svenuto. L’unica Ebbene, vorrei poter perlomeno fngere che insieme a noi l’abbia Su due piedi non noto alcun mutamento, ma per paura di (Silenzio) spiegazione può essere questa. scampata, diciamo così, una specie di apparecchio elettronico deluderlo faccio sì con la testa. “In tutta sincerità, crede che sia da Merda! felIPPo: Vede che comincia a ricordare? È svenuto. Ecco pronto a immortalare i gesti defnitivi di due animali allo cane o da cavallo?” chiede ancora con un’ansia luminosa che gli (Silenzio) spiegato il vuoto tra la sensazione della strada affollata e il sbaraglio. bagna le iridi. Merda! cimitero in cui ci troviamo ora. Due mucche selvagge. Io e lei. “Lei cosa preferirebbe diventare?” chiedo. (Silenzio) alICanTe: Quale cimitero? E con noi le nostre ultime parole. Sobbalza, sicuro: “Cane, senza dubbio! I cavalli sporcano, Figli di puttana, si può sapere dove siete fniti?! felIPPo: Per dire che è tutto silenzioso. Come al cimitero, ha Per i posteri, si capisce. Se mai ci saranno. sarebbe tutto più complicato.” felIPPo: Non si alteri. È inutile. presente? Sa, dove dimorano i morti, la gente sdraiata. Anche fantasticando sulle peggiori delle ipotesi, perfno il meno Restiamo a guardarci per alcuni minuti senza aggiungere altro. alICanTe: Non possono essere spariti tutti. Da qualche parte alICanTe: Ho capito. sobrio fra i nichilisti accetterebbe di lasciare in un angolo del Alla fne penso di dovermi congedare in qualche modo: “Posso devono pur essere. felIPPo: Una metafora. mondo in agonia almeno un’ombra di speranza. fare qualcosa per lei?” felIPPo: Saranno spaventati. Oppure morti. alICanTe: Ho capito. Ecco, ora faccio fnta di aggrapparmi alla speranza di L’uomo inarca le spalle un paio di volte contraendo la fronte in alICanTe: E noi, allora? felIPPo: Su, non tenga il broncio. quell’inutile folle che un bel giorno ha pensato di piazzare una smorfa stremata. “Chiuda la porta, quando esce. Mi sono felIPPo: Noi siamo due ciechi capitati nel posto sbagliato al alICanTe: Sto solo cercando di venirne a capo. davanti a noi – sì, proprio qui di fronte – un magnetofono, o una accorto soltanto ora di averla lasciata aperta. Cosa vuole, gli momento sbagliato. O forse no, no: è solo il posto a dimostrarsi felIPPo: Prima o poi qualcuno arriverà, non si preoccupi. telecamera o chessò io, insomma un affare indistruttibile che scherzi della vecchiaia.” storto, mentre il momento potrebbe addirittura essere quello alICanTe: Bisognerà spiegargli il perché di questi pantaloni registrerà quanto abbiamo da dire. Mi avvicino al suo giaciglio per stringergli la mano, ma all’ultimo giusto. abbassati. E alla prossima generazione di umanità, se mai esisterà, faccio marcia indietro e me ne vado. alICanTe: Parla per te. felIPPo: Tutta qui, la sua ansia? Di essere visto in désabillé? È racconterà qualche dettaglio in più sulla fne. Un attimo prima di imboccare l’uscita percepisco un brusio. È la felIPPo: Ci diamo del tu? stata un’emergenza. Chiunque sarà, capirà. (Silenzio) sua voce che dice: “Venga a trovarmi, qualche volta. Una carezza alICanTe: No. alICanTe: Chiunque sarà, spero che si sbrighi. Voglio tornare alICanTe: Non ho capito un accidente. di tanto in tanto potrebbe farmi comodo. E ricordi che i cani sono felIPPo: No? a casa. felIPPo: Per forza, non ascolta, cosa vuole capire. i migliori amici dell’uomo.” (Silenzio) felIPPo: Tornerà. alICanTe: E dovrei ascoltare lei, sul serio ne è convinto? Poi, tutto comincia a tremare. alICanTe: In mutande. Da un momento all’altro uno si trova (Silenzio) felIPPo: Sono convinto che lei sappia di cosa sto parlando. E mi sveglio. in mutande, per strada, pieno di puzza e fame addosso, quasi Oppure no, chissà. Magari a casa c’è già. Non è forse così che ha imparato a immaginarselo l’universo? Il terremoto, capisce? incapace di alzarsi per tornare a casa, in compagnia di un... alICanTe: Eh? alICanTe: Così come. Com’era naturale che fosse, è entrato anche lui nel sogno. O felIPPo: Di un? felIPPo: Ci pensavo prima. Mentre lei mangiava la sua felIPPo: Annientato. forse lo aveva fatto già prima, all’inizio, e tutto quel bussare, alICanTe: Ero solo uscito per fare due passi, che c’è di male, cioccolata. Sono millenni che – chi prima chi dopo, chi in un alICanTe: La smetta. quella richiesta d’aiuto dell’uomo cane, era in realtà la terra che si può sapere, madonnacane! modo chi in un altro – ci si prepara alla fne del mondo. Bene, felIPPo: (fssando davanti a sé l’ipotetica telecamera) Perché mi ululava sotto la schiena... felIPPo: Non bestemmi! poniamo il caso che sia fnalmente arrivata. L’intera umanità sì, è proprio così, cari i miei posteri: noi ciechi abbiamo imparato (Silenzio. Alicante ingoia l’ultimo pezzo di cioccolato) alICanTe: Cos’è, lei, un inquisitore? spazzata via da un soffo micidiale, il ghigno perfdo della materia a odiarlo, il mondo, a detestarlo come il più insopportabile dei Strano sogno, eh? felIPPo: Detesto le volgarità teologiche, tutto qui. che si ribella e decide di ingoiare tutto. torturatori, i più truce dei nemici. 66 MUCCHE SELVAGGE DI ADE ZENO 67
SIPARIO Testi E sa cosa sognavo? Pensi un po’, il mio dirimpettaio, proprio lui. alICanTe: Un bel tipo, il suo vicino. alICanTe: Volgarità teologiche. Ma come parla? Mangia case, lampioni, tram, treni, foreste fuviali, salamandre, Nel sogno non ero come ora. Cioè sì, ero io, però più. Giovane. (Silenzio) felIPPo: Non saprei quale altro nome dare a simili vituperî. tetti, lucertole, cani. Mangia tutto, tutto, ogni cosa, mastica veloce Succede sempre, nei sogni, di restare sé stessi senza esserlo. felIPPo: Ha fnito la barretta? alICanTe: Vituperî... e butta di sotto. Spariscono i panettieri, le farmacie, le piramidi, Nel sogno, naturalmente, vedevo. alICanTe: Pare di sì. felIPPo: E dire che lei sembra una persona istruita. si dissolvono i campanili, le fontane luminose, la muraglia Ecco cosa succede. felIPPo: Ancora fame? alICanTe: Cosa c’entra l’istruzione adesso. cinese, le gocce degli oceani. Tutto sparito nel nulla di un sorriso Il dirimpettaio mi convoca per quella che somiglia a una specie di alICanTe: No. Sì. felIPPo: Non sa cosa signifca vituperio? apocalittico. Tutto, a parte noi. Improbabile, ma in fn dei conti: emergenza. felIPPo: Mi spiace alICanTe: Certo che lo so, e allora? possibile. Dico convocare così per dire, in realtà si è limitato a tirare alICanTe: Fa niente. felIPPo: Oh, niente. alICanTe: No. qualche pugno sul muro della sua stanza da letto, che corrisponde, (Silenzio) (Silenzio) felIPPo: Perché no, potrebbe essere. da questa parte, al salotto in cui trascorro i pomeriggi a felIPPo: Potendo scegliere, lei preferirebbe essere più cane o Dicevamo, era uscito a fare due passi. alICanTe: Ho detto no. cazzeggiare. più cavallo? alICanTe: Uno si alza, apre la fnestra, cerca di capire se felIPPo: Sto solo facendo ipotesi. Capisco che ha bisogno di soccorso. alICanTe: Sono una mucca. Una mucca selvaggia. Lo ha piove o se più tardi pioverà, poi si veste, prende il portafogli, il alICanTe: Le tenga per sé, non gradisco. Uscito sul pianerottolo, trovo la porta di casa accostata. detto lei. Le mucche non scelgono. bastone, quello che serve, esce. In strada c’è gente come al solito, felIPPo: Come vuole. Evidentemente l’aveva lasciata così perché qualcuno, prima o poi, (Silenzio) né più né meno. (Silenzio) se ne accorgesse. felIPPo: Com’è successo? felIPPo: Né più né meno. Basta saperselo immaginare, un mondo distrutto, annientato. Per Lo scopro riverso sul letto sfatto, immerso in quella che a prima alICanTe: Che mi scoprissi mucca? Sa com’è, prima o poi la alICanTe: Poi, tutt’a un tratto, spariscono. noi, dopotutto, è più facile. Non faccia fnta di niente, so bene che vista pare una grossa ombra di sudore. verità sale a galla. (Silenzio) è così anche per lei. Stupito della mia presenza, spiega gentilmente che i colpi sul felIPPo: Intendevo la cecità, gli occhi. È da tanto che? felIPPo: Cioè sta dicendo che è successo da un momento alICanTe: La pianti con queste idiozie. Non so di cosa stia muro non erano tanto una richiesta d’aiuto quanto la sgradevole alICanTe: Non ho molta voglia di parlarne. all’altro? parlando. conseguenza di un singulto dovuto alla sua condizione di felIPPo: Certo, scusi. alICanTe: Non lo so. No. Prima del silenzio c’è stato il felIPPo: Ma sì che lo sa. passaggio. (Silenzio) marciapiede. La terra che tremava sotto i piedi. E il puzzo di alICanTe: Se anche lo sapessi non mi interesserebbe. Sta infatti per diventare cane o, nella peggiore delle ipotesi, alICanTe: È complicato. calce, e i passi che correvano intorno, a centinaia, in mezzo a quel felIPPo: Via, spieghiamolo almeno ai posteri. cavallo, non è completamente sicuro. felIPPo: Sì, capisco. particolare tipo di rumore. alICanTe: Ma quali posteri? La cosa lo rende misteriosamente felice, ma allo stesso tempo – e (Silenzio) felIPPo: Come di ossa che si spaccano, vero? felIPPo: Faccia come crede, sposo l’ipotesi dell’apocalisse. qui indica la chiazza di sudore – è davvero stancante. “Spero alICanTe: No che non capisce. alICanTe: Sì, sì. E dopo. Nel qual caso io e lei saremmo dei sopravvissuti, tra i pochissimi, che non ci voglia ancora molto” dice. “Guardi il collo: si sta già (Silenzio) felIPPo: Dopo? giusto? Forse perfno gli unici, gli ultimi. allungando, non pare anche a lei?” (Gridando nel vuoto) Ehi, voi! C’è nessuno lì?! alICanTe: Dopo, ecco, devo essere svenuto. L’unica Ebbene, vorrei poter perlomeno fngere che insieme a noi l’abbia Su due piedi non noto alcun mutamento, ma per paura di (Silenzio) spiegazione può essere questa. scampata, diciamo così, una specie di apparecchio elettronico deluderlo faccio sì con la testa. “In tutta sincerità, crede che sia da Merda! felIPPo: Vede che comincia a ricordare? È svenuto. Ecco pronto a immortalare i gesti defnitivi di due animali allo cane o da cavallo?” chiede ancora con un’ansia luminosa che gli (Silenzio) spiegato il vuoto tra la sensazione della strada affollata e il sbaraglio. bagna le iridi. Merda! cimitero in cui ci troviamo ora. Due mucche selvagge. Io e lei. “Lei cosa preferirebbe diventare?” chiedo. (Silenzio) alICanTe: Quale cimitero? E con noi le nostre ultime parole. Sobbalza, sicuro: “Cane, senza dubbio! I cavalli sporcano, Figli di puttana, si può sapere dove siete fniti?! felIPPo: Per dire che è tutto silenzioso. Come al cimitero, ha Per i posteri, si capisce. Se mai ci saranno. sarebbe tutto più complicato.” felIPPo: Non si alteri. È inutile. presente? Sa, dove dimorano i morti, la gente sdraiata. Anche fantasticando sulle peggiori delle ipotesi, perfno il meno Restiamo a guardarci per alcuni minuti senza aggiungere altro. alICanTe: Non possono essere spariti tutti. Da qualche parte alICanTe: Ho capito. sobrio fra i nichilisti accetterebbe di lasciare in un angolo del Alla fne penso di dovermi congedare in qualche modo: “Posso devono pur essere. felIPPo: Una metafora. mondo in agonia almeno un’ombra di speranza. fare qualcosa per lei?” felIPPo: Saranno spaventati. Oppure morti. alICanTe: Ho capito. Ecco, ora faccio fnta di aggrapparmi alla speranza di L’uomo inarca le spalle un paio di volte contraendo la fronte in alICanTe: E noi, allora? felIPPo: Su, non tenga il broncio. quell’inutile folle che un bel giorno ha pensato di piazzare una smorfa stremata. “Chiuda la porta, quando esce. Mi sono felIPPo: Noi siamo due ciechi capitati nel posto sbagliato al alICanTe: Sto solo cercando di venirne a capo. davanti a noi – sì, proprio qui di fronte – un magnetofono, o una accorto soltanto ora di averla lasciata aperta. Cosa vuole, gli momento sbagliato. O forse no, no: è solo il posto a dimostrarsi felIPPo: Prima o poi qualcuno arriverà, non si preoccupi. telecamera o chessò io, insomma un affare indistruttibile che scherzi della vecchiaia.” storto, mentre il momento potrebbe addirittura essere quello alICanTe: Bisognerà spiegargli il perché di questi pantaloni registrerà quanto abbiamo da dire. Mi avvicino al suo giaciglio per stringergli la mano, ma all’ultimo giusto. abbassati. E alla prossima generazione di umanità, se mai esisterà, faccio marcia indietro e me ne vado. alICanTe: Parla per te. felIPPo: Tutta qui, la sua ansia? Di essere visto in désabillé? È racconterà qualche dettaglio in più sulla fne. Un attimo prima di imboccare l’uscita percepisco un brusio. È la felIPPo: Ci diamo del tu? stata un’emergenza. Chiunque sarà, capirà. (Silenzio) sua voce che dice: “Venga a trovarmi, qualche volta. Una carezza alICanTe: No. alICanTe: Chiunque sarà, spero che si sbrighi. Voglio tornare alICanTe: Non ho capito un accidente. di tanto in tanto potrebbe farmi comodo. E ricordi che i cani sono felIPPo: No? a casa. felIPPo: Per forza, non ascolta, cosa vuole capire. i migliori amici dell’uomo.” (Silenzio) felIPPo: Tornerà. alICanTe: E dovrei ascoltare lei, sul serio ne è convinto? Poi, tutto comincia a tremare. alICanTe: In mutande. Da un momento all’altro uno si trova (Silenzio) felIPPo: Sono convinto che lei sappia di cosa sto parlando. E mi sveglio. in mutande, per strada, pieno di puzza e fame addosso, quasi Oppure no, chissà. Magari a casa c’è già. Non è forse così che ha imparato a immaginarselo l’universo? Il terremoto, capisce? incapace di alzarsi per tornare a casa, in compagnia di un... alICanTe: Eh? alICanTe: Così come. Com’era naturale che fosse, è entrato anche lui nel sogno. O felIPPo: Di un? felIPPo: Ci pensavo prima. Mentre lei mangiava la sua felIPPo: Annientato. forse lo aveva fatto già prima, all’inizio, e tutto quel bussare, alICanTe: Ero solo uscito per fare due passi, che c’è di male, cioccolata. Sono millenni che – chi prima chi dopo, chi in un alICanTe: La smetta. quella richiesta d’aiuto dell’uomo cane, era in realtà la terra che si può sapere, madonnacane! modo chi in un altro – ci si prepara alla fne del mondo. Bene, felIPPo: (fssando davanti a sé l’ipotetica telecamera) Perché mi ululava sotto la schiena... felIPPo: Non bestemmi! poniamo il caso che sia fnalmente arrivata. L’intera umanità sì, è proprio così, cari i miei posteri: noi ciechi abbiamo imparato (Silenzio. Alicante ingoia l’ultimo pezzo di cioccolato) alICanTe: Cos’è, lei, un inquisitore? spazzata via da un soffo micidiale, il ghigno perfdo della materia a odiarlo, il mondo, a detestarlo come il più insopportabile dei Strano sogno, eh? felIPPo: Detesto le volgarità teologiche, tutto qui. che si ribella e decide di ingoiare tutto. torturatori, i più truce dei nemici. 66 MUCCHE SELVAGGE DI ADE ZENO 67
SIPARIO Testi (Silenzio) felIPPo: Andiamo, ci pensi. (Silenzio) (Silenzio) Lo so, ci credevate ometti deboli, rassegnati, tartarughe senza alICanTe: No. No! Si può sapere dove miseria è fnito, il cielo?! Una minuscola deformità al cuore, un intoppo genetico, una guscio che circolano per strada sapendo di non poter più spartire (Silenzio) (Silenzio) bomba a orologeria. niente con voi, coi favolosi marciapiedi dei vedenti. Eppure. felIPPo: Rinunciare alla bellezza, trovarsi costretti a separarsi alICanTe: Dovrebbe calmarsi. Che tuttavia poteva essere controllata, sedata, addormentata. Eppure, eh. dai dettagli. felIPPo: Per non parlare dei culi delle donne. Come lo disegni Certo, con qualche limitazione, ma avrei potuto continuare a Sì. Esiste crudeltà più feroce? un culo in braille? vivere senza grandi problemi. (Si interrompe, come per riordinare pensieri) Gentili e inoffensivi adepti della prima categoria, non avete idea alICanTe: Allora sa essere volgare, quando vuole. Sarebbe stato suffciente ingollare a scadenza regolare una certa Ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, questo no. di quanto meritiate la mia invidia. felIPPo: Perché, non le piacciono i culi delle donne? O anche medicina, un menù di pastiglie da ingerire due volte al giorno. Non sarebbe giusto. Avrei dato mezza vita pur di trovarmi nei vostri panni. degli uomini, se preferisce. Non ho pregiudizi. Fino all’ultimo giorno. È importante operare dei distinguo. Ignorare quanto avreste potuto vedere è stata la vostra salvezza. alICanTe: Potrebbe essere il momento buono per alzarsi. C’è gente che va avanti così per decenni. Innanzitutto i ciechi non sono tutti uguali. Gli stampi che li hanno Sapere cosa ho perduto, la mia condanna. felIPPo: Potrebbe. E invece. creati hanno forme differenti, sfumature di ogni tipo. (Silenzio) alICanTe: Proviamo? alICanTe: E invece? Però, se proprio si volesse sintetizzare, allora diciamo che alICanTe: Teoria stupida. E anche offensiva, se permette. (Nessuno dei due si muove) (Silenzio) esistono due grandi categorie: quelli che senza luce ci sono nati, e felIPPo: Sul serio lo pensa? (Silenzio) felIPPo: Ha un nome assurdo, la mia medicina. quelli a cui un bel giorno l’hanno strappata via. alICanTe: Qualunque cieco baratterebbe mille anni di vita in felIPPo: Non ha voluto raccontarmelo, glielo racconto io. Un nome che sembra una flastrocca. alICanTe: Come glielo devo dire che non ho intenzione di cambio di dieci minuti per sapere com’è fatto un cielo. alICanTe: Cosa? Le medicine hanno tutte nomi assurdi, inventati da gente ascoltare i suoi deliri? felIPPo: E magari quel giorno ci sono nuvole e pioggia. felIPPo: L’ultimo momento, l’ultimo oggetto. La mia visione evidentemente subnormale. felIPPo: Esistono bambini, milioni, miliardi di bambini che (Silenzio) defnitiva prima del crollo. Vorrei proprio conoscerlo, un giorno, il tipo che inventa nomi del vengono al mondo con gli occhi già distrutti. La verità è che quell’imbecille sarebbe spinto solo dalla curiosità. (Silenzio) genere. Feti come tutti gli altri, con cinque dita per mano, cinque unghie Niente a che spartire con la tragedia del rimpianto. Vuole che la racconti? Me lo immagino mentre passa le domeniche a mettere insieme per piede. Con la testa, e le gambe, e i polmoni pronti a succhiare Quella è la peggiore. alICanTe: No. sillabe ridicole ridendo sotto i baff con la voce della moglie in ossigeno dal primo all’ultimo giorno. Ed è soltanto mia. felIPPo: Non è curioso? sottofondo che dice: Pesciolini sani, guizzanti, le loro squame non hanno niente da Soltanto nostra. alICanTe: No. “Cosa fai, caro?” “Oh, niente, stavo solo pensando al nome da invidiare alle altre, eppure. (Silenzio) felIPPo: No? dare a un nuovo farmaco.” “Che tipo di farmaco?” “Inibitore di Eppure qualche pezzo si è perso per strada, abbandonato lì, alICanTe: (Gridando al vuoto) Ehi, c’è nessuno? Rispondete, alICanTe: (come se avesse un coniglio morto nascosto nella diarrea.” “Ehi, che te ne