ANNO II — N° 8 Maggio 2019 In edicola dal 15 Maggio 2019 N° 8 Maggio 2019 Bimestrale • € 5,00 in questo numero Interviste a Enrico Ruggeri, Canova, Loredana Bertè, Jack Savoretti • Jimi Hendrix in Italia • ABBA, la vittoria del pop • Warner Chappell, il tempio della musica • Andy Warhol, cover star • Nick Drake, musica di un altro mondo Metallica Nessun altro come loro
I ritmi dell’America Latina più vicini che mai Ogni settimana più di 250 voli verso 18 destinazioni diverse per cantare, ballare, sentire… Voliamo?
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3 Che cosa hanno in comune i Metallica, Nick Drake EDITORIALE e Loredana Bertè? Ovviamente, questo numero di De Agostini Vinyl. Il mensile che celebra i mostri sacri della musica in vinile apre la stagione dei concerti con la cover story dedicata ai Metallica. La durezza del sound della band storica del metal sta facendo tremare le arene di tutto il mondo con un tour partito da Lisbona e che si concluderà in Nuova Zelanda in novembre. Noi abbiamo raccontato la genesi del gruppo e della produzione di Kill 'Em All con un lungo articolo a pagina 8. Se non siete tra i pochi fortunati che li hanno già visti live, li potrete seguire sulla nostra area social (deagostinivinyl su Instagram e Facebook). La durezza è il tema conduttore di questo numero di maggio. Durezza come quella del punk, che sbarca in Italia alla fine degli anni ’70 grazie a Enrico Ruggeri, che ci racconta in una bellissima intervista che cosa voleva dire fare musica a Milano in quel periodo senza schierarsi politicamente, ma prendendo comunque botte da destra e da sinistra. Durezza come quella che ha imbozzolato un talento fragile quale Nick Drake, chiudendolo sempre più nel suo mondo fino a una morte prematura. A pagina 48, un lungo ed emozionante pezzo rievoca la storia di uno dei cantautori folk britannici cult. O la durezza dell’ultimo album di Loredana Bertè, dedicato a Mia Martini. LiBerté è un disco che amplifica la durezza della meravigliosa voce di Loredana e ha riportato sul palco la leonessa del rock. La nostra intervista a pagina 23. Abbiamo controbilanciato tutta questa durezza con un po’ di leggerezza, come la storia del maiale volante di Animals dei Pink Floyd a pagina 60 o quella di Waterloo che ha catapultato gli ABBA nel firmamento della musica leggera per antonomasia (pagina 34). Amanti del vinile, duri o spensierati che siate, questo numero è ricco di interviste, testimonianze e novità per voi!
4 COLOPHON DIRETTO DA Barbara Schwartz Guido Bellachioma Federico Pucci Valentina Giampieri CONSULENZA REDAZIONALE Silvia Gianatti, Giuliano Donati “artigiano” musicale giornalista giornalista REDAZIONE È nato nel 1955, come il rock and Nato a Viareggio nel 1985, cresciu- Da grande voleva essere Bob GFB Edit (Luca Colombo, roll, ed era inevitabile che la mu- to a Monza tra grunge, pop e Blu- Dylan, poi si è data al giornalismo. Antonella Menini, Sonia Castelletti) sica gli sconvolgesse l’esistenza. vertigo, ha imparato il pianoforte Se non volete farla arrabbiare, non Vive il mondo delle sette note a per suonare Shine On You Crazy toccatele Joni Mitchell e la chitarra HANNO COLLABORATO 360° e non si sa bene quale lavoro Diamond e il basso elettrico per acustica. Scrive di musica, cinema, Guido Bellachioma, Diego Calvetti, svolga. Giornalista? Lui preferisce suonare Paranoid. Nonostante gli arte, lifestyle e web (ha scritto tra Valentina Giampieri, Federico Pucci, “artigiano della musica”. Alcuni studi classici, nel 2011 comincia a gli altri anche per «GQ», «Gla- Roberto Razzini, Rockol, Teri Saccone, lo definiscono il Re del Prog, ma scrivere di musica, cultura e spet- mour», «Vanity Fair», «Forbes», in realtà è un animale onnivoro e tacoli per l’agenzia ANSA, occu- «Donna Moderna» e «Riders»). Ha Enea Spinelli, Sergio Vallarino, digerisce tutto… quasi tutto. pandosi di quasi tutto, dall’opera fatto con orgoglio la Dj. Fred Ventura, Jonathan Wright a Miley Cyrus. Dal 2019 è senior editor di «Louder». Vive a Milano Contenuti e immagini (pagine: 6-7, 48-53, 54-59) e ha scritto per «Prismo», «Pixar- tratti da Long Live Vinyl, thinking», «Vanity Fair», «Enter- tainment Illustrated». e pubblicati in accordo con Anthem Publishing Ltd. Design e concept di Long Live Vinyl sono copyright Enea Spinelli Andrea Valentini di Anthem Publishing. Foto Getty Images: esperto di settore autore ed editor copertina, 8-9, 12, 15, 34, 39, 40, 57. Le immagini delle pp. 44-47 per gentile concessione di Warner Intenditore e storico esperto di Alessandrino, nato nel 1970, in- Music Group. Le altre immagini provengono dalle Hi-fi a Milano, passione che a sua contra la musica da bambino e copertine degli album (collezione privata). Dove non volta ha ereditato dalle genera- non la abbandona più. Ex sceneg- zioni precedenti, è specializzato giatore, ex discografico under- indicato altrimenti, crediti in pagina. in sistemi audio stereofonico, ground, ha collaborato con diver- L’editore è a disposizione degli aventi diritto con sistemi audio High End e Home se testate musicali e ora scrive per i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché Theatre, oltre a grandi schermi «Rumore» e «Rockol». Fervente per eventuali involontarie omissioni o inesattezze Tv, videoproiezione e sistemi au- frequentatore della Chiesa di dio wireless. Il suono è la sua mis- Johnny Thunders, crede nel pote- nella citazione e/o nelle foto. sione (e anche un’impresa com- re taumaturgico di una Les Paul Jr. merciale: www.spinelliht.com). con P90 collegata a un Marshall. DIRETTORE RESPONSABILE Pietro Boroli Questo mese in abbinamento a De Agostini Vinyl, n. 8 troverai: DIRETTORE MARKETING E VENDITE Bob Dylan, Before The Flood (album doppio), in edicola dal 15/05/2019; Valentina Bramati Pino Daniele, Musicante (album singolo), in edicola dal 15/05/2019; PRODUCT MANAGER Jimi Hendrix, Rainbow Bridge (album singolo), in edicola dal 15/05/2019; Francesco Losco Bob Dylan, Planet Waves (album singolo), in edicola dal 01/06/2019; LEGAL AFFAIRS Pino Daniele, Boogie Boogie Man (album doppio), in edicola dal 01/06/2019; Avv. Patrizio Visco Jimi Hendrix, Valleys Of Neptune (album doppio), in edicola dal 01/06/2019; Avv. Andrea Maruccio Bob Dylan, The Basement Tapes (album doppio), in edicola dal 15/06/2019; ISSN 2611–7290 Pino Daniele, Bonne Soirèe (album singolo), in edicola dal 15/06/2019; DE AGOSTINI VINYL n. 8 Jimi Hendrix, People, Hell & Angels (album doppio), in edicola dal 15/06/2019; del 15/05/2019 Bob Dylan, Blood On The Tracks (album singolo), in edicola dal 29/06/2019; Pubblicazione periodica bimestrale Pino Daniele, Dimmi Cosa Succede Sulla Terra (album doppio), in edicola dal 29/06/2019; esce il 15 maggio 2019 Jimi Hendrix, Live At Woodstock (album triplo), in edicola dal 29/06/2019. Registrazione presso il tribunale di Novara n. 655 del 05/09/2018 Prezzo De Agostini Vinyl € 5,00. Prezzo dei vinili in abbinamento editoriale: album singoli € 17,99, album doppi e tripli € 27,99. STAMPA Litorama, Mazzo di RHO (MI), 2019 L’offerta De Agostini Vinyl si compone del solo magazine o del magazine più gli album a scelta tra quelli abbinati al magazine di questo mese. DISTRIBUZIONE M-Dis Distribuzione Media S.p.A. Magazine 5 € + 1 album singolo prima uscita 9,99 € = 14,99 € Via Cazzaniga 19, 20132 Milano Magazine 5 € + 1 album singolo 17,99 € = 22,99 € Tel. 02-2582.1. Magazine 5 € + 1 album doppio/triplo 27,99 € = 32,99 € REDAZIONE De Agostini Publishing Italia S.p.A. 20154 Milano, via Tito Speri 8. AMMINISTRAZIONE De Agostini Publishing Italia S.p.A. 28100 Novara, via Giovanni da Verrazzano 15. © 2019 De Agostini Publishing Italia S.p.A. SERVIZIO CLIENTI mail: [email protected] tel. 199 120 120 costo massimo della chiamata € 0,144936 IVA INCLUSA a minuto di conversazione, da rete fissa, senza scatto alla risposta, indipendentemente dalla distanza. Da rete mobile costo dipendente dall’operatore utilizzato. sito web deagostinivinyl.com deagostini.com
5INDICE 8 EDITORIALE 36 23 p. 3 44 26 54 FOTO DEL MESE p. 6 STORIE Metallica, Metal Revolution p. 8 Canova: «Il nostro genere canzone» p. 20 Loredana Bertè: «Una persona libera» p. 23 Jack Savoretti: «Quando Bob Dylan mi ha mandato due poesie» p. 26 Fulminati sulla via del rock p. 28 Waterloo Arrendersi al fato del pop p. 34 REWIND Enrico Ruggeri - 1978: «Ho portato il punk a Milano» p. 36 MONDO VINILE Eventi p. 42 Woodstock - Joe Cocker p. 43 Warner Chappell, il tempio della musica p. 44 Nick Drake, musica di un altro mondo p. 48 Andy Warhol, cover star p. 54 Dietro la copertina p. 60 JUKEBOX p. 62 Le recensioni dei dischi che stiamo ascoltando in redazione, tra novità, ristampe e pezzi storici RADAR p. 70 Passiamo alla cassa IN EDICOLA p. 74 Una panoramica raccontata dei dischi De Agostini che troverete in edicola in queste settimane Siamo on line p. 80
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7 Foto del mese SARANNO FAMOSI Nel 1968 Duane Allman è solo un chitarrista semi- sconosciuto. La Allman Brothers Band, infatti, è ancora di là da venire e, per guadagnarsi l’ingresso nei leggendari FAME Studios di Muscle Shoals, in Alabama, Duane non trova niente di meglio che piantare una tenda nel parcheggio degli studi di registrazione. Così, giusto per dare nell’occhio. Lo stratagemma, incredibilmente, funziona. Duane riesce a conoscere Rick Hall, il proprietario degli studi, e soprattutto Wilson Pickett, che proprio in quei giorni vi sta registrando un nuovo album. L’in- tesa tra Allman e la leggenda del R&B è immedia- ta, tanto che il giovane chitarrista si guadagna un ingaggio come turnista. Insieme, i due registrano infatti una versione, passata alla storia, di Hey Jude dei Beatles. «Mi stava davanti come se volesse cat- turare ogni nota che cantavo», ha ricordato Pickett. «Ascoltava con attenzione la mia voce, tanto che alla fine, quando ho iniziato a urlare, lui ha fatto altrettanto con la chitarra». Quando sia la Atlantic sia Eric Clapton chiedono con insistenza a Hall chi sia il chitarrista che suona nel disco, è fatta: quella performance diventa il passaporto di Duane ver- so una luminosa carriera e gli procura un prezioso contratto discografico. E dire che, alla domanda di Clapton, Rick Hall aveva risposto in maniera piuttosto sbrigativa: «È un tizio hippie che vive nel nostro parcheggio». © LONG LIVE VINYL Wilson Pickett e Duane Allman registrano Hey Jude nei FAME studios di Muscle Shoals, nel novembre del 1968. Wilson Pickett, Hey Jude (1969), Atlantic Records
Los Angeles, 1981: da un annuncio sul giornale nascono i Metallica, una delle rock band più influenti di sempre. Il loro primo storico album Kill 'Em All e la rivoluzione nell’heavy metal sono solo a pochi demo di distanza D I Andrea Valentini TH E M ETAL REVOLUTION
M E TA L L I C A 10 I Terribili Quattro. Da sinistra, Kirk Hammett (chitarra), James Hetfield (chitarra ritmica e voce), Lars Ulrich (batteria) e Cliff Burton (basso): la formazione dei Metallica che ha dato vita a Kill 'Em All
L’ALBA DI UN NUOVO METAL L la line-up si assesta con la presenza del mai troppo compianto Cliff Burton al basso e di Kirk Hammett Li abbiamo visti in concerto lo scorso 8 maggio a all’altra sei corde, i tempi sono maturi per entrare in Milano, all’Ippodromo SNAI di San Siro, nell’am- studio per un album. A dare una chance in questo bito del Milano Summer Festival. Era l’unica data senso al gruppo è una piccola etichetta che si trova italiana, almeno per il momento, del Worldwired sulla costa opposta degli USA, la Megaforce di Jon Tour 2019, con cui promuovono ancora la loro ulti- e Marsha Zazula. Jon (per gli amici Johnny Z) rac- ma fatica discografica, Hardwired… To Self-Destruct, coglie un po’ di fondi e offre ai Metallica di coprire i ossia l’album uscito tre anni fa. Ormai da tempo loro costi di uno studio di registrazione e pubblicare un sono star mondiali, non solo del metal, ma del rock Lp. Unica condizione: la band dovrà andare a inci- a 360°. E fa effetto pensare che tutto ciò è iniziato dere nello Stato di New York. E proprio lì verrà alla trentotto anni fa, in un garage di Los Angeles… È luce una manciata di pezzi destinati a plasmare un proprio questa la storia che vogliamo ripercorrere. sound pionieristico ed estremo (il thrash & speed), Quella della scintilla che ha dato inizio all’epopea dei nonché a cementare una band destinata a lasciare Metallica, alias The Four Horsemen. un segno indelebile. «CI SONO UN DANESE...» MADE IN ROCHESTER La storia di una delle band che ha plasmato il metal Il 10 maggio 1983 i Metallica e Jon Zazula sono a e il rock contemporanei inizia proprio così, come Rochester, Contea di Monroe, nello Stato di New una di quelle barzellette di tanti anni fa. Ci sono un York. Hanno prenotato il Music America Recording danese, un americano, una racchetta e una chitarra. Studio per le session di quello che deve diventare il Il danese con racchetta è Lars Ulrich, promessa del loro agognato album di debutto. Il budget è ridotto tennis giovanile, batterista dilettante appassiona- all’osso e la Megaforce – ovvero la neonata label di to di hard rock e new wave of British heavy metal, Zazula e signora – si sta giocando il tutto per tutto che per volere del padre si trasferisce negli USA con questa operazione. Dietro al mixer siedono lo per tentare la carriera da sportivo professionista. stesso Jon Zazula nel ruolo di produttore esecutivo, L’americano con chitarra è James Hetfield, tipico Paul Curcio (con una carriera già notevolissima in latchkey kid made in USA, ossia un ragazzino con ambito rock) in veste di produttore, Chris Bubacz i genitori divorziati che se la cava trascorrendo la come tecnico del suono e Andy Wrobleski come as- maggior parte del tempo da solo, sognando di es- sistente. Il Music America si trova negli scantinati di sere sul palco con una rock band come quelle che lo fanno impazzire: Kiss, Zeppelin, Sabbath, Thin Chi è Jon Zazula? Lizzy, UFO. È la fine del 1981 e James risponde a un annuncio piazzato da Lars sulla fanzine «Recycler» Tra i tanti fan che vengono in possesso di una copia di No Life ’Til Leather, che recita: «Batterista cerca altri musicisti metal per il demo dei Metallica che contiene le prime versioni dei brani che conflu- suonare pezzi di Tygers of Pan Tang, Diamond Head iranno in Kill 'Em All, c’è un personaggio che è ormai quasi un’entità mi- e Iron Maiden». Ben presto intorno a James e Lars tologica nel mondo del metal moderno: Jon Zazula (alias Johnny Z), che si coagula il primo nucleo dei Metallica, che oltre a con la moglie Marsha gestisce il Rock’n’Roll Heaven, un negozio di dischi loro vede il chitarrista Dave Mustaine e il bassista a Old Bridge, New Jersey (che, a onor del vero, più che un negozio è uno Ron McGovney. Quando, dopo una serie di vicissi- stand in un mercatino). Zazula, dopo aver ascoltato il nastro dei Metalli- tudini (fra cui la registrazione di un pugno di demo, ca, si convince di avere scovato un gruppo davvero speciale: «Non avevo l’avvicendamento di un paio di elementi e un trasfe- un’etichetta e non ero un manager. Ero un semplice fan che pensava che rimento del gruppo da Los Angeles a San Francisco), quella fosse la più grande band del mondo e volevo avere una parte in questa faccenda. […] Ci sentivo elementi alla Motörhead e il sapore del- la New wave of British heavy metal, ma era anche un sound americano e ne percepivo la novità e le potenzialità». Grazie a qualche telefonata ad amici giornalisti metal, i coniugi Zazula riescono finalmente a metter- si in contatto con i Metallica. È così che nasce l’idea di creare una label e produrre il disco di debutto della band. Ricorda Jon: «Decidemmo di fare per conto nostro e che andassero tutti al diavolo. Dicemmo sempli- cemente: non ce ne frega niente di quello che dice la gente, lo faremo e basta». Inizialmente il nome scelto da Jon per l’etichetta è Vigilante, ma Cliff Burton suggerisce Megaforce, che piace subito a tutti. 11
