LUOGHI COMUNINUMERO15-SETTEMBRE2015-OFFICINASMeC-DISTRIBUZIONEGRATUITA IL MAGAZINE CHE RACCONTA LA PERUGIA VISTA DAL BASSO Foto di copertina Francesca Boccabella - Anno II - Settembre 2015 - n° 15 - Reg. Tribunale di Perugia n° 844/2014
LUOGHI COMUNI LA ZATTERA E LE PAROLE - 4Anno 2- Settembre 2015 - n° 15 NELLE NOSTRE MANI - 8Reg. Tribunale di Perugia n° 844/2014 PERUGIA SOCIAL FILM FESTIVAL - 16Vi raccontiamo la Perugia che funzio-na. La Perugia delle associazioni, la LA COSA GIUSTA DA FARE- 20Perugia di chi fa cultura e di chi lavoraper il bene della comunità. La Perugia IL FESTIVAL CHE VORREMMO CI FOSSE - 22che rifiuta i cliché e crede nella forzadelle idee e della creatività. La Perugia L'INVASIONE DELLA RISATA - 26solidale e la Perugia cosmopolita. LaPerugia che vuole vivere le sue strade Editore: Borgorete Soc. Coop. Soce le sue piazze. Direttore Responsabile: G. DozziniLuoghi Comuni, nato nella primavera Redazione: G. Dozzini, D. Montiel, I. Finocchiaro, M. Giambattista, L. Rosidel 2014 nell’ambito del progetto eu- Community Reporter: M. Calesini, F. Boccabella, F. Forte, D. Nardoni,ropeo Smec (Share My European City), F. Ricci, E. De Meo, Pasquino Peruginoè da qualche tempo anche un’asso- Foto: F. Boccabella, G. Dominici, Futurando, R. Ruspi, M. Filippa,ciazione di promozione sociale. L’as- Fa' la cosa giusta, M. di Giovanni Cocco, N. Cianelli, I. Popova,sociazione si ripromette di sviluppare M. D. Bertoni, Kecko, L. Dafsade, M. Calesiniprogetti di comunicazione sociale, e Locandine: pp 16-17 (PERSO) Archis Comunicazionetra i suoi principali obiettivi c’è quello Fumetti pp. 14, 25: Sudario Brancodi raccogliere fondi per il sostenta- Progetto Grafico e Impaginazione: D. Montielmento della rivista. Foto di copertina: F. BoccabellaVuoi contribuire anche tu?Contattaci [email protected] 075 5145126 | 075 514511 www.luoghicomunimagazine.it luoghi comuniIndirizzo Editore e redazione:via F.lli Cairoli 24, Ferro di Cavallo - Perugia luoghicomunimagazine 2 - EDITORIALE
Perugia,pianeta TerraÈ stata una lunga estate per tutti. Lunga e complicata. Drammatica, per molti versi. Ciòche sta accadendo nel Mediterraneo e nel cuore dell’Europa ci sferza e ci chiama incausa direttamente come uomini e come donne, reclamando la nostra pietà e, certo,la nostra apprensione per un futuro che sembra fuori controllo. I barconi e i tir lungole tratte della speranza e della disperazione, gli scempi dello Stato islamico, ma anchela tragedia del popolo greco e la granitica e miope perseveranza di chi tiene da anni iltimone politico ed economico a livello continentale e ancora più in là.È facile sentirsi impotenti e disorientati, di fronte a tutto ciò. Peraltro il nostro compito,quello di «Luoghi Comuni», è indagare tra le pieghe di Perugia e della sua comunità,portare alla luce le realtà più positive e costruttive, proporre piccoli modelli alternativiin grado di fare da antidoto all’angoscia e ai cupi pensieri. E va bene, continuiamo asvolgerlo, naturalmente. Ma il mondo là fuori ci riguarda, riguarda noi come l’intera cit-tà, e non è un caso che a luglio ci siamo lasciati con un lungo reportage sull’accoglien-za ai migranti a Perugia, e non è un caso se oggi ci ritroviamo con un altro reportagesulla Grecia. Eppure proprio dal bellissimo lavoro di Francesca Boccabella sulla storiadel giornale sociale «Shedia», in qualche maniera una sorta di nostro lontano cuginomaggiore ellenico, è possibile trarre spunti di ragionevole fiducia nei giorni a venire.Siamo orgogliosi di ospitarlo, e ci auguriamo che possa nascere presto una qualcheforma di collaborazione con i ragazzi di «Shedia».Le storie dei migranti, poi, tornano nel racconto della bella serata multi-etnica orga-nizzata ad agosto dall’attivissimo Circolo di Ponte D’Oddi, mentre gli sforzi di costruireinsieme idee di futuro virtuose e sostenibili sono la linfa di iniziative che apprezziamomolto come Futurando e Fa’ la cosa giusta. In questo numero della rivista trovereteanche molto altro: la brutta vicenda (speriamo a lieto fine) del Perugia Social PhotoFest e quella bella e sempre più ricca del Perugia Social Film Festival, i laboratori sullescuole del ciclo formativo organizzato dal Protocollo istituzionale sulle dipendenze ela musica in riva al Trasimeno della banda di «Umbria Noise». E ancora fumetti, conle splendide tavole dei ragazzi della Biblioteca delle Nuvole che d'ora in poi troveretesparse qua e là, yoga e risate, turismo intelligente. Oltre alle nostre rubriche. A quellestoriche di Ivana e di Pasquino Perugino, che ci fa l’onore di rimanere in attività solosulle nostre pagine, se ne aggiunge una ideata da Fabrizio Ricci: Perugia nei giornali dicent’anni fa esatti. Molto interessante, vedrete. Infine si pone la questione di un altrotipo di sostenibilità. La nostra. «Luoghi Comuni» sta cercando di sopravvivere, studian-do forme di finanziamento di vario genere. Nel frattempo abbiamo bisogno del soste-gno di chi ci vuole bene. Per questo, venerdì 25 settembre, organizzeremo una cena disottoscrizione al Circolo del Tempo Bono. Ci vediamo lì, se vorrete.Giovanni Dozzini 3
La zatterae le parole «Shedia» è un giornale di strada che racconta la Grecia sfiancata dalla crisi. Dando lavoro e dignità agli “invisibili” della società Testo e foto di Francesca Boccabella Camminando per le strade di Atene si ha la sensazione non solo di percepire ma di toccare con mano la crisi. Si fa fatica a pensare che una delle stelle della bandiera dell’Unione Europea sia stata disegnata appositamente per la Grecia. La crisi ha prodotto ad Atene gli stessi effetti di una guerra: edifici abban- donati, calcinacci, crepe nei muri, carcasse di automobili per strada, sguardi spenti, file interminabili di esseri umani in attesa di un pasto caldo. Con imbarazzo ci si rende conto di essere nel 2015 e sembra impossibile che ci sia una luce in fondo a questo buio tunnel. La sensazione che si ha quindi imbattendosi nel lavoro della ong Διογένης (Diogene) è più o meno quella di aver trovato una rosa rigogliosa nel deserto. Dal 2010 questa ong cura una rivista, gestisce una squadra di calcio nazionale di senzatetto che ogni anno partecipa alla Homeless World Cup e organizza una serie di eventi culturali e sportivi ad Atene e in altre città greche. «σχεδία» (Shedia), in italiano “zattera” rappresenta esattamente questo per gli abitanti di Atene: la possibilità di salvezza, un’opportunità per rinascere. «Shedia» è una rivista sociale, indipendente, di strada. Ciò che la distingue dal resto dei giornali è che non viene venduta in chioschi o magari in allegato a altri organi di stampa; la vendita avviene esclusivamente nelle strade da parte di persone dai venti ai settantasei anni che hanno vissuto sulla loro pelle gli effetti4 - GLI UOMINI DEGNI
della crisi economica e sociale: senzatetto, disoccupati con poco o nessun tipo di reddito, giovani con pro-blemi di droga e socialmente esclusi. Dal 27 febbraio 2013, giorno dell’uscita del primo numero, «Shedia»attua un processo di riabilitazione sociale. Dal momento in cui queste persone decidono di diventarevenditori, ricevono un “capitale iniziale” di dieci copie della rivista; con il ricavato sono così in grado diacquistare altre copie al 50% del loro valore. Il venditore acquista le riviste a 1,50€ e le vende a 3€; ognivenditore riceve inoltre un cartellino e un giubbotto identificativo da indossare durante la vendita. Perogni giornale venduto viene rilasciata una ricevuta.Questo importante processo interviene in due modi fondamentali nella vita delle persone: il primo e piùevidente è che così facendo chi non ha niente acquisisce la garanzia di un reddito minimo per soddisfa-re i bisogni più elementari; il secondo è che grazie a «Shedia» le persone ritrovano la loro dignità perdu-ta, ricevono uno stimolo a ripartire per ricostruire le loro vite. Dalle testimonianze dei venditori si evincel’importanza di avere uno scopo nella vita, di essere socialmente attivi per scrollarsi di dosso il bollino di“invisibile”; che sia in uno dei letti degli alberghi municipali o di una casa, queste persone ogni mattina sialzano e si preparano per andare al lavoro, un’attività attraverso la quale conoscono molta gente, stringo-no amicizie, creano situazioni di divertimento e allo stesso momento il loro reddito: è da qui che nasce laforza di reagire, si torna a sentirsi parte attiva della società e a percepire la speranza in una vita migliore. 5
