Accanto a te Accanto a te CON ACTION FOR CHANGE ITALIA LA VIOLENZA DI GENERE SBARCA A TEATROFoto: H. Kopp - Delaney
action FOR CHANGE \"Action for Change\" è un progetto sviluppato in Italia dalla cooperativa BorgoRete; finanziato dalla Commissio- ne europea nell’ambito della misura Daphne, vede la collaborazione di sette partner operanti nel Regno Unito, in Romania e in Ungheria. Ha avuto inizio nel gennaio 2015 con l’obiettivo di produrre conoscenza e ricerca rispetto ai servizi rivolti a donne che hanno avuto - o sono a rischio di avere - i propri figli allontanati dal nucleo familiare a causa di situazioni di violenza domestica, associata ad altri fattori di rischio come dipendenza da sostanze e problemi di salute mentale. La cooperativa sociale perugina BorgoRete ha partecipato al progetto in stretta collaborazione con l’associazio- ne Liberamente Donna sviluppando interventi di sostegno alla genitorialità mirati a prevenire o ridurre i fattori che conducono a separare dalle madri i figli delle donne che denunciano situazioni di violenza. Indispensabile è stato il contributo consulenziale delle donne che hanno affrontato e superato il trauma della violenza e che hanno costituito la rete europea “Women’s Shadow Board” (WSB). Per raccontare e far comprendere i vissuti delle tante donne incontrate e dei loro figli è stato avviato un labo- ratorio finalizzato alla realizzazione di uno spettacolo teatrale. Lo spettacolo, intitolato Accanto a te, permette di attraversare questa realtà dal suo interno, da dentro le mura domestiche, nella quotidianità. È l'atto finale di un processo di drammaturgia attiva condotto da una pedagogista counselor e da un regista teatrale; hanno partecipato diverse figure che si occupano in Umbria delle conseguenze della violenza domestica, a partire dalle esponenti dei Centri Antiviolenza di Perugia e Terni.2 - Action For change
DonneUnite d’EuropaDa Lodz all’Umbria, storia di un lungo viaggioOttobre 2013. Sono con la mia collega appunti, si addormenta, risponde alCorinna a Lodz, Polonia, milleseicento telefono e, alla fine, a tarda notte, dicechilometri da Perugia. Finalmente in al- «ok, va bene, basta». Vado a dormirebergo. Dopo quasi diciotto ore di viaggio senza capire se e cosa abbiamo scrittoe una cena improvvisata ci accingiamo ma la progettista sembra soddisfatta.a goderci un po’ di riposo nella hall. In- Ci sono bambine, bambini, ragazze etorno a noi donne e uomini d'affari si ragazzi che vengono allontanati dalledanno un tono di rispettabilità rinchiusi loro famiglie perché pericolose o nonnei loro abiti lucidi, mentre noi, sbracati adeguate. Ci sono donne che trovano lasui divanetti, cerchiamo di risolvere una forza e cercano l’aiuto necessario per la-questione che ci portiamo dietro da tutto sciare uomini pericolosi o non adeguatiil giorno. Sostenuti dalla caffeina e dalla mettendo in salvo i propri figli e se stes-coca cola, raccogliamo le ultime energie se. Spesso accade che le strade di questiper scrivere un progetto che deve essere minori e delle loro madri si separino. Leinviato entro il mattino seguente. donne trovano rifugio presso i Centri An-Ricordo nitidamente i pensieri di quel tiviolenza mentre i figli vengono accolti inbrainstorming. Corinna ha la stoffa e il comunità educative. Nei primi ci si occu-mestiere del progettista, è curiosa, chie- pa di donne, nelle seconde ci si occupade e cerca di comprendere, io sono ope- di figli, in entrambi si accolgono traumirativo e le porto storie, problemi, perso- e sofferenze. È necessario che qualcunone. Le parlo di quella ragazza di dician- si faccia carico della relazione tra don-nove anni rimasta senza una rete di so- ne e figli che stanno vivendo una fasestegno, e di quel ragazzo di dodici anni la tanto dolorosa e tanto generativa comecui mamma era stata massacrata sotto i la nascita di una nuova famiglia liberasuoi occhi dal padre, e di quell’altro buo- dalla violenza. Più perdura la separazio-no come il pane ma cresciuto senza sti- ne più corriamo il rischio di accresceremoli con genitori con disturbi mentali e la sofferenza. Accorciando o eliminandolui stesso a forte rischio. Per i ragazzi che il periodo di separazione tra madri e fi-ospitiamo nelle nostre comunità educa- gli possono essere risparmiati dolore etive per minori noi ci siamo sempre, ma soldi pubblici. Servono nuove strategie,le loro famiglie rimangono spesso sole, serve sperimentare nuovi approcci, serveabbandonate, ostaggio della propria sto- comporre vecchie e nuove azioni, serveria. Il progetto che stiamo scrivendo do- allargare lo sguardo. A tarda notte que-vrà permetterci di sostenere le madri di sti pensieri confusi sono tradotti in “pro-quei ragazzi. Il primo passo per aiutare i gettese” e collocati in modo congruenteragazzi è aiutare le madri. Non si scappa. all’interno dei paragrafi del progetto.Corinna col suo mondo salterino cam- Un progetto inizia quando trovi con chibia discorso, mischia progetti, prende svilupparlo. In quel momento tutto si donne unite d'europa - 3