pare di Evacuotal? Oppure Fecifelix? affogato per sempre nei liquidi amniotici di una pancia in attesa. cazzo! gola) No. No: Libera plus a malo?” “Oh, amore, sei sempre la migliore.” Il loro destino è già pronto e cucinato: non sapranno mai com’è felIPPo: Per forza si fnisce con l’odiarlo, un mondo felIPPo: (come se una colonia di falene ubriache avesse (Silenzio) fatto un sole, un insetto, un mare, un albero in fore. Lo potranno scomparso. iniziato a ballargli in pancia) No. La moglie del mio inventore doveva essere provvista di un senso solo. Immaginare. Quando si sa cosa si è perso. alICanTe: (come se il coniglio morto si fosse trasformato in dell’umorismo grottesco. Certo, qualcuno si prenderà la briga di raccontarglielo, e loro (Silenzio) un sacchetto di farina) No. Righenebolanodalzenosil. Chissà le risate che s’è fatta. saranno felici così, in un mondo sognato, senza colore. E allora alICanTe: Controlli un po’ se i pantaloni sono asciutti. felIPPo: (come se le falene ubriache stessero intonando un (Silenzio) questa cecità ingiusta riuscirà perfno a sembrare qualcosa di. (Silenzio) canto a squarciagola) No. Conosce quel tipo di pastiglie? Normale. Allora? alICanTe: (come se il sacchetto di farina fosse esploso (Alicante non risponde) Poi c’è la seconda categoria, la peggiore. felIPPo: (annusa i pantaloni) Puzzano. Di gatto marcio, all’improvviso) No. Allora, le conosce o no? Modestamente, ne faccio parte, è un grande onore. ammoniaca, rospo. felIPPo: (come se le falene avessero iniziato a fargli il alICanTe: (quasi sussurrando) Sì. (Silenzio) alICanTe: Non ce la faremo mai. solletico) No. felIPPo: Ha detto sì? Per diventare membri della famiglia bisogna possedere alcuni (Silenzio) alICanTe: (come se la farina si fosse solidifcata in un alICanTe: Sì. requisiti fondamentali. felIPPo: (puntando davanti a sé) Sei sempre lì, cinepresina? pesante ammasso calcinoso) No. felIPPo: Ah, ci avrei scommesso. Primo requisito: nascere con gli occhi buoni. alICanTe: La pianti con questa storia dei posteri. Non c’è felIPPo: (come se le falene si stessero lentamente calmando) (Silenzio) Secondo requisito: essersi irreparabilmente innamorati, almeno nessuna cinepresa. No. alICanTe: Chi diavolo è lei? Perché mi sta raccontando una volta, delle cose visibili. felIPPo: Vedete, cari amici in ascolto, la gente come noi ha alICanTe: (come se l’ammasso di farina calcifcata gli stesse questo? Terzo e ultimo requisito: incappare, prima o poi, nell’immane dovuto imparare a vedere il cosmo in braille. ostruendo le vie respiratorie) No, dannazione, no! felIPPo: Allora sarà anche al corrente della storia che la disgrazia di assistere a un evento formidabile: il mondo che si Un universo racchiuso in tante piccole schede fatte di sei punti (Silenzio) riguarda. Che riguarda la medicina, intendo. dissolve per sempre dentro ciascuna iride. ciascuna. felIPPo: (puntando la telecamera inesistente) (Silenzio) (Silenzio) Solo sei, capite? Vai a capirle, certe malattie. Erano già due anni che la prendevo. Ricorda il suo ultimo sguardo? Sei cellule molto simili alle tessere del domino. Se ne stanno nascoste sottopelle per anni e anni e anni senza Tutto procedeva per il meglio, il cuore aveva smesso di fare le alICanTe: La smetta. Sei collinette tonde in cui vivono le uniche combinazioni a nostra farsi vedere, senza far trapelare nemmeno un grammo, un livido, bizze, la vita procedeva tranquilla. felIPPo: Coraggio, lo dica. Non ha niente da perdere a disposizione. neanche la testolina appuntita di mezzo germe. Poi, un bel giorno, si scopre che il... aspetti che lo dico bene: raccontarlo. Vuoi una A? Basta tracciare un pallino in altro a sinistra. Niente, restano lì, insabbiate nel buio come spie. Righenebolanodalzenosil, sì. alICanTe: Non capisco dove voglia arrivare. Una L? Semplice: tre pallini verticali sempre nella fla sinistra. Poi, a un certo punto, decidono che è venuto il momento di Beh, si scopre che ha delle controindicazioni. felIPPo: È semplice. Sto parlando dell’ultima cosa, l’ultimo La Q? Eccola: tre sulla sinistra, due sulla destra. Sapeste che mettere fuori il naso. Cioè qualcuno lo scopre, ma pensa bene di non dire niente. oggetto. Prima che tutto si inabissasse. C’è sempre una prima goduria scoprire che possiamo anche leggere, scrivere, far di Avevo trentadue anni quando lo scoprirono. Quel qualcuno è la casa farmaceutica, una combriccola di volta, si dice. Sbagliato. È l’ultima, soltanto l’ultima, quella che conto. Se ne possono vedere un mucchio, di cose, in trentadue anni. scienziati e colletti bianchi che decidono all’unanimità di tener conta. Ma il cielo? Ma lo sanno anche i cani che comunque non bastano. nascosta la faccenda. (Silenzio) (Silenzio) No, la sete di guardare, toccare, respirare, quella resta fno Si rischiano denunce, prime pagine sui giornali, petizioni, alICanTe: Non so, dovrei pensarci. Il cielo? all’ultimo giorno, non vuole sentire ragioni. interrogazioni parlamentari. 68 MUCCHE SELVAGGE DI ADE ZENO 69
SIPARIO Testi (Silenzio) felIPPo: Andiamo, ci pensi. (Silenzio) (Silenzio) Lo so, ci credevate ometti deboli, rassegnati, tartarughe senza alICanTe: No. No! Si può sapere dove miseria è fnito, il cielo?! Una minuscola deformità al cuore, un intoppo genetico, una guscio che circolano per strada sapendo di non poter più spartire (Silenzio) (Silenzio) bomba a orologeria. niente con voi, coi favolosi marciapiedi dei vedenti. Eppure. felIPPo: Rinunciare alla bellezza, trovarsi costretti a separarsi alICanTe: Dovrebbe calmarsi. Che tuttavia poteva essere controllata, sedata, addormentata. Eppure, eh. dai dettagli. felIPPo: Per non parlare dei culi delle donne. Come lo disegni Certo, con qualche limitazione, ma avrei potuto continuare a Sì. Esiste crudeltà più feroce? un culo in braille? vivere senza grandi problemi. (Si interrompe, come per riordinare pensieri) Gentili e inoffensivi adepti della prima categoria, non avete idea alICanTe: Allora sa essere volgare, quando vuole. Sarebbe stato suffciente ingollare a scadenza regolare una certa Ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, questo no. di quanto meritiate la mia invidia. felIPPo: Perché, non le piacciono i culi delle donne? O anche medicina, un menù di pastiglie da ingerire due volte al giorno. Non sarebbe giusto. Avrei dato mezza vita pur di trovarmi nei vostri panni. degli uomini, se preferisce. Non ho pregiudizi. Fino all’ultimo giorno. È importante operare dei distinguo. Ignorare quanto avreste potuto vedere è stata la vostra salvezza. alICanTe: Potrebbe essere il momento buono per alzarsi. C’è gente che va avanti così per decenni. Innanzitutto i ciechi non sono tutti uguali. Gli stampi che li hanno Sapere cosa ho perduto, la mia condanna. felIPPo: Potrebbe. E invece. creati hanno forme differenti, sfumature di ogni tipo. (Silenzio) alICanTe: Proviamo? alICanTe: E invece? Però, se proprio si volesse sintetizzare, allora diciamo che alICanTe: Teoria stupida. E anche offensiva, se permette. (Nessuno dei due si muove) (Silenzio) esistono due grandi categorie: quelli che senza luce ci sono nati, e felIPPo: Sul serio lo pensa? (Silenzio) felIPPo: Ha un nome assurdo, la mia medicina. quelli a cui un bel giorno l’hanno strappata via. alICanTe: Qualunque cieco baratterebbe mille anni di vita in felIPPo: Non ha voluto raccontarmelo, glielo racconto io. Un nome che sembra una flastrocca. alICanTe: Come glielo devo dire che non ho intenzione di cambio di dieci minuti per sapere com’è fatto un cielo. alICanTe: Cosa? Le medicine hanno tutte nomi assurdi, inventati da gente ascoltare i suoi deliri? felIPPo: E magari quel giorno ci sono nuvole e pioggia. felIPPo: L’ultimo momento, l’ultimo oggetto. La mia visione evidentemente subnormale. felIPPo: Esistono bambini, milioni, miliardi di bambini che (Silenzio) defnitiva prima del crollo. Vorrei proprio conoscerlo, un giorno, il tipo che inventa nomi del vengono al mondo con gli occhi già distrutti. La verità è che quell’imbecille sarebbe spinto solo dalla curiosità. (Silenzio) genere. Feti come tutti gli altri, con cinque dita per mano, cinque unghie Niente a che spartire con la tragedia del rimpianto. Vuole che la racconti? Me lo immagino mentre passa le domeniche a mettere insieme per piede. Con la testa, e le gambe, e i polmoni pronti a succhiare Quella è la peggiore. alICanTe: No. sillabe ridicole ridendo sotto i baff con la voce della moglie in ossigeno dal primo all’ultimo giorno. Ed è soltanto mia. felIPPo: Non è curioso? sottofondo che dice: Pesciolini sani, guizzanti, le loro squame non hanno niente da Soltanto nostra. alICanTe: No. “Cosa fai, caro?” “Oh, niente, stavo solo pensando al nome da invidiare alle altre, eppure. (Silenzio) felIPPo: No? dare a un nuovo farmaco.” “Che tipo di farmaco?” “Inibitore di Eppure qualche pezzo si è perso per strada, abbandonato lì, alICanTe: (Gridando al vuoto) Ehi, c’è nessuno? Rispondete, alICanTe: (come se avesse un coniglio morto nascosto nella diarrea.” “Ehi, che te ne pare di Evacuotal? Oppure Fecifelix? affogato per sempre nei liquidi amniotici di una pancia in attesa. cazzo! gola) No. No: Libera plus a malo?” “Oh, amore, sei sempre la migliore.” Il loro destino è già pronto e cucinato: non sapranno mai com’è felIPPo: Per forza si fnisce con l’odiarlo, un mondo felIPPo: (come se una colonia di falene ubriache avesse (Silenzio) fatto un sole, un insetto, un mare, un albero in fore. Lo potranno scomparso. iniziato a ballargli in pancia) No. La moglie del mio inventore doveva essere provvista di un senso solo. Immaginare. Quando si sa cosa si è perso. alICanTe: (come se il coniglio morto si fosse trasformato in dell’umorismo grottesco. Certo, qualcuno si prenderà la briga di raccontarglielo, e loro (Silenzio) un sacchetto di farina) No. Righenebolanodalzenosil. Chissà le risate che s’è fatta. saranno felici così, in un mondo sognato, senza colore. E allora alICanTe: Controlli un po’ se i pantaloni sono asciutti. felIPPo: (come se le falene ubriache stessero intonando un (Silenzio) questa cecità ingiusta riuscirà perfno a sembrare qualcosa di. (Silenzio) canto a squarciagola) No. Conosce quel tipo di pastiglie? Normale. Allora? alICanTe: (come se il sacchetto di farina fosse esploso (Alicante non risponde) Poi c’è la seconda categoria, la peggiore. felIPPo: (annusa i pantaloni) Puzzano. Di gatto marcio, all’improvviso) No. Allora, le conosce o no? Modestamente, ne faccio parte, è un grande onore. ammoniaca, rospo. felIPPo: (come se le falene avessero iniziato a fargli il alICanTe: (quasi sussurrando) Sì. (Silenzio) alICanTe: Non ce la faremo mai. solletico) No. felIPPo: Ha detto sì? Per diventare membri della famiglia bisogna possedere alcuni (Silenzio) alICanTe: (come se la farina si fosse solidifcata in un alICanTe: Sì. requisiti fondamentali. felIPPo: (puntando davanti a sé) Sei sempre lì, cinepresina? pesante ammasso calcinoso) No. felIPPo: Ah, ci avrei scommesso. Primo requisito: nascere con gli occhi buoni. alICanTe: La pianti con questa storia dei posteri. Non c’è felIPPo: (come se le falene si stessero lentamente calmando) (Silenzio) Secondo requisito: essersi irreparabilmente innamorati, almeno nessuna cinepresa. No. alICanTe: Chi diavolo è lei? Perché mi sta raccontando una volta, delle cose visibili. felIPPo: Vedete, cari amici in ascolto, la gente come noi ha alICanTe: (come se l’ammasso di farina calcifcata gli stesse questo? Terzo e ultimo requisito: incappare, prima o poi, nell’immane dovuto imparare a vedere il cosmo in braille. ostruendo le vie respiratorie) No, dannazione, no! felIPPo: Allora sarà anche al corrente della storia che la disgrazia di assistere a un evento formidabile: il mondo che si Un universo racchiuso in tante piccole schede fatte di sei punti (Silenzio) riguarda. Che riguarda la medicina, intendo. dissolve per sempre dentro ciascuna iride. ciascuna. felIPPo: (puntando la telecamera inesistente) (Silenzio) (Silenzio) Solo sei, capite? Vai a capirle, certe malattie. Erano già due anni che la prendevo. Ricorda il suo ultimo sguardo? Sei cellule molto simili alle tessere del domino. Se ne stanno nascoste sottopelle per anni e anni e anni senza Tutto procedeva per il meglio, il cuore aveva smesso di fare le alICanTe: La smetta. Sei collinette tonde in cui vivono le uniche combinazioni a nostra farsi vedere, senza far trapelare nemmeno un grammo, un livido, bizze, la vita procedeva tranquilla. felIPPo: Coraggio, lo dica. Non ha niente da perdere a disposizione. neanche la testolina appuntita di mezzo germe. Poi, un bel giorno, si scopre che il... aspetti che lo dico bene: raccontarlo. Vuoi una A? Basta tracciare un pallino in altro a sinistra. Niente, restano lì, insabbiate nel buio come spie. Righenebolanodalzenosil, sì. alICanTe: Non capisco dove voglia arrivare. Una L? Semplice: tre pallini verticali sempre nella fla sinistra. Poi, a un certo punto, decidono che è venuto il momento di Beh, si scopre che ha delle controindicazioni. felIPPo: È semplice. Sto parlando dell’ultima cosa, l’ultimo La Q? Eccola: tre sulla sinistra, due sulla destra. Sapeste che mettere fuori il naso. Cioè qualcuno lo scopre, ma pensa bene di non dire niente. oggetto. Prima che tutto si inabissasse. C’è sempre una prima goduria scoprire che possiamo anche leggere, scrivere, far di Avevo trentadue anni quando lo scoprirono. Quel qualcuno è la casa farmaceutica, una combriccola di volta, si dice. Sbagliato. È l’ultima, soltanto l’ultima, quella che conto. Se ne possono vedere un mucchio, di cose, in trentadue anni. scienziati e colletti bianchi che decidono all’unanimità di tener conta. Ma il cielo? Ma lo sanno anche i cani che comunque non bastano. nascosta la faccenda. (Silenzio) (Silenzio) No, la sete di guardare, toccare, respirare, quella resta fno Si rischiano denunce, prime pagine sui giornali, petizioni, alICanTe: Non so, dovrei pensarci. Il cielo? all’ultimo giorno, non vuole sentire ragioni. interrogazioni parlamentari. 68 MUCCHE SELVAGGE DI ADE ZENO 69
SIPARIO Testi Ritireranno il farmaco dal mercato in silenzio, credono di essere Ho sbagliato le misure, tutto qui. In fondo cosa volete che sia. Eppure l’alternativa è starsene soli, selvaggi. ancora in tempo perché nessuno se ne accorga. alICanTe: Gran bel modo per vendicarsi. Avrei potuto accecare due città intere, invece fra migliaia di Come me. Nessuno, tranne me. felIPPo: Non voglio vendicarmi, l’ho già detto. pazienti ci fu un solo caso, uno soltanto. E sbagliare, in silenzio. E non perché io sia più sveglio degli altri. No. alICanTe: No? Cosa volete che sia. (Silenzio) Semplicemente, sono il meno fortunato. felIPPo: In fn dei conti ha già avuto la sua punizione, no? Un tizio senza nome. Le anime giuste e rette e timorate di dio. (Silenzio) (Silenzio) Nemmeno morto, tra l’altro. Diffcile, per un uomo di scienza, non guardarle con sospetto, con L’ultima cosa che ho visto (si toglie gli occhiali). L’ultima cosa è No? Soltanto. Cieco. diffdenza. stata una foto della Tour Eiffel appoggiata alla mensola della mia (Silenzio) (Silenzio) Con invidia, certo, anche con quella. libreria. È ancora lì? Venni riassunto, fecero perfno una specie di festa per celebrare il Perché loro possono sempre sperare in un soccorso dall’alto, in (Silenzio) (Silenzio) mio ritorno. una rivalsa. E dire che non ci sono mai nemmeno stato, a Parigi. alICanTe: Ero un chimico come tanti. (Silenzio) È giusto così, è a prima clausola del loro patto. (Silenzio) Non avrei mai vinto il Nobel, questo no. felIPPo: Una festa. Signore onnipotente, guarda come sono stato bravo: ti ho alICanTe: Cosa vuole da me? Ma tutto sommato me la cavavo bene. alICanTe: Spumante, gamberetti e salatini. Mi consegnarono implorato, pregato, ho assorbito fno alle ossa l’odore dell’incenso. (Felippo non risponde) E mi piaceva, eccome se mi piaceva. anche un assegno. Dentro c’era il prezzo per il mio silenzio. Ho passato gli anni migliori della mia vita a venerare ogni tuo Perché mi tormenta? Mi è sempre piaciuto. (Lungo silenzio) invisibile gesto. felIPPo: Niente, desideravo soltanto conoscerla, Alicante. Avere a che fare con la furia degli elementi. felIPPo: C’era un solo colpevole, e aveva un nome, e un volto, Ho avuto fede in ciò che non potevo vedere, e ora tu mi (Lungo silenzio) Assistere col cuore in gola alle loro fusioni, vederli reagire come e un odore, e doveva pur abitare da qualche parte. ricompenserai. alICanTe: Mi ha seguito. fori vivi, combattenti. Ci volle un bel po’, qualche anno, per rintracciare il signor (Silenzio) felIPPo: Oh, sono anni che la seguo. Coltivare l’ambizione di essere utile, di servire a qualcosa. Alicante. È questo che hai pensato, no? alICanTe: È venuto per vendicarsi? Mi ucciderà? Far fruttare le conoscenze succhiate dai libri per salvare almeno Volevo azzannargli il collo, farlo morire dissanguato. Che questo (si indica gli occhi) fosse il risultato di una meritata (Silenzio) una manciata di. Restituiscimi gli occhi, bastardo. vendetta, l’equa ricompensa per le tue devozioni. felIPPo: (Scoppia a ridere) Se avessi voluto ucciderla lo avrei Respiri. Dimmi dove li hai messi! felIPPo: Non voglio vendetta, non più. già fatto molto tempo fa. Perché è questo il lavoro di un chimico, pensavo. (Entrambi si tolgono gli occhiali, poi si voltano l’uno verso alICanTe: Certo, non la vuoi da quando hai scoperto che ero alICanTe: Forse non ha mai avuto l’occasione giusta. Fabbricare medicine, allungare la vita di fratelli sconosciuti. l’altro come per guardarsi in faccia) già stato punito. Ma se i miei occhi funzionassero ancora sarebbe felIPPo: Un’occasione simile a questa, intende? Ma non è Andava tutto bene, dopotutto nel mio lavoro ero bravo. Quando scoprii cosa ti era successo nel frattempo, sentii un colpo diverso, giusto? mica stata l’unica, sa? Sono stato la sua ombra per così tanto Magari non avrei vinto il Nobel, quello no. Però. allo stomaco. (Felippo non risponde) tempo. Poi successe qualcosa. (Silenzio) Giusto? alICanTe: La mia ombra. Un errore, una reazione imprevista. La cosiddetta legge del contrappasso? (Silenzio). felIPPo: Sì. È quasi un decennio che mi sono trasferito nel Gli elementi sono bambini capricciosi, decidono loro con quali Vuoi vedere che esiste davvero una giustizia divina? Quale rabbia scomposta brucerebbe il cuore a certe signorine suo quartiere. amici giocare. Dài e ti sarà dato. devote che affollano le chiese. Abitiamo a due passi, caro amico. Nell’identica strada. Non puoi forzarli, obbligarli, devi capire sempre