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Vinyl 7 marzo 2019

Published by epraghi, 2020-04-30 05:16:13

Description: DeAgostini Vinyl 7 marzo 2019

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ANNO II — N° 7 Marzo 2019 In edicola dal 15 Marzo 2019 N° 7 Marzo 2019 Bimestrale • € 5,00 IN QUESTO NUMERO Interviste a Ghemon, Motta, Cristicchi, Steve Hackett • Bob Dylan oltre il ’68 • Pattie Boyd, la musa del rock • Trevor Horn, il ritorno degli anni ’80 • Alan McGee, non solo Oasis • La storia della Motown Starman La vita, la musica, la leggenda di David Bowie

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CENA A LUME DI CANDELA CON PARIGI

2 IN EDICOLA

3 L’influenza di David Bowie nella mia vita è stata EDITORIALE immensa. Mi ero intrufolata per caso in un cinema a vedere Christiane F., anche se era vietato ai minori di quattordici anni, e non potevo immaginare quanto quella corsa nell’Europa Center sulle note di “Heroes” avrebbe influito sulla mia vita. Libertà, trasgressione, onnipotenza: «We can be heroes, just for one day». Così vedevo i ragazzi più grandi di me. Quelli che andavano ai concerti, quelli che la musica di Bowie se la scambiavano sulle cassette o la suonavano in qualche cantina insonorizzata. Ho visto il Duca Bianco in diversi concerti, ma nessuno di questi ha toccato i vertici del Glass Spider tour: la coda davanti ai cancelli di San Siro, cominciata al mattino per un posto ragionevolmente non troppo lontano dal palco, da dove vedere questo dio calato dal cielo ballare e muoversi come mai prima nessuno aveva fatto. Bowie è il cambiamento, è la novità, è la trasgressione, è correre in un centro commerciale e toccare il cielo con la mano. Lo abbiamo scelto per la nostra cover story di marzo: per ricordarci ogni giorno che dobbiamo sempre osare un po’ di più, per sentirci davvero vivi. Questo è il regalo che Bowie mi ha fatto, con le sue tante trasformazioni e rinascite, con le sue canzoni e con i suoi ruoli cinematografici. E a voi che cosa ha lasciato il Duca? Raccontatecelo nella nostra community! Buona lettura e ci vediamo a maggio. Da oggi DeAgostini Vinyl diventa bimestrale e vi aspetta come sempre in edicola.

4 COLOPHON DIRETTO DA Barbara Schwartz Stefano Solventi Guido Bellachioma CONSULENZA REDAZIONALE Silvia Gianatti, Giuliano Donati giornalista e scrittore “artigiano” musicale REDAZIONE Nato nel 1969, ha collaborato per anni con il È nato nel 1955, come il rock and roll, ed era ine- GFB Edit (Luca Colombo, «Mucchio Selvaggio» ed è attualmente redat- vitabile che la musica gli sconvolgesse l’esisten- Antonella Menini, Sonia Castelletti) tore di Sentireascoltare.com. Oltre ai saggi PJ za. Vive il mondo delle sette note a 360° e non Harvey. Musiche, maschere, vita (Odoya, 2009) si sa bene quale lavoro svolga. Giornalista? Lui HANNO COLLABORATO e The Gloaming. I Radiohead e il crepuscolo del preferisce “artigiano della musica”. Alcuni lo Guido Bellachioma, Stefano Solventi, rock (Odoya, 2018), ha pubblicato i romanzi La definiscono il Re del Prog, ma in realtà è un ani- John Earls, Gareth Murphy, Andrea meccanica delle ombre (Cicorivolta, 2015) e Nastri male onnivoro e digerisce tutto… quasi tutto. Pedrinelli, Federico Pucci, Ben Wardle (Eretica, 2017). Cura il blog www.pensierose- condario.wordpress.com Contenuti e immagini (pagine: 6-7, 8-17, 48-52, 54-60) tratti da Long Live Vinyl, e pubblicati in accordo con Anthem Publishing Ltd. Design e concept di Long Live Vinyl sono copyright di Anthem Publishing. Foto Getty Images: copertina, 10, 20, 29, 42, 44, 61; Le altre immagini provengono dalle copertine degli album (collezione privata). Dove non indicato altrimenti, crediti in pagina. L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione e/o delle foto. DIRETTORE RESPONSABILE Federico Pucci Andrea Pedrinelli Pietro Boroli giornalista giornalista e autore DIRETTORE MARKETING E VENDITE Valentina Bramati Nato a Viareggio nel 1985, cresciuto a Monza tra Nato a Milano, vive di musica sin da quando ha grunge, pop e Bluvertigo, ha imparato il piano- iniziato ad ascoltare Jannacci sul mangiadischi PRODUCT MANAGER forte per suonare Shine On You Crazy Diamond giallo del tinello di nonna Maria. Da critico Francesco Losco da solo e il basso elettrico per suonare Paranoid musicale alterna al lavoro per «Avvenire» e per a ripetizione. Anni dopo, comincia a scrivere di qualche tv, numerosi saggi sulla storia della LEGAL AFFAIRS musica, cultura e spettacoli per l’agenzia ANSA, canzone italiana. Dopo aver portato in teatri Avv. Patrizio Visco occupandosi di quasi tutto ciò che contenga e scuole Jannacci e Gaber (ma anche Claudio Avv. Andrea Maruccio note, dall’Opera alla Scala ai concerti di Miley Abbado), e aver avuto l’onore di essere l’unico Cyrus nei palasport. Vive a Milano e ha scritto non musicista a collaborare con i Pooh in cin- ISSN 2611–7290 per «Louder», «Prismo», «Pixarthinking», «Vani- quant’anni di leggenda, ha trasferito sé e i suoi DE AGOSTINI VINYL n. 7 ty Fair», «Entertainment Illustrated». 12mila dischi sul lago Maggiore. del 15/03/2019 Questo mese in abbinamento a De Agostini Vinyl, n. 7 troverai: Pubblicazione periodica bimestrale Bob Dylan, Nashville Skyline (album singolo), in edicola dal 15/03/2019; esce il 15 marzo 2019 Pino Daniele, Non calpestare i fiori nel deserto (album doppio), in edicola dal 15/03/2019; Registrazione presso il tribunale di Novara Jimi Hendrix, Band of Gypsys (album singolo), in edicola dal 15/03/2019; n. 655 del 05/09/2018 Bob Dylan, New Morning (album singolo), in edicola dal 30/03/2019; STAMPA Pino Daniele, Schizzechea with Love (album singolo), in edicola dal 30/03/2019; Caleidograf, Robbiate (LC), 2019 Jimi Hendrix, The Cry of Love (album singolo), in edicola dal 30/03/2019; DISTRIBUZIONE M-Dis Distribuzione Media S.p.A. Bob Dylan, Self Portrait (album doppio), in edicola dal 13/04/2019; Via Cazzaniga 19, 20132 Milano Pino Daniele, Medina (album doppio), in edicola dal 13/04/2019; Tel. 02-2582.1. Jimi Hendrix, Are You Experienced (album doppio), in edicola dal 13/04/2019; REDAZIONE Bob Dylan, Pat Garrett & Billy The Kid (album singolo), in edicola dal 30/04/2019; De Agostini Publishing Italia S.p.A. Pino Daniele, Iguana Café. Latin blues e melodie (album singolo), in edicola dal 30/04/2019; 20154 Milano, via Tito Speri 8. Jimi Hendrix, Electric Ladyland (album doppio), in edicola dal 30/04/2019. AMMINISTRAZIONE Prezzo De Agostini Vinyl € 5,00. Prezzo dei vinili in abbinamento editoriale: De Agostini Publishing Italia S.p.A. album singoli € 17,99, album doppi e tripli € 27,99. 28100 Novara, via Giovanni L’offerta De Agostini Vinyl si compone del solo magazine o del magazine più gli album a scelta tra da Verrazzano 15. quelli abbinati al magazine di questo mese. © 2019 De Agostini Publishing Italia S.p.A. Magazine 5 € + 1 album singolo prima uscita 9,99 € = 14,99 € Magazine 5 € + 1 album singolo 17,99 € = 22,99 € SERVIZIO CLIENTI mail: [email protected] Magazine 5 € + 1 album doppio/triplo 27,99 € = 32,99 € tel. 199 120 120 costo massimo della chiamata € 0,144936 IVA INCLUSA a minuto di conversazione, da rete fissa, senza scatto alla risposta, indipendentemente dalla distanza. Da rete mobile costo dipendente dall’operatore utilizzato. sito web deagostinivinyl.com deagostini.com

5INDICE 8 EDITORIALE 34 20 p. 3 42 26 54 FOTO DEL MESE p. 6 STORIE David Bowie, Let’s dance p. 8 Ghemon: «Sono qualcosa di unico» p. 20 Motta: «Io mi diverto quando vado sul palco» p. 23 Simone Cristicchi: «La musica che ricerca la felicità» p. 26 Dylan oltre Dylan p. 28 Il mondo di Steve Hackett p. 34 Pattie Boyd - La magnifica preda p. 40 REWIND Trevor Horn - Video killed the radio star p. 42 MONDO VINILE Alan McGee - Una vita scolpita nel vinile p. 48 Live da non perdere p. 53 Motown p. 54 Woodstock - Crosby, Stills, Nash & Young p. 61 Porto sicuro p. 62 Dietro la copertina p. 64 IN EDICOLA p. 66 Una panoramica raccontata dei dischi De Agostini che troverete in edicola in queste settimane RADAR p. 72 Edizioni Tsunami - Intervista JUKEBOX p. 74 Le recensioni dei dischi che stiamo ascoltando in redazione, tra novità, ristampe e pezzi storici Siamo on line p. 80

6 IN EDICOLA

7 Foto del mese KISS ROLL OVER BEETHOVEN Quando i Kiss decidono di dare un seguito ad Alive!, il loro leggendario doppio album dal vivo del 1975, ingaggiano Bob Ezrin, il produttore di Alice Cooper e Aerosmith, nell’intento di darsi una dimensione mainstream. Ezrin si rivela un osso duro, ma il suo lavoro raggiunge l’obietti- vo. Pubblicato nel 1976, Destroyer è il primo disco della band a raggiungere un milione di copie ven- dute nel solo primo anno, procedendo poi verso la conquista di un doppio disco di platino. Non per niente il batterista Peter Criss lo considerava la loro Stairway to Heaven, mentre Paul Stanley non ebbe dubbi nel definirlo un disco epocale per la band. Per aggiungere un tocco di originalità alla produ- zione, Ezrin pensa bene di portare in studio un coro maschile di Brooklyn, affinché unisca le sue voci a quella di Gene Simmons in Great Expecta- tions. La canzone è costruita rielaborando una precedente demo intitolata You’ve Got Nothing To Live For, ma la sua melodia contiene anche ele- menti che richiamano la Sonata per pianoforte n. 8 (Patetica) di Ludwig van Beethoven. La sofisticata atmosfera creata dal produttore fa da contraltare ai sottintesi, neanche troppo velati, contenuti nel testo: “Tu mi guardi suonare la chitarra/E sen- ti ciò le mie dita sanno fare/E vorresti essere al suo posto”. Chissà che cosa avrebbe detto il buon Ludwig. © LONG LIVE VINYL I Kiss al Record Plant di New York, 1976, incoraggiano le nuove generazioni Destroyer (1976), Casablanca Records

All’arrivo degli anni ’80 David Bowie è già un veterano. Il fragile e misterioso Ziggy Stardust si è tramutato in un genio, in un profeta assoluto del trasformismo rock, generatore e anticipatore di musiche che altri sentiranno solo molto dopo. Eppure qualcosa gli sfugge. Ancora per poco D I John Earls – Stefano Solventi

LET’S DANCE! 9

1 0 David Jones, David Bowie o Ziggy Stardust? Nel 1973 il futuro del rock è già tutto scritto.

DALLO SPAZIO ALLA CONQUISTA DEL MONDO N ostentata in copertina, quindi con lo straordinario zibaldone pop-rock del capolavoro Hunky Dory. A Nel novembre del 1964 un curioso ragazzo si presen- quel punto Bowie è già una proiezione sfaccettata ta come ospite del programma BBC “Tonight”. Ha di sé, una trasfigurazione che mette il personaggio diciassette anni, il caschetto lungo e il look azzima- in una dimensione ontologicamente superiore ri- to, si chiama ancora David Jones e sostiene di essere spetto all’uomo-artista. Ziggy Stardust è in questo il fondatore di una fantomatica Società per la Pre- senso un approdo, il punto di raccolta di ossessio- venzione delle Crudeltà contro i Capelloni. Il futuro ni, visioni e prospettive: un intero pantheon rock David Bowie riesce in questo modo a guadagnarsi collassa in Ziggy dando vita a un disco che porta la un quarto d’ora di fama sulla BBC grazie a un’intu- temperatura di ebollizione del glam a una gradazio- izione divertente, sì, ma anche strana, perturbante. ne inaudita. Le declinazioni “americane” di Ziggy È un’epoca, del resto, in cui le vie del successo non elaborate in Aladdin Sane e le fatamorgane soul di sono ancora lastricate di solo conformismo e piani- Diamond Dogs esauriscono quella fase, culminata ficazione, anzi: le singolarità dirompenti, le rotture, con il celebre “suicidio” del personaggio alieno sul l’inaudito sono veri e propri “ticket to ride” per aspi- palco dell’Hammersmith Odeon, il 3 luglio 1973. ranti rockstar. Non a caso il primo passo di Bowie come solista è un album omonimo molto peculiare, UN PROTEO INQUIETO nel quale miscela pop, R&B e music hall prendendo a modello il repertorio dell’attore e showman An- Proprio la fine di Ziggy evidenzia un aspetto: è thony Newley. Malauguratamente, il disco esce il 1˚ giugno del 1967, pochi giorni dopo quel Sgt. Pepper’s come se Bowie temesse di finire cannibalizzato destinato a oscurare tutto il resto con la sua stazza vertiginosa. I due anni successivi Bowie li spende a dalla fama. Gli spostamenti stilistici e geografici rielaborare se stesso, per poi sfornare un ulteriore album omonimo sintonizzato con le folk-ballad di successivi lo portano a inseguire il successo e con- Dylan e le atmosfere freak e proto-prog dei Tyran- nosaurus Rex. Soprattutto, è abile a cogliere l’ec- temporaneamente ad allontanarsene: prima realizza citazione collettiva per l’imminente allunaggio di cui sostanzia lo stupefacente singolo Space Oddity: il plastic soul di Young Americans e il wave-soul-kraut si tratta di un autentico colpo di genio non solo per la sua furbizia – che induce Tony Visconti a rifiutarsi «Ho sempre di Station to Station in quel di Los di produrlo – ma anche per come sa rielaborare in pensato che Angeles (impersonando nel frat- chiave pop inquietudini e angosce kubrickiane (tra l’unica cosa da tempo L’uomo che cadde sulla terra le fonti d’ispirazione c’è ovviamente 2001: Odissea fare era cercare nel film di Nicolas Roeg), poi fa nello spazio). Di nuovo, all’elemento accattivante si di affrontare la rientro in Europa dove, oltre a accompagna il quid perturbante. vita come se salvarsi da una tossicodipenden- È lungo questa falsariga che prosegue l’ascesa di fossi una specie za rovinosa, ignora a bella posta il Bowie al successo, prima con The Man Who Sold The di Superman. punk imperante, definendo con World, le cui sonorità hard con preveggenze glam e Mi sentivo la cosiddetta “trilogia berlinese” prog contano meno della sconcertante androginia insignificante le basi di molta new wave ed et- a pensare di no-elettronica degli anni a venire. essere qualsiasi Questo vortice sperimentale, altra cosa» occorre ribadire, non è affatto incompatibile con il successo, semmai mira a ottenerlo in una prospettiva di eccezionalità, di shock emotivo e frattura cultu- rale. Nell’album Scary Monsters (David Bowie, (and Super Creeps) del 1980 sembra quindi convergere tutto il percor- «Playboy», 1976) so compiuto da Bowie fino ad al- lora: pur trattandosi di un lavoro sostanzialmente popular, non rinuncia a dettare le regole di un immaginario inquietante e in divenire. È il preludio di una svolta clamorosa: oramai ultratrentenne, lasciate alle spalle le insicurezze e le dipendenze, Bowie sente di essere finalmente padrone del se stesso artista e uomo. Progetta quindi di dominare quel successo che la 11