METALLICA - L’ALBA DI UN NUOVO METAL I demo prima di Kill 'Em All una vecchia sala da ballo in stile coloniale. E Hetfield lo ricorda così: «È capitato che piazzassimo gli ampli- Prima di giungere alla firma del contratto con la neonata Mega- ficatori del basso e della chitarra nel salone, per ave- re un suono più panoramico. Ricordo Cliff in quello force Records, i Metallica affrontano la classica trafila dei demo, stanzone con le cuffie e i suoi ampli, mentre regi- strava (Anesthesia) Pulling Teeth». L’equipaggiamento ossia i nastri promozionali che negli anni ’80 sono fondamentali che i Metallica si portano dietro è molto spartano. Praticamente possiedono solo un amplificatore da per ogni band emergente, come biglietto da visita da consegnare chitarra – il Marshall di Hetfield – la batteria di Ul- rich e l’attrezzatura sgangherata di Burton. Il parco al discografico di turno. Queste cassette, poi, circolano molto tra i chitarre consta, nel complesso, di due sole Flying V. Hammett ne ha una nera, una Gibson autentica, metal kid, attraverso il circuito dei tape trader. mentre la seconda – bianca – è di James Hetfield ed è una replica giapponese. Le due sei corde, nel maggio La demografia dei Metallica non è particolarmente intricata e, a 1983, sono già veterane di molte battaglie, di cui por- tano i segni: accordarle è quindi un’operazione che voler adottare un approccio scientifico, contempla, nella migliore porta via sempre molto tempo tra una take e l’altra. Kirk Hammett ricorda: «Perdevamo tanto tempo ad delle ipotesi, solo tre titoli. Il primo nastro è Power Metal (1982), che accordare, anche perché non avevamo strumenti di ricambio e in studio non c’erano né tecnici degli vede all’opera la formazione Hetfield, Ulrich, Mustaine e McGov- strumenti né roadie al seguito. Ma andava bene così, anche perché, all’epoca, eravamo abituati a fare in ney. Consta di quattro soli pezzi registrati nell’aprile del 1982 nel questo modo. Io usavo solo due effetti: un pedale wah-wah e un Boss Super Distortion». Burton ha il garage di McGovney e non ha un titolo, ma viene in seguito bat- suo fido Rickenbacker 4001 rosso, un pedale Morley Fuzz Wah, un fuzz Big Muff e un paio di amplificatori, tezzato prendendo ispirazione dai biglietti da visita che lo accom- ma tutto quanto cade a pezzi. Paul Curcio, il produt- tore, ricorda: «Non avevano un soldo e c’era un grosso pagnano, fatti stampare dalla band per l’occasione. La cassetta problema di interferenze radio con il Rickenbacker di Cliff. Un mio amico che lavorava in un negozio di contiene solo brani originali: quattro colpi andati a segno, visto strumenti musicali era un fan della band e aggiustò tutto il loro equipaggiamento gratuitamente. Cliff che finiranno, ovviamente riregistrati (The Mechanix molto rima- mi regalò un sacchetto di plastica con dentro le parti originali che erano state levate dal suo basso neggiata e con il titolo cambiato in The Four Horsemen), tutti su Kill e ancora oggi ne conservo i pickup!». Quasi nessuna attrezzatura del Music America viene utilizzata, per 'Em All e diventeranno classici della band. risparmiare: come è prassi comune, infatti, per ogni amplificatore, chitarra o altro oggetto appartenente Il secondo demo è il leggendario No Life ’Til Leather, registrato nel allo studio che si usa scatta il sovrapprezzo e i Metal- lica non possono permettersi di intaccare il budget. luglio del 1982 (con la formazione del precedente) presso il Cha- Solo per The Four Horsemen viene affittata una Gibson Firebird con ponte Bigsby, perché Hammett vorrebbe teau East Studio di Tustin (California); inizialmente il risultato di fare un intermezzo in cui gli serve la barra del vibra- to per produrre un “effetto bomba” hendrixiano. La queste session avrebbe dovuto portare all’uscita di un Ep per l’eti- Firebird, però, non lo soddisfa: per quel tipo di truc- chetto sarebbe molto meglio una Stratocaster con il chetta High Velocity, che era però una label dedita al punk e rifiutò classico tremolo Fender. le registrazioni giudicandole troppo heavy. Il nastro si presenta in LE SESSION IN STUDIO maniera decisamente spartana: una semplice copertina in bianco La tabella di marcia è piuttosto semplice: ogni gior- no i Metallica arrivano al Music America nel primo e nero, composta a mano con l’aiuto di china e trasferibili, su cui pomeriggio e lavorano fino a mezzanotte. Poi vanno a rilassarsi – cioè a bere e a far baldoria – per poi ripe- svetta il logo della band. I sette brani inclusi costituiscono quasi l’intero repertorio dei Metallica (che dal vivo li abbinano a una serie di cover): parliamo di classiconi come Hit The Lights, The Mecha- nix, Motorbreath, Seek & Destroy, Metal Militia, Jump in the Fire e Phantom Lord. Immediatamente il demo fa breccia fra gli appas- sionati del metal più sotterraneo, giungendo fino a Jon Zazula che, ascoltandolo, decide di far incidere un album ai ragazzi. La terza cassettina griffata Metallica è nota con ben tre diversi ti- toli: Whiplash/No Remorse, The Megaforce Demo e anche KUSF Demo. Viene incisa il 16 marzo 1983, ancora presso il Chateau East Studio. Consta di due soli pezzi e segna contemporanea- mente una fine e un inizio: è l’ultima testimonianza della band con Dave Mustaine e la prima con Cliff Burton, da poco entrato nei ranghi, a sostituire McGovney. Lo scopo di questo nastro è proprio presentare il nuovo acquisto al basso e avere un prodotto che fotografi la band, per cercare un contratto discogra- fico serio. Il demo viene consegna- to anche all’emittente radiofonica KUSF (dal cui nome deriva uno dei titoli alternativi), che lo trasmette 1986 con una certa regolarità. Master of Puppets, Elektra. L’album del decollo commerciale 12
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Jason Newsted tere lo schema il giorno seguente. Le session di regi- Kill 'Em All: il libro e James Hetfield strazione vere e proprie durano tre settimane esatte. sul palco Tutto viene inciso su tracce separate, ma l’approccio Le monografie dedicate ai singoli album sono un genere di di Monsters resta – comunque – decisamente crudo e basilare. letteratura musicale di nicchia, per veri appassionati. Un of Rock, Come ricorda Paul Curcio: «Suonarono le tracce base campo che potrebbe essere percepito “per molti, ma non nell’edizione live, con pochissime sovraincisioni». Il basso viene in per tutti”. In realtà la differenza è data dallo stile che si sce- tenutasi a gran parte ripreso facendolo entrare direttamente nel glie per affrontare l’indagine. Nel caso del volumetto mono- Donington, mixer e utilizzando una cassa come monitor, invece grafico in questione, il taglio è rigoroso ma caldo – come una nel Regno Unito, delle cuffie. Viene speso davvero poco tempo per conversazione tra fan dei Metallica. Ed è così che questo il 22 agosto trovare il sound della chitarra ritmica e ancora meno libro diviene apprezzabile anche da chi non vive il culto del del 1987. per la solista, entrambe registrate con il Marshall di Metallo. Per la contestualizzazione temporale che fa da in- Hetfield. Hammett ricorda: «Quando toccò a me, il tro; per la cronaca disincantata che, paradossalmente, eleva suono era in pratica già fatto. […] Trafficammo solo il tasso di mitologia intorno al tema; per il modo in cui utilizza un po’ con i settaggi e poi iniziai a registrare gli asso- gli ignoti Metallica del 1983 per regalare lo spaccato univer- lo». La questione degli assolo di chitarra in Kill 'Em All sale di una tipica band che si trova – inconsapevole – alla vi- è, peraltro, spinosissima e il motivo è legato alla cac- gilia del successo e fino ad allora sguazza tra alcol, fame, mi- ciata di Mustaine poco tempo prima delle registra- seria e indecenza; per la credibilità della sua opera di ricerca zioni, con tutto l’astio che ne è scaturito. Hammett e di ricostruzione di fatti e dettagli. Quando poi l’autore ana- ha offerto in più occasioni la propria versione dei fatti lizza i brani a uno a uno, sotto il profilo sonoro e dal punto di (e Mustaine non ha mai obiettato). Una delle ultime vista dei testi, mette le basi per quella che, volte che ha parlato di questo argomento è stato su in coda al testo, si rivela come l’autentica «Guitar World», nel febbraio del 2008, quando ha di- “reason why” dietro al libro: e, cioè, che Kill chiarato all’intervistatore: «Al momento di entrare in 'Em All è il blue print del thrash metal. Non studio, Johnny Z – il nostro manager – mi disse: “Lo la sua invenzione, ma il suo sdoganamento sai che devi suonare gli assolo di Dave, vero?”. Io gli ufficiale. Nel raccontarci la rapida evolu- risposi: “Veramente non mi va proprio di farlo”. Allora zione dalle prove nel garage dei genitori Jon mi disse: “Suona le sue stesse aperture, così la gen- ai demo, fino all’Lp, Valentini non trascu- te penserà che stai facendo i suoi assolo, e poi dopo ra nulla. Acuto nell’osservazione, diretto sarai libero di fare ciò che vuoi”. Io gli risposi: “Ok, e asciutto nelle descrizioni, rigoroso nella farò così”. A vent’anni, messo in una situazione del ricerca, è un narratore coinvolgente che genere, non te la senti proprio di tirare troppo la corda, mangia e respira musica. soprattutto se sei il nuovo arrivato, l’ultimo a essere Andrea Valentini, Kill 'Em All Tsunami Edizioni, 128 pp. 14
Tutte le edizioni di Kill 'Em All su vinile Kill 'Em All è una pietra miliare del metal e – come • New Electric Way, Francia, 1986, 2336 accade per i dischi che divengono vere e proprie • Music For Nations, UK, 1986, mfn7p icone – nel corso degli ultimi trentasei anni è stato • Wea/Elektra, Australia, 1987, 600142-1 stampato e ristampato una pletora di volte. In tutti i • Young/Rge, Brasile, 1987, 320.7006 formati. Quello che più ci interessa è come sempre • Music For Nations, UK, 1987, 2 Lp, mfn 7 dm il vinile e, anche circoscrivendo l’indagine a questo solo settore, notiamo che le edizioni sono molte; è (la copertina riporta l’indicazione “Made in France”, anche per questo motivo che nel nostro elenco di in realtà si tratta di una stampa del Regno Unito) riferimento per orientarsi nella giungla delle varianti • Elektra, USA, 1988, red/black labels, 9 60766-1 abbiamo scelto di evitare i bootleg, nonché gli album • Elektra, USA, 1988, grey labels, 9 60766-1 la cui ufficialità non sia certificata al 100%. • Elektra, USA, 1988, Columbia Record House Edition, e1-60766 Le quotazioni dipendono, come sempre, da vari • Elektra, USA, 1988, BMG direct marketing edition, r 17187 fattori che si intrecciano (domanda, offerta, repe- • Elektra, Canada, 1988, 96 07661 ribilità…), ma in questa sede abbiamo preferito non • Elektra, Canada, 1988, Columbia Record House Edition, e1 60766 occuparci del lato economico. Piuttosto, facendo • Polygram/Vertigo, Argentina, 1989, 29194 leva sull’elemento legato al potenziale evocativo, • Polygram/Vertigo, Australia, 1989, 838 142-1 nel lungo elenco di edizioni di Kill 'Em All a colpire • Polygram/Vertigo, Europa, 1989, 838 142-1 maggiormente sono le prime. Il gusto di possedere • Phonogram/Vertigo, Spagna, 1989, 838 142-1 una prima stampa (normale o picture) su Megaforce, • Phonogram/Vertigo, Spagna, 1991, 838 142-1 per esempio, è più che comprensibile… Così come (pubblicate a due anni di distanza, è molto golosa la versione su doppio Lp del 1987. le edizioni spagnole hanno lo stesso numero Ma bando alle elucubrazioni ed ecco l’elenco per i di catalogo. La prima versione non ha busta “completisti”: interna con foto e testi) • Polygram/Vertigo, Brasile, 1990, 838 142-2 • Megaforce, USA, 1983, prima stampa, mri 069 • Philips/Vertigo, Colombia, 1990, 838 142-1 • Megaforce, USA, 1983, seconda stampa, mri 069 • Vertigo, Ecuador, 1990, lp 31021 • Phonogram/Vertigo, Corea, 1990, sel rp 2002 (l’etichetta interna, di colore argentato, nella prima stampa • Polygram/Vertigo, Messico, 1990, lpr 23067 recita “Side 1 & 2”, nella seconda stampa “side a & b”) • Sonografica/Vertigo, Venezuela, 1990, 20.074 • Megaforce, USA, 1983, Picture Disc, mri 069 • Polygram/Vertigo, Grecia, 1992, 838 142-1 • Music For Nations, UK, 1983, Old Mfn Labels, mfn 7 • Polygram/Rodven/Vertigo, Venezuela, 1993, 210-199 (sul centrino è rappresentato un uomo a torso nudo • Universal/Vertigo, Europa, 2001, 838 142-1 che regge una bandiera rossa verticale) • Universal/Vertigo, Europa, 2008, 5308531 • Music For Nations, UK, 1983, New Mfn Labels, mfn 7 • Warner Bros, USA, 2008, 343612 1 (sul centrino è rappresentato un uomo in camicia • Universal Vertigo, Europa, 2008, 5308527 gialla che regge una bandiera orizzontale) • Warner Bros, USA, 2008, 09362 49909 25 • Banzai, Canada, 1983, brc1901 • Blackened Recordings, USA, 2014, blcknd003-1 • Bernett records, Francia, 1983, sb18007 • Blackened Recordings, EU, 2015, blcknd003-1/0600753085318 • Roadrunner, Olanda, 1983, rr9902 • Blackened Recordings, EU, 2016, blcknd003-1/00602547885289 • Nexus, Giappone, 1984, k25p 438 • Blackened Recordings, USA, 2016, blcknd003-1 1983 1984 L’edizione Megaforce, USA L’edizione Nexus, Giappone
