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Architectural Digest | June 2020

Published by spc, 2020-06-26 13:51:36

Description: The Great Escape : "Into The Wild" - High Desert Retreat

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NUMERO 465. GIUGNO 2020 THE GRE AT E SCAPE

Into Milletrecento metri sopra Coachella, nella natura, un sogno fatto di vetro, legno e acciaio. E dell’amore di una coppia

the Wild Testo di Laura Pezzino Foto di Joe Fletcher

ERAVAMO OSPITI DA AMICI, PASSEGGIANDO SIAMO ARRIVATI QUI. LA VISTA, LA LUCE, L’ARIA: ALEGGIAVA COME UNA SENSAZIONE ULTRATERRENA» La vista dalla pi- La cucina dà sulla valle. Mobili Secondo Harry Carr, un cronista califor- scina, verso sud, con l’orizzonte occu- in noce Henrybuilt con piani in mar- niano dell’inizio del secolo scorso, Palm pato da un pinyon (pino del deserto) e mo. Panca in abete Douglas di Vintage Springs non era altro che «un deserto di- dalla catena montuosa in lontananza. Timberworks. Sgabelli CB2. sabitato» fino a che, attorno al 1880, un avvocato di San Francisco non portò suo figlio malato di tubercolosi alle sorgen- ti minerali che si trovavano in quella zo- na. La salute del ragazzo migliorò in fret- ta e in pochissimo tempo la voce si spar- se in tutto lo Stato. La costruzione del pri- mo hotel iniziò nel 1886, e tra i suoi primi ospiti ci fu anche Robert Louis Stevenson, l’autore dell’Isola del tesoro. Non passò molto prima che la nascen- te industria di Hollywood la scoprisse, sia come location – negli anni Venti per i film muti, più recentemente per pellicole co- me Alpha Dog e Ocean’s Eleven – sia come luogo ideale per le favolose magioni del- le star. Se le cose inanimate potessero par- lare, ogni arbusto di questo deserto avreb- be aneddoti da raccontare su gente come Frank Sinatra, Dean Martin, Elvis Presley, Cary Grant e Marilyn Monroe. Per la coppia di San Francisco che ha deciso di costruire il proprio High Desert Retreat sopra questo pezzo di deserto ai bordi della Coachella Valley (quella del fa- migerato festival musicale), è stato fin da subito amore: per il luogo, certo, ma anche per un progetto comune che è servito a ce- mentare la loro relazione. I due, un ricerca- tore di biotecnologie originario della Sviz- zera e un agente letterario newyorkese, vi- vevano ancora sulle coste opposte degli Stati Uniti: «Eravamo stati invitati da al- cuni amici che avevano acquistato una ca- sa modernista degli anni ’60 in questa pic- cola comunità. Camminando nei dintorni, 94

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ARCHITECTURAL DIGEST La casa è appol- laiata in cima a un burrone, incasto- nata tra massi e pini. Un impatto ar- chitettonico bassissimo sull’ambiente. Il soggiorno, affacciato sul- la valle, è collegato al cortile adiacen- te. Divano Minotti, tappeto ABC Car- pet & Home, tavolino vintage Silas Se- andel Studio, Museum Bench (Studio Christopher Kreiling), lampada da ter- ra vintage italiana anni ’50. ci siamo imbattuti in questa splendida lo- cation. La vista sulla valle, la luce, l’aria: aleggiava come una sensazione ultrater- rena che ci ha fatto sognare di avere an- che noi un giorno la nostra casa in quel posto speciale». La scelta sullo studio di architettura al quale a dare un progetto così ambi- zioso è caduta sull’Aidlin Darling Design, ideatore, tra l’altro, del suggestivo Win- dhover Contemplative Center della Stan- ford University: «Ci eravamo innamorati di quell’edificio, così qualche giorno dopo abbiamo assistito a una conferenza in cui spiegavano la loro filosofia di progettazio- ne che teneva conto di tutti e cinque i sen- si. Quando poi uno degli architetti, Joshua Aidlin, ha detto di avere il sogno di costru- ire una casa nel deserto, abbiamo intuito che l’abbinamento poteva essere perfetto. E non ci sbagliavamo». L’High Desert Retreat è composto da un insieme di volumi rettangolari, infram- mezzati da legno e acciaio, disposti su li- velli diversi per assecondare la morfologia del terreno. Tutto attorno è abbracciato da un’immensa vetrata che incornicia un pa- norama da mozzare il fiato. Dopo l’ingres- so, che funge anche da sala da pranzo, si spalancano il terrazzo e la piscina a sfio- ro a acciati sullo sbalorditivo bacino del- la Coachella Valley, oltre 1.300 metri più in basso, e sulle catene montuose che lo racchiudono. Tutti gli ambienti, compre- se la camera da letto padronale e quella, se- mi-indipendente, riservata agli ospiti, so- no «annidati» tra composizioni di rocce e pinyon (il pino tipico di questo deserto) che 96