stravolge e prende forma. Per noi quel momento fu l’incontro con Barbara Signorini dell’associazioneLiberamente Donna, organizzazione che gestisce i Centri Antiviolenza (CAV) di Perugia e Terni. Borgo-Rete, la cooperativa sociale per cui lavoro, gestisce tre comunità educative per minorenni, una prontaaccoglienza per minorenni, una comunità per nuclei monogenitoriali e un gruppo appartamento perneomaggiorenni. Incontriamo e sosteniamo tanti bambini con alle spalle famiglie in difficoltà; alcunihanno padri violenti.Mentre insieme al mio collega Gianluca ascolto le donne del CAV mi pare di guardare il mio lavoroallo specchio, tutto appare ribaltato, speculare, l’altra faccia della medaglia. Ne nascono un affetto euna collaborazione istintivi, siamo subito consapevoli di avere bisogno della prospettiva dell’altro percompletare la visione dell’insieme.Il progetto prevede la costituzione di un “Women’s Shadow Board” (WSB) a livello europeo. Letteral-mente “consiglio ombra delle donne”, è un organismo costituito da donne che sono state vittima diviolenza e che sono riuscite a ricostruirsi una vita. Ci vengono così presentate Beatrice e Therese, duedonne di una forza e di una disponibilità incredibili. Per tutta la durata del progetto ci sono state vicinecome consulenti, valutatrici e supervisori. Ci hanno aiutati a comprendere i bisogni delle donne ospitinei CAV e quelle dei CAV stessi, oltre a diventare insostituibili per la realizzazione di Accanto a te, lospettacolo teatrale esito dell’intero progetto.Grazie alle operatrici Francesca e Letizia, col supporto delle WSB (sembra la sigla di un gruppo di supe-reroine) avviamo i gruppi di supporto alla genitorialità all’interno dei CAV. Durante tutto l’anno quarantadonne divise in due gruppi di autoaiuto si confrontano sui propri vissuti e sulle proprie difficoltà di madrisviluppando una nuova e più consapevole genitorialità. Ciò che valuteremo è il cuore del progetto. Semesso a regime risparmierà tante sofferenze.Il terzo braccio del progetto si fonda sul racconto. I CAV sono servizi imprescindibili per dare sostegnoalle donne vittime di violenza ma sono sempre in bilico come lo è il lavoro di tutti coloro che non sivedono e sostengono le fragilità della nostra società. Abbiamo così percepito il dovere di narrare ilmondo della violenza domestica e di chi lavora per offrire possibilità di uscita. L’abbiamo voluto faresecondo uno strumento che già avevamo sperimentato per raccontare le comunità educative per mi-nori. Ci siamo così incontrati con Massimiliano il regista, con Alessia la counseler, con Barbara, Sara,Silvia, Anna Maria le operatrici dei CAV e ovviamente con Beatrice, Therese e Francesca. Da febbraio agiugno ci siamo visti tutte le settimane raccontandoci e drammatizzando le storie e i vissuti. Tanto ma-teriale che è poi diventato, grazie alla mano sapiente di Alessandro, Stefano e Massimiliano, gli autoridi Accanto a te, la drammatizzazione teatrale che andrà in scena da novembre 2016 per raccontare diuna possibilità per le donne e per i loro figli. Tre percorsi paralleli che si sono più volte incrociati dandoe scambiandosi forza e risorse.I progetti europei sono giochi impegnativi e costosi che hanno Testo di MAX CALESINIsenso se lasciano eredità importanti, e noi crediamo di averinvestito bene le risorse e la fiducia che ci sono stati affidati.Due anni di lavoro hanno permesso di perfezionare, partendodal già sperimentato auto-mutuo-aiuto, uno strumento di so-stegno alla genitorialità che consentirà a tante madri e tantifigli di reagire insieme alla violenza subita. Abbiamo perfezio-nato uno strumento di drammaturgia attiva utile al raccontoe alla rielaborazione di situazioni traumatiche difficilmenteraccontabile. Infine si è costituito il WSB-Italiano, che insiemealle donne inglesi, rumene e ungheresi darà vita al “Consiglioombra europeo delle donne”.4 - donne unite d'europa
Due mondi allo specchioIl percorso laboratoriale e l’incontro tra addetti ai lavori e teatrantiProvo sempre un certo tipo di imbarazzo quando mi Il gruppo di lavoro \"Action for Change\" dedicatotrovo a descrivere l’esperienza di \"Action for Chan- alla drammaturgia e alla creazione dell’elaboratoge\". La natura di questo imbarazzo è riconducibile artistico è stato costruito seguendo il criterio dellacertamente alla ricca esperienza vissuta, all’area di valorizzazione delle differenze e delle diverse pro-confine in cui si colloca, ai tanti aspetti teorici che spettive inerenti il tema della violenza di genere eattraversa, alla complessità che speriamo vi possa delle conseguenze sulle modalità genitoriali. Ri-arrivare come una quintessenza nello spettacolo spetto alla tematica di approfondimento, il grup-finale intitolato Accanto a te. Il viaggio è iniziato a po di lavoro ha al proprio interno profili altamen-febbraio, quando sono stati chiariti alcuni punti te specializzati e altri che potremmo definire “piùfondamentali sulla composizione e l’articolazione comuni”: donne con figli che hanno vissuto unadel gruppo, sui metodi di composizione del testo, storia di violenza domestica, operatrici dei Cen-sui tempi e sugli obiettivi in termini di contenuto. Il tri Antiviolenza della Regione Umbria, educatorimodo in cui saremmo arrivati al nostro obiettivo e dell’area minori, un operatore con una formazionela forma che lo avrebbe espresso erano completa- specifica sul lavoro con gli uomini maltrattanti, unmente nelle nostre mani. altro giovane drammaturgo.Tanto per cominciare, il gruppo è stato affidato a una Osservando la configurazione e le dinamiche dico-conduzione. Questa scelta ha permesso di mo- gruppo è come se esse operassero un rispecchia-dulare le sessioni alternando momenti di approfon- mento della realtà che andavamo a rappresentare.dimento e inabissamento nelle aree tematiche di in- In essa si animava una polarizzazione in cui trova-dagine teatrale a momenti di focalizzazione degli ele- vamo da un lato esperti di varia natura della tema-menti emersi all’interno di una struttura narrativa. Il tica della violenza di genere e/o del suo impattodrammaturgo-regista (definito in questo caso “primo sui minori, dall’altro esperti del linguaggio teatralespettatore”) ha guidato il processo di drammaturgia con una conoscenza non specifica dell’argomen-attiva e quindi tutti