DAVID BOWIE

DALLO SPAZIO ALLA CONQUISTA DEL MONDO congiuntura culturale e tecnologica gli sta spianan- Mai profezia fu più azzeccata, l’album è di gran lun- do davanti agli occhi. E, come sappiamo, ci riesce. ga quello di maggior successo della sua discografia, Diventa un protagonista assoluto degli Eighties dal anche se per lo zoccolo duro dei suoi fan rimarrà un punto di vista musicale, cinematografico (con risul- disco poco amato. «Vendemmo 11 milioni di copie!», tati, diciamo così, alterni) e più in generale iconogra- continua Rodgers, «David non aveva mai raggiunto fico. Per molti fan quel consegnarsi al pop rappre- un pubblico così ampio». senterà un tradimento e in un certo senso lo è stato, ma non tanto per la brama di successo, che Bowie ICONE in fondo ha sempre avuto: casomai, tradisce il suo pubblico nella misura in cui rinuncia quasi del tutto a La stessa EMI che, si dice, lo ha messo sotto con- inquietarlo, barattando l’inquietudine con il glamour tratto per una cifra pari a 17,5 milioni di dollari, viene più patinato. Va aggiunto che si tratta, nel contesto presa in contropiede da un tale successo e, natural- di quegli anni, di applicare la formula perfetta per mente, non ha alcuna intenzione di permettere che ottenere una pop-music di alto profilo, destinata a Bowie si prenda un’altra pausa di tre anni prima del dettare con album da questo punto di vista riuscitis- simi – soprattutto Let’s Dance – i principali standard produttivi ed espressivi dell’epoca. È ORA DI BALLARE Nile Rodgers David in numeri alla console. Anche se la cosa può dispiacere a molti appassionati Il chitarrista La carriera di David Bowie in termini numerici si riassume in 27 di David Bowie, è proprio Let’s Dance a trasformarlo degli Chic è stato album in studio, 11 live, 51 compilation, 128 singoli, 8 extended in una superstar mondiale. Si tratta, infatti, di un al- fortemente voluto play, 72 video musicali. Il suo debutto discografico avviene nel bum di musica dance realizzato proprio nel momen- da Bowie come 1965 con il 45 giri intitolato Liza Jane e firmato Davie Jones & to in cui il pubblico della disco sta voltando le spalle co-produttore the King Bees, anche se il primo disco con il nome di David Bowie al genere, attratto dal più sofisticato sound New di Let’s Dance, è del 1966 ed è intitolato Can’t Help Thinking About Me, firmato Romantic, che proprio Bowie, con Scary Monsters un album che The Lower Third. Sempre in quell’anno pubblica Do Anything (and Super Creeps) del 1980, aveva appena cavalcato. tra le curiosità You Say, il primo uscito semplicemente come David Bowie, an- Bowie per il nuovo disco ingaggia come coprodut- annovera anche ticipazione dell’album omonimo pubblicato nel 1967. Il successo tore niente meno che Nile Rodgers, mente e chitarra la partecipazione arriva però solo con il singolo Space Oddity del 1969, che tocca degli Chic. Una scelta fuori tempo massimo, consi- di Stevie Ray il vertice delle classifiche inglesi dell’epoca dopo essere arrivato derando che nel 1982 Rodgers sembra ormai appar- Vaughan nei negozi negli stessi giorni del primo allunaggio con la missione tenere a un mondo morto e sepolto. Pur di averlo con alla chitarra. dell’Apollo 11. sé, però, Bowie paga di tasca propria. Con Let’s Dance è determinato a conquistarsi un posto al sole nella musica mainstream. Contrariamente al solito, non si limita a concepire le idee da sviluppare in studio, le otto canzoni che costituiranno l’album, ma vuo- le trovare una hit. All’inizio, però, Rodgers fatica a capire che cosa Bowie ha in mente: «David mi aveva detto: “Voglio un album di successo e voglio che sia tu a farlo”. In sostanza, voleva che reinterpretassi al- cune canzoni che aveva già pubblicato, come China Girl e Cat People. Andava benissimo, ma ricordo che quando scrisse Let’s Dance era eccitatissimo e con- tinuava a ripetere: “Questa canzone è grande!”. Io non capivo, voleva un album da classifica, però Let’s Dance sembrava una canzone folk-rock». Rodgers e la band di musicisti che ha assemblato si ritrovano in Svizzera, dove Bowie vive, e si concentrano pro- prio sulla title track: «L’abbiamo suonata una prima volta, ed è la versione che poi è stata incisa sul disco. David all’inizio non era sicuro, finché alla fine si è convinto: “Hai ragione”, mi ha detto, “sarà una hit!”». 13

DALLO SPAZIO ALLA CONQUISTA DEL MONDO molto tempo per venire alla luce, se paragonato alla velocità con cui è nato Let’s Dance. La scelta di Derek Bramble come produttore è infelice. È un professio- nista emergente ma di scarsa esperienza. «Derek era una brava persona», ricorda Hugh Padgham, che di Tonight è l’ingegnere del suono, «ma aveva prodotto solo un paio di singoli. Quando ha iniziato a criticare il cantato di David, io e gli altri ci siamo detti: “Un momento, ma questo chi si crede di essere?”. In tren- tacinque anni di carriera non ho mai lavorato con un cantante migliore e più veloce di David, eppure Derek riusciva a trovare sempre qualche motivo per fargli rifare le parti. Per un artista con l’esperienza di Bowie sentirsi dire che c’è qualcosa che non va con la voce... be’, diciamo che si è un po’ irritato». Il lavoro si interrompe per due settimane e alla ripresa Bramble... è sparito. Ed è allora che entra in scena Tina Turner. La title track dell’album, un brano del periodo berlinese in origine cantato da Iggy Pop in Lust for Life, è già stata registrata, ma Tina, grazie al successo di Let’s Stay Together, sta vivendo un nuovo momento d’oro della carriera e, quindi, perché non farli cantare insieme? «Tina era disponibile», ricorda Alomar, «sembrava fosse destino. L’incontro tra due icone della musica. Per David lavorare con Tina Tur- ner è stato un momento epico, non meno di quello passato con John Lennon». Non tutti ne sono entu- siasti, ma Alomar in quel duetto coglie significati che vanno oltre la musica in sé: «David e Tina che duettano è uno di quei momenti che capitano una disco successivo. Carlos Alomar, storico chitarrista volta nella vita. Tina era contenta, David era conten- di David sin dal 1975, così ricorda la genesi di Toni- ght: «Avevamo iniziato il tour per promuovere Let’s to, anch’io ero contento, tutti eravamo contenti... Dance e non avevamo mai vissuto un periodo così. I promoter non sapevano più che cosa fare, avevano I critici, con le loro chiacchiere, sono arrivati solo pensato a teatri da 5.000 posti e adesso cercavano disperatamente arene da 60.000! David, poi, inve- dopo. Certo, a posteriori, anche David ammetteva stiva parecchio del suo denaro per rendere lo show ancora più grande, perché la casa discografica non lo «Ho sempre che in Tonight c’erano brani che pagava con puntualità, mettendolo in difficoltà. Ve- sentito il non gli piacevano e che aveva ese- niva da noi con i modellini in cartone per mostrarci bisogno guito un po’ come riempitivi, tipo le sue idee sulla scenografia. Aveva il controllo di tut- di essere God Only Knows, ma nel comples- to, lavorava con i designer, con i coreografi, con tut- qualcosa di più so non era turbato dalla critica, ti... e nel frattempo cercava di barcamenarsi con la che un semplice perché era conscio di aver dato il vita famigliare. Il suo sogno si stava realizzando, ma essere umano» massimo. Eravamo stati trascina- tutta questa frenesia si ripercuoteva in ogni aspetto ti in studio e ci era stato ordinato della sua vita. Andavamo al massimo, David sem- di suonare! E noi avevamo fatto il brava impazzito... e invece la casa discografica che meglio che potevamo». Con tut- cosa fa? Ci fa sospendere il tour per riportarci in stu- dio a registrare un altro disco!». Con cinque cover e (David Bowie, ti i difetti che gli possono essere quattro brani originali Tonight, per ammissione dello imputati, Tonight contiene però stesso Bowie, è un album di routine e, nonostante «Rolling Stone», un indiscutibile classico: Loving la gran fretta imposta dall’etichetta, impiegherà The Alien, il cui arrangiamento di 1976) archi è opera nientemeno che di Arif Mardin, il grande produttore di Aretha Franklin, Diana Ross e Carly Simon. «È un arrangiamento stellare», sorride Alomar, «Arif ha dato a Loving The Alien un’anima». 14

IL FAUST DEL ROCK? MUST HAVE Al Live Aid del 1985 Bowie si presenta con un mini 1969, David Bowie (Space Oddity) best of di quattro canzoni. Sembra reticente a pre- È il secondo album di Bowie, poi ribattezzato sentare il nuovo materiale, anche se sta vivendo un nel 1972 dalla RCA con il titolo della sua periodo positivo come artista: ha recitato nel film canzone più famosa, Space Oddity, fantasy Labyrinth, la sua pellicola di maggior suc- e ripubblicato con la famosa foto di Bowie cesso, e si sente decisamente rigenerato in vista del con i capelli rossi in copertina. prossimo album Never Let Me Down. Questa volta la È già una summa all’ennesima potenza scelta del produttore è molto più sensata o almeno di tutto il suo talento con la musica folk, sembra tale. Nel 1986 David Richards è reduce da prog e decadente che poi illuminerà tutte Blah-Blah-Blah di Iggy Pop e A Kind Of Magic dei le sue migliori produzioni. Queen e tutto fa pensare che sia l’uomo giusto per realizzare un album che rinnovi il successo com- 1970, The Man Who Sold The World merciale di Let’s Dance. Purtroppo la sua presenza Acustico, hard rock, dark wave, ambient, non lascia segni tangibili e il successo dell’album visionario all’ennesima potenza, è da molti sarà scarso. La realtà, però, è che Bowie ha trovato considerato l’album che ha dato inizio alle la sua dimensione più appagante fuori dallo studio leggende extraterrestri di David Bowie. di registrazione. Il Serious Moonlight tour, per la È stato forse il disco più citato e amato di Bowie promozione di Let’s Dance, gli ha spalancato i can- da parte dei musicisti venuti dopo di lui, celli degli stadi. Ora, dopo tre anni di duro lavoro, da Siouxsie Sioux a Robert Smith dei Cure, Bowie è pronto a perfezionare il suo format live con da Gary Numan a John Foxx degli Ultravox, il Glass Spider tour. Nonostante all’epoca sia stato fino a Kurt Cobain e Trent Reznor dei NIN. tacciato di pretenziosità, il tour è ormai considera- to il primo esempio di teatralizzazione del rock in 1971, Hunky Dory una dimensione da stadio ed è diventato un punto Contiene la famosa Queen Bitch, di riferimento per tutti gli artisti. David Mallet, il un omaggio ai Velvet Underground. regista del film del tour, non ha dubbi: «Prima del Nel disco suona anche Rick Wakeman. Glass Spider nessuno aveva fatto qualcosa di simile Il brano The Bewlay Brothers è dedicato in uno stadio. I musicisti si limitavano a saltare sul al suo mito di gioventù, il fratello Terry, malato palco come matti mentre suonavano. David, inve- di schizofrenia. La copertina è ispirata ce, ha rivoluzionato il concetto di tour, ha dato vita all’attrice preferita di Bowie: a qualcosa che prima non esisteva. All’epoca non Marlene Dietrich. avevamo però la sensazione che stessimo facendo qualcosa di innovativo, perché eravamo troppo as- 1974, Diamond Dogs sorbiti dal lavoro quotidiano. Era tutto così faticoso, L’album più glam di Bowie, ma anche richiedeva prove su prove per ogni singolo brano, e le quello più ruvido e legato alla sua passione settimane volavano». Il format ideato da Bowie è una per i Rolling Stones, tematicamente figlio vera sfida anche per i musicisti, come ricorda Carlos del romanzo di George Orwell 1984 Alomar: «La cosa più difficile era non farsi centrare e dominato dalle sue visioni post apocalittiche. da qualche maledetto ballerino. La coreografia era È l’album dei capolavori di Rebel Rebel e Rock molto complessa e niente era lasciato al caso. Oggi ’n’ Roll With Me, senza contare Sweet Thing sul palco di uno show ci trovi un milione di persone e Candidate, per la prima volta quasi ma, di fatto, tutti si ispirano alla formula di Glass Spi- interamente suonato da Bowie stesso. der. David stava scoprendo un territorio sconosciuto e questo gli ha causato qualche critica. Ma stava solo 1977, “Heroes” portando all’estremo i concetti già applicati nel 1974 Capolavoro berlinese, nato dopo l’esperienza per il tour di Diamond Dogs e allora nessuno aveva con Iggy Pop e dopo aver conosciuto e trovato nulla da ridire». La ricerca di un nuovo livello condiviso l’ambiente musicale tedesco di successo e popolarità, però, non può non avere e in particolare le ricerche d’avanguardia di contropartite. Reeves Gabrels, futuro chitarrista dei Brian Eno. Un disco considerato seminale Tin Machine, ricorda come dietro la facciata dell’ar- sia per l’avvento del Punk sia per la musica tista brillante e popolare, Bowie nascondesse un lato progressive moderna. È considerato l’apice più oscuro: «David mi aveva confessato che con To- di tutta la carriera di Bowie. 1983, Let’s Dance È l’album del successo globale del Duca Bianco, che qui affronta e perfeziona un’opera di musica disco alla sua maniera, arrivando a venderne oltre 10 milioni di copie, un risultato mai più raggiunto in carriera. Bowie lo ha definito «la riscoperta di uno studente inglese bianco della musica funk dei neri americani» e, infatti, il disco è famoso anche per il contributo chitarristico del bluesman Stevie Ray Vaughan, scoperto e lanciato sulla scena mondiale proprio grazie a questa esperienza. 2016, Blackstar È l’album finale della sua carriera, uscito il giorno del suo ultimo compleanno (69 anni). È il primo album di Bowie senza una sua foto in copertina e tutto l’artwork del disco, disegnato da Jonathan Barnbrook, e il disco stesso sono pieni di misteriose stelle che appaiono e scompaiono a seconda di come le guardi. È prodotto da Tony Visconti, il produttore anche di Heroes e di molti altri dischi di Bowie.

