Sara Matteo IL PIANOFORTE ZEN
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Il Pianoforte Zen Indice Premessa ....................................................................................................... 5 Preludio .......................................................................................................... 7 Il Vuoto ........................................................................................................... 13 La spada ........................................................................................................ 21 La Terra .......................................................................................................... 25 L’aria e il suono ........................................................................................ 33 L’acqua e l’armonia del movimento .......................................... 41 La presa del tasto .................................................................................. 47 Il fuoco e il respiro .................................................................................. 55 Etere ............................................................................................................... 59 3
Il Pianoforte Zen Postludio ..................................................................................................... 63 Un punto di vista .................................................................................... 69 Ringraziamenti ....................................................................................... 75 4
Il Pianoforte Zen Premessa Nel corso della mia esperienza pianistica e didattica, ho avuto modo di entrare in contatto con diversi tipi di tecnica, sia sperimentandoli su me stessa, sia vedendoli in atto su allievi provenienti da altre scuole pianistiche. Il mio punto di vista musicale e il mio approccio allo strumento sono però cambiati radicalmente quando ho scoperto la didattica russa e, quasi contemporaneamente, le discipline orientali, Tai-Ji e Yoga. Mi è sembrato immediatamente di percepire un fil rouge che lega il pianoforte alla visione del proprio corpo e della vita intera concepita dalle arti marziali e dai percorsi di meditazione praticati nello Yoga, una visione che ti accompagna verso un’armonia interiore che, una volta raggiunta, può finalmente riversarsi nell’esteriore. Ho voluto quindi correlare la mia ricerca sul pianoforte prendendo spunto proprio dagli insegnamenti dei samurai giapponesi (i quali, oltre ad essere guerrieri eccezionali, erano uomini caratterizzati da grande 5
Il Pianoforte Zen saggezza e profondità interiore) per portare alla luce il profondo legame tra le due cose. Mi auguro che questi appunti possano essere utili a chi, come me, si trova alle prese di giorno in giorno con le mani, la testa e il cuore di tanti piccoli e grandi allievi. 6
Il Pianoforte Zen La spada Miyamoto Musashi (1584-1645), uno dei più grandi guerrieri giapponesi, considerato invincibile al punto da diventare leggendario, sul finire degli anni si ritirò a vita solitaria in una grotta, dando vita a quello che è divenuto un cardine del pensiero orientale, Il Libro dei cinque elementi. In questo testo Musashi ripercorre le diverse tecniche della Spada viste attraverso la percezione di un uomo che ben conosce la Vita e la Morte, e che vede in quest’ultima una sublimazione del percorso terreno. Non una resa, una sconfitta, ma una continuazione della Via intrapresa in vita. È proprio questo a rendere il suo libro così determinante nella concezione di una tecnica, il valore che egli da alla conoscenza di sé, e di conseguenza dell’avversario, la calma necessaria a far scaturire un’azione, il concetto di Vuoto che si ritrova nella perfezione della Forma. In più, le descrizioni delle varie tecniche di 21