i processi di esplorazione volti alla to in questione. Questo rispecchiamento ci davacreazione di significati condivisi. Il mio lavoro si è con- modo di ri-animare nello spazio/tempo del labo-centrato sulla gestione delle dinamiche di gruppo, ratorio drammaturgico il vivace dibattito tra chisull’attenzione alla cornice globale e allo sfondo ge- conosce, lavora e progetta strategie di contrastonerale, sul coordinamento del gruppo di lavoro con della violenza di genere e il “pubblico medio” chetutti i livelli di organizzazione logistica e formale con costruisce la propria rappresentazione del temale associazioni e gli enti coinvolti. Questa particolare senza poterne sviluppare una lettura critica. Laco-conduzione ha generato uno sguardo bifocale sul tensione prodotta è stato il principale motore sullavoro, tenendo insieme e mitigando assolutizzazioni quale si è innestata buona parte del nostro lavo-tra aspetti artistici e connotazioni rilevanti dal punto ro. È come se questo aspetto della comprensionedi vista sociale prettamente specialistico. reciproca attraversasse un processo ciclico, sma- DUE mondi allo specchio - 5
argomento costruzione lavorosuLLE LAVORO SUI LAVORO SULLA lavoro di costruzioneda esplorare del gruppo ESPERIENZE LINGUAGGI NARRAZIONE drammaturgia condivisa lavoro suI EMPATICA del prodotto Processo dello spettacolo VISSUTIscherando e spogliando le proiezioni falsanti sulla E così ogni vissuto complesso e soggettivo dovevaviolenza domestica per vestirle, abitarle dentro le uscire da se stesso e oggettivarsi, rendersi cioè og-mura di una delle storie possibili. E cosi è come se getto, abito, azione, parola evocativa ma non dida-il sentimento di estraniamento e incomprensione scalica per essere poi interpretata e animata da qual-che lo spettatore prova osservando la storia e le siasi attore o attrice. L’uso della drammaturgia attivastorie da lontano cambiasse segno riconoscendone ha reso possibile l’uso delle tensioni e dei conflittila natura possibile e vicina: accanto a sé. come il bacino a cui attingere per avviare il lavoro diAl contempo la necessità di trasformare il vissuto disvelamento di quello che sarebbe, a poco a poco,e il sapere implicito intorno al lavoro e alle espe- diventato il nostro racconto collettivo.rienze doveva passare attraverso un grande filtro \"Action for Change\" ha indagato cosa accade dentroin grado di tradurre emozioni, parole, costrutti me- quelle stanze cercando di giungere a una rappresen-todologici (come ad esempio il concetto di acco- tazione scenica in cui la narrazione fosse il più possi-glienza) e la complessità della questione in azioni bile vicina al vissuto delle donne e dei bambini coin-sceniche, in dialoghi, in fatti che potessero sedi- volti. Per quanto riguarda gli aspetti strettamentementarsi su un copione. contenutistici il gruppo si è concentrato molto sulla6 - DUE mondi allo specchio
narrazione della spirale dell’esperienza di violenza. sguardo esterno facilitatoCome detto abbiamo voluto avvicinare lo spettatore, nella lettura empaticarendere possibile e plausibile la sua identificazionecon la storia e il suo sentirsi dentro, accanto. Abbia- sguardo maschile sguardo femminilemo voluto toccare e muoverci vicino e intorno ai sulle donne vittime sulle donne vittimeluoghi comuni, alle possibili giustificazioni dell’attoviolento che non ha giustificazioni ma vive e cresce di violenza di violenzain un clima culturale in cui esso viene spesso rappre-sentato come qualcosa che esula dalla normalità, at- sguardo sui figli sguardo delletribuibile a raptus, all’uso di sostanze che alterano la delle donne vittime donne vittimepercezione e le conseguenti azioni, alla colpevolezza di violenzadei comportamenti della vittima. di violenzaAccanto a te ha provato a raccontare invece i pos-sibili esiti di qualcosa che si nutre quotidianamen- Il gruppote di un modo di vivere e interagire, qualcosa chec’è sin da subito, che non si vede ma che, in modo la “Prima” del primo passaggio dello spettacolo neisubdolo, cresce giorno dopo giorno, lì Accanto a te. maggiori comuni umbri dove i teatri saranno, a loroTutti eravamo d’accordo nel desiderare per il no- volta, solo il primo luogo che ospiterà la scena.stro spettacolo una forma in grado di coinvolgere lo È facile mostrare come questa esperienza possa esserespettatore in prima persona attraverso i sensi. collocabile in quello che molti definiscono teatro socia-Ecco uno degli elementi cruciali e di riflessione che le. Tale definizione, tuttavia, non vuole sottrarsi all’ideaci hanno guidato in modo a volte esplicito e a volte che a esistere è il teatro in sé, in tante e differenti sfac-implicito: la relazione tra noi-la storia-lo spettacolo e cettature, e che il teatro sociale raccoglie l’importanteil pubblico-società dall’altro. Una relazione che coin- eredità che già pensatori, autori, registi come Brecht,volgeva direttamente il cuore del tema: quale rappor- Artaud, Grotoski, Peter Brook e altri hanno evidenziatoto tra lo sguardo comune, la società e l’argomento, e all’interno delle proprie ricerche e sperimentazioni.cioè le donne, i bambini e gli uomini maltrattanti? Inche modo si entra o non si entra in contatto? Testo di ALESSIA FABBRILa fase laboratoriale è durata cinque mesi, con in-contri a cadenza settimanale. Dopo un periodo di DUE mondi allo specchio - 7sospensione in cui i molti elementi raccolti sono statitrasformati dalle tre penne che fattivamente hannoscritto il copione, siamo arrivati alla sua revisione. Illavoro si è fatto intenso e tutti abbiamo avuto mododi sperimentare il grande piacere nel sentire restitui-te le istanze, diverse e complesse, che il gruppo ave-va chiesto di inserire nel testo. Così dopo aver smon-tato parte delle scene siamo pervenuti al suo aspettofinale. Da lì una sessione coinvolgente e tirata fattadi lavoro pieno tra gli attori e il “primo spettatore”, diprove, per arrivare a quella che ci auguriamo sia solo