DALLO SPAZIO ALLA CONQUISTA DEL MONDO 16 David Bowie sul palco durante una data del Glass Spider tour del 1987, un vero e proprio show musicale che ha dettato l’agenda per qualsiasi artista o promoter con ambizioni planetarie.

night aveva cercato di accontentare la EMI. a causa del blocco di un’arteria coronaria, avvenu- “Mi avevano dato più soldi”, diceva, “e mi to dopo il concerto di Scheeßel, in Germania, del sentivo in debito. Avevo fatto un patto con 25 giugno 2004. Il conseguente ritiro dalle scene il diavolo ed era tempo di pagarlo”. La pub- coincide con una vera e propria eclisse di Bowie, blicità per la Pepsi insieme a Tina Turner sostanzialmente sparito dai radar proprio mentre rientrava nella stessa logica. Negli anni ’80 tra i media si impone il codice espressivo pervadente David aveva lo stesso pubblico di Tina, dei del web. Fa quindi enorme sensazione il suo improv- Duran Duran e di Phil Collins. Ma lui non viso ritorno, l’8 gennaio 2013 (giorno del suo sessan- era come gli altri e sapeva di aver perso la taseiesimo compleanno), con The Next Day, album strada. Il progetto dei Tin Machine nasce sorretto da un’ispirazione robusta e stilisticamente proprio dalla sua volontà di reagire a tutto variegata, il suo lavoro migliore dai tempi di Scary quello che era accaduto dopo l’incredibile Monsters. Esattamente tre anni più tardi, altrettan- successo di Let’s Dance». Per Bowie è tempo to improvvisa è l’uscita di Blackstar, sconcertante di voltare pagina. Un’altra volta. incontro di impro-jazz e rock-soul per sette tracce affascinanti ed enigmatiche, nelle quali si cela una DA QUI ALL’ETERNITÀ profonda riflessione sulla morte imminente, avve- nuta tre giorni più tardi, la notte tra il 10 e l’11 genna- Se molti considerarono Never Let Me Down io 2016, per le conseguenze di un tumore epatico. il suo punto più basso – più per le sonorità Forse mai un artista è stato in grado di incanalare che altro, potendo comunque vantare al- la propria morte in un percorso espressivo di tanta cuni pezzi molto buoni, come la title track sorprendente bellezza, congedandosi dal mondo più e Time Will Crawl – Bowie stesso avverte il vivo e perturbante che mai. © LONG LIVE VINYL bisogno di smarcarsi, e lo fa nella maniera più inattesa: si “rifugia” dietro a una band, i Tin Machine, con i quali pubblica due di- schi non memorabili ma utili a consumare il salvifico strappo in direzione di un rock più ruvido (dimostrandosi ben sintoniz- zato con il nascente grunge). È infatti la tabula rasa necessaria a reinnescare il pro- cesso creativo. Bowie riparte con il più che discreto Black Tie White Noise del 1993, elet- trico ma solcato di umori elettronici, e prosegue due anni più tardi con il tuffo in area industrial e avant (assieme a Brian Eno) di Outside, nel quale introduce un nuovo personaggio, il detective Nathan Adler. È ora lecito parlare di seconda giovinezza artistica, se è vero che neppure due anni più tardi, nel gennaio del 1997, esce Earthling, convincente escursione in territori jungle, techno e industrial, che lo vede in- crociare l’estro con Trent Reznor dei Nine Inch Nails (I’m Afraid of Americans) e Moby (Dead Man Walking), con il clip della magnifica Little Wonder a inquietare l’immaginario collettivo grazie alla regia visionaria di Floria Sigismondi. Prima della fine del secolo, c’è tempo per un altro album, ‘hours...’ (1999), che sembra voler ripercorrere i molti stili della sua carriera, mentre il successivo Heathen consegna al terzo millennio un Bowie in grande spolvero, nuovamente prodotto da Tony Vi- sconti e con ospiti quali Dave Grohl, Tony Levin e Pete Townshend. È il preludio a Reality del 2003, non ispiratissimo ma destinato a grandi riscontri com- merciali, il cui tour è però interrotto bruscamente 17

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Ghemon «Sono qualcosa di unico» D I Silvia Gianatti 20

Intervista Con la musica Cosa vuol dire oggi, per un artista italiano, andare al la scintilla è scoccata Festival? quando era bambino. È una grande opportunità. Sono stato in circuiti All’inizio era un gioco, oggi piccoli per anni, imparando ad affrontare anche le è una grande esplorazione situazioni più disastrose, emotivamente e psico- della realtà. E di se stesso logicamente, rispetto a occasioni come quella di Sanremo. Sponsorizzo la gavetta. I risultati grandi A che arrivano in un’estate con una canzone mi fanno più paura di un percorso che immagino lungo come All’anagrafe è Giovanni Luca Picariello, ad aprile una maratona, più che come uno sprint. Lì vieni compirà 37 anni e viene da Avellino. Il suo nome si messo nella migliore condizione possibile per fare ispira a Goemon Ishikawa XIII, il samurai dell’anime il tuo lavoro. È un bellissimo palco, che ho vissuto da giapponese Lupin III. Sulle scene da più di dieci anni, debuttante a 37 anni. Un bellissimo momento. L’ho ha iniziato a scrivere rap nei primi anni ’90 per poi sempre pensato come una tappa importante di una spostarsi in un territorio più soul, entrando in un corsa molto lunga. genere senza definizione che va dall’R&B all’indie. Preferisce però non darsi etichette e portare avanti Sei al lavoro sul tuo prossimo album? la sua musica tra ricerca ed eleganza di suoni. All’ul- Ci sto lavorando, sì. Sono entrato in studio il giorno timo Festival di Sanremo ha presentato Rose viola, in cui ho finito il tour, domeniche comprese. Ero un brano che esce ora anche in 45 giri, in edizione convinto avremmo finito in tempo, ma sono una speciale, che rivela tutta la sua anima raffinata. Ha persona molto attenta ai dettagli, credo ancora nella cinque dischi all’attivo ed è al lavoro sul suo nuovo musica in forma di disco, e non era pronto. Non mi progetto che uscirà quest’anno. Disponibile, genti- bastano i singoli, voglio lavorare ancora un po’ su le, è un’anima bella della musica italiana con cui fa questi nuovi brani per fare uscire un disco di livello. piacere parlare. Sperando che la visibilità che mi ha dato Sanremo aiuti le mie canzoni. Voglio che sia un altro tassello In quale punto della musica italiana ti collochi? della mia carriera, voglio che sia bello. Non so come definirmi, mi piacerebbe poter essere qualcosa di unico, che non vorrei suonasse presun- Sei un perfezionista? tuoso. So bene quali sono le mie radici. Io ho iniziato Decisamente. Cerco di non mollare mai, da nessun con il rap, l’hip hop. Poi il soul e l’R&B. Ho iniziato punto di vista. Sto attento a qualsiasi dettaglio, an- dal rap perché non pensavo di essere intonato. E che a quelli che possono fare la differenza quando pensavo non servisse. Ho cercato di convincere me hai tutti gli occhi puntati addosso. Cerco di non la- stesso per primo a trovare la mia voce, in tutti i sensi. sciare mai nulla al caso. Per poter cantare. E so che è questo il genere che mi piacerebbe continuare a portare avanti, anche se in Esce in vinile 45 giri il tuo brano Rose viola. La discografia Italia è poco esplorato, sicuramente anche a causa È un brano che segue la lunga linea della tradizione 2007 della lingua. d’amore italiana. Racconta una storia nel mezzo, La rivincita dei buoni uno spazio grigio e confuso di una relazione. È cantato dal punto di vista di una donna. La can- 2009 zone è nata senza che Sanremo fosse nei miei pen- E poi, all’improvviso, sieri. A volte i brani nascono in studio con mesi di impazzire lavoro, a volte in tre ore, come questo. Ho voluto 2012 esplorare una nuova prospettiva, anche rispetto Qualcosa è cambiato alla mia scrittura, imparando dalle donne a guar- 2014 dare i dettagli. Volevo calarmi in una sensibilità ORCHIdee diversa. 2017 Mezzanotte Perché “viola”? Volente o nolente in questo brano c’è un po’ di ma- linconia. È un colore elegante che mi comunica questo sentimento. 21

Ghemon ROSE VIOLA In edizione esclusiva su vinile colorato viola, che contie- ne oltre alla versione originale anche quella realizzata con Calibro 35 e Diodato nella serata dei duetti. Dioda- to è un cantautore che l’anno scorso proprio a Sanremo aveva invitato lo stesso Ghemon come ospite. I Calibro 35 sono un gruppo musicale che unisce chitarre fuzz, organi distorti e bassi ipnotici in cui è presente Tom- maso Colliva, produttore noto a livello internazionale e vincitore del Grammy Award per il suo lavoro sull’album Drones dei Muse. Una versione cinematografica, un ri- torno agli anni ’60. Puntando sulla musica. IL LIBRO Ascolti musica su vinile? U2 e ho riscritto le parole in italiano. Non so perché. Io Sono - Diario Vengo dall’epoca in cui le cassette e i vinili la faceva- Nessuno era musicista attorno a me. A parte mio anticonformista no da padroni. Ho iniziato con il rap, i dischi si usa- cugino che suonava la chitarra. La musica non era di tutte le vano per i live, nel lato strumentale. Ne ho sempre di famiglia. Ma è scoccata la scintilla. volte che ho comprati, quindi, anche per questioni pratiche, così cambiato pelle da poter fare musica dal vivo. Non esisteva ancora il Se dovessi scegliere artisti della tua formazione? lettore Cd. Ho continuato a coltivare questa passio- D’angelo, Joy Villa, The Roots, che è stata la prima ne, non solo per il vinile in sé, come oggettto, ma an- vera band hip hop. Suonare il rap dal vivo significava che per il suono. Per il mondo hip hop, per i Dj, è una usare un giradischi, la band non era contemplata. parte estremamente importante. Ne possiedo una Quella formula mi ha aperto la mente anche per discreta collezione. Se compro, compro in vinile. quello che avrei voluto fare. Quanti ne hai? Tra i cantautori italiani? Più o meno trecento. Pino Daniele. Hai un giradischi a casa? Cos’è per te la musica e quanto ti serve? Ne ho uno portatile, a cui puoi mettere le pile. Poi ho È star bene, è tirar fuori, è buttare fuori. È tutte que- un classico Technics 1210 standard in studio, ormai ste cose. È anche una dose di frustrazione. È una è fuori produzione. E poi ho quello che ho comprato produzione tua e se non ti piace ti innervosisce. Non quando avevo quattordici anni. è uno sfogo, ma è una grande esplorazione di quello che non so. Mi piace essere versatile, ci sono anco- Quando hai iniziato a fare musica? ra tanti mondi che non ho ancora esplorato. In me, Attorno ai dieci anni. Ho preso una canzone degli nella musica. 22

