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Corriere di Torino e Provincia

Published by WeeJay Informatica, 2018-03-27 05:01:32

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Direttore resp. Ennio Jr. Pedrini - Distr. con mezzi propri - Aut. del Trib. di Torino n. 905 del 12/04/1954 - giugno 2017 AUTORIPARAZIONI www.infoeventi.org free Ceresa Paolo dal 1954 C o r r e ier press di ori no Via Statale, 50 BOLLENGO (TO) e Provincia Tel 0125 57193 T [email protected] PERIODICO D'INFORMAZIONE C'ERA UNA VOLTA Ivrea e Canavese AGRARIA BARROERO Autonoleggio 339 1918784 su 24 Cell. andacar 24 ore prodotti per il giardinaggio infissi e persiane in P sementi, concimi e antiparassitari PVC - LEGNO - ALLUMINIO Cell. 339 1109850 EcoVallée ALIMENTI PER: ore cani, gatti Via Chanoux 1/B - HONE (Ao) 24 su 24 SPURGHI - DISOTTURAZIONI volatili tel. 0125 809874 VIDEOISPEZIONI animali da cortile Fax 0125 803842 NCC - TAXI aziende e privati Via Nazionale, 9/bis ARNAD (Ao) Via Circonvallazione, 96 Noleggio Auto-Furgoni-Minibus arnad tel. 0125 968802 aosta tel. 0165 548223 IVREA (TO) [email protected] Auto da Cerimonia (fronte piazzale Ospedale) www.puntoinfissisnc.it www.ecovallee.it Tel. 0125 280.530 IVREA (TO) - [email protected] [email protected] “PREZZEMOLO” NON SOLO PANE Frutta e Verdura Panetteria - Alimentari da Emanuela e Gianni Gastronomia Produzione propria di pane e dolciumi CONSEGNA A DOMICILIO con farine grezze, antiche di cereali dal LUNEDÌ al SABATO SENZA COSTI DI TRASPORTO avena, soia, riso e... dalle 7.00 alle 21.00 ORARIO CONTINUATO aperto: da Lun a Sab 6.30 / 20.30 farine di semi di canapa del territorio domenica chiuso Domenica e festività 6.30 / 13.00 via Torino, 75 IVREA ORARIO CONTINUATO Via Mazzini, 24 TABACCHERIA-BAR FUORI ORARIO cell. 329 0651750 cell. 347 3206388 MONTALTO DORA (TO) di Tangi Paola Via Roma, 6 BANCHETTE Via Circonvallazione 58 IVREA -TO- CHIUSO MERCOLEDÌ POMERIGGIO Tel. 0125 61.01.67 Tel. 380 1725300 tel/fax 0125 627147

Ristorante Alpi di Franchino Giovanni & C. TAVAGNASCO (TO) - Via Gerbioni Tel. 0125 658240 chiuso Martedì sera e Mercoledì tutto il giorno NUOVA HOBBY CAR di CUGNOD ENRICO & C. OFFICINA - CARROZZERIA - GOMMISTA - MAPPATURA CENTRALINE RIPARAZIONE FAP/EGR - VENDITA VEICOLI E USATO MULTIMARCA SOCCORSO STRADALE 24h CAREMA (TO) - Via Nazionale, 15/A - Tel e Fax 0125 81 12 00 e-mail: [email protected]

C'era una volta Salvator Gotta, montaltese di nascita av- Salvator Gotta venuta nel 1887, fu scrittore famosissimo fino agli anni 60/70 e poi dimenticato. 120 romanzi tradotti in lingue straniere il più fa- Perchè “C'era una Volta”, o meglio perchè e delle Foibe Carsiche e poi ancora 'Testi moso dei quali è “Il piccolo alpino”, 400.000 abbiamo voluto offrire ai nostri lettori un di alcune canzoni', raccolta di 124 testi di copie vendute, romanzo per la gioventù, prodotto che si differenzia a fondo dai no- canzoni Patriottiche, Fasciste e degli Alpini. considerato secondo al libro Cuore di De stri consueti spunti editoriali? La risposta è Rientrato in Italia nel 1945 riprese il lavoro Amicis. Per non contare novelle, articoli, testi teatrali recitati da più noti artisti del presentazione tro Studi Oli- momento, romanzi tradotti in films come presso il Cen- vetti, fino alla “La signora di tutti”, premiato al festival di pensione di Venezia, “Il piccolo alpino”, “La damigella semplice, siamo stati sollecitati da nume- anzianità. Fu di Bard”, “A bocca nuda”, “La donna della rosissimi lettori ad offrire uno spaccato di allora che la montagna”, “800” sceneggiato prodotto Ivrea e Canavese dei primi del novecento vena di scrit- dalla Rai. Tanto per farci un’idea della sua e per fare ciò ci siamo rivolti ai ricordi ed tore partorì notorietà basti pensare che con la sola casa ad alcuni scritti inediti di Luciano Banchelli tutti i suoi libri: editrice Baldini e Castoldi pubblicò 40 opere, eminente letterato e scrittore di Montalto “Il Risveglio 158 edizioni e circa un milione di volumi. Dora ed all'indimenticato Salvator Gotta che dei Ricordi e Poi arrivò l’ispirazione di comporre un ro- hanno lasciato una impronta ed un segno “Ritorno al manzo ciclico: “La saga dei Vela”. Lavorò indelebile sul nostro territorio. Cari lettori, Passato” co- 42 anni intorno a quest’opera, 12 volumi buona lettura. stituiscono che formano un solo grande romanzo, 100 il direttore una raccolta anni di storia di una famiglia dal 1850 al Ennio Junior Pedrini di eventi, per- 1950 un documentario di vita italiana, ma sonaggi, storie di vita paesana, “Cento Lire”, soprattutto canavesana dove il Canavese Luciano Banchelli 'Dall'Artigianato alle Rivoluzioni Industriali', 'Il è cantato con nostalgia e passione di figlio. Gotta così scrive: L’aria canavesana che ho Tempo che fu” “Il vaso di Pandora', 'Scrittura Nato a Sesto Fiorentino il 15 maggio 1921, e Telecomunicazioni', saggio ricco di disegni respirato fin dalla nascita è la vera fonte Luciano Banchelli si è spento alla fine di gen- meccanici e schemi elettrici che illustrano della mia ispirazione artistica. Alla sua sa- naio di quest’anno nella sua casa di Montalto il funzionamento della telescrivente Olivetti lubrità debbo la salute religiosa, morale ed Dora lasciandoci preziose testimonianze di T2. Segue 'Sunto - Ricordi di Montalto - Una estetica del mio spirito e la mia fortuna di vita passata narrate nei suoi numerosi libri a storia lunga tre vie e una piazza' e nel 2005, scrittore. Il suo istinto lo fa Canavesano nel partire dall’autobiografico “Bucce di patate” in occasione del decimo anniversario della modo più assoluto, fino alla cecità, ossia nel quale racconta le vicende belliche della Sagra del Cavolo Verza, esce 'Montalto Dora all’impossibilità di paragonare gli altri paesi seconda guerra mondiale e la sua depor- - Il Suo Cavolo.' Sempre dalla collaborazione del mondo al proprio, ove egli è nato ed tazione nel 1941 in Germania nei campi di con le scuole medie, nell’aprile 2006 nasce ha origini profonde la sua famiglia. L’uomo concentramento tedeschi, i lavori forzati, le 'Immigrazione, Emigrazione, Deportazione, nasce come l’erba, come le piante con le tremende paure sotto i bombardamenti, la Esodo'. Quale omaggio al suo Montalto pre- sue radici profondate in un palmo di terra, liberazione ed il rimpatrio. Avvenimenti che senta inoltre 'Il Sagrato Racconta, Montalto che diventa così la sua terra, sacra terra portò quale testimonianza presso alcune scuo- Dora e lo Scisma', 'Rinascita”, 'La Saga per lui che non deve disdegnare le altre, le del Canavese. Fu proprio in seguito alla continua'. La grande passione che lo ha ac- anzi, amarle fin dove gli è possibile. Non partecipazione alla Giornata della Memoria compagnato da sempre è rappresentata da dev’essere una gara fra gli uomini, l’amo- in parecchie scuole medie e all'invito delle una collezione di telescriventi, macchine da re per la propria terra; nessuna di queste stesse insegnanti che redasse 'Il Soldato', scrivere e macchine da calcolo che coprono terre deve soverchiare o combattere le al- in cui delinea schematicamente la prepara- l'evoluzione tecnico-tecnologica dell'Olivetti tre. Ma la natura vuole che per ciascuno la zione e l'armamento del nostro esercito e dagli anni '40 agli anni '80 e che ha donato propria sia l’unica, diversa da tutte, degna la descrizione dei campi di concentramento anni fa al Museo tecnologicamente di Ivrea. di sommo amore.

