In queste pagine immagini donations a sanctuary was built. I have dall’archivio fotografico esposto especially focused on the re-evaluation nel Castello: cento anni di vita of the historical and artistic heritage and quotidiana del paese. I trust in young people investing in cultural tourism. The castle, the tower il fervore religioso attirò qui migliaia di persone e si gridò al miracolo, in and the cliff are now restored and fully effetti con le donazioni venne costruito il santuario… Da sindaco ho puntato accessible. We have created a network in questi anni tutto sulla rivalutazione del patrimonio storico e artistico di with the nearby villages Ficuzza, Mari- Cefalá e spero in quei giovani che vogliono investire nel turismo culturale, neo, Mezzojuso, Villafrati”. Today Ce- restando qui o tornando. La strada è tracciata. Il castello, che cinque anni fa falà also has a small contemporary art apriva i cantieri, è oggi perfettamente fruibile e aperto tutti i giorni inclusi gallery with works from all over Europe. i festivi grazie al personale comunale, la torre restaurata e la rupe messa The castle is also a place of memory, in sicurezza, l’ illuminazione verrà presto completata insieme all’ accesso thanks to the young photographer Fil- senza barriere architettoniche. L’idea è stata quella di fare rete con i borghi ippo Barbaria. Three hundred images limitrofi, La Ficuzza con i suoi bo- in black and white show the life in Ce- schi e la Casina di caccia di epoca borbonica, Marineo, Mezzojuso, falà in the twentieth century, compar- Villafrati, riaprendo le trazzere per ing the places, the faces, the crafts, the il trekking e le mountain bike, gli events of yesterday and today. “People agriturismi e le masserie dove cre- have opened albums and drawers: the are eventi culturali”. building of the square, the church, the Adesso Cefalà ha anche una picco- amazing appearance of the Madonna in la pinacoteca comunale con opere the 60s. Memory is important to keep d’arte contemporanea donate da the link with one’s roots. Young people artisti di tutt’Europa. Quest’estate like me are almost all abroad looking si è svolta la prima collettiva inter- for a job but here we may have a chance nazionale di pittura, realizzata gra- to restart from a touristic relaunch of zie al contributo di alcune aziende landscape and historical heritage”. agricole locali. Il castello, che raccoglie nei suoi 101 magazzini materiale archeologico raccolto in molti anni, è diventato anche il luogo della memoria su ini- ziativa di un giovane fotografo del luogo, Filippo Barbaria.Trecento immagini in bianco e nero sono in mostra lungo le pareti della torre e raccontano i mo- menti salienti della vita cefalese attraverso tutto il ‘900, mettendo a confronto i luoghi, i volti, i mestieri, gli avvenimenti di ieri e di oggi. “Siamo andati di casa in casa - spiega Barbaria - la gente con vivo interesse ha aperto album e cassetti. Abbiamo documentato la nascita della piazza, la chiesa madre, l’in- credibile storia dell’apparizione della Madonna tra i ruderi del castello a fine anni ‘60. Un altro mondo rispetto a oggi, ma è importante ricordare per creare il legame con le proprie radici. I giovani come me sono quasi tutti fuori sede per cercare lavoro ma possono tornare e ripartire da qui, dalla cultura e dalla rivalutazione turistica del paesaggio naturale e dei beni storici”. Maria Laura Crescimanno
l’uomo che ha salvato la gioia Nello Bl angiforti, per vent’anni, ha percorso l a sicilia all a ricerca dei semi dei grani antichi. così ha creato una “banca” dell a diversità biologica che sta facendo nascere una nuova economia nelle campagne 102
isola naturale A sinistra, spighe di grano Bidì. A destra, insaccamento del grano dopo la mietitura nell’azienda agricola Di Gesu. e non fosse stato per il suo andare su e giù per la testi Alessia Franco Sicilia - come un pellegrino, come un viaggiatore del grano, alla continua foto Maurizio Geraci ricerca - probabilmente bufala, regina, castigliona, nurrìa sarebbero soltanto nomi bizzarri, con un significato riservato agli addetti ai lavori. 103 Se oggi questi grani possono invece essere coltivati, lo si deve alla straordina- ria storia di Nello Blangiforti, oggi funzionario direttivo e assistente tecnico della stazione sperimentale di granicoltura di Caltagirone. L’uomo che ha salvato spighe e semi, che li ha rintracciati porta a porta, che li ha custoditi. I grani che oggi hanno dato nuovo ossigeno all’economia della Sicilia profonda - Sicilia granaio degli Antichi Romani - dove sono nate nuove aziende e sono tornati a girare vecchi mulini. La Sicilia dell’entroterra colorata di giallo e di marrone a seconda delle stagioni. Un lavoro di recupero lungo e paziente, che il perito agrario ha intrapreso negli anni Duemila, quando si iniziava a parlare dell’importanza della biodiversità ma ancora l’imperativo era uno solo: aumentare gli standard di produttività, quasi a ogni costo. “Non è stato facile trovare quei grani - racconta Blangiforti - per diversi motivi. I custodi di questo sapere antico erano spesso persone molto anziane, che li coltivavano soltanto per abitudine, o per foraggiare gli animali. Alcuni non credevamo nemmeno che esistessero, come il ‘manto di Maria’: una G
isola naturale sorta di leggenda, custodita da una signora, a Scicli. Trovare questa varietà è In alto, mulino in pietra usato per stata una vera emozione”. la macinazione dei grani antichi I vecchi e il grano. Non è semplice entrare nella testa e nei cuori di chi è al Mulino del Ponte di Filippo Drago stato con la schiena contro il cielo per tutta una vita, e che spesso lega proprio a Castelvetrano. Sotto, selezione alla terra i ricordi di un’esistenza. Spesso, per i vecchi contadini, i grani tra- e analisi di semi nel centro dizionali rappresentano un passato di carestia: la guerra, quando si macinava del germoplasma. A destra, male e di nascosto, con i materiali di risulta, e sempre con il terrore di essere coltivazione di varie tipologie scoperti. E il pane si faceva scuro e colloso, come la fame: “Ancora oggi dagli di grani antichi. anziani il pane scuro come quello integrale non è visto di buon occhio - dice Blangiforti - perché è associato a un vissuto pesante. Il pane bianco, invece, rappresenta l’opposto, un avanzamento sociale”. Ecco perché, nella sua estenuante ricerca, dai Nebrodi alle Madonie, fino al paesino più recondito della Sicilia, ha dovuto innanzi tutto accostarsi a un mondo ancora arcaico, declinando i nomi delle spighe ora al maschi- le ora al femminile, a seconda del dialetto del luogo. Parlando, soprattutto: perché attraverso le parole, che si rapprendevano lentamente in racconti, in aneddoti, venivano fuori pezzi di vita dei campi, tra cielo e terra, tenuti insieme dalle spighe. Un viaggio che lo ha condotto nei monti vicino Randazzo, per recuperare la ‘bufala’, nei campi ventosi di Nicosia, alla ricerca della ‘castigliona’, a Santa Croce Camerina per la ‘nurrìa’, e a Chiaramonte Gulfi per salvare dall’oblio la ‘regina’: “Quando chiesi a un anziano che mi avevano indicato se ne avesse an- cora - dice Blangiforti - i suoi occhi si riempirono di lacrime: ricordò il padre, che lo coltivava”. Un viaggio a tentoni, perché capitava che le sementi fossero conservate da troppo tempo, perdendo così la capacità di germinare. Oppure che le spighe effettivamente fertili fossero veramente poche e che si riducessero a un pugno di semi. Il lavoro di ricerca e catalogazione di grani fa parte delle attività della sta- zione di granicoltura di Caltagirone: già dal 1927, anno della sua fondazione, se ne occupò il suo primo direttore, Ugo De Cillis. I grani antichi recuperati da Blangiforti negli anni Duemila rischiavano però di perdersi per sempre: “Ricordo di viaggi fatti fino al laboratorio con la mia Prisma piena zeppa di spighe, e un grande entusiasmo - racconta - ma i tempi non erano ancora maturi per capire l’importanza del Summit della Terra, che nel 1992 aveva fra l’altro introdotto i concetti di biodiversità e sostenibilità. Tra le prime regioni italiane a introdurre grani alternativi, figurano la Toscana e l’Umbria, e subito dopo la Sicilia. Parliamo, ovviamente, degli ultimi quindici anni, è questo il periodo in cui si sono riscoperte queste preziose spighe”. Una vera e propria risorsa. Questi frumenti conservano infatti nella loro storia e nella loro natura una grande resistenza alle varietà infestanti e una note- 10 4