Camminando per le strade di Atene si ha la sensazione non solo di percepire ma di toccare con mano la crisi. Si fa fatica a pensare che una delle stelle della bandiera dell’Unione Europea sia stata disegnata appositamente per la Grecia. La crisi ha prodotto ad Atene gli stessi effetti di una guerra: edifici abban- donati, calcinacci, crepe nei muri, carcasse di automobili per strada, sguardi spenti, file interminabili di esseri umani in attesa di un pasto caldo. Con imbarazzo ci si rende conto di essere nel 2015 e sembra impossibile che ci sia una luce in fondo a questo buio tunnel. La sensazione che si ha quindi imbattendosi nel lavoro della ong Διογένης (Dioge- ne) è più o meno quella di aver trovato una rosa rigogliosa nel deserto. Dal 2010 questa ong cura una rivista, gestisce una squadra di calcio nazionale di senzatetto che ogni anno partecipa alla Homeless World Cup e organizza una serie di eventi culturali e sportivi ad Atene e in altre città greche. «σχεδία» (Shedia), in italiano “zattera” rappresenta esattamente questo per gli abitanti di Atene: la possibilità di salvezza, un’opportunità per rinascere. «Shedia» è una rivista sociale, indipendente, di strada. Ciò che la distingue dal resto dei giornali è che non viene venduta in chioschi o magari in allegato a altri organi di stampa; la vendita avviene esclusiva- mente nelle strade da parte di persone dai venti ai settantasei anni che hanno vissuto sulla loro pelle gli effetti della crisi economica e sociale: senzatetto, disoccupati con poco o nessun tipo di reddito, giovani con problemi di droga e socialmente esclusi. Dal 27 febbraio 2013, giorno dell’uscita del primo numero, «Shedia» attua un processo di riabilitazione sociale. Dal momento in cui queste persone decidono di diventare venditori, ricevono un “capitale iniziale” di dieci copie della rivista; con il ricavato sono così in grado di acquistare altre copie al 50% del loro valore. Il venditore acquista le riviste a 1,50€ e le vende a 3€; ogni venditore riceve inoltre un cartellino e un giubbotto identificativo da indossare durante la Lambro viene dall'altra parte dell'Atlantico. Lavora con «Shedia» come guida turistica e venditore di strada del giornale6 - GLI UOMINI DEGNI
STRANIERO A CHI? A Ponte D’Oddi c’è un nuovo centro per rifugiati. Il quartiere lo ha visto come un’opportunità di incontro e arricchimento Testo di Franca Forte Foto di Gianni DominiciAncora oggi Ponte D’Oddi sconta gli effetti di un passato che ne ha pesantemente pregiudicato la re-putazione, sebbene da anni ormai quel passato sia alle nostre spalle, e l’attuale realtà del quartieresia omogenea, commercialmente sviluppata, con discreti servizi e soprattutto – ci tengo a sottoline-are - con un forte spirito di identità e appartenenza degli abitanti, sempre molto partecipi alla vita delquartiere. Fondamentale è la presenza e l’attività del Circolo di Ponte D’Oddi , che vanta più di centoiscritti, e che porta avanti , ormai da settanta anni, una serie di eventi e di progetti culturali e sociali ilcui obiettivo è quello di rendere sempre più piacevole e sicuro vivere qui, ma anche di riempire i vuoticreati dalle amministrazioni e dall’assenza delle forze politiche e istituzionali.Con lo spostamento della caserma dei carabinieri, non gradito dai residenti, e l’insediamento al suo postodi un centro per rifugiati, il quartiere non ha reagito con una chiusura, ma anzi, è stata colta l’occasionee l’opportunità di poter incontrare e conoscere realtà e culture diverse. L’atteggiamento di cura e amoreper il proprio territorio non si è tramutato quindi in chiusura, barricate e paura del diverso! Al contrario lanostra esperienza dimostra che porsi in maniera inclusiva genera un vantaggio per tutti. Insieme ai ragaz-zi-ospiti abbiamo organizzato tornei di calcetto che hanno facilitato la conoscenza tra i giovani perugini egli stranieri, i quali, sentendosi parte del quartiere, ricambiano come possono facendo lavoretti volontari oaiutando gli abitanti nelle piccole incombenze quotidiane.Ma la soddisfazione più appagante l’abbiamo provata sabato 22 agosto, giorno conclusivo della festa diquartiere durata quattro giorni e organizzata dal Circolo di Ponte D’Oddi: grazie alla collaborazione conla cooperativa Perusia che gestisce il centro dei rifugiati, il Circolo ha organizzato una cena multietnica. Lapartecipazione è stata inaspettata, e, tra residenti, rifugiati e ben cinquanta studenti dell’Università per Stra-nieri, la piazza del quartiere ha contato circa duecento persone che con entusiasmo hanno contribuito allariuscita della serata scambiando e condividendo suoni, canti, danze, sapori e profumi. Un’esperienza direiunica nel suo genere, in controtendenza con la scarsa integrazione tra l’università, i ragazzi stranieri che lafrequentano e i perugini. Più che una ricchezza da valorizzare questo ateneo, che molti ci invidiano, è spessovissuto come un corpo “estraneo”; invece a Ponte D’Oddi abbiamo avuto modo di sperimentare, con suc-cesso, il piacere della contaminazione, dello scambio e del dialogo.È stato bello stare serenamente seduti uno accanto all’altro, conoscersi attraverso i cibi, e poi parlare,ridere, suonare, cantare e ballare insieme! Un bilancio positivo, quindi, che ci ripaga dell’impegno e dellavoro che viene svolto ogni giorno a favore della comunità di Ponte D’Oddi e che però non deve solleva-re le autorità preposte dai loro compiti istituzionali, indispensabili e fondamentali per il mantenimentodella qualità della vita qui come in tutta la città. 7
Nelle nostre mani Futurando è il laboratorio ideale in cui immaginare il mondo di domani. Nel rispetto della natura e nella riscoperta della manualità. La quinta edizione è in arrivo il 19 e il 20 settembre Testo di Giovanni Dozzini Foto di Futurando8 - GLI UOMINI DEGNI
Il futuro non è ancora scritto. Il futuro, dicono i ragazzi di Futurando, dipende da ogni singolo in-dividuo. La responsabilità di ciò che sarà è di tutti. Il concetto appare semplice, ma tutto si giocasul modo di intendere questa responsabilità. Sulla sua concretezza, sul suo pragmatismo, anche.E qui viene il bello. Chi ha avuto modo di partecipare alla manifestazione negli anni scorsi sa benedi cosa stiamo parlando. Il 19 e il 20 settembre si svolgerà la sua quinta edizione, naturalmente aVilla Taticchi, accanto al Tevere. A Ponte Pattoli, una manciata di chilometri a monte di Perugia.Un luogo splendido, il luogo in cui tutto ha avuto inizio e non può che continuare a esistere.Francesca Taticchi ci è nata, ed è passeggiando nella tenuta che ha immaginato nitidamente Fu-turando. Quella bellezza, quell’equilibrio armonioso tra natura e lavoro dell’uomo, doveva esserecondiviso con gli altri. Quel posto, casa sua, si sarebbe quindi trasformato in un laboratorio percomporre idee possibili di futuro. Coinvolgendo amici, associazioni, gente di ogni sorta.Nel tempo Futurando è cresciuto, le persone e le idee si sono moltiplicate a dismisura, sempre in-torno allo stesso concetto di fondo: qui ci si adopera per progettare