L'antico mercato Le botteghe cittadine I furti degli zingari Ogni occasione costituiva un momento di aggregazione e di fe- sta come l’antico mercato di Ivrea che si ripete ogni venerdì da più di cent’anni; oggi viene vissuto con i tempi dettati da una vita caotica, ma provate ad immaginarlo ad inizio novecento. Dopo le ricorrenze religiose era l’evento che attirava il maggior nume- ro di persone provenienti dai paesi limitrofi e dalla Valle d’Aosta. Fra distese di campi coltivati, separati da una strada generosa di buche e polvere, spesso solitaria, la cascina della Gablera la fa- ceva da padrone insieme ad una piccola edicola votiva in onore della Madonna apparsa a Bernadette. Contadini e mercanti che giungevano a Porta Aosta, dovevano sostare con le loro merci all’ufficio del dazio presso la baracca di legno dei doganieri e pa- gare la tassa pretesa; poi procedevano, a stento, tra la calca degli acquirenti ed il bestiame. Una fiumana si metteva in viaggio su carrozzelle trainate da scalpitanti puledri, su stage-coaches a due cavalli, o su carrette cingolanti stracolme d’ogni genere di mer- canzie. Anche il contadino più indigente vi partecipava, spingen- do faticosamente a mano la pesante viturina carica di quei pochi prodotti agricoli coltivati con tanto sudore, di qualche fascina, due dozzine di uova e magari anche una grassa gallina. Sostava col carrettino al mercato dei polli, mercà d’la pulaia, concentrato in per vedere e contemplare gli esemplari più belli, discutendo e piazza del teatro Giacosa. contrattandone l’eventuale acquisto. Siglavano il contratto con A quel tempo anche la scelta di un pollo richiedeva esperienza: uno sputo e una forte stretta di mano. Un giro su Lungodora, in per prima cosa gli si soffiava sotto le ali, tanto da sollevarne le piazza di Città e in via Palestro era d’obbligo aspettando il mez- piume e controllare che il colore della pelle fosse giallo oro, poi zogiorno quando alla trattoria Leon d’Oro avrebbero fatto una ci si accertava che le zampe non avessero speroni, sinonimo di bella scorpacciata di busecca da lasciar loro il gusto in bocca per vecchiaia. Un oculato acquisto, non c’è che dire! E a proposito una settimana. Ogni paese proponeva i suoi prodotti. Montalto di ruspanti nelle case dei contadini a sera si faceva la conta delle era famoso per la coltivazione dei cavoli, Chiaverano per i tomi- galline per timore che qualcuna mancasse all’appello e ciò acca- ni, Cascinette per la coltivazione di cipolle, Borgofranco per rape deva quando il portone di casa rimaneva aperto. I volatili, liberi e canestrelli, Andrate per le castagne. Sul boulevard del Ponte di uscire in strada, diventavano così facile preda degli zingari. Li Nuovo si vendevano pentolami, catene per le mucche, carrucole, attiravano servendosi di un uncino mascherato da un chicco di mentre al Ponte Vecchio sostavano gli ambulanti di stoffe, abiti e meliga, alla stregua del pescatore con le sue esche; poi era un dolciumi. In piazza Granaglia, oggi piazza Ottinetti, erano esposti attimo torcere loro il collo e nasconderle sotto ampie gonne. “La i cereali e in primavera si potevano acquistare i semini dei bachi fame è una brutta bestia” dicevano, consolandosi, quei poveri da seta il cui prezzo si stabiliva in base a quantità misurata a dita- contadini derubati di un bene prezioso. le. Dall’acciottolato Vicolo degli Ebrei, l’odierna via Palma, si rag- Le contadine dei paesi limitrofi si recavano di mattino presto, con giungeva poi via Re Arduino, cuore della fiera dove si riversava la le loro carrette, ad Ivrea a vendere i loro prodotti. Col ricavato folla. Giù per via Riva c’erano terraglie varie, zoccoli, posate ecc. acquistavano il necessario per il fabbisogno familiare lesinando e a Porta Vercelli tutte le varietà di sementi, mentre in Piazza di al centesimo al fine di risparmiare qualche soldo. Il venerdì era Città si trovavano i banchi di stoffe e lane. atteso in modo particolare dagli uomini. Ben rasati e vestiti da Le donne provenienti dalle vallate canavesane e dai paesi limitrofi mezza festa si recavano al mercato delle bestie di Porta Aosta si davano invece appuntamento in piazza Maretta mostrando i Perchè tutto sia semplice in un momento difficile servizi funebri Bergonzi reperibilità 24 ore su 24 cel. 340 4285501 - 339 1001498 Via Trieste, 41 PAVONE Canavese (To) [email protected]

stava il cavalluccio e superava carri e carrette fino ad arrivare nel cortile dell’Antica Croce Bianca dove lasciava riposare il cavallo e si beveva un buon caffè caldo. Rinfocillato, Bonton si apprestava a girare tutto il mercato per comprare spine per le botti, chiodi, catene per le mucche, cuoi, panno, aghi, filo e canapa per sua moglie. Ma quando arrivava mezzogiorno, Bonton, o meglio il si- gnor barone di Lillianes, come lo chiamavano in Vescovado forse perchè in qualche vecchio documento stava scritto il suo titolo nobiliare, sapeva di poter contare sull’invito a pranzo di Monsi- gnore. Sempre lo stesso menù, ormai ripetuto da anni: minestra in brodo con qualche pallina di pasta reale, vaga, natante, poi il bollito di manzo con la salsa dolce di Cremona, di cui il vecchio valdostano andava matto, i tomini di Chiaverano e per finire il caffè con qualche goccia di grappa. Subito dopo il pranzo Bon- ton prendeva commiato dal Vescovo. Si doveva sbrigare! Doveva tornare a Lillianes in giornata e ci volevano non meno di quattro ore di viaggio. I mezzi di trasporto d’allora, la carrozza d’estate e il Brum d’inverno (carrozza chiusa con due finestrini messa in voga nell’ottocento dall’inglese lord Brougham) partivano dal cortile dell’albergo Oriente. Li guidava il buon Pronti, un vecchio cocchiere, davvero solerte e disponibile verso i suoi passeggeri tanto da meritarsi un tale soprannome. In inverno si prendeva cura dei piedi semi congelati dei passeggeri facendo trovare loro, a mo’ di scaldini, qualche bottiglia d’acqua calda riposta fra la paglia nell’abitacolo della carrozza. «An carosa, musù!» Tuonava la voce possente di Pronti seduto a cassetta e pronto per parti- re, mentre si dava un’ultima aggiustatina ai bei baffoni ingialliti loro stuzzicanti prodotti caseari. Un carretto a due stanghe sosta- dal fumo di pipa. Faceva schioccare la frusta e il cocchio partiva traballando sui ciottoli del cortile odoroso di stallatico; usciva dal va sempre al solito posto. Era stracolmo di scatole di latta piene portone, attraversava il piazzale di Porta Vercelli e prendeva giù di acciughe, aringhe e merluzzo a trance legato a mo’ di fascina; per il viale alberato. Il cavallo procedeva al trotto facendo solo ovviamente non mancavano fogli di carta paglia gialla per impac- udire i tonfi degli zoccoli che battevano sullo sterrato morbido e chettare le merci. D’estate l’intenso odore esalato dalla varietà bianco. Oltrepassata la Piazza d’Armi l’orizzonte s’apriva nell’im- di prodotti si mescolava al profumo del tiglio in fiore dell’osteria mensità sconfinata della campagna. “Barra di ferro”. Per i commercianti il mercato del venerdì costi- tuiva un’ottima opportunità per fare buoni affari ma non appena le campane del Duomo, all’unisono con quelle delle altre chiese Antiche vie eporediesi cittadine, scandivano dodici rintocchi, si incominciava a fare fa- gotto per ritornare ai propri paesi. La città riprendeva pian piano I negozi del tempo le sue consuetudini in attesa del mercato successivo. Gli ultimi frequentatori a partire erano i musicanti e i cantastorie che, attratti dalla fiera, si proponevano di fare buoni affari. Con Può diventare una sorta di gioco accattivante percorrere oggi alcune sé portavano sempre un carico di simpatia proponendo stornelli, vie di Ivrea immaginandoci come dovevano essere tra la fine dell’800 ballate, rievocazioni di fatti realmente accaduti durante il loro pe- e metà 900 : via Arduino e via Palma, con l’allora povero quartiere di regrinare, o filastrocche che, ripetute all’inverosimile, facevano San Domenico, vicoli umidi e stretti con botteghe centenarie. Una di il giro di paesi e città. queste era gestita dai coniugi Ruffino. Lui era un vecchietto basso Un affezionato saltuario frequentatore del mercato era il signor di statura, sorridente, sempre pronto ad accontentare la clientela fa- Bonton, abitante a Lillianes in Valle d’Aosta, che due o tre vol- cendo su e giù interminabili volte al giorno per una scaletta a pioli co- te l’anno scendeva fino ad Ivrea. Che viaggio! Parecchie ore di municante col magazzino alla ricerca della merce richiesta. Il negozio malagevole cammino sulla carrozzella! In prossimità di Ivrea fru- era piccolo e buio, pieno zeppo di ogni cosa utile per il cucito e per cartoleria scolastica - Forniture per uFFicio Fotocopie - servizio Fax - Biglietti da visita - timBri plastiFicazione - rilegatura - copertinatura liBri coliBrì dillo con iFiori Fornitura liBri di testo email: [email protected] di Paola Gillerio per elementari, medie e superiori fiori, piante, bomboniere ricariche cellulari - pagamento Bollette www.cartoleriadisamone.it servizi funebri, matrimoni CARTOLERIA di SAMONE articoli da regalo Via Provinciale, 13 SAMONE SAMONE (TO) Via Provinciale, 30 C.so Marconi 6 bis Montalto Dora (TO) tel. 0125 53926 - fax 0125 220620 Tel. 0125 53453 tel. 0125 650326 - cell. 347 6953370 Prelle MarcoT C di Gamerro E. E Ross Quick A e Frerio M. 