Raccontare l’esperienza Il progetto del 2014: drammaturgia attiva e minori fuori famiglia Come far comprendere la complessità che si muove all’interno di una comunità educativa residenziale per minori? Da questa domanda siamo partiti per costruire uno strumento narrativo-emozionale che consenta a cittadini adulti di comprendere il vissuto dei minori temporaneamente fuori famiglia e il lavoro dei loro educatori. Nel 2014, grazie a un finanziamento della Regione Umbria e all'accompagnamento consulenziale e formativo della psicoterapeuta Rosella De Leonibus, un gruppo di 10 educatori operanti in 5 differenti comunità educative gestite da cooperative aderenti al Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA) ha intrapreso un percorso di emersione e interpretazione di vissuti ed episodi riconducibili alla propria esperienza lavorativa. Il progetto ha preso il nome di “Raccontare l’esperienza”. Ne è emersa una grossa mole di materiale composta da storie, vissuti e strumenti educativi che con un lavoro di cucina e drammaturgia sono stati trasformati in una “performance” esperienziale. La “performance” consiste nell’assegnare a ogni “spettatore” l’identità di un ragazzo che viene accolto con tutta la propria storia e il proprio vissuto all’interno di una comunità residenziale. La scenografia richiama gli ambienti, i momenti e gli oggetti di una comunità. Il meccanismo che viene attivato è quello dei “neuroni specchio”: ogni partecipante è portato a ricollegare inconsciamente gli stimoli a cui viene sottoposto a esperienze personali, rendendo nella finzione la “storia” vissuta reale e indissolubile. Al termine è stato somministrato un questionario che ha confermato la riuscita dell’esperimento. Tutti gli intervistati, quasi con le stesse parole, hanno riportato: «È stato forte. È stato come se stessi davvero lì dentro in comunità». E tutti hanno fatto seguire a queste frasi parole che riconducevano a vissuti personali, sentimenti di fiducia, paura, rabbia, accoglimento, liberazione. Abbiamo in seguito utilizzato nuovamente lo strumento in diversi ambiti mescolando all’occorrenza tecniche differenti di storytelling e drammaturgia attiva. Siamo arrivati alla conclusione di avere a disposizione uno strumento formativo e comunicativo estremamente potente capace di far emergere la complessità dei vissuti dei protagonisti e contemporaneamente di agire in termini di empatia e di risonanza emotiva con i vissuti di persone apparentemente distanti. Testo di Max Calesini8 - raccontare l'esperienza
Intervista a Rosella De Leonibus, psicologa-psicoterapeutaLO SPAZIO TERZONella rappresentazione teatralechiunque può riconoscere qualche elemento di séIL PROGETTO UN LAVORO ALLO SPECCHIOIn un progetto come “Action for Change” vale il pro- Una donna che ha subito violenza, senza la possibilitàcesso e vale il prodotto finale. Nell’uno si può arriva- di elaborare la sua esperienza, si sente sbagliata, inuti-re a trovare anche un valore terapeutico. Nell’altro ci le, triste, impotente, persino colpevole. Dopo un’elabo-può essere un’esperienza di rispecchiamento in gra- razione efficace percepirà piuttosto di essere stata unado di creare un contatto profondo tra gli spettatori e vittima, e cercherà delle soluzioni per recuperare. Chii contenuti rappresentati. vive immerso in un pregiudizio sessista può ritenereCOME NASCE LA COSCIENZA normale un atteggiamento aggressivo verso la moglie.La mente umana funziona attraverso diversi stru- Per fargli aprire gli occhi può essere molto utile farglimenti: le sensazioni, le immagini, le emozioni, i vedere quanto di sbagliato c’è nei suoi atteggiamentipensieri. È una sorta di mappa. Antonio Damasio attraverso la rappresentazione di atteggiamenti analo-ha spiegato bene come nasce la coscienza: prima ghi. Col teatro è come se si lavorasse tramite degli spec-si attiva una sfera sensoriale, a cui fanno seguito chi, in modo da non mettere subito in crisi chi guarda.delle immagini mentali e, infine, un’auto-narra- Lo sapeva anche Shakespeare: Amleto fece mettere inzione fatta di parole. È un po’ come succede a un scena a palazzo l’uccisione di suo padre, per capire dal-bambino. Che per elaborare degli elementi psichici le reazioni del pubblico chi fosse il colpevole.ha bisogno di un’esperienza di crescita che riguardi LO SPAZIO TERZO DEI BAMBINI,prima gli aspetti sensoriali. Attivare sinergicamente LO SPAZIO TERZO DEL TEATROquesti strumenti garantisce una maggiore efficacia L’azione teatrale permette un’esperienza comple-a qualunque processo comunicativo. ta: corporeità, sensazioni, immagini, parole. È uno strumento formidabile, e per di più agisce come uno spazio “terzo”. Uno spazio transizionale, come lo ha definito Donald Winnicott, come quello dei bambini quando giocano. I bambini in quel momento si trova- no in un mondo magico, il mondo del “come se”, un mondo a metà tra il loro mondo interiore e il mondo esteriore. Attraverso la rappresentazione possono ve- dere la sofferenza in una dimensione terza, possono osservarla e magari riconoscerla, e possono cambia- re la narrazione, cambiare il finale, riscrivere la storia. ESPERIENZA, RAPPRESENTAZIONE, ELABORAZIONE Col teatro succede lo stesso. E questo vale anche per la filosofia, la letteratura, il cinema, tutte le arti. In qualche misura la presa di distanza creata dalla rappresentazione consente di poter elaborare me- glio, cercare sbocchi. Nel teatro lo spettatore pro- ietta la propria esperienza sulla rappresentazione, e arriva a sentire emozioni reali. In questo modo si creano nuove vie neurali, nuove sinapsi. E laddove ci sia la possibilità di ripetere più volte un’esperien- za del genere, si può arrivare a dei processi di cam- biamento concreti e riconoscibili. LO SPAZIO TERZO - 9