modelli di sviluppo sostenibi-li ed efficaci. Partendo dal recupero di una dimensione smarrita, quella del rapporto con la naturae con le sue regole. Se c’è una parola chiave, quest’anno ancor più che in passato, è “ruralità”. Unaparola che può significare molte cose, e che senz’altro ha a che fare con un modo di intendere ilproprio stile di vita. Si tratta di coltivare la terra – “Madre Terra”, dice Francesca Taticchi – in armo-nia coi cicli naturali, certo. Ma si tratta anche di recuperare certe pratiche e certi approcci che finoa solo cinquanta o sessant’anni fa erano diffusi e comuni. «Le case coloniche, dove si viveva intante famiglie, dopotutto erano una sorta di co-housing, fondata sulla condivisione delle risorsedisponibili». E poi c’è la manualità: «Si faceva tutto da soli, e se si rompeva qualcosa la si aggiu-stava, senza comprare sempre cose nuove». Su questo la Taticchi insiste particolarmente. «Nonperché dobbiamo imparare a costruirci i tavoli da soli. Quel che conta è l’esercizio, l’approccio.Ormai siamo abituati a non sapercela cavare con le nostre forze di fronte ai problemi. E invece iproblemi bisogna affrontarli, e cercare di risolverli. Rivolgersi sempre e comunque agli altri pertrovare le soluzioni non è inevitabile».Al recupero della manualità, al riuso e al riciclo è peraltro legata anche la possibilità di produrre menorifiuti, a ben vedere una delle chiavi di volta del progresso per come possiamo provare a concepirlo nel2015. Perché, attenzione, a Futurando non si predica un semplice e romantico ritorno alle origini: «Èuna rilettura in chiave moderna di quelle risorse: gli uomini devono imparare a produrre meno rifiuti,a fare a meno del consumo smodato, a evitare gli sprechi. E ad avere fiducia nella propria capacità dirisolvere i problemi».Francesca Taticchi è un vulcano. Di professione fa la cuoca, ma messa così suona davvero ridut-tivo. Perché di fatto questa donna è un continuo ribollire di idee, una continua ricerca di stradenuove da percorrere insieme a quanta più gente possibile. Per Futurando in effetti se ne è trasci-nata dietro tantissima, tra chi viene a fare mercato, chi viene a raccontare le proprie esperienze ei propri pensieri, chi viene semplicemente a mangiare o divertirsi.Le conferenze, quest’anno si chiameranno “cir-conferenze”, perché si svolgeranno all’interno diun grande cerchio disegnato da balle di paglia, e perché non c’è niente di più inclusivo di uncerchio: tutti devono partecipare, artigiani, mercanti, produttori, istituzioni. «Sono invitate allastregua di chiunque altri: la speranza è che vengano a dare il proprio contributo e ad ascoltare.Ma togliamoci dalla testa l’idea che il futuro sia esclusivamente nelle loro mani. Il futuro dipendedalla politica non più di quanto non dipenda dagli individui e dalla collettività».Futurando, in realtà, è politica allo stato puro. Per le idee che si coltivano, ma anche per gliscenari che si cercano di costruire insieme. «Sono fermamente convinta della possibilità di dar 9
forma a un nuovo modello economico», dice Francesca Taticchi, «che si fondi sulla sostenibilitàe l’armonia con l’ambiente, e sulla condivisione della ricchezza e del benessere». Se l’Umbria siaffermasse come un territorio in cui la terra è coltivata in base a principi sani e giusti, dice, in cuii ristoranti cucinano prodotti locali e sicuri, in cui l’ambiente è rispettato e tutelato, si potrebbealimentare un turismo consapevole in grado di portare un grande indotto. «L’Umbria è una terrameravigliosa, e facendo rete, adottando un certo approccio all’agroalimentare e alla cura delbenessere, si potrebbe facilmente riuscire a promuoverla come meta ideale per una larghissimafetta di turisti provenienti da tutto il mondo». Ideali e concretezza, insomma. Come insegna lacultura della terra. Futurando non è un gioco. Qui si prova a scrivere un pezzo di futuro, insiemee senza dare niente per scontato.La quinta edizione di Futurando si svolgerà nella te- Oltre al mercato di artigianato e prodotti a Km 0, Villanuta di Villa Taticchi, a Ponte Pattoli, sabato 19 e do- Taticchi sarà teatro di spettacoli musicali, esibizionimenica 20 settembre. La formula è quella di sempre: di danza, yoga, laboratori. Senza contare la mattina-dibattiti, spettacoli, laboratori, giochi, il mercato. ta di sabato dedicata alle scuole: è bene che le rifles-Cuore della manifestazione saranno senza dubbio le sioni sulla necessità di condurre stili di vita sosteni-tre “cir-conferenze” allestite in un cerchio composto da bili comincino fin da piccoli. Le forze in campo sonoballe di paglia. La prima, sabato 19 alle 16, riguarderà numerose. Oltre all’associazione Gaia collaboreran-il tema dell’evoluzione personale, e vedrà la partecipa- no all’organizzazione la Confederazione italiana de-zione, tra gli altri, di Vanessa Nardon, Rita Persichini e gli agricoltori (Cia), le Fattorie didattiche del GruppoDante Marchini. Domenica 20 alle 11, invece, si parlerà di di interesse economico (Gie), Altro Cioccolato, Fa’ laeconomia sostenibile insieme a Jacopo Fo e all’assesso- cosa giusta e Vignaioli Resistenti.re all’Associazionismo del Comune di Perugia Dramane Si apre intorno alle 10 del mattino, si va avanti fino aWagué. Si chiude domenica alle 16 con l’incontro sulla notte inoltrata. L’ingresso è gratuito. Per ulteriori infor-cultura della ruralità, con un parterre composto tra gli al- mazioni sul programma è possibile visitare la paginatri da Antonio Lattanzi, Mario Cecchi e Cesare Castellini. Facebook della manifestazione: “Futurando”.10 - GLI UOMINI DEGNI
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Rock in riva al lagoRitorna Umbria Noise by the lake, la festa di fine estatedella fanzine musicale perugina. Tra band locali e un po’ di letteraturaTesto di Danilo NardoniFoto di Riccardo RuspiÈ ormai da considerare come la festa annuale di pezzi di storia della scena musicale regionale. Così«Umbria Noise». Un momento per incontrare anche dopo anni di silenzio sono ritornati live alcune re-fisicamente chi supporta la rivista, i suoi tanti lettori altà che meglio di altre hanno fatto la storia dellae soprattutto per dare spazio alla musica. Dopo aver- musica underground umbra di fine millennio: glilo fatto per un altro anno su carta e su web ora dal Irritazione, gli Amplessi Komplessi/MassaKritica e ipalco della Darsena non si useranno penna e imma- tuderti Lilith. Domenica 20 settembre si finirà congini ma si tornerà a far “parlare” la miglior musica in Pablo Raster Live Dub Set e molte altre sorpresecircolazione dalle nostre parti. della scena musicale umbra.Tutta la musica rock della regione racchiusa in tre Ad arricchire la seconda edizione di Umbria Noise Bygiorni di festival. È Umbria Noise by the lake – La The Lake e ad aprire le giornate di sabato e domenicamusica umbra sul palco della Darsena. In riva al ci sarà il Noise Letterario, uno spazio curato da Mat-Trasimeno, il 18-19-20 settembre, torna quindi la teo Schifanoia, Giovanni Dozzini, Giulia Coletti, Luciaseconda edizione di questo originale evento grazie Mariani, Francesca Chiappalone, Ilaria Rossini. Tuttoalla collaborazione tra il collettivo Umbria Noise e nella terrazza della Darsena, in riva al lago Trasimeno,lo storico locale di Castiglione del Lago. Ci saranno tra presentazioni di libri e reading a partire dalle 19.sette band emergenti, molte delle realtà umbre che Sabato 19 settembre in programma la presentazionevivono di musica e spazio alla letteratura, con autori del libro I giorni della nepente (Effequ editore) di Mat-umbri, attraverso il Noise Letterario in terrazza. I con- teo Pascoletti. Domenica 20 settembre, inoltre, pre-certi inizieranno alle 22.30 e saranno tutti a ingresso sentazione del libro Perché non sono un sasso (Delgratuito. Venerdì 18 settembre si inizierà in compa- Vecchio editore) di Gianni Agostinelli. In entrambi ignia di Katzenklavier e Wonder Vincent, con dj set di giorni ci sarà pure un reading collettivo di scrittori ebenvenuto a cura della redazione di Umbria Noise poeti che hanno pubblicato nella rivista.(selezioni musicali 100% made in Umbria) e dj Scapo Tutte le sere, infine, live painting ed esposizioni diper l’aftershow. strumenti musicali artigianali di giovani maestri liu-Sabato 19 settembre invece profumo di anni ‘90 tai umbri. Non mancheranno, naturalmente, le copieper un salto nel passato, nella musica e non solo. della fanzine «Umbria Noise» uscite a cadenza men-Un evento imperdibile per vedere sul palco alcuni sile in quasi quattro anni di attività editoriale.12 - GLI UOMINI DEGNI