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LE ROCCE, I CACTUS, GLI ALBERI CENTENARI VOLEVAMO UNA CASA CHE COMPLETASSE LA NATURA, NON CHE FOSSE IN COMPETIZIONE CON LEI paiono realizzate ad arte da un landscape Un’apertura rettangolare La sala da bagno padronale è designer, e che invece sono state preser- è scavata nel piano continuo del tet- stata progettata per massimizzare la vate intatte proprio per ridurre al minimo to in legno per incorniciare il cielo co- connessione sensoriale con il paesag- l’impatto sull’ambiente circostante. me un quadro in continuo mutamen- gio. Sia la doccia che la vasca da ba- to, tra nuvole e falchi. Fornisce anche gno si aprono fisicamente alla natura «Siamo stati attratti dalla bellezza: le al cortile la giusta quantità di luce per selvaggia circostante. Vasca giappo- rocce, gli alberi centenari, i cactus, i gi- prendere il sole. nese in legno, Zen Bathworks. nepri, i manzanitas (arbusti semprever- di, ndr), le piante di yucca. Aidlin Darling Design ha fatto un lavoro davvero incre- dibile per permetterci di vivere sia il den- tro che il fuori durante tutto l’anno. Vole- vamo una casa che completasse la natura e non che fosse in competizione con lei», dicono i proprietari, convinti ambientali- sti, che hanno trascorso qui tutto il perio- do della quarantena. «Prima, venivamo un paio di volte al mese in aereo da San Fran- cisco: da casa a casa ci vogliono circa tre ore. Qui abbiamo anche molti amici che, normalmente, amiamo invitare. In questi mesi abbiamo trovato il modo di continua- re a lavorare e mantenerci in forma: nuota- te, lezioni di yoga su Zoom, allenamenti su FaceTime con il nostro trainer. Abbiamo anche approfittato del maggiore tempo li- bero per studiare l’italiano». La coppia, infatti, sta anche ristrut- turando una villa in Toscana. «Si tratta di una costruzione del Seicento, in nettissi- mo contrasto quindi con la contempora- neità dell’High Desert Retreat. Della vil- la fa parte anche un vigneto, La Cocom- bola, che era stato trascurato per decenni. Ora stiamo lavorando con un giovane im- prenditore locale e un enologo per ripor- tarla in vita, sperando di riuscire a produr- re dei vini interessanti». I dintorni dell’High Desert Retre- at appartengono quasi interamente a una riserva naturale: «Facciamo molte 99



Soggiorno e cucina sono collegati da un cortile che, attraverso la piscina a sfioro, offre una vista a perdita d’oc- chio. Lo spazio è protetto dal sole da un graticcio di legno. Di sera, una li- nea di fuoco emerge dal pavimento. Poltrone basse Easy Armchair disegna- te da Pierre Jeanneret.

ARCHITECTURAL DIGEST CASE , Il soggiorno con vista sulla valle al tramonto. Lampada da terra vintage, un pezzo italiano an- ni ’50. La zona pranzo. Fine- stre Monumental Windows, sedie Be- aubourg vintage di Michel Cadestin, lampada Vibia. All’ingresso si è accolti da una costellazione di sculture naturali, una roccia del deserto, un cactus e uno specchio d’acqua. Sotto un graticcio in legno la vetrata della sala da pranzo incornicia le montagne in lontananza. escursioni lungo i percorsi segnati, che sono punteggiati da bellissimi cactus con fiori rosa e gialli luminosissimi. In esta- te invece preferiamo restare sulle strade, soprattutto dopo un incontro ravvicina- to con un serpente a sonagli che non vor- remmo ripetere». Perché la fauna, qui, è davvero selvatica: «Ogni giorno vedia- mo grandi lucertole, scoiattoli, falchi dal- la coda rossa, colibrì e conigli, tantissimi conigli. A volte persino le linci rosse e la pecora delle Montagne Rocciose». An- che la potenza degli elementi naturali è senza filtri, in particolare quella del ven- to: «Amiamo molto il suo suono, special- mente di notte. Da perfettamente immo- bile e silenziosa, l’aria può diventare in pochissimo tempo talmente forte da spez- zare i rami degli alberi. In fase di proget- tazione, gli architetti si erano accampa- ti sul sito per 24 ore e avevano osservato ogni tipo di variazione, da come cambia la luce nel corso della giornata agli sche- mi del vento». Difficile immaginare, in un posto così, un momento della giornata meno fa- voloso degli altri. Però, assicurano i pro- prietari, lo spettacolo inizia verso sera. «Qui il tramonto dura quasi un’ora: ini- zia dipingendo delle ombre sulle monta- gne al di sopra della Coachella Valley, poi passa al cielo dove esplodono l’arancione e il rosa seguiti da viola e giallo. È una lu- ce impossibile da catturare nelle fotogra- fie». Con una performance di questo tipo che va in scena ogni giorno proprio fuori dalle proprie finestre, «è più facile ricor- dare che condividiamo il pianeta con mol- te altre meravigliose creature».

AMIAMO IL SUONO DEL VENTO, LA NOTTE. E IL TRAMONTO DURA UN’ORA, IN UN’ESPLOSIONE DI ARANCIONE E DI ROSA, SEGUITI DA VIOLA E GIALLO 103


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