Intervista Motta: «Io mi diverto quando vado sul palco» D I Silvia Gianatti 23

Motta Una chiacchierata con con persone che stavano urlando “Dov’è l’Italia?”. una delle personalità più È nata così. Con l’urgenza fortissima di raccontare complesse del cantautorato questa cosa al numero più grande di persone. Ho sentito la responsabilità di andare a Sanremo. Fcontemporaneo Dov’è l’Italia per te? Francesco Motta, classe 1986, è cantautore poli- Non so dov’è, ma so che vivo tra il disincanto e l’in- strumentista e compositore di colonne sonore. namoramento e ho capito che ci voglio essere, vo- Nato a Pisa da genitori livornesi e romano d’adozio- glio continuare a dire la verità nelle canzoni. Lo so ne, inizia a suonare da piccolo il pianoforte, quan- che fa parte delle cose ovvie, ma voglio essere una do, a causa di un’influenza è costretto a rimanere persona a modo. E sono felice di esserlo. Non sop- chiuso in casa per due settimane. O almeno così gli porto chi non è gentile, non tollero un certo tipo di ricorda sua mamma. L’esordio risale al 2016, con La umanità “disumana”. fine dei Vent’anni, che riceve il premio Targa Tenco come miglior opera prima. Nel 2018 esce Vivere o Le canzoni servono a lanciare messaggi? morire, e di nuovo il premio Tenco, come miglior di- Le canzoni dovrebbero essere sempre così. Sono sco in assoluto. A febbraio ha partecipato al Festival importantissime. Ed è molto più importante que- di Sanremo con la canzone Dov’è l’Italia, disponibile sta canzone di me. in 45 giri, edizione speciale. Spesso dopo Sanremo escono nuovi album. A quando il tuo? Partiamo da Dov’è l’Italia. Il mio esiste in quelle nove canzoni di Vivere o morire, È il pezzo su cui ho lavorato di più nella mia vita. Nel per ora. Non avevo voglia di fare un repack, non lo mio computer ci sono almeno cinquanta versioni comprendo. Quando scrivo un disco creo una sca- differenti. È nata con chitarra e voce, come ogni letta ben precisa e nel mio album era importante mia canzone, ma se a volte lavoro man mano, con che l’ultima canzone fosse quella dedicata al mio questa ho ricominciato da capo ogni volta. I miei babbo. Dov’è l’Italia non saprei dove metterla, ora. pezzi hanno sempre un ottanta per cento che nasce E non è neanche detto che entrerà in un prossimo subito, il restante venti può arrivare in un giorno, lavoro. Se avrà senso nella narrazione del prossimo un mese, un anno. O anche mai. Sono stato meglio disco sì, se no la lascerò fuori. È il bello di poter es- quando l’ho finita. sere liberi. Faccio quello che voglio. Com’è nata? Come funziona la tua fase creativa? Ho conosciuto Enzo, un marinaio. Mi ha raccon- Mi emoziona la produzione, sono quasi un nerd. Mi tato che due anni prima, era notte, ha sentito dei emozionano i plug in, le tracce su un computer. Se suoni, sembrava una radio. Invece era un barcone, serve sto ore a sentire quanto cambia il testo cam- biando due Db di qualsiasi strumento. Negli anni, Dov’è l’Italia, però, devo ammettere che ho anche imparato a 45 giri fidarmi di più delle persone che lavorano con me, in edizione Taketo Gohara mi supporta, e sopporta, tantissi- speciale, mo. La scrittura invece non è la mia parte preferita. solo lato A. Ascolti molta musica? Ne ascolta di più Carolina (la sua fidanzata, l’attrice Carolina Crescentini, ndr). Sto ascoltando un disco bellissimo che ha fatto mia “sorella” Nada, un’altra che pensa che le canzoni siano una cosa molto se- ria. Dopo aver ascoltato tanto la musica africana, tuareg, del Mali, per me è stato importante fare il tour con Les Filles des Illighadad. Suonare con loro ha rafforzato la mia personalità. Quando ti metti in gioco con il diverso e non hai paura di cambiare idea, crei movimento. E il movimento ti torna in- dietro e ti senti arricchito. 24

Intervista Chi è Motta Francesco Motta esordisce come solista nel 2016 con l’album La fine dei vent’anni (Premio Speciale Pimi per il migliore album d’esordio, Targa Tenco come miglior opera prima). Il di- sco, di cui scrive i testi, compone le musiche e cura gli arrangiamenti, vede la collaborazione di diversi artisti tra i quali Riccardo Sinigallia. Il 6 aprile 2018 esce Vivere o morire (Sugar) il secondo album. La pubblicazione del disco è anticipata dal video di Ed è quasi come esse- re felice e, dal primo singolo, La nostra ultima canzone, che si posiziona subito al primo posto della Viral 50 Italia di Spotify e viene trasmes- so dai principali network radiofonici. Vivere o morire entra direttamente al quinto posto della classifica dei dischi e al primo dei vinili più venduti in Italia (diffusa da GfK Italia/Fimi). Nell’ottobre del 2018 ritira la Targa Tenco per la categoria miglior disco in assoluto. Per la prima volta, nella storia della manifestazione, un artista riceve due targhe per i primi due album. Al Festival di Sanremo 2019 Motta pre- senta Dov’è l’Italia, una riflessione intima del cantautore nata dall’urgenza di raccontare un momento specifico del suo sentire: quello del disorientamento di fronte all’attualità del pro- prio Paese. Vince il premio \"Miglior duetto” in coppia con Nada. C’è qualche artista che ti ha influenzato? Come sta questa musica indipendente? I miei genitori, anche musicalmente. Anche se non È una cosa bella, ma è anche molto grande. Alcune sanno suonare. La musica in qualche modo ha a persone non sono libere, anche se dicono di esse- che fare con l’educazione e sono felice del lavoro re indipendenti, nel racconto tra musica e testo. Ci che hanno fatto con me. sono invece artisti che, pur lavorando con le major discografiche, fanno canzoni libere. E che mi piac- Come è andata a Sanremo? ciono. Il punto, quindi, non è la definizione in se C’era molta ansia prima, ma salendo sul palco ho ca- stessa. pito perché ero là. E l’ho sentita doppia anche perché ci ero già stato, durante il Premio Tenco. Mi sono di- Sei sempre molto serio. vertito da morire. Spesso c’è snobismo da parte di chi Io mi diverto quando vado sul palco. Me lo dicono fa musica indipendente, ma io il Festival l’ho sempre spesso che non sorrido mai, ma rido anche io. Vado seguito. Fin da piccolo con i miei genitori. Per questo al mare anche io, giuro. Ma cerco sempre di dire la l’ho sentito come un momento importante. verità. E la verità non è divertente. 25

Foto di Ambra Vernuccio Cristicchi L’artista romano, cantante e autore pubblica la raccolta Abbi cura di me e riparte in tour nei teatri, alla ricerca della felicità e di ciò che serve davvero D I Silvia Gianatti È È tra le voci più rappresentative della canzone d’au- tore e teatrale della musica italiana. Nato nel 1977 a Roma, è allievo di disegno di Jacovitti, ma al disegno preferisce ben presto la musica. Mancava da Sanre- mo da sei anni, l’ultima volta lo aveva vinto con Ti regalerò una rosa. Quest’anno ci è tornato con il bra- no Abbi cura di me con cui ha vinto il premio Sergio Endrigo come miglior interpretazione e il premio Giancarlo Bigazzi per la miglior composizione musi- cale. Scritto con Nicola Brunialti e Gabriele Ortenzi, con la produzione artistica di Francesco Musacco ed esecutiva di Francesco Migliacci, è inserito nel suo ultimo lavoro omonimo, che speriamo esca in vinile e che contiene i brani più importanti della carriera del cantautore romano, da anni impegnato anche in tour teatrali e dal 2017 direttore del Teatro Stabile d’Abruzzo. Quando è nato il brano Abbi cura di me? La canzone è nata per lo spettacolo teatrale Manuale di volo per uomo con cui sono ancora in tour, una sorta di manuale di istruzioni per volare. Avrebbe potuto chiamarsi così, è una sorta di vademecum e pone Simone Cristicchi: la musica che ricerca la felicità 26

Intervista Il documentario Happy Next – Alla ricerca della felicità, regia di Andrea Cocchi. “Qual è l’ultima volta in cui ti sei sentito fe- le grandi domande della nostra vita a cui dobbia- dovremmo pensare lice? Che cos’è la felicità? Cosa dovrebbe mo cercare di dare un senso in un momento stori- di esserci gettati alle fare l’umanità per raggiungerla?”, tre do- co in cui siamo soffocati da migliaia di immagini e mande poste a bambini, scienziati, religio- da milioni di parole. Pone al centro l’uomo e la sua fragilità. L’ho scritta insieme a un autore per ragaz- spalle una mancia- si, persone comuni, gente dello spettaco- zi, Nicola Brunialti, ma principalmente c’è tutto il mio mondo dentro. Nasce dalla voglia di mettere ta di semi. Anche lo, per un documentario, ancora in lavo- in musica quelle poche cose che ho imparato, con se la nostra traccia razione, che pone innumerevoli spunti di grande umiltà. Di certo non mi sento un guru. Ho su questo pianeta riflessione. La richiesta di partecipazione sbagliato tanto, ho anche sofferto tanto, ho preso verrà dimenticata è stata fatta anche a Papa Francesco. molti schiaffi, ma a 42 anni ho pensato di poter dire la mia. Ho impiegato molto tempo per scriverla. Ogni molto presto, anche A teatro singola parola è stata pensata, meditata, scelta con quando, soprattutto cura certosina. noi artisti, pensiamo Manuale di volo per uomo è lo spettacolo di essere immortali. con cui Simone sta girando l’Italia. Diret- Ho perso mio papà to da Antonio Calenda, è un monologo in quando avevo 12 cui l’artista interpreta Raffaello, un qua- rantenne rimasto bambino che possiede anni. Ho iniziato a dei poteri speciali: la sua mente fotogra- Il bisogno di andare a ricercare cosa conta davvero da dove disegnare in manie- fica è dotata di una lente di ingrandimen- ra compulsiva, co- to che mette a fuoco i particolari, cose nasce? struendo un mondo apparentemente insignificanti che na- parallelo di creativi- scondono un’infinita bellezza. Per mag- Ho fatto un’esperienza bellissima. Sono stato una tà e fantasia che poi giori informazioni su date e altri spetta- mi ha salvato la vita. coli: www.simonecristicchi.it settimana in convento tra suore di clausura e lì si praticava il silenzio: incredibile per noi che viviamo nella mondanità dell’epoca moderna. Osservare la Ho trasformato il vita di queste persone che non hanno nulla e si de- dolore in bellezza. vono barcamenare tutto il giorno per continuare a La mia felicità è questa. È condividere con gli altri le vivere, facendolo con una gioia infinita e pensando mie ricerche. Sono felice quando arrivano al cuore costantemente all’umanità, ha influito molto nella di persone anche molto distanti da me. La tracklist mia ricerca personale. E mi ha Il nuovo disco è una raccolta, come mai non sei tornato di Abbi cura di me fatto capire che la vera felicità con brani inediti? non è nell’accumulo, di soldi, Ho continuato a scrivere canzoni, ma per i miei spettacoli teatrali. I miei impegni artistici sono lì, � Abbi cura di me impegni, cose e gloria. La feli- riesco a fare 140 repliche l’anno. Però ho accumulato � Lo chiederemo agli alberi cità è nelle piccole cose. nel frattempo: tante cose che ho letto, incontri con uomini straordinari. Se oggi scrivo qualcosa c’è una � Ti regalerò una rosa Tu sei felice? profondità maggiore rispetto al passato. L’idea della � Studentessa universitaria Ci sto lavorando. Osservo, raccolta è della casa discografica. Per raccontare la � L’ultimo valzer mia storia a chi mi sta scoprendo solo ora. � La vita all’incontrario guardo. Ma è bellissimo vede- � La prima volta (che sono morto) re che quando dici qualcosa in � Meno male cui credi tanto, quel qualcosa � Vorrei cantare come Biagio arriva. � La cosa più bella del mondo Sarebbe bello averlo anche in vinile. A proposito, che rap- � Laura C’è anche un documentario su porto hai con i dischi? � Magazzino 18 questa ricerca. Non sono un grande ascoltatore di vinili, ma ho una � Angelo custode Il regista è Andrea Cocchi. bella collezione a casa di mia madre. Mi hanno rega- � L’Italia di Piero Abbiamo fatto un centinaio lato un giradischi degli anni ’70. Mi ricorda quando � Fabbricante di canzoni di interviste, per ora, in giro ero bambino, grazie a mia mamma sono cresciuto � I matti de Roma per l’Italia ma anche a Parigi con la puntina che girava in casa. Per me era quasi � Genova brucia un gioco cercare le tracce muovendola sul disco. Mi fa piacere che stia tornando la passione per questo � Che bella gente e Londra. Abbiamo materiale modo di ascoltare. � Cellulare e carta sim immenso tra le mani. Vorrei � Mi manchi approfondire alcuni perso- � Insegnami naggi. Cos’è per te la felicità? Ci sono dischi che ti ricordano l’infanzia? È lasciare dei semi del nostro Sicuramente il repertorio dei cantautori degli anni passaggio. Nei momenti di ’60. Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Edoardo Vianello e sconforto della nostra vita Sergio Endrigo, che poi è diventato uno dei miei idoli incontrastati. 27

Bob Dylan - Storia e leggenda DYolLtrAeN DYLAN 28

Bob Dylan - Storia e leggenda Dopo aver fuso la tradizione folk D I Stefano Solventi con il rock and roll e aver dato B il La alla rivoluzione del ’68 e ai temi della controcultura, Bob Dylan volta Bob Dylan ha spostato più volte i limiti di ciò che le spalle a chi lo aveva ormai eletto viene considerato rilevante in ambito musicale. Al- a simbolo e ricomincia da zero una carriera che attraversa mille lergico a chi cercava di inquadrarlo in uno o nell’altro altri mondi musicali e culturali, in cui tra alti e bassi è possibile di tali ambiti, lo ha fatto sul versante del folk prima e scoprire una vasta gamma di stili e di autentici capolavori , riproposti ora in edicola, nella nostra collezione del rock poi, ivi compreso ovviamente il cosiddetto cantautorato rock. Molti di questi traguardi, come tutti sanno, li ha raggiunti negli anni Sessanta, pri- ma cioè di compiere trent’anni. Proprio in ragione di ciò, è del tutto comprensibile se quando si pensa, si legge, si parla e si scrive di Dylan, Nel 1968 Dylan è principalmente all’opera di quel ha già infilato ragazzo dei Sixties che ci riferia- mo. Tuttavia, sarebbe imperdo- una serie nabile credere che quanto da lui di successi che prodotto negli ormai quasi cin- basterebbero quant’anni (e quasi trenta album di inediti) successivi non abbia a renderlo aggiunto nulla, non abbia spostato il cantautore più qualche altro limite e segnato più o grande di sempre, meno indelebilmente l’immagina- rio collettivo. Si tratterebbe di uno ma i tempi sciocco, macroscopico errore. stanno ancora Messo agli atti che anche nei dischi cambiando meno fortunati Dylan ha saputo azzeccare qualcosa di prezioso, non mancano certo dal 1968 in poi lavori estrema- mente significativi tanto per la sua discografia che – di conseguenza – per la discografia pop-rock tutta. Ci limiteremo qui a indicarne solo alcuni, partendo per esempio da quel Pat Garrett & Billy the Kid (1973) che vide la luce “soltanto” come soundtrack per la celebre pellicola di Sam Peckinpah (nella quale lo stesso Dylan reciterà una parte), in cui ebbe il merito di infilare quell’apoteosi di semplicità, atmosfera, epica e apocalisse che risponde al nome di Knockin’ 29