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COMEAND VISITPERUGIAAlla scoperta della porta d'accesso 2.0 alla cittàTesto di Mattia GiambattistaFoto di Marco FilippaUna vetrina, una guida, uno strumento di turismo Il vero salto di qualità, Luca e Pietro, ritengono poiintegrato che punti a promuovere Perugia e a dar- di averlo fatto nel nome dell’internazionalizzazione,le una visibilità e una dimensione maggiormente un processo iniziato con l’acquisto del nome di do-internazionali. È questo lo scopo che ha portato minio dal suffisso .com (scelta fatta a scapito dellaal concepimento di visitperugia.com, un portale di forma gratuita .it), e perfezionato dal lavoro di Dan,accesso a informazioni su luoghi, eventi e struttu- traduttore madrelingua che ha reso i contenuti delre ricettive della città, che possa fornire un punto di sito disponibili in un inglese impeccabile. Se la pro-riferimento a chiunque voglia venire a visitarla. Una mozione turistica è solo lo step base del piano, i duerisorsa che, secondo Luca Rossi e Pietro Andrea ragazzi hanno già fissato i prossimi obiettivi futuribili.Duranti, ideatori del progetto, a Perugia mancava Il primo è fare incoming, intrecciando una rete conproprio. Un’intuizione che ha trovato un riscontro operatori turistici, associazioni e aziende del territo-di pubblico stupefacente, soprattutto fra i perugini. rio. A tal proposito, già lo scorso 14 agosto, in col-«La scintilla è scattata dall’amore per la città e da laborazione con EcoBike, Luca e Pietro hanno por-una riflessione condivisa sulle esperienze che en- tato qui sei persone dal Belgio preparando per lorotrambi abbiamo maturato viaggiando», dice Luca. un tour in bici. Il secondo passo, poi, è fare cultura:«Ci siamo accorti di come, dal punto di vista turisti- «Noi vorremmo arrivare a allestire un vero e proprioco, a Perugia ci fosse un significativo gap con altre evento culturale targato Visit Perugia…».località italiane e estere. Ci siamo chiesti: “Un turista Per crescere, però, i due giovani, che si dedicanoche arrivi qui, non si troverebbe forse un po’ perso? al portale ogni giorno dopo aver terminato altroveCome saprebbe quali siano gli eventi in corso ai la loro giornata lavorativa full time, dicono di con-quali possa avere interesse a partecipare, per esem- tinuare ad aver bisogno dell’appoggio di Perugia epio?”». Da qui l’idea di creare un portale integrato lanciano un appello finale a tutti i perugini: «Viveteche desse consigli, recensisse strutture, elaborasse la vostra città, e scopritela in ogni angolo. Ma so-tour o tracciasse percorsi enogastronomici. A fian- prattutto raccontatela, invogliate gli altri a farlo, eco, senz’altro, delle consuete descrizioni sui siti sto- magari fateci sapere se scoprite qualcosa di nuovorici di Perugia, che da sole sarebbero state, tuttavia, e interessante».qualcosa di asettico e autoreferenziale. 15
L’edizione 2015 del PerSo è prima di tutto un esperimento di integrazione. Sempre più riccoDopo l’esperimento ben riuscito dell’anno scorso e la sociale», come tiene a precisare il direttore organizzati-recente collaborazione con il Festival Internazionale del vo Marco Casodi. Per entrambe le giurie sono stati pre-Giornalismo, il Perugia Social Film Festival insiste con la visti degli appositi momenti di formazione, per la primascommessa di fare di Perugia il punto di approdo del ci- in via della Viola e per la seconda all’interno del carcere,nema sociale e del documentario di narrazione. dove poi, durante la manifestazione, andranno anche iLa sorprendente risposta dei tanti registi che da ogni registi stessi a presentare i propri lavori.parte del mondo hanno partecipato al bando di con- Accanto a queste troviamo la giuria del comitato di sele-corso indetto l’ottobre scorso, inviando circa trecento zione, la giuria del pubblico e la giuria ufficiale compostaopere da selezionare, e la buona partecipazione dei da Roberto Andò, regista siciliano collaboratore tra glicittadini coinvolti anche nell’avventura del comitato di altri di Francesco Rosi, a cui è dedicata la retrospettivaselezione, rendono la prima edizione del PerSo un in- sull’autore di quest’anno, dall’attrice e regista Valentinateressante nodo tra locale e internazionale. Un doppio Carnelutti, e da Piergiorgio Giacchè, antropologo del ci-sguardo che emerge poi dalle cinque sezioni del con- nema e del teatro. Un totale di cinque giurie per un pa-corso, tra cui troviamo un apposito premio dedicato norama sfaccettato e sorprendente: dal Messico alla Po-all’Umbria assegnato da una giuria molto particolare lonia per quanto riguarda le provenienze; dai quartieri dicomposta da cinque rifugiati politici messa in piedi Napoli alle case popolari di Tijuana, dai cioccolatieri dicon la collaborazione dell’Arci. Questa, insieme all’altra Modica ai veleni di Taranto, passando per la lotta dellecomposta da sette detenuti della Casa Circondariale di donne africane contro le malattie neonatali e il raccontoPerugia-Capanne cui toccherà giudicare in parte i cor- del fragile mondo della vecchiaia, per quanto riguarda letometraggi, costituisce «un vero e proprio esperimento tematiche. Con oltre cento proiezioni nelle quattro sale16 - GLI UOMINI DEGNI
Testo di Lavinia Rosidel centro storico rigorosamente a ingresso gratuito, tre Da qui la capacità di creare un legame di continuità con ilconvegni, due eventi speciali, oltre novanta ospiti da ogni territorio e con la città, dal tentativo di ridare vita all’Um-parte del mondo, approfondimenti tematici ed eventi se- bria Film Commission alla previsione di appuntamentirali con dj set degli stessi registi, i dieci giorni del Perugia distribuiti nel corso dell’anno e di collaborazioni duratu-Social Film festival, dal 18 al 27 settembre, saranno molto re, come quella con le associazioni di quartiere del centropiù di un appuntamento cinematografico. storico, con i cinema del centro che mettono a disposi-Sarà piuttosto una foresta fertile di mondi possibili, sem- zione le proprie sale, con l’Adisu Perugia e i due atenei,pre imprevedibili e spiazzanti; un esperimento di acco- anche in vista dell’annunciata istituzione di un centro diglienza e di inclusione; di racconto del reale, quel reale documentazione cinematografica promosso dall’Univer-multiforme che brulica di proposte e prospettive nuove, sità degli Studi. È inoltre centrale il coinvolgimento dellema che troppo spesso resta periferico, lontano dai riflet- scuole secondarie con proiezioni dedicate e laboratori. Iltori. Quasi fosse una realtà di serie B o, all’opposto, una PerSo ospiterà poi, come l’anno scorso, il convegno an-realtà di nicchia. Ma il PerSo nasce e prosegue con l’idea nuale della psichiatria umbra, lanciando la proposta deldi amalgamare meglio esperienze tra loro anche mol- tutto innovativa di una Fondazione di Comunità.to diverse, spesso troppo isolate, facendole uscire allo L’idea è quella di fare rete, di creare una politica cultura-scoperto e avvicinandole alla nostra quotidianità, alle le duratura: «Un festival non deve essere una specie dinostre personali storie che forse non sono poi così tanto astronave che atterra, escono dei marziani e dopo unadistanti. Un’impostazione che proviene anche dal sog- settimana ripartono», sostiene il direttore artistico Mariogetto promotore, la Fondazione La città del sole, attiva Balsamo. E il PerSo, alla faccia del nome, sembra stia an-nel campo della salute mentale con progetti innovativi. dando nella direzione giusta. 17