L’approccio Foto: David Montiel del dramaturg Il teatro che agisce, il teatro che serveA cosa serve il teatro? A chi serve il teatro? Tentare sive di composizioni ed etjud, abbiamo disegnatouna risposta a questi due quesiti, a mio avviso, è una complessa e articolata griglia dentro la qualeun po' il compito di chi il mestiere del teatro ha si sono svelate le esperienze di donne vittime dideciso di intraprendere. Non si tratta di retorica, violenza e del loro rapporto con i figli. Ma non solo.tutt'altro, si tratta di umanità. Si sente parlare di Abbiamo scardinato il linguaggio, portando allaspettacolo, spesso, ma poco o mai di teatro. Sep- luce un sistema intriso di misoginia fin dalle radicipure i due termini sembrino complementari, essi del tempo. Le parole sono veicoli, strumenti che sisono al contrario assolutamente antitetici. Il te- modificano a seconda di come li adoperiamo, peratro non sopporta la luce del sole né l'aria sulla questo abbiamo dedicato una grande attenzionepelle. C'è un tempo per ogni cosa, si usa dire, ma alle parole, al potere di ogni parola, al suo sprigio-anche uno spazio. Un tempo e uno spazio per l'at- nare effetti, creando immediate griglie di relazioni.to, un tempo e uno spazio per l'azione. L’intenso lavoro ci ha portato a una sintesi, cheIl vero scopo del teatro, all’origine, non era lo cerca di sviluppare il complesso materiale raccol-spettacolo, era il trasferimento anatomico visi- to in un racconto nel quale la concezione di spaziobile, da un corpo a un altro corpo. Il vero attore teatrale viene utilizzata come elemento narrante,viveva la morte e il passaggio. E li viveva al natu- dove lo spettatore viene coinvolto nell’azione sce-rale. Così ogni spettacolo autentico era costituito nica pur non agendola direttamente. Si è deciso dida una sorta di addio a uno stato di vita passata lavorare senza orpelli scenici, proprio per dare for-e da una entrata percettibile e visibile in un altro za a ogni azione, ogni silenzio, ogni singola parolastato di vita. pronunciata o taciuta.In questo progetto ci siamo ritagliati un tempo,quindi, uno spazio, e abbiamo sintetizzato un in- Testo di MASSIMILIANO BURINItenso periodo di studio e analisi intorno e dentro aun determinato tema, quello della violenza di ge-nere e della violenza assistita. Il percorso si è con-centrato sull’aspetto strettamente drammatur-gico, con l’obiettivo di scavare in profondità, allaradice delle parole e delle azioni che definisconooramai un connaturato sistema. Chi scrive di te-atro lavora con la parola. Noi, come dramaturg eoperatrici, abbiamo compreso di essere titolati aparlare di linguaggio. Attraverso un percorso atti-vo, fatto di ricerche, confronti e di sessioni inten-10 - l'approccio del dramaturg
l'approccio del dramaturg - 11
I PROTAGONISTI Abbiamo incontrato le donne e gli uomini che hanno partecipato al lungo percorso laboratoriale che ha portato alla realizzazione di Accanto a te. Ognuno raccontando e mettendo in gioco le proprie esperienze, ognuno spogliandosi del proprio ruolo. Ognuno diven- tando, a modo suo, co-autore dello spettacolo.12 - I protagonisti
THERESEAll’inizio l’impatto emotivo è stato forte. Sono tornati a galla sentimenti e sensazioni che pensavo di averesuperato. Ho anche sofferto. Ma poi il percorso intrapreso col gruppo, lo scambio tra le persone che nefacevano parte, ha avuto una sorta di effetto terapeutico.La mia premura era quella di uscire dai luoghi comuni delle donne vittime e dei bambini vittime indifese.Alla fine è venuto fuori uno spettacolo non kitsch, che credo riesca a fornire degli spunti di riflessione aglispettatori. Mettendoli di fronte a delle domande. Perché è questo che si può fare, non dare soluzioni. Nonsopporto più le pubblicità sulla violenza di genere, le foto di donne rannicchiate in un angolo che si copro-no la testa. Spesso le donne che entrano in un processo di violenze non sono persone deboli, a volte sonoanche molto forti.In passato aveva già fatto teatro. Recitare mi piace. In questo caso sapere che non avrei mai recitato difronte a un pubblico mi ha reso più facile improvvisare. Era un gioco. Quest’aspetto è stato fondamentale.Dopo trent’anni trascorsi in Italia comincio ad avere delle difficoltà con la scrittura. A volte non so più sepenso o scrivo in italiano o in tedesco. Ma ho sempre scritto molto, almeno fino a poco tempo fa. Soprat-tutto diari, e poi piccole storie, vere o inventate, molte delle quali finivano nelle lettere che spedivo alla miaanziana madre. Era un modo per tenerle compagnia, per tenerle la mente in moto. Beatrice Più di ogni altra cosa mi è rimasta dentro Budapest. Il meeting con i partner europei, tutte quelle donne con cui confrontarmi, tutte a parlare di violenza. Non capivo la lingua, eppure si è creata una forte empatia. Per me d’altronde il linguaggio del corpo conta moltissimo: ricordo un abbraccio con una donna ungherese, è stato un momento di comunicazione intensa. E poi il corso di fotografia, a scattare in giro per la città. Quell’approccio, l’idea di fotografare per cogliere emozio- ni, mi è rimasto ancora adesso quando faccio foto col telefonino. Quanto allo spettacolo teatrale e al laboratorio, non posso fare a meno di chiedermi a cosa porteranno, alla fine di tutto. Nel corso del tempo ne ho viste tante, e ormai sono un po’ disincantata. Ogni pro- getto del genere dovrebbe avere dei risvolti concreti, e non sono sicu- ra che in questo caso sarà possibile. Vedremo. Dipenderà anche dagli spettatori. Gli addetti ai lavori coglieranno qualcosa di utile. Per gli altri potrebbe essere solo una bella rappre- sentazione che lascia il tempo che trova. Per quanto riguarda me, devo dire che quest’esperienza non mi ha sconvolto dal punto di vista emotivo. Mi sono piaciute le parti più fisiche del laboratorio, gli eser- cizi a occhi chiusi, il contatto. E anche i gruppi di auto-mutuo-aiuto tra donne, quelli sono stati utili. i protagonisti - 13