...And Justice for salito a bordo. Perciò gli ho detto “Certo, va bene” e ho IL DISCO È PRONTO All, il rivoluzionario fatto esattamente così. Ho suonato le prime battute quarto album in della maggior parte degli assolo e poi li ho cambiati. A dispetto di tutte le difficoltà, i Metallica in studio studio pubblicato Quando ho modificato anche le parti iniziali l’ho fatto sono una macchina ben oliata. Jon Zazula rammenta: dalla band per migliorarle. E a tutti è piaciuto». Dave Mustaine, «Erano prontissimi. Avevano riarrangiato leggermen- nel 1988, è stato a questo proposito, si è pronunciato in maniera sem- te qualche pezzo, ma quelle dieci erano veramente le celebrato nel 2018 pre piuttosto fredda e velenosa, ma senza recriminare “loro” canzoni. E infatti spesso li prendevamo in giro con un’edizione troppo. Molto più interessante è invece la questione chiedendo: “Ragazzi, ma non sapete suonare qualche deluxe del del cantato di Hetfield. È innegabile che, in Kill 'Em altra cosa?”». I tempi tirati e una certa tensione con trentennale ricca All, James sembri finalmente aver trovato un approc- Paul Curcio non facilitano però le cose, come sotto- di inediti cio vocale più duro e ruvido, adatto alla sua personali- linea Hetfield in un’intervista a «Thrasher Magazine» e di extra, in un tà, anche se non lo padroneggia ancora perfettamen- nel 1986: «Quando registrammo Kill 'Em All, non ave- doppio stampato te. Forse non molti sanno, però, che fino all’ultimo vamo nessuna vera esperienza in studio. Il nostro pro- su vinile da 180 g. momento il suo ruolo di cantante è stato quantomeno duttore – se vogliamo chiamarlo così – se ne stava lì incerto, tanto che alla vigilia delle registrazioni Jon seduto a cancellare i titoli delle canzoni dal bloc notes Zazula e Lars Ulrich hanno contattato John Bush, de- a mano a mano che le eseguivamo. Ogni tanto diceva gli Armored Saint. Queste le sue parole: «Al momento qualcosa del tipo “Stasera, quando abbiamo finito, di andare in studio c’era il dubbio che James non se potremmo andare in un club” oppure “Ah, ecco: il la sentisse di cantare e non si sapeva se la band fosse caffè è pronto!”. Non aveva niente da dire sui pezzi. In d’accordo che lui cantasse. Però avevano visto suo- realtà credo che non avrebbe osato aprire bocca, per- nare gli Armored Saint e – lo prendo come un gran- ché la nostra reazione sarebbe stata: “Vai al diavolo! dissimo complimento – penso abbiano immaginato Sono le nostre canzoni!”. Il problema è che a livello di che avrei potuto dar loro una mano a rendere il sound produzione, di suono, non ha dato alcun contributo. dei Metallica differente. [...] Johnny Z, il loro manager, È così che abbiamo imparato sul campo come lavora mi telefonò, poi subito dopo mi chiamò Lars. Ma in un cattivo produttore». Dopo tre settimane, le trac- quel momento gli Armored Saint stavano iniziando ce sono incise ed è il tempo di mixare. Un momento a essere popolari e poi io e i ragazzi dei Saint eravamo fondamentale per il risultato finale, ma i Metallica vengono estromessi dal processo. Kirk Hammett cresciuti assie- ricorda: «Quando tutto fu registrato, il produttore e me, quindi dire l’ingegnere del suono decisero che avrebbero mixato “Ok, vi mollo l’album loro, da soli, e in pratica ci cacciarono dallo per i Metallica, studio. Aggiunsero tutti quei delay e quei riverberi, gente che non cose strane che noi non avremmo mai messo nel di- conosco”, fran- sco. Questo è il motivo per cui c’è molta differenza camente non era di sonorità tra Kill 'Em All e Ride The Lightning. Ci sono una cosa che mi anche cose che avremmo voluto rifare o aggiustare, sentivo di fare». ma non potemmo, per mancanza di tempo». 16
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Canova Foto di Prandoni Canova: «Il nostro genere canzone» Il loro nuovo album si chiama Vivi per sempre e riflette sulla velocità con cui tutto si consuma. Nove tracce da ascoltare in vinile, il supporto che più rappresenta l’ascolto, per loro D I Silvia Gianatti 20
Intervista M Voi ascoltate musica in vinile? A casa principalmente solo così. È una cosa che ci Milanesi, amici da tanto, la loro storia ha inizio in piace e che ci portiamo dietro da sempre. Abbia- quella sala prove in cui sono stati chiusi per anni, mo iniziato tutti da subito ad ascoltare i vinili. Non con la musica come collante dell’amicizia e la deter- siamo nati con le playlist, al massimo facevamo le minazione come spinta. Fino al primo disco, Avete cassette o i Cd con le nostre canzoni preferite, ma ragione tutti, che a fine 2016, tra melodie catchy e la ai compleanni chiedevamo gli album. Siamo fan scrittura schietta di Matteo Mobrici, il cantante della dell’oggetto, del packaging, delle scritte dietro. band, li porta a girare l’Italia in più di 100 concerti, da Nord a Sud. Un esordio rumoroso che porta il La copertina come è stata scelta? La band nome della band a posizionarsi tra i più influenti della Cercavamo un’immagine che andasse a rappresen- Matteo Mobrici nuova scena indie italiana, fatta prevalentemente da tare il contenuto, un volto che avesse tanti sentimen- (voce, pianoforte, artisti romani. Eppure non amano definirsi indie, né ti. Il comune denominatore di questo disco è la vita e chitarra) pop. «Facciamo il genere canzone», dicono quando li nella vita ci sono molti sentimenti, brutti o belli che Fabio Brando incontriamo a Milano, la loro città, che ritorna in Vivi siano. E allora ci siamo messi a cercare una foto su (chitarra elettrica, per sempre, questo secondo album, uscito a marzo, Instagram, come già avevamo fatto per il primo al- pianoforte) che ha già visto una prima parte di tour riempire i bum. È il posto migliore per trovare foto spontanee. Federico Laidlaw club a squarciagola. Avevamo più di cento fotografie, ma questo cane ci (basso) è rimasto in testa. Ha in sé espressioni contrastanti. Gabriele Prina Partiamo dal titolo del vostro album, perché Vivi per Abbiamo contattato l’autrice, in pochi giorni abbia- (batteria, sempre? mo stampato. percussioni) In un momento come questo, dove tra internet e vita ormai è tutto molto veloce, dove si vive alla giorna- VIVI PER SEMPRE ta, anche nei rapporti, ci piaceva l’idea del contrasto che crea l’idea dell’immortalità in un mondo molto Non si definiscono indie e neanche pop. Il loro genere? La for- mortale. ma canzone. Da lì parte lo stile Canova che oggi esiste ed è riconoscibile. Ritornelli da cantare, una scrittura schietta, con Lo avete voluto in vinile e, se postate sui social, postate il rimandi melodici a quel Brit pop con cui sono cresciuti. Canzo- vinile. Ci tenevate molto? ni inno, canzoni intime, a seconda di quel pezzo di quotidiano Avere il disco in vinile era proprio un nostro deside- che si vuole raccontare. Dalla Domenicamara, fatta di noia e rio. Fin dalla scelta della copertina, ci chiedevamo divano, a Goodbye Goodbye dove Londra è protagonista, non come sarebbe venuto in vinile. Anche i nostri fan solo per le questioni di cuore ma anche per quelle formative. sembrano aver apprezzato, in molti hanno compra- Nove canzoni che seguono un ordine preciso, non un concept to il disco, anche solo come oggetto da collezione. album, ma un racconto, traccia dopo traccia, di momenti e si- Vero è che quest’album non è una raccolta di singoli, tuazioni diverse nel rock ruvido che accompagna i sentimenti, non è una playlist, ma un insieme di canzoni nate in le sigarette, l’infanzia, la morte. Ma soprattutto la vita. Vivi per momenti diversi e scelte perché stavano bene una sempre è infatti un monito a vivere tutto, a farlo durare, in un dopo l’altra. L’ordine delle tracce è voluto, pensato. momento storico in cui tutto, ma soprattutto la musica, passa L’ascolto senza skippare è quello consigliato. E quin- velocemente. Mentre i Canova si augurano di restare. di il vinile è perfetto. 21
Canova Foto di Prandoni Canova in tour: le canzoni da ascoltare live I VINILI DA COLLEZIONARE 1 Ho capito che (SECONDO NOI) non eravamo 2 Domenicamara John Lennon, Imagine (1971) 3 Per te The Strokes, Is This It (2001) 4 Shakespeare Oasis, (What’s the Story) Morning Glory (1995) Battisti, Una donna per amico (1978) ...in realtà tutti si collabora poco. Non si sente l’identità con la città. Coldplay, Parachutes (2000) Non c’è un circuito base da cui partire, per proporre qualcosa che venga ascoltato con ricettività. Ci sono Vi siete trovati al centro dell’esplosione di un genere. Che pochi locali, noi ci abbiamo suonato, vuoti. Dove ci effetto fa? chiedevano i sei euro per le pizze mangiate, alla fine. È stata la nostra grande fortuna. Abbiamo fatto Ma ci ha fatto bene. Siamo partiti con la frase «Non uscire un primo disco nel momento giusto, per puro vi aspetta nessuno», siamo sempre stati consapevoli caso. Quando lo stavamo registrando eravamo sicu- del fatto che, se lo facevamo, era per noi. ri di stare facendo una cosa per noi, mai avremmo pensato di essere presi come modello per quello che Influenze? stiamo riuscendo a fare ora. È stato tempismo, puoi Siamo cresciuti attratti dal carisma del Brit pop, essere bravo quanto vuoi, ma se non è il momento da quella musica che riprendeva gli anni ’60 e ’70, giusto… Che poi è così da sempre nella musica, ma di spessore. Dall’Inghilterra arrivavano le super pure nella vita. band. Eravamo affascinati dall’aspetto della musi- ca di gruppo che in Italia è sempre stata minore. La Siete tra i pochi della nuova scena italiana “non di Roma”. forma canzone, sposata alla band, loro la facevano Il grande dispiacere è che Milano non abbia quello benissimo. Cercavamo quella cosa lì. Dagli anni ’60 che ha Roma, che forse arriva dall’aver seminato ne- e ’70 invece, alla fine, rimane tanta Italia. Da Battisti gli ultimi vent’anni. A Milano si guarda più se stessi, a Rino Gaetano, De Gregori, Tenco… Li ascoltiamo ancora oggi come fossero contemporanei. Poi i Be- atles, monopolio totale. Ma anche Who, Doors, più avanti The Strokes, Coldplay, Oasis. Abbiamo cer- cato di rubare le cose che ci piacevano. La musica è solo un passaggio di testimone. Lo si vede anche nel film dei Queen. Elvis era l’idolo di John Lennon. Lennon di Freddie. Sono tre giganti, la musica è un passaggio. 22
Loredana Bertè: «Una persona libera» D I Silvia Gianatti 23
Loredana Bertè La leonessa del rock continua il suo tour nei teatri. Quarant’anni di carriera live, tra le canzoni del suo ultimo album e il brano portato a Sanremo, di fronte a un pubblico che, finalmente, le ha ridato tutta l’attenzione che merita LIBERTÉ TOUR Loredana è in tour L più trasmesso in radio. Capelli blu, ma non chiama- nei teatri da marzo. tela fata turchina «perché io sono solo rock», grinta Il 29 maggio sarà e coraggio, si racconta lasciando che i suoi ricordi al teatro Regio tornino spesso a sua sorella Mia Martini. di Parma. Il 2 giugno al Nella tua lunga carriera hai collaborato con i nomi più Palazzetto dello Sport importanti di ogni settore artistico: musica, moda, cine- di Rovereto. ma. C’è qualcuno che stimi in maniera particolare? Il tour continua Un sodalizio artistico fondamentale è stato quello anche in estate con con Ivano Fossati. Mi ha insegnato molto. È stato il LiBerté Summer un grande amico e un grande produttore. È lui che Tour 2019, dall’8 luglio. mi ha insegnato a scandire perfettamente ogni Tutte le info su singola vocale nei testi. Ci siamo ritrovati solo di www.loredanaberte.it recente ed è stata un’immensa gioia. Non ci senti- vamo da anni. L’abbiamo ammirata sul palco dell’Ariston duran- te l’ultimo Festival di Sanremo con il brano Cosa La tua capacità di reinventarti è sorprendente, ma chi è ti aspetti da me che l’ha vista posizionarsi al quarto Loredana oggi? posto, non senza polemiche, e aggiudicarsi il Pre- La solita di sempre. Una per cui la guerra non è mai mio speciale del Teatro Ariston, per le tre standing finita. Amo definirmi una persona libera. ovation a lei dedicate. Perché Loredana Bertè oggi è tra le artiste più rispettate e benvolute del pano- Come sta, secondo te, la musica oggi? rama musicale italiano. Per il suo passato non sem- Purtroppo non bene. La globalizzazione si è fatta pre facile, per aver vinto anche quando la vita l’ha sentire anche in campo musicale. messa a dura prova, per il suo essere sinonimo di avanguardia, per la sua musica, per l’essersi saputa reinventare ogni volta. Non ultima lo scorso anno, quando con Non ti dico no dei Boomdabash ha con- quistato il ruolo di regina dell’estate, grazie al brano 24
