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Guida di Bard

Published by WeeJay Informatica, 2020-04-09 06:28:51

Description: Guida di Bard

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notizie storiche historical news Borgo storico e Forte di BARD PE dizioni edrini

l’antico Borgo il Forte

BARD Nel nord ovest dell’Italia, il vissuto storia Borgo e storico di Bard rappresenta un uni- Forte cum, dovuto alla specifica e signifi- cativa formazione del territorio che si presenta alla vista come uno spe- rone di roccia, al centro della valle, percorsa ai suoi piedi dal fiume Dora Baltea. La formazio- ne geologica di Bard, coincide con l’azione del ghiacciaio Balteo nel quaternario che di fatto ne ha creato un punto di transito obbligato quanto strategico oltre che di controllo forzato, nel corso della sua millenaria storia. masso erratico su substrato roccioso

barca rituale stilizzata (VI-V secolo a.C.) figura e moduli di coppelle (età preistorica)

Nella nostra descrizione partiremo proprio dalle importanti testimonianze geologiche, tracce evi- denti del processo erosivo nel quale spiccano le numerose “marmitte dei giganti”. Si tratta di profonde cavità subglaciali, naturali.La più ampia di queste misura mt 4 di diametro mt 7 di pro- fondità, a forma cilindrica, formate dall’erosione dell’acqua del ghiacciaio. Sono pure di forte im- patto visivo gli impressionanti dossi montonati dovuti al ritiro del ghiacciaio dalla pianura cana- vesana e dall’anfiteatro morenico. Un ulteriore effetto visivo che sbalordisce, sono gli imponenti massi erratici su substrato roccioso, adagiati sul terreno (ai piedi dei dossi montonati), che metto- no in piena luce l’intera potenza della forza della natura. Ai piedi di questa area, poco sotto sulla destra, scorre da sempre il fiume Dora, un tempo più basso di circa 200 metri dall’attuale percorso, che si presentava come una zona paludosa sino a raggiungere la piana dei Comune di Donnas, Pont-Saint-Martin e Carema. E’ questo il contesto nel quale giungono i primi abitanti della zona, in età preistorica, che notano le specificità dell’area e decidono che la stessa debba divenire una superficie sacra. Sono infatti numerosissime le incisioni rupestri e le tracce, oggetto di studi archeologici in corso, alcuni dei quali presso l’Università del capoluogo piemontese. Innumerevoli, nei secoli successivi, le incisioni che si riscontrano sulla roccia, alcune di grande interesse, meritano una visita sul po- sto. Vi segnaliamo “la barca rituale” (ai piedi del

marmitta dei giganti cavità subglaciale

masso erratico) con prua e poppa a testa d’uc- cello del VI-V secolo a.C., le profonde incisioni con vaschette e coppelle realizzate con stru- mento metallico, i grandi canaletti con vaschet- te, tutto ciò parte dell’imponente recinto parallelo rettangolare. Da osservare con attenzione anche i diversi sim- boli cruciformi, un reticolato di epoca preistorica età del bronzo, e una serie di incisioni allo studio degli archeologi per definirne datazione e simbo- logia con il metodo della comparazione. Come si diceva poco sopra, nel corso dei secoli la superficie del Comune di Bard, è stata abita- ta da popolazioni diverse che hanno lasciato sul luogo le prove della loro presenza. Lo scivolo delle donne, rituale pagano della ferti- lità utilizzato sino a fine ottocento primi del nove- cento, ne è una prova ben conservata a tutt’oggi, cosi come le date e le incisioni dei soldati di stan- za al forte datate 1800 e scavate probabilmente in punta di baionetta, con le iniziali degli autori. Facendo un passo indietro non ci si può esimere dall’indicare seppure brevemente, quanto lascia- toci dalla conquista romana, a partire dalla Via delle Gallie. La spettacolare opera ancora percorribile in al- cuni sui tratti, con i possenti muri di sostegno alla strada superiore ed i ponti della via consolare, erano utili per il commercio quanto per il transito delle truppe. Notevole anche il ponte viadotto di epoca roma- na che di fatto attraversa il Comune con le rico- noscibili pietre squadrate e parte di una arcata in buono stato di conservazione, ancora visibile