vole capacità di adattamento: contengono, insomma, tutti i presupposti per THE MAN WHO le coltivazioni biologiche, perché non hanno bisogno di diserbanti e danno SAVED THE GIOIA respiro al terreno. In Sicilia sono una cinquantina le varietà antiche catalogate, e ad oggi se ne Searching ancient grains throughout Sicily coltivano circa quindici. Ognuna ha il suo ambiente, da quello desertico alle Blangiforti created a “bank” of biological aree interne, dalle coste ai monti. diversity that is reviving economy In questi ultimi quindici anni, i mulini che macinano farine antiche si sono moltiplicati a vista d’occhio in Sicilia, tanto che farne una stima che non sia If not for Nello Blangiforti, official at più che approssimativa risulta piuttosto azzardato: si calcola un centinaio, ma Caltagirone Experimental Grainage se si considerano quelli azionati dall’energia elettrica. Station, bufala, regina, castigliona, nurrìa “I mulini in pietra e mossi dalla forza motrice dell’acqua, invece, sono po- would only be bizarre names for experts. chissimi”: a parlare è Mario Affannato, proprietario del mulino Giorginaro di Thanks to his extraordinary work, these Novara di Sicilia. Si tratta di una struttura antichissima: la prima data certa, wheat varieties which he tracked down scolpita su un architrave, riporta 1690, ma alcuni dati d’archivio farebbero door to door are now cultivated by new ritenere che fosse già attiva nel Trecento. Una storia lunga e ricca di traversie: farms and processed in ancient mills, una volta, i mulini erano di proprietà dei nobili. Per moltissime generazioni, pumping new life into the economy of dunque, gli Affannato ne sono stati solo concessionari. “Fino a quando, agli Sicily, formerly granary of the Ancient Ro- inizi del Novecento, il mio bisnonno non acquistò dagli antichi proprietari mans. His research started in the 2000s, la struttura che - dice il mugnaio - è stata inattiva soltanto dal 1965 al 2000 at the outset of the debate on biodiver- perché i costi erano troppo elevati. Oggi maciniamo grani autoctoni: russello, sity versus productivity. “It was not easy timilia, perciasacchi, maiorca. Anche il mais, per il pane di Santa Lucia che si - says Blangiforti – as the keepers of this fa dalle nostre parti per non mangiare grano il 13 dicembre”. ancient knowledge were very old farmers Grazie a queste farine che vengono dal passato, è ripresa a Novara la semina di unaware of their importance. Finding cer- specie che non venivano praticamente più piantate, come russello e maiorca. tain varieties, such as the legendary Man- Chi invece non ha mai smesso di macinare grani antichi è Filippo Drago, dei to di Maria (Virgin Mary’s cloak), was a Molini del Ponte di Castelvetrano: si definisce, non senza orgoglio, mugnaio great emotion”. To the old farmers, the e collezionista di mulini di pietra ad acqua. traditional grains often recall the famine of war, when bread was dark and sticky G like hunger. “White bread on the other hand embodies social progress”. In his re- search, from the Nebrodi to the Madonie mountains, he had to approach an archaic world: through stories told in local dialects pieces of life came out. From Randazzo to recover the bufala, to Nicosia for the castigliona, to Santa Croce Camerina for the nurrìa, to Chiaramonte Gulfi for the queen: researching and inventorying of wheat varieties has been one of the main activities of the Grainage Station already since 1927. “I remember those trips in a car full of ears of wheat and enthusiasm” he says. “At that time the Earth Summit of 1992 had just introduced the ideas of biodiversity and sustainability. Tuscany, Umbria and also Sicily are the first regions 105
isola naturale to have introduced alternative grains in the last fifteen years.These ancient wheat Forno a legna nel panificio Santa Rita di Maurizio Spinello; sotto, il suo pane. varieties are also perfect for organic crops, as they have a great resistance to weed. E quando parla delle sue “creature”, quasi si commuove: “Ne ho ben In Sicily, about 50 ancient varieties have dodici - dice - in parte funzionanti, acquistati in tutta la Sicilia. La mia been inventoried, 15 of which are culti- idea sarebbe quella di fare un vero e proprio percorso museale con que- vated. In the last years, it is estimated ste macchine così antiche e perfette, per coniugare la memoria con l’uso that mills grinding ancient flours are a quotidiano. Siamo mugnai da almeno cinque generazioni, e siamo molto hundred: “the water grindstone mills are orgogliosi della nostra arte e di macinare le farine per il pane nero di Ca- very few” says Mario Affannato, owner stelvetrano, presidio slow food. Una cosa che pochi sanno è che un mulino of the ancient mill Giorginaro in Novara ad acqua deve compiere un massimo di cento giri al minuto di Sicilia, operating since the fourteenth perché si abbia un buon prodotto. È necessario che le farine century. “At the beginning of the twenti- prendano il proprio tempo per fare il macinato, che è una eth century, my great-grandfather bought vera e propria arte. Il tritato di farine - conclude il mugnaio, the structure from the noble owners. perentorio - è altro: tutti possono ottenerlo”. Today we grind native grains: russello, I Molini del Ponte di Castelvetrano danno un’altra mano all’am- timilia, perciasacchi, majorca and also corn, biente, perché si sono dotati di un impianto fotovoltaico per for the Santa Lucia bread on December sfruttare l’energia della luce del sole. 13th. On the other hand, among those Insomma, pare che parta proprio dal basso la necessità di tu- who have never stopped grinding an- telare, forse per non correre nuovamente il rischio di estinzione di grani che cient grains is Filippo Drago of Molini sembravano dimenticati per sempre: sono una trentina le aziende isolane, dal Ponte in Castelvetrano, miller for 5 per esempio, che hanno “adottato” una varietà piuttosto che un’altra, colti- generations, who is also a collector of wa- vandola e iscrivendola in un registro nazionale delle varietà da conservazione. ter-stone mills. “I would like to create a Così, grazie a loro e all’infaticabile “viaggiatore del grano” sono lenta- museum tour through my 12 ancient and mente tornati a nuova vita piccoli chicchi dai nomi strani e dolcissimi: well-preserved mills, to combine mem- maiorca, perciasacchi, bidì, russello, paola, urrìa, castigliona, giustalisa, tripolina, romano, scavuzza. Perfino gioia. Pensate che bello avere un ory with everyday campo coltivato a gioia: oggi è ancora possibile. use. We are very proud of grinding Alessia Franco the flour for the black bread of Castel- G106 vetrano, protected by Slowfood. Few people know that grinding flour is an art that requires a very slow process. Some varieties that seemed to be forgot- ten have been “adopted” by some thirty Sicilian farms. Thanks to them and to the indefatigable “wheat traveler”, grains with strange names have returned to life: mallorca, perciasacchi, bidì, russello, paola, urrìa, castigliona, giustalisa, tripolina, ro- mano, scavuzza. And joy. Think how good is to cultivate joy.
E ve n ti a cinquanta anni dal terremoto il paese prende finalmente coscienza delle sue potenzialità e punta sul rilancio con nuove forme di turismo. Sta cominciando una nuova utopia la rinascita di G108
Il Cretto di Alberto Burri a Gibellina vecchia, Valle del Belice (Trapani). gibellina testi Guido Fiorito foto Tullio Puglia 109
E ve n ti “Ha dato un senso che si potrebbe definire di promessa, che la vita non è altro- I pannelli della Città di Tebe ve ma può essere anche qui”. Così Leonardo Sciascia, in un accorato discorso, di Piero Consagra a Gibellina parlava alle gente di Gibellina, il 15 gennaio 1988, nel ventennale del terremoto nuova. Sotto e a destra, del Belice, dell’utopia di Ludovico Corrao della città nuova, riscattata dall’arte il lavatoio e gli alberi di contemporanea. Promessa, possibilità. Un percorso quindi incerto.Adesso che da mandarini a Poggioreale vecchia. quella notte di tragedia sono passati cinquant’anni, tornare a Gibellina, tra quella nuova e i ruderi della vecchia, venti chilometri a est, vuol dire interrogarsi su quel senso. Un paradigma di tutta la ricostruzione. Il primo passo è oltrepassare la stella di Consagra. La porta del Belice, del nuovo Belice. Gibellina nuova, la pianta a forma di farfalla, le ali sull’asse del sistema delle piazze. Case basse, strade larghe, le aiuole di viale Indipendenza siciliana rigogliose di yucche, aloe e dracene, i grandi spazi vuoti, possenti quinte di cemento. “Dapprima sembrava il Kansas, un paese fantasma”, dice Nino Fa- vara, ex capo dell’ufficio tecnico del Comune di Gibellina dal 1978 al 2002. Un testimone di quegli anni irripetibili, quando pranzava con Burri e gli artisti facevano a gara a venire qui. “Il piano urbanistico della ricostruzione - spiega - era qualcosa di alieno rispetto alle abitudini di quelli che abitavano un paese di montagna; si ispirava alle green town anglosassoni, con case unifamiliari che davano su isole pedonali, lo spazio comune che però la gente non frequentava. Anzi preferiva stare sul retro. Ma quello che ha fatto Corrao è straordinario. È riuscito a renderlo vivo con l’arte contemporanea”. Oggi lo spaesamento, che qui non è un termine figurato ma reale, si è at- tenuato e puoi trovare dei ragazzi seduti sui gradini all’ombra dei pannelli bianchi traforati della Città di Tebe di Piero Consagra: per loro fanno parte del paesaggio. “La mia generazione - dice Alessandro Parisi, 37 anni, uno dei pochi laureati che non sono andati via - è cresciuta nel paese nuovo, abbiamo giocato liberamente nelle isole pedonali. Attorno a piazza XV gennaio si è 110
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E ve n ti formata la nuova dorsale del paese. Capisco che gli anziani siano perplessi ma qui le nuove generazioni hanno radici, senza dimenticare la nostra memoria”. Un osservatorio privilegiato è il Cresm (Centro di Ricerche economiche e sociali per il Meridione) che ha radici nelle battaglie di Danilo Dolci per lo sviluppo dal basso di queste zone. Il Cresm ha realizzato a Gibellina il Be- lice/EpiCentro della Memoria Viva, un museo che tiene viva la storia della ricostruzione. “Gibellina - dice il presidente Alessandro La Grassa - oggi è qualcosa a metà tra un’opera d’arte incompleta e un laboratorio a cielo aperto. È una città che ha appena trent’anni di vita e che nasce da una trasformazio- ne radicale. La storia di una città si fa con stratificazioni che si accumulano nei secoli. È stato dato un indirizzo culturale, di arte contemporanea, in un momento in cui le risorse erano maggiori di quelle di oggi e c’era un ampio serbatoio di idee, progetti e artisti cui attingere. Non c’è continuità con allora ma ci sono segni di vitalità artistica, si tentano strade diverse”. Il simbolo della memoria, accanto ai ruderi superstiti di Gibellina Vecchia, è il Cretto di Alberto Burri. Un labirinto di blocchi di cemento che ricopre la collina dove la terra ha tremato distruggendo le fragili case, seminando la morte. Raggiungerlo non è facile: venendo da Palermo, la statale 119 è interrotta per frane. Unica via, passare da Santa Ninfa e prendere la 119 da Sud-ovest. Scarseggiano