Intervista LIBERTÉ (Sanremo Edition): Paola Turci, Patty Pravo, Gianna Nannini... Devo l’album continuare? Un album di inediti dopo tredici anni, il suo dicias- Ti ricordi come è entrata la musica, da ascoltatrice, nella settesimo in studio che, dopo il Festival di Sanre- tua vita? mo, torna in una nuova edizione che comprende Mia sorella Mimì, che aveva tre anni più di me, ascol- anche Cosa ti aspetti da me, brano presentato tava dischi dalla mattina alla sera. Era capace di ri- all’Ariston e scritto da Gaetano Curreri, Gerardo mettere una canzone che le piaceva in loop per un Pulli e Piero Romitelli, e alcuni medley registrati giorno intero. È stata lei ad avvicinarmi alla musica. live. LiBerté, uscito lo scorso settembre e intera- mente dedicato a sua sorella Mia Martini, è un di- Cosa ascoltavi? sco che va ascoltato piano per ritrovare la leones- Io e Mimì eravamo fan sfegatate dei Beatles, sia- sa del rock italiano in una veste di racconto perso- mo andate a vederli dal vivo all’Adriano di Roma nale, che svela senza timori un pezzo importante mattina e sera, all’epoca c’erano ancora i matinée. di sé, fatto anche di rabbia ma allo stesso tempo di Ascoltavamo tanta musica: Nina Simone, Aretha voglia di mettersi a nudo di fronte a chi la ascolta. Franklin, Still, Nash & Young, Cat Stevens, Etta Perché sì, Loredana è arrabbiata. Con la vita, con James, Sarah Vaughan, Janis Joplin, Randy New- chi le ha portato via sua sorella, con le persone e man, Otis Redding, Carla Thomas, le Supremes, gli affetti che ha visto allontanarsi, nella sua vita. Martha Reeves & the Vandellas... tutta la Motown E lo mette per iscritto in testi che firma in prima in generale. persona creando un disco rock che va ascoltato. Perché Loredana ha ancora molto da dire. C’erano vinili in casa tua? Certo, album e 45 giri. Eravamo collezioniste cre- Le donne sembrano penalizzate, sia in classifica che nu- sciute a pane, vinili e giradischi Thorens. mericamente, ci basti pensare al cast dell’ultimo Sanremo a cui anche tu hai partecipato. Perché secondo te, e come Tre vinili per te irrinunciabili ancora oggi? si può “pareggiare” il conto? Abbey Road dei Beatles, La pianta del tè di Fossati, È una battaglia, questa, che va avanti da una vita. È Nero a metà di Pino Daniele. sufficiente leggere i commenti rivolti alle donne da- gli hater sui social e prendere atto del numero delle E invece un tuo album che ha segnato la tua carriera e che violenze domestiche a discapito di noi donne. Non rimane per te fondamentale? è facile essere donne. Sono molto legata a Carioca, un disco che ho voluto fortemente contro il parere dell’allora mia casa di- Colleghe che stimi? scografica. Alla fine l’ho prodotto da sola. Il talento e Tantissime. Una su tutte la mia amica Fiorella la poesia di Djavan erano imperdibili per me. Mannoia, ma anche Emma, Irene Grandi, Noemi, Diciassette album in studio, cinque album dal vivo, due Ep e tre raccolte ufficiali, vendendo oltre sette milioni di dischi in tutto il mondo. Come mai ti è venuta voglia di rimetterti in gioco con Sanremo per l’undicesima volta? Per chiudere il cerchio. Per fare una bella perfor- mance. Per far sì che Mimì fosse fiera di me. Pensi che quel palco sia ancora importante per la musica Tre vinili italiana? per Loredana Sanremo resta la vetrina musicale più importante che abbiamo in Italia. The Beatles, Abbey Road De Agostini Vinyl è in edicola con la collezione della discografia di Pino Daniele per la prima volta tutta in Ivano Fossati vinile. Che ricordo hai di lui? La pianta del tè Inserisco un suo album tra i miei tre dischi preferiti di sempre. Per me è un artista immenso. Pino Daniele Nero a metà 25
Una canzone del premio Nobel nel suo nuovo disco “romano”. Un tour europeo, l’amore per i vinili. Abbiamo incontrato l’artista anglo- italiano, che vive la musica come sua colonna sonora S Jack Savoretti: Singing to Strangers è un doppio vinile di cui Jack Savo- «Quando retti, all’anagrafe Giovanni Edgar Charles Galletto Bob Dylan Savoretti, classe ’83, ha curato ogni singolo dettaglio grafico e sonoro. Dodici tracce, quindici nella versio- mi ha mandato ne deluxe, da vivere come fosse la colonna sonora di due poesie» un film mai visto di cui è lui stesso protagonista ma in cui spera si ritrovi anche l’ascoltatore, in una sce- D I Silvia Gianatti neggiatura dal sapore felliniano, dove non conta più il singolo momento, ma il sentimento. Registrato in- teramente negli studi di registrazione di Ennio Mor- ricone, suonato dagli artisti della sua band storica, vede l’artista nato a Londra, da papà italiano, nonno partigiano e mamma di origini tedesco-polacche, compiere un’evoluzione musicale. C’è consapevo- lezza, c’è il riconoscere i propri demoni artistici in una nuova dimensione di serenità, dove non fanno più paura ma vengono celebrati per quello che sono. C’è la voglia di suonare abbandonando la veste di cantautore puro, scegliendo di voler fare un album italiano, cantato in inglese, trovando il coraggio e l’arroganza di farlo proprio nello studio di Roma: «Mi ha fatto effetto l’odore di altri tempi, senti ancora il tabacco nelle mura. I tappeti sono blu. Ti sembra di percepire la musica che ci è passata, è la stessa sensazione che ho provato solo ad Abbey Road. Lo studio di Morricone non è un museo, è ancora vivo». Perché “Singing to Strangers”? Questo titolo mi è venuto in mente un anno e mezzo fa, ho sentito mia figlia che parlava con una sua ami- chetta che le stava chiedendo che lavoro facesse il suo papà. Ha risposto «Non lo so, va in giro a cantare agli sconosciuti». Avrei voluto correggerla, in fondo 26
Intervista Nella versione de l uxe : Lu i g i Te n c o faccio molto di più. Poi però ho capito che è vero, fac- antica, come i vecchi cio proprio quello. È stata l’idea da cui partire per un poeti americani di «Per due anni Vedrai vedrai è stata per album che volevo fosse la colonna sonora di un film una volta. Ho provato me come una preghiera. Non era un buon che non esiste. Di uno che va in giro a cantare agli terrore. Allora sono periodo né personale né professionale. È sconosciuti per poi tornare a casa e imparare a ge- andato al piano, l’ho stata come una spalla su cui appoggiar- stire l’amore che prova per i suoi figli, per sua moglie. sfiorato sulla parola mi. Non sapevo molto di Tenco quando mi “Touchy” e da lì è par- sono innamorato di questa canzone. Me Il titolo dell’album è anche una traccia del disco. tita l’idea musicale. la sono sentita addosso, l’ho portata nei È stata l’ultima che ho scritto. Sentivo che all’album In quel momento ho teatri del precedente tour. Cantarla mi ha mancava un pezzo, mi sonochiusoinstudioconilmio sentito diventare mia insegnato tantissimo su come pormi per chitarrista provando a tirare fuori le parole di un brano la canzone. Lui non scrivere Singing to Strangers». che si chiamasse proprio come il disco. Per spiegare so se l’ha sentita, ma cosa vuol dire per me cantare agli sconosciuti. abbiamo dovuto at- tendere l’ok dal suo Esce in vinile. management. Mi sa- Ho messo tanto amore in quest’edizione, mi sono rebbe piaciuto averlo dedicato all’artwork, ho voluto due sleeve, con i testi, da lui. come si faceva una volta. Ho messo il simbolo sul vinile, come faceva la Decca, ho inserito gli autori L’Italia dov’è in questo disco? IL TOUR delle canzoni, dentro ai titoli, sul disco. Non ho mai vissuto nel vostro Paese e a Londra io ero Termina semplicemente londinese. Nessuno si preoccupava il 31 maggio Perché è un album diverso? delle mie origini, ma da quando vivo in campagna alla Wembley Gli ultimi due facevano parte dello stesso periodo mi fanno notare quotidianamente che sono l’unico Arena della mia vita. I temi, l’energia, la frustrazione che c’è italiano del villaggio. A volte mi parlano anche len- di Londra. dentro, sono gli stessi. Questo è arrivato alla fine di tamente! Ne ho riso, all’inizio, perché sono ingle- un ciclo, di un viaggio durato quasi cinque anni di sissimo. Eppure ho un pezzo di Italia dentro di me e tour. Sono andato via da Londra, ho trovato casa in nessuno lo aveva mai sottolineato. Ho ricominciato campagna, ho una moglie, due figli, tre cani. Mi sono ad ascoltare musica italiana, a guardare film, a farli ritrovato circondato da tutto quello che ho sempre vedere ai miei figli e mi è tornato l’entusiasmo di ti- voluto e mi è sembrato ironico. Dai 16 ai 34 anni ho rare fuori queste mie origini. L’entusiasmo italiano sempre guardato avanti, puntando al successo, alla non esiste da nessun’altra parte del mondo. L’italia- soddisfazione. E invece ho trovato la felicità, la libertà, nità mi ha ridato la fiducia di voler celebrare il mio quando mi sono fermato. Ho fatto un album per cele- amore per la musica. Registrare a Roma ha influen- brare tutto quest’amore. Un album romantico. I miei zato anche il mood dell’album. La città eterna ha un demoni non se ne andranno mai, ma qui li celebro. casino elegante che ti influenza, soprattutto se vieni dall’Inghilterra. All’interno troviamo Touchy Situation, scritta da Bob Dylan. Ci racconti il vostro incontro? Ci sono influenze specifiche per questo tuo ultimo lavoro? In realtà non c’è molto romanticismo. Ho due mana- Sono affascinato dagli anni ’50 e ’60. In America c’era ger americani che mi avevano proposto di collaborare il soul, in Europa avevamo il cantautorato. C’erano le con uno dei miei miti, Steve Earle. All’ultimo momen- orchestre. E in mezzo a tutto questo ecco arrivare il to questa possibilità è saltata e il suo management, batterista, il bassista e uno con la chitarra elettrica. per scusarsi, ci ha proposto di attingere ai testi di Bob C’è stata una collisione tra il crooner europeo e il Dylan che avevano ritrovato in una valigetta. Qua- rock. Ascoltando Patty Pravo, Mina e il primo Battisti rantotto ore dopo ero a colazione con mia moglie e lo si sente. O Marvin Gaye in America. Amo quella ho ricevuto una mail con due poesie in allegato e solo cosa lì, che non era un genere, era un “clash”. Ho cer- “Bob” come firma. Bob era Bob Dylan, che aveva scel- cato di riprodurlo. Poi io sono cresciuto con la musica to per me quelle due. La prima era cortissima e non americana, soprattutto grazie a quello che ascoltava l’ho capita. Quanto alla seconda, invece, era come mia mamma. The Band era il mio gruppo preferito. se mi avesse letto nella mente. Ero eccitatissimo. Poi però ho preso la chitarra e per tre ore mi è sembrato E che cosa ascolti in vinile? di riprodurre una sua brutta cover. Dylan scrive come I dischi di Miles Davis, Johnny Cash, Chet Baker, Dylan, ti viene da cantare come fa lui. Ha una rima Simon & Garfunkel. 27
Alla fine di maggio del 1968, Jimi Hendrix arriva in Italia per una serie di concerti. Renzo Chiesa, Ruggero Stefani e Luciano Regoli salgono con noi sulla macchina del tempo e ci riportano a quello storico evento Fulminati sulla via del rock D I Guido Bellachioma Il 23 maggio, Jimi arriva a Milano per il suo primo attendono con curiosità l’arrivo sulla Terra di questo concerto italiano. Il luogo prescelto è il Piper, vicino marziano del rock. al parco Sempione, e Renzo Chiesa è lì. Classe 1951, cremonese di nascita e milanese di adozione, gran- «Hendrix campeggiava con il suo faccione colorato de appassionato di musica e fotografia, Renzo ha su tutti i muri della città, non una foto ma un disegno, realizzato le foto di copertina e degli interni di album colorato di rosso e nero, firmato Polydor. Una bella importanti. Delle sue collaborazioni ricordiamo: faccia quella di Jimi, anche se i giornali lo descriveva- Stormy Six, Le Orme, Enzo Jannacci, Paolo Con- no come un diavolo. Confesso che fui attirato più da te, Lucio Dalla, Veronique Chalot, Gaetano Liguori, quel manifesto che da una vera conoscenza musicale. Steve Lacy, Pooh. Ma in quel fine maggio di un anno Pochi erano i soldi per i dischi. La tv e la radio erano rivoluzionario Chiesa è solo uno dei tanti giovani che ferme a Gianni Morandi, Rita Pavone e nel migliore 28
Hendrix in Italia Foto di Fabio Treves dei casi a Elvis Presley. Di sera ascoltavo Radio Lus- erano tanti, ma non importava. C’era lui, il pubblico semburgo, che trasmetteva rock, blues, folk, la musi- era attento, ascoltava l’esecuzione del brano e, alla f ine, ca che cominciavo ad amare. Da lì anche Hendrix era esplodevano le urla. Jimi strapazzava le corde con i passato. Ero già fotografo, o meglio, Blow up, il film di denti, suonava la chitarra dietro le spalle, strusciava Michelangelo Antonioni, aveva fatto i suoi danni su di lo strumento contro gli amplificatori, tutto per otte- me. Della professione sapevo poco però amavo “l’im- nere sonorità nuove e rivoluzionarie. Purtroppo dopo magine”; mi incantava l’alchimia di una foto che, con la le foto scattate all’esterno al pomeriggio e con la poca sua forza, ti proietta in un’altra dimensione, in un’altra luce sul palco (inesistente su Noel Redding) ho potuto realtà. Aspettavo con ansia la data del concerto, an- dedicare solo pochi scatti a Jimi. Oggi con le memorie che se sapevo che la mia attrezzatura fotografica era digitali da tanti giga non si può capire quanto fosse dif- costituita da una semplice macchinetta amatoriale, ficile e affascinante utilizzare rullini fotografici da 36 neanche ref lex, ma che aveva l’obiettivo tedesco, allora immagini, che in concerto erano diff icili da cambiare». già una buona garanzia. Il Piper era un locale piccolo, con giardinetto sul parco Sempione, nel palazzo della Dopo Milano, il marziano sbarca a Roma. Ruggero Triennale, accanto al Teatro dell’Arte, capacità circa Stefani negli anni ’60 è un batterista di bella pre- 800 persone. Già dalle primissime ore del pomerig- senza e altrettante speranze. Inizia a suonare con Le gio il piazzale era pieno di giovani, ben vestiti e ben Pupille, band totalmente al femminile, ma nel 1968 è pettinati, pochi capelli lunghi o eccessi estrosi. Una un membro dei Fholks, che aprono per i Pink Floyd pattuglia di poliziotti in borghese stazionava nelle al Piper Club (18-19 aprile) e per Jimi Hendrix al tea- vicinanze. Tutto pronto per il concerto delle 16. All’a- tro Brancaccio (25 maggio). Nel corso degli anni ’70 pertura delle porte, una folla, di corsa, si accaparrò i sarà anche con L’Uovo di Colombo, Samadhi, Nuova posti migliori davanti al palco. Mi ero attardato a fare Equipe 84 e Alunni del Sole. Per il momento sta per qualche fotografia all’esterno perciò non riuscii a es- vivere un’esperienza straordinaria. sere fra i primi e questo non mi avrebbe permesso di fare delle belle foto, i teleobiettivi erano oggetti inav- «Le cose che ti succedono a diciotto anni pensi che vicinabili per le mie tasche. Mi sarei accontentato di possano ripetersi sempre. L’incoscienza dell’età ti sentirlo, forse anche vederlo, data la muraglia umana convince che un avvenimento importante porterà che avevo davanti. Intanto l’attesa si faceva snervante, inevitabilmente altri momenti memorabili, quindi fischi e urla da parte del pubblico, ma di Jimi neanche tendi a sottovalutare il presente. Ma l’incontro con l’ombra. Finalmente arriva sul palco Leo Wachter, Jimi sarebbe stato irripetibile e io non me ne sono l’organizzatore del concerto, con Hendrix. Nella calca reso conto! Me lo sarei dovuto far scivolare sull’a- di gente che spingeva per avvicinarsi al palco e io che cercavo di salvare la mia macchina fotografica, arriva Tra i tanti musicisti la doccia fredda: Jimi non avrebbe suonato perché gli presenti quel giorno strumenti erano fermi in dogana per perquisizione al Piper di Milano non accurata in cerca di droga. Panico, arrabbiatura, urla e può mancare il bluesman fischi, soprattutto quando ci invitarono a uscire. Jimi milanese Fabio Treves, avrebbe suonato alla sera. Non volevamo andare via che oltre ad ascoltare perché il biglietto serale costava di più e non volevamo rapito il fenomeno pagare nessuna differenza. Alla fine vincemmo noi, di Seattle trova niente soldi in più e pronti a rientrare in pole position. il tempo di dare sfogo Molti, disperati, non potevano aspettare il concerto a un’altra sua passione, serale, non avendo il permesso dei genitori di stare la fotografia, fuori fino a tardi. Io presi la mia decisione: sarei stato immortalando alcuni attaccato alla porta d’ingresso perché volevo essere istanti del concerto. fra i primi. Così dopo un’attesa snervante, ragazze in «Molti miei amici erano minigonna che dal palco regalavano sigarette, caldo scettici. Tra il pubblico africano e spintoni per mantenere la posizione, ecco erano presenti infatti arrivare Jimi Hendrix, vestito di scuro, due mèches tutti i chitarristi dell’area bionde alle tempie e Fender Stratocaster bianca. Per milanese e molti me era tutto: l’avevo a tre metri, lo vedevo bene, lo po- pensavano che tevo fotografare e ascoltare. Insomma, il Piper non era il suono di Jimi fosse certo adatto per l’amplificazione di Jimi e i problemi il frutto del lavoro in studio, ma che dal vivo non sarebbe riuscito a riprodurre quello che sentivamo sul disco. Alla fine dovettero ricredersi tutti quanti». (Foto di Fabio Treves) 29