UN SECOLO INDIETRO Conquestanuovarubricavifacciamofareunsaltoindietrodi cento anni, sfogliando le pagine dei giornali della Perugia di inizio ‘900. Per riscoprire la storia attraverso la città, i suoi cam- biamenti, le dispute politiche, le invenzioni e gli stravolgimenti.Il tutto grazie a uno strumento davvero straordinario: l’emeroteca digitale della biblioteca Augusta. Anno I - settembre 1915 - Perugia - Zero Lire Testo di Fabrizio Ricci lA GRANDE GUERRA E LA GUERRA AGLI SPECULATORI Un secolo fa. Settembre 1915. L’Italia è in bo tedesco»), conta i morti («l’un dopo l’altro guerra da tre mesi e lo è anche Perugia. La sono giunti con crudele assiduità gli annunzi stampa locale, in particolare quella di orien- di morte di molti nostri concittadini») e denun- tamento liberale («L’Unione Liberale – Cor- cia le condizioni dei poveri che già risentono riere quotidiano umbro sabino», l’unico vero del carovita e delle speculazioni, che non man- quotidiano di Perugia all’epoca), trabocca di cano anche a Perugia. Emblematico è il caso retorica nazionalista, esalta il coraggio e l’ar- del Molino e Pastificio di Ponte San Giovanni dore dei nostri soldati al fronte e si scaglia denunciato dalle colonne de «La Battaglia», contro gli scioperanti del settore tessile, col- organo della Federazione Socialista umbra. pevoli di esporre ai danni del rigido inverno «La speculazione sulle farine e sul macinato è alpino “quei figliuoli adorati”. la più ignobile – si legge in un articolo dal titolo «Non è piacevole che una piccola categoria di emblematico Affamati e affamatori - e diventa lavoratori abbia ceduto alla tentazione di scio- schifosa quando essa vien fatta in epoche in cui perare in un’industria di cui vi è grande biso- la morsa della fame stringe dappresso città e gno per vestire i nostri soldati, mentre tutti i nazioni». Il foglio socialista prende in esame il cittadini si studiano di prevenire o alleviare i bilancio del pastificio nel primo anno di guer- danni del rigido verno alpino per quei figliuoli ra, anno in cui, denuncia La Battaglia, «il Molino adorati. (…) Una lunga esperienza dimostra fa i suoi affari in modo così splendido che mai che lo sciopero è una malattia contagiosissi- esercizio finanziario fu più fiorente». L’utile net- ma e bisogna curarlo e isolarlo subitissimo». to è di oltre “quattrocentomila lire”, e il Molino Naturalmente, tra i “figliuoli adorati” al fronte, “concede un dividendo del 10% agli azionisti”. vi è particolare attenzione per quelli perugini. Ma quello che davvero non va giù al cronista è Mario Rosi, «figlio del proprietario del Caffè che al “consigliere delegato”, il cavalier Samue- del Commercio, in via Mazzini», è il primo sol- le Rossetti, vadano la bellezza di ottantaduemi- dato perugino decorato al valore «e il suo ge- la lire: «Per dio! Deve essere un gran finanziere sto coraggioso onora un po’ tutti i perugini, la costui, pagato due volte più di un ministro!». caratteristica del cui temperamento - scrive il cronista de “L’Unione” – è appunto quella cal- ma freddezza, quella placida nonchalance che non li abbandona in nessuna circostanza». La stampa socialista e repubblicana ribat- te («come è turpe lo spettacolo di coloro che rimangono, dopo aver voluta la guerra, ad intrecciar frasi retoriche sui falciati dal piom-18 - GLI UOMINI DEGNI
gli eventi di settembreRIFLESSI D'ACQUA MER HAPPY STREET. Allestimento del corner 23 informativo dell'associazione BorgobelloUn tributo all'acqua, elemento prezioso, indispensabile, e piccole degustazioni gratuite di fruttavitale. Di e con M. Chiarini. Chitarra G. Kaczmarek, di stagione. Dalle 17. Corso Cavour Altoclarinetto L. Parisi. Ingresso LiberoVenerdì 11, ore 21 – Piazza antistante Palazzo della PennaSabato 12 e domenica 13, ore 21 – Teatro Bicinisab UNTI & FELICI E FESTA DEI BERSAGLIERI CENA SOTTOSCRIZIONE LUOGHI COMUNI12 Terza edizione. Cibo di strada, Street Band Show, i 7 CERVELLI LIVE (Sobellobuloeballobene) «Luoghi Comuni» organizza una cena didom e mangio street food, la Fanfara dei Bersaglieri, sottoscrizione che ci permetterà di stampare un13 la Notte BLU con concerti di musica Blues con nuovo numero del giornale in attesa di trovare Tito Esposito, Son Red Jhon, Matteo Brancadori, forme di finanziamento solide e durature. CiMER spettacoli luminosi e video art e tanto altro. stiamo lavorando, e sappiamo che ce la faremo.16 Dalle 11 alle 24. www.borgosantantonio.com Intanto il vostro contributo, per noi, è prezioso.SAB DA BORGOBELLO A BORGOBELLO VENERDÌ 25 SETTEMBRE al Circolo del Tempo19 Visita guidata a Palazzo Baldeschi. Mostra L'Umbria Bono, in via del Cortone. Si comincia verso le 19, vista dall'alto. Ore 9.30, Giardini del Frontone. si va avanti fino a tardi, con cibo, vino, musica e MERENDA PUNK arti varie, più qualche sorpresa. Jenny Woo, Plakkaggio HC, Pat Atho, Paul Gascoigne. Ore 15 - Free Ride. Via della Viola È possibile prenotarsi scrivendo a: NEL CIELO DI PERUGIA. Ore 17 - Corso Cavour 165 [email protected] BORGOBELLO IN FIERA o telefonando al numero 345 2816290 Mercatino degli artigiani e degli hobbisti. La quota di partecipazione è di 20 euro Dalle 9 alle 20. Corso Cavour Alto SAB FEDERICO FIUMANI & DIAFRAMMAdom VIA DEI PRIORI VIA DEI COLORI 26 Ore 23.30 - Darsena, Castiglione del Lago20 Settima estemporanea di pittura di via dei Priori. MER LA CORRIDA. Esibizioni artistiche dei “dilet- Dalle 9 alle 19.30. Per informazioni e iscrizioni: 30 tanti allo sbaraglio”. Dalle ore 18.30 alle 20. 075 5728919 - [email protected]; Cena a base di prodotti tipici locali. Ore 20 [email protected] Circolo del Tempo Bono. Via del Cortone. I SENTIERI DEL BORGO BELLO Passeggiata alla scoperta delle vie del Borgo recuperate dall'associazione. Dalle 15.30. Partenza da Corso Cavour 165. Per prenotazioni 329 6118813. Un'agenda condivisa on-line www.perugiaagenda.it 19
LA COSA GIUSTA DA FARE Torna la fiera del consumo consapevole e degli stili di vita sostenibili Testo di Mattia Giambattista Foto di Fa' la cosa giusta Torna a Perugia Fa’ la cosa giusta!, fiera del consumo critico e della sostenibilità tradotta in tutte le sue possibili forme. La manifestazione, alla sua seconda edizione nella nostra regione, si svolgerà presso lo spazio espositivo di Umbriafiere a Bastia Umbra e sarà distribuita su tre giornate, dal 2 al 4 ottobre prossimi. La rassegna verrà riproposta in Umbria dopo il sorprendente successo dello scorso anno, e il feedback positivo ricevuto da pubblico, aziende, operatori e istituzioni, con un’affluenza di pubblico che ha superato le 10mila persone nell’arco dei tre giorni. Economia sostenibile, risparmio energetico, riciclaggio, alimentazione e cooperazione. Sono solo al- cuni dei temi che saranno affrontati nel corso della fiera. Attraverso seminari, incontri, convegni ed esposizioni, ma anche workshop, laboratori e presentazioni di libri. Accanto allo spazio fieristico, in- fatti, Fa’ la cosa giusta! Umbria prevede un assortito programma culturale, un tratto che consentirà alla manifestazione, impreziosendola, di trascendere la semplice attenzione all’aspetto economico e produttivo, pur senz’altro trattato, ed esaltare quello sociale. L’esposizione toccherà numerose aree tematiche all’interno delle quali verrà sviluppato il titolo dell’edizione 2015: “Ripartiamo dalla terra”. La mobilità, ad esempio, con la presentazione di mezzi di trasporto a ridotto impatto ambientale (vei- coli elettrici, ibridi e a idrogeno) e strumenti di spostamento sostenibile (car sharing, car pooling). L’alimentazione, come detto, con la presenza di produttori e trasformatori che credano nei concetti di biodiversità, filiera corta e difesa della sovranità alimentare. Tra le novità più interessanti dell’edizione 2015 ci sarà, a proposito, l’area VeganOk Expo, uno spazio dedicato esclusivamente a prodotti vegani di alta qualità, pensato per le persone che abbiano fatto questa scelta alimentare. E ancora l’abitare sostenibile, con tutto ciò che questo abbraccia, come risparmio energetico, detersivi ecocompatibili, raccolta di rifiuti e bioedilizia. Infine ci sarà spazio per cosmesi naturale, ethical fashion e turismo ac- cessibile e rispettoso dell’ambiente.20 - GLI UOMINI DEGNI