Il Pianoforte Zen Osserviamo attentamente la forma della nostra mano: vediamo che le falangi del pollice e del mignolo partono da un punto più basso rispetto a quelle dell’indice, del medio e dell’anulare. Proprio per questo motivo non si può pretendere che tutte le dita reagiscano allo stesso modo: il polso deve intervenire ruotando e favorendone il movimento, senza sovraccaricare le dita più deboli costrette a un super lavoro di articolazione e, nel peggiore dei casi, a forzare contraendo i tendini di gomito e avambraccio. Sperimentiamo la sensazione di sentire le nostre dita attratte dalla tastiera, ruotando e lasciando fluire l’energia da un dito all’altro. Solo dopo aver preso coscienza di ciò si può passare ad aggiungere l’articolazione del dito (un’articolazione che non superi però la linea del metacarpo), favorita sempre dalla rotazione del polso. Quest’ultimo dovrà rimanere totalmente rilassato e fare da ponte tra il peso (proveniente dalla schiena) e il dito. Proviamo ad immaginare di affondare le mani nell’argilla: la sensazione di entrare all’interno della materia deve riproporsi anche sulla tastiera per riuscire a interagirvi veramente; ci sentiremo così parte del pianoforte. Concentriamoci sulle sensazioni del nostro braccio, cercando di percepire ogni singola parte dell’arto: la spalla da cui parte il peso, l’avambraccio e il polso su cui scorre, e il dito, che lo riceve e lo trasmette alla tastiera. Una volta arrivati qui bisognerà avere cura di trasportare 28
Il Pianoforte Zen Trovata la giusta confidenza con la tastiera si può passare allo Studio numero 1 op. 10 di Chopin, nel quale troviamo gli stessi movimenti ma a distanze “late”, cosa che rende il tutto notevolmente più difficile. Nei punti in cui la mano si trova in posizioni molto scomode (e in questo studio ce ne sono davvero parecchie), può essere utile pensare a una cordicina immaginaria che tira il polso, a seconda che la mano sia impegnata nella salita o nella discesa, da una parte o dall’altra della tastiera. In questo modo, incosciamente, attribuiremo a ogni dito il giusto peso. È molto importante non avere fretta, anche nelle aspettative: tutto ciò ha bisogno di essere interiorizzato non solo dalla mente, ma anche dal corpo, e ognuno di noi ha i propri tempi: è necessario capirli e rispettarli. Una volta presa dimestichezza con questa tecnica si può passare al problema di come “uscire” dal tasto. 31
Il Pianoforte Zen L’acqua e l’armonia del movimento Diventiamo acqua: dobbiamo cercare nel nostro corpo un fluire continuo di energia, come l’acqua che segue il suo corso senza mai fermarsi, non conosce blocchi. Riproponiamo questo moto incessante pensando a noi stessi in relazione alla tastiera, immaginando il peso che parte dalla nostra schiena per arrivare al dito pronto a scendere sul tasto. Accertiamoci di aver preso consapevolezza di ogni minima parte del nostro arto, di essere capaci di sentire il peso scendere su ogni falange e di esser sicuri che questo sia effettivamente distribuito su ogni dito mentre si suona, ossia che avvenga il passaggio di energia tra l’uno e l’altro nel migliore dei modi. Ecco come Musashi vede il muoversi nella pratica: uno scambio continuo di energia tra un piede e l’altro, per assicurare equilibrio (interiore ed esteriore) ed efficacia nell’azione: 41
Il Pianoforte Zen molto lento in apparenza, come acqua che sembri ristagnare. Padroneggiando questa tecnica, troverete la spontaneità e la certezza”1. Ed eccoci di nuovo a degli studi consigliati: per cominciare, Cramer - 60 studi - studio n. 1 P.D. Paradisi: Toccata Suoniamo questi brani con uno staccato che provenga dall’automatismo di lasciare il tasto quasi senza intenzione. Il polso deve seguire la posizione che si va man mano creando, assecondando le dita in base alla loro lunghezza. Potrà esserci d’aiuto studiarli inizialmente utilizzando 1 Il libro dei cinque elementi, Luni ed., ibid. 45
Il Pianoforte Zen La Presa del tasto La terra e l’aria si fondono “Ai fini di vincere in duello con il Tachi1 per prima cosa devi imparare le cinque posizioni di guardia, per mezzo dei cinque omote2. Fatto questo imparerai le tecniche del Tachi finché il corpo le esegue naturalmente, conoscendo il ritmo che regge corpo e spirito. Finalmente tu, l’arma e le braccia sarete coordinati e i movimenti del corpo e delle gambe saranno l’espressione dello spirito”3. Siamo al momento in cui tutti i principi fondamentali del suonare ci sono noti, ma dobbiamo cercare di fonderli in un’unica tecnica. 1 Tachi: spada lunga 2 Omote: azione diretta, che generalmente avviene in linea retta, contrapposta a ura, che sfrutta l’impeto e il movimento dell’avversario e usa le linee curve 3 Il libro dei cinque anelli, Mondadori ibid. 47