lato sud antica via di accesso

in un locale pubblico sull’odierna strada statale. Già Carlo Promis, l’importante architetto ed ar- cheologo torinese, ricordato per la progettazio- ne dell’edificio di accesso a Porta Susa e corso Emanuele II e per il forte di Exilles, scrive di Bard nel volume Le antichità di Aosta (1862): “Da Donnaz a Bard non corre più di un chilometro e mezzo, ma in sì breve spazio molteplici sono le vestigia romane e quelle pure degli antichi Salassi. Appressandosi a Bard l’orridezza del luogo, che è una gola tutta irta di rocce, percor- sa soltanto dal torrente fragoroso e spumante, più volte deve aver fatto sostare i conquistato- ri, sempre colmatili di paurosa meraviglia”, ne ricorda perfettamente lo stupore e lo sgomento ancora visibili le mura romane

i resti dell’ospizio dei Cavalieri Ospitalieri l’attuale hotel Stendhal ex ospizio de Jordanis

vissuto in prima persona. Proprio a lato, e sopra i lavori di sostegno realizzati dai romani, verranno costruite le abitazioni che costituiranno successi- vamente il borgo Medievale di Bard ai piedi della fortezza che lo domina. Il pagamento dei pedag- gi, su quella che un tempo era la Via delle Gallie, diventa la gabella sulla direttrice che congiunge ancora attualmente Roma a Canterbury attual- mente la Via Francigena. (Sono numerossimi i pellegrini in transito che soprattutto nel periodo estivo attraversano il centro dell’abitato. Recen- temente l’Associazione Borgo di Bard ha realiz- zato un timbro a disposizione dei pellegrini per vistare le credenziali). Strada come si diceva obbligata; con pellegrini, soldati e mercanti che necessitavano di luoghi dove riposarsi e ritemprarsi con le Cappelle e le Chiese che sono luoghi di accoglienza insie- me gli ospizi disseminati sulla via Francigena. A Bard il primo ospizio di cui si ha traccia è quel- lo di Saint-Jean-de-la-Pierre, fondato intorno al 1150, dai Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Ha lo scopo di ricevere e provve- dere al sostentamento dei poveri e dei numerosi mercanti e viandanti, adesso si presenta allo sta- to di rudere. Nel 1425 la nobile Famiglia de Jordanis realiz- za un nuovo ricovero che subirà nel 1800 gravi danni dalle truppe di Napoleone in transito ed un incendio causato dallo scoppio delle polveri ne decreterà la demolizione. Sarà ricostruito dal Corpo militare del Genio sabaudo, per esser poi smobilitato e ceduto all’amministrazione comu- nale. L’ospizio diventerà sede dell’amministra-

il campanile risalente al 1400

zione comunale e ospiterà il municipio dal 1830. Nel 2002 l’antico ospizio, trasformato come vi- sto in municipio, viene nuovamente ristrutturato e riadattato in quello che è ora l’Hotel Stendhal. L’amministrazione ha aperto la casa comunale con i propri uffici difronte al vecchio ricovero, in piazza Cavour. Sempre nella piazza principale del Comune a po- nente, merita una visita la chiesa, con il suo affa- scinante campanile squadrato risalente al 1400 dalle appariscenti finestre a bifora ed all’interno con pregevoli affreschi. Dal 1300 al 1500 vengo- no costruiti, sulla strada del Borgo, una serie di edifici che per la loro ricca architettura sono da considerarsi “case munumentali”. Tra questi edi- fici meritano una citazione: Casa Challant, Casa l’ingresso di Casa Urbano