a Gibellina le indicazioni. poggioreale rinasce con i siciliani di sidney È emigrato ancora bambino da Pog- di Poggioreale in Sidney. Grazie al suo interattive per la scuola, il sostegno a gioreale due anni prima del terremoto. talento da businessman, infatti, l’associa- disoccupati individuati dalla Caritas che I morti, i feriti, le case sventrate, i ban- zione che ha cominciato raccogliendo ricevono un compenso in cambio di la- chi della scuola sepolti dai calcinacci li offerte nei giorni delle feste religiose, è voro socialmente utile. Come? Lo spiega ha visti per la prima volta in tv dall’altra diventata un motore economico con il Maniscalchi: “Abbiamo investito i primi parte del mondo, in Australia. Adesso quale vengono finanziati progetti a Pog- proventi nell’acquisto di una casa di ri- si aggira nella struggente ghost town gioreale: la ristrutturazione e le lavagne poso per anziani che via via è cresciuta guidato dai ricordi e dall’amore: “Qui - dice –, all’inizio avevamo 26 letti, poi ne c’era il falegname, qui il panificio, qui in abbiamo comprata una da 40, poi da 50. piazza passavamo i pomeriggi a gioca- Infine, nel 2005 ne abbiamo costruito re”. Lui è Pietro-Peter Maniscalchi, uno daccapo una nuova, 62 letti per ospiti dei tanti siciliani che ha fatto fortuna nel paganti o sostenuti dal servizio sanita- mondo, figlio di contadini, oggi grande rio”. Utile che oscilla tra due e tre milioni imprenditore della ceramica e benefat- di dollari all’anno. tore del suo vecchio paese attraverso Tutto a partire dai soldi raccolti casa l’associazione Sant’Antonio da Padova per casa il 28 gennaio per la festa di G112
Il Cretto di Burri a Gibellina. Sotto, Pietro-Peter Maniscalchi. Sant’Antonio a Sidney. “Il primo anno, quello che ha a che fare con la memo- Vittorio Sgarbi ha posto un vincolo su quando è arrivata da Padova la statua ria e le radici, è il recupero della chie- Poggioreale, considerata una Pompei del santo che abbiamo fatto realizzare sa di Sant’Antonio nel vecchio paese di età moderna. C’è ancora da stabilire apposta, c’erano diecimila persone in sventrato, uno degli edifici scoperchia- la titolarità (è della diocesi o del Co- piazza, adesso il mondo è cambiato ti che costeggiano il corso principale, mune?), stilare il progetto di recupero, e a fare la processione non siamo più ingabbiata da impalcature per evitare approvarlo. Tutto in un paese fanta- di un migliaio, ma sufficienti a tenere che cada. Perché è lui, il santo, il santo sma che al momento è ufficialmente vivo il culto e il legame con la nostra che ha fatto da filo rosso da un capo interdetto ai visitatori per pericolo di terra”, chiosa Jo Tusa, vicepresidente all’altro dell’Oceano, a scaldare i cuori di crolli. Ma Joe non demorde: “Crediamo dell’associazione, anche lui emigrato da questi emigrati che a Sidney sono qua- nell’impossibile”. E rilancia: “Questa è Poggioreale. Anche lui capace di fare si quattromila, più del triplo dei 1494 una terra ricchissima di potenzialità. un incredibile salto sociale in una sola che abitano adesso nel nuovo paese Ho comprato due oliveti qui e adesso generazione. “Mio padre era falegname di Poggioreale, costruito con l’audacia comincerò a esportare l’olio in Austra- – racconta- adesso io ho una grande architettonica della ricostruzione. Im- lia, per poi pensare al mercato cinese e fabbrica di mobili e di cucine”. presa non facile, tanto più adesso che giapponese. L’etichetta? Sapori antichi Non a caso adesso il grande progetto, l’assessore regionale ai Beni culturali del Cavaliere Pietro Maniscalchi”. L. An. 113
E ve n ti The rebirth of Gibellina Nicolò Stabile, ritornato a Gibellina dopo essersi occupato di teatro all’e- stero, ha definito Corrao, di cui è stato collaboratore negli anni Ottanta, “un Fifty years after the earhquake the town Fitzcarraldo: sapeva che chi sogna può muovere le montagne”. Ha creato una is at last aware of its own potential pagina Facebook sul Cretto per sollecitare il completamento (poi avvenuto) and aims at relaunching with new forms e il restauro. “Siamo stufi di parlare del passato - afferma - il paese è questo e of tourism. A new utopia has started. qui dobbiamo vivere. Il Cretto è un’opera di Land art incredibile, una risorsa enorme per il turismo culturale. Invece è quasi inaccessibile, chi arriva lo trova ‘It gave a sense that we could define of abbandonato e deserto. Gli abitanti oggi sono orgogliosi del Cretto, perché promise, that life is not somewhere else, hanno visto che ne parla tutto il mondo. Una volta era percepito come un Ufo, but could be here too’. This is the way definito opera di follia. Oggi stanno comprendendo che è la chiave per una Leonardo Sciascia talked about Ludovi- svolta economica. D’estate gli abitanti di Gibellina portano gli ospiti a vedere co Corrao’s utopia of a new town redee- il Cretto, questo è un grosso cambiamento.Vanno coinvolti nel restauro e nella med by contemporary art to the people manutenzione. Bisognerebbe uniformare, per esempio con la calce, il bianco of Gibellina in a poignant speech on 15 della parte nuova con il grigio di quella vecchia”. January 1988, twentieth anniversary of Il tema diventa come portare Gibellina e le sue visioni contemporanee al Belice earthquake. A promise, a possibi- centro di flussi turistici e di sviluppo economico. È un obiettivo del piano di lity, a path therefore uncertain. Fifty ye- marketing “Destinazione Gibellina”, un’iniziativa privata di Tenute Orestiadi ars after that tragic night, going back to che coinvolge tutte le istituzioni della cittadina. Dall’estate scorsa lo Scirocco the new Gibellina, but also to the ruins Wine Festival, protagonisti i Paesi produttori di vino del Mediterraneo, si è of the old one, twenty kilometres to the aggiunto agli spettacoli teatrali delle Orestiadi. Un gemellaggio con il Cous east, means asking ourselves about that Cous Festival di San Vito vuole portare i turisti dal mare fino al Belice. Lo sense. Gibellina new town, its butterfly slogan di “Destinazione Gibellina” è “dare scosse al territorio”. shaped plant, the wings on the axis of the system of squares. 114 Low houses, wide roads, flower beds luxu- riant with yucche, aloe and dracaenas, big empty spaces and mighty cement wings. ’First it looked like a ghost town’ says Nino Favara, former head of the technical office of Comune di Gibellina from 1978 to 2002. A witness to those unrepeatable years, when artists were compiting to come here. ‘The urban plan of reconstruc- tion – he explains – was something alien of those who lived in a mountain town, it took inspiration from Anglo-Saxon green towns with one-family houses overlooking pedestrian precints. But what was done by Corrao was extraordinary: he managed to make it alive thanks to contemporary art. ‘ My generation – says Alessandro Parisi, 37 years old, one of the few graduated who haven’t left, has grown up in the new town , has their roots here, without forgetting our memory.’ Cresm (Centro
Gibellina nuova, capre al pascolo tra le “Sequenze” di Fausto Melotti. Sotto, il museo di Poggioreale antica, nel vecchio paese. A sinistra, la zona di esercitazione dei vigili del fuoco tra i ruderi di Poggioreale. “Gibellina da sola, con piccole risorse, non può pianificare lo sviluppo del ter- di Ricerche Economiche e Sociali per il ritorio che deve riguardare l’Intero Belice - afferma La Grassa -. E questo ha Meridione) has a privileged observatory bisogno di tempo per essere realizzato. Non si tratta di aumentare i flussi turistici with roots in Danilo Dolci’s battles for the in provincia di Trapani ma dirottare parte di quelli esistenti verso Gibellina”. development of these areas. Cresm has Un punto cardine è la riapertura del Museo Civico, chiuso dal 2015 per lavori carried out the Belice/EpiCentro della di ristrutturazione: contiene opere degli artisti che sono passati da qui, come Memoria Viva (Centre of the Living Me- Mario Schifano, Accardi, Consagra, Guttuso, Isgrò, Pomodoro. “Contiamo di mory), a museum that keeps alive the riaprire il museo a giugno - dice il sindaco Salvatore Sutera -. Per fare venire story of the reconstruction. ‘ Gibellina – i turisti dobbiamo far conoscere al mondo quello che abbiamo. Ci sono tante the president Alessandro La Grassa says case vuote che potrebbero ospitarli. Lavoriamo in sinergia con i privati e gli enti – today is half way between an incomplete culturali, il bilancio ci consente di investire pochi fondi”. work of art and a laboratory in the open air. A cultural trend of contemporary art G was given to the town in a moment when resources were greater than today and the- re was a broad reservoir of ideas, projects and artists to draw on.’ Cretto by Alberto Burri is the symbol of memory, next to the surviving ruins, a maze of concrete blocks covering the hill where the earth trembled destroying houses and sowing death. It is an incredible land art work. Once it was perceived as a ufo, a work of insanity. Today the inhabitants have star- ted to understand that it’s the key to an economic turning point. The point is how to make Gibellina and its contemporary views meet touristic flows and economic development. It’s the objective of the marketing plan ‘Destinazione Gibellina’ by Tenute Orestiadi. From last summer, 115