Una delle più grandi opportunità offerte daFa’ la cosa giusta! risiede nella possibilità chehanno espositori con una visione affine di en-trare in contatto tra loro e tessere relazioni emagari vere e proprie reti di collaborazione;oltre a questo, ovviamente, la fiera è l’occasio-ne ideale per educare i consumatori di oggi,ma anche quelli di domani, con un’attenzioneparticolare riservata ai bambini e ai prodottipensati per loro, e la progettazione di un pro-gramma per le scuole che coinvolga studentidi istituti di ogni ordine e grado. Due peculiari-tà, queste, che nobilitano una fiera che si pro-pone di essere a misura d’uomo.Fa’ la cosa giusta! nasce da un’idea di Terre diMezzo Editore, che da 13 anni a questa parteorganizza l’edizione nazionale della fiera a Mi-lano. Si tratta tuttavia di un format che, a diffe-renza di ciò che accade, ad esempio, con Expo,non viene venduto a pagamento ma può esse-re ceduto gratuitamente a qualsiasi comitato osocietà interessati a portare nella propria cittàla manifestazione, e che ne facciano richiestaall’editore. Per poter essere accettata, chia-ramente, la domanda dovrà essere animatadall’intento, da parte dei potenziali promotori,di diffondere pratiche virtuose, valorizzare spe-cificità ed eccellenze, e fare tutto ciò in rete e insinergia con il tessuto istituzionale, associativoe imprenditoriale locale. Chi voglia organizzarela fiera, poi, dovrà inoltre attenersi a un discipli-nare che uniforma il marchio Fa’ la cosa giusta!e regola l’allestimento dell’evento.Il circuito nazionale della manifestazione com-prende, ad oggi, da nord a sud, quattro regioni:Trentino Alto Adige (Trento), Piemonte (Torino),Umbria e Sicilia (Palermo). Da noi la rassegnaè organizzata da Fair Lab in collaborazione conUmbriafiere.Tutte le informazioni sulla fiera in Umbria e ilrelativo programma dell’edizione 2015 sono di-sponibili sul sito www.falacosagiustaumbria.it.Il biglietto d’ingresso avrà un costo di 3 euro esarà invece gratis per ragazzi e ragazze che ab-biano fino a 14 anni; gli eventi collaterali saran-no tutti gratuiti. 21
IL FESTIVAL CHE VORREMMO CI FOSSE La quarta edizione del Perugia Social Photo Fest è in bilico. Cerchiamo di capire perché Testo di Ivana Finocchiaro22 - GLI UOMINI DEGNI
Non è la prima volta che «Luoghi Comuni» parla del Perugia Social Photo Fest. Il format, inaugu-rato nel 2012, è dedicato all’organizzazione di conferenze, laboratori ed esposizioni sulla fotogra-fia sociale e terapeutica. Sin dalla sua prima edizione, frutto del lavoro brillante dell’associazio-ne Lucegrigia, il finanziamento del festival è derivato in parte dalle campagne di crowdfunding,con una partecipazione calorosa che dimostra quanto fosse sentita la necessità di un evento delgenere, unico nel panorama internazionale. Del resto, è proprio questo il motivo per cui l’annoscorso il Pspf ha condotto a Perugia ben duemilaseicento persone da quattordici Paesi, in unacittà stordita dal gelo novembrino.A maggio di quest’anno la commissione europea ha conferito al festival l’Effe label, inserendolatra le manifestazioni che si sono distinte per qualità artistica e impatto a livello internazione,quale “vero dono per la cultura europea”. A settembre, la premiazione dei festival selezionatisarà un’occasione di promuovere non solo la manifestazione stessa, ma la città che l’ha da sem-pre ospitata, Perugia.Nonostante ciò, la trepidante attesa di quest’appuntamento è stata frustrata da un comunicatostampa rilasciato a luglio, e intitolato Il Festival che non c’è. In questa nota, Antonello Turchetti, di-rettore artistico della rassegna, ha scritto dell’«inaudita non-menzione» del festival «nella lista delleiniziative promosse e foraggiate in occasione della corsa perugina a capitale europea della cultu-ra». Lamentando la faticosa ricerca di un dialogo costruttivo con l'amministrazione, tra promessee appuntamenti disattesi, Antonello ha espresso la speranza che le parole «territorio, eccellenza,cultura» non siano «vuoti latrati di convenienza».Rimane ancora incerto come e quando il festival (tra l’altro, già pronto) verrà rimesso in scena.In effetti, la sospensione della sua quarta edizione non è legata all’impossibilità di realizzarlaconcretamente, allo stesso modo in cui è stata finanziata negli anni precedenti, tramite l’aiutodei molti sostenitori. Si tratta di un atto di denuncia, di una scossa elettrica diretta a «alcuniesponenti politici» che stentano a riconoscere il valore d’iniziative di questa portata e che noncomprendono quanto sia onorevole il lavoro di coloro che producono cultura, elevando la cittàe la regione quale centro d’iniziative di valore. Ciò che viene richiesto dal team di Lucegrigia è,dunque, un appoggio solido che faccia da garante non solo per l’esecuzione di questa edizionedell’evento, ma che conduca a una collaborazione stabile con l’amministrazione utile all’abban-dono della formula del crowdfunding quale unica fonte di finanziamento.A soli due giorni dalla pubblicazione del comunicato, la notizia ha ottenuto un migliaio di condi-visioni su Facebook e Twitter e ha portato a dimostrazioni di solidarietà e supporto da ogni dove.Nel caso non si riesca a trovare una soluzione condivisa con l’amministrazione pubblica, una delleipotesi avanzate da Turchetti è che il format venga esportato fuori dai confini perugini: «Purtropposono in molti, qui, a ritenere che ciò che viene fatto in modo volontario, per passione, vada da sé,pure senza alcun sostegno o riconoscimento. Spesso Perugia tende a encomiare il proprio passato,piuttosto che puntare al futuro, aprendo le porte all’Europa come, ad esempio, facciamo noi colnostro festival. Tuttavia, non vorrei spostarlo altrove: a Perugia c’è una solida rete di persone chemi ha aiutato a farne ciò che è oggi. Al momento sto riflettendo su quale forma dare alla manifesta-zione, di modo che sopravviva».Significativamente, il concept del Pspf di quest’anno era incentrato sulla cecità emotiva e sociale,sulle procedure di filtraggio e cancellazione dei contenuti perturbanti attuate dall’individuo, difronte alle informazioni visive che riceve quotidianamente. Una forma di chiusura che si potreb-be reinterpretare in luce del “Festival che non c’è”, e che si attua anche di fronte alle bellezze dicui ignoriamo il potenziale e che ci circondano, assopite, nel contesto che abitiamo.Foto Perugia Social Photo Fest 2014 (in senso orario dall'alto): When the others go away 23Simone Cerio; Monia di Giovanni Cocco; Ti sopravvivo di Nadia Cianelli; Another Family diIrina Popova; La fotografia mi cura di Marika Delila Bertoni