l’esterno di Casa Nicole

Urbano, Casa Valperga, la casa della Meridiana e Casa Nicole. Quest’ultima, vero capolavoro settecentesco dei Nobili Nicole la cui cappella in- terna, magistralmente affrescata, è stata recupe- rata dalla Regione Valle d’Aosta. (Casa Nicole è aperta al pubblico in relazione a particolari even- ti per info vedere sito del Comune di Bard). Ci piace soffermarci ancora un attimo sull’esterno di Casa Nicole per osservare ancora oggi i fori lasciati dai proiettili relativi all’assedio francese del 1800 subito dal Borgo e dal Forte. Per quanto riguarda il Forte, che è poi la storia dell’intera co- munità, le prime tracce storiche accertate si sco- prono nell’Antapodosis di Liutprando di Cremona che riporta del viaggio di ritorno in patria di Arnol- fo di Carinzia “ Hannibalis viam quam Bardum dicunt» nell’anno 894. La riprova con la stessa affermazione viene letta negli “Annales Fulden- ses” che descrivono un castello in pietra posto a difesa della gola di Bard: «firmissimas clausas obseratas desuper lapideo castello». Circa 150 anni dopo nel 1034 si annota in una cronaca il passaggio del conte Umberto, capo- stipite della dinastia sabauda, insieme all’arcive- scovo di Milano Eriberto e del marchese Bonifa- cio di Toscana che descrivono Bard con termini che non lasciano dubbi: “precisa saxa inexpu- gnabilis opidi Bardi”. Opere murarie, fortificazioni e bastioni che crea- no non pochi problemi anche al Primo Console d’Italia e imperatore Napoleone, che con le sue truppe il 21 e 22 maggio sferra il primo attacco al Borgo di Bard per conquistare la fortezza difesa da 500 soldati e dotata di artiglieria. Durano 16



le mura perimetrali con gli affreschi di Casa Challand



giorni gli scontri ed il 2 giugno, la guarnigione si arrende e lascia con gli onori delle armi il Forte. Napoleone conscio dell’ostacolo scriverà da Mi- lano al Berthier: “date ordini affinché si faccia saltare il Forte di Bard e la cittadella di Ivrea, si trasportino i cannoni e le munizioni di guerra, nella cittadella di Torino...”. Non soddisfatto Na- poleone rientrato a Parigi l’11 luglio, ordinerà al Ministro della guerra Carnot: “Prendete le misure ed assicuratevi della pronta demolizione, spe- cialmente del castello di Bard...”, diventa così fin troppo chiaro, come è stato vissuto “dall’Armèe” e dai suoi Generali l’ostacolo di Bard, che con- trolla l’accesso sia verso il Piemonte sia in entra-







plastico dell’antico forte prima della ricostruzione



l’attuale forte di Bard nella sua totale imponenza



ta per la Valle d’Aosta direzione Svizzera e Fran- cia. Il Forte verrà smantellato e demolito pietra su pietra nei tre anni seguenti. Nell’esercito dei quarantamila uomini che varcano il confine fran- cese dal Gran San Bernardo, evidenziamo alcu- ne figure illustri tra cui quella del 17enne Heny Beyle, che proprio a Bard riceve il battesimo del fuoco, autore negli anni a seguire di quei capo- lavori della “Certosa di Parma” e de “Il Rosso e il Nero” firmati con lo pseudonimo di Stendhal. Con la restaurazione Casa Savoia, con Carlo Felice, affida nel 1828 al Cav. Augusto Olivero il compi- to della progettazione e ricostruzione del Forte compresa la direzione dei lavori. Dieci anni dopo con l’impegno di una forza lavoro di ben 1500 uomini fissi alle opere, sono terminate le rampe di accesso, dei ponti levatoi, dei bastioni, delle piazze forti e la serie di edifici comunicanti su più livelli. Un altro personaggio fulcro della prossima Italia troverà a Bard la sua strada, abbandonan- do i panni del geniere per dedicarsi all’arte delle politica, è il conte Camillo Benso di Cavour. Nel 1910 la sezione Club Alpino Italiano di Ivrea per ricordare il centenario della nascita del con- te, ha posto una lapide in marmo a ricordo del ventenne Cavour, con la seguente incisione: “Fra questi monti, il giovane luogotenente del Genio militare, Camillo Cavour, elevò l’inquieto pensie- ro, divinandosi futuro artefice, di nuova era italia- na. Nel centenario della Nascita. Agosto 1910”. Nel 1830 la fortezza poteva contare su ben 283 stanze e poteva ospitare una guarnigione di cir- ca 400 soldati fino ad un massimo di circa due- mila uomini in caso di emergenza. Con la fine