Sotto, “Aratro di Didone” di Arnaldo Pomodoro; in basso, “Stella d’ingresso al Belice” di Pietro Consagra. A sinistra, Stefano Pizzi, direttore del Barriques museum. Nell’altra pagina, “Montagna di sale” di Mimmo Paladino. l’arte rimessa a nuovo Metalli arrugginiti, basi di marmo o di Museo del barriqueDue docenti di Brera sono andati a Gi- cemento sbrecciate. Le opere d’arte wikipediabellina per fare una mappatura delle contemporanea di Gibellina saranno re- opere e degli interventi necessari: Do- “In totale si tratta di una sessantina di staurate dall’Accademia di Brera con il natella Bonelli, docente di restauro dei opere - dice Alessandro Parisi, respon- progetto “Gibellina restaura”. Un’iniziativa gessi e degli stucchi, esperta di mate- sabile marketing del gruppo cantine riali; Elisa Isella, esperta di restauro del Ermes-Tenute Orestiadi - dei più dif- inserita nel piano di marketing territoriale contemporaneo. “Stanno predisponen- ferenti materiali. Ospiteremo gli stu- Destinazione Gibellina, ideato e realizzato do - aggiunge il professor Pizzi - il pia- denti di Brera e i loro professori che dalla cooperativa Tenute Orestiadi-Canti- no degli interventi, con i materiali e un realizzeranno i restauri. Cercheremo ne Ermes e che coinvolge come partner preventivo di spesa. I restauri saranno per ogni singola opera partner tecnici istituzionali il Comune di Gibellina e la inseriti come ricerca didattica. Penso privati, in modo che donino i materia- Fondazione Orestiadi, il Cresm, il museo che potremo iniziare l’estate prossima”. li necessari al restauro. Alcuni artisti Riso di Palermo e la stessa Brera. Stefano Pizzi conosce Gibellina anche sono ancora in vita e saranno contat- Nello scorso novembre il professore Ste- per aver realizzato Barriques museum, tati e coinvolti. Ma saranno gli esper- fano Pizzi, in rappresentanza dell’Acca- di cui è il direttore, nelle cantine Ermes- ti di Brera a decidere come operare. demia, ha firmato un protocollo d’intesa Tenute Orestiadi. Si tratta di decine e Pensiamo che sia giusto investire sullo con Destinazione Gibellina. “Per quanto decine di barrique, dove invecchia il vino, sviluppo del nostro territorio”. riguarda il contemporaneo e le arti visi- il cui coperchio è stato dipinto da artisti Il progetto sarà completato con cartelli ve - dice Pizzi, titolare della cattedra di contemporanei. di tre tipi di percorso, ciascuno di colore Pittura - quello di Gibellina è il più im- “Non si tratta di interventi difficili - con- diverso, per visitare le opere: a piedi ver- portante sito del nostro paese, un luogo clude Pizzi -, i lavori più complessi riguar- de, in bicicletta rosso e in auto blu. Sono che il mondo dovrebbe invidiarci. Da qui dano poche opere tra cui quelle di Po- già individuati e si possono vedere sul l’importanza del restauro di opere che modoro e di Consagra che, essendo nate sito www.destinazinegibellina.it. “Siamo essendo all’aperto sono state danneg- come scenografie per le Orestiadi, sono pronti - dice Parisi - anche a mettere 60 giate dal tempo”. fatte di materiali più fragili e degradabili”. cartelli a spese nostre per raggiungere il Cretto ma l’Anas da mesi non ci dà il wikipedia parere necessario per installarli”. G.F. 116
E ve n ti wikipedia “Abbiamo capito - dice Calogero Pumilia, presidente della Fondazione Ore- The Scirocco Wine Festival has become stiadi - che il rilancio turistico non cade dall’alto e abbiamo unito le forze, part of the theatre shows of Orestiadi. A il versante culturale con le realtà enogastronomiche del territorio. Palermo twinning with Cous Cous Festival of San quest’anno è capitale della cultura e ospiterà da giugno Manifesta, la biennale Vito aims at taking tourists from the sea to europea di arte contemporanea. Tenteremo di spostare parte delle migliaia di Belice.’ A cardinal point is the reopening visitatori appassionati che verranno a Palermo verso Gibellina, che è la realtà of Museo Civico which hosts works by the più importante di arte contemporanea della Sicilia. Così come il turismo nel artists who passed by here, Mario Schifano, Belice va legato a quello di località come Segesta e Selinunte”. Accardi, Consagra, Guttuso, Isgrò. Paler- Il museo della Fondazione, al baglio Di Stefano, ospita una delle opere mo, the capital of culture 2018, from June straordinarie di Gibellina, la Montagna di sale di Mimmo Paladino. Un will host Manifesta, the european biennial simbolo del travaglio di Gibellina e dell’intero Belice: cavalli morti giac- exhibition of contemporary art.’ The mu- ciono sdraiati sul bianco accecante, altri impastoiati cercano di liberarsi seum of the Fondazione boasts one of the dal sale. Quelli più in alto sono finalmente liberi. extraordinary works of Gibellina, la Mon- tagna di Sale by Mimmo Paladino. Guido Fiorito 117 G
nelle stanze segrete dell’artista visita nella casa-studio di Aldo pecoraino, da poco scomparso alle soglie dei novant’anni. Un viaggio tra le opere inedite nel laboratorio della sua poetica onoscere la casa-studio di un artista è come aprire testi Gabriele Micciché il cassetto di uno scrittore. Ci trovi bozze, un romanzo incompleto, il rifacimento foto Igor Petyx di un libro, un racconto non consegnato. Nel visitare la casa studio di Aldo Pe- coraino - scomparso a dicembre pochi giorni prima di compiere novant’anni - ho provato la stessa sensazione di chi, aperto il cassetto, sbircia fra le carte. Questa casa dove abitava da più di venti anni da qualche tempo era diventata anche il suo studio e - dalla morte della moglie Isabella, pochi anni fa - il suo ultimo buen retiro. La sua casa museo. Entrando nell’elegante appartamento ci si svela lo straordinario laboratorio della sua poetica. Pecoraino era il pittore degli alberi. E delle barche. Che erano diven- tati come delle tessere di un percorso votato “a praticare, sperimentare, ricercare il linguaggio della pittura.Una ricerca che,in ogni arte,richiede impegno incessante, totale; una ricerca che può portare a vere, nuove scoperte, a risultati sempre più alti”. Così si esprimeva Enzo Consolo presentando il suo lavoro. Ricerca che probabilmente trovava origine anche nella sua attività didattica: la cattedra di restauro all’Accademia di Belle Arti di Palermo. Il primo quadro che colpisce entrando è un autoritratto degli anni Novanta. Un quadro dai colori vivi, quasi sgargianti, come a volte amava dipingere l’artista: che qui indossa una giacca blu, rosso-blu la camicia e la cravatta, su un fondo rosso arancione. Si potrebbero definire pop. E sarebbe un errore. 118
arte Nudi, alberi e barche, tre dei soggetti a lui più cari. Sotto, un autoritratto su fondo rosso-arancione. G 119
arte Sotto, il quadro su cui stava IN THE SECRET lavorando negli ultimi giorni. ROOMS OF THE ARTIST Pecoraino si è diplomato all’accademia nel 1954. Il suo maestro era Pippo Rizzo. Non aveva quindi nessun timore di confrontarsi con le avanguardie. Ma non ma- A journey in the study-house of nifestò mai alcuna inclinazione per quella che dieci anni dopo sarebbe diventata Aldo Pecoraino, recently passed away l’espressione più alla moda dell’arte occidentale. Nel ripetere ossessivamente i at the threshold of 90 years, and suoi soggetti prediletti non c’è niente dell’indugio alla mercificazione che animava into of his poetics il gruppo guidato da Andy Warhol. Anzi. Mi viene piuttosto in mente un parallelo - non un paragone, farlo con i grandi Aldo Pecoraino died last December a few artisti è sempre rischioso - con la ricerca di un altro grande del Novecento italiano: days before he was ninety. Visiting his Giorgio Morandi. Le nature morte, i paesaggi del house-study I felt like someone who opens maestro di Suzzara, stanno in qualche misura ai a drawer and peeks among the papers. paesaggi, alle barche di Aldo Pecoraino. In questa casa studio, in questo laboratorio, tro- His elegant house-mu- viamo quindi tutte le “prove” di questa ricerca. I seum reveals his ex- quadri, i disegni che ci sono meno familiari. I nudi traordinary poetics: he per esempio che esponeva raramente, e poi molti painted trees and boats ritratti e autoritratti che non espose mai. Un au- “practicing, research- toritratto a matita del 1947 - prima quindi che si ing, experimenting the iscrivesse all’accademia, una specie di “prova d’ar- language of painting. tista” - e il profilo di donna dell’anno successivo This requires incessant più accademico, più freddo ma notevole perché commitment but leads vi si trova la sua firma a stampatello che sarà il suo to real discoveries, to logo sino alla fine. E un ritratto della moglie su una higher results” in Vin- tavola, sembrerebbe trovata in giro, non datato, una cenzo Consolo’s words. prova a metà tra Modigliani e Dubuffet. His research started L’esplorazione prosegue nelle altre stanze della when he was a professor casa,che si affaccia su villaTrabia.C’è una stanzetta at the Academy of Fine che dà proprio sul parco: l’ha usata come studio per Arts in Palermo. The qualche tempo. Da qui si vede una delle leggendarie magnolie della villa. Da first picture that strikes questo studio, che parrebbe ideale per un artista, Pecoraino si è ritirato poi in uno when you come in is a spazio più interno, dietro il salotto. Una camera senza finestre. Sembrerebbe un self-portrait of the nine- paradosso per un pittore che della luce faceva uno dei suoi elementi principali. ties painted in vibrant colours: blue jacket, Ma poi si può divinare che quella stupenda magnolia lo disturbasse, distraendolo red-blue shirt and tie on a red-orange back- dalla ricerca del suo albero ideale. Quell’albero - l’unico? - che ha continuato a ground. Almost Pop. Pecoraino graduated cercare per tutta la vita. Radice di pianta ma anche del lemma su cui ha costruito from the Academy of Fine Arts with Pip- il suo personale, magico linguaggio. po Rizzo where he got in touch with the E anche le sue barche vivono di questa atmosfera radicale. Sono sempre in secca, avant-gardes but never joined Pop art. In mai in mare. Non evocano il viaggio, tanto meno l’avventura. Richiamano, come the reoccurrence of his favourite subjects gli alberi, un’attesa. La sospensione di un fermo immagine. Tra gli ultimi libri there is no trace of the Warhol commodi- che l’artista stava leggendo (era anche un fine enigmista) ce n’era uno di Stefano fication, rather a reference to another great Bartezzaghi il cui titolo potrebbe fare da didascalia a molti dei suoi dipinti più painter, Giorgio Morandi. In his study you belli: Dando buca a Godot. find the evidence of his research: drawings, nudes, portraits and self-portraits, a portrait 120 of his wife halfway between Modigliani and Dubuffet. He used to paint in a room