dove vogliono Togli e ti sarà tolto. Quale orrore nel momento in cui scoprissero che il Paradiso è Certo nei primi tempi mi sono fatto aiutare. stare. (Allunga le mani sugli occhi di Alicante, li accarezza piano) concesso a tutti, anche agli assassini, ai bestemmiatori, ai pedofli, Per trovarla, per conoscere le sue abitudini, i suoi orari. Non puoi, non devi, sbagliare. Divertente, no? ai blasfemi. Mi è stata molto utile una badante armena che poi ho licenziato. (Silenzio) (Alicante si alza di scatto) Sarebbero costrette ad ammettere una volta per tutte di aver Brava ragazza. Ma a un certo punto ho imparato a fare da solo. Quando me ne accorsi ero ancora in tempo. alICanTe: Ehi, c’è nessuno?! Dove siete fniti tutti? sprecato la vita nel venerare un dio tanto, troppo misericordioso. Conosco bene il suo odore, sa? Anche il suono dei suoi passi. Bisognava intervenire subito, mettere le cose a posto, chiamare le felIPPo: Non capisci, ci hanno abbandonati. Credere in Lui è un atto di egoismo, caro amico. Cloppete cloppete, cloppete cloppete. (Muggisce). autorità, ritirare il farmaco. alICanTe: Dove! Dove siete! L’amore per il prossimo che andate predicando in giro è una Dopotutto un cieco riesce a cavarsela con poco. Non dissi niente, è sempre così complicato dare un volto alle felIPPo: O forse noi abbiamo abbandonato loro. Alla fne è truffa colossale. alICanTe: Anche oggi... proprie colpe. successo: abbiamo sognato la scomparsa del mondo con così felIPPo: Deliri, ti facevo più acuto. felIPPo: No, ironia della sorte, oggi no. Ero uscito di casa per Poi, fnalmente, mi decisi. Ma a questo punto s’era fatto tardi. tanta forza da farlo sparire davvero. alICanTe: Allora vediamo cosa penserai di questo. Ebbene: altri motivi. La mia pastiglietta ribelle avrebbe salvato cuori chiedendo il (Silenzio) sono stato io a deciderlo, a volerlo. Il dio del caso non c’entra. Cercavo il calzolaio. (Alza il sacchetto). Una suola da riparare. cambio occhi. Il suo personale scotto da far pagare. alICanTe: Su una cosa ti sbagli, però. felIPPo: Non capisco. Era appena passato il terremoto, anche se non l’avevo capito. Sa, Quando avvertii i capi, in circolazione c’erano ancora poche felIPPo: Quale cosa? alICanTe: È stato suffciente ingoiare una pastiglia e pregare la storia del dirimpettaio, le lavatrici. confezioni. alICanTe: La storia del contrappasso. in silenzio. Ci ha messo così poco a fare effetto. Il mattino dopo Ebbene, procedevo sul marciapiede con le migliori intenzioni, Succede sempre con le cure sperimentali. felIPPo: Vale a dire? mi sono svegliato così. Beh? quando a un certo punto ho incrociato la sua scia. Mi licenziarono su due piedi. alICanTe: Da una parte i buoni, dall’altra i cattivi. (Silenzio) alICanTe: Una bella fortuna. Che cosa hai fatto, Alicante? Qui ci sono quelli che meritano tutto, lì quelli che non meritano Beh?! felIPPo: Già. Come cazzo ti è saltato in mente di sbagliare? niente. (Alicante ride rumorosamente) (Silenzio) (Silenzio) È semplice, matematico, fsiologico. (Lungo silenzio) alICanTe: E ha pensato bene di pisciarmi sui pantaloni. Un mese dopo si venne a sapere che i danni erano limitati. Scegli un dio, ti sottometti alla sua volontà, lo preghi, e in cambio felIPPo: Sei un idiota. felIPPo: Non ho saputo resistere. Praticamente un miracolo, quasi niente. lui ti servirà la salvezza su un piatto d’argento. (Silenzio) alICanTe: Quindi l’ha fatto apposta. Le statistiche andavano a nostro favore. Oppure d’oro, o di bronzo, o di stagno, non importa. Un idiota! felIPPo: Non ci crederà, ma contavo davvero di averla fatta Quasi niente. Quel che conta, la sola cosa che conta è il. Premio. alICanTe: Volevi rivalerti? Desideravi che il tuo dio si su un albero. Un albero proprio accanto al suo, d’accordo, ma pur Un’unica eccezione. In cambio di qualche sacrifcio, qualche rinuncia. vendicasse per te? (Torna a ridere) Beh, troppo tardi, ho fatto da sempre un albero. (Silenzio) Sembra più diffcile da scegliere, sembra la strada più tortuosa, la me. Un pretesto per avvicinarla, ecco. Si riuscì a non far parlare i giornali. più tremenda, eppure. (Silenzio) 70 MUCCHE SELVAGGE DI ADE ZENO 71
SIPARIO Testi Ritireranno il farmaco dal mercato in silenzio, credono di essere Ho sbagliato le misure, tutto qui. In fondo cosa volete che sia. Eppure l’alternativa è starsene soli, selvaggi. ancora in tempo perché nessuno se ne accorga. alICanTe: Gran bel modo per vendicarsi. Avrei potuto accecare due città intere, invece fra migliaia di Come me. Nessuno, tranne me. felIPPo: Non voglio vendicarmi, l’ho già detto. pazienti ci fu un solo caso, uno soltanto. E sbagliare, in silenzio. E non perché io sia più sveglio degli altri. No. alICanTe: No? Cosa volete che sia. (Silenzio) Semplicemente, sono il meno fortunato. felIPPo: In fn dei conti ha già avuto la sua punizione, no? Un tizio senza nome. Le anime giuste e rette e timorate di dio. (Silenzio) (Silenzio) Nemmeno morto, tra l’altro. Diffcile, per un uomo di scienza, non guardarle con sospetto, con L’ultima cosa che ho visto (si toglie gli occhiali). L’ultima cosa è No? Soltanto. Cieco. diffdenza. stata una foto della Tour Eiffel appoggiata alla mensola della mia (Silenzio) (Silenzio) Con invidia, certo, anche con quella. libreria. È ancora lì? Venni riassunto, fecero perfno una specie di festa per celebrare il Perché loro possono sempre sperare in un soccorso dall’alto, in (Silenzio) (Silenzio) mio ritorno. una rivalsa. E dire che non ci sono mai nemmeno stato, a Parigi. alICanTe: Ero un chimico come tanti. (Silenzio) È giusto così, è a prima clausola del loro patto. (Silenzio) Non avrei mai vinto il Nobel, questo no. felIPPo: Una festa. Signore onnipotente, guarda come sono stato bravo: ti ho alICanTe: Cosa vuole da me? Ma tutto sommato me la cavavo bene. alICanTe: Spumante, gamberetti e salatini. Mi consegnarono implorato, pregato, ho assorbito fno alle ossa l’odore dell’incenso. (Felippo non risponde) E mi piaceva, eccome se mi piaceva. anche un assegno. Dentro c’era il prezzo per il mio silenzio. Ho passato gli anni migliori della mia vita a venerare ogni tuo Perché mi tormenta? Mi è sempre piaciuto. (Lungo silenzio) invisibile gesto. felIPPo: Niente, desideravo soltanto conoscerla, Alicante. Avere a che fare con la furia degli elementi. felIPPo: C’era un solo colpevole, e aveva un nome, e un volto, Ho avuto fede in ciò che non potevo vedere, e ora tu mi (Lungo silenzio) Assistere col cuore in gola alle loro fusioni, vederli reagire come e un odore, e doveva pur abitare da qualche parte. ricompenserai. alICanTe: Mi ha seguito. fori vivi, combattenti. Ci volle un bel po’, qualche anno, per rintracciare il signor (Silenzio) felIPPo: Oh, sono anni che la seguo. Coltivare l’ambizione di essere utile, di servire a qualcosa. Alicante. È questo che hai pensato, no? alICanTe: È venuto per vendicarsi? Mi ucciderà? Far fruttare le conoscenze succhiate dai libri per salvare almeno Volevo azzannargli il collo, farlo morire dissanguato. Che questo (si indica gli occhi) fosse il risultato di una meritata (Silenzio) una manciata di. Restituiscimi gli occhi, bastardo. vendetta, l’equa ricompensa per le tue devozioni. felIPPo: (Scoppia a ridere) Se avessi voluto ucciderla lo avrei Respiri. Dimmi dove li hai messi! felIPPo: Non voglio vendetta, non più. già fatto molto tempo fa. Perché è questo il lavoro di un chimico, pensavo. (Entrambi si tolgono gli occhiali, poi si voltano l’uno verso alICanTe: Certo, non la vuoi da quando hai scoperto che ero alICanTe: Forse non ha mai avuto l’occasione giusta. Fabbricare medicine, allungare la vita di fratelli sconosciuti. l’altro come per guardarsi in faccia) già stato punito. Ma se i miei occhi funzionassero ancora sarebbe felIPPo: Un’occasione simile a questa, intende? Ma non è Andava tutto bene, dopotutto nel mio lavoro ero bravo. Quando scoprii cosa ti era successo nel frattempo, sentii un colpo diverso, giusto? mica stata l’unica, sa? Sono stato la sua ombra per così tanto Magari non avrei vinto il Nobel, quello no. Però. allo stomaco. (Felippo non risponde) tempo. Poi successe qualcosa. (Silenzio) Giusto? alICanTe: La mia ombra. Un errore, una reazione imprevista. La cosiddetta legge del contrappasso? (Silenzio). felIPPo: Sì. È quasi un decennio che mi sono trasferito nel Gli elementi sono bambini capricciosi, decidono loro con quali Vuoi vedere che esiste davvero una giustizia divina? Quale rabbia scomposta brucerebbe il cuore a certe signorine suo quartiere. amici giocare. Dài e ti sarà dato. devote che affollano le chiese. Abitiamo a due passi, caro amico. Nell’identica strada. Non puoi forzarli, obbligarli, devi capire sempre dove vogliono Togli e ti sarà tolto. Quale orrore nel momento in cui scoprissero che il Paradiso è Certo nei primi tempi mi sono fatto aiutare. stare. (Allunga le mani sugli occhi di Alicante, li accarezza piano) concesso a tutti, anche agli assassini, ai bestemmiatori, ai pedofli, Per trovarla, per conoscere le sue abitudini, i suoi orari. Non puoi, non devi, sbagliare. Divertente, no? ai blasfemi. Mi è stata molto utile una badante armena che poi ho licenziato. (Silenzio) (Alicante si alza di scatto) Sarebbero costrette ad ammettere una volta per tutte di aver Brava ragazza. Ma a un certo punto ho imparato a fare da solo. Quando me ne accorsi ero ancora in tempo. alICanTe: Ehi, c’è nessuno?! Dove siete fniti tutti? sprecato la vita nel venerare un dio tanto, troppo misericordioso. Conosco bene il suo odore, sa? Anche il suono dei suoi passi. Bisognava intervenire subito, mettere le cose a posto, chiamare le felIPPo: Non capisci, ci hanno abbandonati. Credere in Lui è un atto di egoismo, caro amico. Cloppete cloppete, cloppete cloppete. (Muggisce). autorità, ritirare il farmaco. alICanTe: Dove! Dove siete! L’amore per il prossimo che andate predicando in giro è una Dopotutto un cieco riesce a cavarsela con poco. Non dissi niente, è sempre così complicato dare un volto alle felIPPo: O forse noi abbiamo abbandonato loro. Alla fne è truffa colossale. alICanTe: Anche oggi... proprie colpe. successo: abbiamo sognato la scomparsa del mondo con così felIPPo: Deliri, ti facevo più acuto. felIPPo: No, ironia della sorte, oggi no. Ero uscito di casa per Poi, fnalmente, mi decisi. Ma a questo punto s’era fatto tardi. tanta forza da farlo sparire davvero. alICanTe: Allora vediamo cosa penserai di questo. Ebbene: altri motivi. La mia pastiglietta ribelle avrebbe salvato cuori chiedendo il (Silenzio) sono stato io a deciderlo, a volerlo. Il dio del caso non c’entra. Cercavo il calzolaio. (Alza il sacchetto). Una suola da riparare. cambio occhi. Il suo personale scotto da far pagare. alICanTe: Su una cosa ti sbagli, però. felIPPo: Non capisco. Era appena passato il terremoto, anche se non l’avevo capito. Sa, Quando avvertii i capi, in circolazione c’erano ancora poche felIPPo: Quale cosa? alICanTe: È stato suffciente ingoiare una pastiglia e pregare la storia del dirimpettaio, le lavatrici. confezioni. alICanTe: La storia del contrappasso. in silenzio. Ci ha messo così poco a fare effetto. Il mattino dopo Ebbene, procedevo sul marciapiede con le migliori intenzioni, Succede sempre con le cure sperimentali. felIPPo: Vale a dire? mi sono svegliato così. Beh? quando a un certo punto ho incrociato la sua scia. Mi licenziarono su due piedi. alICanTe: Da una parte i buoni, dall’altra i cattivi. (Silenzio) alICanTe: Una bella fortuna. Che cosa hai fatto, Alicante? Qui ci sono quelli che meritano tutto, lì quelli che non meritano Beh?! felIPPo: Già. Come cazzo ti è saltato in mente di sbagliare? niente. (Alicante ride rumorosamente) (Silenzio) (Silenzio) È semplice, matematico, fsiologico. (Lungo silenzio) alICanTe: E ha pensato bene di pisciarmi sui pantaloni. Un mese dopo si venne a sapere che i danni erano limitati. Scegli un dio, ti sottometti alla sua volontà, lo preghi, e in cambio felIPPo: Sei un idiota. felIPPo: Non ho saputo resistere. Praticamente un miracolo, quasi niente. lui ti servirà la salvezza su un piatto d’argento. (Silenzio) alICanTe: Quindi l’ha fatto apposta. Le statistiche andavano a nostro favore. Oppure d’oro, o di bronzo, o di stagno, non importa. Un idiota! felIPPo: Non ci crederà, ma contavo davvero di averla fatta Quasi niente. Quel che conta, la sola cosa che conta è il. Premio. alICanTe: Volevi rivalerti? Desideravi che il tuo dio si su un albero. Un albero proprio accanto al suo, d’accordo, ma pur Un’unica eccezione. In cambio di qualche sacrifcio, qualche rinuncia. vendicasse per te? (Torna a ridere) Beh, troppo tardi, ho fatto da sempre un albero. (Silenzio) Sembra più diffcile da scegliere, sembra la strada più tortuosa, la me. Un pretesto per avvicinarla, ecco. Si riuscì a non far parlare i giornali. più tremenda, eppure. (Silenzio) 70 MUCCHE SELVAGGE DI ADE ZENO 71
SIPARIO SIPARIO TESTI “AUTORIITALIANI” Testi felIPPo: Vorresti farmi credere che ti sei accecato di proposito? alICanTe: Per andare in pari. felIPPo: In pari. (Silenzio) Coglione! alICanTe: Deluso, eh. Il tuo bel dio non c’entra proprio un accidente! felIPPo: Coglione, che diritto avevi di! (Silenzio) (Felippo si alza con uno scatto, inizia a picchiare Alicante col bastone) alICanTe: Smettila! ADE ZENO felIPPo: Chi ti ha dato il permesso, eh! Chi cazzo te l’ha BIO dato. Dovevo essere io, io! Non tu! Io! (Rotolano per terra) Silenzio. Ade Zeno è nato a Torino nel 1979. (Alicante si alza, procede zoppicando verso il centro della Dopo aver pubblicato numerosi racconti scena, si ferma. Toglie gli occhiali, infla la mano in una tasca su antologie e riviste, nel 2009 ha esordito della giacca, tira fuori una boccetta di collirio. Lentamente applica alcune gocce in entrambi gli occhi. Guarda davanti a in volume con il romanzo Argomenti per sé) l’inferno (No Reply editore) – fnalista al alICanTe: Ho anche creduto di essermelo inventato, questo Premio Tondelli. buio orribile. Forse è così. Ha anche scritto e diretto alcuni Forse la verità è che non sono stato cieco, né mai lo sarò. cortometraggi premiati in molti festival, (Continua a guardarsi intorno, come se scoprisse il mondo per ed è attualmente membro, in qualità di la prima volta) drammaturgo, della compagnia teatrale La (Indicando uno per uno gli oggetti della scena) Mattoni, polvere, calcinacci. Una bambola. Perfno un cane quarta scimmia, per la quale ha scritto i testi morto. Velvet Bunny (vincitore del Premio Nuove Non sembra un bell’affare tornare a vedere. Sensibilità – Napoli 2010) e Gesù Cristo + Dopotutto è stata la scelta giusta, ho fatto bene. Wonder Woman (Finalista Premio Scenario (Si rinfla gli occhiali. Torna a sedersi accanto a Felippo) 2011). (Silenzio) Nel 2010 ha fondato, insieme al collettivo Allora? Deluso? Sparajurij, la rivista letteraria Atti impuri. MYRIAM MANTEGAZZA (Silenzio) felIPPo: C’è nessuno. Ehi, laggiù! Dove siete fniti tutti? (Silenzio) alICanTe: Deluso? (Silenzio) felIPPo: Fa freddo. alICanTe: Passerà. (Lungo silenzio) felIPPo: Fa freddino, eh? (Silenzio) alICanTe: Fame. Cioccolata. Ne hai ancora? Buio © C.A.M.A. Testo Testo Testo testo testo IL VEDOVO BIGAMO 72 MUCCHE SELVAGGE
SIPARIO SIPARIO TESTI “AUTORIITALIANI” Testi felIPPo: Vorresti farmi credere che ti sei accecato di proposito? alICanTe: Per andare in pari. felIPPo: In pari. (Silenzio) Coglione! alICanTe: Deluso, eh. Il tuo bel dio non c’entra proprio un accidente! felIPPo: Coglione, che diritto avevi di! (Silenzio) (Felippo si alza con uno scatto, inizia a picchiare Alicante col bastone) alICanTe: Smettila! ADE ZENO felIPPo: Chi ti ha dato il permesso, eh! Chi cazzo te l’ha BIO dato. Dovevo essere io, io! Non tu! Io! (Rotolano per terra) Silenzio. Ade Zeno è nato a Torino nel 1979. (Alicante si alza, procede zoppicando verso il centro della Dopo aver pubblicato numerosi racconti scena, si ferma. Toglie gli occhiali, infla la mano in una tasca su antologie e riviste, nel 2009 ha esordito della giacca, tira fuori una boccetta di collirio. Lentamente applica alcune gocce in entrambi gli occhi. Guarda davanti a in volume con il romanzo Argomenti per sé) l’inferno (No Reply editore) – fnalista al alICanTe: Ho anche creduto di essermelo inventato, questo Premio Tondelli. buio orribile. Forse è così. Ha anche scritto e diretto alcuni Forse la verità è che non sono stato cieco, né mai lo sarò. cortometraggi premiati in molti festival, (Continua a guardarsi intorno, come se scoprisse il mondo per ed è attualmente membro, in qualità di la prima volta) drammaturgo, della compagnia teatrale La (Indicando uno per uno gli oggetti della scena) Mattoni, polvere, calcinacci. Una bambola. Perfno un cane quarta scimmia, per la quale ha scritto i testi morto. Velvet Bunny (vincitore del Premio Nuove Non sembra un bell’affare tornare a vedere. Sensibilità – Napoli 2010) e Gesù Cristo + Dopotutto è stata la scelta giusta, ho fatto bene. Wonder Woman (Finalista Premio Scenario (Si rinfla gli occhiali. Torna a sedersi accanto a Felippo) 2011). (Silenzio) Nel 2010 ha fondato, insieme al collettivo Allora? Deluso? Sparajurij, la rivista letteraria Atti impuri. MYRIAM MANTEGAZZA (Silenzio) felIPPo: C’è nessuno. Ehi, laggiù! Dove siete fniti tutti? (Silenzio) alICanTe: Deluso? (Silenzio) felIPPo: Fa freddo. alICanTe: Passerà. (Lungo silenzio) felIPPo: Fa freddino, eh? (Silenzio) alICanTe: Fame. Cioccolata. Ne hai ancora? Buio © C.A.M.A. Testo Testo Testo testo testo IL VEDOVO BIGAMO 72 MUCCHE SELVAGGE