dell’ottocento, inesorabilmente, cambiando le si- tuazioni politiche, il Forte si trasforma in prigione militare e deposito di munizioni. Nel 1975 viene dismesso dal demanio militare e nel 1990 viene acquisito dall’Amministrazione regionale della Valle d’Aosta che con l’utilizzo di fondi propri ed europei ci porta direttamente ai nostri giorni. Nel gennaio del 2006, con l’ultimazione dei lavori di ricostruzione muraria e dei servizi viene inaugu- rato il Museo delle Alpi. Affidato per la gestione all’Ass. Forte di Bard, è stata aperta una sezio- ne archeologica con il contributo della Direzione e restauro della Soprintendenza e sono esposti numerosi e rilevanti reperti di epoca preistorica insieme alle prestigiose attività parallele. Tra queste ad esempio, si segnala lo straordinario evento di “Napoleonica”, giunta alla V edizione nel 2019, che propone la ricostruzione della pre- sa del Forte da parte di Napoleone, insieme ad un mercatino storico nella piazza di Gola, con trecento figuranti. Insieme a “Napoleonica” è or- mai diventata un cult anche la manifestazione annuale di metà ottobre “Marché au Fort” vetrina dei prodotti enogastronomici dell’intera Valle d’A- osta Sono di livello internazionale le esposizioni e gli eventi culturali organizzati dall’Associazione Forte di Bard che ne hanno contraddistinto il va- lore aggiunto, ponendolo come punto riferimento del “sapere” nel più ampio contesto europeo, vi- sitato da migliaia di turisti e amanti dell’arte ogni anno.



of the village The first signs of human settlement and the HISTORY in the gorge where Bard is situated was in the Eneolithical period (Bron- fortress ze Age). The first traces of cultural evidence date back to the second millenium BC consisting of cup-shaped carvin- gs and rupestrian inscriptions on raised rocks at the foot of the fortress used for auspicious ri- tuals. These prehistoric remains recall a curious ancient ritual linked to female fertility known as the Scivolo delle Donne (a female rock-slide). The ritual consists of sliding down a sloping rock which over centuries of use becomes extremely polished. The narrow passageway between the Dora Baltea and the sheer rock cliffs has always been an obligatory route into Valle d’Aosta. Da- ting back to the Roman period, the Gallic Consu- lar Road, a greater part of which was cut into the rock, connected Eporedia (Ivrea) to the mountain passes of Alpis Graia (the Little Saint Bernard Pass) and the Alpis Poenina (the Great Saint Bernard Pass). Built in 25 BC after the Romans finally defeated the Salassi population, it was in use up till the nineteenth century. Impressive ar- caeological ruins along the route are a reminder of the daringly constructed Roman masterpiece: immense support structures made from massive stone blocks, an aqueduct, the bridge over the Albard Torrent are just some examples. From a medieval castle to a Savoy stronghold Given its highly strategic position in the control of passageway, the imposing rock spur has been