Amarcord nima lentamente, spizzandolo come per quanto mi riguarda, cominciammo a improvvi- il quarto asso a poker, godendone sare. La chiamavano “jam session”, all’epoca. Non ogni singolo attimo. Il mio gruppo si durò molto, giusto un paio di blues. Tornammo in chiamava Fholks, inizialmente Folks, camerino, dove Albertino ci raggiunse nuovamente, formato da me alla batteria, Henryk esordendo con il solito “A regà” e aggiungendo: “Jimi (Enrique) Topel Cabanes alla voce ve vole in sala con lui. Ve vole conosce”. solista, Pierfranco Pavone al basso e Al tavolo Jimi a un certo punto cominciò a parlare Claudio Baldassarri alla chitarra. Ave- fittamente con Massimo Bernardi, che dopo ci co- vamo una dose abbondante di groove: municò che il giorno seguente dovevamo suonare quando ci esibivamo la gente saltava nello spettacolo del Brancaccio, subito prima di sulle sedie. In quel periodo a Roma Hendrix! due locali andavano per la maggiore: Nel fine settimana il Titan apriva anche il pomerig- il Piper (via Tagliamento) e il Titan (via gio e non poteva rimanere senza concerto. La dire- della Meloria). I direttori artistici per zione del locale acconsentì a patto che suonassimo una paga ridicola ci scritturavano una anche nella pomeridiana. Noi naturalmente avrem- o due settimane: a noi interessava solo mo accettato qualsiasi condizione. Così rimediam- suonare. Massimo Bernardi e Oscar mo un amico con una Fiat 500 nella quale entrammo Porri, direttore artistico e proprie- in quattro, più lui che guidava, basso e chitarra, com- tario del Titan, avevano organizzato pleti di fodero rigido, che sporgevano dal tettuccio la tournée italiana di Jimi Hendrix. aperto. Un delirio. Arrivati in teatro dovemmo di- Dopo il concerto del 24 al Brancaccio, scutere con il responsabile del gruppo di supporto, portarono Jimi, Redding e Mitchell al Pierfranco Colonna, che si oppose sputando fuoco Titan. Entrarono che noi stavamo suonando per la e fiamme. Suonammo con la nostra solita verve ma seconda volta. Erano naturalmente destinati a occu- potemmo goderci solo una parte del suo spettaco- pare il “vippaio”, come veniva chiamato il gruppo di lo, purtroppo dovevamo tornare di corsa al Titan. poltroncine a lato della pista da ballo. Raddoppiam- Dopo il concerto Hendrix passò in via della Meloria mo l’energia e le emozioni scorrevano ancora più ab- e ci chiese di raggiungerlo il giorno dopo nel suo bondanti in noi. Durante i tre pezzi suonati avevamo albergo, dove ci propose di seguirlo nel successivo visto Jimi sempre meno rivolto agli ospiti e sempre tour mondiale. Avevamo 18-19 anni, eravamo senza più interessato a noi. Applaudiva con sincerità, non passaporti e Pierfranco doveva partire per il servizio solo al termine di ogni canzone. Scendemmo dal palco ed entrammo in camerino, ubriachi senza aver bevuto o fumato! Con Jimi, oltre agli Experience, c’erano Bernardi, Porri e Albertino Marozzi. Lui era un personaggio che Nanni Moretti avrebbe descrit- to anni dopo nei suoi film: “faccio”, “mi muovo”, “giro”, “conosco”. Quella sera era riuscito a intru- folarsi come accompagnatore-interprete del grup- po perché masticava un po’ d’inglese. Noi, come un po’ tutti i musicisti dell’epoca, lo conoscevamo bene. Mentre ci asciugavamo il sudore e cercavamo di toglierci i sorrisi ebeti dal volto, entrò di corsa in camerino dicendo: “A regà, ha detto Jimi se risona- te perché je sete piaciuti un sacco”. Queste furono le parole esatte. Risalimmo sul palco e suonammo ancora un po’. Durante questa terza esibizione della serata torna Marozzi: “A regà, Jimi ha chiesto de fa’ qualche pezzo co’ voi perché je fate veni’ voglia de sona’”. Si può immaginare cosa si prova a vedere un mostro sacro della musica rock avvicinarsi e salire sul palco con te, prendere la chitarra – che il nostro chitarrista gli offrì con deferenza – imbracciarla e cominciare a suonare. In uno stato di estasi, almeno 30
Hendrix in Italia A sinistra, militare. Non ricordo esattamente chi di noi parlò e alla mamma, che fa pendant con il cappellone da Jimi seduto cosa dicemmo ma, per certo a malincuore, fummo strega e i soliti jeans attillatissimi di velluto rosa. al tavolo costretti a rifiutare l’occasione della vita. Forse fu la Non ci pare vero vedere Hendrix dal vivo. Il batteri- del Piper. paura di avventurarci in qualcosa di più grande di sta di Gianni Morandi prende posto accanto a noi in A destra, noi: una tournée in tutto il mondo, noi che la serata galleria, ha un fazzoletto annodato al collo e sembra il manifesto più lontana da Roma l’avevamo fatta a Frosinone. un contadino sudato. Tutto il teatro è cosparso da dell’evento Jimi ci disse di prepararci per il tour successivo, casse Semprini da 100 watt; ce ne saranno un cen- romano. di farci trovare pronti a partire per gli Stati Uniti. tinaio. Una è proprio accanto a noi ed è simile alle Uscimmo da quell’albergo con la netta sensazione nostre, solo più grande. C’è un casino indescrivibile che il nostro futuro sarebbe stato roseo, invece Jimi e l’eccitazione si taglia a fette. Prima che ci sia il buio morì e con lui tutti i nostri sogni di gloria internazionale». in sala spuntano dalle tende grigie del palco, ancora chiuse, le punte Al concerto romano è presente degli stivaletti di Hendrix, che sono anche Luciano Regoli, che in quei giallo canarino. Mentre il sipario si medesimi anni canta in gruppi rock apre esplode l’Experience (Fire) con dai nomi ormai persi nella leggenda: le luci del teatro accese: un muro di Worms, Misfits, Fire, Bubble Gum. suono, creato da decine di ampli- Nella decade successiva entra nel ficatori Marshall, sposta l’aria e le Ritratto di Dorian Gray, Racco- strutture della galleria ondeggia- mandata con Ricevuta di Ritorno no e sussultano. Jimi ha preso di e Samadhi. Nel 1974 abbandona la sorpresa anche i tecnici. Quei tre musica per la pittura, dopo aver ri- diavoli tormentano e quasi ucci- fiutato di entrare nel Rovescio della dono i propri strumenti. Hendrix Medaglia e nei Goblin. Ecco il suo si avventa continuamente contro “diario hendrixiano”. gli amplificatori per sfidarli in un infinito duello. Suoni lunghi e lan- «È il 24 maggio e sto disegnando cinanti escono dalla sua Fender vicino alla finestra aperta dell’aula Stratocaster. Non si capisce più di figura al liceo artistico, quan- niente e il potere del suono manda do qualcuno mi chiama. È il mio in visibilio il pubblico. A un volume amico Trick con gli altri della band mai sentito prima l’aria selvaggia (Fire) che mi fanno segno di scen- del chitarrista di Seattle aumenta dere. Ha in mano Are You Experien- con l’andare avanti del concerto, ced di Jimi Hendrix, appena com- ogni suo solo sembra che avvicini prato. Ci diamo appuntamento la fine del mondo. Capisco che è di- per il giorno dopo davanti al Brancaccio, perché verso! Il batterista è una furia, non suona proprio lui. Quell’uomo nero mi affascina e porta il tempo, è continuamente sul controtempo contemporaneamente m’impaurisce, sin da quando con sincopi e rullate e il bassista sembra un po’ in ho visto il suo manifesto in cantina alle prove: capelli disparte, nonostante faccia un gran lavoro. Sono co- arruffati, faccia da selvaggio, giubba da ussaro con lorati da pazzi. Tutti noi in confronto siamo come gli alamari dorati! Domani vedremo, dovrò produr- alunni dell’asilo. Dopo trenta minuti il volume scen- re un certificato falso per uscire prima da scuola: il de quasi a zero sul solo di Red House. In sala silenzio concerto pomeridiano è alle 16.30. di tomba. Dalla galleria qualcuno grida: “A zinga- Il giorno dopo, alle 15, davanti al teatro c’è già una ro!”. Vorrebbe suonare come un complimento, ma folla notevole, composta da ragazzi diversi, come Hendrix non gradisce e alza il volume, ruggendogli noi. Parlo di capelli lunghi, giacchette di velluto can- contro con la chitarra. Dopo un’ora è tutto finito. gianti, strette strette, pantaloni larghi sotto e bassi Siamo rincretiniti dal torrente di emozioni, mentre in vita, come i nostri. Quando cammini per Roma in sala regna un silenzio assordante. Io e Trick ci na- non li vedi quasi mai. Ma oggi siamo tutti riuniti per scondiamo nei bagni del teatro, dove aspettiamo che Jimi, arrivati persino dalla Sicilia e dal Molise, quasi riaprano i cancelli. Per la seconda volta ci godiamo a volerci contare. Trick è vestito come un’anziana quel ben di Dio: anzi il round serale è più travolgente signora. Ha rubato la camicetta a pois bianca e nera del concerto pomeridiano. Stanotte dormiremo fra le stelle». 31
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Waterloo N Ararel nfadteorsi Nella primavera di quarantacinque anni fa, gli del pop ABBA sono ancora quattro cantanti svedesi poco conosciuti al grandissimo pubblico. L’anno prima, La non scontata vittoria nel 1973, hanno partecipato senza successo al Me- all’Eurovision degli ABBA lodifestivalen, con Ring Ring e il nome Björn & Ben- ny, Agnetha & Frida. Il brano non ha sfondato, tut- porta un vento di gioia tavia è riuscito a fare il giro d’Europa. Quanto basta e modernità per ripresentarsi nel 1974 con il pezzo che segnerà la loro storia e quella del pop: Waterloo. L’obiettivo D I Federico Pucci è accedere all’Eurovision Song Contest. Per artisti “periferici”, il concorso delle canzoni e delle nazio- ni europee, ispirato – narra il mito – da Sanremo, rappresenta l’occasione di superare i confini, anche se non è mai riuscito a sfornare un’autentica hit glo- bale: Julio Iglesias, quarto nel 1970, per il momento sta facendosi strada solo in Europa; il rocker Cliff Richard, medaglia d’argento due anni prima, è già una celebrità in patria; Céline Dion è di là da venire. Almeno nel Vecchio Continente, però, i brani vin- 34
ABBA - Waterloo Eurofestival: l’avventura continua citori possono ambire a piazzamenti di prestigio Dopo l’esordio avvenuto al Teatro Kursaal di Lugano nel 1956, l’Eurovision nelle classifiche nazionali. La finale in programma Song Contest vivrà quest’anno la sua 64a edizione, che si terrà a Tel Aviv, in il 6 aprile 1974 è condotta da Katie Boyle, storica Israele, il prossimo maggio. Per il nostro Paese parteciperà il vincitore del presentatrice negli anni ’60, e si tiene a Brighton, Festival di Sanremo: Mahmood, con il brano Soldi, inserito di diritto fra i sei nel Dome, il teatro costruito nella seconda metà artisti già qualificati per la finale del 18 maggio. Ai loro brani se ne aggiunge- dell’800 a due passi dal maestoso Royal Pavilion e ranno altri venti, selezionati attraverso due semifinali previste nei giorni 14 vicino alla Manica: una delle venue più prestigiose e 16 maggio. L’Italia ha vinto la manifestazione solo due volte: nel 1964 con che mai abbia ospitato la manifestazione. Solo due Gigliola Cinquetti e il brano Non ho l’età (per amarti) e nel 1990 con Toto anni prima, il 20 gennaio 1972, i Pink Floyd hanno Cutugno e il brano Insieme: 1992. Capolista l’Irlanda, con 7 vittorie. scelto proprio il Dome per il debutto assoluto di una suite destinata a diventare The Dark Side of the Per avvicinarsi all’evento: https://eurovision.tv Moon, suonando da Breathe a Money, fino a quando In tv: semifinali su Rai 4; finale su Rai 1 (anche attraverso RaiPlay). lo show viene interrotto da un cortocircuito elettri- In radio: Rai Radio 2 co. Stasera, però, tutto deve funzionare alla perfe- zione: l’Europa sta guardando, e sta per verificarsi anni dopo con Dancing Queen. Infine il ritornello, un altro appuntamento con la storia. completamente aperto, come una finestra spalan- L’edizione è interessante e la competizione non è cata. A questo va aggiunta la fortunata tessitura del- poca. In gara per il Regno Unito c’è un’interprete di le voci di Agnetha e Frida, che cantando all’unisono purissimo talento come Olivia Newton-John, con il mescolano alti e bassi, morbidezza e chiarezza, in brano Long Live Love, che finisce meritatamente al perfetta sintesi. La canzone si potrebbe disseziona- quarto posto. La Francia, uno dei Paesi storicamen- re all’infinito, ma chissà se avrebbe avuto la stessa te più forti, sceglie invece di non gareggiare: c’è lutto fortuna senza la geniale analogia bellica del testo: ar- nazionale, il 2 aprile è venuto a mancare le Président rendersi al fato di un amore come Napoleone si arre- Georges Pompidou. La politica, in un modo o nell’al- se a Waterloo. Questa originale metafora convince tro, entra sempre nell’Eurofestival e noi italiani non anche i quattro a presentarsi vestiti in un modo che facciamo eccezione. Il concorso casca nelle settima- non può non aver colpito pubblico e giurie: lo stile ne precedenti il referendum sul divorzio e, secondo è ottocentesco, ma catapultato nell’era spaziale, in i piani alti della RAI, la nostra canzone in gara, Sì un futuro nel quale la disco music ha conquistato di Gigliola