Bob Dylan - Storia e leggenda on Heaven’s Door (i Guns N’ Roses ringrazieranno pe- allestire un gruppo, con il quale dette poi vita alla rennemente). L’anno successivo coincise con il ritor- celebre Rolling Thunder Revue: nel disco spiccano no ai tour, al rock e al sodalizio con la Band, grazie a bouzouki, fisarmonica e il violino di Scarlet Rivera a Planet Waves (1974), un album fatto da undici «cast- conferire fragranza vaudeville a pezzi epocali come iron songs & torch ballads» – come recita la scritta Hurricane e Romance In Durango (poi ripresa anche dal in copertina – tra cui la trepida On A Night Like This nostro Fabrizio De André). e l’innodica Forever Young, dedicata al figlio Jakob. È stato il preludio al meraviglioso Blood on the Tracks MAI FUORI TEMPO (1975), privo forse della forza rivoluzionaria dei vec- chi lavori ma tanto intenso e ispirato (per la cronaca, Consumata la cosiddetta fase “religiosa” nella cuspi- alla separazione dalla prima moglie Sara Lownds) de tra gli anni ’70 e ’80 (che lo vide pubblicare lavori da rappresentare ancora oggi un’autentica pietra controversi ma pur sempre non privi di gemme), miliare del cantautorato folk-rock: i dieci pezzi in Dylan tornò a convincere il grande pubblico con Infi- scaletta sono tutti – tutti – memorabili, da Tangled dels (1983), alla cui produzione troviamo nientemeno Up in Blue a Buckets of Rain passando per Idiot Wind e che Mark Knopfler: otto i pezzi in scaletta e addirit- Shelter From the Storm. Un anno più tardi, Dylan non tura decine lasciati fuori, a testimoniare quanto la solo si mise in testa di pubblicare un nuovo album, vena creativa fosse tornata a pulsare fortissima. Il bel l’ottimo Desire (1976), ma per l’occasione volle anche video di Jokerman, passato in heavy rotation da MTV, suonava come un vero e proprio monito rivolto alla i IN EDICOLA IL 15 MARZO IN EDICOLA IL 13 APRILE DYLAN O LTR E I L ’ 6 8 Scopri la sua Nashville Skyline, 1969 – Dylan fugge dalla Self Portrait, 1970 – È il secondo album musica e la sua sua stessa fama e torna a vivere in campagna doppio di Dylan, scritto per dimostrare e a sentirsi in sintonia con il country del Sud ancora di più la volontà di cambiare la propria poesia nella degli Stati Uniti. Prima di Neil Young e di immagine di idolo della rivolta giovanile Bob Dylan Vinyl quello che arriverà dalla West Coast, questo e della controcultura e per fuggire dalla è il miglior disco di country folk americano “Woodstock Nation”. Volutamente strano Collection alla fine degli anni ’60. Interrogato da «Rolling e diverso dal solito, è uno dei suoi dischi più Stone», Bob spiegherà che in questo album rivalutati nel corso degli anni. Memorabile IN EDICOLA IL 29 GIUGNO «le canzoni sono facili da capire e non ci sono il front cover firmato da Dylan, come tutte tante parole da ricordare». le note di copertina scritte a mano sul retro. IN EDICOLA IL 13 LUGLIO IN EDICOLA IL 31 DICEMBRE Blood on the Tracks, 1975 – Questo disco Desire, 1976 – È il ritorno al rock di Bob Oh Mercy, 1989 – Dylan stesso è l’esempio migliore della capacità di Dylan Dylan, oggi anche definibile quasi classic ha descritto questo album come il suo di cantare tutto se stesso, di mettere a nudo blues rock. Grintoso come non mai, con «catalogo dei problemi», una dolorosa ogni suo più intimo pensiero. È stato definito un look che farà scuola tra i cantautori della raccolta di canzoni contro «the modern per questo “il più onesto e vero resoconto di una nostra Penisola, ma anche tra quelli “born world» che inizia con i famosi versi che storia d’amore messa su vinile”. Da questo album in the U.S.A”. come Bruce Springsteen recitano così: “Viviamo in un mondo in poi, Dylan non è più stato definito solo come e Tom Petty, Dylan imbraccia la sua chitarra di politica / dove l’amore non ha più un il più grande cantautore degli anni ’60, finendo di nuovo come un guerrigliero e non ha paura posto / Viviamo in un tempo in cui gli uomini per diventare quello che è ancora oggi, la più vera di cantare sia le ingiustizie (Hurricane) commettono crimini / e questi crimini e forte voce musicale dell’America moderna. sia il suo più grande amore (Sara). non hanno una faccia…». 30

Bob Dylan - Storia e leggenda perniciosa superficialità imperante negli Eighties. medesimo: attraversato da una vena blues d’antan, Non certo a caso, alla fine del “decennio edonista”, unisce e mischia romanticismo indolenzito e ombre con il mondo intero in subbuglio da Berlino a Piazza nervose grazie a pezzi da brividi come Mississipi e High Tienanmen, arrivò Oh Mercy (1989), sound e voce Water. Lungo questa falsariga, il nuovo millennio ha mai così profondamente dark per canzoni che sca- visto Dylan riportare ancora e sempre di più tutto a vavano nell’inquietudine contemporanea con una casa grazie ad album capaci di scomodare fantasmi forza inaudita. Fu prodotto da Daniel Lanois, come il swing e folk-blues, come benissimo ha saputo fare successivo, formidabile capolavoro Time Out of Mind Tempest (2012), sorta di carotaggio nella cultura po- (1997), album densissimo per temi e arrangiamenti, polare e letteraria USA con il cuore avvolto di cupi intriso di crepuscolo e destino, nel quale oltre alla presagi. Bellissimo e sorprendente è pure l’omaggio meravigliosa Not Dark Yet è presente Highlands, che ai suoi amori musicali di Shadows in the Night (2015), con i suoi sedici minuti è la più lunga traccia mai in- che lo vide reinterpretare classici (di Sinatra e Irving cisa da Dylan (celebre il siparietto con un manager Berlin tra gli altri) come un crooner sull’orlo della della Columbia che suggerì di pubblicarne una ver- catastrofe. Oltre il Nobel e la propria leggenda, Dylan sione più breve: «Amico, questa è la versione breve», prosegue oggi il suo percorso nell’immaginario pro- fu la risposta di Bob). Notevole anche il successivo fondo, la sua sfida al tempo, il suo raccolto e il suo Love and Theft (2001), uscito il fatidico 11 settembre racconto. Un viaggio infinito, come quel tour che 2001 e prodotto da tale Jack Frost, ovvero Dylan coincide sempre più con la sua vita. IN EDICOLA IL 30 MARZO IN EDICOLA IL 3 MAGGIO IN EDICOLA IL 1° GIUGNO New Morning, 1970 – Dylan ritrova la voglia Pat Garrett & Billy the Kid, 1973 – Planet Waves, 1974 – Il nuovo Dylan di scrivere canzoni, dopo la bufera del ’68 Alle prese con la colonna sonora che si è palesato al mondo negli album e della fine degli anni ’60. I suoi versi ora del film di Sam Peckinpah, Dylan precedenti ritorna qui più ispirato che mai . inneggiano al family man che vuole essere si cala completamente nelle atmosfere A cominciare dalla stupenda Forever Young in quegli anni: Sign on the Window parla di drammatiche di questo western fino alla finale Wedding Song, la prima «sposarsi, andare a pesca di trote, avere un crepuscolare e riempie il disco di musiche dedicata al suo figlioletto Jacob, la seconda sacco di marmocchi che ti chiamano papà, country rock western tra le più belle mai alla moglie Sara e l’unica suonata dal solo questo in fondo è tutto quello che conta». sentite, con la hit mondiale, rifatta da migliaia Dylan con la chitarra acustica, mentre tutte Ma Time Passes Slowly è ancora più lapidaria: di artisti e portata al top dai Guns ’N Roses le altre sono state suonate con la mitica «Ain’t no reason to go anywhere». nel 1990, di Knockin’ on Heaven’s Door. Band al completo e in grande forma. IN EDICOLA IL 29 FEBBRAIO 2020 IN EDICOLA IL 1° APRILE 2020 IN EDICOLA IL 30 MAGGIO 2020 Time Out of Mind, 1997 – La mortalità Modern Times, 2006 – Con questo disco, Shadows in the Night, 2015 – Questo e la solitudine sono i grandi temi del ritorno l’eterno Dylan torna in cima alle classifiche, album, che arriva al numero 1 delle classifiche di Dylan ai suoi massimi livelli espressivi, come non lo era più stato dai tempi inglesi, propone dieci ballate a suo tempo forse ispirato dai primi capricci della sua di Desire. A 65 anni compiuti, Bob diventa registrate da Frank Sinatra, negli anni ’50 e ’60, salute, che tiene tutti con il fiato sospeso il più anziano cantante a scalare e qui registrate nuovamente da Dylan per qualche mese poco prima di questo la vetta delle classifiche di «Billboard». negli stessi studi in cui le aveva cantate album. Bob racconta se stesso a 57 anni E «Rolling Stone» ha provveduto subito The Voice. Prodotto interamente in presa e lo fa magistralmente come lo farebbe a inserirlo alla 204a posizione della diretta, praticamente dal vivo, l’album un vero bluesman. Not Dark Yet è una delle sua perosnalissima lista dei 500 album è il testamento del Dylan maturo sue più grandi canzoni di sempre. più importanti della storia. e dei suoi sentimenti senza tempo. 31

32 RADAR vinyl collection LA VOCE DI UNA GENERAZIONE LA MUSICA CHE HA CAMBIATO LA STORIA IN UNA COLLEZIONE IMPERDIBILE DI VINILI gr1a8m0mi ORDINA SU: deagostini.it/bobdylanvinile La collezione si compone di 41 uscite. Prima uscita prezzo € 9,99*. IN EDICOLA CON: Prezzo per le 29 uscite successive contenenti album singoli € 17,99*, prezzo per 11 uscite successive contenenti album doppi o tripli € 27,99*. Salvo variazione aliquote fiscali. *Prezzo rivista escluso, non vendibile separatamente da DE AGOSTINI VINYL €5,00 - mensile. L’Editore si riserva il diritto di variare la sequenza delle uscite dell’Opera e/o i prodotti allegati.

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diIlHmaocnkdeot t

Intervista Steve Hackett, ex chitarrista dei Genesis, sempre alla ricerca di emozioni da condividere con i suoi fan, ha appena pubblicato At The Edge Of Light (Inside Out Music). Lo abbiamo intervistato per farci raccontare la sua carriera, le sue in uenze principali e che cosa vuol dire aver inventato il prog inglese D I Guido Bellachioma libertà artistica: per sua stessa ammissione gli N piaceva la gestione con- divisa ma, evidentemen- Nelle ultime stagioni Stephen Richard Hackett (12 te, non in una posizione febbraio 1950, Londra) ha ritrovato la voglia di mu- troppo subordinata. sica che lo contraddistingueva sin dagli anni ’70. In- fatti è stato il primo dei Genesis a incidere un album Come ricordi la tua deci- 2019 solista, l’eccellente Voyage of the Acolyte nell’ottobre sione di continuare senza i At The Edge 1975, con Phil Collins e Mike Rutherford. Il tutto Genesis dopo il 1976? Of Light avveniva mentre il gruppo doveva metabolizzare Ho preferito uscire dai Genesis per sviluppare le Gatefold (Inside l’abbandono di Peter Gabriel, avvenuto dopo il tour mie idee. Il gruppo aveva funzionato no a quel mo- Out Music) 2Lp promozionale di The Lamb Lies Down on Broadway. mento, ma io volevo essere autonomo. Desideravo con Cd bonus Nel 1975 i Genesis, ormai stelle di prima grandez- persino la libertà di sbagliare, altrimenti non sarei Il nuovo album za, nel nostro Paese suonarono solo a Torino il 24 stato felice e la mia musica avrebbe perso l’anima. dell’ex Genesis marzo, dopo l’annullamento delle altre date per pro- Secondo me i Genesis ormai avevano dato il massi- è arrivato: At blemi di ordine pubblico. La delusione tra gli appas- mo artisticamente. Se l’obiettivo principale per chi The Edge Of sionati fu enorme perché l’Italia li aveva acclamati, fa musica è dare vita a qualcosa di nuovo, ed è quello Light è il seguito ben prima dell’Inghilterra, sin dal tour di esordio nel che penso, non è importante arrivare al primo posto del precedente 1972. Quello di Torino fu l’ultimo concerto italiano in classi ca ma avere anche altri riscontri da parte The Night Siren di Hackett con i Genesis. del pubblico: continuare a sperimentare. e ci regala 10 Tony Banks, Collins e Rutherford nella seconda nuovi brani rock parte del 1975 iniziarono a pensare al nuovo album, Come sono nati il Genesis Revisited Tour 2019 e i due vo- con le consuete mentre Steve era ancora impegnato ai missaggi del lumi di Genesis Revisited I e II? orchestrazioni suo. Successivamente vennero raggiunti dal chitar- Con i due volumi di questo progetto ho voluto riven- epiche, che rista. Nel febbraio del 1976 uscì A Trick of the Tail ma la dicare il mio essere Genesis. Ero molto orgoglioso vanno dalla world storia di Steve con i Genesis era ormai agli sgoccioli, del mio lavoro nella band, sia compositivo sia ese- music alla musica e la ne arrivò con il bellissimo Wind & Wuthering cutivo. Volevo e ettuare alcune modi che perché atmosferica, alle (dicembre 1976). Ormai Hackett aveva assaggiato la sentivo che la nostra musica era adatta anche per una quali ci ha abituato tela sonora più ampia. Proprio per questo ho usato lo stile dello Steve la Royal Philharmonic Orchestra nel primo (2006), Hackett maturo. d’altronde il nostro spirito era spesso orchestrale. Qualche anno dopo ho pensato che c’erano così tan- te grandi canzoni dei Genesis non incluse nel primo LA LIBERTÀ DI STEVE Hackett è senza dubbio l’ex Genesis più impegnato in pro- getti, partecipazioni e lavori solisti (divisi tra album rock, mu- sica classica e blues, oltre a una impressionante mole di live, box, Dvd): è abbondantemente oltre i 50 titoli, tra cui ben 26 in studio! Sicuramente più di loro ha cercato il contatto con il pubblico, suonando in tutto il mondo, e con altri artisti, che lo ri- cambiano con affetto profondo e grande stima professionale. 35