SIPARIO Testi Il VedoVo BIgaMo RAIMONDO: Stiamo aspettando il via per attivarci. Dobbiamo MIRANDA: Sei già nonno! Li porti bene gli anni. RAIMONDO: Però Miranda la vorrei sposare. di Myriam Mantegazza andare in stampa tra due giorni. RAIMONDO: Cosa vuoi, noi siamo programmati per durare. GEMMA: Un’altra moglie ti è proprio necessaria? In fondo ne Incominciamo presto e, prima di consumarci cara mia.... Sono gli potresti fare a meno. PerSonaggI Miranda nota il cane di porcellana e lo accarezza. altri che schiattano. raimondo: vedovo allegro e pluriconiugato MIRANDA: Forse è per questo che sei vedovo. Gemma incomincia a sparecchiare. Pinella: lagnosa moglie di Raimondo MIRANDA: È Bobi che ti salva dagli intrusi e che tiene lontani i RAIMONDO: (Con aria illuminata) Eh già. Paloma: vischiosa moglie di Raimondo fccanaso? RAIMONDO: Una consorte in più non guasta mai. gemma: ottuagenaria madre di Raimondo Miranda nota un polveroso rametto d’olivo benedetto che sporge da GEMMA: Questa Miranda è la persona giusta? Vedi di ponderare le Miranda: oggetto del desiderio di Raimondo Raimondo depone i fogli che stava leggendo sul tavolo. dietro la cornice di un quadro appeso al muro. tue scelte. RAIMONDO: Mi piace tanto, mamma. Ha sex appeal. Le altre SCena 1 RAIMONDO: Con te non è aggressivo, come vedi. Vuol dire che MIRANDA: Quanti anni ha l’olivo benedetto? Sembra un oggetto sono creature più devote, però mi stufano. Questa non mi annoia. sei un’ospite gradita. di modernariato. Tutt’altro, mi diverte. Ha molta verve. Salottino della ditta. Sul tavolo la bottiglia di una bevanda e dei MIRANDA: Accetta anche di farsi accarezzare. RAIMONDO: L’ha appeso lì mia moglie. GEMMA: È un tipo pericoloso. bicchieri. Raimondo sta lavorando, esamina dei documenti che ha RAIMONDO: Sono disposto ad accettarlo anch’io. MIRANDA: Quando è morta? RAIMONDO: Cosa dici? sul tavolo. Entra Miranda. RAIMONDO: Sette anni fa. GEMMA: Cuore di mamma non si sbaglia mai. Sta’ attento a non Raimondo le porge il cranio per farsi accarezzare. MIRANDA: Ormai ha assolto al suo compito. commettere imprudenze. Tu sei troppo impulsivo con le donne. MIRANDA: Ciao Raimondo. RAIMONDO: Mia moglie? RAIMONDO: Macché imprudente! Macché impulsivo! Tutto il RAIMONDO: Vediamoci anche fuori dal lavoro. MIRANDA: L’olivo benedetto. (Fa il gesto di toglierlo dalla contrario: sono organizzato. E poi il mio motto è: diversifcare. Raimondo si alza e le va incontro. MIRANDA: Cosa proponi? cornice) Lo togliamo? RAIMONDO: Balli ancora i latino-americani? Gemma ha fnito di sparecchiare e posa sul tavolo una pigna di RAIMONDO: Che piacere vederti qui, Miranda! MIRANDA: Sì Raimondo la trattiene. oggetti di stoffa di vari colori: sono trousse portatrucco. Le smista, RAIMONDO: Un corso insieme a me non lo faresti? le prende in mano una per una, le studia con fare professionale. Miranda si guarda intorno. MIRANDA: Perché no? RAIMONDO: Lascialo lì. Gli sono affezionato. Ormai fa parte RAIMONDO: Ne comincia uno lunedì. Ci vieni? dell’arredamento. RAIMONDO: Come procede la tua produzione? MIRANDA: Così questo è il tuo sancta sanctorum? MIRANDA: Aggiudicato. MIRANDA: Puoi rinnovarlo con quello di quest’anno. La polvere GEMMA: Ho ideato un modello innovativo. RAIMONDO: Miranda, devo dirti una cosa che mi preme. blocca la benedizione. RAIMONDO: Quando devo raccogliere le idee, rivedere i progetti… MIRANDA: Che cosa? Dimmi. RAIMONDO: Non sono del tutto in regola, Miranda. Non so se me Gemma estrae dal mucchio una trousse di colore improbabile, la Se no sono di là a stampare coi ragazzi. RAIMONDO: Io sono vedovo. la merito. apre sui quattro lati in modo da farla diventare un pezzo di tessuto MIRANDA: Quanti sono i ragazzi? MIRANDA: Ah. di forma quadrata. RAIMONDO: Una ventina. RAIMONDO: Però convivo fuori Milano nel week-end. Raimondo stappa la bottiglia sul tavolo, ne versa il contenuto nei MIRANDA: Bello il lavoro dello stampatore! MIRANDA: Con una concubina? bicchieri e ne porge uno a Miranda. GEMMA: La si può usare come fazzoletto… RAIMONDO: Il nostro è solo un lavoro da artigiani: stampiamo RAIMONDO: Con la mamma. le parole degli altri, non creiamo. Il tuo, invece, è un lavoro MIRANDA: (Sgrana gli occhi) Ah. RAIMONDO: Al nostro sodalizio artistico, Miranda. Sommato a Gemma fa l’atto di soffarsi il naso. d’invenzione: tu scrivi le parole da stampare. RAIMONDO: Sai, è una vecchierella rimbambita ed è molto malata. quello professionale è il top. MIRANDA: Raimondo, il tuo complimento mi lusinga. Sta morendo. Mi occupo di lei quando ne ho il tempo. Non posso GEMMA: … come pezzuola per struccarsi il viso… RAIMONDO: No, non è un complimento è la realtà. Il testo ce l’hai farlo nel giorni feriali. con te? MIRANDA: Perciò il week-end è off-limits? SCena 2 Gemma si passa la stoffa sul viso. MIRANDA: Sì, l’ho portato, ma è solo una bozza. RAIMONDO: Sì, purtroppo. RAIMONDO: Da’ qua. MIRANDA: Se vuoi che ci vediamo giovedì… Casa di Gemma. Gemma e Raimondo sono a tavola. GEMMA: …persino come pochette per il taschino… RAIMONDO: Non se ne parla. Lavoro fno a tardi. Miranda estrae dei fogli da una cartella che ha con sé e li porge a MIRANDA: Ah. RAIMONDO: Ho agguantato Miranda, fnalmente! Gemma fa il gesto di inflarla nella tasca di un’ipotetica giacca. Raimondo. RAIMONDO: La vita dell’imprenditore è dura e, soprattutto, non GEMMA: Chi è costei? Questi li prende e li esamina. Miranda, intanto, gironzola, si guarda conosce orari. RAIMONDO: Una mia collaboratrice mica male. È un’autrice di GEMMA: … poi la si ricompone e torna trousse. intorno incuriosita, vede sul tavolo i documenti che Raimondo stava MIRANDA: Mercoledì… testi. esaminando all’inizio della scena, prende in mano un foglio e lo RAIMONDO: No, no, c’è il tennis. Quello non si tocca. Gioco a GEMMA: Ti interessa? Gemma la ricompone. studia: è una foto che riproduce la bottiglia e i bicchieri sul tavolo. Paullo con un partner fsso. Ho prenotato tutta la stagione. Non gli RAIMONDO: Molto. Oggi è venuta in tipografa. Le ho detto che tiro bidoni. stai morendo. RAIMONDO: Che trovata fantastica! MIRANDA: Questa cos’è? MIRANDA: Insomma, quando sei libero, Raimondo? GEMMA: (Trasale) Perché mai? GEMMA: E soprattutto, utile, Raimondo. E guarda questa. RAIMONDO: Lo sono il lunedì ed il martedì sera. RAIMONDO: Non ho trovato un alibi migliore per i Raimondo risponde distrattamente senza alzare gli occhi dal testo. MIRANDA: Lunedì per il corso … week-end a Como con Pinella. Gemma afferra un’altra tousse di colore orribile, arrotolata a RAIMONDO: (ammiccando) …e martedì per altre attività da GEMMA: Fa’ un po’ tu. Però mi sembra di cattivo auspicio. Non cilindro, e la srotola facendola diventare un telo rettangolare al cui RAIMONDO: È la campagna per quella bevanda. defnirsi. accorciarmi la vita coi tuoi auguri. Questo è un errore che pagheresti interno è appeso un blocchetto di fogli, sopra i quali è inflata una MIRANDA: Senza lavoro o famiglia? Sei sicuro? Magari hai dei caro. Nessuno ti ama come la tua mamma. matita in orizzontale. Raimondo indica la bottiglia sul tavolo. Miranda la prende in mano fglioletti da allevare. e la guarda. RAIMONDO: Ho una fglia sposata che è già mamma e che vive in Gemma gli lancia un bacio a distanza. Raimondo lo ricambia. GEMMA: Funziona anche come blocco per appunti… Germania. 74 IL VEDOVO BIGAMO DI MYRIAM MANTEGAZZA 75
SIPARIO Testi Il VedoVo BIgaMo RAIMONDO: Stiamo aspettando il via per attivarci. Dobbiamo MIRANDA: Sei già nonno! Li porti bene gli anni. RAIMONDO: Però Miranda la vorrei sposare. di Myriam Mantegazza andare in stampa tra due giorni. RAIMONDO: Cosa vuoi, noi siamo programmati per durare. GEMMA: Un’altra moglie ti è proprio necessaria? In fondo ne Incominciamo presto e, prima di consumarci cara mia.... Sono gli potresti fare a meno. PerSonaggI Miranda nota il cane di porcellana e lo accarezza. altri che schiattano. raimondo: vedovo allegro e pluriconiugato MIRANDA: Forse è per questo che sei vedovo. Gemma incomincia a sparecchiare. Pinella: lagnosa moglie di Raimondo MIRANDA: È Bobi che ti salva dagli intrusi e che tiene lontani i RAIMONDO: (Con aria illuminata) Eh già. Paloma: vischiosa moglie di Raimondo fccanaso? RAIMONDO: Una consorte in più non guasta mai. gemma: ottuagenaria madre di Raimondo Miranda nota un polveroso rametto d’olivo benedetto che sporge da GEMMA: Questa Miranda è la persona giusta? Vedi di ponderare le Miranda: oggetto del desiderio di Raimondo Raimondo depone i fogli che stava leggendo sul tavolo. dietro la cornice di un quadro appeso al muro. tue scelte. RAIMONDO: Mi piace tanto, mamma. Ha sex appeal. Le altre SCena 1 RAIMONDO: Con te non è aggressivo, come vedi. Vuol dire che MIRANDA: Quanti anni ha l’olivo benedetto? Sembra un oggetto sono creature più devote, però mi stufano. Questa non mi annoia. sei un’ospite gradita. di modernariato. Tutt’altro, mi diverte. Ha molta verve. Salottino della ditta. Sul tavolo la bottiglia di una bevanda e dei MIRANDA: Accetta anche di farsi accarezzare. RAIMONDO: L’ha appeso lì mia moglie. GEMMA: È un tipo pericoloso. bicchieri. Raimondo sta lavorando, esamina dei documenti che ha RAIMONDO: Sono disposto ad accettarlo anch’io. MIRANDA: Quando è morta? RAIMONDO: Cosa dici? sul tavolo. Entra Miranda. RAIMONDO: Sette anni fa. GEMMA: Cuore di mamma non si sbaglia mai. Sta’ attento a non Raimondo le porge il cranio per farsi accarezzare. MIRANDA: Ormai ha assolto al suo compito. commettere imprudenze. Tu sei troppo impulsivo con le donne. MIRANDA: Ciao Raimondo. RAIMONDO: Mia moglie? RAIMONDO: Macché imprudente! Macché impulsivo! Tutto il RAIMONDO: Vediamoci anche fuori dal lavoro. MIRANDA: L’olivo benedetto. (Fa il gesto di toglierlo dalla contrario: sono organizzato. E poi il mio motto è: diversifcare. Raimondo si alza e le va incontro. MIRANDA: Cosa proponi? cornice) Lo togliamo? RAIMONDO: Balli ancora i latino-americani? Gemma ha fnito di sparecchiare e posa sul tavolo una pigna di RAIMONDO: Che piacere vederti qui, Miranda! MIRANDA: Sì Raimondo la trattiene. oggetti di stoffa di vari colori: sono trousse portatrucco. Le smista, RAIMONDO: Un corso insieme a me non lo faresti? le prende in mano una per una, le studia con fare professionale. Miranda si guarda intorno. MIRANDA: Perché no? RAIMONDO: Lascialo lì. Gli sono affezionato. Ormai fa parte RAIMONDO: Ne comincia uno lunedì. Ci vieni? dell’arredamento. RAIMONDO: Come procede la tua produzione? MIRANDA: Così questo è il tuo sancta sanctorum? MIRANDA: Aggiudicato. MIRANDA: Puoi rinnovarlo con quello di quest’anno. La polvere GEMMA: Ho ideato un modello innovativo. RAIMONDO: Miranda, devo dirti una cosa che mi preme. blocca la benedizione. RAIMONDO: Quando devo raccogliere le idee, rivedere i progetti… MIRANDA: Che cosa? Dimmi. RAIMONDO: Non sono del tutto in regola, Miranda. Non so se me Gemma estrae dal mucchio una trousse di colore improbabile, la Se no sono di là a stampare coi ragazzi. RAIMONDO: Io sono vedovo. la merito. apre sui quattro lati in modo da farla diventare un pezzo di tessuto MIRANDA: Quanti sono i ragazzi? MIRANDA: Ah. di forma quadrata. RAIMONDO: Una ventina. RAIMONDO: Però convivo fuori Milano nel week-end. Raimondo stappa la bottiglia sul tavolo, ne versa il contenuto nei MIRANDA: Bello il lavoro dello stampatore! MIRANDA: Con una concubina? bicchieri e ne porge uno a Miranda. GEMMA: La si può usare come fazzoletto… RAIMONDO: Il nostro è solo un lavoro da artigiani: stampiamo RAIMONDO: Con la mamma. le parole degli altri, non creiamo. Il tuo, invece, è un lavoro MIRANDA: (Sgrana gli occhi) Ah. RAIMONDO: Al nostro sodalizio artistico, Miranda. Sommato a Gemma fa l’atto di soffarsi il naso. d’invenzione: tu scrivi le parole da stampare. RAIMONDO: Sai, è una vecchierella rimbambita ed è molto malata. quello professionale è il top. MIRANDA: Raimondo, il tuo complimento mi lusinga. Sta morendo. Mi occupo di lei quando ne ho il tempo. Non posso GEMMA: … come pezzuola per struccarsi il viso… RAIMONDO: No, non è un complimento è la realtà. Il testo ce l’hai farlo nel giorni feriali. con te? MIRANDA: Perciò il week-end è off-limits? SCena 2 Gemma si passa la stoffa sul viso. MIRANDA: Sì, l’ho portato, ma è solo una bozza. RAIMONDO: Sì, purtroppo. RAIMONDO: Da’ qua. MIRANDA: Se vuoi che ci vediamo giovedì… Casa di Gemma. Gemma e Raimondo sono a tavola. GEMMA: …persino come pochette per il taschino… RAIMONDO: Non se ne parla. Lavoro fno a tardi. Miranda estrae dei fogli da una cartella che ha con sé e li porge a MIRANDA: Ah. RAIMONDO: Ho agguantato Miranda, fnalmente! Gemma fa il gesto di inflarla nella tasca di un’ipotetica giacca. Raimondo. RAIMONDO: La vita dell’imprenditore è dura e, soprattutto, non GEMMA: Chi è costei? Questi li prende e li esamina. Miranda, intanto, gironzola, si guarda conosce orari. RAIMONDO: Una mia collaboratrice mica male. È un’autrice di GEMMA: … poi la si ricompone e torna trousse. intorno incuriosita, vede sul tavolo i documenti che Raimondo stava MIRANDA: Mercoledì… testi. esaminando all’inizio della scena, prende in mano un foglio e lo RAIMONDO: No, no, c’è il tennis. Quello non si tocca. Gioco a GEMMA: Ti interessa? Gemma la ricompone. studia: è una foto che riproduce la bottiglia e i bicchieri sul tavolo. Paullo con un partner fsso. Ho prenotato tutta la stagione. Non gli RAIMONDO: Molto. Oggi è venuta in tipografa. Le ho detto che tiro bidoni. stai morendo. RAIMONDO: Che trovata fantastica! MIRANDA: Questa cos’è? MIRANDA: Insomma, quando sei libero, Raimondo? GEMMA: (Trasale) Perché mai? GEMMA: E soprattutto, utile, Raimondo. E guarda questa. RAIMONDO: Lo sono il lunedì ed il martedì sera. RAIMONDO: Non ho trovato un alibi migliore per i Raimondo risponde distrattamente senza alzare gli occhi dal testo. MIRANDA: Lunedì per il corso … week-end a Como con Pinella. Gemma afferra un’altra tousse di colore orribile, arrotolata a RAIMONDO: (ammiccando) …e martedì per altre attività da GEMMA: Fa’ un po’ tu. Però mi sembra di cattivo auspicio. Non cilindro, e la srotola facendola diventare un telo rettangolare al cui RAIMONDO: È la campagna per quella bevanda. defnirsi. accorciarmi la vita coi tuoi auguri. Questo è un errore che pagheresti interno è appeso un blocchetto di fogli, sopra i quali è inflata una MIRANDA: Senza lavoro o famiglia? Sei sicuro? Magari hai dei caro. Nessuno ti ama come la tua mamma. matita in orizzontale. Raimondo indica la bottiglia sul tavolo. Miranda la prende in mano fglioletti da allevare. e la guarda. RAIMONDO: Ho una fglia sposata che è già mamma e che vive in Gemma gli lancia un bacio a distanza. Raimondo lo ricambia. GEMMA: Funziona anche come blocco per appunti… Germania. 74 IL VEDOVO BIGAMO DI MYRIAM MANTEGAZZA 75
SIPARIO Testi Gemma estrae la matita e scrive sui fogli. Poi reinfla la matita nel SCena 4 la pioggia e un incidente… altre mirabilia. suo supporto e riarrotola il tessuto. PALOMA: Faremo tardi al corso. MIRANDA: Eh? Scuola di ballo. Raimondo balla il valzer con Pinella. RAIMONDO: Non è detto. Spero che i venti chilometri per Crema RAIMONDO: Erano i nostri accordi: lunedì ballo, martedì dell’altro. GEMMA: … poi lo riarrotoli… siano un po’ meglio di quelli da Milano. MIRANDA: Da defnirsi. RAIMONDO: … e ridiventa trousse. Geniale! RAIMONDO: Lo sai Pinella, da che ti ho sposato non hai mai PALOMA: Povero caro, quanto sei stressato. Domani puoi fare RAIMONDO: Bene. Defniamo. Vieni da me domani alle 9. Ti GEMMA: Vero? Ma è una produzione povera, Raimondo! Bisogna ballato così male. È tutto dire! a meno di venire. Invece sabato, eccezionalmente, c’è una festa mostro la collezione di farfalle. che la rimpolpi in qualche modo. PINELLA: Non è colpa mia, Raimondo, lo sai bene. Se ballassi più danzante. Se non sei stanco ci potremmo andare. MIRANDA: (Indica il papillon di Raimondo) E farfallini. RAIMONDO: Vedrai che troverai la soluzione, mamma, con la tua spesso… RAIMONDO: Lo sai che devo occuparmi di mia fglia. Mi reclama, RAIMONDO: Ne possiedo pochi. È una raccolta che va potenziata, fervida mente già al lavoro. Sento il rumore degli ingranaggi anch’io. RAIMONDO: Lo ripeti ogni sabato, Pinella. Come faccio a la povera piccina. se mi aiuti… GEMMA: (Con aria ispirata) Ecco, potrei arricchirla, per esempio, spiegarti che non posso. PALOMA: Ma ha 35 anni! MIRANDA: Mentre guardiamo le farfalle, tipo? creando dei prodotti di beauté da inserire nelle trousse. Pensavo PINELLA: Potresti venire su anche in settimana. Milano Como è RAIMONDO: Il suo handicap fsico richiede la mia costante RAIMONDO: Mi sembra la situazione più indicata. ad una nicchia di mercato per clienti dai gusti raffnati che cercano un tragitto breve. Io ti preparo una buona cenetta, un bagno caldo, ti presenza, te l’ho detto. Ho dei doveri come padre, io! MIRANDA: Per non perdere tempo. qualcosa di speciale. Mi ci vorrebbero ingredienti preziosi, aromi riempio di attenzioni e usciamo anche il giovedì, ad esempio. PALOMA: Hai ragione tesoro, ti capisco. Però si tratta solo di una RAIMONDO: Ottimizziamo. particolari. Vedo già… RAIMONDO: Ti prego di non insistere, Pinella. Durante la sera. Si esibiranno i maestri argentini. Sarà un bello spettacolo di MIRANDA: Certo, ottimizziamo. Ma solo il martedì sera, dico RAIMONDO: Mi sembri ispirata, mamma. settimana sto a Milano. Lo sai che sono preso col lavoro. Non posso tango. È un’occasione per distrarti dalle tue preoccupazioni. Ne hai bene? Mercoledì tennis, giovedì lavoro, il fne settimana c’è la GEMMA: Sì, è così. Sono lanciata al massimo, Raimondo. Sento fare in nessun altro modo. Arrivo il venerdì sera, mi riposo, trascorro bisogno, ti stai consumando. Perché non mi accompagni? mamma. E se volessi ottimizzare un altro giorno, che so? Sabato che sta arrivando il mio momento. Devo afferrarlo al volo. Ora o in tua compagnia tutto il week-end. Che cosa vuoi di più? RAIMONDO: Vai da sola. sera, per esempio. O la domenica: scoppio di energia, la domenica. mai più! PINELLA: Che ti occupassi di me con più premura. Compari il PALOMA: Sai che non guido. Oppure, di pomeriggio, nel primo pomeriggio, io impartisco venerdì sera stanco morto, poi il sabato c’è il tennis, c’è il barbiere, RAIMONDO: Cosa posso farci? lezioni di anatomia ad alto livello. Non ti andrebbe? Lasci il sancta vai a fare un giro in moto con gli amici. Lo stesso la domenica, ogni PALOMA: Allora vengo io a trovarvi, te e tua fglia. Faccio un salto sanctorum per un’ora. Un libero professionista lo può fare. SCena 3 volta. La verità è che tu mi trascuri. Mi porti fuori il sabato a ballare domenica a Milano. RAIMONDO: Miranda, hai il gusto della trasgressione. È proprio e questo è tutto. Sono tua moglie, in fondo avrei diritto... RAIMONDO: Sei impazzita? Non sopporta il contatto con gli quello che mi piace di te. Potrai già esprimere domani il tuo talento. Casa di Raimondo. Raimondo, davanti a un ipotetico specchio, RAIMONDO: Perché non fai un corso di ballo con un altro? estranei. MIRANDA: Però non illuderti, darling, di inflzarmi lo spillo dentro si sta guardando mentre indossa un cravattino azzurro. Dal PINELLA: Con chi, Raimondo? Tu sei mio marito. (Gli si PALOMA: Io non sono un’estranea, sono tua moglie. È mio dovere al cuore come alle farfalle della collezione. Se pensi di placcarmi taschino fuoriesce una pochette dello stesso colore. Sul tavolo sono avvinghia e gli si rivolge con tono seducente) Voglio ballare con te, esserti d’aiuto, starti vicina nei momenti bui. “In salute e in malattia, al martedì all’ora che vuoi tu, dove vuoi tu, per fare solo quello appoggiate alcune cravatte sgargianti. solo con te. Per me non