Cinquetti, potrebbe essere considerata pianeti lontani dove si gira fasciati di abiti luccican- controversa per chi leggesse nei suoi reiterati “sì” un ti e sopra zeppe argentate. Tutto un altro tocco ri- messaggio subliminale anti-divorzio. Così, gli ita- spetto alle tuniche castigate e ai papillon elefantiaci liani assisteranno sul Secondo Programma a questa dei contendenti. Certo gli ABBA non sono i primi a storica serata solo dopo il voto. Cinquetti arriverà portare la modernità all’Eurovision. L’ammiccante seconda, davanti agli olandesi Mouth & MacNeal e Poupée de cire, poupée de son, scritta da Serge Gains- alla loro I See a Star, che dovrà anch’essa arrendersi di bourg per France Gall, ha trionfato nove anni prima fronte alla brillante “muraglia” scandinava. con una simile carica innovatrice. Ma nel Brighton Dome, quel 6 aprile 1974, tutto pare antico al con- Waterloo è purissima contaminazione, e non solo fronto con Waterloo: un brano così chiaramente perché sarà la prima canzone vincitrice dell’Eurovi- europeo, eppure così immune alle tenaci tradizio- sion presentata in una lingua diversa da quella degli ni continentali. Il fato che aveva tradito Napoleone interpreti. Il suo impianto sonoro discende infatti stavolta aiuta gli audaci, e dopo un testa a testa nelle dalle lezioni di Phil Spector, quelle sintetizzate nel votazioni delle giurie può aprirsi un nuovo capitolo, wall of sound di cui il fedele fonico Bo Michael Tretow con la prima hit di un gruppo destinato a dominare è fervente seguace. Ma a rendere imponente questa il resto del decennio: il pop diventa finalmente una corazzata napoleonica di tre minuti è la traduzione questione globale. di questo approccio produttivo in qualcosa di tota- lizzante. Pianoforti, chitarre, fiati sono raddoppiati ABBA e sovraincisi, dando così a ogni nota un peso mag- Waterloo, 1974 (nell’immagine, l’edizione giore, certo. Ma lo stesso si può dire dell’affastellarsi dell’etichetta francese Vogue). di hook melodici: prima il riff metallico; quindi la strofa che dalla vetta del “My my” sprofonda eroi- camente; poi la discesa di piano staccata, ripetuta nel finale, un tocco divenuto sinonimo di ABBA due 35
Rewind «Ho portato il PUNK a Milano» Il punk italiano vive la sua stagione più autentica tra il 1978 e il 1979, battezzata al concerto di Adam and the Ants a Milano, dove suonano anche i Decibel di Enrico Ruggeri. Che oggi ci racconta tutto D I Giuliano Donati e Fred Ventura «ALLA FINE DEGLI ANNI SETTANTA IN ITALIA non esisteva trovata nel testo di una canzone dei Mott the Hoople, in uno nemmeno la musica rock. Figuriamoci il punk! Nel 1977 ero dei dischi con cui ero cresciuto. Ma se in Inghilterra l’istituzio- stato qualche giorno a Londra con i soldi risparmiati lavo- ne da scardinare era la regina, in Italia lo scenario era diverso. rando come commesso per tutta l’estate. La mia rabbia era Da noi l’istituzione erano i gruppi extraparlamentari di sini- al culmine. A Londra capivi che stava succedendo tutto e che stra, all’epoca davvero privi di autoironia, fantasia e capacità noi eravamo tagliati fuori. Lì ogni giorno nascevano nuove di ascolto, oltre che intransigenti, che non sapevano nulla del band punk e molti di quei musicisti, anche se modesti tecni- punk e di certo non potevano capire la nostra rabbia fatta di camente, stavano cambiando la storia del rock. I Sex Pistols in giubbotti di pelle nera, spille, capelli corti, borchie e gel. L’idea particolare, guidati da Malcolm McLaren, stavano mettendo giusta mi è venuta poco dopo, quando abbiamo annuncia- a ferro e fuoco l’Inghilterra, mentre le case discografiche se li to il primo concerto punk alla discoteca Piccola Broadway a contendevano. Io sognavo di fare qualcosa del genere in Italia. Milano: “4 ottobre”, recitava il volantino che distribuimmo Appena rientrato per prima cosa ho cambiato nome alla mia ovunque nelle scuole e nei centri sociali, “concerto punk a band, che fino ad allora si chiamava Trifoglio, per puntare su Milano con i Decibel”. È successo il finimondo. E ovviamente una parola semplice, forte e internazionale: Decibel. L’avevo non ci hanno fatto suonare. Anzi: non ho potuto nemmeno 36
Foto di Angelo Trani avvicinarmi alla discoteca e sono restato a guardare la scena ci obbligato a cantare in italiano (all’epoca era impensabile una CONCERTI LIVE da lontano. Si erano radunati centinaia di punk accorsi da tutta band italiana che cantava in inglese), diede inizio alla nostra Milano, gente mai vista prima. Eravamo riusciti a farli venire carriera musicale». fuori allo scoperto. Peccato che oltre a loro fossero arrivati an- che i cortei antifascisti di Autonomia Operaia e ci fu una specie Enrico, riavvolgiamo il nastro e torniamo a dove tutto è Dal 4 aprile di rissa, con l’intervento finale della polizia. Il risultato è stato cominciato… Enrico Ruggeri è che, senza nemmeno suonare una nota, ero diventato famoso. Nel 1977 in Italia nessuno ascoltava il punk e nessuno sapeva impegnato in un tour Radio Popolare volle intervistarmi subito e dal giorno dopo chi erano i Sex Pistols. Io invece già negli anni precedenti avevo italiano: il prossimo ricevevo anche telefonate anonime con minacce di ogni tipo. notato i segnali di qualcosa che stava cambiando. Mi ricordo 24 maggio è al teatro Di quel concerto mancato ne parlarono anche i quotidiani gli articoli di Manuel Insolera che leggevo negli anni ’70 su Colosseo di Torino. nazionali. E alla fine arrivarono pure i giornalisti musicali (tutta «Ciao 2001». Lui per me è stato importante, perché invece di Informazioni: gente che ovviamente non sapeva nulla del punk) e Maurizio parlare dei soliti cantautori e del rock anni ’60, scriveva delle • www.enricoruggeri.me Arcieri, dei Krisma, l’unico musicista italiano imparentato con New York Dolls e dei Roxy Music e poi di Bowie e Lou Reed. •www.facebook.com/ il punk in quegli anni. Ci portò alla Phonogram che, dopo aver- Nei suoi articoli, invece di recensire i soliti Neil Young e Gucci- tuttorouge/ 37
Sopra, ni, scriveva di un altro genere di musica. Ho scoperto così an- Rewind la copertina che i Tubes di White Punks on Dope. Erano anni davvero intensi del bootleg e tutta la rabbia che c’era in giro non poteva essere incanalata LIVE IN ITALY con il concerto solo nella musica prog. Il prog era una musica bellissima e la milanese ascoltavo anch’io. Ma era molto simile alla musica classica. Il Se la storia del punk inizia nel 1976 a Londra, con i primi concerti di Adam musicista prog era super preparato e veniva dal Conservatorio. dei Sex Pistols, e a New York con i concerti di Blondie, Television and the Ants. Quando lo ascoltavi o lo vedevi ai concerti ti scoraggiava. Ti e Ramones al GBGB, in Italia una vera scena punk viene alla luce A destra, alcuni dicevi «io non ce la farò mai, la musica non è roba per me». solo dopo le date di Adam and the Ants a Milano, nel 1978, un even- fan dei Sex Io sapevo che non avrei mai suonato la chitarra come Steve to epocale che incoraggia le band nascoste nelle cantine a uscire Pistols (nel caso Howe, anche se ero stato mandato a scuola a fare solfeggio. La allo scoperto e a far nascere una “scena punk italiana”, che per lo non si fosse musica fatta in quel modo non era per i ragazzi come noi. Poi più aveva la sua base operativa il sabato pomeriggio alla fiera di capito). a un certo punto, nel 1976, arrivarono Ramones, Television, Sinigaglia di Milano e poi più avanti, dal 1979, all’Odissea 2001, un Patti Smith e tanti altri nuovi gruppi. Non c’erano più gli assolo locale in via Forze Armate a Milano dove vennero poi a suonare negli né di chitarra né di batteria e la rabbia sembrava finalmente anni successivi molti dei gruppi più importanti della scena new wave libera di sfogarsi. inglese. Del concerto di Adam Ant esiste il bootleg intitolato sem- plicemente Milan 16.10.1978, rintracciabile online tra i collezionisti. Come si condivideva allora la voglia di cambiare? Di seguito le nove date che hanno fatto la storia del punk italiano: Era nell’aria. Eppure, anche se in televisione nel 1977 passò un 1. Decibel, Milano, 4 ottobre 1977, Discoteca Piccola Broadway servizio sui Sex Pistols, qui in Italia mancavano i locali, che da noi erano solo discoteche, e mancava l’interesse per la musi- (concerto annullato) ca come veicolo di espressione e di ribellione, visto che tutta 2. Adam and the Ants + Decibel, Milano, 16 e 17 ottobre 1978, X-Cine l’energia dei movimenti giovanili era canalizzata verso la poli- tica e i cortei in piazza. Per fortuna però c’erano alcuni negozi di via Ciro Menotti di dischi a Milano dove arrivavano le novità, per esempio da 3. Sabatok Folle, Milano, 9 dicembre 1978, Palazzina Liberty, festival Buscemi in corso Magenta e da New Cary in via Torino. Ma il posto per eccellenza per condividere dischi e cultura musicale patrocinato da Radio Popolare dove suonano TV Vampire (poi era la fiera di Sinigaglia di via Calatafimi, zona Ticinese, il sabato Gags), Borstal Dampers, Windopen ecc. pomeriggio, dove si radunavano centinaia di giovani, hippies 4. Bologna Rock, Bologna, 2 aprile 1979, Palasport, festival dove e punk, in cerca di dischi usati da comprare e da vendere. In suonano Skiantos, Gaznevada, Windopen ecc. fiera ci passavi il pomeriggio, parlavi con decine di altri ragazzi 5. Iggy Pop + Human League, Milano, 29 maggio 1979, Palalido come te e scambiavi dischi e idee. Andando lì riuscivi a sapere 6. Sex Party Punk con Decibel e 198X, Milano, giugno 1979, Galleria Preart, via Larga 11 7. Rock & Metropoli, Milano, 23 novembre 1979, Palalido, festival organizzato dalla Cramps con Jumpers, Kandeggina Gang, Kaos Rock, Skiantos ecc. 8. Ramones, End Of A Century Tour + UK Subs, Milano, 16 febbraio 1980, Palalido 9. Damned, Milano, 30 aprile 1980, Teatro Orfeo quasi tutto. In un’epoca senza internet quello era il centro del mondo, il social a nostra disposizione. Lì scoprivi che c’erano i concerti, per esempio tutti quelli venuti dopo il 1978 all’Odissea 2001 di viale Forze Armate a Milano, un locale che negli anni successivi ha catalizzato la scena punk e poi new wave in Italia, portando da noi tanti gruppi fondamentali come Pop Group, Slits, Bauhaus, Gang of Four, Echo & the Bunnymen, A Certain Ratio, Suicide e tanti altri. Tra gli anni del prog e dei cantautori, quando tu avevi quindici anni, e l’arrivo del punk, quando ne avevi venti, che cosa è successo? C’è stato soprattutto il rock decadente. Con David Bowie e Lou Reed. Ci sono stati i Roxy Music e, per i palati più fini, ci sono stati anche gli Sparks, i Cockney Rebel e i Mott the Hoople. In Italia non era una musica molto seguita e nemmeno amata, visto che all’epoca era quasi obbligatorio ascoltare i cantautori, per non parlare degli Inti Illimani o del country rock della West Coast. Come racconto nel mio libro (Sono stato più cattivo, Mon- dadori, 2017, Ndr), le prime amicizie degli anni ’70 nascevano sui banchi di scuola proprio partendo dalla musica. Uno dei miei 38
LA DISCOGRAFIA STORICA DEI DECIBEL 1978 Punk, Spaghetti Records 1980 Vivo da re, Spaghetti Records PUNK PLAYLIST primi compagni di banco si chiamava Carmelo e realtà. Ma non era facile, perché non 1982 diventammo inseparabili scoprendo il nostro co- avevamo l’eskimo, non avevamo i ca- Novecento, I 10 dischi da non mune interesse per le pagine di «Ciao 2001». Insie- pelli lunghi e la barba e io avevo anche la Spaghetti Records perdere secondo me suonavamo la chitarra e abbiamo fatto il nostro basetta alla Lou Reed di Rock N Roll Ani- Enrico Ruggeri primo gruppo. Doveva essere il 1972 e suonavamo mal, per non parlare dei Ray-Ban, che nel Sweet Leaf dei Black Sabbath. Con Fulvio Muzio, mio caso erano occhiali da vista ma che, 1. David Bowie altro mio amico storico, la scintilla dell’amicizia come ho raccontato più volte, mi hanno “Heroes” scattò in uno dei primi giorni di scuola, tra i banchi fatto rischiare spesso le randellate. del liceo classico Manzoni a Milano, quando lui mi 2. Iggy Pop disse quella che io ho definito la frase magica, quel- Alla fine, però, il punk è arrivato in Lust For Life la che ci ha unito per sempre: «Gli Inti Illimani mi Italia... ed è diventato anche di sini- fanno cagare». Dire una cosa del genere in quegli stra. 3. Ramones anni equivaleva a sfidare l’establishment della cul- Certo, questo è stato l’ennesimo qui Ramones tura dominante dell’epoca. Fu lui a farmi scoprire i pro quo paradossale. Dal 1980 in poi, Queen prima e i Roxy Music poi. il punk è diventato la musica dei centri 4. Sex Pistols sociali, con i gruppi della Cramps e della Great Complotto, Never Mind the Bollocks Come si muoveva un’anima punk in quegli oltre a quelli dell’area di Firenze, da cui poi sono emersi i Lit- anni, tra il potere della sinistra da una parte fiba, i Cafè Caracas, i Moda (da non confondere con i Modà 5. The Stranglers e i sanbabilini dell’estrema destra dall’altra? di adesso). Senza dimenticare i DeNovo di Catania e i CCCP No More Heroes Con grande difficoltà. Perché, comunque ti muo- di Reggio Emilia, che sono diventati i più famosi di tutti. Per i vevi, rischiavi di prendere botte e insulti. La sinistra Decibel è stato un paradosso, come dicevo, perché mentre la 6. Ian Dury era monolitica e anche omofoba. I dischi di David Cramps negli anni ’80 proponeva gruppi punk, tutti di sinistra, New Boots and Panties!! Bowie venivano visti con sospetto perché la sua im- noi andavamo a Sanremo venendo nuovamente etichettati magine non corrispondeva al cliché del cantautore come traditori. Non a caso, al concerto dei Ramones del 1980 7. Ultravox! con la camicia a scacchi e la barba. In tutto questo, a Milano, i Decibel vengono presi di mira con cori di insulti da Ha!-Ha!-Ha! poi, dovevi anche cercare di non farti associare ai parte del pubblico. Ho dovuto aspettare che si spegnessero sanbabilini, peraltro lontanissimi dai miei gusti visto le luci per entrare e mischiarmi nella folla che ballava Hey Ho 8. Talking Heads che ascoltavano la dance e impazzivano per John Let’s Go. Tutti i concerti punk di quel periodo ho dovuto vederli 77 Travolta e Donna Summer. Tutta musica rispetta- con il cappellino e senza i miei occhiali bianchi per non farmi bilissima ma che all’epoca rappresentava la scelta riconoscere. Salvo al concerto dei Damned all’Orfeo, nel 1980, 9. The Clash peggiore possibile. Bisognava dribblare queste due dove l’ho fatta grossa presentandomi con i capelli ossigenati, The Clash 10. Larry Martin Factory Early Dawn Flyers And Electric Kids 39