Trasgressione Foto di Kecko e consapevolezza. Si può Il ciclo formativo del Protocollo istituzionale sulle dipendenze giunge al termine con due laboratori dedicati a scuola e adolescenza Testo di Giovanni Dozzini Finalmente le scuole. Comunicare, condividere, partecipare, il ciclo formativo organizzato dal Protocol- lo istituzionale sulle dipendenze, giunge al termine con due laboratori di importanza cruciale. L’estate che si sta avviando alla conclusione ha riportato alla ribalta la questione dell’uso di stupefacenti da parte dei minorenni. Sotto accusa, come sempre, sono finiti gli spazi più che i contesti e i modelli sociali e culturali. Chiudere una discoteca, d’altronde, è una soluzione semplice, eclatante e, per certi versi, ras- sicurante. Ma basta ragionarci su un minuto per capire che si tratta di una risposta dall’efficacia illusoria. Di sicuro c’è che l’asticella si è abbassata molto. Anche dalle nostre parti, il consumo e l’abuso di alcol e droghe pesanti sono abitudini ordinarie di molti adolescenti. Ogni giorno di più. Ora, la sfida sta tutta nell’affrontare la faccenda senza banalizzare. Partendo da un dato di fatto inconfutabile: la trasgressione è una componente naturale e per molti versi salutare della giovinezza. Qui si tratta di elaborare strategie per educare i ragazzi alla consapevolezza delle proprie azioni e delle proprie risorse. Molto più in là, forse, è impossibile e infruttuoso cercare di andare. I laboratori di Comunicare, condividere, partecipare, d’altronde, servono proprio a questo: trovare un territorio comune su cui muoversi per approcciare il problema in maniera equilibrata e produttiva. Il primo si svolgerà lunedì 21 settembre e lunedì 5 ottobre. Il titolo è “La prevenzione universale: educare alla salute e ai comportamenti responsabili”, e condurre le danze toccherà allo psicoterapeuta dell’età evolutiva Alberto Pellai. Si discuterà di esperienze locali, nazionali e internazionali, con un approfon- dimento sulle linee guida messe a punto dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipen- denze di Lisbona su metodologie e approcci efficaci. Il secondo e ultimo laboratorio, “La prevenzione selettiva e mirata con i giovani: comprendere e accogliere i possibili segnali di disagio individuale, com- preso il consumo di sostanze psicoattive”, avrà luogo lunedì 12 e lunedì 19 ottobre, e il relatore sarà il vice-presidente del Gruppo Abele Leopoldo Grosso. Qui si tratterà di fare uno sforzo in più, quello di dotarsi di strumenti idonei a intercettare precocemente sintomi di disagio individuale, per arrivare alla determinazione della presa in carico. Le quattro sessioni saranno ospitate da Villa Umbra, a Pila, i partecipanti sono quelli di sempre, e cioè gli operatori della rete dei servizi sanitari e sociali, le istituzioni, le forze dell’ordine, la stampa e natural- mente il corpo docente locale.24 - GLI UOMINI DEGNI
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L'invasione della risata Testo di Elisa De Meo Foto di Lucien Dafsade Amelia, David, Elisa, Giovanni, Massimo. A Perugia ci conoscono come quelli che ridono. Perché ridiamo? Per nessun motivo. Ci guardiamo in faccia e ridiamo. Battiamo le mani e ridiamo. Diciamo cose senza senso e ridiamo. Ci sdraiamo a terra e ridiamo. Per un'ora, ma potremmo andare avanti all'infinito. Lo facciamo grazie a una pratica -lo Yoga della Risata- capace di sciogliere ogni resistenza. Dopo aver sperimentato sulla mia pelle gli incredibili effetti della “risata volontaria”, ho de- ciso di formarmi come insegnante e ho tutte le intenzioni di mettere in atto una piccola rivoluzione: cambiare il mondo – o anche “solo” la vita di una singola persona – attraverso la risata, un'opera di scompiglio felice capace di smuovere pacificamente le acque più sta- gnanti. Perché come dice l'ideatore dello Yoga della Risata, il medico indiano Madan Kata- ria, «Quando tu ridi, cambi e quando tu cambi, il mondo cambia con te». Un progetto ambizioso? Lo sono tutti, prima che si compiano. D'altronde ha cambiato la mia, perché dovrebbe non funzionare anche con altri? Se una risata ci seppellirà, un'onda di risate ci terrà a galla. Abbiamo un disperato bisogno di ridere. Ridere produce benessere, in tutti i sensi: migliora la salute, favorisce lo sviluppo per- sonale, arricchisce le relazioni. La novità è che non abbiamo bisogno di un motivo per farlo. La particolarità dello Yoga della Risata è proprio quella di permettere a chiunque di ridere senza una ragione, senza cioè essere esposti a umorismo o comicità, senza barzellette, film o altro. Si ride come esercizio fisico grazie all’azione combinata di tecniche di respirazione (mutuate dallo yoga pranayama) e tecniche di stimolazione della risata (mutuate da varie discipline). La risata, dapprima indotta, si trasforma in risata spontanea grazie anche alle26 - GLI UOMINI DEGNI
dinamiche di gruppo e alla giocosità. Il meccani- occupazione differente, persone che si conosce-smo, molto semplice, si basa sul fatto -scientifi- vano da tempo e persone che si incontravano percamente provato- che il corpo non distingue tra la prima volta: tutte unite dal linguaggio univer-una risata “finta” e una naturale; lui -il corpo- non sale e pacificante della risata. Un modo nuovo,lo sa che stai facendo finta e mentre fai finta, il trasversale e spensierato per favorire la socialità.cervello che -come dice Jacopo Fo- è stupido, Sono entrata in contatto con moltissime perso-pensa «rido quindi sono felice» e si predispone al ne, realtà, associazioni, rappresentanti delle isti-buon umore, mette in circolo “ormoni della felici- tuzioni. E con alcuni stiamo pensando a dei pro-tà” che a loro volta favoriscono la risata che a sua getti dedicati. Mi piacerebbe portare scompigliovolta mette di buon umore, in un circolo virtuoso felice negli ospedali, nelle carceri, nelle scuole,che si autoalimenta alimentando il benessere. nei luoghi di lavoro, persino nelle stanze del Pa-Ridere accorcia le distanze fra le persone, è facile, lazzo se ci apriranno le porte!immediato, contagioso. Ogni volta che mi chie- Ogni mercoledì tengo un laboratorio di risatedono di cosa mi occupo e rispondo “di risata”, l'e- aperto a tutti (presso La Piccola Biblioteca dellespressione sul volto degli altri cambia, si disten- Viole in via Cartolari 1, centro storico) e a partiredono e mi sorridono. E ogni volta che propongo da ottobre avvierò un percorso di formazione peruna sessione incontro favore ed entusiasmo, coloro che siano interessati a occuparsi di risa-come se le persone non stessero aspettando al- ta o semplicemente vogliano imparare a portaretro. Per questo ho deciso di portare la risata in più benessere nella propria vita.ogni luogo, anche dove non trova comunemente Più siamo, più ridiamo. Più ridiamo, più siamo.spazio. Non solo con lo Yoga della Risata ma con In tutti i sensi.tutti i mezzi in grado di scompigliare felicementee pacificamente le carte>>.Partecipando col mio gruppo di entusiasti ridan- Yoga della Risata Perugiaciani a numerose manifestazioni, dalla Festa dei 335 776 44 09Popoli a Futurando, in pochi mesi ho messo in- [email protected] centinaia di persone di età, etnia, credo, 27