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i giochi dei bambini. La bottega passò poi alle due sorelle. Di fronte Ad angolo tra piazza Santa Marta e l’odierna via Palestro era situata la alla loro bottega, tra via Palma e via Arduino, c’era quella di stoffe de- tipografia di Fausto Luigi Curbis, diventato tipografo per aver sposato gli Olivetti. Un lungo banco era posto ad angolo retto dietro al quale l’erede degli stampatori Franco. Stampava il settimanale “La Dora Bal- c’era sempre la signora Olivetti, una donnina piccola dai capelli grigi. tea” che prima si chiamava “L’eco della Dora Baltea”. Quella bottega In città tutti sapevano che amava fumare, nelle ore pomeridiane, un era luogo di ritrovo intellettuale della città. sigaro toscano ma nessuno ormai ci faceva più caso. In Borghetto c’era la bottega del falegname Gregorio, iniziato da Al- Tutti gli Olivetti erano d’una bontà proverbiale. Erano ricchi ma con- fredo D’Andrade alla fabbricazione di mobili in stile gotico, nonchè ducevano vita ritiratissima. Oltre al negozio possedevano delle terre restauro e doratura. Non mancava Mosca il fabbro mentre l’orologiaio nei dintorni della città. Avevano una figlia ed un figlio di nome Camillo, ingegnere elettrotecnico, assistente di Galileo Ferraris all’Università di Torino che seguì negli Stati Uniti quando quegli andò a provare il suo “campo rotante” per il trasporto dell’energia elettrica a distanza. A questo punto raccontiamo un simpatico aneddoto su colui che fu in seguito il fondatore della famosa fabbrica Olivetti. Si dice che un giorno, sul Lungodora, Camillo incontrò il signor Revel, pastore protestante valdese, che faceva la sua passeggiata. Olivetti scese dalla bicicletta e gli si avvicinò: “Signor Revel, scusi! Sono l’in- gegner Camillo Olivetti! Lei ha una figliola che si chiama Luisa; non la conosco personalmente ma so che è una bravissima signorina; la giudico anche molto bella e vorrei sposarla. La prego di voler interro- PORTA VERCELLI Pugno manteneva il suo certosino lavoro nel quartiere san Domenico vicino alla farmacia Birago gestita da Andrea e dal figlio del farmacista Giuseppe. Era una farmacia antica arredata con vasi settecenteschi riposti nelle scansie del locale con soffitto a volta ed anche il banco di legno nero con filettature dorate era antico. Nel rione alto della cit- tà la bottega delle Buona Stampa proponeva ai suoi acquirenti libri, oggetti ed immagini sacre, statuette religiose, articoli di cancelleria, abiti da prete ecc. i cui avventori erano per lo più sacerdoti e religiosi. Salendo ancora verso il quartiere antico, ossia verso il Duomo, si perce- gare la signorina in proposito e di farmelo sapere in qualche modo. piva nell’aria il fragrante profumo di paste di meliga confezionate dalle Sarei lieto di diventare suo genero. Lo spero. Grazie!” E, risalito sulla suore di San Michele. Bisognava salire i tre gradini davanti alla chiesa, bicicletta, scomparve veloce nel viale. tirare la grossa corda penzolante dal muro ed attendere in una specie Si può già fin d’ora anticipare che il loro fu un matrimonio felicissimo. di stamberga, nuda, umida e buia, forata da due grosse aperture: un In seguito Camillo portò ad Ivrea la prima automobile e due guardie finestrone a doppia inferriata e un vano occupato dal tamburo girevole. di città la piantonarono per tenere indietro la gente accorsa a veder- Poco dopo la serranda del finestrone lentamente s’apriva e nell’ombra la. Ma torniamo alle vecchie botteghe eporediesi e precisamente a biancheggiava una figura indistinta. «Mi dia, per favore, due soldi di quella degli Olivetti. Un buon odore di pezze di stoffe arrotolate sugli paste di meliga.» veniva chiesto, mentre una manina bianca prendeva scaffali, alti sino al soffitto, accoglieva i clienti. Ce ne’erano di tutti i le due monetine attraverso un quadretto dell’inferriata; poi la serranda tipi e colori per uomini, donne e bambini. A trasformare quest’ultime veniva chiusa d’un colpo e un passo leggero affrettato svaniva per una in abitini era la famosa sarta Clarina, la sarta dei bambini, nipote del scala invisibile. Pochi minuti dopo il tamburo girevole portava al suo parroco don Bellono della chiesa di san Domenico. Clarina lavorava interno un pacchettino che veniva ritirato e scartocciato immediata- per vocazione, è proprio il caso di dire, curva sul suo cucito tutto il mente. Sulla riva opposta al ponte romano si ritrovavano le lavandaie giorno seduta nel vano della finestra che guardava la Dora e di notte che sbattevano i loro panni sulle panche immerse nell’acqua davanti al lume della lampada. Figura di spicco per la città furono i librai editori ad una lunga fila di grandi mastelli. Ogni giorno partiva un barroccio Viassone con negozio di due grandi vetrine in via Arduino. Stampa- trainato dal cavallo verso Torino, carico di sacchi coi panni lavati e ri- rono poche opere, a mano, con mezzi antiquati ma con tale gusto e tornava indietro con quelli sporchi. Se in estate poteva essere anche professionalità da godere di stima in tutta Italia. Tra le pubblicazioni un piacere lavare, in inverno dovevano rompere il ghiaccio e poichè vanno ricordate : “Vecchia Ivrea” di Francesco Carandini, “Cogne” di i guanti di gomma non erano ancora stati inventati, capitava molto Piero Giacosa, “Come la fonte” di Dionisio Borra, “Addio giovinezza” spesso che sulle mani doloranti si formassero i geloni. di Sandro Camasio e Nino Oxilia e “Almanacco italico” volumetto in- All’albergo Cavallo Bianco, gestito dalla famiglia Borgo, alloggiava il Re neggiante la guerra in Libia scritto da Francesco Pastonchi. Nel suo Carlo Alberto e poi Vittorio Emanuele II quando, in incognito, andava a salottino retrobottega era sempre un via vai di personalità di spicco cacciare in Valle d’Aosta. Ma, molte volte, accadeva che in città tutti della cultura piemontese. Ospitò più volte la Regina Margherita di sapessero della visita del Re e con dignitosa riservatezza guardava- Savoia quando nei mesi estivi scendeva da Gressoney, paesino della no passare la sua carrozza da lontano. Ma non appena scendeva dal Valle d’Aosta, per raggiungere Ivrea. brum (carrozza) per salire in treno la folla incontenibile accorreva in- ACQUA BIRRA VINO e... offerte speciali sul sito www.sediciviaggi.it Consegna a domicilio sedici Un Mondo Via Provinciale, 106 LAVANDERIA, STIRERIA, PULITURA VIAGGI PELLI, BORSE, TAPPETI, COPERTE. 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torno al lui e urlava: Viva il Re! Viva il Re! E a questo punto facciamoci Football Club Ivrea raccontare dalla nostra eccellente guida Salvator Gotta un simpatico aneddoto. Una mattina presto Borgo si sentì chiamare: “Burg, Burg!” Balmetti di Borgofranco Chi poteva essere a quell’ora? In mezzo al cortile vicino allo stalliere Giacu, Borgo vide due signori col fucile a tracolla che guardavano in su verso la finestra. Uno di essi era il Re! “Burg, dormiglione!” tuo- Canottieri Sirio no la voce del Sovrano. “Oh, Maestà, vengo subito!” Il signore che accompagnava il Re era il conte Brambilla. Anche lui vestiva alla cac- Così descritti da Salvator Gotta ciatora: stivaloni chiodati e cappello con la piuma infilata nel nastro. Ogni volta accadeva che Borgo si commuovesse alla reale vista ma la Fu un evento importante quando nel 1904 ad Ivrea si formò una so- semplicità e schiettezza di Vittorio Emanuele smorzavano la tensione. cietà denominata Football Club Ivrea alla quale parteciparono trenta “Cosa c’è in quel barattolo? Chinotto o ciliegie sotto spirito?” Chiese studenti capitanati da Enrico Craveri sotto la dirigenza di Tonino Sca- il Re avvicinandosi al banco della trattoria. “Ciliegie Maestà!” “Dam- moni: entrambi diressero la squadra della Juventus di Torino sino alla mene due. Brambilla vuoi una ciliegia?” metà del novecento. Tra i fondatori vanno ricordati Salvator Gotta, Brambilla voleva un buon caffè caldo dal momento che sul treno faceva Carlo Realis ed i fratelli De la Pierre. Fu proprio al termine di un incon- sempre un freddo cane, mentre al re un bicchierino di una tal grappa…” tro amichevole con la squadra di Agliè che Salvator Gotta conobbe Intanto nel cortile Giacu, (abitava a Montalto Dora e una volta il Re uno dei giocatori: il poeta Guido Gozzano, anzi Gustavo Gozzano visto si fece condurre a casa sua per visitare la moglie ammalata) fedele che questo era il suo primo nome di battesimo; solo quando la fama artistica lo raggiunse egli si fece chiamare da tutti col suo secondo PIAZZA DELLE GRANAGLIE nome, Guido. A distanza di molti anni da quell’episodio calcistico, Salvator Gotta (ottocentista scrittore canavesano di cui tanto è stato scritto e realizzato in suo onore in questi ultimi anni) evidenziò, at- traverso la sua sagace penna di narratore, la persona ed il carattere dell’amico Gozzano. Sarebbe un’imperdonabile negligenza ometterne una descrizione tanto rappresentativa di quanto Gotta fosse acuto osservatore capace di trasmutare sulla carta sensazioni ed emozioni. “Era di statura media, magrissimo ma ben proporzionato, elegante nel muoversi e nel camminare. Chiaro di pelle, lievemente rosato agli zigomi, naso piuttosto pronunciato di tipo aristocratico, bocca larga e carnosa, bei denti. Fini capelli, divisi da una scriminatura sul lato sinistro del capo. Mani stupende, lente, carezzevoli. Si passava di frequente la destra sui capelli, più per vezzo che per necessità. Cor- po mai scattante, sempre un po’ stanco, sia a causa della malattia che fin da bambino lo minava, sia per un senso di autocontrollo, un’ espressione innata di buona educazione. Era il prototipo della signorilità. Guido parlava preferibilmente il dialetto, il dialetto caratteristico dei nobili, senza mai animarsi troppo, sorriden- do quasi sempre, sapendo ascoltare con apparente interesse. Usava, talvolta, infiorare le sue frasi dialettali con allocuzioni talmente lette- rarie da diventare comiche. Per esempio un giorno parlando di