Rewind Sopra, la pelliccia e gli occhiali bianchi. Ho voluto esagerare. E infatti Quando eri lì, poi, ti perdevi tra le proposte musicali e non a sinistra, non mi hanno fatto entrare. sapevi cosa vedere per la quantità di concerti che c’erano The Ramones: ogni sera. Andare a Londra mi è servito anche per farmi ve- Joey (Jeffrey E prima dei Decibel che cosa c’era di punk in Italia? nire molte idee su come proporci sulla scena musicale italia- Ross Hyman), Pochissimo. I Krisma di Maurizio Arcieri, che aveva suonato na. Malcolm McLaren che usa i Sex Pistols per scandalizzare Johnny nei New Dada negli anni ’60, avevano pubblicato il lungimi- l’Inghilterra pre-thatcheriana degli anni ’70 è stato un segno (John William rante Chinese Restaurant proprio nel 1977. Erano molto inno- rivelatore. Lui ha portato i suoi ragazzi in televisione scan- Cummings), vativi ed erano anche molto ricchi e si potevano permettere di dalizzando tutti. Poi in occasione del Giubileo ha pubblicato Marky (Marc prendere aerei per andare a vedere i Television a New York o la cover di God Save The Queen con la foto della regina con la Steven Bell) chi volevano a Londra. E ai tempi, se potevi fare tutto questo, spilla da punk. Lui in quel 1977 è riuscito a colpire il nervo sco- e Dee Dee alla fine facevi la differenza. Poi c’erano i Gaznevada di Bologna perto della società inglese. Che cosa potevo fare io? Attaccare (Douglas che però sono arrivati a esordire quando ormai erano diventati il governo Andreotti quando già lo facevano tutti aveva poco Glenn Colvin), un gruppo di new wave, con altre influenze. Ma c’era anche la senso. E così ho deciso di provocare quell’establishment fat- fotografati nel canzone italiana che subiva l’influenza del punk: prima di tutto to di movimenti studenteschi, Lotta Continua, Avanguardia marzo del 1980. Faust’o, un vero mistero della musica italiana, che ha fatto tre o Operaia e così via. Quelle erano le realtà monolitiche e inat- A destra, quattro dischi molto belli e poi è sparito. Poi Alberto Camerini taccabili dell’Italia di allora. Johnny Rotten e Ivan Cattaneo. Era veramente punk al cento per cento inve- dei Sex Pistols ce il nostro primo album, Punk, datato 1978, e anche il nostro È nata così l’idea del concerto alla Piccola Broadway, il è intervistato concerto in via Larga nel giugno del 1979, in una galleria d’arte, primo concerto punk a Milano, giusto? a bordo intitolato Sex Party Punk e organizzato da Graziano Origa, che In quel clima politico era difficile soprattutto suonare, perché del “Queen per noi era l’Andy Warhol italiano, artista, fumettista e illustra- gli unici graditi da chi organizzava concerti erano i cantauto- Elizabeth” tore, oltre che giornalista e poi direttore della rivista «Gong». È ri e i gruppi che parlavano di lotta di classe, con le eccezioni in navigazione stato uno dei primi a darci fiducia già nel 1977. E lui raccoglieva di pochi gruppi prog. Già nel ’74 avevamo suonato al liceo sul Tamigi intorno a sé tutta l’intellighenzia milanese, tanto che quella Einstein, portando per la prima volta in Italia sul palco le can- il 7 giugno 1977, sera a vederci c’erano, tra i tanti, Maurizio Arcieri e Christina zoni dei Roxy Music e lasciando tutti di stucco. Poi nel nostro durante il loro Moser dei Krisma, Mario Luzzatto Fegiz, Giulia Borghese del repertorio sono entrati molti altri pezzi di quel genere glam e Silver Jubilee «Corriere della Sera», il famoso designer Giancarlo Iliprandi decadente, come Sweet Jane e I’m Waiting For The Man di Lou Boat Trip. e Mizio Turchet, uno dei geniali art director di Fiorucci. E al Reed. Ma nel 1977 la distanza era ancora più grande e l’onda- mixer c’era Alberto Camerini! ta del punk inglese aveva dato voce a chi come noi sentiva il bisogno di cambiare da molto tempo. L’idea del concerto alla Che ruolo hanno avuto i viaggi a Londra in quell’epoca? Piccola Broadway di via Redi (angolo Buenos Aires, a Milano) Londra in quegli anni era una città dura, che non ti filava nem- è nata nella casa di un amico che abitava di fronte al locale. Era meno di striscio, tanto meno se eri italiano. Le prime volte ci il 4 ottobre 1977 e i volantini di quel concerto hanno scatenato si andava in macchina, a comprare gli amplificatori Marshall. una reazione che ha superato le nostre migliori aspettative. 40
Enrico Ruggeri Quali sono stati poi i concerti punk più importanti dell’e- passare dalla parte dei padroni. Io avevo le scritte sotto Per saperne poca a Milano e in Italia? C’è stato qualcosa prima o dopo casa che recitavano «Servo della borghesia». Però noi ci di più quello famoso di Adam and the Ants dell’ottobre 1978? siamo divertiti e l’abbiamo vissuta bene, perché eravamo Il primo vero concerto punk italiano poteva essere quello degli veramente molto diversi da quel mondo. Quando siamo Enrico Ruggeri, Heartbreakers allo Sporting Club di Santhià, in provincia di arrivati c’erano gruppi tipo La Bottega dell’Arte e i Collage, Sono stato più cattivo, Vercelli, il 23 dicembre 1977. Noi Decibel eravamo la band di con i capelli lunghi e le voci in falsetto. Poi c’era Pupo, c’e- Mondadori (2017) apertura. Poteva essere un evento epocale, ma alla fine i pro- ra Toto Cutugno e veramente quelli che per noi erano il tagonisti hanno dato buca e così abbiamo suonato solo noi. passato, morto e sepolto, anche se poi sono durati altri Stefano Gilardino, Il pubblico è rimasto di stucco perché si aspettava un concerto quarant’anni anni. Noi eravamo i marziani. Avevo tutti La storia del Punk, natalizio e non una band punk! Ci siamo rifatti nel maggio del contro: da una parte i protagonisti storici di Sanremo e Hoepli (2018) 1978 aprendo il concerto degli XTC al Teatro Tenda di Varese. dall’altra il nostro pubblico che si sentiva tradito. E in quegli Noi stavamo portando il punk in Italia, mentre gli XTC faceva- anni, quando avevi tutti contro rischiavi veramente la vita. Online: il sito no già parte della nuova ondata post punk e new wave in arrivo Non c’è stata più un’epoca come quella. Si veniva dagli anni elpasserotto.it da USA e Inghilterra, insieme a Stranglers, Costello, Ultravox, di piombo e per la strada i ragazzi si sentivano autorizzati curato da Police, Talking Heads, Devo e altri ancora. Pochi mesi dopo, a usare il randello e ad ammazzarsi. Il lato positivo, però, è Paolo Mazzanti Roberto D’Agostino ci ha organizzato due concerti al Titan di che poi tutto quello che ho vissuto dopo è stato in discesa. Roma, che sono stati davvero l’apice della carriera punk dei Non ci sono stati altri periodi così. Decibel. Infatti sono finiti anche con qualche rissa. Comun- que il più importante e anche l’ultimo nostro concerto punk è Foto di Riccardo Ambrosio stato quello del 16 ottobre 1978 a Milano con gli Adam and the Ants all’X-Cine, oggi Teatro Menotti di Milano. Tutto è nato DECIBEL, GALEOTTO FU SANREMO da un personaggio del sottobosco punk milanese, una certa Rosso Veleno, che ci ha contattato perché sapeva che noi ave- Dopo l’esordio folgorante di Contessa nel 1980, Enrico Ruggeri vamo l’impianto. È stata lei a organizzare l’arrivo di Adam Ant è tornato tante altre volte a Sanremo come solista e finalmen- a Milano. Quel nome all’epoca era sinonimo di punk inglese al te, nel 2018, di nuovo insieme ai Decibel, classificandosi al 16° cento per cento. Era una delle 4 o 5 band di culto che ruotava- posto con il brano Lettera dal Duca, una canzone dedicata a no intorno ai Sex Pistols e che hanno fatto parte del punk della David Bowie, il “Duca Bianco”, di cui si ricorda la memorabile prima ora, quello di Siouxsie and The Banshees, dei Sex Pistols, interpretazione in coppia con Midge Ure, l’ex chitarrista dello del film Jubilee e così via. Ragion per cui abbiamo accettato di storico gruppo new wave inglese Ultravox, nella serata dedicata suonare gratis. Adam è arrivato a Milano il giorno prima e a ai duetti. La presenza di Ruggeri e i Decibel al festival più impor- me è toccato il compito e l’onore di portarlo in giro per la città. tante della canzone italiana era ricominciata in realtà nel 2010 Visto da vicino, di giorno, era un tipico inglese gentilissimo e quando, sempre nella serata dei duetti, avevano interpretato molto timido, con gli occhiali spessi, perfino troppo delicato. insieme La notte delle fate. Il gruppo, con Fulvio Muzio e Silvio Mi colpiva questo suo modo di essere che contrastava con Capeccia, però, si è poi ricompo- la sua immagine sul palco, dove si toglieva gli occhiali e met- sto solo nel 2014, durante il con- teva in scena un punk feroce e violento, raffinatissimo, con certo degli Spark a Londra, e nel un’estetica che tendeva al sadomaso. Purtroppo quella volta 2016 ha annunciato il ritorno sulle l’emozione non ha giocato a nostro favore e il nostro concerto, scene con una conferenza stam- contrariamente a quello di Adam, non è passato alla storia pa nello storico Liceo Berchet di come un successo. La formazione però me la ricordo ancora: Milano. Nel 2017 è così uscito il Pino Mancini alla chitarra, Roberto Turatti alla batteria, Paolo disco Noblesse Oblige e, oggi, il Lovat al basso al posto del solito Erri Longhin e io alla voce. nuovo album Alma, di cui trovate Quei Decibel si sono sciolti poco dopo. Ma forse meglio così, la recensione a pagina 64. perché il punk era già finito ed era già forte la voglia di cambiare aria e di fare altre cose. Poi Sanremo e il successo? Andare a Sanremo è stata la svolta che volevo a tutti i costi. Quando me lo hanno proposto ho detto subito sì. Lo avevano proposto anche agli Skiantos, che però poi nelle fasi di sele- zione sono stati scartati. Loro hanno così potuto continuare a sputare sull’establishment. Noi invece siamo passati dall’al- tra parte. In quegli anni andare a Sanremo, infatti, voleva dire 41
MONDO VINILE42 1969-2019 - 50° Woodstock anniversary JOE COCKER 17 AGOSTO 1969 Non è un segreto che l’esibizione di Joe guitar. La sua voce profonda, roca ma dol- Cocker a Woodstock è probabilmente uno dei momenti più elettrizzanti dell’intero cissima, conquista il pubblico. Parola dopo festival. Negli anni, il suo volto scatenato e madido di sudore è diventato l’icona vera e parola, urlo dopo urlo, Cocker incide il pro- propria di Woodstock; ma quando quel po- meriggio del 17 agosto, l’ultimo giorno del prio nome nella storia della musica. I brani festival, Joe Cocker sale sul palco davanti a decine di migliaia di spettatori, non tutti che seguono Something Comin’ On sono tratti sanno bene chi sia, né quale musica suoni. Prima di Woodstock, infatti, Cocker, con dal primo disco della Grease Band, With A la sua giovanile timidezza ancora intatta, è poco più di una star nascente, una promes- Little Help From My Friends, e dal secondo, sa. È già uscito il suo singolo Marjorine, è già uscito il suo primo album con la Grease Joe Cocker, destinato a uscire dopo il festi- Band, With A Little Help From My Friends, e le sue performance dal vivo hanno già stupito val, nel novembre del 1969. E il pubblico del Newport Rock Festival e del Denver Pop Festival. Eppure, nonostante anche se ogni brano suonato Il disco queste e altre ottime premesse, è Woodstock da Cocker a Woodstock me- a lanciare Joe Cocker tra le stelle del rock. rita di essere riascoltato un L’intera esibizione milione di volte, il momen- di Cocker a Woodstock TUONI E FULMINI to più entusiasmante del suo è disponibile nel Cd Il concerto di Cocker a Woodstock comincia concerto è l’ultima canzone, Live At Woodstock, alle due del pomeriggio e apre l’ultima gior- quella cover dei Beatles che uscito nel 2009 nata del festival. Subito prima di lui, avevano strapperà l’eterna gratitudi- per A&M/Universal. suonato i Jefferson Airplane, mentre dopo ne dello stesso McCartney: Nella tracklist, tuttavia, di lui sarebbero entrati in scena i Country With A Little Help From My mancano le prime due Joe & The Fish. La comparsa effettiva di Joe Friends. canzoni dell’esibizione, sul palco viene preceduta da una sorta di in- L’esecuzione del brano cor- Who Knows What troduzione strumentale: la Grease Band, la risponde a una progressiva, Tomorrow May Bring sua band di accompagnamento, suona due e 40,000 Headmen, canzoni, Who Knows What Tomorrow May in cui la Grease Band Bring e 40,000 Headmen, entrambe prese si era esibita senza in prestito dal catalogo dei Traffic. Dear Joe Cocker. Landlord, una bellissima cover di Dylan, è LA SCALETTA il brano con cui Joe Cocker si presenta al viscerale esplosione di emo- La Band pubblico di Woodstock, seguito dall’origi- tività da parte di Cocker, che • Who Knows What Tomorrow May Bring nale Something’s Comin’ On. L’esecuzione di risponde affermativamente • Joe Cocker (voce) (senza Joe Cocker) quest’ultimo serve a scaldare i motori e a con sempre maggior tra- • Henry McCullough • 40,000 Headmen (senza Joe Cocker) vincere ogni incertezza: da quel momento il sporto alle reiterate doman- (chitarra, seconda voce) • Dear Landlord frontman entra in sintonia totale con la mu- de delle voci di accompa- • Alan Spenner (basso, • Something’s Comin’ On sica, seguendo spasmodicamente il ritmo e gnamento: «Credi davvero seconda voce) • Do I Still Figure In Your Life mimando una spettacolare partitura di air nell’amore a prima vista?». • Chris Stainton (tastiera, • Feelin’ Alright La tastiera e la chitarra as- seconda voce) • Just Like A Woman secondano questa tensione • Bruce Rowland • Let’s Go Get Stoned (batteria) • I Don’t Need No Doctor • Bobby Torres (conga) • I Shall Be Released • Hitchcock Railway crescente, mentre il front- • Something To Say • With A Little Help From My Friends man continua a contorcersi e a ballare usando ogni metro a sua disposi- zione sul palco. Il pubblico dimentica ogni riserva e incorona Cocker a beniamino del festival. Secondo la leggenda anche il cielo si è commosso per l’esibizione di Cocker: alla fine di With A Little Help From My Friends, pri- ma dell’arrivo dei Country Joe & The Fish, un furioso temporale con tanto di fulmini renderà il palco inagibile fino alle sei e mezzo di sera.