ALESSANDRO Le eredità positive e quelle negative di quest’esperienza in me coin- cidono. Mi occupo abitualmente di teatro sociale, la mia sensibi- lità verso certi temi è marcata. Di sicuro ritengo di aver superato da tempo i retaggi della società sostanzialmente maschilista in cui sono cresciuto. Entrare in contatto con queste donne straordinarie che quotidianamente hanno a che fare con realtà così dure, tutta- via, è stato sconvolgente. Dopo aver lavorato con loro mi sento molto più informato e molto più ricco, e allo stesso tempo la vita per me si è fatta più complicata. Non riesco più a intrattenere con la leggerezza di prima certi rap- porti, sopporto meno certi modi di riferirsi alle donne, prendo più sul serio certe questioni che prima con me non attecchivano, come quella del linguaggio e dell’uso del femminile per definire determi- nati ruoli. Sono felice e ansioso di andare in scena, perché credo che in que- sto modo riuscirò a sublimare la tensione accumulata in questi mesi. Allo stesso tempo, sono certo che lo spettacolo saprà inci- dere sul pubblico. Non pretendo che possa cambiare gli spettato- ri, così come il teatro in sé non può cambiare il mondo, ma spero che chi assisterà ad Accanto a te, una volta tornato a casa, si faccia delle domande che prima non si era mai fatto. STEFANO Sono arrivato alla fine, e ho trovato nel gruppo un’empatia straordinaria. È stato bello vedere come tutte le parti contribuissero fattivamente con una componente di esperienza importante. Ognuno di loro mi è stato molto d’aiuto. Io ho scritto il monologo interiore della protagonista femminile, una donna che ha subito violenza. All’ini- zio il timore di sentirmi un intruso c’era. Ma aver lavorato in passato con uomini maltrattanti mi è stato uti- le: sapere da dove nascono i meccanismi che portano alla violenza mi ha di riflesso consentito di costruire una situazione realistica. Allo stesso tempo ho messo nel personaggio parte delle fragilità dei maschi di oggi. Alla base di certi comportamenti credo ci sia il sentirsi schiavi di un totem maschile irraggiungibile, e per niente auspicabile. Quanto allo spettacolo, la mia intenzione era che non risultasse rassicurante. Tutti siamo maltrattanti, in un certo senso, e la statistica ci dice che tutti abbiamo vicino persone che in qualche misura sono state maltrat- tate. Vorrei che tutti gli spettatori si sentissero coinvolti, e responsabili. Vorrei che il pubblico stesse scomodo.14 - i protagonisti
SILVIAInizialmente ero un po’ perplessa. Nel gruppo esistevano dei grossi problemi di comunicazione tra chi eraabituato a lavorare con la violenza di genere e gli altri. Per me la condivisione dei linguaggi è fondamentale,a partire dalla declinazione al femminile di certi termini. Col senno di poi però ho capito che da parte deiteatranti c’era una precisa volontà di provocazione, facevano la parte dell’uomo della strada che abusadegli stereotipi sulla violenza, e la facevano per cercare di capirci fino in fondo, per farci tirar fuori tutto. Allafine devo dire di essere felice e soddisfatta. Ho visto innanzitutto dei cambiamenti nelle persone con cui holavorato. Di più: tra noi c’è stata una contaminazione reciproca.Per arrivare alla stesura del testo siamo state ascoltate davvero. Io credevo che avremmo solo dovutofornire una sorta di formazione agli autori, e invece si è trattato di un autentico percorso partecipato. Èstato molto bello, anche perché di partecipazione nella nostra società se ne trova pochissima. Quandoho letto il testo mi sono stupita: là dentro c’eravamo noi.È stata sinceramente un’esperienza arricchente e formativa. Non pensavo fosse una cosa così grande.Credo che il pubblico si sentirà molto coinvolto, anche l’allestimento aiuterà. Difficilmente gli spettatoriusciranno dal teatro sentendosi altro. Qualcuno forse si interrogherà sulla violenza che subisce, qualcunaltro sulla violenza che nega, altri ancora penseranno che la violenza è un loro problema anche se diret-tamente riguarda qualcun altro. Perché la violenza di genere non è mai un fatto solo privato. È anche esoprattutto un fatto politico.ANNA MARIAAll’inizio non capivo bene. Ero scettica. Come avrebbe potuto unospettacolo teatrale rendere tutta la complessità del tema? Soloalla fine, al momento della lettura del testo, ho capito. Ed è sta-to emozionante, perché c’era tutto quello che c’eravamo detti.Anche la scelta di mettere la scena al centro credo risulti moltoefficace. Sono certa che lo spettacolo sarà davvero in grado di farcapire alle persone come si sente una donna che ha subito violen-za, e allo stesso tempo chi è un uomo violento. Era difficile, ma ilrisultato è ottimo. Adesso ci credo a tal punto che farò di tutto perrenderlo uno strumento di lavoro anche per il futuro, a partire dal-le scuole, dove vorrei lavorare sul testo, analizzarlo, ragionarci su.Il fatto che a scrivere il testo sarebbero stati tre uomini in un primomomento ha creato delle perplessità diffuse. Avevamo una gran-de paura che potesse essere usato un linguaggio inadeguato, eper noi il linguaggio è importantissimo. Ma alla fine eravamo cosìcoinvolte che abbiamo proprio smesso di farci caso. Non ci pone-vamo più il problema.Quanto agli spettatori, spero che riescano a entrare nella storia. Ecredo che succederà. Credo che davanti allo spettacolo si porran-no degli interrogativi. Andranno a casa e ci ripenseranno. i protagonisti - 15