fortified since pre-Roman times. Documentary evidence, however, dates much later. Some hi- storians have identified the Ostrogoth King The- odore as the first to install an armed garrison (clusurae Augustanae) in the sixth century. The first written reference of a defence settlement da- tes back to 1034 and belonged to Viscount Aosta Boso whose discendants dominated Bard until the first half of the thirteenth century. The castle then came under Savoy rule after being conque- red by Amedeo IV in 1242. The antique structu- re of the castle can be seen in a drawing from the latter half of the sixteenth century: a group of buildings dominated by a donjon (square keep) and enclosed by a double boundary wall armed with guard towers; a whole system of bastions descended down the rocky spur to embrace the village of Bard. In 1661 the duke Carlo Emanue- le II dismantled the Verrés and Montjovet stron- gholds and transferred the whole artillery to Bard which became the principal defence base of the armed forces of the Savoy dukedom. In the 17th and 18th century the defensive structures of the fortress were strengthened and developed. Surrendering to Napoleon - During the Spani- sh Wars of Succession the resistance by Vitto- rio Amedeo II’s army against the French troops was a memorable one for Bard. But the most fa- mous military episode witnessed by the fortress was the seige of 1800. At dawn, on the fourte- enth of May, Napoleon’s 40.000 strong Armée de réserve crossed the Alps through the Great Saint Bernard Pass taking the Austro-Piedmon- tese army occupying the Po Valley by surprise.



The invading troops soon reached Bard but were halted by the Austrian garrison defending the fortress. During a night attack on the twentyfirst of May the village of Bard surrendered to the French forces but the commander of the fortress, Captain Stockard von Bernkopf, did not give up the battle. The French General Marmont failed in his nightly plans to transport cannons up to the top of the fortified rock and after several un- successful attempts had no choice but to put the fortress under siege. Finally, on the first of June, after a whole day of bombardment, Captain von Bernkopf honorably accepted defeat. Fort Bard the monumental complex - The Fort Bard is formed of three main defence stations positioned at different levels upon a high impo- sing rock spur, the lowest at 400m above ground and the highest at 467m. The Ferdinando Opera is the defence structure at the bottom, the Vittorio Opera in the middle, and the Carlo Alberto Opera at the top. There are a total of 283 rooms in the entire fortress. The Ferdinando Opera is a tenail- le (pincer-shaped) structure and is formed of two buildings, the Inferior Ferdinando Opera and the Superior Ferdinando Opera. Located in the Fer- dinando Opera, the Fortifications and Frontiers Museum proposes an engaging journey through the evolution of defensive techniques, siege sy- stems and the frontier concept. The Mortai Ope- ra with the Polveriera next to it are found behind the Ferdinando Opera; these two buildings are used for educational workshops. The Vittorio Opera hosts The Children’s Alps, a highly inte- ractive museum entirely dedicated to the young.

Through playful activities the children learn about mythology and take on the challenge of a virtual climb up Monte Bianco (Mont Blanc). At the very top of the rock sits the most impressive of the defence stations, enclosed by a wall upon which all the buildings are sustained. Defending the south side is the Gola Opera with its internal courtyard, and overlooking the north is the Carlo Alberto Opera with its magnificent Piazza d’Armi

a great quadrangular courtyard surrounded by a wide arcade. The first floor of the Carlo Alberto Opera hosts the Museum of the Alps. The regeneration project - Army property, the fortress fell into disuse in 1975 and was acqui- red by the Autonomous Region of Valle d’Aosta in 1990. An interdisciplinary group of experts carried out a feasibility study for the restoration of the entire fortress compound and the revival of the medieval village of Bard. The joint-stock company, Finbard, planned and managed the restoration works and the necessary modifica- tions for functional use. Financial contributions from the European Regional Development Fund and the State Rotational Fund, for the regene- ration of areas in industrial decline, helped rea- lize the project. Thanks to the restoration of this magnificent fortress and the various territories connected to it, the entire fortress compound to- gether with the village of Bard has now become the leading cultural centre of the Western Alps, offering innovative exhibition spaces and servi- ces dedicated to the spread of culture combined with high quality accommodation and hospitality facilities. The museums have been designed in such a way as to integrate the traditional role of the mu- seum as an exhibition space for objects of histo- rical, scientific, artistic and cultural interest with that of an educational one. Hence the museum becomes a creative place of exploration, inter- pretation and communication; a “cultural theme park” that offers the visitor a deeply absorbing experience.