43 LIPVEERDDAENROE N BEN HARPER EVENTI In tour dal 2 al 13 luglio in tutta Italia P R E PA R AT E V I BILLY CORGAN KISS A UN ’ESTATE M O LTO CA LDA . . . 28 giugno, Gardone Riviera (Brescia); 2 luglio, Milano, 30 giugno, Ancona; Ippodromo SNAI San Siro 2 luglio, Sesto al Reghena (Pordenone) PFM CANTA DE ANDRÉ CANNIBAL CORPSE DREAM THEATER ANNIVERSARY 25 giugno Parma, Parma Villa Park 5 luglio, Villafranca di Verona (Verona), Dal 17 al 30 maggio Castello Scaligero in tour nei teatri di tutta Italia CARACH ANGREN ROCK THE CASTLE 2019 ACHILLE LAURO 24 giugno, Milano, Legend Club CON SLASH, SLAYER, DREAM THEATER, Dal 18 maggio al 14 agosto CARMEN CONSOLI GOJIRA, MONO E MOLTI ALTRI In tour in tutta Italia 21 giugno, Desio, Parco Tittoni 5-6-7 luglio, Villafranca di Verona (Verona), Castello Scaligero ANTONELLO VENDITTI TREVES BLUES BAND KING CRIMSON Dal 18 maggio al 16 luglio 20 giugno, Ponte Tresa (Varese); 6 luglio, Palmanova (Udine), Piazza Grande; In tour in tutta Italia 29 giugno, Voghera (Pavia); 11 luglio, Asti; 8 luglio, Verona, Arena; 10 luglio, Nichelino (Torino), Palazzina di Caccia di Stupinigi; DE ANDRÉ CANTA 13 luglio, Seravezza (Lucca); DE ANDRÉ 20 luglio, Desio (Monza-Brianza); 18 luglio, Perugia, Umbria Jazz ’19 26 luglio, Novellara (Reggio Emilia ) 23 maggio, Torino, Teatro Colosseo; KENNY WAYNE SHEPHERD 2 luglio, Fiesole (Firenze), Teatro DROPKICK MURPHYS + GUESTS Romano; 6 luglio Villa Lagarina (Trento), Parco delle Leggende 19 giugno, Padova, CHIARI BLUES FESTIVAL 2019 Parcheggio Nord Stadio Euganeo 7 luglio, Chiari (Brescia), Parco Villa Mazzotti COCKNEY REJECTS JOHNNY MARR DIANA KRALL 24 maggio, Torino, Hiroshima Mon Amour 18 giugno, Cesena, Rocca Malatestiana 8 luglio, Gardone Riviera (Brescia), 20 giugno, Gardone Riviera (Brescia), Anfiteatro del Vittoriale; 13 luglio, Perugia, ENRICO RUGGERI Umbria Jazz ’19 (Special guest: Allan Harris); Anfiteatro del Vittoriale 24 maggio, Torino, Teatro Colosseo 14 luglio, Roma, Cavea Auditorium Parco della Musica M ETA LITA LI A . C O M FIRENZE ROCKS GRETA VAN FLEET FESTIVAL 2019 VISARNO ARENA 10 luglio, Bologna, Bologna Sonic Park 1 e 2 giugno, Trezzo sull’Adda 13 giugno: Tool + The Smashing Pumpkins + (Milano), Live Club Dream Theater + Badflower + Skindred ...E NON È ANCORA FINITA FRANCESCO DE GREGORI 14 giugno: Ed Sheeran + Snow Patrol, Zara Larsson + Matt Simons Dall’11 giugno al 10 luglio in tour in tutta Italia 15 giugno: Eddie Vedder + Glen Hansard + Nothing But Thieves + The Struts 16 giugno: The Cure + Sum41 + Editors
DEILLLTAEMMUPSIOICA O PIUTTOSTO LA FABBRICA DELLA MUSICA? SIAMO STATI IN WARNER CHAPPELL , IL TEMPIO DELLE EDIZIONI MUSICALI DI WARNER MUSIC GROUP, PER SCOPRIRE COME LA PROFESSIONALITÀ NON PUÒ FARE A MENO DELLA PASSIONE D I Valentina Giampieri
45 È INUTILE NEGARLO, c’è un cinismo ormai arte? Abbiamo provato a scoprirlo infiltran- tralità. Usciva il disco, l’artista andava in tour MONDO VINILE diffuso nei confronti dell’industria musicale. Si doci nella tana del gigante e affidandoci a tre per farlo conoscere e la storia finiva lì. Adesso guarda alle major un po’ come Charlie guarda “guide” che questo luogo lo conoscono bene: abbiamo il tour che ne anticipa l’uscita, quello Willy Wonka che gli sbatte la porta infaccia dopo Diego Calvetti, Roberto Razzini e Sergio Val- che lo celebra, quello che celebra il tour che ha il tour della fabbrica di cioccolato: come a quelli larino (in arte Zibba). Tutti e tre lavorano per celebrato il disco e così via. Perché è lì che si che ci hanno infranto il sogno. Se si abbandona Warner Chappell Music, la società globale di guadagna ormai, il disco è diventato un gad- per un attimo lo stereotipo, però, e si riapre quella edizioni musicali di Warner Music Group che get. Oggi dobbiamo necessariamente andare porta, si scopre che, oltre, le cose non sono pro- ricerca e forma autori e compositori, oltre a a intercettare e monitorare tutta una serie di prio come sembrano. Intanto, di major ne resta- gestire e tutelare i repertori già esistenti. Qui utilizzazioni che negli anni passati non c’erano no tre. Cosa che le rende delle specie di galassie: continua a funzionare il meccanismo più an- o erano marginali: quanti sono i click su You- cercano di coprire tutti i settori della musica e tico dell'industria discografica, quello in auge Tube, quanti gli ascolti su Spotify di un pezzo tutti i suoi ambiti, dai concerti al publishing. decenni prima che la discografia subappaltas- o di un video. C’è una differenza abissale per Inoltre, in tutte le grandi società, mai come oggi se alla tv o a YouTube il compito di indicarle chi siede da questa parte della scrivania, prima costrette a sottostare alla frenesia della produzio- i talenti su cui puntare. Prima ancora di far- avevi un controllo assoluto sul prodotto fisi- ne, sicuramente ci sono persone che guardano ne il loro mestiere, Roberto Razzini, Zibba e co. Oggi hai un’intermediazione che è fuori soltanto al profitto. Eppure quello della musica è Diego Calvetti si sono avvicinati alla musica da questo controllo, ma che soprattutto non un mondo in cui ancora bruciano passioni. per passione, ma dai loro esordi le cose sono genera più una corretta e coerente margina- Una società come Warner è un gigante che cambiate. E non poco. lità per chi fa il lavoro creativo: autori, artisti, deve competere con altri due giganti: Uni- «Negli anni ’80 – ricorda Razzini – uscivano produttori, interpreti, esecutori e musicisti». versal e Sony. Mercato e profitto non possono Madonna con True Blue, Zucchero con Blue’s, mai uscire dall’equazione. In che misura tro- vendevano un milione e mezzo di dischi e si COME SONO CAMBIATI GLI AUTORI? vano spazio le altre componenti, come il gusto monitorava il successo del prodotto sulla base Roberto Razzini: «È cambiato soprattutto il personale, il coraggio, il rischio, il desiderio di di quelle copie vendute. L’economia legata al linguaggio: i cantautori che fanno rap e trap contribuire a diffondere un po’ di qualità, o business della musica era completamente di- non arrivano più da me con la chitarrina, ma addirittura in qualche caso, dicendolo piano, versa: aveva nel disco la sua quasi totale cen- usano dei bit e delle top line. Il loro provino DIEGO CALVETTI ROBERTO RAZZINI SERGIO VALLARINO (CASTELFIORENTINO, 1974) (PAVIA, 1963) (VARAZZE, 1978) Produttore, musicista, compositore e pa- Dal maggio del 2002 è Managing direc- Cantautore, nel 1998 forma la band Zibba roliere. Ha una sua sala di registrazione tor di Warner Chappell Music Italiana, e Almalibre. Vince il Premio della Critica (Platinum Studio) a San Gimignano, in To- dove dal 1996 ha ricoperto il ruolo di al Festival di Sanremo con Senza di te scana. Diplomato al conservatorio di Fi- Direttore editoriale. Dal 2013 al giugno (2014). Le cose (2018) è il suo ultimo al- renze, è stato più volte direttore d’orche- del 2018 è stato membro del Consiglio bum. Come autore ha scritto anche per stra al Festival di Sanremo e vocal coach di sorveglianza e della Commissione Eugenio Finardi, Max Pezzali, Marco Masi- nella quinta edizione di X Factor. Come musica Siae e presidente della Fem (Fe- ni, Elodie. È direttore artistico dell’etichet- autore ha scritto anche per Patty Pravo, derazione Editori Musicali). Dal novem- ta Platonica, del Premio Bindi (dal 2017) e Noemi, Gianni Morandi e Paola Turci. bre del 2018 è membro del Consiglio di produttore di alcune realtà indipendenti. Si è innamorato della musica con... «La gestione Siae. Si è innamorato della musica con... prima cassetta che proprio mi ha fatto an- Si è innamorato della musica con... «Il disco più importante per me è sicu- dare fuori di testa è stata la Nona sinfonia «Sicuramente con Parsifal dei Pooh. Poi ramente Heartattack and Vine di Tom di Beethoven. Ero bambino, avrò avuto otto la prima volta che ho sentito Music di Waits. È stato quando l’ho sentito che ho anni ed è stato un vero e proprio uragano». John Miles». capito che si poteva fare dell’altro».
46 deve suonare quasi come un pezzo fatto e fini- chi scrive. C’è meno voglia da parte degli in- COME È CAMBIATA LA MUSICA? to. Hanno tra le responsabilità anche quella di terpreti di sperimentare. Per esempio mi fa Roberto Razzini: «La velocità con cui noi oggi immaginare il taglio che la canzone avrà. Non imbestialire quando mi dicono: “No, Tizio, fruiamo delle canzoni, tramite lo streaming siamo di fronte all’autore melodista, ma a un quella parola non la dice; questo genere di me- per esempio, ha sicuramente un impatto di- autore arrangiatore e produttore di se stesso, lodia non è nelle corde di Caio”. Probabilmente verso sulla musica: non le dà il tempo di conso- che può anche non saper leggere la musica, anche Guccini, quando ha scritto L’avvelenata, lidarsi e mettere radici. C’è molta più velocità ma deve saper usare il computer. Una volta non immaginava di poter dire quello che poi anche nella produzione, perché la tecnologia l’editore aveva una serie di pezzi che gli autori ha detto. C’è la paura di cambiare, ma così si ha accorciato il divario. Fino agli anni ’90, se consegnavano e cercava di piazzarli sul mer- rischia l’appiattimento». volevi realizzare un prodotto che aveva deter- cato. Oggi si scrive su misura per l’artista che Zibba: «Scrivere è il mio pane quotidiano, da minate caratteristiche oggettive di qualità, do- si vuole raggiungere: l’autore riceve dei brief, sempre, è il mio modo di esprimere quello che vevi andare in uno studio. Oggi, qui in Warner, viene stimolato con delle indicazioni. Entra da sento. In Warner mi sono però avvicinato ad al- abbiamo una stanza con alcuni strumenti e il noi la mattina e il pomeriggio stesso a volte ha tri tipi di scrittura. Farlo per gli altri, per quanto computer, è nata come sala per fare i provini, già in mano una canzone nuova. Mahmood, mi riguarda, è una responsabilità maggiore. ma se ci entra qualcuno che sa “smanettare” Achille Lauro, Ultimo, Tedua sono autori mul- La differenza è sostanziale. È come trovarsi bene, ne escono prodotti che possono tran- timediali: hanno una maggiore consapevolez- davanti a due porte, una conduce a casa tua, quillamente passare direttamente in radio. In za nel mettere insieme le diverse componenti l’altra a casa di una persona di cui sei ospite. Se quegli anni ci volevano anche sei, sette mesi di una canzone. E vale anche per artisti più a casa tua c’è disordine, in fondo, sono affari per realizzare un disco. Oggi, magari, per un consolidati come Vasco, Ligabue e la Pausini. tuoi. Quando entri in casa d’altri, invece, porti disco di Laura Pausini impieghi lo stesso tem- La tecnologia ci ha portato qui». un dono, fai in modo che sia il più buono pos- po, ma perché fai registrare gli archi a Londra, Diego Calvetti: «La figura dell’autore dipende sibile, ringrazi dell’invito e ti metti al servizio le batterie qui, le chitarre a Los Angeles e poi ti sostanzialmente dal tipo di prodotto che stai di chi ti ha aperto la porta. Quando lavoro per serve tempo per assemblare il tutto. Oggi hai confezionando. Se sei Brunori o Fabrizio Moro me stesso è tutto un po’ più istintivo. A volte l’opportunità di fare un disco decoroso e di e scrivi canzoni indie o pop, il tuo strumento è compongo sul telefono, anche solo tambu- successo ovunque, anche in un mese». sicuramente un pianoforte o una chitarra. Se rellando un tempo su un oggetto qualsiasi, Diego Calvetti: «Una volta Gianni Morandi sei Ghali, invece, è il computer. In passato il altre volte sono più fortunato e l’ispirazione mi ha raccontato di quando, negli anni ’60, re- produttore accompagnava l’artista dal disco- arriva mentre sono davanti al computer con lo gistrava le prime canzoni e gli arrangiamenti grafico e per un paio d’ore si suonavano i pez- strumento in mano. L’importante è riuscire a glieli faceva Ennio Morricone. Arrivavano zi, con la chitarra o al pianoforte. Se melodie buttar giù tutto subito prima che la fiammella in questa sala enorme a Roma con sessanta e testi piacevano, il discografico decideva di dell’ispirazione si consumi. In quello che fac- elementi d’orchestra. Morricone consegnava investire in entrambi. Oggi il lavoro del disco- cio per me non voglio ci sia alcun tipo di cal- le partiture a ciascun musicista e provavano grafico lo facciamo noi: io ascolto chi viene da colo a priori. Accetto la canzone imperfetta, il pezzo. Se a Franco Migliacci (il produttore, me, trovo il vestito più adatto alla sua musica ma ispirata. Quando scrivo per altri, e a volte Ndr) il risultato non piaceva, il tutto slittava di e il discografico in un certo senso si trova la mi capita di dover essere decisamente più pop, una settimana, perché Morricone doveva avere pappa pronta. Rispetto a un tempo, oggi forse il lavoro invece diventa un gioco di ruolo con il tempo di riscriverle. Con il computer si ha ci sono un po’ troppi parametri e paletti per delle regole». già un’idea di quello che sarà il risultato fina-
47 le, in passato potevi soltanto immaginartelo. ANALOGICO VS DIGITALE c’è una regola. È bellissimo che il vinile e Spo- Era un lavoro molto più lento e complesso. Un Diego Calvetti: «Il discorso della bassa tify convivano, ma non ha senso tornare al “cut tempo, però, si investiva moltissimo nella pro- qualità dello streaming, molto spesso, è una and paste” fatto con le forbici». duzione, oggi in Italia si spende molto meno. scusa. La qualità di Spotify, con quel tipo di Zibba: «Oggi l’errore più grande è cercare di Eccetto rari casi. Zucchero, per esempio, è tra compressione, per l’ascoltatore medio è altis- mixare i brani in modo che la musica suoni quelli che utilizzano interamente i budget che sima. Il problema non è Spotify, il problema, e bene anche dal supporto peggiore. Se decido gli danno. Anzi, investe anche soldi suoi! E si ne faccio sempre una questione nostrana, è la di ascoltare musica dal cellulare è un problema tratta di dischi che si realizzano in due anni e realizzazione del disco. Se prendi un disco di mio, ma il prodotto deve comunque suonare per buona parte in America. Però è oggettivo: Adele, che tu lo senta dal Cd su un impianto da bene anche sui supporti “giusti”. Il ritorno al al di là del gusto personale, la sua musica suona trentamila euro o in streaming con le cuffiette, vinile influisce non tanto sul modo di scrivere, meglio di altre. C’è una cura maggiore. La can- suona benissimo comunque. Anche quando si quanto sull’esperienza di ascolto. Se prendo in zone è come un film: non basta avere una buo- tratta di vinile, occorre fare una distinzione: mano il vinile e lo appoggio sul piatto significa na sceneggiatura, quello che crea la magia è la se si tratta di un disco registrato negli anni ’70 che ho più tempo da dedicare a quell’ascolto. fotografia, il modo in cui lo confezioni. Spesso allora c’è quel calore del lavoro completamente Tuttavia, ringrazio Dio che oggi esista anche il traino di un disco è una robetta che funziona, in analogico, quella distorsione armonica do- altro: quando ho poco tempo e voglio ascol- la hit del momento. Poi, però, nel lungo perio- vuta alla saturazione del nastro o delle valvole. tare cose nuove, posso usare Spotify in modo do, di queste non ne resta una». Un vinile fatto oggi, passando per il digitale, rapido e posso skippare». Zibba: «Ora si hanno più mezzi e molto più non avrà la stessa magia». Roberto Razzini: «Proviamo ad allontanarci veloci. L’importante, però, è sapere che non Roberto Razzini: «L’evoluzione del suppor- un attimo da quelli che sono gli strumenti che hanno lo stesso effetto. È possibile produrre to in qualche modo ha cambiato la quantità abbiamo a disposizione oggi per ascoltare mu- una canzone, mixarla, masterizzarla, addirit- di pezzi che escono. Quando c’era soltanto il sica. Il linguaggio cambia perché cambiano i tura scriverla nello stesso giorno, e ottenere un vinile, avevi un vincolo non da poco: lo spazio. tempi, cambia la società. E la musica, bella o prodotto radiofonico perfetto, ma è possibile Lo standard erano gli otto pezzi, quattro sul brutta che sia, è da sempre un’espressione ar- anche decidere di averne più cura: si tratta di lato A e quattro sul lato B. Per fare sedici pezzi tistica e culturale strettamente connessa alla una scelta personale. E come quando vuoi dovevi fare un doppio, che però ti costava due quotidianità in cui viviamo. I cantautori degli sentire un amico, ma gli mandi un messag- volte tanto. Oggi se ti limiti agli otto pezzi non anni ’70 raccontavano quel mondo – e forse gio su Whatsapp... quel messaggino è come la è nemmeno un album, è un Ep. Sotto gli otto oggi sembrano per certi versi anacronistici – canzone fatta in un giorno. Va bene lo stesso, pezzi neanche ti mettono in classifica, devi mentre i cantautori di oggi, semplicemente, assolve alla sua funzione, però telefonare op- scriverne di più. Per lo streaming il discorso si esprimono in altri modi. A me, però, piace pure sedersi in un bar a chiacchierare è diver- è diverso, e anche qui tutto dipende dal tipo pensare che i principi fondanti nella struttura so. A volte hai bisogno di quello, altre volte del di artista. Se la tua vocazione è quella del vi- di una buona canzone, restino uguali: deve es- messaggio e basta. Per esempio, il mio disco Le nile o del live, concentri il tuo lavoro per quel sere orecchiabile, avere un gancio e dei conte- cose è stato lunghissimo, mentre per il singolo tipo di resa. Se sei un artista super teen e il tuo nuti, deve esprimere qualità, riuscire a colpire Cinghiali mi sono affidato più alla mia velocità mercato è dunque quello di YouTube o dello l’attenzione, ma soprattutto restare. Perché di produzione. Poi, però, mi sono dato anche streaming, magari ti fermi un gradino prima, poi alla fine, oggi come ieri, è la canzone che il tempo necessario per rifinirlo». perché tanto sai che è già sufficiente così. Non vince».
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