Steve Hackett Foto di Janet Macoska mamente ricettivo. Selling England era il mio album preferito dei Genesis, in cui avvertivo che il suo- disco che ho voluto assemblare un nuovo capitolo, Sopra, nare sincero era importante quanto le canzoni. E dove ho fatto confluire l'esperienza acquisita nel cor- Steve Hackett la penso così ancora oggi. L’album ha influenzato so del tempo con le nuove tecnologie. Volevo anche insieme molti artisti rock, pop, jazz: ha una valenza quasi dare maggior passione alle parti di chitarra, se pos- ai Genesis universale. sibile, più vibrato, e rendere il suono più fluido e vivo. al Richfield Ho utilizzato un notevole spiegamento di amici e Coliseum È vero che nel tuo nuovo disco si sente l’influenza anche musicisti per registrare; ognuno di loro ha immesso di Cleveland degli Yes? il proprio carattere e le proprie idee nelle canzoni che il 27 febbraio Quando è uscito il primo video del nuovo album, più amava. Molti hanno grande stima dei Genesis e 1977. Under The Eye Of The Sun, qualcuno ha detto che ri- questo mi rende felice. Ancora una volta ho utilizza- cordava gli Yes, soprattutto per l’armonia vocale mia to gli archi ma non l’orchestra al completo, e sento e di Amanda Lehmann. Un critico inglese ha sco- che hanno migliorato l’effetto complessivo. modato persino Crosby, Stills & Nash (senza citare Young, chissà perché?). In effetti può evocare lo stile Come erano i tempi di Selling England by the Pound? androgino di Jon Anderson, sui dischi supportato da Ricordo con piacere i concerti nell’Italia dei primi Chris Squire, ma entrambi non hanno mai fatto mi- anni ’70. La musica del gruppo tra il 1973 e il 1974 era stero di amare gli impasti vocali di CSN&Y. Questo è molto accesa, forte a livello di suono e di emozio- dimostrato dalle cover incluse nei primi due album ni. Mi sembrava fantastico suonare nella migliore degli Yes: I See You dei Byrds in Fifth Dimension (1966, band al mondo e davanti al pubblico italiano, estre- firmata da David Crosby e Roger McGuinn) e Every- days dei Buffalo Springfield in Again (1967, scritta da Stephen Stills). Non hai mai pensato di diventare il chitarrista degli Yes? Chris Squire una volta mi ha chiesto seriamente di unirmi agli Yes, a conferma della stima reciproca. Sono stato estremamente lusingato per circa cinque minuti perché avrei potuto scrivere sul mio curricu- lum: “chitarrista dei Genesis e degli Yes!”. Ma altri chitarristi erano più adatti a quel ruolo. E io avevo la mia band, e non potevo né volevo ricominciare dal punto in cui avevo lasciato i Genesis. Quali sono i punti in comune tra Genesis e Yes? Le due band avevano più punti di contatto che dif- ferenze. In entrambe suonavano grandi musicisti, capaci di produrre bene la propria musica, oltre a possedere una visione aperta che li portava a saper cambiare mantenendo la propria identità: almeno per un lungo periodo della propria esistenza. Ho adorato il periodo meno progressivo degli Yes, che ha prodotto grandi album come 90125 (1983), e ne ho condiviso più volte la strada a livello personale. Con Steve Howe ho incrociato la chitarra nei GTR (album omonimo del 1985) e mi sono divertito in modo rilas- sato. Stessa cosa ho fatto nel 1973 con Peter Banks, chitarrista originale degli Yes, e ho suonato dal vivo con Rick Wakeman. Ricordo che anche Phil Collins era un fan degli Yes. Come ti sei trovato in Italia ieri e oggi? Da solista sono stato per la prima volta in Italia per 36

Intervista IL MEGLIO DEI GENESIS il tour promozionale di Defector nel 1980. Il pubblico Trespass, 1970 Nursery Cryme, 1971 Foxtrot, 1972 era davvero caloroso, anche se io prima avevo pau- Il primo passo verso la nascita È il disco della consacrazione. I Genesis fanno il bis. Altro ra che rispetto ai Genesis ci fosse meno trasporto. del prog. Per i fan di questo Cover e album narrano storie capolavoro ineguagliabile. L’anno seguente, a Napoli, per un concerto all’aper- disco, i Genesis non saranno e mondi incantati, un po' Ancora più energico, acido, to c’erano 20.000 persone quando ha cominciato a mai più così eterei e atmosferici, da Alice nel paese delle intricato e ricco. La canzone piovere: l’energia della gente, che non voleva andar allucinati. Alla chitarra Meraviglie un po' del terrore. Watcher of The Skies, ispirata via, mi ha permesso di andare avanti. Dell’Italia mi è inconfondibile il tocco Capolavoro senza tempo a un poema di John Keats, piace praticamente tutto: il cibo, la storia, l’archi- acustico di Antony Phillips e ineguagliabile come ha fatto la storia del rock, tettura, i musicisti (con alcuni collaboro), il sole, ma e alla batteria John Mayhew. i tre dischi successivi. non solo progressive. soprattutto l’affetto delle persone: i fan italiani mi salutano come un amico di lunga data. Il vostro Pa- ese è unico e fuori dal tempo: se dovessi decidere di andare a vivere fuori dall’Inghilterra verrei in Italia… e non dico questa cosa in ogni intervista. In basso, Parlaci del tuo ultimo album con i Genesis, Wind & Selling England The Lamb Lies Down Wind & Wuthering, 1976 i Genesis Wuthering. by the Pound, 1973 on Brodway, 1975 Peter Gabriel non c’è più posano Sono sicuro che Wind & Wuthering è destinato a Quarto capolavoro di fila, È il concept album finale, l’opera e Hackett è in procinto di sullo sfondo diventare uno degli album migliori nella storia del quarta copertina memorabile. summa, e come tale contiene andarsene per frizioni interne di The Farm, rock: i fan mi stanno dando ragione, non sono solo io Il prog a questo punto sono loro, i punti più alti e melodiosi, alla band. Tuttavia, di questo il loro studio a pensarla così. Ho cercato di rivalutarlo, suonando- tutto il resto sembra scomparire strazianti, dell’arte dei Genesis, disco il chitarrista sarà sempre di registrazione, lo il più possibile dal vivo. Voglio permettere al pub- al confronto, anche se in questi ma nel contempo sembra fierissimo, tanto da considerarlo nel dicembre blico di riappropriarsi di queste canzoni. Una volta solchi si comincia a sentire sgretolarsi di fronte a una ancora oggi come uno dei del 1976 insieme Andrés Segovia, forse il più popolare chitarrista clas- però un briciolo di leziosità, architettura troppo complicata migliori album nella storia a Chester sico di sempre, disse della musica del compositore di compiacimento, (e per colpa dei synth di Brian del prog rock, «un disco di Thompson, di bravura esibita. Eno, dicono). qualità, ma più accessibile». appena entrato nel gruppo. PHIL E TONY SU ENTANGLED Phil Collins ricorda che «registrare The Lamb Lies Down on Broadway era stata una faccenda piuttosto complessa. Al contrario per A Trick of the Tail ci vol- le poco più di un mese; in un certo senso fu più facile senza Gabriel. Erano sempre stati lui, Rutherford e Banks a comporre la musica dei Genesis, con Steve Hackett che si occupava delle rifiniture. Con l’abban- dono di Peter c’era meno da discutere e volevamo dimostrare che i Genesis erano sempre stati un’en- tità compositiva corale. Detto questo non bisogna di- menticare l’apporto dato alla realizzazione di A Trick da parte di Steve, co-autore di uno dei suoi brani più intensi, Entangled». Un concetto ribadito da Banks, compositore del ri- tornello e dell’enigmatico assolo di synth, che evoca l’immagine delle sirene mentre attirano i marinai ignari verso gli scogli: «Davvero una delle cose più belle scrit- te da Steve». Collins, quando Hackett gli fece leggere il testo (sui tetti e sulle case… destinato a vagabondare per sempre), pensò che l’atmosfera «Ricordasse un po’ Mary Poppins». 37

Steve Hackett TONY E STEVE Tony Banks, tastierista dei Genesis, non è sempre andato d’accordo con Hackett, per usare un eufemismo: «Ormai sono anni che non vado ad ascoltare Steve dal vivo, però sono contento che suoni ancora i brani dei Genesis. È buf- fo: l’unico a eseguirli attualmente è proprio Steve, che ha lasciato il gruppo più di quarant’anni fa! Ho sentito la sua versione di Afterglow in radio, mi è piaciuta molto». Enrique Granados, che lui suonava alla chitarra: «È un modo per restituire al pubblico un pezzo dell’a- nima della Spagna». Io cerco di fare la stessa cosa. Parlaci di Peter Gabriel e di come hai accolto il suo primo disco omonimo nel 1977. Ricordo che ho ascoltato quel disco quando i Gene- sis erano in viaggio verso gli Stati Uniti per il tour di Wind & Wuthering. Lo abbiamo ascoltato insieme su un chitarre elettriche Gibson. Con una Les Paul Gold Top del 1957 ho suonato uno degli assolo più belli impianto con degli auricolari condivisi. Ciò che notai della mia vita, quello di Firth of Fifth su Selling England by the Pound, oltre che utilizzare la sua versatilità per più di ogni altra cosa fu che le linee vocali erano state ottenere il massimo su Dancing with the Moonlit Kni- ght, sempre sullo stesso album. Quando ho iniziato registrate magistralmente dal produttore Bob Ezrin. Si con i Genesis avevo due Les Paul Custom, che poi mi hanno rubato a due settimane di distanza l’una percepiva la maggiore maturità, che aveva contribuito dall’altra. A Clapton nel 1966 è andata peggio: gli fu sottratta dallo studio la Les Paul Standard con cui ad alzare il livello qualitativo di tutto il resto. Ovvia- aveva appena registrato l’album Bluesbreakers insie- me a John Mayall. Era uno strumento leggendario mente c’erano degli aspetti che rimandavano a ciò perché utilizzata in un lavoro epocale per il blues dell’epoca. che Peter aveva fatto con noi. Per esempio Moribund Da chitarrista, chi era invece il tuo tastierista preferito? The Burgermeister mi ricordava Get ’Em Out By Friday. Amavo lo stile di Keith Emerson. La sua influenza è stata fondamentale per un’intera generazione di ta- Perché? Per l’umorismo evidente e per l’influenza di stieristi. Aveva una tecnica sorprendente che, unita alle doti di showman, gli ha permesso di mettere le Dickens e di Gilbert & Sullivan.Ma c’era da aspettarse- tastiere al centro della scena. Ha dimostrato che il tastierista non doveva per forza stare seduto e suo- lo. Mi sarei meravigliato se avesse pubblicato un disco nare placidamente in un angolo. Aveva stile e sapeva tenere bene il palco, potevi ascoltarlo ad occhi aperti completamente alieno dal passato. Al tempo stesso, e il risultato era comunque straordinario. Ha lancia- to agli altri un guanto di sfida e pochi hanno saputo CAR suonava indiscutibilmente come un album so- raccoglierlo, perché dal punto di vista scenico nes- suno lo ha mai eguagliato. A livello personale Keith lista. Avvertivi come ha fatto moltissimo per i Genesis quando hanno avuto bisogno di aiuto. All’epoca scrisse una buona Nuovi concerti italiani Peter fosse riuscito a recensione del nostro Nursery Cryme sul settimanale trovare l’ispirazione, «Melody Maker»: inutile dire che la cosa per noi ha fatto davvero la differenza. Il Genesis Revisited Tour 2019, sviluppandola in un in cui la sua chitarra esprime modo che non sareb- la magia di un suono potente be stato possibile nei e romantico al tempo stesso, Genesis, dato che in un celebra due splendidi album: gruppo devi prendere Selling England by the Pound decisioni all’unanimi- dei Genesis, eseguito integral- tà. Ma adesso lui stava mente, e Spectral Mornings, creando la sua musica, il suo terzo album solista ed era libero di andare che festeggia 40 anni (1979). nella direzione che ri- Quattro sono i concerti italiani teneva migliore. previsti: il 29 aprile al Teatro La tua chitarra prefe- Brancaccio, Roma, il 30 aprile rita è sempre stata una all’ EuropAuditorium, Bologna, Gibson? il 2 maggio al Teatro Colosseo, Amo il suono delle Torino, e il 3 maggio al Teatro Creberg, Bergamo. 38