Un autoritratto su fondo scurissimo: con la mano sembra indicare una delle sue ultime barche. Pecoraino era un uomo colto.Amava, e non stupisce penetrando nella sua poetica, without windows, a paradox for a painter Freud e Jung.Ma non si astraeva in una torre d’avorio.Nel suo comodino c’è anche who made of light one of the main ele- Ultime tendenze nell’arte d’oggi di Gillo Dorfles. E, quasi un testamento intellettuale, ments. His trees, his boats always in shal- due monografie di Caravaggio e De la Tour: i due grandi maestri della luce. lows, all evoke a long wait, a freeze-frame. Il quadro cui stava lavorando negli ultimi giorni ci racconta molto del metodo Pecoraino was a cultured man who read dell’artista. Lo stava componendo coprendo con un nero bluastro un nudo già Freud and Jung, interested in contempo- dipinto precedentemente. Sul fondo stava dipingendo un piatto con un gatto. Un rary art but keen of Caravaggio and De la piatto che però, isolato in quell’oscurità, sembra una luna beffarda. Tour, great masters of light. An unfinished Non lontano dal cavalletto con questo quadro ce n’è un altro significativo,anch’es- picture tells us a lot about his technique: so uno degli ultimi. Un autoritratto su un fondo scurissimo, sempre tendente al he was being covering a nude with bluish blu cupo (era questo che cercava nelle monografie degli antichi maestri?). Infa- black. In the background there is a cat in a gottato con cappello, cappotto e sciarpa, con la mano sembra indicare una delle dish which looks like a mocking moon. In sue ultime barche. Ma il gesto ci ricorda anche un saluto. Lo sarebbe certamente another self-portrait he appears on a blue se non usasse la mano sinistra. E invece è con la mano sinistra che il saluto andava background bundled up in a coat, a scarf fatto. Pecoraino era mancino. Se questa interpretazione è corretta sarebbe questo and a hat, as pointing to the boat or per- l’unico quadro in cui Pecoraino espresse la sua “mancinità”. haps to wave with his left hand. He was Un saluto divertito, irriverente. Perché se è vero, come spesso si è scritto, che left-handed. An amused, irreverent greet- l’artista era molto schivo, che non amava il mondo dei mercanti, delle mostre, ing. It is true that the artist was shy and delle inaugurazioni, è anche vero che era un uomo spiritosissimo che a volte, did not like merchants and events, it is also impaziente, prendeva atteggiamenti da vero scorbutico. Un modo paradossale, true that he was very witty but grumpy. ma sempre elegante, di esprimere le sue più profonde insofferenze. This was his paradoxical though elegant way of expressing his deepest intolerances. Gabriele Micciché 121 G
h e r i ta g e un incontro nel cuore del barocco visita a palazzo astuto dei baroni di fargione a noto. un luogo carico di storia che racconta la nascita della nuova città settecentesca dopo il terremoto. e rivela un gusto per il bello che non è andato perduto testi Laura Grimaldi foto Igor Petyx 12 2
Vien voglia di attardarsi un po’ sui sedili in pietra del delizioso giardino pensile A sinistra, il prospetto di nella Noto barocca. La nuova città ricostruita nel Settecento più vicina al mare, per Palazzo Astuto costruito nella motivi di sicurezza e anche economici. Alcuni chilometri più in basso dal centro seconda metà del Settecento. antico sul monte Alveria che il terremoto del 1693 aveva devastato. Sopra, il Salone delle feste al Cuore verde di Palazzo Astuto dei baroni di Fargione, lungo la via Cavour, tra piano nobile del palazzo con aranci, melograni, nespoli, mandorli e gelsomini, ospita nella bella stagione la volta affrescata nel 1789 eventi ricreativi e culturali aperti alla città. “Un luogo d’incontro così fragrante da Gaspare Bevelacqua. Sotto, e delizioso esiste nel mondo intero solo a Noto e ad Aleppo, la grande capitale Corrado Di Lorenzo, nipote sulla via della seta”, ha detto la principessa Vittoria Alliata, scrittrice e studiosa di Silvestro Di Lorenzo Astuto. del mondo arabo, tra i soci onorari del Circolo Val di Noto che dal 1980 ha sede in una parte dell’immenso piano nobile del Palazzo. 12 3 È da qui, attraverso un salottino, che si accede al giardino pensile. “Forse il più grande di Noto”, dice fiero Corrado Di Lorenzo, per tanti anni appassionato e stimato professore a scuola, responsabile della Film Commission del Comune di Noto e presidente dell’associazione Corteo storico. Suo nonno paterno Silvestro, nato nel 1879 da Giovanni Di Lorenzo Nicolaci dei marchesi del Castelluccio e da Imperia Astuto, è stato l’ultimo dei discendenti Astuto ad aver vissuto nel palazzo costruito dai suoi avi.Appena superato l’elegante portone, una stele ricorda il nobiluomo scomparso nel 1945. Un omaggio dei figli Imperia e Giovanni nel G
h e r i ta g e centenario della nascita del padre. Viveva nel grande appartamento ricavato al Sopra, particolare di un primo piano del palazzo con tre balconi panciuti, a suo tempo pensati per acco- sovrapporta. Sotto, a sinistra, gliere i voluminosi vestiti delle nobildonne. Ristrutturata nel 1917, l’abitazione dettaglio dell’affresco della volta conserva di quel periodo i pavimenti e i soffitti decorati dal maestro netino Matteo del Salone delle feste con Santocono. Oggi l’appartamento è del nipote Corrado. l’emblema dell’uroboro; a destra, In un angolo della prima stanza, un antico pianoforte verticale e sopra l’immagi- la stanza dell’appartamento di ne della bisnonna Imperia Astuto.“Don Silvestro Di Lorenzo Nicolaci, il nonno Corrado Di Lorenzo con il soffitto di mio nonno - dice - nel 1860 acquistò il piano nobile di Palazzo Astuto per dipinto da Matteo Santocono. darlo in dote alla figlia Gaudenzia che sposò il barone Paolo Barresi Impellizzeri Nella pagina a fianco, sopra, un di Canzeria”. Il barone Antonino Astuto era già morto da quasi quarant’anni e salotto del Circolo Val di Noto l’edificio aveva già subito le prime di tante frammentazioni con conseguenti ospitato al piano nobile; sotto, modifiche nella distribuzione interna. lo stemma della famiglia Barresi Parte dell’immenso piano nobile, oggi di proprietà della famiglia Pupillo Mu- Impellizzeri di Canzeria. nafò di Siracusa, ospita il Circolo Val di Noto con il grande Salone delle feste. Non vi si accede più come un tempo dallo scalone nobile, ma da un ingresso sul cortile che “conduceva alle cucine della residenza aristocratica”, racconta Salvatore Dejan, tra i fondatori del Circolo che ha ridato vita a quest’ala del palazzo rimasta chiusa per trent’anni dal secondo Dopoguerra. Nel Salone di rappresentanza e in poche altre stanze ci sono ancora i pavimenti in maiolica del Settecento “probabilmente proveniente dalla Spagna, da Valencia”, ag- giunge il vicepresidente Corrado Boscarino. Gaspare Bevelacqua ne ha “pittato la volta e banconate”, come confermato dal pittore Costantino Carasi, molto attivo in quegli anni del Settecento in diversi centri del Val di Noto. Al centro del quadrone, la raffigurazione allegorica del 124
Tempo e la Verità con l’emblema dell’uroboro, un serpente che si morde la coda AN APPOINTMENT formando un cerchio senza inizio né fine. Rappresenta la natura ciclica delle cose, IN THE HEART il potere che divora e rigenera se stesso, l’energia universale che si consuma e OF BAROCCO si rinnova. Più in basso, “dodici figurine dei mesi dell’anno pittati ad olio”. “Il complesso pittorico fu realizzato nel 1789 come testimonia un contratto conservato The Astuto palace belonging to the baron nella sezione dedicata a Noto dell’Archivio di Stato di Siracusa”, dice Antonino Fargione in Noto is a place full of history in Terranova, netino, studioso di Storia dell’arte e autore di diversi saggi. Accanto a city rebuilt in the 18th century al Salone delle feste, com’era usanza al tempo, la stanza da letto con l’alcova. Tra stucchi e preziosi sovrapporta, la stanza ospita la zona ristoro del Circolo. Palazzo Astuto in the baroque Noto be- Il Palazzo dei baroni di Fargione con il suo raffinato prospetto è una delle sette longs to the barons of Fargione. In sum- imponenti dimore aristocratiche di Noto in cui si sono incrociati i destini e le mer its hanging garden hosts cultural vicende di famiglie nobiliari della città e non solo. Splendidi edifici “d’un oro events amid orange, pomegranate, medlar, tenero e rosa come il miele” che fiancheggiano l’elegante via Cavour e altre strade almond and jasmine. “Maybe the greatest poco più in alto e più in basso. Eccole “le ringhiere in ferro battuto dei balconi” of Noto”, says proudly the owner, Corrado che sotto il peso del tempo “inclinano la loro pancia verso la strada” come ben Di Lorenzo. His grandfather was the last dice nel suo Diario siciliano la scrittrice e filosofa di origini normanne Edith de la of Astuto’s descendants to have lived in Héronnière. Palazzo Trigona dei marchesi di Canicarao, Palazzo di Lorenzo dei the palace, whose bulging balconies were marchesi del Castelluccio, Palazzo Nicolaci di Villadorata che su via Cavour ha designed for the voluminous clothes of l’ingresso secondario e il principale sulla vicina via Nicolaci che ospita l’Infiorata, the noblewomen.The Baron bought the una delle manifestazioni di maggiore richiamo turistico di Noto che per storia, Palace in 1860 as a dowry for his daugh- architettura e ambiente urbano è tra i centri più interessanti degli Iblei. E ancora, ter. In the hall and in a few other rooms su corso Vittorio Emanuele, la strada delle chiese, si affaccia Palazzo Landolina dei there is still the 18th-century majolica marchesi di Sant’Alfano, famiglia dalle origini normanne giunta a Noto antica al flooring.The vault painted by Bevelacqua seguito di Ruggero nel 1091.Alle spalle di Palazzo Ducezio, sede del Municipio, depicts Time and Truth with the emblem c’è Palazzo Rau dei marchesi della Ferla e nella parte più alta della città svetta of the snake biting its tail. Next to the Palazzo Impellizzeri dei baroni di San Giacomo. “Palazzi privati di gusto un po’ barocco e rigonfio, dimore di famiglie di quella pic- Hall are the bedroom and cola nobiltà di provincia”, come sentenziò alla fine dell’Ottocento Gustavo Chiesi the alcove with stucco and nel minuzioso resoconto del suo viaggio in Sicilia. La verità è che dopo il sisma del rich overdoors. The noble floor now hosts the Val di G Noto Society. Palazzo As- tuto is one of the 7 aristo- cratic buildings in Noto: the Palaces Trigona, Di Lorenzo, Nicolaci (in the street of the famous Infio- rata), Landolina, Ducezio (the Town Hall), Rau and Impellizzeri. In those houses lived theminor nobility. After the quake of 1693, the reconstruction “was funded by the aristocracy and the clergy”, says Lu- cia Trigilia, director of the International Study on Sicilian Baroque Centre and promoter of the UNESCO recognition. Antonino Astuto, baron of Fargione was born in 1739 in Licodia Eubea, where he 125