The fortress - in numerical terms ● 14.467 square metres of area surface ● 3.600 square metres of exhibition space ● 2.036 square metres of internal courtyard space ● 9.000 square metres of roofing ● 283 rooms, 385 doors, 296 embrasures, 806 steps ● Over 500 strong skilled workforce involved in the reconstruction ● 112.705 metres of electric cable installed ● 153.737 cubic metres of earth removed Renowned figures - Many a traveller has pas- sed through Bard. Most have been anonymous but others have firmly stood out, be it for their no- toriousness and the mark they left behind or be it for the reminiscence of Bard preserved in their memoirs. Without a doubt, Napoleon is the most well-known as he played an instrumental role in the fate of the Fort Bard. There also happened to be a person in the French leader’s entourage who was only seventeen at the time but who was later to become famous. His name was Henry Beyle better known under his pseudonym, Sten- dhal. Thirty-six years later in his autobiographi- cal novel “La vie de Henry Brulard”, Stendhal remembers the adventurous days following the French leader and describes the battle, a she- er baptism of fire, that took place at the foot of the fortress: “…la cannonade de Bard faisait un tapage effrayant; c’était le sublime, un peu trop voisin pourtant du danger. L’ame, au lieu de jouir purement, était encore un peu occupé à se tenir… C’était pour la première fois que je trouvais cette sensation si renouvelée

depuis: me trouver entre les colonnes d’une ar- mée de Napoléon”. (“…the bombardment of Bard created total pan- demonium; it was sublime, a little too close for safety. Instead of feeling complete and utter joy the soul was still a little apprehensive, afraid of what was going to happen… I had never had this sensation before and I was to feel it again when I found myself lining up with Napoleon’s troops.”) In 1831, with Italy in political turmoil, another il- lustrious person made his presence felt in the tiny village of Bard, Camillo Benso Conte di Ca- vour. Aware of the long task ahead, in 1828 Carlo Felice of Savoy entrusted the military engineer Francesco Antonio Olivero with the responsibility of rebuilding the fortress, adopting modern stan- dards to create an avanguard defence structure. In 1831 the task of supervising the construction works was given to Camillo Benso Conte di Ca- vour. Anyone else would have been greatly en- thusiastic on being given this role but he instead “Napoleonica” la suggestiva rievocazione storica

saw it as a punishment, an imprisonment of the soul, which he himself later described as an “exi- le”. Forced to be inactive in the army and feeling a total sense of isolation, the time spent at Bard was a period of deep reflection for the future sta- tesman. Consequently he abandoned his military career for a political one. Olivero’s reconstruction - Exasperated by the unexpected resistance, Napoleon razed the “vi- lain castel de Bard” (the villainous castle of Bard) to the ground. In 1827, afraid of another French assault, Carlo Felice (King of Sardegna) initia- ted the reconstruction of the fortress. He entru- sted the project to Francesco Antonio Olivero, an officer of the Military Corps of Engineers. The reconstruction works took eight years, from 1830 to 1838. The new stronghold was formed of three groups of buildings, placed at different levels. The Ferdinando Opera at the bottom, the Vittorio Opera in the middle and the Carlo Alber- to Opera at the top. This system of autonomous structures, fortified with artillery casements, was able to guarantee a reciprocal defence strategy in case of an enemy attack. The whole complex, with a total of 283 rooms, could accommodate up to 416 men (double that amount if the soldiers slept on a straw-laid floor). Approximately fifty cannons formed part of the weaponry and the storehouses could hold enough ammunition and food supplies to last three months. At the end of the 1800’s the fortress started to go into decline. No longer used for important wartime events it was intially employed as a penal settlement and then as a depository for ammunition.



testo Ennio Jr. Pedrini testo inglese e fotografie sito ufficiale Forte di Bard (Ao) www.fortedibard.it fotografie borgo di Bard Marianna Giglio Tos Ivrea (To) www.facebook.com/mariannagiglio.ph Si ringraziano gli inserzionisti che hanno contribuito alla realizzazione del pocketbook

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