Quali sono le rarità più appetibili Intervista dei Genesis con Hackett? Tra i numerosi oggetti del desiderio, prodotti fra il 1971 Collezionismo progressivo e il 1977, primeggiano i 45 giri. Eccone alcuni: Steve Hackett visto con l’occhio di Marcello Cirese, uno dei 1 Happy the Man / Seven Stones (7”, Italia) maggiori collezionisti internazionali dei Genesis. 2 Nursery Cryme Ep: The Musical Box / For Absent Marcello, come nasce la tua passione per il collezioni- Friends / The Fountain of Salmacis ( 7”, USA, solo promozionale) smo musicale? 3 Watcher of the Skies / Willow Farm (7”, Germania) È stata colpa di un mio compagno nei primi anni ’70. Spul- 4 Genesis Live (Olanda, 2 Lp test pressing Philips non ciando fra i pochi dischi che aveva, mi salta all’occhio un 45 commercializzato, include Supper’s Ready registrata dal vivo a Leicester nel 1973) giri dei Genesis. Copertina fantastica, retro inedito su Lp, 5 I Know What I Like / Twilight Alehouse (7”, Giappone) mai sentito prima. Riesco a contrattare uno scambio contro 6 I Know What I Like / More Fool Me (7”, Portogallo) 7 Counting Out Time / Riding the Scree (7”, Spagna) due pacchetti di sigarette (sì, altri tempi) e il danno è fatto, 8 The Carpet Crawlers / Evil Jam (7”, Portogallo) 9 The Best of Genesis (LP, Norvegia) è l’inizio della fine. Si comincia con la ricerca affannosa dei 10 Entangled / A trick of the tail (7”, Francia) 11 Your Own Special Way / It’s Yourself (7”, Giappone) pezzi inediti, per finire al controllo delle matrici stampate 12 Wind and Wuthering (Lp, Austria) sul dead groove (lo spazio non inciso alla fine dei solchi, che 12 riporta numeri di catalogo, data di stampa e informazioni 34 varie, ndr). In contemporanea mi si sviluppa una mutazione del virus benedetto, compli- 56 ce un articolo di «Ciao 2001» sulle registrazioni dal vivo. Marco Ferranti, credo fosse lui 78 l’autore, descrive con pennellate oniriche un giro per i mercatini di dischi usati ad Amster- 9 10 dam, e parla di strani oggetti stampati in vinile colorato che riportano memorie di concer- 11 12 ti. Dischi non ufficiali, in tiratura limitata, che esistono oggi e domani non più. In vendita, forse, ma non è detto. Prende forma così la mia os- sessione per i bootleg, cominciando ovviamente da quelli dei Genesis. Nell’articolo si faceva menzione di un triplo vinile bianco/rosso/blu del concerto di Pari- gi, contenente materiale poi tagliato dal live ufficiale Seconds Out (1976-1977), all’epoca non ancora pub- blicato. La ricerca di questo sogno si protrarrà per qualche lustro, prima di scoprire che in quel caso si trattava solo di una fantasia del giornalista. Nel frat- Pirelli Motovelo, Canta e balla tempo cominciano i pellegrinaggi giornalieri da Mille- le tue corse d’estate era un omaggio records, all’epoca unico negozio in grado di reperire offerto agli acquirenti italiani di copertoni tale materiale a Roma, e in pochi simili negozi sparsi Pirelli nel 1976. La versione a 33 giri è più in Italia. Ma la scintilla è sufficiente per innescare in rara di quella a 45 (che contiene A Trick of me una spasmodica ricerca di dischi underground the Tail dei Genesis e A Tower Struck Down che durerà per tutta la vita, che mi ha anche portato a di Steve Hackett) e, oltre ai brani scrivere sui cancelli del liceo: «Darei tutto per un boo- del singolo, include Hands of the Priestess tleg dei Genesis»… pt. 1 di Hackett e brani di Nazareth, Le Orme e Far East Band. Come vedi Hackett all’interno dei Genesis? Steve Hackett ha avuto l’arduo compito di subentra- re al vero pilastro della band di quegli anni, a livello creativo ed emotivo, ovvero Anthony Phillips. Sostituire Ant e diventare una pedina fondamentale nell’architettura del suono è stato il vero capolavoro di Steve nell’alchimia dei Genesis, ottenuto grazie al suo talen- to e alla sua creatività ancor più che alla tecnica, peraltro evidente. Steve ha prodotto dischi di valore assoluto: Voyage of the Acolyte e Spectral Mornings in primis, ma anche Bay of Kings o Guitar Noir. La peculiarità di Steve, rispetto agli ex compagni, è stata l’e- splorazione (con alterne fortune) dei più disparati generi musicali, reinventandosi siste- maticamente e continuando a comporre musica di qualità per quattro decenni. Quali sono i pezzi forti della tua collezione? Una prima stampa inglese di The Lamb Lies Down on Broadway autografata dalla band al completo e il singolo inglese The Knife (set di due 7 pollici incisi su un solo lato). 39

Le canzoni e le storie del triangolo amoroso più celebre del rock. Gli anni di musica, passioni e dolori di Pattie Boyd, da Something a Layla L La La letteratura sulle muse del rock è un genere non magnifica di rado afflitto dal sessismo. Ispiratrici o sobillatri- ci, quasi mai queste donne sono raccontate con la preda loro voce. Non è il caso di Pattie Boyd, che a marzo festeggia il suo settantacinquesimo compleanno, D I Federico Pucci una donna desiderata, contesa e la cui vita, testi- moniata dall’autobiografia Wonderful Tonight, ri- schia di smarrirsi in alcune delle canzoni più belle di sempre. Nei primi anni ’60 Patricia Anne Boyd era una fotomodella in ascesa, un volto della Swin- ging London immortalato da John D. Green nella copertina dell’introvabile libro su quella nuova ge- nerazione, Birds of Britain. Il 2 marzo del 1964 il re- gista Richard Lester la chiama per interpretare una studentessa in A Hard Day’s Night, film che avrebbe consacrato la Beatlemania. Su un treno da Londra a Minehead, set di una delle prime scene, l’incon- tro fatale: gli occhi di velluto di George Harrison, e il suo fare gentile e timido, la colpiscono. A fine giornata, lui le chiede di sposarla: Pattie pensa sia uno scherzo di quei quattro, dotati di un umorismo pesante quanto il loro accento di Liverpool. Pochi giorni prima del suo ventesimo compleanno, Pattie accetta di uscire con George. Al Garrick Club a Covent Garden c’è anche il padre putativo e ma- nager dei Beatles, Brian Epstein, come ad allentare la tensione dei due ragazzi. Sboccia l’amore, e di lì a poco, arriveranno anche le canzoni: If I Needed Someone parla di una potenziale scappatella, resa impossibile dal fatto di essere “troppo innamora- 40

Clapton - Boyd - Harrison, incroci pericolosi to”, ma esprime il medesimo bisogno di supporto e cocaina. Nel 1974 la signora Harrison getta la spu- di un giovane sottoposto a continue pressioni e gna e trasloca a Hurtwood Edge, la villa di Clapton, intrusioni. Prima e dopo il matrimonio nel 1966, i ormai ripulito dall’eroina: ma presto, come cantava due scelgono una vita riservata, tranne per qualche B.B. King, l’eccitazione scompare per lasciare il po- capatina all’Ad Lib o da Annabel’s. Il centro di tut- sto ad alcolismo e depressione. Eppure, le canzoni to è Kinfauns, la villa nella cui cucina Pattie ascolta continuano a fluire, come la tenerissima Wonderful l’embrione di Something. Eppure, la meraviglia di Tonight del 1977 (dall’album Slowhand), scritta men- quel brano è l’assenza dell’oggetto d’amore, la sua tre Eric aspettava che Pattie finisse di vestirsi per vaghezza che incanta Frank Sinatra come James uscire: «Era il più intenso promemoria di quanto ci Brown. Sicuramente dedicato a lei è però un altro fosse di buono nella nostra relazione, e quando le capolavoro, animato da una passione irraggiun- cose cominciarono a peggiorare ascoltarla era una gibile: quella di Eric Clapton per la moglie del suo tortura». Un anno dopo, la dolce Golden Ring (da amico George. Backless) riassume lo strano intreccio a tre di quella relazione, una malinconica consolazione dopo il YOU GOT ME ON MY KNEES secondo matrimonio di George. Intanto i problemi con la bottiglia si aggravano, e le conseguenze sono «Vedevo i Beatles come Camelot e io ero Lancillot- sempre più tossiche: il manager Roger Forrester to», ricorda Clapton, con una similitudine appro- avrebbe confessato a Pattie che perfino la proposta priata, nel documentario di Scorsese su Harrison. di matrimonio, celebrato il 27 marzo 1979 a Tucson, Nel 1968 Slowhand presta la sua lancia nella colonna Arizona, prima dell’inizio di un tour, sarebbe nata sonora di Wonderwall: George si sdebita in Badge dei da una stupida scommessa. Due mesi dopo, il rice- Cream, e poco prima che quel leggendario trio si vimento a Hurtwood Edge è monumentale: il gotha sciolga Eric ricambia la cortesia con While My Guitar del rock è riunito, anche George, Paul e Ringo, che Gently Weeps. Intanto, il chitarrista ha notato Pattie suonano con Jeff Beck, Robert Plant ed Eric. Ma gli e, proprio mentre il castello dei Beatles inizia a crol- anni a venire sarebbero stati tutt’altro che una fe- lare, suona la carica. A marzo del 1970 gli Harrison sta, «come cavalcare una stella cadente». The Shape traslocano nella nuova maestosa magione, Friar You’re In (da Money and Cigarettes, 1983) testimonia Park, ma l’equilibrio si sta incrinando sotto vari col- quel disastro: un crudele blues che dipinge la donna pi: l’abbandono della carriera di modella, la morte “amata” come un’avvinazzata. Dopo tante sere- di Epstein, il timore dell’infedeltà, l’arrivo della spi- nate, Pattie ci si riconosce: ci vorrà l’ennesima in- ritualità. Mentre sta aiutando l’amico con l’album fedeltà e la nascita di un figlio, per convincerla ad All Things Must Pass, Eric invia messaggi a una certa andarsene. «Il fatto di essere stata oggetto di tante L, ma è nel disco di debutto dei Derek and the Do- canzoni meravigliose mi ha caricato di una pressio- minos, Layla and Other Assorted Love Songs, pieno di ne enorme: l’obbligo di essere la persona stupenda amori non corrisposti, che riversa il suo dramma. che devono aver pensato che fossi, ma che dentro C’è Bell Bottom Blues, che tragicamente dice “non vo- di me sapevo di non essere. Avevo l’impressione glio sparire”, mentre l’assolo lento e le armonie vo- di dover essere senza difetti, serena, comprensiva, cali quasi evocano il fantasma di Harrison. E ovvia- una persona che non chiedeva niente e non aveva mente Layla, ispirata a un racconto arabo: un poema una sua voce. Non può essere realistico». disperato fin dal riff iniziale, ideato però da Duane Allman. Clapton, che intanto si vede con la sorella di Derek and the Dominos Pattie, una sera cede e confessa all’amico, compren- Layla and Other Assorted Love Songs, 1970, 2 Lp sibilmente furibondo. Ma Pattie resiste, nonostante le attenzioni di George siano altrove, tra la medita- zione e Maureen Cox, moglie di Ringo Starr. Clapton sprofonda nell’eroina: si nota nel concer- to per il Bangladesh del 1971 al quale, accantonate le rivalità, George lo invita. Nel botta e risposta chitarristico di While My Guitar Gently Weeps è però palpabile la complicità, il dialogo dell’aspra Teleca- ster del primo con la melliflua Byrdland dell’altro. Qualche anno dopo, racconta Pattie, i due si sfide- ranno davvero in un duello di assolo, nell’atrio di Friar Park, probabilmente troppo carichi di brandy 41

Rewind 42

Trevor Horn - The 80s are back Video killed the radio star Alla fine degli anni ’70 ha annunciato il futuro con The Age of Plastic. Sembravano canzonette e invece era una rivoluzione D I Andrea Pedrinelli A sinistra, PET SHOP BOYS, GRACE JONES, CHER, Robbie Wil- più o meno note degli anni cosiddetti “di plastica”. L’album Trevor Horn liams, Simple Minds, Rod Stewart, Belle and Sebastian, della rentrée di Horn conferma due faccende: che negli ’80 e Geoff Downes, Lisa Stansfield, Tom Jones. Non è un mero elenco di star, si scriveva ancora signora musica, capace di restare; e che ovvero i Buggles. ma la lista (parziale) dei tanti grandi artisti prodotti, nei una produzione intelligente e colta non sa valorizzare solo Musica (e occhiali) primi quattro decenni della sua carriera di produttore e brani del passato ma di ovvia forza quali Ashes To Ashes di che hanno arrangiatore, dall’inglese Trevor Horn, nato a Sunderland aperto un’epoca. quasi settant’anni orsono. E pensare che nella musica da hit Trevor Horn parade Horn aveva debuttato in veste d’artista, scrivendo e Trevor Horn Reimagines The Eighties interpretando nel 1979 coi suoi The Buggles l’evergreen Video 2019 Killed The Radio Star, successo da numero 1 in classifica in una ventina di Paesi. Subito dopo, Horn ha fatto parte degli 1. Everybody Wants to Rule the World (con Robbie Williams) storici Yes per l’Lp Drama del 1980 (e con gli Yes ha suonato 2. Dancing in the Dark (con Gabrielle Aplin) anche in The World Is Live del 2005), ma da subito l’artista ave- 3. Ashes to Ashes (con Seal) va scelto per sé soprattutto la strada della produzione cui via 4. The Power of Love (con Matt Cardle) via si è dedicato a tempo pieno, con poche e comunque affini 5. It’s Different for Girls (con Steve Hogarth) parentesi (per esempio la gestione in tour di gruppi come gli 6. Slave to the Rhythm (con Rumer) Spandau Ballet), riconoscimenti in serie (più volte miglior 7. Brothers in Arms (con i Simple Minds) produttore del Regno Unito, Grammy nel 1995 per Kiss From a 8. Girls on Film (con le All Saints) Rose di Seal) e l’orgoglio di aver lavorato con gente del calibro 9. What’s Love Got to Do With It? (con Tony Hadley) di sir Paul McCartney, Tori Amos, Mike Oldfield, Genesis e 10. Owner of a Lonely Heart Tina Turner. 11. Take On Me Fra un successo da produttore e l’altro, però, Horn ha con- 12. Blue Monday (con Rev Jimmie Wood) tinuato pure a incidere in prima persona; lo ha fatto di rado ma bene, tra colonne sonore per cinema e gli Art of Noise, nati dopo The Buggles e attivi fra il 1984 e il 2004. E anche per il suo 70˚ compleanno, che cadrà a metà luglio, Trevor ha deciso di produrre se stesso in toto: licenziando così Trevor Horn Reimagines The Eighties, album nel quale, con la Sarm Orchestra e vari ospiti di spicco (dai “suoi” Robbie Williams e Seal a Tony Hadley, Steve Hogarth, le All Saints e la giovane, bravissima Gabrielle Aplin), vengono rilette, o meglio rico- struite a livello sonoro e in pratica prodotte ex novo, canzoni 43