h e r i ta g e 1693, la ricostruzione della nuova Noto in un luogo diverso - non più sull’impervio Sopra, a sinistra, il giardino monte Alveria ma sul piano basso dell’altopiano del Meti - “fu sostenuta dagli pensile del Palazzo; a destra, investimenti dell’aristocrazia progressista e del clero”, come spiega Lucia Trigilia, vista su Noto barocca dal piano docente di Storia dell’Architettura moderna all’Università di Catania e direttore nobile. Sotto, a sinistra, scientifico di quel Centro internazionale di studi sul Barocco in Sicilia che dal il vicepresidente del Circolo Val 1984 promuove la conoscenza e la valorizzazione di questo inestimabile tesoro di Noto, Corrado Boscarino, a architettonico. Tra i principali fautori del riconoscimento Unesco a Patrimonio destra, Salvatore Dejan, uno dei mondiale dell’umanità arrivato nel 2002. fondatori del Circolo. Nell’altra Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la pagina, una veduta di Noto con la cultura mondiale, le otto città, grandi e piccole, tardo barocche del Val di Noto cupola della cattedrale risanata “rappresentano un notevole impegno collettivo, effettuato con successo a un dopo il crollo nel marzo 1996. alto livello di realizzazione architettonica e artistica”. A quelle famiglie nobili che a metà del Settecento si impegnarono nella realizzazione della “città ideale” è dedicata una interessante mostra ospitata nell’ex Convento di Sant’Antonio. Risultato di un gruppo di lavoro del dipartimento di Ingegneria civile e architet- tura dell’Università di Catania coordinato da Corrado Fianchino. Veniva da Licodia Eubea Antonino Astuto, barone di Fargione, nato nel 1739. La famiglia possedeva delle zolfare in quel piccolo comune del Val di Noto anch’es- so sfigurato dal terremoto di fine Seicento. C’è un suo ritratto nella Biblioteca comunale di Palazzo Nicolaci insieme a quelli di altri uomini illustri di Noto. Aristocratico colto, nel 1782 fu Capitano di Giustizia della città. Da bibliofilo e grande appassionato di archeologia e numismatica qual era, in un’ala del palazzo creò un museo di reperti archeologici, un gabinetto di storia naturale e una biblio- teca ricca di manoscritti e centinaia di incunaboli. Il museo più a sud d’Europa, G126
potremmo dire, con il primo medagliere del vecchio continente. Un gioiello di became as Captain of Justice; he created rarità, attrazione per studiosi e persino teste coronate, da Ferdinando II re delle an archaeological museum in his palace, due Sicilie, a re Ludwig I di Baviera, fanatico collezionista, e anche l’archeologo e a cabinet of natural history and a library numismatico tedesco Friedrich Münter. Copia delle preziose monete e medaglie that attracted many scholars and even appartenute al barone Astuto furono pubblicate da Gabriele Lancillotto Castelli King Ferdinand II of Sicily, King Lud- principe di Torremuzza nel suo volume ‘Sicilia numismatica’. wig I of Bavaria and the German archae- “Negli anni successivi alla morte del barone Astuto, a causa dei numerosi eredi ologist Friedrich Münter. After the death e di dissesti finanziari, tra cui il fallimento di una banca privata della famiglia, av- of the baron Astuto the collections were venne la frantumazione del museo, con la svendita delle varie sezioni”, racconta sold off (luckily the archaeological finds Corrado Di Lorenzo. I reperti archeologici della col- were purchased by the Salinas Museum lezione furono fortunatamente acquistati nel 1860 in Palermo). A century and a half later, the dal Museo Salinas di Palermo,mentre libri e monete director Giuseppe Tornatore shot there andarono perduti. Così avvenne lo smembramento some scenes of “Malèna”, set in Sicily del patrimonio e insieme del palazzo. during the Second World War. In real life, Un secolo e mezzo più tardi, lo scalone di rappresen- tanza avrebbe fatto da sfondo a una scena del film during the War many people found shel- “Malèna” diretto da Giuseppe Tornatore e ambien- ter from the bombings in a tunnel exca- tato in Sicilia durante la seconda Guerra mondiale. vated under Palazzo Astuto. In the terror Un’altra scena è stata girata in una delle stanze del of those moments, someone engraved a grande appartamento al primo piano che il nonno date: September 1943. The tunnel goes di Corrado Di Lorenzo ristrutturò nel 1917. up to the upper part of Noto. Mario Alì, Nella realtà, durante il secondo conflitto mondiale, who lives at Palazzo Astuto, talks about furono in tanti a trovare riparo dai bombardamenti his father, an engineer who was appoint- aerei nel tunnel scavato in profondità nella roccia su ed by the Ministry of War of Mussolini cui poggia Palazzo Astuto. Lo stesso materiale utiliz- to identifying anti-aircraft shelters in the zato nel Settecento per la costruzione dell’edificio city. Today the Municipality is working on barocco.Tra il buio e il terrore di quei momenti, qualcuno riuscì persino a incidere a project for the recovery of these shelters all’interno del rifugio una data che si distingue appena: settembre 1943. “Una as places of memory. “From a place of war galleria lunga 150 metri che dal palazzo dei baroni di Fargione spunta nella parte to a place of peace and culture”, says the alta di Noto, in via Mariannina Coffa”, racconta Mario Alì, medico di professione, Mayor Corrado Bonfanti. che con Palazzo Astuto ha un doppio legame. Abita al terzo piano dell’edificio barocco e suo padre, l’ingegnere Salvatore, a metà degli anni Trenta fu incaricato 127 dall’allora Ministero della Guerra del governo Mussolini di individuare e realizzare in tutto il piano alto della città rifugi antiaerei per proteggere la popolazione.“Ce ne sono tanti in questa parte di Noto”, dice Mario Alì. Oggi un progetto del Comune finalizzato al recupero del rifugio intende restituirlo alla fruizione pubblica “quale luogo di memoria innanzitutto ricreandone l’atmosfera”, spiega l’architetto Giu- seppe Spicuglia, responsabile del progetto. “Da luogo di guerra, a luogo di pace e di cultura”, aggiunge il sindaco di Noto, Corrado Bonfanti. I lavori sono stati avviati in ottobre dello scorso anno e si prevede di completarli per la prossima primavera. Laura Grimaldi
dimenticare il liberty G128
a b i ta r e un appartamento completamente ridisegnato in c hiave con te mpor an ea all’interno di un edificio del periodo della belle Epoque. un intervento quasi rivoluzionario per un nuovo stile di vita Uno scorcio della sala e sulla sinistra dettaglio del mobile dispensa su cui è riprodotta dall’artista palermitana Nathalie Fiore una natura morta di Giorgio Morandi. testi Aurora Fiorenza el famoso viale palermitano, accompa- foto Fabio Gambina gnati dai platani e circondati da edifici in stile Liberty, respirando un’atmo- sfera unica che subito fa tornare alla mente il periodo della Belle Époque, non ci si aspetta di trovare un’abitazione speciale, con un’anima storica e un cuore moderno. In viale della Libertà, un palazzo realizzato nel 1930 custodisce un appartamento di design che rispecchia in ogni dettaglio lo stile di vita e la personalità dei proprietari: una coppia elegante, raffinata, amante dell’architettura. Una dimora figlia di un duro lavoro, quasi rivo- luzionario, seguito dallo Studio 4e degli architetti Fabio Costanzo e Maria Rosaria Piazza. Come in uso negli appartamenti di quell’epoca, un lungo e stretto corridoio distribuiva i vari ambienti, con un’eccessiva suddivisione delle stanze. L’ingresso e la zona cucina si trovavano nella parte meno lumi- nosa della casa, e ricevevano luce solo dalla stretta corte condominiale. La vista più interessante su viale della Libertà si trovava nella parte opposta rispetto all’ingresso ed era suddivisa in due piccole stanze comunicanti. 129