esistono altri ballerini. Nella sala da ballo e ricchezza e povertà”. Ricordi? Sono pronta, per te, a sacrifcarmi, a che vuoi tu e scaricarmi poi quando ti va, se per ottimizzare intendi nella vita conti soltanto tu per me, tu e nessun altro. dedicarmi a te e alla tua bambina. Devi solo domandare: sono qui. questo, ti aspettano tempi duri, molto duri. RAIMONDO: Miranda ama i tipi creativi. Mi ha regalato questo RAIMONDO: (Sbuffa, alzando gli occhi al cielo). RAIMONDO: Apprezzo il tuo gesto, Paloma, però quando hai RAIMONDO: (Trasale, sentendosi colto nel vivo, ma recupera in cravattino con la pochette in tinta. Originale! Si aspetta che lo porti? PINELLA: Potessi esprimermi in qualcosa di adatto, in cui dare accettato di sposarmi sapevi che avrei avuto poco tempo. corner) Adoro questo tuo spirito caustico, Miranda. Ma certo che sei Certo il mio fascino ne è valorizzato e non posso deluderla, però… il meglio di me! Allora sì che ti farei vedere! Io pensavo ai latino- PALOMA: Poco, d’accordo, ma non così poco. È come se fossi la mia adorabile farfalla, leggera e svolazzante quando balli. (Indica americani. all’estero, Raimondo. Due sere risicate a settimana, arrivi, balliamo col dito la scarpa di Miranda, che ha un cinturino slacciato) Hai la Raimondo si osserva con compiacimento nello specchio. Poi canta RAIMONDO: (Trasale) Non se ne parla assolutamente. il tango e te ne vai. Fai una vita di grossi sacrifci. Lasciami scarpa slacciata. Attenta a non inciampare, butterfy. l’aria dell’operetta La vedova allegra: “È scabroso la donna PINELLA: Perché no? condividere le tue ansia, i tuoi problemi… studiar”. Si accompagna con movimenti di danza alla Fred Astaire, RAIMONDO: Non sei portata. Con te non li ballo. RAIMONDO: (Sbuffa) Lo so che mi vuoi aiutare, ma così non fai Miranda si ferma un attimo ad allacciarsi la scarpa. muovendo un ipotetico bastone e cappello. Poi si studia ancora allo PINELLA: Mi tratti da Cenerentola, Raimondo! che complicarmi l’esistenza. Con i miei ritmi di lavoro disumani e specchio e si toglie il cravattino. RAIMONDO: (Visibilmente seccato) Di te apprezzo le doti la mia povera bambina a cui badare, due sere sono già un colpo di RAIMONDO: (Tra sé e sé) Traftta con lo spillo? (Mugola di culinarie, la dedizione, però queste lagne... fortuna. Potresti approfttarne per viziarmi, senza farmi pesare le mie piacere con espressione estasiata sul viso). Hm. Come ha fatto a RAIMONDO: Lo indosserò con lei. Per il momento non voglio PINELLA: Che cosa stai dicendo? Quali lagne? assenze. Ne avrei tanto bisogno, amore mio. capirlo? Ha l’occhio lungo. dare nell’occhio. Manterrò la mia normale identità: Clark Kent. RAIMONDO: Detesto le persone lamentose e tu non fai che PALOMA: (Contrita) Hai ragione, Raimondo. Mi perdoni? Sono Rimando a dopo quella di charmeur. Quella è un’identità molto lamentarti, cara. stata un’ingrata. Miranda torna dal suo ballerino. privata. Per ottenere buoni risultati meglio adottare il basso proflo. PINELLA: Sei il centro del mio mondo. Ti disturba? RAIMONDO: (Annuisce con sopportazione e la guarda con È più prudente e, soprattutto, molto più effcace. Il seduttore RAIMONDO: Hai più bisogno tu di me che io di te. sguardo di rimprovero) MIRANDA: Io non ho spilli, ma artigli. Stai attento. agisce nell’ombra. Che dico, seduttore? No: il sultano! Il mio PINELLA: Tu ti vergogni di me, mi vuoi umiliare perché non mi PALOMA: Accetto tutto di te. Sai che ti amo. RAIMONDO: Dai, su, cambiamo discorso. ideale è: schiave col ventaglio, col fabello. Cos’è al confronto ritieni alla tua altezza. (Lo bacia sulla guancia). MIRANDA: Come vuoi. Anzi basta parlare. Lo sai che quando si un condizionatore? Per il momento lo uso, ma in futuro… Il vero RAIMONDO: Adesso basta, stai zitta, ti prego. Lo sai che quando si balla non si parla. manager sa come attivarsi. Selezione, gestione e manutenzione: balla non si parla. questi sono i principi del vivaio. Target precisi, strategie mirate e SCena 6 Raimondo e Miranda continunano a ballare i latino americani. un’irriducibile costanza. SCena 5 Scuola di balli latino-americani. Raimondo e Miranda ballano. Raimondo indossa una delle cravatte appoggiate sul tavolo. Raimondo indossa il farfallino azzurro con pochette in tinta. SCena 7 Auto di Raimondo. Raimondo e Paloma sono seduti fanco a fanco. RAIMONDO: Per questa volta resterò Raimondo, ma alla prima Raimondo sta guidando. RAIMONDO: Ballare con te è un piacere. Salottino della ditta. Squillo di un campanello. Entra Pinella seguita occasione Raymond. MIRANDA: Anche con te. Sei un ballerino davvero dotato. da Raimondo. PALOMA: Sei in ritardo, quest’oggi. Come mai? RAIMONDO: Non sono dotato solo in quello. RAIMONDO: Il mercoledì sono sempre strozzato. In più c’era un MIRANDA: No? RAIMONDO: Pinella, è mercoledì. Non è il tuo giorno. ingorgo. La strada per Paullo è traffcata in condizioni normali e con RAIMONDO: No. Domani è martedì e, se ti va, potrai ammirare PINELLA: Avevo un appuntamento dal dottore. 76 IL VEDOVO BIGAMO DI MYRIAM MANTEGAZZA 77
SIPARIO Testi Gemma estrae la matita e scrive sui fogli. Poi reinfla la matita nel SCena 4 la pioggia e un incidente… altre mirabilia. suo supporto e riarrotola il tessuto. PALOMA: Faremo tardi al corso. MIRANDA: Eh? Scuola di ballo. Raimondo balla il valzer con Pinella. RAIMONDO: Non è detto. Spero che i venti chilometri per Crema RAIMONDO: Erano i nostri accordi: lunedì ballo, martedì dell’altro. GEMMA: … poi lo riarrotoli… siano un po’ meglio di quelli da Milano. MIRANDA: Da defnirsi. RAIMONDO: … e ridiventa trousse. Geniale! RAIMONDO: Lo sai Pinella, da che ti ho sposato non hai mai PALOMA: Povero caro, quanto sei stressato. Domani puoi fare RAIMONDO: Bene. Defniamo. Vieni da me domani alle 9. Ti GEMMA: Vero? Ma è una produzione povera, Raimondo! Bisogna ballato così male. È tutto dire! a meno di venire. Invece sabato, eccezionalmente, c’è una festa mostro la collezione di farfalle. che la rimpolpi in qualche modo. PINELLA: Non è colpa mia, Raimondo, lo sai bene. Se ballassi più danzante. Se non sei stanco ci potremmo andare. MIRANDA: (Indica il papillon di Raimondo) E farfallini. RAIMONDO: Vedrai che troverai la soluzione, mamma, con la tua spesso… RAIMONDO: Lo sai che devo occuparmi di mia fglia. Mi reclama, RAIMONDO: Ne possiedo pochi. È una raccolta che va potenziata, fervida mente già al lavoro. Sento il rumore degli ingranaggi anch’io. RAIMONDO: Lo ripeti ogni sabato, Pinella. Come faccio a la povera piccina. se mi aiuti… GEMMA: (Con aria ispirata) Ecco, potrei arricchirla, per esempio, spiegarti che non posso. PALOMA: Ma ha 35 anni! MIRANDA: Mentre guardiamo le farfalle, tipo? creando dei prodotti di beauté da inserire nelle trousse. Pensavo PINELLA: Potresti venire su anche in settimana. Milano Como è RAIMONDO: Il suo handicap fsico richiede la mia costante RAIMONDO: Mi sembra la situazione più indicata. ad una nicchia di mercato per clienti dai gusti raffnati che cercano un tragitto breve. Io ti preparo una buona cenetta, un bagno caldo, ti presenza, te l’ho detto. Ho dei doveri come padre, io! MIRANDA: Per non perdere tempo. qualcosa di speciale. Mi ci vorrebbero ingredienti preziosi, aromi riempio di attenzioni e usciamo anche il giovedì, ad esempio. PALOMA: Hai ragione tesoro, ti capisco. Però si tratta solo di una RAIMONDO: Ottimizziamo. particolari. Vedo già… RAIMONDO: Ti prego di non insistere, Pinella. Durante la sera. Si esibiranno i maestri argentini. Sarà un bello spettacolo di MIRANDA: Certo, ottimizziamo. Ma solo il martedì sera, dico RAIMONDO: Mi sembri ispirata, mamma. settimana sto a Milano. Lo sai che sono preso col lavoro. Non posso tango. È un’occasione per distrarti dalle tue preoccupazioni. Ne hai bene? Mercoledì tennis, giovedì lavoro, il fne settimana c’è la GEMMA: Sì, è così. Sono lanciata al massimo, Raimondo. Sento fare in nessun altro modo. Arrivo il venerdì sera, mi riposo, trascorro bisogno, ti stai consumando. Perché non mi accompagni? mamma. E se volessi ottimizzare un altro giorno, che so? Sabato che sta arrivando il mio momento. Devo afferrarlo al volo. Ora o in tua compagnia tutto il week-end. Che cosa vuoi di più? RAIMONDO: Vai da sola. sera, per esempio. O la domenica: scoppio di energia, la domenica. mai più! PINELLA: Che ti occupassi di me con più premura. Compari il PALOMA: Sai che non guido. Oppure, di pomeriggio, nel primo pomeriggio, io impartisco venerdì sera stanco morto, poi il sabato c’è il tennis, c’è il barbiere, RAIMONDO: Cosa posso farci? lezioni di anatomia ad alto livello. Non ti andrebbe? Lasci il sancta vai a fare un giro in moto con gli amici. Lo stesso la domenica, ogni PALOMA: Allora vengo io a trovarvi, te e tua fglia. Faccio un salto sanctorum per un’ora. Un libero professionista lo può fare. SCena 3 volta. La verità è che tu mi trascuri. Mi porti fuori il sabato a ballare domenica a Milano. RAIMONDO: Miranda, hai il gusto della trasgressione. È proprio e questo è tutto. Sono tua moglie, in fondo avrei diritto... RAIMONDO: Sei impazzita? Non sopporta il contatto con gli quello che mi piace di te. Potrai già esprimere domani il tuo talento. Casa di Raimondo. Raimondo, davanti a un ipotetico specchio, RAIMONDO: Perché non fai un corso di ballo con un altro? estranei. MIRANDA: Però non illuderti, darling, di inflzarmi lo spillo dentro si sta guardando mentre indossa un cravattino azzurro. Dal PINELLA: Con chi, Raimondo? Tu sei mio marito. (Gli si PALOMA: Io non sono un’estranea, sono tua moglie. È mio dovere al cuore come alle farfalle della collezione. Se pensi di placcarmi taschino fuoriesce una pochette dello stesso colore. Sul tavolo sono avvinghia e gli si rivolge con tono seducente) Voglio ballare con te, esserti d’aiuto, starti vicina nei momenti bui. “In salute e in malattia, al martedì all’ora che vuoi tu, dove vuoi tu, per fare solo quello appoggiate alcune cravatte sgargianti. solo con te. Per me non esistono altri ballerini. Nella sala da ballo e ricchezza e povertà”. Ricordi? Sono pronta, per te, a sacrifcarmi, a che vuoi tu e scaricarmi poi quando ti va, se per ottimizzare intendi nella vita conti soltanto tu per me, tu e nessun altro. dedicarmi a te e alla tua bambina. Devi solo domandare: sono qui. questo, ti aspettano tempi duri, molto duri. RAIMONDO: Miranda ama i tipi creativi. Mi ha regalato questo RAIMONDO: (Sbuffa, alzando gli occhi al cielo). RAIMONDO: Apprezzo il tuo gesto, Paloma, però quando hai RAIMONDO: (Trasale, sentendosi colto nel vivo, ma recupera in cravattino con la pochette in tinta. Originale! Si aspetta che lo porti? PINELLA: Potessi esprimermi in qualcosa di adatto, in cui dare accettato di sposarmi sapevi che avrei avuto poco tempo. corner) Adoro questo tuo spirito caustico, Miranda. Ma certo che sei Certo il mio fascino ne è valorizzato e non posso deluderla, però… il meglio di me! Allora sì che ti farei vedere! Io pensavo ai latino- PALOMA: Poco, d’accordo, ma non così poco. È come se fossi la mia adorabile farfalla, leggera e svolazzante quando balli. (Indica americani. all’estero, Raimondo. Due sere risicate a settimana, arrivi, balliamo col dito la scarpa di Miranda, che ha un cinturino slacciato) Hai la Raimondo si osserva con compiacimento nello specchio. Poi canta RAIMONDO: (Trasale) Non se ne parla assolutamente. il tango e te ne vai. Fai una vita di grossi sacrifci. Lasciami scarpa slacciata. Attenta a non inciampare, butterfy. l’aria dell’operetta La vedova allegra: “È scabroso la donna PINELLA: Perché no? condividere le tue ansia, i tuoi problemi… studiar”. Si accompagna con movimenti di danza alla Fred Astaire, RAIMONDO: Non sei portata. Con te non li ballo. RAIMONDO: (Sbuffa) Lo so che mi vuoi aiutare, ma così non fai Miranda si ferma un attimo ad allacciarsi la scarpa. muovendo un ipotetico bastone e cappello. Poi si studia ancora allo PINELLA: Mi tratti da Cenerentola, Raimondo! che complicarmi l’esistenza. Con i miei ritmi di lavoro disumani e specchio e si toglie il cravattino. RAIMONDO: (Visibilmente seccato) Di te apprezzo le doti la mia povera bambina a cui badare, due sere sono già un colpo di RAIMONDO: (Tra sé e sé) Traftta con lo spillo? (Mugola di culinarie, la dedizione, però queste lagne... fortuna. Potresti approfttarne per viziarmi, senza farmi pesare le mie piacere con espressione estasiata sul viso). Hm. Come ha fatto a RAIMONDO: Lo indosserò con lei. Per il momento non voglio PINELLA: Che cosa stai dicendo? Quali lagne? assenze. Ne avrei tanto bisogno, amore mio. capirlo? Ha l’occhio lungo. dare nell’occhio. Manterrò la mia normale identità: Clark Kent. RAIMONDO: Detesto le persone lamentose e tu non fai che PALOMA: (Contrita) Hai ragione, Raimondo. Mi perdoni? Sono Rimando a dopo quella di charmeur. Quella è un’identità molto lamentarti, cara. stata un’ingrata. Miranda torna dal suo ballerino. privata. Per ottenere buoni risultati meglio adottare il basso proflo. PINELLA: Sei il centro del mio mondo. Ti disturba? RAIMONDO: (Annuisce con sopportazione e la guarda con È più prudente e, soprattutto, molto più effcace. Il seduttore RAIMONDO: Hai più bisogno tu di me che io di te. sguardo di rimprovero) MIRANDA: Io non ho spilli, ma artigli. Stai attento. agisce nell’ombra. Che dico, seduttore? No: il sultano! Il mio PINELLA: Tu ti vergogni di me, mi vuoi umiliare perché non mi PALOMA: Accetto tutto di te. Sai che ti amo. RAIMONDO: Dai, su, cambiamo discorso. ideale è: schiave col ventaglio, col fabello. Cos’è al confronto ritieni alla tua altezza. (Lo bacia sulla guancia). MIRANDA: Come vuoi. Anzi basta parlare. Lo sai che quando si un condizionatore? Per il momento lo uso, ma in futuro… Il vero RAIMONDO: Adesso basta, stai zitta, ti prego. Lo sai che quando si balla non si parla. manager sa come attivarsi. Selezione, gestione e manutenzione: balla non si parla. questi sono i principi del vivaio. Target precisi, strategie mirate e SCena 6 Raimondo e Miranda continunano a ballare i latino americani. un’irriducibile costanza. SCena 5 Scuola di balli latino-americani. Raimondo e Miranda ballano. Raimondo indossa una delle cravatte appoggiate sul tavolo. Raimondo indossa il farfallino azzurro con pochette in tinta. SCena 7 Auto di Raimondo. Raimondo e Paloma sono seduti fanco a fanco. RAIMONDO: Per questa volta resterò Raimondo, ma alla prima Raimondo sta guidando. RAIMONDO: Ballare con te è un piacere. Salottino della ditta. Squillo di un campanello. Entra Pinella seguita occasione Raymond. MIRANDA: Anche con te. Sei un ballerino davvero dotato. da Raimondo. PALOMA: Sei in ritardo, quest’oggi. Come mai? RAIMONDO: Non sono dotato solo in quello. RAIMONDO: Il mercoledì sono sempre strozzato. In più c’era un MIRANDA: No? RAIMONDO: Pinella, è mercoledì. Non è il tuo giorno. ingorgo. La strada per Paullo è traffcata in condizioni normali e con RAIMONDO: No. Domani è martedì e, se ti va, potrai ammirare PINELLA: Avevo un appuntamento dal dottore. 76 IL VEDOVO BIGAMO DI MYRIAM MANTEGAZZA 77
SIPARIO Testi RAIMONDO: Ti porto al treno. RAIMONDO: Giù in cantina. trasparente si notano le sue mosse, fnché non arriva a mescolare il RAIMONDO: Non c’è nessun ostacolo a coronare il nostro sogno PINELLA: No, mi posso fermare. GEMMA: Coi macchinari smessi? calderone. d’amore. RAIMONDO: Cioè? RAIMONDO: Proprio lì. Mi sembra che sia in buona compagnia. È MIRANDA: Ma quanto sei romantico, Raimondo. Sei una PINELLA: Resto qui con te a Milano. un modello obsoleto pure lei. RAIMONDO: Ce n’è per molto? Devo andare a Crema. rivelazione in questo campo. RAIMONDO: Non devi tornare a Como questa sera? GEMMA: Ti confesso che, di tutte le tue mogli, Pinella è quella che GEMMA: Non balli il tango il giovedì, potresti anche tardare un RAIMONDO: Non mi conosci a suffcienza, cara. Io ne riservo PINELLA: No, mi fermo a casa tua a dormire. mi piaceva meno, benché assolvesse a un compito preciso. attimino. molte di sorprese. Allora mi sposi o no? RAIMONDO: Stai scherzando, Pinella? RAIMONDO: Mi accudiva con grande dedizione, ma era vischiosa RAIMONDO: Abbiamo una lezione col maestro, PINELLA: No, per niente. Non mi sembri contento. e non ballava bene. Fortuna che me ne sono liberato. non posso presentarmi oltre le 10. Pinella, in fondo, è saponifcata. Raimondo si inginocchia ai suoi piedi. RAIMONDO: Avrò da lavorare fno a tardi. GEMMA: Eppure l’hai sposata di volata. “Meglio con lei che GEMMA: Restano gli abiti. PINELLA: Non devi preoccuparti, non ho fretta. Tu fai con comodo. restare da solo” era il tuo motto. RAIMONDO: Falli sparire. MIRANDA: Nel fne settimana ho degli impegni. Vedrò se me Quando hai fnito usciamo a cena. RAIMONDO: Tempi differenti. Adesso mi sono bene organizzato. GEMMA: Ne faccio stracci da spolvero. ne posso liberare. E quanto al matrimonio non saprei. Lasciami il RAIMONDO: Non so a che ora fnisco. Rimandiamo. Stasera GEMMA: Con la tua solita managerialità. RAIMONDO: Perfetto. tempo di pensarci su. ritorni a Como e un’altra volta mi tengo libero e andiamo al RAIMONDO: Nei primi tempi della vedovanza mi ci voleva GEMMA: Non c’è nient’altro da portare via? RAIMONDO: Le proposte si accettano di slancio, Miranda. Ci puoi ristorante. una copertura per le sere di vuoto, questo è vero. Era un prototipo RAIMONDO: Lascia la testa per la collezione. pensare, ma non troppo a lungo. E poi perché esitare se mi ami? PINELLA: Ma no, Raimondo, perché rimandare? Aspetto nel arcaico di consorte che andava bene quando ero spiazzato. GEMMA: Che collezione? MIRANDA: Raimondo, sinceramente non capisco questa tua salottino, non ho urgenza. Lo sai che giorno è oggi? GEMMA: Ormai era superata… RAIMONDO: Quella di scalpi. La incomincio oggi. urgenza di regolarizzare. Ci tieni tanto a quell’anello al dito? RAIMONDO: No, Pinella. RAIMONDO: …ed anche molto ingombrante, ti dirò. Mi intasava GEMMA: Sembra una collezione originale. Prevedi di ingrandirla? RAIMONDO: Ci tengo, sì. Ed ho le mie ragioni. Darebbe solidità PINELLA: È il nostro quarto anniversario. il fne settimana. RAIMONDO: Non lo escludo. Il parco mogli andrebbe rinnovato al nostro legame, che adesso mi sembra troppo evanescente. La RAIMONDO: Sant’Iddio! GEMMA: Povero caro, so quanto hai sofferto! ed un loro ricordo alla parete... È un sogno come per te le saponette. vita insieme a te è un bel bagno schiuma, vorrei che diventasse più PINELLA: Ho pensato di farti una sorpresa. RAIMONDO: Il parco mogli andrebbe rinnovato. GEMMA: Vedi, Raimondo, come ci intendiamo. I nostri sogni si compatta. RAIMONDO: Che pensiero squisito. GEMMA: Dici