una contadina di Agliè dalla quale era facile ottenere dei favori la chiamò: La meretrice ad Pirgo, t’sas. Proprio alla maniera dei nobili interpolava frequentissimamente il suo dire con t’sas che corrisponde all’italiano sai. L’intelligenza e l’arte erano in cima ai suoi pensieri. Non parlava se non interrogato e anche quando parlava non si capiva mai bene se scherzasse o se dicesse sul serio. I suoi versi più sinceri sono quelli con cui termina “La signorina Felicita” là dove egli si autode- finisce un buono, sentimentale giovine romantico...quello che fingo d’esser e non sono. Caro, indimenticabile Guido! Quanti ricordi me lo rendono presente! Lo vedo a Torino ai sabati letterari di Arturo Graf. Lo vedo arrivare una sera ai Balmetti di Borgofranco, solo, in carroz- za, ravvolto in scialli sebbene la sera fosse di settembre, tepida. Lo accogliemmo con festa. Noi s’era un’allegra brigata d’amici: c’erano Pastonchi, i Lesca, Carlo Realis, signore, signorine fra cui la mia fi- cocchiere che si sarebbe fatto ammazzare piuttosto di dire che il Re danzata Adelina, che divenne poi mia moglie. Ricordo che quella sera era ad Ivrea in incognito, stava bardando i due cavalli. L’acqua da met- ella riuscì a farlo ballare al suono di quell’organetto in cui bisognava tere negli scaldini stava bollendo e tutto era pronto per la partenza. introdurre una moneta da due soldi. Fu una delle ultime volte che lo Ma il Re partecipava anche a numerose cacce grosse in Valle d’Ao- vedemmo di buon umore. La malattia lo stava distruggendo. Ricor- sta soprattutto al Gran Paradiso, riserve di stambecchi e camosci. In do pure un’altra estate che s’andò con lui e con la poetessa Amalia questi casi era accompagnato da staffette a cavallo e da un corteo Guglielminetti a visitare il castello di san Giuseppe, su un’altura in riva di carrozze. Venivano suonati i corni da caccia in prossimità dei paesi al lago Sirio, là dove Arrigo Boito s’era ritirato con Eleonora Duse, nel e accadeva che il Re ed il suo seguito si fermassero per ricevere gli 1893. La Guglielminetti portava scarpette dagli altissimi tacchi. Du- omaggi delle autorità e della popolazione mentre i palafrenieri cam- rante la discesa, giù per il sentiero pietroso, perdette subito i tacchi biavano i cavalli. e bisognò portarla. Che fatica per il povero Guido! E lei come se la RICEVITORIA - LOTTOMATICA - SISAL - GRATTA VINCI di SDINO Alessandro Le stagioni della fruta TABACCHERIA e GIORNALI Consegna a domicilio RICARICHE TELEFONICHE Via Ivrea n°58 MONTALTO Via Provinciale 14 SAMONE - tel. 0125 53162 Tel. 333 1947434 - 346 7124431

rideva, seduta sulle nostre mani intrecciate a seggiolino! Fortuna che trovammo un’ottima LA CASA DEL GIACOSA colazione allo chalet della “Canottieri Sirio”. Guido ci recitò un sonetto in vernacolo, del quale serbo l’originale, scritto di suo pugno, a matita: “I tutun”, le zitellone.” Una volta, dopo aver letto una novella di Got- ta pubblicata su un giornale lo paragonò a Maupassant ed egli, Salvatore, fece il gesto scherzoso di allungargli una pedata. E Guido, come scappò via ridendo! Infatti lui sapeva scherzare e accettare lo scherzo, anche se di cattivo gusto, come quello che gli giocò un giorno il pilota Scipione Borghese al Fiery d’Ayas. Borghese non sapeva che Gozzano fosse tisico, ma pensava che la sua malattia fosse una posa letteraria. Durante la passeggiata gli diede una spinta e lo buttò nel lago Blu la cui acqua a 2000 metri d’altezza era gelida anche nel mese d’agosto. Tutti i presenti mostrarono indignazione contro un simile atto, mentre si accingevano a trarre dal lago il malcapitato poeta e portarlo in tutta fretta all’albergo dove l’avrebbero asciugato e messo a letto con bottiglie d’acqua calda. Vicino al Ponte di Ribes la strada era deserta, bontà evidente Ma, tuttavia, anche in quel frangente, Gozzano tantè che un tempo lontano i briganti atten- egli associa- conservò la sua serenità, scherzando e riden- devano i viaggiatori per derubarli. C’era solo va la forza di do dell’accaduto. Una volta sola Gotta lo vide la cascina dei Quilico e più avanti l’osteria La farla trionfare sconvolto: fu il 3 febbraio del 1911 quando il Cor- Campana dove si fermavano tutti i carretti e a tutti i costi. riere della Sera non pubblico l’articolo inerente le carrozze. Di lì mancava poco per arrivare E adesso che la sua opera: “I Colloqui” perchè il giornalista alla villa bianca di Giuseppe Giacosa ubicata ne rivivo il pen- Francesco Pastonchi, il vero scopritore di Guido sul ciglio della strada provinciale. E’ tuttora siero me lo ri- Gozzano, s’era dimenticato di scriverlo. Quel lì, cinta da un muro sovrastante un giardino cordo così: un giorno, precisamente a mezzogiorno, Guido di aiuole, di vialetti, di pini centenari. Si dice signore sulla capitò in casa di Salvator Gotta: era a dir poco che all’interno si respirasse un’aria signori- cinquantina, disperato! Piangeva come un bambino. Gotta le. Saloni ricchi di mobili antichi, di quadri elegante nono- lo accompagnò subito ad Ivrea all’albergo Scu- d’antenati e di fianco al caminetto un piccolo stante la figura do di Francia dove alloggiava Pastonchi che, harmonium. Ma chi era Giuseppe Giacosa, corpulenta, ancora in pigiama, li accolse addolorato. Poi detto confidenzialmente Pin? Chiediamolo cranio calvo, promise che avrebbe messo le cose a posto. a Salvator Gotta che fu spesso suo ospite: faccia bona- Telegrafò al direttore del giornale, ma non ci “La sua bontà, guidata dall’intelligenza, si ria adorna di baffi e barba brizzolati. La sua fu verso di convincerlo a pubblicare l’artico- manifestava soprattutto in equilibrata sag- voce, poi, impressionava! Baritonale, calda lo e la motivazione fu questa: il Corriere non gezza e in rettitudine inflessibile. Il suo senso di uomo entusiasta, disposto per natura a sarebbe mai arrivato a distanza di un giorno artistico era potentemente pervaso di fiato vedere più il bene che il male della vita. Io dopo la Stampa ed il Secolo. poetico: lo diffondeva subito quando apriva ne rimasi subito tanto incantato quanto in- E, per riallacciarsi all’inizio di questo artico- bocca a parlare d’arte, di poesia, con quella timidito. Quando lo conobbi, nell’estate del lo, riportiamo questa dedica di Gozzano: “A sua voce baritonale, timbrata, capace di farsi 1898, Giacosa era al culmine della fama: Salvator Gotta per la nuova amicizia.” Nuova udire anche da lontano e di esprimere le più stava preparando la sua celebre commedia perchè si riferiva al letterato, mentre la vecchia delicate sfumature. In noi giovani la sua per- Come le foglie, rappresentata per la prima al giocatore di football! sonalità incuteva rispetto, forse perchè alla volta nel 1901 al teatro Manzoni di Milano. Hair Time Rossella tradizione natura e bontà acconciature Frutta e UNISEX 9.00 - 18.30 orario continuato Verdura CARTOLERIA - LIBRI - GIOCHI Chiuso il Martedì Via Castellamonte 47/F Gradito l’appuntamento BANCHETTE (To) Tel. 328 0090822 - 0125 612173 MONTALTO DORA - TO - Via Mazzini, 33 - tel. 348 4254182 Via Torino 293 IVREA (To) Piante, Fiori, tel:/fax 0125 280616 Addobbi da Cerimonia, Cancelleria / Ufficio Fotocopie / Fax cell. 349 1842243 Addobbi Funebri, Idee Regalo, Libri scolastici Colibrì per i libri VIA AOSTA 14 BORGOFRANCO Servizio Interflora Biglietti d'auguri Carta regalo TEL. 342 1032413 [email protected] Via Aosta, 5 - Borgofranco d'Ivrea (TO) Giochi / Peluches Bigiotteria APERTO LUN-SAB 9:00-12:00 E 15:00-19:00 Tel./Fax 0125 751290 - Cell. 347 4450404 e-mail: [email protected] • ilportamatite.wordpress.com

Scrisse anche i libretti d’opera per il grande Giacomo Puccini. Lo sanno tut- ti che Boheme, Tosca e Madama Butterfly li ha scritti lui insieme a Illica!” Tassa sul celibato Quanta gente transitò nella sua casa di Colleretto! Si può ben dire che tutta l’Italia artistica passò di là finchè fu in vita lui e continuò ancora dopo la sua Il costo della guerra dell'Abissinia lasciò in eredità al po- morte quando suo genero Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera, polo italiano un buco finanziario di dodici miliardi. Cento si fece costruire una villa a Parella dove riceveva illustri personaggi. Luigi milioni di lire furono subito prelevati dall'allora cassa pen- Albertini, per poter soggiornare più a lungo a Parella, regalò allo Stato Italia- sioni, (oggi INPS). In seguito alla richiesta del Duce il 9 no la linea telefonica Parella-Ivrea col vincolo di poter usare la linea stessa dicembre 1935, gli sposi avevano già donato alla Patria, un paio d’ore al giorno e tenersi così strettamente in contatto col giornale. quale contributo per la conquista dell'impero per il Re, la Tutti gli uomini famosi del tempo lasciarono una testimonianza del loro sog- loro vera d'oro, ossia l’anello di matrimonio, ricevendone giorno a casa Giacosa, apponendo la propria firma sulle pareti del loggiato in cambio una d’acciaio inossidabile. Gli operai e i conta- i cui archi sono sostenuti da pilastri quadrati e nella loro parte interna sono dini non portavano la fede nuziale, perciò furono in gran tuttora evidenti le firme autografe, scalfite con una punta metallica sul cal- parte solo le donne a consegnarla e per moltissime fami- cestruzzo. E pensare che il primo a frequentare casa Giacosa fu Giosuè glie quella era il solo pezzo d'oro che possedevano. Per Carducci nel 1887 durante i suoi viaggi in Valle d’Aosta. Tappa obbligata era racimolare nuovi fondi, i burocrati del tempo scovarono, Ivrea e l’albergo Scudo di Francia. Ne passò davvero tanta di gente! Giovanni dimenticata da molti decenni, una tassa assai originale: Pozza, critico teatrale e musicale del Corriere