Il Pianoforte Zen Bibliografia essenziale • Jean – Jacques Eigeldinger, Chopin visto dai suoi allievi, a cura di Costantino Mastroprimiano, Roma, ASTOLABIO- UBALDINI, 2010. • Heinrich Neuhaus, L’arte del pianoforte, traduzione dal russo di Valerij Voskobojnikov. Titolo originale: Obiskusstvefortepiannojigry. A cura di Valerij Voskobojnikov. SELLERIO EDITORE PALERMO, 2017 • Hermann Hesse, Siddharta, ADELPHI, 1975 • Miyamoto Musashi, Il Libro dei cinque elementi, LUNI EDITRICE, 2020 • Miyamoto Musashi, Il libro dei cinque anelli, ARNOLDO MONDADORI EDITORE, 1993 • Eugen Herrigel, Lo Zen e il tiro con l’arco, ADELPHI, 1975 67
Il Pianoforte Zen • Robert M. Pirsig, Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, ADELPHI, 1981 • Yamamoto Tsunetomo: Hagakure, il libro segreto dei samurai. LUNI EDITRICE, 2020 • J.B. Cramer: 60 studi scelti. Ed. RICORDI • C. Hanon: Il Pianista virtuoso. Ed. RICORDI • J.S. Bach: 389 Choralgesaenge fur vierstimmigen gemischten Chor. Ed. BREITKOPF • F. Chopin: Trois nouvelle etude. Ed. MIKULI • F. Chopin: Nocturnes. Ed. MIKULI • F. Chopin: Studi. Ed. MIKULI • C. Debussy: Children’s corner. Ed. DURAND • R. Schumann: Carnaval. Ed. DOVER • R. Schumann: Album per l’infanzia. Ed. PETERS • M. Musorgsky: Quadri di un’esposizione. Ed. DOVER • Paradisi: Toccata. Ed. CURCI 68
Il Pianoforte Zen Un punto di vista Sono una pianista, non perché suonare sia la mia professione, ma perché il pianoforte fa parte del mio essere, è una parte di me. Non è stato il mio primo strumento, né l’ultimo, sicuramente nel mio cuore è l’UNICO ed è stato così da quando per la prima volta le mie dita hanno sfiorato quei tasti bianchi e neri, così amati. Ero soltanto una ragazzina di 12 anni, anche troppo tardi per iniziare a suonare il piano, ma da quel momento il mio strumento è stato tutto: il mio migliore amico, il contenitore della mia inquietudine adolescenziale, lo sfogo per la mia rabbia, il compagno con cui condividere eventi meravigliosi, il consolatore nei momenti bui. Quando dovevo studiare studiavo, con diligenza e perseveranza, ma quando volevo suonare suonavo soltanto la musica che mi veniva a cercare, in ogni momento una musica diversa, ogni stato d’animo 69
Il Pianoforte Zen Ringraziamenti Desidero ringraziare chi, durante la stesura di questo libro, mi è stato vicino, sostenendomi e incoraggiandomi: i miei genitori, Luigi e Francesca e il mio compagno Marco, che mi sopportano quotidianamente, le mie due figlie Elena e Flavia, da cui traggo continuamente spunti di creatività e sensibilità, Vania e Loredana, mie colleghe e prime lettrici del libro, i maestri dell’Accademia di arti orientali, Claudia e Simone, preziosi consiglieri, i due Riccardi che hanno messo entrambi a disposizione la propria arte per le illustrazioni e per la copertina di questo libro, Valerio per i consigli “tipografici” e Giancarlo Vizzaccaro, meraviglioso tecnico che prende amorevolmente sotto la propria ala i pianoforti, a cui devo importanti suggerimenti riguardanti la costruzione dello strumento. Tutti i miei allievi che ogni giorno mi danno nuovi stimoli, anche quando faccio finta di arrabbiarmi: Flavia, Simone, Isabella, Lucrezia, Beatrice, Benedetta, Gianna, Emanuele, Maria, Silvietta, Nicola, Nicolò, Gloria, Greta, 75
Il Pianoforte Zen Federico, Asia, Maria Concetta e tutti quelli che li hanno preceduti e che li seguiranno. Tutti i miei maestri, alcuni dei quali non ci sono più (in questa vita); in ordine cronologico: Lydia Magnaschi, Carmela Pistillo, Massimo Pradella, Marco Lenzi, Eugenio Bagnoli, Sasha Bajcic, Andrea Coen e Giandomenico Piermarini. 76
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