bene, Raimondo. Condivido. Ti ci vuole il ricambio. intrecciano. MIRANDA: Avere la consistenza del sapone? PINELLA: Non te lo ricordavi, vero? RAIMONDO: Certo, mamma. RAIMONDO: Sì, mamma. RAIMONDO: Ma no, che stai dicendo? Non adesso. Magari in un GEMMA: Del corpo cosa vuoi farne? GEMMA: Eppure non ce lo siamo detti prima. futuro, forse mai. Pinella estrae un fazzoletto, si soffa il naso e piange. RAIMONDO: Non lo so. Ci penserò domani. Stasera vado a Crema RAIMONDO: È questione di feeling, cara mamma. e raccatto Paloma per il tango. Per colpa di Pinella faccio tardi. GEMMA: Domani vengo a fnire il lavoro. Mi potresti stampare le PINELLA: Per te, oramai, non conto più niente. GEMMA: Va bene, ma domani sera non venire per cena. Ti etichette? SCena 11 RAIMONDO: No, no, Pinella, cosa stai dicendo. Sono tanto raggiungo, porto qualcosa di buono da mangiare e lavoriamo perché RAIMONDO: Per i saponi linea Femme fatale? impegnato col lavoro, ho la testa intasata di problemi, ma mi sarei ho un’ideuzza… GEMMA: Questo prodotto sarà un successone. È il cuore a dirmelo. Raimondo al cimitero con una scatola quadrata in una mano e un attivato non appena… RAIMONDO: Sì? Di che tipo? Tu lo sai, Raimondo, che sono una persona sensitiva. sacchetto nell’altra, ha un atteggiamento raccolto e un tono di voce PINELLA: Dimostrami che mi ami veramente portandomi fuori GEMMA: Niente indiscrezioni, ma avremo un bel daffare, fglio RAIMONDO: Lo so bene, mamma. sommesso. a cena questa sera. Come puoi chiedermi di tornare a casa e di mio. GEMMA: Per cui mi servirà altro materiale. Se riesci a trascorrere da sola come un cane proprio la sera dell’anniversario, procurarmelo… RAIMONDO: Eccomi, cara, al nostro appuntamento. per giunta là, in quel buco di paese? RAIMONDO: Sì, mamma. RAIMONDO: Bene. Tu resta qui, leggi qualche cosa. Guarda, i SCena 9 GEMMA: Dammi gli stracci, me li porto a casa. Ci vediamo Raimondo si siede per terra, posa sacchetto e scatola, la apre ragazzi stanno andando via. Io concludo il lavoro, poi usciamo. domani. estraendone una torta alla crema, che piazza accanto a sé, sulla PINELLA: Grazie Raimondo. Salottino della ditta. Gemma apparecchia la tavola, estraendo da RAIMONDO: Certo, mamma. tomba. un cestino da pic nic cibi abbondantissimi. Raimondo è seduto al Pinella gli sorride grata. tavolo. I due si mettono a mangiare. RAIMONDO: Lo festeggiamo insieme da trent’anni. SCena 10 RAIMONDO: Per liberarmi sono pronto a tutto. GEMMA: Sai, da tempo pensavo di lanciare la linea di saponi Raimondo si fruga in tasca, ne estrae una candelina, che piazza in Femme fatale da inserire nelle mie trousse portatrucco. È sempre Casa di Miranda. In scena Raimondo e Miranda. centro alla torta. La accende con un accendino. Raimondo esce. Pinella resta sola in scena. Sfoglia una rivista. stato il mio sogno corredarle di belle saponette profumate. Questo è Raimondo ritorna in scena silenzioso raggiungendo Pinella di il momento. Saponifchiamo. MIRANDA: Sei malato, Raimondo? Non stai bene? RAIMONDO: Non potevo mancare al nostro rito… (con voce spalle, si toglie la sgargiante cravatta che RAIMONDO: (Si ingozza per la sorpresa e si esprime con voce RAIMONDO: Perché me lo chiedi? suadente) privato, privatissimo. Tu ed io. indossa e con quella la strangola. Breve colluttazione; Pinella si strozzata) Saponifchiamo cosa? MIRANDA: È venerdì e tu non sei al lavoro e non ci resti fno a accascia riversa sulla sedia, Raimondo la prende per le ascelle e GEMMA: Pinella! notte fonda. Raimondo estrae dal sacchetto coltello e una bottiglia di spumante. la trascina dietro un paravento trasparente, cioè in cantina. Poi RAIMONDO: (Sempre con voce strozzata) Vuoi cominciare questa RAIMONDO: No, sono libero, eccezionalmente. ritorna in scena, si ricompone e si rimette la cravatta. Attraversa il sera? MIRANDA: Sei libero anche di sabato, per caso? RAIMONDO: Come ai bei tempi andati. Ti ricordi? palcoscenico ed esce dalla parte opposta. GEMMA: Quando se no? Non perdiamo tempo. Ma prendi un’altra RAIMONDO: Lo sono per tutto il fne settimana. Questo week-end porzione di dessert. Ti vedo deperito. non ho nessuno impegno e penso che non ne avrò neanche in futuro. Raimondo soffa sulla candelina e la spegne. RAIMONDO: No, no, al contrario mamma, sto ingrassando. Colpa MIRANDA: Che cosa mi proponi? SCena 8 della cucina di Pinella. Ma ora per fortuna… RAIMONDO: Sto invecchiando, tesoro. Beata te che sei rimasta GEMMA: Allora, se hai fnito, procediamo. Raimondo le prende la mano e la guarda con passione. giovane. Non sono mai riuscito a rimpiazzarti, eppure ci ho provato Casa di Gemma. Raimondo e Gemma seduti a tavola. e tu sai quanto. Senza di te mi sento molto solo. Sei sola anche tu, Scortata dal fgliolo imprenditore la non meno imprenditoriale RAIMONDO: Di sposarmi. Lo sai che sono vedovo. vero? Lo sapevo. Ti va la compagnia che ti ho mandato? GEMMA: Dove l’hai parcheggiata? Gemma scende in cantina e si mette al lavoro. Dietro il paravento MIRANDA: Sì, certo. 78 IL VEDOVO BIGAMO DI MYRIAM MANTEGAZZA 79
SIPARIO Testi RAIMONDO: Ti porto al treno. RAIMONDO: Giù in cantina. trasparente si notano le sue mosse, fnché non arriva a mescolare il RAIMONDO: Non c’è nessun ostacolo a coronare il nostro sogno PINELLA: No, mi posso fermare. GEMMA: Coi macchinari smessi? calderone. d’amore. RAIMONDO: Cioè? RAIMONDO: Proprio lì. Mi sembra che sia in buona compagnia. È MIRANDA: Ma quanto sei romantico, Raimondo. Sei una PINELLA: Resto qui con te a Milano. un modello obsoleto pure lei. RAIMONDO: Ce n’è per molto? Devo andare a Crema. rivelazione in questo campo. RAIMONDO: Non devi tornare a Como questa sera? GEMMA: Ti confesso che, di tutte le tue mogli, Pinella è quella che GEMMA: Non balli il tango il giovedì, potresti anche tardare un RAIMONDO: Non mi conosci a suffcienza, cara. Io ne riservo PINELLA: No, mi fermo a casa tua a dormire. mi piaceva meno, benché assolvesse a un compito preciso. attimino. molte di sorprese. Allora mi sposi o no? RAIMONDO: Stai scherzando, Pinella? RAIMONDO: Mi accudiva con grande dedizione, ma era vischiosa RAIMONDO: Abbiamo una lezione col maestro, PINELLA: No, per niente. Non mi sembri contento. e non ballava bene. Fortuna che me ne sono liberato. non posso presentarmi oltre le 10. Pinella, in fondo, è saponifcata. Raimondo si inginocchia ai suoi piedi. RAIMONDO: Avrò da lavorare fno a tardi. GEMMA: Eppure l’hai sposata di volata. “Meglio con lei che GEMMA: Restano gli abiti. PINELLA: Non devi preoccuparti, non ho fretta. Tu fai con comodo. restare da solo” era il tuo motto. RAIMONDO: Falli sparire. MIRANDA: Nel fne settimana ho degli impegni. Vedrò se me Quando hai fnito usciamo a cena. RAIMONDO: Tempi differenti. Adesso mi sono bene organizzato. GEMMA: Ne faccio stracci da spolvero. ne posso liberare. E quanto al matrimonio non saprei. Lasciami il RAIMONDO: Non so a che ora fnisco. Rimandiamo. Stasera GEMMA: Con la tua solita managerialità. RAIMONDO: Perfetto. tempo di pensarci su. ritorni a Como e un’altra volta mi tengo libero e andiamo al RAIMONDO: Nei primi tempi della vedovanza mi ci voleva GEMMA: Non c’è nient’altro da portare via? RAIMONDO: Le proposte si accettano di slancio, Miranda. Ci puoi ristorante. una copertura per le sere di vuoto, questo è vero. Era un prototipo RAIMONDO: Lascia la testa per la collezione. pensare, ma non troppo a lungo. E poi perché esitare se mi ami? PINELLA: Ma no, Raimondo, perché rimandare? Aspetto nel arcaico di consorte che andava bene quando ero spiazzato. GEMMA: Che collezione? MIRANDA: Raimondo, sinceramente non capisco questa tua salottino, non ho urgenza. Lo sai che giorno è oggi? GEMMA: Ormai era superata… RAIMONDO: Quella di scalpi. La incomincio oggi. urgenza di regolarizzare. Ci tieni tanto a quell’anello al dito? RAIMONDO: No, Pinella. RAIMONDO: …ed anche molto ingombrante, ti dirò. Mi intasava GEMMA: Sembra una collezione originale. Prevedi di ingrandirla? RAIMONDO: Ci tengo, sì. Ed ho le mie ragioni. Darebbe solidità PINELLA: È il nostro quarto anniversario. il fne settimana. RAIMONDO: Non lo escludo. Il parco mogli andrebbe rinnovato al nostro legame, che adesso mi sembra troppo evanescente. La RAIMONDO: Sant’Iddio! GEMMA: Povero caro, so quanto hai sofferto! ed un loro ricordo alla parete... È un sogno come per te le saponette. vita insieme a te è un bel bagno schiuma, vorrei che diventasse più PINELLA: Ho pensato di farti una sorpresa. RAIMONDO: Il parco mogli andrebbe rinnovato. GEMMA: Vedi, Raimondo, come ci intendiamo. I nostri sogni si compatta. RAIMONDO: Che pensiero squisito. GEMMA: Dici bene, Raimondo. Condivido. Ti ci vuole il ricambio. intrecciano. MIRANDA: Avere la consistenza del sapone? PINELLA: Non te lo ricordavi, vero? RAIMONDO: Certo, mamma. RAIMONDO: Sì, mamma. RAIMONDO: Ma no, che stai dicendo? Non adesso. Magari in un GEMMA: Del corpo cosa vuoi farne? GEMMA: Eppure non ce lo siamo detti prima. futuro, forse mai. Pinella estrae un fazzoletto, si soffa il naso e piange. RAIMONDO: Non lo so. Ci penserò domani. Stasera vado a Crema RAIMONDO: È questione di feeling, cara mamma. e raccatto Paloma per il tango. Per colpa di Pinella faccio tardi. GEMMA: Domani vengo a fnire il lavoro. Mi potresti stampare le PINELLA: Per te, oramai, non conto più niente. GEMMA: Va bene, ma domani sera non venire per cena. Ti etichette? SCena 11 RAIMONDO: No, no, Pinella, cosa stai dicendo. Sono tanto raggiungo, porto qualcosa di buono da mangiare e lavoriamo perché RAIMONDO: Per i saponi linea Femme fatale? impegnato col lavoro, ho la testa intasata di problemi, ma mi sarei ho un’ideuzza… GEMMA: Questo prodotto sarà un successone. È il cuore a dirmelo. Raimondo al cimitero con una scatola quadrata in una mano e un attivato non appena… RAIMONDO: Sì? Di che tipo? Tu lo sai, Raimondo, che sono una persona sensitiva. sacchetto nell’altra, ha un atteggiamento raccolto e un tono di voce PINELLA: Dimostrami che mi ami veramente portandomi fuori GEMMA: Niente indiscrezioni, ma avremo un bel daffare, fglio RAIMONDO: Lo so bene, mamma. sommesso. a cena questa sera. Come puoi chiedermi di tornare a casa e di mio. GEMMA: Per cui mi servirà altro materiale. Se riesci a trascorrere da sola come un cane proprio la sera dell’anniversario, procurarmelo… RAIMONDO: Eccomi, cara, al nostro appuntamento. per giunta là, in quel buco di paese? RAIMONDO: Sì, mamma. RAIMONDO: Bene. Tu resta qui, leggi qualche cosa. Guarda, i SCena 9 GEMMA: Dammi gli stracci, me li porto a casa. Ci vediamo Raimondo si siede per terra, posa sacchetto e scatola, la apre ragazzi stanno andando via. Io concludo il lavoro, poi usciamo. domani. estraendone una torta alla crema, che piazza accanto a sé, sulla PINELLA: Grazie Raimondo. Salottino della ditta. Gemma apparecchia la tavola, estraendo da RAIMONDO: Certo, mamma. tomba. un cestino da pic nic cibi abbondantissimi. Raimondo è seduto al Pinella gli sorride grata. tavolo. I due si mettono a mangiare. RAIMONDO: Lo festeggiamo insieme da trent’anni. SCena 10 RAIMONDO: Per liberarmi sono pronto a tutto. GEMMA: Sai, da tempo pensavo di lanciare la linea di saponi Raimondo si fruga in tasca, ne estrae una candelina, che piazza in Femme fatale da inserire nelle mie trousse portatrucco. È sempre Casa di Miranda. In scena Raimondo e Miranda. centro alla torta. La accende con un accendino. Raimondo esce. Pinella resta sola in scena. Sfoglia una rivista. stato il mio sogno corredarle di belle saponette profumate. Questo è Raimondo ritorna in scena silenzioso raggiungendo Pinella di il momento. Saponifchiamo. MIRANDA: Sei malato, Raimondo? Non stai bene? RAIMONDO: Non potevo mancare al nostro rito… (con voce spalle, si toglie la sgargiante cravatta che RAIMONDO: (Si ingozza per la sorpresa e si esprime con voce RAIMONDO: Perché me lo chiedi? suadente) privato, privatissimo. Tu ed io. indossa e con quella la strangola. Breve colluttazione; Pinella si strozzata) Saponifchiamo cosa? MIRANDA: È venerdì e tu non sei al lavoro e non ci resti fno a accascia riversa sulla sedia, Raimondo la prende per le ascelle e GEMMA: Pinella! notte fonda. Raimondo estrae dal sacchetto coltello e una bottiglia di spumante. la trascina dietro un paravento trasparente, cioè in cantina. Poi RAIMONDO: (Sempre con voce strozzata) Vuoi cominciare questa RAIMONDO: No, sono libero, eccezionalmente. ritorna in scena, si ricompone e si rimette la cravatta. Attraversa il sera? MIRANDA: Sei libero anche di sabato, per caso? RAIMONDO: Come ai bei tempi andati. Ti ricordi? palcoscenico ed esce dalla parte opposta. GEMMA: Quando se no? Non perdiamo tempo. Ma prendi un’altra RAIMONDO: Lo sono per tutto il fne settimana. Questo week-end porzione di dessert. Ti vedo deperito. non ho nessuno impegno e penso che non ne avrò neanche in futuro. Raimondo soffa sulla candelina e la spegne. RAIMONDO: No, no, al contrario mamma, sto ingrassando. Colpa MIRANDA: Che cosa mi proponi? SCena 8 della cucina di Pinella. Ma ora per fortuna… RAIMONDO: Sto invecchiando, tesoro. Beata te che sei rimasta GEMMA: Allora, se hai fnito, procediamo. Raimondo le prende la mano e la guarda con passione. giovane. Non sono mai riuscito a rimpiazzarti, eppure ci ho provato Casa di Gemma. Raimondo e Gemma seduti a tavola. e tu sai quanto. Senza di te mi sento molto solo. Sei sola anche tu, Scortata dal fgliolo imprenditore la non meno imprenditoriale RAIMONDO: Di sposarmi. Lo sai che sono vedovo. vero? Lo sapevo. Ti va la compagnia che ti ho mandato? GEMMA: Dove l’hai parcheggiata? Gemma scende in cantina e si mette al lavoro. Dietro il paravento MIRANDA: Sì, certo. 78 IL VEDOVO BIGAMO DI MYRIAM MANTEGAZZA 79
SIPARIO Testi Raimondo taglia la torta e ne prende una fetta. Stappa la bottiglia e SCena 12 aspettata una sorpresa che, pure, in cuore mio, ho sempre sperato. Ti RAIMONDO: Può comparire da un momento all’altro. Fila in comincia bere a garganella. sapevo impegnato col lavoro… cantina. Casa di Gemma. Sul tavolo trousse portatrucco, saponi, etichette. RAIMONDO: Lo sono, infatti, più che mai, Paloma. Ho GEMMA: Dove vuoi che vada. Sono venuta apposta. RAIMONDO: Squallida, eh? Non hai tutti i torti. D’altra parte… In un angolo il piatto per Raimondo, che mangia, mentre Gemma raddoppiato la mia attività, diciamo che l’ho diversifcata e mi faccio sigilla, imbusta, etichetta. aiutare da mia mamma. Ma ho bisogno di te, assolutamente, proprio Gemma esce e va in cantina. Raimondo resta solo in scena. Squilla Raimondo comincia a mangiare la sua fetta di torta e beve. per una questione di lavoro. Anzi, di te non posso fare a meno. il campanello della porta. Raimondo esce e rientra seguito da . GEMMA: Che aspetti a liberarti di Paloma? PALOMA: Non mi dire così che mi confondi. Non sono abituata Miranda. RAIMONDO: …il materiale che ho per le mani è questo: una RAIMONDO: Vorrei prima sposarmi con Miranda. alle tue attenzioni. donna lagnosa, una vischiosa. Due ballerine tremende e una GEMMA: Non dire stupidaggini, Raimondo. Se anche resti RAIMONDO: Che bell’improvvisata! stupenda. Per ora ti ho riflato la peggiore, ma non escludo un altro sguarnito per un po’… Raimondo versa un drink in due bicchieri da una bottiglia di colore MIRANDA: Sei contento? tentativo… RAIMONDO: Passare da due a zero tutt’a un tratto… Sai bene che scuro. RAIMONDO: (Mentendo nervoso) Una sorpresa non sono abituato. come questa al giorno e mi verrà un infarto di piacere. Raimondo spinge verso la tomba una fetta di torta. GEMMA: Chiama Paloma in ditta, per favore. RAIMONDO: Facciamo un brindisi adesso, Paloma, al radioso MIRANDA: Ti strappo ai tuoi impegni? Qualche problema? RAIMONDO: Potrebbe insospettirsi, mamma. Io le ho precluso avvenire spumeggiante che si apre davanti a noi da adesso in poi. RAIMONDO: No, no, lascia stare. Dimmi piuttosto qual è il tuo di RAIMONDO: Serviti cara. No? Mi servo io. l’accesso a Milano. È stato un addestramento impegnativo, perché problema? Paloma è un tipo appiccicoso. Si sarebbe piazzata in casa mia, se Raimondo le tende uno dei due bicchieri. Paloma beve, Raimondo Raimondo ritira il piatto e attacca a mangiare la seconda fetta di non l’avessi bloccata col divieto che non ammette deroghe, cioè: no. La studia. Miranda apre una cartella da cui estrae dei fogli che posa sul tavolo. torta e beve. mai! Ora un invito la sorprenderebbe. L’ho programmata io per rifutare. PALOMA: Che sapore agrodolce! MIRANDA: Ecco qui, vedi… RAIMONDO: (Con la bocca piena) Il ballo è, in fondo, l’unico GEMMA: E allora riprogrammala, Raimondo. La vai a prendere tu RAIMONDO: È il tuo profumo che mi ha ispirato il cocktail. È una momento nel quale sono in intimità con le mie dame, ma quando mi con un pretesto, la porti in ditta e quando è lì la uccidi. mia creazione. Lo trovi gustoso? Suona il campanello della porta e Raimondo trasale. deludono, adios… RAIMONDO: Vorrei prima la risposta di Miranda per essere sicuro PALOMA: Quello che fai tu è sempre squisito. di disporre almeno di una moglie di rimpiazzo. MIRANDA: Aspetti qualcun altro? Raimondo beve un sorso. GEMMA: Sai bene qual è l’ingrediente che rende unici i saponi Paloma ha un sussulto, si contorce sulla sedia. RAIMONDO: Stai scherzando? Femme fatale. Gli affari tirano, la clientela preme, ogni ritardo può MIRANDA: E allora chi può essere? RAIMONDO: …le due tremende via, fuori dai piedi, così imparano essere letale. Tu sei un imprenditore, mi comprendi. Non siamo noi PALOMA: Argh. RAIMONDO: Non so. a pestarmeli quando balliamo. La terza, quella no, è superlativa. a decidere, è il mercato. MIRANDA: Perché non vai a vedere? Eroticissima, però è un osso duro. E se la sposo non mi laverà i RAIMONDO: Va bene, mi organizzo in settimana. E intanto vedo Paloma resta stecchita sulla seggiola, Raimondo verifca che sia RAIMONDO: Sarà un testimone di Geova. Passano sempre il calzini. di spremere Miranda. morta. Ha un’aria visibilmente soddisfatta. venerdì sera. GEMMA: Perché incaponirti con costei? Sposane un’altra. In fondo Raimondo beve un altro sorso. è pieno il mondo di donne da sposare. Proprio lei… RAIMONDO: Bene. Seconda scampanellata in crescendo. Miranda gli fa cenno di aprire. RAIMONDO: Perché non posso accettare un suo rifuto. In più è RAIMONDO: Sfoltirle o incrementarle? Te lo chiedo. Sulle donne una femmina che mi fa impazzire. Per una volta vorrei sposarne una Raimondo la prende sotto le ascelle e la trascina in cantina. Esce RAIMONDO: Tu resta qui e non muoverti, hai capito? dò retta solo a te e a quella santa donna di mia madre. Finora lei mi che mi piace. Poi si vedrà. di