della Sera, Marco Praga autore l'imposta sul celibato e tutti gli uomini d’età superiore ai di grande talento soprattutto in campo teatrale, l’architetto Alfredo d’Andra- ventun anni, non sposati, incorsero in questo balzello. An- de, Luigi Illica, Roberto Bracco, Giacomo Puccini, Lorenzo Delleani e....sa- che le biciclette furono gravate da una nuova tassa, il bollo, rebbe troppo lunga la lista. E’ risaputo che gli ultimi a visitare la casa anche che veniva pagato una volta all’anno ed era di lire dieci e dopo la morte di Giacosa furono Toscanini, Benedetto Croce e Primo Levi. venti centesimi e consisteva in una piccola targhetta di Il più assiduo di casa Giacosa era Arrigo Boito amico fraterno di Giuseppe, alluminio, fermata con un piombino, al fine di evitarne lo sempre gioviale e scherzoso. Si faceva le sigarette da sé: le arrotolava tra spostamento da una bicicletta all'altra. le dita e questa sua abilità sorprendeva! E poi gli piaceva anche scherzare. Anche per i carri agricoli e le piccole carrette trascinate a Una sera, tanto per prendere in giro Giovanni Pozza disse: Pozza, pizza nel mano occorreva questo bollo. La tassa non era di poco pozzo. Che puzza! Nel gruppo dei frequentatori c’era anche Giovanni Verga. conto considerando che la bicicletta era una necessità Non era molto simpatico. Troppo militaresco, severo, con quei baffi grigi e più per il lavoro, che per il divertimento. quello sguardo privo di sorrisi. Sembrava quasi che i giovani gli dessero fasti- I furti di queste targhette, messe in bella mostra per i con- dio. Però vestiva elegante con abiti solitamente chiari, la paglietta in testa e trolli della milizia stradale, erano di facile bersaglio per i ladri. il bastone portato come fosse una sciabola. Si parlava molto, in quegli anni, Altri balzelli colpirono gli animali: mucche, cavalli, capre, della causa che il Verga mosse contro Pietro Mascagni quando musicò la asini, maiali, ecc, erano accorpati nei registri comunali alla Cavalleria Rusticana senza prima aver ottenuto il consenso del Verga, autore voce “bocche animali”. La famosa imposta di famiglia ri- del libretto. I giovani parteggiavano tutti per Mascagni e si auguravano che guardava in sostanza tutti i redditi ed era stabilita da una Verga perdesse la causa, cosa che invece non avvenne. commissione comunale il cui compito era stimare il red- Un giorno, poi, nella villa si sparse la voce: c’è De Amicis, c’è De Amicis! dito e il patrimonio d’ogni nucleo famigliare. Nel contem- Era proprio lui, Edmondo, alto, corpulento, dai folti capelli e baffi bianchi. Si po in tutti i paesi operava un esattore del fisco: il daziere. fermò davanti alla mamma di Giacosa, le fece un inchino, poi le prese deli- Qualsiasi attività produttiva, macellazione di animali, co- catamente la testolina fra le mani e le posò un bacio sulla fronte. E quando struzione o ristrutturazione di immobili, vendita di dami- arrivò Eleonora Duse? Fuggevole incontro ma indelebile: una donna dal pal- giane di vino, ecc. era soggetta a dazio. lido volto, dal dolce e mite sorriso, misterioso di femminilità indimenticabile. Anche in quei tempi era praticata l'evasione: le damigia- Vestiva un abito di seta cruda ed aveva in testa un cappello di paglia avvolto ne di vino viaggiavano di notte su una carretta, nascoste in lunghi veli grigi. Famosissima attrice che passò alla storia con l’appella- sotto alcune fascine. tivo di Divina! Amava rifugiarsi con lo scrittore Arrigo Boito al castello di L'imposta sul macinato, voluta da Quintino Sella, operava san Giuseppe sul lago Sirio ad Ivrea. Là vivevano come marito e moglie. E già egregiamente. Le cosiddette taie (imposte) taglieggia- ci viene ancora in aiuto Salvator Gotta che la conobbe personalmente: “La vano quel modestissimo benessere che si conquistava con mia prima impressione fu di trovarmi di fronte non a una donna ma a uno tanto lavoro, ma come sempre, erano tutti ligi nel pagarle. spirito, tanto mi apparve quasi incorporea nella lunga vestaglia bianca che L'avviso di pagamento era fatto dal messo comunale avvolgeva la sua esile persona, pallida nel volto magro, dal dolce e mite sor- che, con la trombetta e una voce affaticata, annunciava: riso, misterioso di femminilità. Solo negli occhi luceva, s’infiammava, la sua «domani dalle nove alle dodici si possono pagare le taie». grande anima. Avendole io lodato la naturalezza nel recitare, ella mi rispose: Ottica Ardissone Carmen BANCHETTE di Gandolfo Di Venuta Via Castellamonte, 27 PROFESSIONISTA IN VISTA tel. 0125 611513 ORARIO mattino dal MARTEDÌ al VENERDÌ 11,30 - 13,30 sera dal MARTEDÌ alla DOMENICA 18,30 - 21,30 AssoRtimento lenti A contAtto ACCONCIATURE misuRAzione vistA Sanelle Dal Martedì occhiAli coRRettivi e dA sole al Sabato FotogRAFiA digitAle orario continuato 9:00 - 18:00 PONT-SAINT-MARTIN AO - Via E. Chanoux, 39 Tel. e fax 0125 805281 Corso Marconi, 52 MONTALTO DORA (To) e-mail: [email protected] SU PRENOTAZIONE 0125/652019

l’arte non è lo specchio della vita, ma la vita Morte di una mucca nello specchio!” La Duse amava trascorre- Un’altra trombetta si faceva sentire nei paesi, re parte dell’estate a Brosso, in Valchiusel- la, per bere l’acqua curativa soggiornando ma questa era per avvisare una disgrazia: in una presso villa Caudano. Sentite, allora, questo stalla era morta una mucca! Per il contadino aneddoto raccontato da Vincenzo Garavetti, le mucche rappresentavano un grande valore nato a Brosso nel 1876, maestro elementa- e la perdita di una di queste causava sovente re proprietario proprio di villa Caudano. Era carestia in famiglia. Quando ne moriva una, un bambino quando, una sera d’estate, non spesse volte durante il parto, con sè portava riusciva ad imparare a memoria una poesia, anche il vitellino ed era una vera tragedia. Così quale compito scolastico. Le si avvicinò una venivano macellate e vendute alle famiglie del giovane villeggiante. Gli prese di mano il libro paese. La carne era talmente dura da doverla ed iniziò a leggere la poesia, anzi a declamarla far cuocere per una mattina intera, ma questo in modo talmente avvincente che non solo non costituiva un problema poiché la legna Vincenzo l’imparò subito, ma si innamorò di non mancava tanto da bruciarne senza fare tutta la materia. Era la divina Eleonora Duse! economia. Un aneddoto vero, che mette in L’ultima volta che ella trascorse le vacanze luce le situazioni economiche di quel tempo, a Brosso fu prima di partire per una tournè va riportato. Un contadino non si dava pace negli stati Uniti. Talmente era il desiderio di per la perdita della mucca e gli amici, per far- ritornare fra le colline della Valchiusella che, gli coraggio, gli dissero: “se ti fosse mancata prima della partenza, abbozzò su una pare- la moglie sarebbe molto peggio”. Il contadino, te della casa due navi con la scritta: 1924, per nulla convinto, rispose: “la donna saprei America e poi torno. Ma la Duse non tornò baffi. Portavi gli occhiali a pizzicanaso mu- dove trovarla, ma la mucca la devo comprare”. più. Morì nel 1924 assistita soltanto dai suoi niti di un cordoncino nero fissato al bavero Guerra alle mosche attori. Di villa Caudano rimane il suo indele- della giacca. Un uomo gaio, divertente col bile ricordo e quello di quanti l’andarono a suo umorismo e le sue inflessioni dialettali Nei periodi estivi le mosche abbondavano trovare e la amarono: Gabriele D’Annunzio, venete, conoscitore del buon vino e amante Arrigo Boito, Giuseppe Giacosa e molti altri della buona tavola. Riconoscevo nel Fogaz- in ogni luogo, non era possibile avere un po’ famosi scrittori. zaro delle affinità ereditarie, quasi che il mio di tranquillità e iniziò la guerra contro questi Ma torniamo ai frequentatori di casa Gia- sangue d’artista fosse nato dal sangue di quel fastidiosi insetti. L'industria chimica scoprì il cosa. C’era anche Francesco Carandini. Il grande. Ma sono i ricordi legati a Giuseppe flit, un potente insetticida che era spruzzato marchese Francesco Carandini. Genialissi- Giacosa che mi affascinano maggiormen- da un’apposita macchinetta, ma poiché il mo personaggio conosciuto in tutto il Cana- te anche se ne conservo uno molto triste! prezzo era piuttosto elevato veniva usato con vese, pittore e scrittore. Da giovane fu tra i Lo vidi per l’ultima volta pochi giorni prima parsimonia. Il suo effetto era immediato, le più validi collaboratori di Alfredo D’Andrade che morisse. Era in carrozza con sua figlia mosche cadevano a nugoli, così numerose quando, per l’esposizione del 1884 a Torino Bianca e mostrava i segni del male che gli che si raccoglievano con la cazzuola «la ca- fu costruito il castello e il borgo medievale scavavano il volto: smagrito, giallastro, la sola», ma la tranquillità era di breve durata del Valentino. In seguito Carandini si fece barba sbiancata, pareva un vecchio cadente poiché dopo poche ore se n’era nuovamente costruire una villa a Parella dove visse i suoi e non aveva ancora sessant’anni. Quando invasi. In molte cucine si appendeva al sof- ultimi anni durante i quali scrisse il famoso gli vennero chieste notizie sulla sua salute fitto una striscia di carta vischiosa racchiusa libro storico dal titolo Vecchia Ivrea. A propo- grosse lacrime colarono giù dagli occhi e in un cilindretto di cartone che si distendeva sito di Carandini c’è da ricordare lo scrittore si persero tra i peli dei baffi. Scrollò il capo da solo, al bindel dij musche e dopo poche Edoardo Calandra dal carattere chiuso, poco e toccò la schiena del cocchiere per fargli ore era completamente coperto da un fitto affabile, ma scriveva argomenti interessan- segno di andare. Qualche giorno dopo, era strato di mosche. Poi fu la volta del famoso ti e piacevoli. Era imparentato proprio con il 2 di settembre del 1906 Pin, Giuseppe, D.D.T. un nuovo prodotto chimico usato dai Francesco Carandini ed anche con Giacosa. morì. Tutti parlarono dei suoi funerali! Tutti i soldati americani nel 1942 per distruggere Resta comunque il fatto che fra tutti gli ospiti giornali riportarono i versi di Giovanni Pasco- la zanzara anofele, portatrice della malaria di Pin Giacosa il preferito di Salvator Gotta li, la prosa dolente di Gabriele D’Annunzio che aveva colpito i loro combattenti in ogni fu Antonio Fogazzaro e così lo descrive: e quella dei tanti altri scrittori che l’avevano parte del mondo. “Era alto di statura, signorile, folti capelli e conosciuto!” piupermeno CARTOLERIA - EDICOLA GIOCATTOLI MARMI e GRANITI tutto per il carnevale Tel./Fax 0125 807239 noleggio costumi Cell. 348 2204202 mail: [email protected] Settimo Vittone (TO) P.zza Statuto, 1 Via Nazionale per Donnas, 6 Tel. e Fax 0125 658852 PONT-SAINT-MARTIN (AO)