Parchi, libri e farfalle Tutto è nato su Facebook. Come una social street, ma nei nostri paesi e nei nostri quartieri Testo e foto di Max Calesini In un’estate calda come quella trascorsa succedono cose che sfuggono al raziocinio. Per non si ca- pisce quale fenomeno carsico è accaduto che alcune persone in diversi punti del Paese, in diversi paesi della regione e in diverse regioni della città, abbiano iniziato a darsi strani appuntamenti. Sulle bacheche Facebook di anonime associazioni e privati cittadini sono apparsi messaggi che proponevano incontri e iniziative: «Ci vediamo al parco per leggere un libro?». «Ci incontriamo al parco per un pic-nic?». «Cosa ne dici di un aperitivo all’anfiteatro?». «Facciamo giocare i bambini sotto ai portici?». «Chi viene a piantare e annaffiare i fiori?». «Facciamo volare gli aquiloni?». «Al bar del centro alle 21?». «Passiamo una notte sotto le stelle?». Nessuno se ne sarebbe accorto se, pur in assenza di invitati precisi, centinaia di anonime dita non avessero cliccato sui pulsanti \"mi piace\" e \"condividi\". È così successo che sul far del tra- monto, all'ora e nel posto convenuto, si radunassero bambini, adulti, libri e altri personaggi più o meno convenzionali. La cosa veramente incredibile è stata scoprire che agli appuntamenti si presentavano proprio le persone invitate, mai un intruso o qualche indesiderato. Per il vero il trucco c'era... gli invitati era- no molto precisi anche se al momento dell’invito non avevano ancora un nome. Dare un nome a tutte quelle persone non è stato sempre facile e spesso non è stato proprio pos- sibile ma un nome lo avevano tutti anche se sarebbe stato scoperto solo negli incontri successivi. Gli incontri si sono poi susseguiti, moltiplicati e diversificati sull'onda di esperienze che arrivano da lontano ma che trovano poi concretezza nei quartieri, nelle vie e nei parchi. Piccolissimi in- vestimenti individuali o di piccoli gruppi stanno dando il via a esperienze collettive importanti e atipiche per la storia del nostro Paese. Forse sono gruppi che si ritrovano su basi non identitarie ma geografiche in senso stretto, una vera rivoluzione di senso e prospettiva, quasi il tentativo di ripartire a ragionare sul noi, sullo spazio pub- blico e sui rapporti sociali e politici. Forse, più semplicemente, si tratta solo di persone belle che si sono incontrate per magia lasciando un invito in bianco dentro a una bottiglia colorata.28 - GLI UOMINI DEGNI
I protagonisti fissi di tutte queste storie sono i bambini, i libri, le mamme, i papà e gli zii ma poiinfinite le variazioni sul tema: • al Parco di Ponte San Giovanni si sono incontrate anche storie di maestre, the esotici, materiali di riciclo, giochi e giovani migranti; • al Parco Santa Margherita botanici, semi e farfalle; • a Ponte D’Oddi scope, ramazze e musica; • nel Centro Storico pigiami e pitali; • a Bettona musicisti, scaffali e videocassette; • a Cannara cibo, musicisti, tende, arrosticini e cipolle; • in Giambellino cinema e manganelli;…tanti altri si sono dati appuntamento per camminare, scambiare e inventare ma essendoaltri noi non c'eravamo. 29
IL PANE SOdTiTIOVAgliNOACCHIGirgentanoCi sono servizi, in Sicilia, che non esistono in nessun cità dell’incontro biblico di pochi secondi prima.paese del mondo. Nemmeno in Svezia, la patria del «Che vuole, un caffè?», mi domandò.‘Paghi-tanto-le-tasse-ma-tutto-ritorna’, si presen- «No signora, la ringrazio. Volevo chiederle se ven-tano le possibilità che questo grumo di terra offre. dete anche del pane».E questo è soprattutto in quei paesini sperduti, dai «Ah! No no – mi fece lei, arricciando rughe scottatenomi che sembrano una fattura o il versetto di un dal sole – per il pane è una cosa diversa».salmo, come ad esempio Villaggio Mosè. Rimasi in attesa, ma quando non arrivò nessun’al-Ebbene, qualche giorno fa mi trovavo proprio in tra delucidazione, le chiesi quale fosse il panificioquesta località, collocata vicino la magnifica Valle più vicino.dei Templi di Agrigento. Non ci sono tantissime at- «Ehhh! – sospirò – Se ha la macchina, l’ha da pren-tività commerciali, a Villaggio Mosè, se non un paio dere per forza. Il primo posto dove può compraredi pasticcerie che producono cannoli a cui, come si il pane è a Villaggio (nomemillenariochenonricor-dice qui, «manca solo la parola». Tuttavia, ho avu- do), e sotto il sole non glielo consigghio. Unicato la fortuna di alloggiare accanto all’unico nucleo speranza - il dito improvvisamente sollevato – èvitale della città: una specie di spaccio universale, riuscire a fermare Danilo».che inglobava tabaccheria, rivendita di bombole a «Danilo?», domandai.gas, ristorante, cartoleria, bar, ciabatteria e giorna- «Sì, quello che vende il pane nella sua lapa (ape)laio. A gestirlo, un signore di una settantina d’anni: bianca. Gira e gira per il Villaggio Mosè. Lo ricono-rapato a zero, la montatura dorata, incastrato nel sce perché urla ‘Paaane! Paaane!’».suo trono di plastica vecchio di qualche era geolo-gica, le gambe divaricate dentro un costume blu,le infradito logore, a ospitare piedi giganteschi.Lui, il capo villaggio, quello che io e il mio ragazzoabbiamo soprannominato “il Signor Mosè”.E così, dopo qualche giorno di relax, dovendo la- «Pane, pane – ripetei serissima, per evitare disciare le lande sabbiose di Girgenti, mi sono trovata esplodere - Va bene. Allora mi sa che mi convienenella necessità di fare qualche panino da azzannare prendere la macchina. Grazie!».durante il lungo viaggio di ritorno. Dopo aver perso “In quale altro luogo dovrei inseguire un carretto auna sanguinosa lotta verbale su chi dovesse anda- motore truccato per comprare il bene alimentarere a comprare il pane, eccomi lì, annidata dentro la di maggior consumo?”, pensai, mentre uscivo dalcalura biancastra del mattino, sulla soglia del solo locale Mosè.dei luoghi possibili. Sul marciapiede d’ingresso, il Proprio mentre riflettevo su questo fatto, Danilo,Signor Mosè suonava l’arpa dei suoi peli ascellari. un ragazzo di poco più grande di me, stava tiran-S’interruppe, poggiò lo sguardo gelato su di me. Au- do fuori dal cassone del suo ape un filone di panetomaticamente la mia testa iniziò ad annuire, pro- per infilarlo dentro una busta di carta. Lo stavanunciandosi in corti inchini di saluto. Lui non parlò: porgendo a una delle signore del vicinato che loa un tratto abbassò le palpebre, lentamente, in una circondavano, attendendo religiosamente il lorotipica affermazione della gestualità siciliana. turno nei loro compitissimi vestiti a fiori.Entrai nel locale. Alla cassa una signora briosa mi ac- «In quale altro luogo», ho sussurrato, sorridendo.colse calorosamente, annullando in un attimo l’epi-30 - GLI UOMINI DEGNI Ivana Finocchiaro
L'ANGOLO MEZZO MORTOdi Pasquino Ho deciso di morireLe scorribande di Pasquino Perugino sul web si sono per paura di finireinterrotte poche settimane fa, in un giorno di mezza come quelle vecchie arpieestate. E non un giorno qualsiasi, a Perugia ancor più che risultano stantie.che altrove: il 10 agosto, San Lorenzo, che di Perugia Mi sembrava una finezzaè patrono. Pasquino quel giorno compiva un anno, mantener mia leggerezzae un anno, aveva deciso, gli poteva bastare. La sua con il vuoto di un'assenzabacheca Facebook resta aperta, pronta ad accogliere che da sempre è una potenza.lazzi, rimbrotti e idee di chiunque ne abbia da spen- Non rinnego questa sceltadere, ma i suoi componimenti sferzanti, da oggi, e (qui la penna corre svelta)almeno per un po’, troveranno spazio solo sulle pagi- solo un'eccezione faccio,ne di «Luoghi Comuni». Per noi è un piacere doppio, poi sto buono e ancora taccio,naturalmente, e un privilegio autentico. pur con modi inopportuni resto su LUOGHI COMUNI. Perché resto in questo posto? Perché è un giornaletto tosto che si sforza di vedere, con parole e gran mestiere ciò che brilla nelle trame come un fiore nel letame.
LUOGHI COMUNI ASSOCIAZIONE PROMOZIONE SOCIALE CiCrcEolNo dAevDleTneIemSrdOpìoT2B5TosOneotSte-CvmiRabdIrZeelICOoNrtoEnePer passare una bella serata insieme e darci una mano per la stampa delgiornalev.inSioc,ommuisniccaiaevaerrtsiovaleri1e9,p,siùivqauaavlacnhteifsinoorparetasard. i,concibo, La quota di partecipazione è di 20 euroÈpossibileprenootatersliesfcornivaennddooaalrneduamzieornoe3@45lu2o8g1h6ic2o9m0 unimagazine.it
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