scena scomparendo dietro al paravento. Poi rientra in scena, si MIRANDA: È un testimone di Geova o un terrorista? ha consigliato bene. E tu cosa mi consigli, anima mia? GEMMA: Non sembra un tipo da saponifcare. ricompone ed esce dalla parte opposta. RAIMONDO: Chiunque sia non muoverti. Lo giuri? RAIMONDO: Me la vorrei godere come moglie per qualche MIRANDA: Giuro di stare ferma, zitta e buona. Raimondo continua a bere. tempo. E quanto al suo utilizzo nei saponi, potremmo usarla come testimonial. Miranda è una donna bella e profumata di un delizioso SCena 14 Raimondo si alza ed esce di scatto. RAIMONDO: Hai ragione, sarà il caso a decidere. Per risolvere aroma naturale. tutto basta un colpo di testa, di mano o di fortuna. Un colpo ben GEMMA: La vorresti coinvolgere nel business? Stai delirando! Salottino della ditta. Raimondo è seduto. Squilla il campanello della MIRANDA: (Tra sé e sé) Però la pipì la faccio. assestato è quel che occorre. Proprio no! Tienti la tua Miranda se ti va, ma trova anche un’altra porta. Entra in scena Gemma tutta cinguettante. moglie, per favore, che faccia al caso nostro. Nel frattempo vedi di Miranda si alza e si sgranchisce la gambe, si guarda intorno. Raimondo alza la bottiglia per un brindisi. darti una mossa con Paloma. Questa è la nostra priorità assoluta. RAIMONDO: Mamma! Sei in un anticipo pauroso. GEMMA: Non vedo l’ora di mettermi al lavoro. VOCE FUORI SCENA DI RAIMONDO: Ah, sei tu Marco? No, RAIMONDO: Brindiamo insieme al mio futuro, allora. RAIMONDO: Miranda sarà qui a minuti. non ho tempo per l’aperitivo. Sto lavorando, non ti faccio entrare. Ti SCena 13 GEMMA: Credevo che fossi in libera uscita. accompagno alla macchina, piuttosto. Raimondo fnisce di scolare la bottiglia. RAIMONDO: Da quando Pinella non c’è più, il venerdì è a sua Salottino della ditta. In scena Raimondo e Paloma. Paloma indossa disposizione. Rumore fuori campo di una porta che si chiude. Intanto Miranda RAIMONDO: (Con voce da ubriaco) Adesso devo mettermi al un improbabilissimo soprabitino verde acido che fa male alla vista. GEMMA: Sì, ma a quest’ora in ditta come mai? Pensavo che la gironzola. lavoro. (Lancia un bacio alla tomba) A rivederci, pupa, tornerò. vedessi dopo cena. PALOMA: Sei stato molto carino ad accompagnarmi a fare RAIMONDO: Mi deve sottoporre un suo progetto da sviluppare nel MIRANDA: (Tra sé e sé) Dov’è il bagno? Raimondo raccoglie i resti del festino e si avvia verso l’uscita con shopping oggi. Grazie per questo splendido regalo. fne settimana per consegnarlo lunedì mattina. Il lavoro è lavoro. passo traballante. RAIMONDO: Dobbiamo festeggiare il nuovo corso, amore mio. GEMMA: Sì, lo so. Due porte uguali affancate. Miranda apre la porta che conduce in Da oggi in poi le cose cambieranno tra noi, non saranno più come RAIMONDO: Mi ha avvertito all’ultimo momento perché era nei cantina. RAIMONDO: (Tra sé e sé) Le mogli mi comprendono da morte. prima. Prevedo un cambiamento radicale. paraggi. PALOMA: Mi commuovi, Raimondo, veramente non mi sarei GEMMA: (Contrariata) Un imprevisto. 80 IL VEDOVO BIGAMO DI MYRIAM MANTEGAZZA 81
SIPARIO Testi Raimondo taglia la torta e ne prende una fetta. Stappa la bottiglia e SCena 12 aspettata una sorpresa che, pure, in cuore mio, ho sempre sperato. Ti RAIMONDO: Può comparire da un momento all’altro. Fila in comincia bere a garganella. sapevo impegnato col lavoro… cantina. Casa di Gemma. Sul tavolo trousse portatrucco, saponi, etichette. RAIMONDO: Lo sono, infatti, più che mai, Paloma. Ho GEMMA: Dove vuoi che vada. Sono venuta apposta. RAIMONDO: Squallida, eh? Non hai tutti i torti. D’altra parte… In un angolo il piatto per Raimondo, che mangia, mentre Gemma raddoppiato la mia attività, diciamo che l’ho diversifcata e mi faccio sigilla, imbusta, etichetta. aiutare da mia mamma. Ma ho bisogno di te, assolutamente, proprio Gemma esce e va in cantina. Raimondo resta solo in scena. Squilla Raimondo comincia a mangiare la sua fetta di torta e beve. per una questione di lavoro. Anzi, di te non posso fare a meno. il campanello della porta. Raimondo esce e rientra seguito da . GEMMA: Che aspetti a liberarti di Paloma? PALOMA: Non mi dire così che mi confondi. Non sono abituata Miranda. RAIMONDO: …il materiale che ho per le mani è questo: una RAIMONDO: Vorrei prima sposarmi con Miranda. alle tue attenzioni. donna lagnosa, una vischiosa. Due ballerine tremende e una GEMMA: Non dire stupidaggini, Raimondo. Se anche resti RAIMONDO: Che bell’improvvisata! stupenda. Per ora ti ho riflato la peggiore, ma non escludo un altro sguarnito per un po’… Raimondo versa un drink in due bicchieri da una bottiglia di colore MIRANDA: Sei contento? tentativo… RAIMONDO: Passare da due a zero tutt’a un tratto… Sai bene che scuro. RAIMONDO: (Mentendo nervoso) Una sorpresa non sono abituato. come questa al giorno e mi verrà un infarto di piacere. Raimondo spinge verso la tomba una fetta di torta. GEMMA: Chiama Paloma in ditta, per favore. RAIMONDO: Facciamo un brindisi adesso, Paloma, al radioso MIRANDA: Ti strappo ai tuoi impegni? Qualche problema? RAIMONDO: Potrebbe insospettirsi, mamma. Io le ho precluso avvenire spumeggiante che si apre davanti a noi da adesso in poi. RAIMONDO: No, no, lascia stare. Dimmi piuttosto qual è il tuo di RAIMONDO: Serviti cara. No? Mi servo io. l’accesso a Milano. È stato un addestramento impegnativo, perché problema? Paloma è un tipo appiccicoso. Si sarebbe piazzata in casa mia, se Raimondo le tende uno dei due bicchieri. Paloma beve, Raimondo Raimondo ritira il piatto e attacca a mangiare la seconda fetta di non l’avessi bloccata col divieto che non ammette deroghe, cioè: no. La studia. Miranda apre una cartella da cui estrae dei fogli che posa sul tavolo. torta e beve. mai! Ora un invito la sorprenderebbe. L’ho programmata io per rifutare. PALOMA: Che sapore agrodolce! MIRANDA: Ecco qui, vedi… RAIMONDO: (Con la bocca piena) Il ballo è, in fondo, l’unico GEMMA: E allora riprogrammala, Raimondo. La vai a prendere tu RAIMONDO: È il tuo profumo che mi ha ispirato il cocktail. È una momento nel quale sono in intimità con le mie dame, ma quando mi con un pretesto, la porti in ditta e quando è lì la uccidi. mia creazione. Lo trovi gustoso? Suona il campanello della porta e Raimondo trasale. deludono, adios… RAIMONDO: Vorrei prima la risposta di Miranda per essere sicuro PALOMA: Quello che fai tu è sempre squisito. di disporre almeno di una moglie di rimpiazzo. MIRANDA: Aspetti qualcun altro? Raimondo beve un sorso. GEMMA: Sai bene qual è l’ingrediente che rende unici i saponi Paloma ha un sussulto, si contorce sulla sedia. RAIMONDO: Stai scherzando? Femme fatale. Gli affari tirano, la clientela preme, ogni ritardo può MIRANDA: E allora chi può essere? RAIMONDO: …le due tremende via, fuori dai piedi, così imparano essere letale. Tu sei un imprenditore, mi comprendi. Non siamo noi PALOMA: Argh. RAIMONDO: Non so. a pestarmeli quando balliamo. La terza, quella no, è superlativa. a decidere, è il mercato. MIRANDA: Perché non vai a vedere? Eroticissima, però è un osso duro. E se la sposo non mi laverà i RAIMONDO: Va bene, mi organizzo in settimana. E intanto vedo Paloma resta stecchita sulla seggiola, Raimondo verifca che sia RAIMONDO: Sarà un testimone di Geova. Passano sempre il calzini. di spremere Miranda. morta. Ha un’aria visibilmente soddisfatta. venerdì sera. GEMMA: Perché incaponirti con costei? Sposane un’altra. In fondo Raimondo beve un altro sorso. è pieno il mondo di donne da sposare. Proprio lei… RAIMONDO: Bene. Seconda scampanellata in crescendo. Miranda gli fa cenno di aprire. RAIMONDO: Perché non posso accettare un suo rifuto. In più è RAIMONDO: Sfoltirle o incrementarle? Te lo chiedo. Sulle donne una femmina che mi fa impazzire. Per una volta vorrei sposarne una Raimondo la prende sotto le ascelle e la trascina in cantina. Esce RAIMONDO: Tu resta qui e non muoverti, hai capito? dò retta solo a te e a quella santa donna di mia madre. Finora lei mi che mi piace. Poi si vedrà. di scena scomparendo dietro al paravento. Poi rientra in scena, si MIRANDA: È un testimone di Geova o un terrorista? ha consigliato bene. E tu cosa mi consigli, anima mia? GEMMA: Non sembra un tipo da saponifcare. ricompone ed esce dalla parte opposta. RAIMONDO: Chiunque sia non muoverti. Lo giuri? RAIMONDO: Me la vorrei godere come moglie per qualche MIRANDA: Giuro di stare ferma, zitta e buona. Raimondo continua a bere. tempo. E quanto al suo utilizzo nei saponi, potremmo usarla come testimonial. Miranda è una donna bella e profumata di un delizioso SCena 14 Raimondo si alza ed esce di scatto. RAIMONDO: Hai ragione, sarà il caso a decidere. Per risolvere aroma naturale. tutto basta un colpo di testa, di mano o di fortuna. Un colpo ben GEMMA: La vorresti coinvolgere nel business? Stai delirando! Salottino della ditta. Raimondo è seduto. Squilla il campanello della MIRANDA: (Tra sé e sé) Però la pipì la faccio. assestato è quel che occorre. Proprio no! Tienti la tua Miranda se ti va, ma trova anche un’altra porta. Entra in scena Gemma tutta cinguettante. moglie, per favore, che faccia al caso nostro. Nel frattempo vedi di Miranda si alza e si sgranchisce la gambe, si guarda intorno. Raimondo alza la bottiglia per un brindisi. darti una mossa con Paloma. Questa è la nostra priorità assoluta. RAIMONDO: Mamma! Sei in un anticipo pauroso. GEMMA: Non vedo l’ora di mettermi al lavoro. VOCE FUORI SCENA DI RAIMONDO: Ah, sei tu Marco? No, RAIMONDO: Brindiamo insieme al mio futuro, allora. RAIMONDO: Miranda sarà qui a minuti. non ho tempo per l’aperitivo. Sto lavorando, non ti faccio entrare. Ti SCena 13 GEMMA: Credevo che fossi in libera uscita. accompagno alla macchina, piuttosto. Raimondo fnisce di scolare la bottiglia. RAIMONDO: Da quando Pinella non c’è più, il venerdì è a sua Salottino della ditta. In scena Raimondo e Paloma. Paloma indossa disposizione. Rumore fuori campo di una porta che si chiude. Intanto Miranda RAIMONDO: (Con voce da ubriaco) Adesso devo mettermi al un improbabilissimo soprabitino verde acido che fa male alla vista. GEMMA: Sì, ma a quest’ora in ditta come mai? Pensavo che la gironzola. lavoro. (Lancia un bacio alla tomba) A rivederci, pupa, tornerò. vedessi dopo cena. PALOMA: Sei stato molto carino ad accompagnarmi a fare RAIMONDO: Mi deve sottoporre un suo progetto da sviluppare nel MIRANDA: (Tra sé e sé) Dov’è il bagno? Raimondo raccoglie i resti del festino e si avvia verso l’uscita con shopping oggi. Grazie per questo splendido regalo. fne settimana per consegnarlo lunedì mattina. Il lavoro è lavoro. passo traballante. RAIMONDO: Dobbiamo festeggiare il nuovo corso, amore mio. GEMMA: Sì, lo so. Due porte uguali affancate. Miranda apre la porta che conduce in Da oggi in poi le cose cambieranno tra noi, non saranno più come RAIMONDO: Mi ha avvertito all’ultimo momento perché era nei cantina. RAIMONDO: (Tra sé e sé) Le mogli mi comprendono da morte. prima. Prevedo un cambiamento radicale. paraggi. PALOMA: Mi commuovi, Raimondo, veramente non mi sarei GEMMA: (Contrariata) Un imprevisto. 80 IL VEDOVO BIGAMO DI MYRIAM MANTEGAZZA 81
SIPARIO Testi SCena 15 GEMMA: Qui non prende nemmeno il cellulare. MIRANDA: Interrompo la serie delle P. Non posso fare la moglie. GEMMA: Non è grave. È lui che vuole sposarle. Cantina. Miranda scende le scale e vede Gemma che lavora ai Miranda abbandona il tentativo, scoraggiata. Fosse per me, potrebbe farne a meno. Soluzioni più agili, veloci … saponi e che rimescola dentro al calderone. Due scalpi alla parete MIRANDA: Ah ed i vestiti di Paloma a terra. Gemma alza lo sguardo e la vede. GEMMA: È meglio che collabori, non trovi? GEMMA: … potresti essere saponifcata senza l’anello al dito. Tanto meglio. GEMMA: Sei Miranda? Miranda cerca di ricomporsi, comprendendo di dover far buon viso MIRANDA: Le amanti non se lo meritano, è così? E quanto alle MIRANDA: Con chi ho il piacere? a cattiva sorte e assecondare Gemma per il momento. Abbozza un amichette meno ancora. GEMMA: Sono la sua mamma. sorrisetto tirato, cerca di GEMMA: È un privilegio che hanno le consorti. E tu apriresti il MIRANDA: Molto lieta. assumere un tono controllato e si gira verso Gemma. ciclo delle M. GEMMA: Vieni a darmi una mano per favore. MIRANDA: Delle M come mamma, vale a dire? MIRANDA: A fare cosa? MIRANDA: (Indicando il calderone) A fare il minestrone? GEMMA: Prodotti di beauté. GEMMA: (Sorride con aria stregonesca) Per esempio. In quell’istante irrompe Raimondo, il quale è visibilmente concitato. Miranda esita ad avvicinarsi. Miranda si avvicina. RAIMONDO: Cosa state facendo? BIO MYRIAM GEMMA: Niente caro, ci siamo solamente presentate. La tua MIRANDA: In questo scantinato? MIRANDA: Posso aiutarla a rimescolare? Miranda è collaborativa. MANTEGAZZA GEMMA: Perché no? Riciclare sul posto i materiali è più effciente. MIRANDA: (Accattivante) Sì, Raimondo. Che iniziativa audace! MIRANDA: Quali materiali? GEMMA: Il mestolo è mio e lo gestisco io. Non lo affdo mai Adoro le persone intraprendenti! Myriam Mantegazza, giornalista e GEMMA: Gli scarti di Raimondo. Fatti avanti Miranda. Sei bellina. neanche a Raimondo. È il tocco dello chef, bambina mia, che rende germanista, è autrice di sceneggiature per Sei molto meglio delle sue altre mogli. i miei prodotti… stuzzicanti. Avanza per dargli un bacio, lui si sporge, gratifcato la televisione, i fumetti ed il teatro, campo MIRANDA: (Sorpresa) Non era vedovo? dall’osservazione, ma lei, sbadatamente e volutamente, inciampa e in cui è la commedia satirica il genere a GEMMA: Sì, assolutamente. Ma era anche sposato. Non ti torna? Gemma solleva il mestolo lo annusa e lo porge a Miranda da rovescia il calderone dei saponi. Gemma tenta di trattenerlo, però lei più congeniale. La sua scrittura teatrale Perché una cosa non esclude l’altra. Le mogli con lui non durano. annusare. invano. MIRANDA: Non sembra uno sciupafemmine. trae spunto da un’acuta osservazione GEMMA: No, infatti. Lui le donne non le sciupa, le sopprime. GEMMA: (Con espressione rapita) Senti che aroma! GEMMA: (disperata) I miei saponi! No! della realtà, rielaborata in chiave comica (Esplode in una risata satanica) MIRANDA: (Disgustata) Meraviglioso! e grottesca. Ne risultano testi a tinte forti, GEMMA: (Come seguendo il suo flo di pensieri) Per quanto, ti Gemma scivola, cade, batte la testa a terra e resta secca. nei quali la satira di costume si sposa Gemma intanto rimescola freneticamente il calderone. dirò, ti vedo meglio come cliente che come fornitrice. (Risata all’umorismo noir, come ne Il vedovo sgangherata) Aveva proprio ragione il mio Raimondo. O come GEMMA: Ah! bigamo, fnalista del premio Sipario 2012. GEMMA: Ti ha taciuto il dettaglio irrilevante delle sue mogli? Cosa testimonial. Scrittrice versatile ed eclettica, sin dagli vuoi, che sia? MIRANDA: (Speranzosa) Per l’appunto! Mi potrei occupare di Raimondo accorre in suo soccorso. Si china su di lei, ma Gemma è anni giovanili ha maturato esperienze promotion. Io sono giornalista e copywriter. Vi do una mano con la morta. Con questo gesto dà le spalle a Miranda. Gemma continua a ridere sghangeratamente, assumendo sempre di pubblicità. in diversi ambiti letterari: narrativa, più l’aspetto di una strega. GEMMA: (Con aria complice) I nostri canali di vendita, Miranda, RAIMONDO: Mamma! saggistica, poesia, testi per l’infanzia. Tra seguono tutt’un’altra traiettoria. Non c’è bisogno di pubblicità, le sue opere il romanzo storico Il manto GEMMA: Dire che è vedovo non è bugia, è una modesta capisci? Miranda brandisce il mestolo che Gemma usava per rimescolare e d’ombra ad ambientazione rinascimentale, approssimazione. È un vedovo sposato con due mogli o, meglio, è MIRANDA: Ah. (Complice a sua volta) Per il resto (indica il lo uccide o lo stordisce con un colpo sul cranio. Anche Raimondo i racconti illustrati Lo zodiaco degli gnomi un triplo vedovo, al momento, prossimo alle sue quarte nozze, se lo calderone), se qualche moglie in circolazione volesse sostituirmi, cade stecchito a terra. per ragazzi dai dieci ai cento anni, i sposi. non ho fretta. versi satirici Lo zoo del delirio, nati a GEMMA: Beh, di vivente non ce n’è nessuna. Ma fno a ieri una e MIRANDA: Adesso posso fare la pipì. La mamma, il marito complemento di una raccolta di onirici Gemma fa cenno ammiccante con la testa agli scalpi alla parete. fno al mese scorso due, mi pare. mancato, il malato mentale… Il ciclo delle M è cominciato. MIRANDA: Le due signore appese alla parete? disegni fn de siècle e rappresentati GEMMA: Vedrai che sarai in buona compagnia. Quelle sono GEMMA: Sì. come fantasia teatrale per voce recitante, Pinella e Paloma. MIRANDA: E la terza dov’è? f I n e sassofono e videoproiezione. Cultrice GEMMA: Terza? del rapporto parola/immagine, è critica Miranda li nota, assume un’espressione inorridita e rimane MIRANDA: Quella che non sta appesa lì. cinematografca, traduttrice di copioni, paralizzata dal terrore. Poi si riscuote, dà le spalle a Gemma e tenta GEMMA: Ah, quella è la prima. Penelope. © C.A.M.A. studiosa di storia del cinema, di cui di fuggire, dirigendosi di corsa verso la scala da cui è arrivata. MIRANDA: Dov’è? ha tenuto seminari presso l’Università GEMMA: Donna di una pazienza eccezionale. Per reggere GEMMA: No, non ci sono molte vie di uscita. Sopra c’è il tuo Raimondo, d’altra parte… Ha avuto una durata straordinaria ed è Cattolica di Milano, città dove vive e colombo che ti aspetta e qui ci sono io ad intrattenerti. morta di morte naturale. È l’unica a vantare questo record. lavora dopo lunghe permanenze nei paesi MIRANDA: Per le altre c’è il percorso accelerato? di lingua tedesca. Miranda si ferma e si guarda intorno, continuando a dare le spalle GEMMA: Sì a Gemma, poi traffca in tasca. MIRANDA: (Dopo una pausa di rifessione) Io mi chiamo Miranda. GEMMA: Sì, lo so. 82 IL VEDOVO BIGAMO DI MYRIAM MANTEGAZZA 83