L'ospedale e le cure La macchina I malanni e le malattie si curavano con metodi al- prete, accompagnato da un cherichetto che portava per cucire quanto empirici: tisane, impacchi d’erbe, lardo ran- il baldacchino, simile ad un parasole; era un'usanza Nel primo 900 era la macchina più cido, grasso di marmotta (riservato a poche persone molto antica quella di proteggere l'Ostia Consacrata desiderata e bramata dalle donne. causa il suo alto costo), foglie di cavolo per lenire e l'Olio Santo. Per devozione, al passaggio del via- Pochissime potevano permettersi il dolori reumatici. Anche il tabacco fu erba medicinale tico accompagnato dal suono della campanella del lusso di possederla, soprattutto le usata soprattutto contro la tisi, la peste, la polmo- chierichetto, i fedeli s’inginocchiavano, facendosi il contadine che, oltre al costo proibi- nite, la dissenteria e l’epilessia. La ruta graveolens, segno della Croce. Spesse volte l’infermo lasciava utilizzata in medicina e in profumeria, allontanava sereno questa terra con la benedizione del parroco, streghe e diavoli, combatteva i pidocchi, ora è il non sapendo di lasciare dietro di sé litigi e rancori rametto verde che compare nelle bottiglie della fra i suoi eredi. Per un pezzo di terra si sfasciavano grappa. Metodi che, poche volte, davano risultati le famiglie, nascevano disarmonie che neppure il soddisfacenti ed il povero ammalato, invece di gua- tempo avrebbe cancellato. Alla sera, dopo il fune- rire, peggiorava. Era solo allora che si ricorreva alla rale, nella casa del defunto veniva recitato il rosario degenza ospedaliera. Ad inizio novecento ad Ivrea completo dei quindici misteri in cui si ricordavano sorgeva l'unico ospedale civile del Canavese. Era le gioie i dolori e la gloria della Madonna e di Gesù tivo, non avrebbero avuto il tempo di usarla né per il rammendo, né per i lavori di cucito. Il ferro da calza e al filarel, l’aspo, erano i soli strumenti che sapevano usare, generalmente questo lavoro era svolto nella stalla durante il periodo invernale, quando il tempo a loro disposizione era mag- giore, un modo per sfuggire alla noia, anche se le occupazioni giornaliere erano sempre molte, come accudire alla stalla, ai figli. Un bel vitello, o un maiale nella stalla, era valorizzato assai più di questa macchina. Le ragazze nubili imparavano il cucito presso le sarte con un lungo apprendi- stato e senza essere retribuite; solo al termine di questo periodo iniziavano autonomamente il loro lavoro di sarte. composto unicamente da due ampie camerate con Cristo. Alla fine del rosario (avviato da San Domeni- La sola macchina conosciuta era la a disposizione circa settanta letti per gli uomini e co teologo spagnolo 1170- 1221) venivano ricordate Singer. Le prime macchine per cucire altrettanti per le donne. Sul pavimento lastricato di tutte le anime passate in quella casa e le anime nel erano azionate manualmente con una pietre i topi si trastullavano tranquillamente, creando Purgatorio. Si concludeva con la recita del Depro- manovella e, solo successivamente, fu un diversivo ed uno svago per i degenti. fundis.Terminate le preghiere i parenti prendevano introdotto il pedale che permetteva, a La prima preoccupazione per una persona che ver- parte alla veglia funebre. chi cuciva, di usare entrambe le mani sava in gravi condizioni era quella di salvarle l'ani- E a tal proposito è curioso ricordare quanto segue: per guidare la stoffa sotto l’ago. ma e il primo interrogativo che parenti ed amici si tre personaggi ad un capezzale. Il costo di questa macchina non era ponevano era: «Se la caverà? Il prete avrà il tempo Al capezzale di un padre, ormai con poche speran- indifferente, e l’acquisto comportava di somministrare i sacramenti e l'olio Santo?». Per ze di guarigione, in tutta segretezza, a volte anche un grosso sacrificio. Nel momento in somministrare l'estrema unzione alle persone in pro- di notte per non destare la curiosità dei vicini e so- cui una sarta si sposava, la macchina cinto di esalare l'ultimo respiro, giungeva trafelato il vente anche all’insaputa delle figlie perché a loro era valutata dal padre come un corredo. GIORGIO III TUTTE LE MIGLIORI MARCHE PER LA PESCA SPORTIVA articoli regalo, bomboniere, eventi ARTICOLI PIROTECNICI LIBERA VENDITA CORSO MARCONI 66 IVREA Via Via Torino 92 MONTALTO DORA -TO- Tel. 0125 644666 www.giorgioterzo.it Tel/Fax 0125 651451 [email protected] DiV A di Marisa Cervellin acconciature unisex di Bordet Orietta lavanderia - tintoria - servizi a secco orario continuato tutti i giorni ore 09 / 18.00 piccole riparazioni GRADITO APPUNTAMENTO Via E. Chanoux, 48 HONE (Ao) Tel. 349 43.27.285 Via Ribes, 2 SAMONE Tel. 0125 538246

si concedeva solo la legittima, veniva chiamato il una messa con il giorno terzo, settima trigesima, Marciapiedi notaio per redigere il testamento. L’ammalato, con con benedizione del Santissimo Sacramento, ed quel filo di voce che ancora gli rimaneva, dettava, al mio anniversario perpetua in mia patria a tale grondaie e roide spesse volte consigliato dal prevosto, le sue ulti- affetto lego alla Parrocchia….ecc... me volontà alla presenza di testimoni di fiducia già Più obbligo li miei eredi universali di farmi celebra- Fino agli anni trenta, circa, nessu- precedentemente contattati. re Messe lette in numero cinquecento fra l’anno na casa del paese disponeva delle Il testamento del mio decesso. grondaie, quindi non era possibile nell'atto notarile Lego alla Parrocchia…ecc ….ecc…. ripararsi dalla pioggia, pur cammi- nando rasente i muri delle case. In ogni atto notarile di quei tempi era evidenziata Per rendere i paesi più adeguati dal notaio in piemontese la richiesta fatta al testa- ai tempi che stavano lentamente mentario specificando la volontà di donare parte cambiando, il podestà dispose con dei suoi averi a qualche confraternita o alla chiesa. un’ordinanza che tutti i proprietari di 1°- Non sono in grado di far veruna elargizione immobili installassero delle gronda- agli Ospedali dell’Ordine Mauriziano di Torino né ie in lamiera ai tetti delle case po- verunaltra pia Opera Provinciale o locale. ste lungo le vie del paese. Questa 2° - Seguono le voci della volontà del testamentario. disposizione scatenò un vespaio; E richiesto io notaio ne ho redatto il presente atto pochissimi sentivano la necessità pubblico, il cui contenuto ho letto e spiegato di di quest’ammodernamento e ciò parola in parola in Dialetto. Ed io notaio richiesto che più li indisponeva era la spesa consegno tali disposizioni in quest’atto che leggo in considerata superflua. L'ordinanza volgare dialetto a chiara ed intelligibile voce spiego stabilì anche il tempo di attuazione alla teste in presenza ed in piena intelligenza dei dei lavori, per cui tutti i proprietari, a sunnominati testi i quali li sottoscrivono, dichiaran- I quattrini e le offerte malincuore, si adeguarono a svolgerli do la testatrice di essere analfabeta per cui non entro i termini stabiliti. Inoltre le ac- potendo scrivere oppone abbondantemente un Come sempre, da che mondo è mondo, i quattrini que degli scarichi delle cucine erano segno di croce…… scarseggiano sempre per i ceti meno abbienti, spante nei cortili o nelle strade ed Registro libro 34-1150 Ivrea 9 giugno 1875 ma nel periodo di cui ci stiamo occupando i anche in questo caso il comune, per Da un testo del 29 agosto 1848 - Io sottoscritto soldi erano davvero appannaggio di pochissime porre termine a tale sconcio, male- ecc..ecc….. E siccome dalle cose più ragguardevoli persone e servivano esclusivamente per l'ac- odorante e antigienico, invitò tutti i deve aver principio, perciò essendo l’anima assai quisto di generi di prima necessità come sale, cittadini a costruire i pozzi perdenti. più preziosa del corpo, onde quando sarà parere zucchero che veniva impacchettato nella carta Nel paese di Montalto, per esempio, del sommo Altissimo Iddio di segregare questa da pesante blu oltremare, fiammiferi e rarissime la prima fogna fu costruita nel 1953 esso Corpo, raccomando all’Altissimo Onnipotente volte venivano spesi per acquistare cinquanta e per mantenere efficienti le vie del Signore Iddio l’anima mia, implorando umilmente grammi di caffè, miscelato con l'olandese per paese e delle vigne e per non gra- il perdono dei miei peccati per li meriti infiniti della farlo diventare nero e per conferirgli un sapo- vare di ulteriori tasse i montaltesi, i Passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo, per re particolare. Si faceva bollire una casseruola capi famiglia con i figli maggiorenni la protezione della Beatissima Vergine Maria refugio d'acqua in cui si