“è stata necessaria una radicale revisione dell’impianto distributivo origi- FORGET ART nario, realizzando - spiegano gli architetti - la cucina nel lato più luminoso NOUVEAU dell’appartamento, e modificando l’accesso all’abitazione in modo da creare gli spazi per una confortevole suite con vestibolo, stanza da letto, cabina An apartment entirely redesigned in a armadio e bagno”. Subito risalta un elemento particolare e cioè un sistema contemporary key inside a Belle Epoque mobile contenitore/boiserie in legno Makassar ebony, realizzato su progetto building. A revolutionary intervention degli architetti, che crea un unico effetto cromatico guidando il visitatore verso la zona più luminosa della casa. Un organismo complesso, sapiente- In the famous Viale della Libertà, among mente sfaccettato, che ritma in maniera dinamica il percorso dall’entrata alla plane trees and Art Nouveau buildings, rinnovata e ampia zona living, collegando in un’unica vista l’ingresso con il a 1930 palace houses a design apartment salone. “Al suo interno, perfettamente mimetizzati, si trovano gli ingressi per with a historical aura. A challenging work il bagno ospiti e il locale lavanderia di servizio, mentre negli elementi di te- by architects Fabio Costanzo and Maria stata si trovano i mobili contenitori, che consentono di creare spazi altamente Rosaria Piazza of the Studio 4e. Formerly, funzionali e dalle linee scultoree”, dicono gli architetti Piazza e Costanzo. a corridor leaded into the rooms; the en- trance and the kitchen were in the darkest 13 0 part of the house and two little rooms over- looked the avenue. “A radical renovation was needed: the kitchen in the brightest side, a comfortable suite with vestibule, bedroom, walk-in closet and bathroom” say the architects. An outstanding side- board/boiserie in Makassar ebony wood creates a unique chromatic effect leading to the brightest area of the house. A multi- faceted form leads from the entrance into a spacious living area and to the salon in one view. “Inside, perfectly concealed, are the
a b i ta r e Nell’altra pagina, a sinistra, vista della cucina dalla zona pranzo, in evidenza l’isola con finitura in resina e legno; a destra, la dispensa. Sotto, la zona living ben illuminata da alte finestre, sulla destra il mobile libreria. G 131
a b i ta r e G132
A sinistra, la zona pranzo, attigua alla cucina. Sotto, a sinistra, il bagno principale con il lavabo in Corian; a destra, l’ingresso con l’articolato sistema mobile in legno Makassar. Una moderna cucina con isola e finitura in resina cementizia comunica con guest bathroom and the laundry room; the la zona pranzo e il soggiorno. Questo ambiente è inoltre personalizzato da un head elements are storage units. Function- originale mobile dispensa, progettato dagli architetti, nelle cui ante è stata al spaces with sculptural lines,” say Piaz- riprodotta interamente a pennello una natura morta di Giorgio Morandi, in cui za and Costanzo. A kitchen with an island semplici oggetti di uso quotidiano sono elevati a forme assolute e poetiche. and cement resin finishings communicates E poi c’è l’arredo, curato in ogni particolare, secondo un misurato accordo with the dining and the living rooms; in cromatico. Il comfort si lega perfettamente a un sistema domotico in grado it, the pantry doors reproduce a still life di gestire i diversi impianti tecnologici dell’abitazione, e alla progettazione by Morandi. All the furniture and the so- illuminotecnica, capace di creare atmosfere mutevoli e affascinanti. Anche fas (by Minotti and Maxalto) are carefully gli ambienti dei bagni sono stati progettati su disegno esclusivo dello Studio chosen in a chromatic harmony.A domotic 4e, con la realizzazione di lavabi termoformati in Corian DuPont e l’utilizzo system manages all the technological sys- di grandi lastre in gres porcellanato a basso spessore. I mobili e i divani sono tems including the lighting design. Ther- delle ditte Minotti e Maxalto. “Il risultato di questo lavoro è stato un ritro- moformed washbasins in Corian DuPont vato senso dello spazio, ottenuto - concludono gli architetti - attraverso una and porcelain stoneware slabs are in the nuova funzionalità degli ambienti, resi maggiormente flessibili, accoglienti bathrooms.“The result is a more function- ed eleganti per adattarsi al meglio allo stile di vita dei proprietari”. al and welcoming space which better fits the owners’ lifestyle”. Aurora Fiorenza 133
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palermo capitale della cultura Le origini di Panormos d i A d r i a n a C h i r c o * Iniziamo un viaggio nel cuore mità di Sant’Agata alla Guilla. La posizione favorevole della città tra archeologia, dell’attracco valse alla città il nome greco “Panormos” arte, urbanistica e storia tutto-porto.La città era cinta da possenti mura.Una vasta superficie al di fuori di esse, finora esplorata nell’area Il primo nucleo della città fu fondato intorno all’VIII-VII compresa tra piazza Indipendenza, corso Pisani, via Cap- secolo a.C. da mercanti fenici come approdo commer- puccini e via Danisinni, era adibita a necropoli. ciale e occupava un’altura rocciosa affacciata sul mare e Palermo fu una città dedita ai commerci e con una fio- fiancheggiata da due corsi d’acqua: il torrente Papireto rente realtà agricola. Dopo la prima guerra punica (254 a nord e il Kemonia a sud. La struttura urbana com- a.C.) divenne municipio romano mantenendo una certa prendeva un nucleo più antico, Paleapoli, nella parte indipendenza soprattutto per gli scambi commerciali più alta e riparata, corrispondente all’area oggi occupa- e le attività del porto. Molte epigrafi e il rinvenimento ta dal Palazzo Reale, dalla caserma Bonsignore-Dalla di ricche abitazioni del I-II secolo d.C. testimoniano la Chiesa, villa Bonanno e dal Palazzo Arcivescovile, e la ripresa economica e culturale di quell’epoca. Neapoli (V secolo avanti Cristo), coincidente con l’at- Dopo la caduta dell’impero romano, la città subì un tuale quartiere Cassaro, dalla Cattedrale alla via Roma, lungo periodo di decadenza demografica ed economi- dove giungeva il litorale marino. ca. Gli unici dati sono le notizie riferite dallo storico Recenti scavi hanno consentito rinvenimenti archeolo- Procopio (VI secolo d.C.) sulla conquista della città da gici anche in zone esterne al nucleo antico, nelle aree parte delle truppe barbariche. comprese tra l’attuale chiesa del Gesù (Casa Professa dei Tra il 535 e l’831, Palermo fu provincia bizantina. Con Gesuiti) e piazza Marina; ciò fa supporre una occupazio- il nuovo culto cristiano si fece uso di ingrottati natu- ne di queste zone fin dal IV secolo avanti Cristo. Studi rali per l’uso liturgico e di gallerie sotterranee come geologici hanno permesso di ricostruire due zone di or- necropoli. Chiese ipogee sorsero lungo gli anfratti meggio del braccio meridionale del porto che compren- naturali scavati dal fiume del Maltempo, il torrente dono le convessità di piazza Marina e della zona limitrofa Kemonia; tra questi, è il vasto complesso che si trova a via Alessandro Paternostro. Il braccio settentrionale sotto l’attuale Casa Professa tra Ballarò e il Casalotto. del porto s’insinuava verso occidente lungo il percorso L’assetto urbano si mantenne quasi inalterato fino al delle odierne piazza Sant’Onofrio e via Panneria, fino IX secolo d.C. quando, con la conquista musulmana, a raggiungere il cosiddetto lago del Papireto, in prossi- Palermo divenne sede di un emirato aghlabita. THE ORIGINS OF PANÒRMOS The first nucleus of the city was found- today are the Palazzo Reale, the barracks city, between Casa Professa and Piazza ed around the VIII-VII centuries BC by Bonsignore-Dalla Chiesa, Villa Bonanno, Marina.This suggests that such areas were Phoenician merchants, as a commercial the Archbishop’s Palace; and the Neapoli occupied since the 4th century BC. Two port, and occupied an outcrop overlook- (5th century BC), with the Cassaro, the large areas of anchorage of the harbour’s ing the sea, flanked by the rivers Papireto Cathedral, via Roma, to the coast. Recent southern arm, including Piazza Marina and and Kemonia.The urban structure includ- excavations have brought to light some surroundings, have been reconstructed ed the Paleapoli, the oldest core, where archaeological finds outside the ancient thanks to some geological studies. *Storica dell’arte, esperta di storia e urbanistica della città, responsabile regionale del settore Educazione e Formazione di Italia Nostra, autrice di numerosi libri dedicati a Palermo. G 137
palermo capitale dell a cultura Sulle tracce di fenici e romani Catacombe paleocristiane di Porta d’Ossuna. A pochi passi I ritrovamenti di da piazzetta d’Ossuna è l’ingresso alle catacombe paleocristiane, databili tra il IV e il V secolo d.C.; parte fu scoperta nel 1739; nel 1785 fu Palazzo Arcivescovile. individuata una rete di gallerie utilizzate come cimitero che si estendono Gli scavi nel Museo Diocesano per circa 800 metri. Nell’800 l’esplorazione venne abbandonata e mostrano strutture medievali le gallerie divennero un ricettacolo di sfaccendati e malviventi e antiche con una porzione di (N. Cavallaro). Furono utilizzate come rifugio durante l’ultima guerra. colonna di età ellenistica. Sono proprietà della Pontificia Commissione di Archeologia cristiana. Nel 1999 è tornato alla luce un percorso stradale di età mura di Corso Alberto Amedeo. Un tratto rettilineo ellenistica che probabilmente di mura puniche si trova sotto la caserma Bonsignore–Dalla faceva parte dell’orditura Chiesa, nei pressi del piccolo bastione cinquecentesco di San viaria della Paleopoli e Giacomo; vi sono incise alcune lettere puniche. Le mura sono intersecava l’asse principale ben visibili nel tratto successivo a piazza Peranni (mercato di allora, l’odierno Cassaro. delle pulci), di fronte al parcheggio dei campi di calcio. Necropoli punica. Nel corso degli scavi iniziati nel XVIII secolo sono state rinvenute tombe a camera ipogeica databili tra il IV e il III secolo a.C.; la necropoli è stata utilizzata fino alla colonizzazione romana. Molte delle tombe non sono visitabili; la parte nell’ex area della Caserma Tukory è aperta al pubblico. Vi si trovano fosse per l’inumazione, sarcofagi e sono visibili sistemi d’incinerazione. Fortificazioni occidentali, Palazzo Reale. Gli scavi del 1984 hanno scoperto, sotto la pavimentazione del ‘500, un tratto delle fortificazioni. Il più antico è costituito da una porta di circa 5 metri, affiancata da due torri e da una porta di minori dimensioni con piccola torre, del VI-V secolo a.C., edificate secondo le tecniche costruttive puniche, con blocchi ben squadrati posti in opera a secco. testi Adriana Chirco - disegno Alessandra Micheletti 138