GIULIA Hai presente quando tutte le cose della tua vita trovano un incastro? Ecco, per me con questo spettacolo è andata così. La proposta di recitarlo è arrivata in un momento in cui pensavo che almeno per un po’ avrei chiuso col teatro. Lo ave- vo lasciato da parte già da qualche anno, e la prospettiva era quella di continua- re a farne a meno. Ma il teatro per me conta molto. È qualcosa che mi completa. Insieme all’attività di operatrice che svolgo al Centro Antiviolenza, fatta salva la mia famiglia, è il grande amore della mia vita. Accanto a te mi consente insomma di dar sfogo al mio ego di attrice e di tirar fuori tutto ciò che assorbo al CAV. Il testo è molto emozionante. Poteva essere complicato, ma gli autori sono riusciti a ricreare in maniera semplice l’escala- tion della violenza, la spirale in cui cadono certe donne. Sono stati eccellenti. Credo che il teatro nasca per raccontare qualcosa che porti a una riflessione. Lo reputo anzi lo strumento di riflessione sui temi sociali per eccellenza. Quindi è perfetto per raccontare la violenza di genere. Ora sta a noi sul palco, che dovre- mo fare un gran lavoro. È uno spettacolo di silenzi, attese, paure. Il messaggio sta tutto dentro la relazione tra i due personaggi. La donna che interpreto è una donna tosta, in parte si desume dal testo, e poi c’ho messo molto di mio. Perché io penso che queste donne non siano vittime, ma eroine. Vorrei che il pubblico questo messaggio riuscisse a coglierlo. SARA Io avevo sempre dato per scontato che uno spettacolo teatrale nascesse dall’idea di un regista, di un drammaturgo, che venisse dalla creatività di un’unica persona. Partecipare alla scrittura collet- tiva di questo testo è stata perciò una sorpresa. L’aspetto più bello è stato probabilmente doversi confrontare con persone senza alcuna preparazione sul tema della violenza di genere, persone a cui mancavano le basi, dal linguaggio al discorso politico. Ci siamo rese conto che spesso diamo per scontate alcune cose che invece in teatro vanno sottolineate. Non spiegate, ma raccontate in un modo ben preciso. Confesso che inizialmente ero scettica. Uno spettacolo teatrale sulla violenza di genere è una cosa deli- catissima. Soprattutto per l’impatto che può avere sul pubblico, e per l’inevitabile coinvolgimento nella storia dei minori. Avevo paura di finire per alimentare i soliti stereotipi. Ma quando ho capito che noi potevamo realmente avere una parte attiva nella scrittura mi sono detta “Oh, che bello!”. È stato entusiasmante. Una volta riletto il testo mi sono resa conto che dà molto bene l’idea della spirale della violenza, rappresentandola senza riprodurre la violenza vera e propria, raccontando una quoti- dianità. Ora l’ambizione è che lo spettacolo riesca a parlare alle persone comuni, che di fronte a certe situazioni il pubblico si ponga degli interrogativi. Anche in merito a situazioni che gli sono vicine, e che magari di per sé non interpreterebbe come violente.16 - i protagonisti
FRANCESCAÈ stata un’esperienza fortissima. Non avevo mai avuto a che fare direttamente col teatro, e pian pianomi sono sentita sempre più coinvolta. Per un certo periodo sono stata costretta a saltare delle sessioni,eppure ogni volta che tornavo avevo la percezione di essere completamente al didentro, parte inte-grante del gruppo.Per chi è abituato a lavorare sempre con un certo approccio al tema della violenza di genere confron-tarsi ogni tanto con punti di vista differenti è prezioso. Con \"Action for Change\" è andata proprio così.Alla fine è nato qualcosa di strepitoso. Una bomba. Grazie al teatro mi sono ritrovata a toccare in primapersona questioni di cui mi occupo tutti i giorni. È stato forte, a tratti quasi straniante.In generale è stato bellissimo vedere come tutti i partecipanti al laboratorio abbiano sempre dato sestessi al 100%. E il testo rappresenta totalmente quanto fatto durante il percorso. È emozionante. Gliautori sono stati bravissimi, hanno trattato tutto con delicatezza e sottigliezza. Io stessa, peraltro, misento co-autrice di Accanto a te: ciò che ho portato è stato ascoltato, elaborato, e infine è confluito neltesto. Sono convinta che l’impatto dello spettacolo sugli spettatori “comuni” sarà fortissimo. Credoche vedendo rappresentati quell’uomo, quella donna, e – seppur indirettamente – quel bambino tuttiriconosceranno qualcosa di sé, o perlomeno qualcosa di vicino.BARBARAHo iniziato questo progetto con entusiasmo e fiducia, anche perché la proposta mi è arri-vata da persone che stimo. Il mio è stato un approccio piuttosto ingenuo, ignoravo total-mente le regole del teatro, i suoi strumenti di elaborazione. Anche per questo ogni tantonon capivo bene come il nostro lavoro, pieno di parole, anche di scontri, potesse portarealla realizzazione di un testo e di uno spettacolo teatrale.Ma ogni giornata è stata emozionante. E faticosa. Ho avuto la possibilità di dare vocea tutte le donne che ho ascoltato in questi anni, e alle loro storie. Mettermi nei pannidell’uomo maltrattante, poi, è stato pesante anche dal punto di vista fisico: dovevo as-sumere una postura rigida, una fisionomia dura. Alla fine ero piena di dolori, contratta,dalle mandibole alle spalle.Le tensioni con chi non aveva esperienza diretta sul tema della violenza di genere sonostate