versava la miscela e si lascia- dovevano destinare al comune un dei Peccatori, pel Gloriosissimo Patriarca San Giu- va decantare; alla fine era pronto per essere certo numero di giornate di lavoro. seppe Protettore dei moribondi, pel Gloriosissimo bevuto. Esalava un profumo intenso dal quale A stabilire il numero dei giorni era San Bernardo mio particolare protettore, pel Santo s’intuiva che c'erano ammalati nei paraggi, in- un’apposita commissione comunale Angelo Custode e per tutta la Celeste Corte. Fatto fatti il caffè costituiva un conforto per coloro che decideva sulla scorta del reddito che sarà il mio Corpo Cadavere ordino e voglio che che soffrivano. L'orzo, e più sovente i vinaccioli, e della consistenza del patrimonio i miei eredi universali qui infranominati facciano lo sostituivano. Pochi andavano dal macellaio delle famiglie. Questo impegno era seppellire il mio Corpo ove seguirà il decesso, nel- e unicamente per l'acquisto di un pezzo di bol- chiamato ROIDE. la tomba ove si Sogliono Seppellire li Sacramenti, lito da utilizzare per fare il brodo destinato al Chi non voleva svolgere questo la- con quei lumi e funerali davanti al mio stato, con far congiunto ammalato. Se questi era morente voro manuale doveva farsi sostituire Celebrare la Messa solenne con Canto presente l'acquisto era effettuato con riserva: «se muore e pagare un operaio cadavere, ed a tutti li Sacerdoti intervenienti dare prima di sera, ti riporto la carne». una limosina comprendente per la celebrazione di Un vitello era comprato da due o tre macellai PUGLISI LUCASpecialista GOMMISTA ORARI dal lunedì al sabato Solo pneumatici delle migliori marche 7.00 / 14.00 selezionati e garantiti al prezzo più conveniente. i SAPORi 16.00 / 20.00 Pneumatici nuovi e d’occasione No gomme ricoperte o ricostruite DEL PANE SPECIALITÀ Ricarica clima di Bazzani Marilena PRODOTTI Girogomme stagionali: a partire da 30 euro ALLA CANAPA ALIMENTI NATURALI Raddrizzatura cerchi in lega Soccorso a DOMICILIO REGIONALI SELEZIONATI | Stazione di servizio TOTALERG Via Torino, 58 IVREA (To) Tel e Fax 0125 49640 - Cell. 377.53 31 329 Via Circonvallazione, 58 IVREA +39 349 31 28 530 CALZATURE PER BAMBINI ABBIGLIAMENTO SPORTIVO Via Ribes, 4 IVREA Tel. 340 2477139 di La Ferrera Daniele Corso M. d’Azeglio, 61/E IVREA (To) Piazza Lamarmora, 10 IVREA tel. 0125.49525 [email protected] VIA TORINO 4 - BORGOFRANCO Cell. 338.4705145

che se lo dividevano per poi venderne aveva problemi di stipsi generalmente i pezzi, ciascuno nella sua macelleria. seguiva la fase favorevole della luna e Villa Gina libertinaggio Il macellaio per impacchettare la carne, comprava in farmacia un'oncia di questo usava una carta giallognola pesante ri- prodotto. Essendo viscoso si scaldava cavata dalla paglia. a bagnomaria per stemperarlo meglio, Il libertinaggio della carne si unisce alla piccante ar- La gallina era mangiata solo ed esclusi- ma la difficoltà maggiore era riuscire monia del libertinaggio dello spirito e così sorsero vamente se trovata morta nel pollaio e a trangugiarlo, dato il cattivo sapore. i “casini”, le case chiuse, che però in realtà erano quando non deponeva più uova veniva S’ingeriva a digiuno accompagnato da sempre aperte. La prima casa chiusa di Ivrea, quan- venduta. In paese il brodo e la carne di un litro di brodo di cipolle per meglio do divenne vetusta e non più in grado di accogliere pollo erano riservati a pochi privilegiati, purificare le viscere. e soddisfare la numerosa clientela maschile, venne qualche volta alla maestra, alla famiglia Quasi ogni famiglia possedeva i salami trasferita in una nuova e più ampia costruzione ai del capo stazione o a qualche villeggian- riposti nella duia, (orcio di terracotta) e bordi della città in località Fiorana. La casa era isolata te facoltoso. A questo proposito debbo coperti dal grasso fuso indispensabile per e circondata da un giardino. Gli uomini che la fre- raccontare un fatto successo molti anni la conservazione. Solo in rare occasioni quentavano, (oltre i diciotto anni) vi accedevano con dopo, quando la miseria nera era già fi- veniva consumato, ma solo e sempre circospezione, timorosi di nita, ma l'egoismo e l'ignoranza erano quello dell'anno precedente, ormai ran- essere riconosciuti. Villa ancora molto radicate. In seguito ad cido, deterrente per mangiarne di meno. Gina era conosciuta da Era consuetu- Chivasso ad Aosta, da dine offrire al Rivoli a Biella. Nessun prevosto una cartello stradale indicava discreta quantità il percorso per accedervi, di salami e non ma tutti sapevano dove solo ogni qual trovare questo luogo di volta si ucci- piacevole divertimento. deva il maiale; Si sol dire: i cani hanno si diceva che un buon fiuto e trovano bisognava do- sempre la strada della nare alla chiesa loro casa. Il signor Fume- la decima d’ogni ro, che ben conosceva raccolto. le necessità maschili, Alle prime luci possedeva e gestiva un’altra casa di tolleranza ad dell'alba, il canto Aosta. Villa Gina si raggiungeva in bicicletta, unico del gallo s'ac- mezzo di trasporto del periodo, qualche volta anche compagnava a con l’amico, seduto sul telaio. Il giardino della villa quello di tutti i serviva quale rimessa delle biciclette; purtroppo a un parto gemellare e ad una grave crisi galli del quartiere, a scapito della quiete volte accadeva di non trovare più il leggero veicolo depressiva, il medico, visitata la par- e della tranquillità di quanti ancora ripo- all’uscita dall’alcova. I carabinieri erano di casa; il loro toriente e visto il pollaio ben fornito di savano. Il parroco si accollava l'onere di intervento spesso era richiesto per sedare le violen- ruspanti, consigliò il marito di nutrire la accettare questo gallo canterino, insie- te risse che vi scoppiavano per i motivi più diversi. sua sposa con pollastri. La risposta fu: me alla damigiana di vino proveniente Tutti i coscritti, indistintamente, per coronare la loro «troppo lusso, non posso permettermi dalle vigne ed ai frutti della terra. Il pre- festa, dovevano andare al casino; anche alcuni dei di mantenere mia moglie a pollastrini». vosto, bontà sua, si sentiva in dovere loro padri, scherzando e ridendo, vi si recavano per Per alleviare tutti i mali, il dott. Stragiotti di accettare quelle offerte che, per la serbare viva la tradizione. Se un giovane e timido mise in vendita nella sua farmacia la co- verità, non gli costavano un eccessivo coscritto non vi era mai entrato, vi veniva trascinato siddetta cartina Stragiotti. Consisteva in sacrificio.La polenta ed il pane di mais dai suoi coetanei di leva. Nel 1958 il parlamento varò un'ostia cosparsa di una polvere bianca erano il nutrimento giornaliero, 'pulen- la legge della senatrice Merlin che pose termine a medicamentosa, preparata dal farma- ta, pansa pienna e mal disnà'. Il pane questa attività meretricia. Prima della data fissata cista: era il solo farmaco conosciuto bianco, com’era denominato quello di per la sua chiusura, un signore di Ivrea acquistò dai contadini e dagli operai. Il solo pur- grano, era mangiato solo ed esclusiva- e trasformò questa villa piena di ricordi in alloggi gante conosciuto era l'olio di ricino: chi mente nelle feste comandate. condominiali. PORRO LAVORAZIONE MARMI SANDRO e GRANITI ARTE FUNERARIA Frazione Extraz 2 ARNAD (Ao) tel. 380 2367558 Via Glair, 3 VERRES orari: da lunedì a sabato 9.00/12.00 - 15.00/19.00 Tel. 0125 920666 Cel. 335 6005327 [email protected] Antica Panetteria Pasticceria del Borgo di Anrò Paolo - Nadia & Figlio produzione pane e grissini prodotti da forno Via Aosta 81/D MONTALTO DORA (To) Via Marconi 19/B BORGOFRANCO d’IVREA (To) Tel./Fax 0125 651672 - Cell. 347 0716562 cel. 347 3076566 - 347 6247195 email: [email protected] [email protected] - www.centrotecnicocresto.it

La fede dei canavesani Le prime fabbriche nel Canavese Un fatto degno di essere ricordato fu un grande avvenimento religioso che avvenne nel periodo ROSSARI & VARZI La Rossari & Varzi era Esisteva anche qui il convitto per le ragaz- post-bellico degli anni 1948-49. Sorsero alcuni comunemente chiamata fabbrica dal cutun ze lavoratrici, ma con una disciplina meno comitati religiosi con lo scopo di ringraziare la per la filatura e tessitura del cotone. La ma- rigida. Anche la manodopera maschile era Madonna del Monte Stella ad Ivrea che aveva nodopera era in prevalenza femminile, ma prevalentemente veneta, proveniente da salvato il nostro Canavese dalle distruzioni della siccome erano poche le donne dei paesi ca- Castel Baldo. guerra. Per onorare la Madonna, in ogni paese navesani che vi prestavano la loro opera, le Per le persone abituate a lavorare nella tran- si fecero solenni processioni e fiaccolate; la lavoratrici furono importate dal Veneto. Per quillità dei campi non era facile adattarsi statua della Madonna del Monte Stella prese dare loro asilo ed assistenza, essendo lontane all’ambiente chiuso di un reparto, alla promi- parte a tutte le manifestazioni e i religiosi la dalle famiglie, l'azienda mise a disposizione scuità della fabbrica, con i suoi rumori, il suo portarono sulle spalle in ogni via. Per l’insoli- un convitto gestito dalle suore. La severa e ordinamento, la sua disciplina. Le famiglie to peregrinare in tutti i paesi fu battezzata la rigida disciplina del collegio limitava la loro contadine erano sempre restie a permettere “Madonna Pellegrina” libertà al punto da renderle insofferenti ed che un proprio congiunto intraprendesse il esasperate. Il lavoro stressante, il rumore lavoro in una fabbrica. Per le ragazze d’origi- La croce nella luna assordante dei telai, i fremiti giovanili re- ne contadina vi era l'opportunità di lavorare Talvolta, a