SIPARIO Testi SCena 15 GEMMA: Qui non prende nemmeno il cellulare. MIRANDA: Interrompo la serie delle P. Non posso fare la moglie. GEMMA: Non è grave. È lui che vuole sposarle. Cantina. Miranda scende le scale e vede Gemma che lavora ai Miranda abbandona il tentativo, scoraggiata. Fosse per me, potrebbe farne a meno. Soluzioni più agili, veloci … saponi e che rimescola dentro al calderone. Due scalpi alla parete MIRANDA: Ah ed i vestiti di Paloma a terra. Gemma alza lo sguardo e la vede. GEMMA: È meglio che collabori, non trovi? GEMMA: … potresti essere saponifcata senza l’anello al dito. Tanto meglio. GEMMA: Sei Miranda? Miranda cerca di ricomporsi, comprendendo di dover far buon viso MIRANDA: Le amanti non se lo meritano, è così? E quanto alle MIRANDA: Con chi ho il piacere? a cattiva sorte e assecondare Gemma per il momento. Abbozza un amichette meno ancora. GEMMA: Sono la sua mamma. sorrisetto tirato, cerca di GEMMA: È un privilegio che hanno le consorti. E tu apriresti il MIRANDA: Molto lieta. assumere un tono controllato e si gira verso Gemma. ciclo delle M. GEMMA: Vieni a darmi una mano per favore. MIRANDA: Delle M come mamma, vale a dire? MIRANDA: A fare cosa? MIRANDA: (Indicando il calderone) A fare il minestrone? GEMMA: Prodotti di beauté. GEMMA: (Sorride con aria stregonesca) Per esempio. In quell’istante irrompe Raimondo, il quale è visibilmente concitato. Miranda esita ad avvicinarsi. Miranda si avvicina. RAIMONDO: Cosa state facendo? BIO MYRIAM GEMMA: Niente caro, ci siamo solamente presentate. La tua MIRANDA: In questo scantinato? MIRANDA: Posso aiutarla a rimescolare? Miranda è collaborativa. MANTEGAZZA GEMMA: Perché no? Riciclare sul posto i materiali è più effciente. MIRANDA: (Accattivante) Sì, Raimondo. Che iniziativa audace! MIRANDA: Quali materiali? GEMMA: Il mestolo è mio e lo gestisco io. Non lo affdo mai Adoro le persone intraprendenti! Myriam Mantegazza, giornalista e GEMMA: Gli scarti di Raimondo. Fatti avanti Miranda. Sei bellina. neanche a Raimondo. È il tocco dello chef, bambina mia, che rende germanista, è autrice di sceneggiature per Sei molto meglio delle sue altre mogli. i miei prodotti… stuzzicanti. Avanza per dargli un bacio, lui si sporge, gratifcato la televisione, i fumetti ed il teatro, campo MIRANDA: (Sorpresa) Non era vedovo? dall’osservazione, ma lei, sbadatamente e volutamente, inciampa e in cui è la commedia satirica il genere a GEMMA: Sì, assolutamente. Ma era anche sposato. Non ti torna? Gemma solleva il mestolo lo annusa e lo porge a Miranda da rovescia il calderone dei saponi. Gemma tenta di trattenerlo, però lei più congeniale. La sua scrittura teatrale Perché una cosa non esclude l’altra. Le mogli con lui non durano. annusare. invano. MIRANDA: Non sembra uno sciupafemmine. trae spunto da un’acuta osservazione GEMMA: No, infatti. Lui le donne non le sciupa, le sopprime. GEMMA: (Con espressione rapita) Senti che aroma! GEMMA: (disperata) I miei saponi! No! della realtà, rielaborata in chiave comica (Esplode in una risata satanica) MIRANDA: (Disgustata) Meraviglioso! e grottesca. Ne risultano testi a tinte forti, GEMMA: (Come seguendo il suo flo di pensieri) Per quanto, ti Gemma scivola, cade, batte la testa a terra e resta secca. nei quali la satira di costume si sposa Gemma intanto rimescola freneticamente il calderone. dirò, ti vedo meglio come cliente che come fornitrice. (Risata all’umorismo noir, come ne Il vedovo sgangherata) Aveva proprio ragione il mio Raimondo. O come GEMMA: Ah! bigamo, fnalista del premio Sipario 2012. GEMMA: Ti ha taciuto il dettaglio irrilevante delle sue mogli? Cosa testimonial. Scrittrice versatile ed eclettica, sin dagli vuoi, che sia? MIRANDA: (Speranzosa) Per l’appunto! Mi potrei occupare di Raimondo accorre in suo soccorso. Si china su di lei, ma Gemma è anni giovanili ha maturato esperienze promotion. Io sono giornalista e copywriter. Vi do una mano con la morta. Con questo gesto dà le spalle a Miranda. Gemma continua a ridere sghangeratamente, assumendo sempre di pubblicità. in diversi ambiti letterari: narrativa, più l’aspetto di una strega. GEMMA: (Con aria complice) I nostri canali di vendita, Miranda, RAIMONDO: Mamma! saggistica, poesia, testi per l’infanzia. Tra seguono tutt’un’altra traiettoria. Non c’è bisogno di pubblicità, le sue opere il romanzo storico Il manto GEMMA: Dire che è vedovo non è bugia, è una modesta capisci? Miranda brandisce il mestolo che Gemma usava per rimescolare e d’ombra ad ambientazione rinascimentale, approssimazione. È un vedovo sposato con due mogli o, meglio, è MIRANDA: Ah. (Complice a sua volta) Per il resto (indica il lo uccide o lo stordisce con un colpo sul cranio. Anche Raimondo i racconti illustrati Lo zodiaco degli gnomi un triplo vedovo, al momento, prossimo alle sue quarte nozze, se lo calderone), se qualche moglie in circolazione volesse sostituirmi, cade stecchito a terra. per ragazzi dai dieci ai cento anni, i sposi. non ho fretta. versi satirici Lo zoo del delirio, nati a GEMMA: Beh, di vivente non ce n’è nessuna. Ma fno a ieri una e MIRANDA: Adesso posso fare la pipì. La mamma, il marito complemento di una raccolta di onirici Gemma fa cenno ammiccante con la testa agli scalpi alla parete. fno al mese scorso due, mi pare. mancato, il malato mentale… Il ciclo delle M è cominciato. MIRANDA: Le due signore appese alla parete? disegni fn de siècle e rappresentati GEMMA: Vedrai che sarai in buona compagnia. Quelle sono GEMMA: Sì. come fantasia teatrale per voce recitante, Pinella e Paloma. MIRANDA: E la terza dov’è? f I n e sassofono e videoproiezione. Cultrice GEMMA: Terza? del rapporto parola/immagine, è critica Miranda li nota, assume un’espressione inorridita e rimane MIRANDA: Quella che non sta appesa lì. cinematografca, traduttrice di copioni, paralizzata dal terrore. Poi si riscuote, dà le spalle a Gemma e tenta GEMMA: Ah, quella è la prima. Penelope. © C.A.M.A. studiosa di storia del cinema, di cui di fuggire, dirigendosi di corsa verso la scala da cui è arrivata. MIRANDA: Dov’è? ha tenuto seminari presso l’Università GEMMA: Donna di una pazienza eccezionale. Per reggere GEMMA: No, non ci sono molte vie di uscita. Sopra c’è il tuo Raimondo, d’altra parte… Ha avuto una durata straordinaria ed è Cattolica di Milano, città dove vive e colombo che ti aspetta e qui ci sono io ad intrattenerti. morta di morte naturale. È l’unica a vantare questo record. lavora dopo lunghe permanenze nei paesi MIRANDA: Per le altre c’è il percorso accelerato? di lingua tedesca. Miranda si ferma e si guarda intorno, continuando a dare le spalle GEMMA: Sì a Gemma, poi traffca in tasca. MIRANDA: (Dopo una pausa di rifessione) Io mi chiamo Miranda. GEMMA: Sì, lo so. 82 IL VEDOVO BIGAMO DI MYRIAM MANTEGAZZA 83
AssEGNI TEATRO sIPARIO Elenco teatri aderenti FONDAZIONE TEATRO CARLO TERRON CAmPANIA PROGETTO PROMOZIONE \"VIVERE E CONOSCERE ILTEATRO\" Napoli, Teatro Elicantropo, tel. 081.296640 Con Napoli, Teatro Le Nuvole, tel. 081.2395653 EmILIA ROmAGNA 6 Assegni Sipario in ogni numero Bologna, Arena del Sole – Nuova Scena, tel. 051.2910910 Cesena, Teatro Comunale Bonci – Ert, Via G. Rosales, 3 – 20124 Milano tel. 0547.355723 6 Ingressi gratuiti nei teatri convenzionati Tel. +39 02 65.32.70 – 02 29.00.55.57 – Fax 02 29.06.00.05 Modena, Teatro Storchi e Teatro delle www.sipario.it - [email protected] Passioni – Ert, tel. 059.2136041 Ritaglia l'assegno, compilalo in ogni parte, Rivista riconosciuta dal ministero dei Beni Culturali Divisione editoria per l’alto valore culturale LAZIO Roma, Teatro La Comunità, prenota il posto presso il teatro prescelto. Direttore responsabile/Chief editor: Fondazione Teatro Carlo Terron tel. 06.5817413 MARIO MATTIA GIORGETTI Regione Sicilia: Rosanna Bocchieri Roma, Teatro di Documenti, Regione Lazio: Tiziana Gagliardi tel e fax. 06.5744034 PROGETTO PROGETTO Coordinamento editoriale/Editorial coordination: Roma, Teatro Tordinona, “VIVERE E “VIVERE E MATTIA SEBASTIANO GIORGETTI Corrispondenti esteri / foreign correspondent: tel. 06.68805890 CONOSCERE CONOSCERE Atene: PLATON D. MAVROMOuSTAkOS, ILTEATRO” ILTEATRO” Uffcio Promozione e Sviluppo 6 Fokylidou Str., 10673 Athens. LIGURIA Promotion and Development Offce: Berlino: FRANCO SEPE, Genova, Teatro dell’Archivolto, ASSEGNO TEATRO ASSEGNO TEATRO ANNAMARIA BELLINI Fregerstrasse 69, 12159 Berlino. Boston: WALTER VALERI, tel. 010.65921 Uffcio Comunicazione/ Communications Offce: 59 Dewson Rd, Quincy, MA 02169 Boston. ALESSIA FERMI Cracovia: GABRIELLA BuzzI, LOmBARDIA [email protected] ul. Lobzowska 57/97, 31139 krakow. Milano, CRT Teatro dell’Arte, Lisbona: SEBASTIANA FADDA, tel. 02.89011644 Archivio e ricerche/Archives: Rua Da Paz 27-3°D, 1200-319 Lisboa. Milano, Teatro Verdi, AMBROGIO PAOLINELLI Parigi: MARIA PIA TOLu, tel. 02.6071695-27002476 40 Boulevard de Magenta, 75010 Paris. Milano, Teatro Sala Fontana, Fotograf/Photographers: Tokyo: CRISTIAN CICOGNA, Valido per tutti i Teatri italiani convenzionati Valido per tutti i Teatri italiani convenzionati TOMMASO LE PERA 659-0091 Hyogo-ken, Ashiya-shi, Higashiyama- tel. 02.69015733 cho 24-35-306, Tokyo. Milano, Teatro Out Off, Grafca/ Graphics Vienna: FLAVIA FORADINI, tel.02.39262282 PROGETTO PROGETTO LuCA GIuNTA karmeliterhofgasse 5, Wien. Milano, Teatro delle Cooperativa, [email protected] Zagabria: BORIS B. HROVAT, tel. 02.6420761 “VIVERE E “VIVERE E Prisavlje 3/IV, 10000 zagreb (Croatia). Milano, Teatro del Barrio’s, CONOSCERE CONOSCERE Pubblicità/Advertising: tel. 02.89159255 ILTEATRO” ILTEATRO” Sipario Rivista Servizio cortesia abbonati: Via G. Rosales 3 – 20124 Milano Tel. +39 02 65.32.70 – fax +39 02 29.06.00.05 PIEmONTE ASSEGNO TEATRO ASSEGNO TEATRO tel. (+39) 02.65.32.70 – fax (+39) 02.29.06.00.05 Dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 dalle 15 alle 17 [email protected] e-mail: [email protected] Torino, Alpha Teatro, Sipario Portale tel. 011.8193529 tel. (+39) 342.5071680 Abbonamento/subscription Torino, Teatro Baretti, [email protected] Italia € 65,00 – Europa € 95,00 tel. 011.655187 Altri continenti € 115,00 Torino, Istituzione Musica Teatro Moncalieri, Stampa e fotocomposizione: Modalità di pagamento: c/c postale 28570208 tel. 011.6055045 Agf Italia s.r.l. – via Milano 3/5 - 20068 intestato a Centro Attori, carta di credito circuito Moncalieri, Teatro Matteotti, Peschiera Borromeo (MI) VISA. Arretrati: il doppio del prezzo di copertina. tel. 011.6403700 Valido per tutti i Teatri italiani convenzionati Valido per tutti i Teatri italiani convenzionati Distribuzione in edicola: MEPE – Messaggerie Periodici MEPE S.P.A. I fascicoli non pervenuti agli abbonati vanno REGGIO CALABRIA via Ettore Bugatti, 15 – 20142 Milano reclamati entro 45 giorni dall’uscita, altrimenti Cosenza, Teatro dell’Acquario, PROGETTO PROGETTO tel. (+39) 02.89592 verranno consegnati previo pagamento. tel. 0984.73125 “VIVERE E “VIVERE E Registrazione Tribunale di Milano n. 491 del Se entro due mesi dalla scadenza sICILIA CONOSCERE CONOSCERE 22.7.95 – Periodico mensile spedizione in dell’abbonamento non viene disdetto, si considera Agrigento, Teatro della Posta Vecchia, ILTEATRO” ILTEATRO” abbonamento postale 45% - Art.2; comma 20/b automaticamente rinnovato. Legge 662/96 – Filiale di Milano. tel. 0922.26737 ASSEGNO TEATRO ASSEGNO TEATRO Catania, Piccolo Teatro, tel. 095.447603 sARDEGNA I dati trasmessici, che ai sensi della legge 675/96 siamo autorizzati a trattare e comunicare, saranno utilizzati per la gestione degli abbonamenti, per la eventuale partecipazione a concorsi a premio nonché Cagliari, Teatro Stabile di Sardegna – Teatro per fnalità promozionali della nostra attività. I dati verranno raccolti, registrati anche elettronicamente Massimo, tel. 070.6778121 con riservatezza e nel rispetto della legge sulla privacy. E’ possibile in ogni momento accedere ai dati Cagliari, Teatro Laboratorio Alkestis, e chiederne la correzione o la cancellazione alla Casa Editrice. tel. 070.306392 Valido per tutti i Teatri italiani convenzionati Valido per tutti i Teatri italiani convenzionati Gli articoli, e ogni altro materiale scritto o illustrativo, pervenuti alla redazione, senza preventivi accordi, TOsCANA nel caso della loro pubblicazione, non verranno retribuiti. Manoscritti e foto originali, anche se non Cascina (PI), Fondazione Sipario Toscana, pubblicati, non si restituiscono. Assegno Teatro Sipario tel. 050.744400 Quanto espresso dai singoli autori negli articoli frmati non rispecchia necessariamente l’opinione della Valido per tutti i Teatri italiani convenzionati, per informazioni: rivista. Gli autori, che sono del tutto liberi di esprimere il loro pensiero, se ne assumono implicitamente UmBRIA la responsabilità. Tutti i diritti sono riservati. La riproduzione, totale o parziale, di qualsiasi parte della Perugia, Associazione Teatro di Sacco, Tel. + 39 02 653270 – fax + 39 02 29060005 rivista, è assolutamente vietata senza il permesso scritto dell’Editore. tel. 075.5847731 VENETO [email protected] - www.sipario.it Belluno, Tib Teatro, 749/750 - 2012 84 tel. 0437.950555 749/750 - 2012 85
AssEGNI TEATRO sIPARIO Elenco teatri aderenti FONDAZIONE TEATRO CARLO TERRON CAmPANIA PROGETTO PROMOZIONE \"VIVERE E CONOSCERE ILTEATRO\" Napoli, Teatro Elicantropo, tel. 081.296640 Con Napoli, Teatro Le Nuvole, tel. 081.2395653 EmILIA ROmAGNA 6 Assegni Sipario in ogni numero Bologna, Arena del Sole – Nuova Scena, tel. 051.2910910 Cesena, Teatro Comunale Bonci – Ert, Via G. Rosales, 3 – 20124 Milano tel. 0547.355723 6 Ingressi gratuiti nei teatri convenzionati Tel. +39 02 65.32.70 – 02 29.00.55.57 – Fax 02 29.06.00.05 Modena, Teatro Storchi e Teatro delle www.sipario.it - [email protected] Passioni – Ert, tel. 059.2136041 Ritaglia l'assegno, compilalo in ogni parte, Rivista riconosciuta dal ministero dei Beni Culturali Divisione editoria per l’alto valore culturale LAZIO Roma, Teatro La Comunità, prenota il posto presso il teatro prescelto. 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Milano, CRT Teatro dell’Arte, Lisbona: SEBASTIANA FADDA, tel. 02.89011644 Archivio e ricerche/Archives: Rua Da Paz 27-3°D, 1200-319 Lisboa. Milano, Teatro Verdi, AMBROGIO PAOLINELLI Parigi: MARIA PIA TOLu, tel. 02.6071695-27002476 40 Boulevard de Magenta, 75010 Paris. Milano, Teatro Sala Fontana, Fotograf/Photographers: Tokyo: CRISTIAN CICOGNA, Valido per tutti i Teatri italiani convenzionati Valido per tutti i Teatri italiani convenzionati TOMMASO LE PERA 659-0091 Hyogo-ken, Ashiya-shi, Higashiyama- tel. 02.69015733 cho 24-35-306, Tokyo. Milano, Teatro Out Off, Grafca/ Graphics Vienna: FLAVIA FORADINI, tel.02.39262282 PROGETTO PROGETTO LuCA GIuNTA karmeliterhofgasse 5, Wien. Milano, Teatro delle Cooperativa, [email protected] Zagabria: BORIS B. HROVAT, tel. 02.6420761 “VIVERE E “VIVERE E Prisavlje 3/IV, 10000 zagreb (Croatia). 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Sipario 2012_Layout 1 10/09/12 12.00 Pagina 1 A T L A N T E H O T E L S REGOLAMENTO Ciascun assegno ha un valore di 31 Euro, indipendentemente dal costo del biglietto nel teatro prescelto e dà diritto ad un posto. Qualora il costo del biglietto fosse infe- riore, il teatro non rimborserà alcuna differenza. Ciascun teatro aderente all’iniziativa si riserva il diritto di mettere a disposizione un certo numero di posti per alcuni o tutti gli spettacoli in cartellone, è obbligatorio pertanto prenotare pre- ventivamente il posto telefonando direttamente al teatro. Ulteriori informazioni sono disponibili presso Sipario, tel. + 39 02 653270. Teatro .................................... Città ............................. Teatro .................................... Città ............................. L’assegno è stato utilizzato in data ............................. L’assegno è stato utilizzato in data ............................. dal Sig. ......................................................................... dal Sig. ......................................................................... Via ......................................... Città ............................. Via ......................................... Città ............................. Firma .......................................... Firma .......................................... L’Assegno Teatro Sipario, da presentare al botteghino, previa prenotazione obbligatoria, L’Assegno Teatro Sipario, da presentare al botteghino, previa prenotazione obbligatoria, è valido per la stagione 2011/2012 è valido per la stagione 2011/2012 Teatro .................................... Città ............................. Teatro .................................... Città ............................. L’assegno è stato utilizzato in data ............................. L’assegno è stato utilizzato in data ............................. dal Sig. ......................................................................... dal Sig. ......................................................................... Via ......................................... Città ............................. Via ......................................... Città ............................. Firma .......................................... Firma .......................................... A tu per tu con L’Assegno Teatro Sipario, da presentare al botteghino, previa prenotazione obbligatoria, L’Assegno Teatro Sipario, da presentare al botteghino, previa prenotazione obbligatoria, è valido per la stagione 2011/2012 è valido per la stagione 2011/2012 Cupola di San Pietro Teatro .................................... Città ............................. Teatro .................................... Città ............................. L’assegno è stato utilizzato in data ............................. L’assegno è stato utilizzato in data ............................. Una straordinaria vista a 360° su Roma dal Sig. ......................................................................... dal Sig. ......................................................................... HOTEL HOTEL ROOF GARDEN RESTAURANT Via ......................................... Città ............................. Via ......................................... Città ............................. ATLANTE STAR HHHH S ATLANTE GARDEN HHHH LES ETOILES Firma .......................................... Firma .......................................... Via Vitelleschi, 34 Via Crescenzio, 78 Via dei Bastioni, 1 00193 Roma 00193 Roma 00193 Roma L’Assegno Teatro Sipario, da presentare al botteghino, previa prenotazione obbligatoria, L’Assegno Teatro Sipario, da presentare al botteghino, previa prenotazione obbligatoria, tel. +39 06 6873233 Tel. +39 06 6872361 tel. +39 06 6873233 è valido per la stagione 2011/2012 è valido per la stagione 2011/2012 fax +39 06 6872300 Fax +39 06 6872315 fax +39 06 6872300 Assegno Teatro Sipario [email protected] [email protected] [email protected] Valido per tutti i Teatri italiani convenzionati, per informazioni: Tel. + 39 02 653270 – fax + 39 02 29060005 [email protected] - www.sipario.it www.atlante h o te ls .co m 86 749/750 - 2012 752/753 - 2012 87
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