utili. Abbiamo molto insistito su determinate questioni, a partire dal linguaggio.Sentivo forte la responsabilità di ciò che sarebbe venuto fuori. Ma una volta letto il testoho pensato che fosse un capolavoro. Era una sintesi perfetta di tutto ciò che aveva por-tato ciascuno di noi. E, sì, mi sento un’autrice di questo testo a tutti gli effetti.Mi auguro che lo spettacolo produca un alto grado di coinvolgimento e identificazionenegli spettatori. Anche solo rispetto a esperienze di persone vicine. Credo che ci riuscirà,anche perché abbiamo scelto di giocare su un piano non troppo pesante: rappresentaresituazioni estreme di solito respinge le persone, che se ne sentono distanti. E poi sonosoddisfatta per esser riusciti a parlare dei bambini. I minori, nei casi di violenza di genere,spesso sono invisibili, agli occhi delle donne, degli uomini, persino delle istituzioni. i protagonisti - 17
Violenza di genere La mappa dei servizi in Umbria AGGANCIO primo intervento FORZE DELL'ORDINE pronto intervento sociale Intervento DONNA DONNA Centri CHE STA codice rosa CHE ritorna antiviolenza VIVENDO Nel contesto FORZE DELL'ORDINELA VIOLENZA Ospedale di violenza Denuncia telefono donna DONNA Centri antiviolenza CHE chiede servizi sociali Punto di ascolto aiuto UDC DONNA UDC con figli asl minori tribunale penale Per la tutela Può intervenire del minore in diversi momenti del percorso di uscita dalla violenza• FORZE DELL’ORDINE: intervengono su emergenza o segnalazione e raccolgono la denuncia della vittima• CODICE ROSA: è una procedura del PS che permette di rilevare situazioni di violenza sulle donne• TELEFONO DONNA: numero verde dedicato all’accoglienza e all' invio delle donne vittime di violenza• CENTRI ANTIVIOLENZA (CAV): sono luoghi dove le donne possono trovare accoglienza, consulenza e ospitalità• RETE ANTIVIOLENZA (RAV): offre accoglienza, sostegno e orientamento alle donne in difficoltà; fa sensibilizzazione• UFFICIO DI CITTADINANZA (UDC): servizio territoriale del Comune rivolto alle persone, alle famiglie e all'intera comunità• SERVIZI SOCIALI: servizio del Comune rivolto alle persone e alle famiglie• PRONTO INTERVENTO SOCIALE (PIS): una equipe che presta soccorso immediato in situazioni di grave difficoltà• RETE PIS: una rete di strutture di accoglienza in grado di accogliere h24 persone in difficoltà18 - la mappa dei servizi
Le istituzioni umbre si fanno carico delle donne vittime di violenza e dei loro figli con un sistema integratodi servizi in continua evoluzione. Di seguito una sua rappresentazione schematica.prima accoglienza accoglienza residenziale servizi di sostegno case rifugio servizi sociali centri antiviolenza A4C gruppo auto mutuo aiuto case rifugio appartamenti centro salute mentalecentri antiviolenza di semiautonomia autorità comunità servizi giudiziaria educativa minori accompagnamento minorile comunità al lavoro mamma bambino asl centri servizi spazio neutro antiviolenza sociali neuropsichiatria infantile• CASE RIFUGIO: luoghi sicuri e segreti in cui le donne possono sottrarsi alla violenza del maltrattante• APPARTAMENTI DI SEMIAUTONOMIA: appartamenti per donne e figli/e dopo l’uscita dal CAV• GRUPPI AUTO MUTUO AIUTO (A4C): gruppi di sostegno alla genitorialità• CENTRO SALUTE MENTALE (CSM): servizio di secondo livello per la diagnosi e il trattamento psicologico• SERVIZI DI ACCOMPAGNAMENTO AL LAVORO (SAL): sostegno nell’inserimento lavorativo di persone in difficoltà• COMUNITÀ EDUCATIVA MINORI (CE): centri residenziali che accolgono minorenni separati dalle famiglie• COMUNITÀ MAMMA BAMBINO (CMB): centri residenziali che accolgono madri con bambini in difficoltà• SPAZIO NEUTRO: servizio che garantisce il diritto di visita e relazione tra genitori e figli allontanati• NEUROPSICHIATRIA INFANTILE: servizi di secondo livello per la diagnosi e il trattamento psicologico in età evolutiva la mappa dei servizi - 19
Al percorso di \"Action for Change-Italia\" hanno lavorato: • Gianluca Mannucci - coordinatore disseminazione progetto nazionale (BorgoRete) • Corinna Bartoletti - project manager (BorgoRete) • Alessia Fabbri - coordinatrice e supervisione gruppo di lavoro spettacolo Accanto a Te • Massimiliano Burini - drammaturgo e regista • Stefano Baffetti - autore (BorgoRete) • Alessandro Sesti - autore e attore • Giulia Romano - attrice • Barbara Signorini - CAV Perugia • Sara Pasquino - CAV Perugia • Silvia Menicali - CAV Terni • Anna Maria Giorgetti - CAV Terni • Therese Korthals - WSB Perugia • Beatrice Lilli - WSB Terni • Letizia Bargelli - supervisione pedagogica azioni progetto (BorgoRete) • Max Calesini - facilitatore azioni di progetto nazionale (BorgoRete) • Francesca Petrioli - educatrice • Noemi De Luca – ricerca e valutazione progetto nazionale (CESIE)Le istituzioni partner di \"Action for Change\" sono:Il coordinatore, RBKC – Royal Borough of Kensington and Chelsea(Regno Unito), Advance (Regno Unito), the Centre for Economic &Social Inclusion (Regno Unito), the CFCECAS – Center for LifelongLearning and Evaluation of Skills in Social Work (Romania), G-Led(Ungheria), BorgoRete (Italia) e CESIE (Italia). Partner associati sonoil Consiglio Comunale di Westminster (Regno Unito) e il London Bo-rough of Hammersmith & Fulham (Regno Unito).Un ringraziamento speciale a Regione Umbria,Comune di Perugia, Fontemaggiore Teatro,Luoghi Comuni.Per informazioni sul progetto:Telefono: 075 514511E-Mail: [email protected] web: www.borgorete.it/action-for-changeRealizzazione del magazine a cura di Luoghi Comuni:Giovanni Dozzini, David Montiel, Mattia GiambattistaFoto di copertina di H. Kopp - Delaney www.koppdelaney.de
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