Rewind La formazione Bowie o Dancing In The Dark di Springsteen, bensì pure cose ri materiali possibili, mentre un artista può contare solo su degli Yes meno considerate e per molti iperdatate come Take On Me quanto riesce a scriversi, e non pensavo di avere abbastanza del 1980. degli A-Ha, Blue Monday dei New Order, Everybody Wants To talento da scrivere sempre canzoni di livello. Da sinistra Rule The World dei Tears for Fears. Perché forse è inevitabile Alan White che un produttore del livello, della cultura e della poliedricità Come ricordi i tuoi esordi da produttore? (batteria), di Trevor Horn sappia tirar fuori il massimo da ogni tipo di Legati a un lungo periodo di apprendistato e preparazione. Geoff Downes scrittura: valorizzando anche le più fragili e portandole tutte Non c’erano manuali o corsi universitari, quando nel 1975-76 (tastiere), in una contemporaneità sonora d’alto bordo. Come è d’alto iniziai a interessarmi al mestiere, dovetti imparare da me sul Chris Squire bordo la fortuna di chiacchierare con lui di ben otto lustri campo. Buggles e anche Yes furono le prime prove importanti, (basso), Trevor vissuti dentro la grande musica pop e rock. ma con loro andavo ancora pure in scena; alla fine quello che Horn (voce) e considero il mio vero debutto, la prima produzione valida, fu Steve Howe The Lexicon of Love dell’82 con gli ABC (gruppo britannico di (chitarra). New Wave, nda). All’inizio ebbi subito a che fare con genera- zioni successive alla mia, e dovetti imparare in fretta come la Perché hai scelto la produzione? Avevi ottenuto grande discografia mutasse di continuo. Però mi considero fortunato, successo, cantando… perché non sono rimasto fermo a produrre amici o peggio Perché mi sentivo un musicista e, in realtà, non mi piaceva ancora spazzatura, ho avuto sin dall’inizio belle opportunità. il modo in cui mi ero trovato a far musica con The Buggles. Avevo interpretato Video Killed The Radio Star quasi per caso, Fra queste, veder nascere da vicino l’evento di Band Aid e per mesi la dovetti cantare solo negli show televisivi, rica- Do They Know It’s Christmas? nel 1984, suppongo… vando pure un’impressione molto negativa da quel mondo. Sì, fu incisa nei miei studi, di quel lavoro produssi il lato B del Inoltre, a dire la verità, avendo lavorato già a quel brano da produttore, trovai subito quel mestiere molto più interessan- te. Capii che producendo avrei potuto lavorare con i miglio- 44

Trevor Horn - The 80s are back 1984 - Frankie Goes To Hollywood singolo e vari remix. Avrei dovuto anche occuparmi del pez- Welcome to the Pleasuredome zo portante, ma ero troppo preso e i tempi erano strettissimi, «Con loro ho fatto anche Liverpool nel così mi subentrò Midge Ure. 1986, e in generale penso che la nostra collaborazione sia stata tra le più gratifi- Con il tuo nuovo album sei tornato agli anni Ottanta da canti della mia storia. Resto affezionato interprete-arrangiatore-produttore. Perché a quel de- soprattutto all’Lp del 1984 che, anche cennio e non ad altri? ascoltato oggi, è davvero un signor disco. Produrre le band non è Perché penso sia stato l’ultimo periodo in cui la musica era facilissimo, devi convincere più teste, che spesso fanno anche muro, attraente, l’ultimo con artisti di sicure conoscenze musica- mentre quando produci un solista i turnisti li scegli tu e loro ti aiutano li a prescindere dalle opportunità che la tecnologia poteva molto a conquistarne la fiducia. Con i Frankie Goes To Hollywood dare al fare musica. Negli anni Ottanta ci fu la convivenza però fu tutto semplice. Il successo poi fu enorme, dal nulla divennero migliore fra suonare dal vivo e con i computer, poi questi divi. Mi impressionò moltissimo come la gente impazzisse sin dalle hanno prevaricato. prime note delle loro canzoni, e questo credo che accadde perché erano interessanti come persone, anche al di là della loro musica. Che eredità lasciano alla storia, firme come quella del Un po’ com’era capitato con i Beatles: se ci pensi, spesso avevano Boss o di David Bowie? immagine e look grigi, eppure intrigavano sempre, fin dallo sguardo». Vedi, io penso che il pop sia soprattutto una via per comuni- care i sentimenti profondi di una persona; quando ci riesce 1989 - Paul McCartney resiste nel tempo. A quell’epoca c’erano molti uomini e don- Flowers in the Dirt ne in grado, scrivendo, di comunicare ed emozionare, ora ci «Fu un incontro magnifico, perché sco- sono team di autori che seguono tecniche di scrittura. C’è primmo subito di avere interessi prati- molta più professionalità, adesso: ma inevitabilmente anche camente uguali, pensieri molto simili, lo meno profondità. stesso sense of humour. Vedi, fra artista e produttore succede come nel matri- Però nell’album ridai voce anche a tante icone anni ’80 monio, se non ci si trova e non si crea fiducia reciproca non fun- sottovalutate, specie a livello critico, dagli A-Ha ai Duran zionerà mai. E invece con McCartney in quel disco agimmo quasi Duran. Quindi c’era qualcosa anche lì, di valido? fossimo una band. Paul è un uomo di talento immenso, un ottimo Certo. Il problema fu che molti di quella generazione non musicista, un ottimo cantante, una persona estremamente diver- sapevano suonare bene dal vivo. Anche perché dilagava il tente: soprattutto è uno di quelli che ti invadono lo studio per suo- playback, che finì quasi con il sostituire i live perché con- nare e sperimentare, finendo sempre con l’arrivare a buone idee. E non avvertii mai il peso di lavorare con uno dei Beatles: anzi, è stato uno degli artisti più umili e disponibili con cui abbia mai collaborato, sempre naturale, mai divo». 1994 - Seal Seal II «Con Seal ho lavorato sin dall’inizio della sua carriera, ma i primi due album che facemmo insieme, Seal, con cui debut- tò nel 1991, e Seal II, con cui vendemmo quattro milioni di copie solo negli Stati Uniti, restano fra le produzioni più riuscite in assoluto della mia car- riera. Seal mi colpì perché è unico. Non trovo una parola migliore per definirne la voce, il carisma, la personalità: senza contare poi che non gli serve l’immagine per conquistare, pur possedendone una fortissima. Al di là del Grammy che ho vinto con una sua canzone, se uno mi chiedesse di cosa vado più orgoglioso in questi miei qua- rant’anni di musica non esiterei a rispondere il semplice aver sco- perto Seal; solo l’averlo individuato mi basta, come onorificenza». 45

Rewind sentiva di esibirsi persino agli incapaci e di far ascoltare alla 1996 - Tina Turner gente i dischi nella loro veste originale, quella che gli si vuole Wildest Dreams vendere su disco. Per questo la critica, ma non solo, non ama «Dovessi giudicare pensando al disco molti artisti dell’epoca. Senza scordare che subito prima, nei con Tina, potrei metterti per iscritto che ’70, quasi tutti gli artisti di successo avevano solide radici con le cosiddette “dive” non è affatto blues o R&B e c’erano tantissimi grandi musicisti in scena: difficile lavorare. Lei infatti è adorabile, pensa agli Who o agli stessi Yes. I gruppi degli ’80 sembrava- e soprattutto non è pretenziosa, non ti no band di liceali, al confronto. Del resto Neil Tennant dei Pet mette mai in difficoltà. Anzi, possiede grandissima sensibilità e un Shop Boys era un giornalista quando fondò il gruppo! Solo incredibile controllo della voce che le permette di entrare sempre al nel tempo lui e altri sono diventati musicisti veri. meglio nelle dinamiche che le proponi, anche quando sono diverse dalle solite. Sai, sono gli uomini che a volte fanno le “dive”, non le Che cosa pensi lasceranno alla storia, invece, gli anni che donne! E si fatica con artisti giovani e inesperti o con i musicisti me- stiamo vivendo? diocri, non certo con gente di sicuro talento, mestiere inattaccabile Bella domanda. Non saprei neppure citarti cose che mi con- e lunga esperienza. L’ultima band giovane con cui ho lavorato ci ha vincano, così a bruciapelo… Pensa che di recente ho apprez- fatto ammattire, in studio: io sono un bassista, e vedere un bassista zato solo lo Springsteen dello spettacolo di Broadway! Oggi che non sa usare lo strumento è stato terribile». si fanno singoli, ma ci sono poche idee e dischi completi non se ne sentono più, figurarsi dunque trovare qualcuno capace 2008 - John Legend di proporre un’infilata di quattro-cinque album di qualità. Evolver «Legend è la classica popstar del Due- Fra l’altro nel tuo nuovo disco tu torni alle radici basiche mila. Esige un controllo assoluto, si piaz- dei pezzi per dar loro nuovi colori e forme: e mi pare di za in studio con il suo computer e segue capire che faresti dunque fatica, a trovare pezzi di oggi, ogni minimo dettaglio del lavoro che si magari rap o hip-hop, su cui agire allo stesso modo… sta facendo. Riguardo alla voce poi è Non amo ascoltare quelle cose. Non le trovo musicali, non particolarmente esigente: certo canta in modo pazzesco facen- arrivano al cuore, non vi riconosci identità artistiche precise. do cose che non ho mai sentito fare a nessun altro, però più che Ho prodotto anche la dance, che è un genere limitato, ma il l’emozione John pretende la perfezione. Incide più e più tracce rap lo è molto, molto di più. vocali per ogni singolo brano, spesso le seziona per mischiarne le frasi nel mixaggio, insomma per un produttore e un ingegnere Come si trova un talento da produrre nel 2019? del suono lavorare con lui credo sia l’impegno più duro che esista. Come lo si trovava nel 1979. Ci sono cinque caratteristiche Per fortuna però la fatica è ricompensata non solo dai risultati, ma necessarie per essere un talento. Uno: avere voce chiara, anche dal fatto che umanamente è simpaticissimo». calda, estesa almeno un paio di ottave, capace di reggere anche sui bassi. Due: saper scrivere belle canzoni o almeno 2013 - Renato Zero avere accesso a un autore capace di farlo, perché senza can- Amo - Capitolo I zoni la voce non serve. Tre: possedere carisma, ovvero en- «Avevo lavorato con un italiano già nel trare in una stanza e far voltare tutti, mostrare una propria 2000 producendo tre pezzi in Stileli- diversità rispetto alla massa. Quattro: avere salute in tutti bero di Eros Ramazzotti. Mi risultò dif- i sensi, perché far musica è un mestiere duro e persino una ficile entrare in sintonia con lui, perché Amy Winehouse ha pagato la sua fragilità mentale. Cinque: non capivo che cosa cantasse. Non so voler veramente arrivare, che poi è la cosa più importante. parlare l’italiano… Così, quando Renato mi chiamò per quattro Intendiamoci, non è che uno debba avere tutte e cinque brani del suo album “Amo”, ero molto scettico. Però Zero è trop- queste cose insieme, però conta che la media sia alta. Pren- po divertente: mi ha mandato i testi, mi telefonava di continuo, di Dylan: non c’era la voce, ma il carisma era brillante e la progettò di indicarmi in prima persona come e dove appoggiare scrittura eccezionale”. la voce, in relazione al significato delle parole, sulla base che avrei pensato. Così alla fine ho ceduto. Ovviamente non ho imparato Dove porteresti oggi un talento così individuato? In Tv, l’italiano, e dunque anche nelle canzoni di Amo non so cosa si nei talent, sul web, alle residue major discografiche, a canti. Però Renato Zero è troppo simpatico, e soprattutto ha un’etichetta indipendente, prima dal vivo? troppo charme perché gli si dica di no». Non c’è una ricetta. Ma conta avere un disco, con dentro qualcosa di buono. La mia esperienza mi dice che se proponi canzoni valide, la gente se ne accorge. Ti faccio un esempio, Declan McKenna. Nel Regno Unito è arrivato dal nulla alle 46

hit parade grazie “soltanto” all’autoproduzione su YouTube Che cosa ha ucciso il far musica di una volta, per pa- di una canzone forte come Brazil. Certo, se hai tutti i requisiti rafrasare la famosa canzone dei Buggles? di cui sopra, prima o poi arrivi senz’altro. A me capitò con Oh, quel brano vale ancora: anche la musica l’ha uccisa Seal, appena si muoveva la gente restava ammaliata. Però la televisione, il video. Eppure non serve null’altro, per dietro l’immagine c’era un artista. arrivare, se hai in mano una bella canzone. Basta la chi- tarra, basta la voce. Like a Rolling Stone di Dylan conquistò Si può dire che è proprio Seal il tuo miglior biglietto da il mondo senza bisogno di clip, e quando ne produssi una visita come produttore? cover con Jeff Beck e Seal per Amnesty nel 2012 la magia Lui e il suo secondo disco, senz’altro. Ma anche i Frankie pezzo+chitarra+voce vendette ancora tantissimo. Goes To Hollywood. In generale sono contento di non aver mai dovuto cimentarmi con produzioni sottotono o lavorare Come festeggerai, artisticamente parlando, i tuoi 70 con artisti che musicalmente non stimavo. anni? Con il tour di questo nuovo lavoro portando un’orchestra Secondo Trevor Horn è ancora possibile fare canzoni sul palco assieme a me. Anche se mi fa un effetto strano, davvero nuove, nel 2019? pensare di aver iniziato quarant’anni fa… Penso di sì, ma attenzione: il punto sono i testi. Un’ottava è di dodici semitoni da secoli, e anche una composizione che Sei ottimista, Trevor, sul futuro della musica “leggera”? piace può sempre nascere; ma è dura giungere a testi che Io sono sempre ottimista perché amo questo mestiere raccontino l’esperienza reale della gente e siano figli di una e credo che la gente cercherà sempre la musica. E anche personalità tanto originale da farsi riconoscere e da poter se oggi non sappiamo “chi” o “come” ce ne potrà donare restare nel tempo. ancora di bello, credimi: il pop non morirà mai. 47

ALAN MCGEE48 HA FONDATO LA CREATION RECORDS, LAVORATO CON MY BLOODY VALENTINE, RIDE E PRIMAL SCREAM, SCOPERTO GLI OASIS E SI È ANCHE “PRESO CURA” DEI LIBERTINES. IL LEGGENDARIO ALAN MCGEE RACCONTA I DODICI ALBUM FONDAMENTALI DELLA SUA LUNGA CARRIERA NUNEA VLITAVSICNOLIPLITEA D I Ben Wardle


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