turbare la pace paesana, accadeva pressi dalla disciplina religiosa delle suore, nelle risaie del vercellese sebbene il lavoro rendevano la vita di queste poverelle simile fosse più pesante e disagevole. Erano ac- qualche avvenimento inconsueto. Una mattina all'inferno descritto da Dante. La loro paga colte nei grandi cascinali ed alloggiate in si divulgò in paese (e in questo caso parliamo in parte era destinata alle spese di manteni- cameroni simili a quelli militari. Per tutto il di Montalto Dora) la notizia che una famiglia, di- mento, mentre il rimanente era inviato alle giorno restavano nel fango e nell'acqua a morante in una cascina, vedeva impressa nella loro famiglie. Le poche ore di libertà erano piantare i germogli del riso e cantavano per luna una croce. Il casolare, come moltissimi dedicate alle funzioni religiose o a brevi alleviare la fatica del duro lavoro. Erano quasi altri nel paese, era privo di corrente elettrica e passeggiate nei dintorni o nelle vie d’Ivrea, tutte venete d’origine contadina, poche le dalla finestra della cucina scura era nitidamen- tutte rigorosamente in fila, vestite con la piemontesi. La retribuzione avveniva in na- te visibile questo segno. Si formularono molte divisa del convitto. Alle sette i telai iniziava- tura: ogni giornata di lavoro era pagata con congetture ed ognuno diceva la sua: sarà un no a girare e tutte le ragazze puntualmente un certo quantitativo di chilogrammi di riso. segno malefico, oppure un segno di grazia? La erano ai loro posti di lavoro. CAVA E FORNACE RENACCO E FORNA- notizia giunse alle orecchie del prete, ma questi, CHATILLON Iniziò a svilupparsi la Chatil- CE PERRONE La sola possibilità di lavoro che ben conosceva il suo gregge, non vi prestò lon, azienda creata per la produzione delle per gli abitanti di Montalto era la fornace di la minima attenzione, sebbene le insistenze prime fibre sintetiche di raion che gli ope- Renacco (in seguito Farè & Deambrogio) per una spiegazione plausibile continuassero. rai chiamavano fiocco perché simile ad un dove si produceva calce e ghiaia. Nelle cave Cercò di calmare gli animi, ma la tensione era fiocco di cotone. i minatori lavoravano sempre in coppia a forte. Fedeli e curiosi volevano vedere di perso- Nei primi tempi in cui si lavorava questa fi- preparare il foro per la carica delle mine: na quest’insolito fatto che, secondo loro, aveva bra, gli operai addetti alla produzione davano uno teneva nella giusta posizione il ferro anche del miracoloso. Tanti curiosi, per molte segni di squilibrio mentale e a poco valeva da mina e lo girava ad ogni colpo di mazza sere, si recarono in quella casa e tutti asseriro- l’incentivo di ottenere una paga maggiore: del compagno. Il lavoro molto faticoso li no di aver visto la croce. Intanto, nel cortile del pochi volevano svolgere in questo reparto costringeva a scambiarsi ad ogni ora la loro cascinale iniziarono le recite del S.S. Rosario. il lavoro assegnato. L’azienda andò ai ripari, mansione. Per penetrare nella roccia e pre- S’invocarono i Santi e la Madonna affinché in- scoprì l’anomalia ed il lavoro proseguì a pie- parare il fornello per contenere la miccia e tervenissero per chiarire il mistero della visione no regime. La novità di questo prodotto, il la carica di polvere nera, occorrevano anche della croce. Poi una sera, con la luna calante, il basso costo di produzione, la gran richiesta parecchi giorni, a seconda della profondità segno si affievolì fino a scomparire. Finalmente, del mercato, richiese l'assunzione di mano stabilita da raggiungere. La manovalanza dopo molte congetture tutto fu chiarito: i due d'opera femminile. Alcune ragazze, non più era formata anche da ragazzini di undici anni listelli a forma di croce che trattenevano la zan- giovanissime, già dipendenti presso la Ros- il cui compito era frantumare le pietre con zariera all'interno della cucina scura si rifletteva- sari & Varzi, si trasferirono in questa nuova un martelletto dotato di un lungo manico di no sulla luna. Il tutto terminò con una solenne azienda dove erano meglio retribuite e dove legno la masutta, la mazza, per evitare che le messa di ringraziamento per la fine dell'incubo. potevano usufruire di maggiore tempo libero. schegge delle pietre colpissero gli occhi. La Riscaldamento Solare Addolcitori e Microfiltrazione BORGOFRANCO d'IVREA (To) Via Mulinas, 6 - Fr. 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loro paga era di quattro soldi al giorno. Il lavoro grave poteva essere trasportato sul tubo della iniziava all'alba per terminare quando l'oscuri- bicicletta da un parente o da un amico, oppure L'elefante francese tà non permetteva più di proseguire il lavoro. in calesse, mezzo un po’ più difficile da repe- La fornace Perrone invece produceva sola calce, rire. A proposito del trasporto in bicicletta c’è Un altro avvenimento contribuì a vi- ma non riuscendo ad acquistare la collinetta una vicenda che merita di essere raccontata, vacizzare la semplice vita di alcuni dalla quale si estraeva la pietra calcarea per vissuta da un certo Giovanni abitante a Mon- paesi canavesani: il passaggio di un produrre la calce, chiuse l'attività nel 1934 e talto, giunto dal veneto con il padre e la madre. elefante proveniente dalla Francia. nel 1935 la famiglia si trasferì a Caluso. L'ultimo Siamo in una domenica del 1938 quando Giu- Due studiosi lo guidavano per emu- ricordo della fornace diventata di proprietà Farè vanin decise con sua madre di andare a trovare lare il passaggio attraverso le Alpi & Deambrogio si trova sulla strada in regione suo padre a Torino dove prestava servizio di del generale Cartaginese Annibale Romanino dove una targa metallica ricorda: arruolamento volontario nella milizia. Siccome che con 40.000 uomini e 37 elefan- Attenzione: sparo mine alle 12 e alle 17 mancavano i quattrini per il viaggio in treno, si ti attraversò le Alpi per giungere in CAVA BREAN La cava Brean era sorta per la ricorse alla bicicletta. Sua madre si sistemò sul Italia al fine di cogliere alle spalle le frantumazione delle pietre, utilizzate per calza- tubo della bicicletta e per avere un pochino di forze romane. Tutta la gente dei paesi re le traversine dei binari delle ferrovie e per conforto in questo lungo viaggio coprirono il stazionò per ore ai bordi della strada il sottofondo delle strade, prima che queste telaio con stracci a mo’ di cuscino. Giuvanin incuriosita in attesa del passaggio di fossero ricoperte di bitume. La strada pro- aveva un solo vantaggio: sua madre era piccola, questo enorme animale che nessu- vinciale Chivasso - Aosta era un tracciato di magrissima e quindi di peso leggero. Ma, ironia no aveva mai visto. Chi non poteva della sorte, appena camminare con le proprie gambe fu giunsero a Torino portato su di una carriola. furono fermati da Quale sorpresa! Quante congetture! an civich, un vigile, Ognuno stimava il peso dell'animale, che gli affibbiò una quanto fieno mangiasse, quanta ac- multa di dieci lire più qua bevesse, quanto costasse il suo venti centesimi per mantenimento. Anche gli alunni delle la marca da bollo, scuole elementari erano presenti: il per il grave reato giorno seguente avrebbero dovuto di trasportare un svolgere un tema sull'elefante. passeggero sulla bicicletta. Inutile La scatoletta commentare questa triste avventura di di sardine povertà. Nel 1928 29 s’ini- Con il benessere in qualche casa fe- ziò ad asfaltare la cero la comparsa le prime scatolette strada provinciale di sardine e di carne Simmenthal. per Aosta con la Sorse il problema di dove si sareb- ghiaia della ditta bero potute buttare queste scato- terra battuta in pessime condizioni, generosa Brean. Sui bordi, per delimitare la strada dal lette vuote: il solo ed unico posto di grandi buche riempite di tanto in tanto con fosso e proteggere i carri da una eventuale usci- in cui gettarle era lungo la ferrovia. la ghiaia. Il passaggio delle poche automobili ta dalla strada, esistevano i paracarri in pietra. Per quanto riguarda le grosse latte sollevava una nuvola di polvere. Per esempio Nella cava Brean lavoravano una settantina di della conserva, della ventresca, delle a Montalto c’era una sola automobile di pro- persone fra manovali e minatori. La pesante acciughe, o del tonno, si dovevano prietà del mulino della ditta Bertecco & figlio. mazza era il loro strumento di lavoro; veniva prenotare e, una volta vuotate del Quando nel paese un infortunato doveva es- usata per spaccare le pietre di grandi dimen- contenuto, venivano utilizzate come sere ricoverato con urgenza all’ospedale, s’in- sioni prima che venissero caricate sui carrelli vasi per contenere i fiori sui davanzali vocava la cortesia del signor Carlo Bertecco e trasportate nel frantoio. Queste piccole in- delle finestre o nei cortili. Anche il che si prestava con la sua macchina, sempre dustrie consentirono di cambiare il tenore di vecchio copertone della bicicletta generoso e senza mai accettare nemmeno un vita delle nostre zone: qualche soldino stava era usato per coprire gli zoccoli di simbolico rimborso spese. Se il malato non era così entrando nelle case. legno, i “sabuc”. OFFICINA AUTORIPARAZIONI Gastaldo Brac Giorgio Si effettuano spese con consegna a domicilio SOCCORSO STRADALE Via Cascinette • IVREA Tel. 0125 617360 Via Aosta, 3 • MONTALTO DORA Tel. 0125 651921 Via Ivrea, 41/A MONTALTO DORA (TO) Via Aosta, 49 • BORGOFRANCO D’IVREA Tel. 0125 752592 Tel./Fax 0125 650332 Cell. 338 5809683 BONI DISTRIBUTORE RAFFAELLO AUTOTRASPORTI Via Ivrea, 77 MONTALTO DORA (To) ss 26 km. DONNAS (AO) Tel. 0125 65 07 37 - Fax 0125 65 05 04

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