mura di piazza Sett’Angeli. Museo archeologico Antonio Salinas. I reperti Una struttura muraria con pavimenti illustrano la civiltà antica della Sicilia, dalla preistoria all’età a mosaico estesa per oltre trenta romana: statue e sarcofagi dell’epoca punica, reperti egiziani, metri, probabilmente parte di la “Pietra di Palermo”, iscrizione geroglifica del 2900 a.C, e un’insula o di una domus o di un l’Ariete del III secolo a.C., proveniente dal Castello Maniace di edificio pubblico della prima età Siracusa. Da non perdere le Metope dei Templi di Selinunte. imperiale, è stato rinvenuto tra il 2000 e il 2005. I resti sono visibili Circuito delle mura puniche. attraverso la struttura a vetri parallela Il tracciato corrisponde alle strade al fronte del Convitto Nazionale. medievali che, parallele ai torrenti Papireto e Kemonia, circondavano il nucleo urbano. Parzialmente smantellate in epoca medievale o nascoste dagli edifici, ne sono ancora visibili alcuni tratti: in via Matteo Bonello, sotto il Seminario arcivescovile; in via Venezia; in via Schioppettieri sotto il convento di Santa Caterina; in via Rua Formaggi. Un altro tratto è emerso pochi anni fa durante il restauro di Palazzo Lanza di Trabia in via Celso. Fortificazione nel convento di S. Chiara. All’interno, sotto il pavimento del salone adibito a teatro, uno scavo ha fatto emergere un tratto di mura di circa quattro metri e alto due. La struttura, costituita da blocchi squadrati, è conforme ad altri tratti di mura già scoperti (Palazzo Reale). I resti, databili tra il V e il VI secolo a.C., sembrano costituire un tratto delle mura puniche della città. Gli scavi sono visitabili nel corso della visita del complesso di Santa Chiara. Zona archeologica di Villa Ipogeo paleocristiano di S. Michele Arcangelo. Bonanno. Nel giardino della villa Nella chiesa, che risale al XII secolo, oggi sezione della sono emersi i resti di due edifici, Casa Biblioteca comunale, una scala conduce all’ipogeo “A” e Casa “B”. La prima si estendeva paleocristiano. Era parte del complesso di aggrottati per circa 1.800 metri quadrati con naturali, in corrispondenza del letto dell’antico fiume del ambienti con pavimenti a mosaico a Maltempo, che ospitarono chiese e cimiteri ipogei fin soggetto mitologico e un’area termale. dall’epoca paleocristiana; tra questi gli ipogei di S. Maria La seconda, ritenuta una basilica della Grotta, SS. Quaranta Martiri, S. Calogero e S. Parasceve. neopitagorica o sede di una confraternita dionisiaca, fu forse abbattuta dal terremoto del 365 d.C. I resti dei mosaici si trovano al Museo Salinas; una sala con pavimento a mosaico è in loco, coperta da una tettoia progettata dall’architetto Giuseppe Damiani Almeyda. G 139
Un corpo, un’azienda. UNA GRANDE FAMIGLIA, UN GRANDE GRUPPO, UNA SOLA ANIMA. ClementeFRATELLI www.fratelliclemente.com C A S T E LV E T R A N O
smart city Coltivare il futuro di Palermo A. Micheletti di Maurizio Carta GROWING THE FUTURE Nel 2013 a Palermo fu piantato un seme, la candidatura della città a Capitale Euro- OF PALERMO pea della Cultura 2019. Il dossier fu preparato con cura ma la candidatura non passò nemmeno la prima selezione. Molti dissero che quel seme era di cattiva qualità, In 2013 a seed was planted in Palermo, infertile e mal seminato. Non era così, come capita in agricoltura quel seme aveva the city’s candidacy for European Cap- trovato un terreno duro (le criticità della città non ancora risolte) che ne aveva ital of Culture 2019. But the nomination compresso la capacità di germogliare. Ma il seme era buono, forte, rigoglioso e, len- did not pass the first selection.That seed tamente, ha spaccato il terreno, frantumandone la resistenza, producendo le crepe was of poor quality and poorly seeded, da cui filtravano l’acqua e la luce necessarie alla sua germogliazione. Quel seme most people said. Actually, it had found conteneva il germe della partecipazione, il nucleo della visione a lungo termine e a hard ground (the city’s criticality not l’energia delle politiche culturali. Quel seme parlava dei giovani e del mare, utiliz- yet solved) that had impaired its ability zava i diritti umani come molecola di sviluppo e ridisegnava una città senza recinti to sprout. But it slowly revealed its real e separazioni. Quel seme, testardo e forte, è germogliato e ha dato frutti in seguito: qualities, splitting the ground, shatter- nel 2015 la World Heritage List dell’Unesco per il patrimonio arabo-normanno ing resistance, and producing cracks (insieme a Monreale e Cefalù), nel 2017 Capitale Italiana dei Giovani e nel 2018 from which the water and the light nec- Capitale Italiana della Cultura e sede di Manifesta 12, la Biennale internazionale essary for its germination could filter. It nomade di arte contemporanea. contained the germ of the participation, Di quel seme dobbiamo ancora avere cura perché tutta Palermo possa germogliare the core of the long-term vision and the come quel “giardino planetario” che dà il titolo a Manifesta. Una città in cui la energy of cultural policies. That seed diversità vegetale è alimento di quella culturale, in cui la varietà sociale genera spoke of young people and the sea, us- ricchezza architettonica e in cui la creatività urbana produce sapienze manifattu- ing human rights as molecules for the riere, cibi e stili di vita, in una continua metamorfosi. development of a city without fences. Palermo è oggi laboratorio del progetto di una città contemporanea che voglia That stubborn seed has given its fruits: fare della cura dei beni comuni il suo carattere distintivo. E può insegnare molto in 2015, the World Heritage List of anche ad altre città meridionali che vogliano essere aperte al mondo. Città che non Unesco for the Arab-Norman heritage abbiano più un solo centro, perché dalle periferie oggi vengono sia domande di (with Monreale and Cefalù); in 2017, the cura che potenti segnali di innovazione sociale, di ribellione civica, di nuovi modi Italian Capital of Young People, and in di abitare e di lavorare. Dobbiamo ricomporre i conflitti tra città e mare, ma anche 2018 Italian Capital of Culture, housing tra sotterraneo ed aereo. Perché Palermo può essere percorribile nei qanat, nei cu- Manifesta 12, the International Biennial nicoli dei Beati Paoli, nei rifugi antiaereo o nelle cisterne sotterranee di Pier Luigi of Contemporary Art. Nervi, come Parigi, ma anche dalle terrazze, dai tetti e delle torri, come Istanbul. But, we should still take care of that Questa per me è la sfida più seducente del 2018: reimmaginare Palermo - e con seed in order to make Palermo sprout essa le altre città siciliane - come città che torna ad avere cura del futuro, mentre like the “planetary garden” that gives Palermo reinterpreta il ruolo di Capitale Italiana della Cultura. the title to Manifesta. G 141
Com’è bella la città Parola d’ordine: rigenerazione urbana di Rosanna Pirajno Password: Urban Si legge sempre più spesso di gruppi di privati cittadini che si organizzano regeneration per salvare da degrado, decadenza o demolizione, un manufatto dismesso per fine uso e funzione - fabbrica, teatro, cinema, linea ferrata, area libera o altro More and more often we read about pri- - e quindi attivarsi per ridargli nuova vita con un progetto di diversa destina- vate citizens saving an abandoned factory, zione d’uso. Questa operazione, quando procede d’intesa con le pubbliche theatre, cinema, railway or an empty area amministrazioni proprietarie che accettano l’insolita forma di collaborazione from deterioration bringing it back to life predisponendo quanto occorre per condurla a buon fine, prende il nome di through a new project and function. This Rigenerazione Urbana. Almeno nell’accezione formulata nella prima legge procedure, carried out in agreeement with sull’argomento, quella della Regione Puglia del 2008 che “promuove la rige- public administration, is called Urban nerazione di parti di città e sistemi urbani in coerenza con strategie comunali Regenaration. This is what the first law e intercomunali finalizzate al miglioramento delle condizioni urbanistiche, on the subject, by Regione Puglia (2008) abitative, socio-economiche, ambientali e culturali degli insediamenti umani e suggests: promoting regeneration of some mediante strumenti di intervento elaborati con il coinvolgimento degli abitanti town areas in accordance with city strat- e di soggetti pubblici e privati interessati”. egies directed to improve urban, hous- Fondamentale, per la riuscita dell’operazione, è dunque la partecipazione dei ing, socioeconomic, environmental and cittadini alle strategie di sviluppo degli enti locali e la condivisione della “idea cultural conditions of human settlement di città” che si suppone emerga dai programmi elettorali dei candidati ai vertici also by intervention instruments worked politico-amministrativi. out with citizens and public and private Se prendiamo ad esempio la riuscitissima operazione della High Line Park di subjetcs’ involvement. For example, the Manhattan, struttura composta da giardini, promenades, spazi ricreativi, cul- very successful High Line Park in Man- turali, espositivi, commerciali che hanno trovato magnifica allocazione su una hattan, a facility consisting of gardens, ferrovia elevata dismessa, per l’impegno di alcuni abitanti costituitisi in Friends promenades, leisure, cultural, exhibition of High Line Park per proporre al Comune, che lo approva, il loro progetto di and shopping centres which has found recupero e riutilizzo, ci si può fare un’idea di cosa potrebbero diventare tanti magnificent location on a high level aban- spazi dismessi a Palermo, dalla Fiera del Mediterraneo alla Chimica Arenella, doned railway thanks to some citizens’ se si trovassero risorse e idee condivise per nuove funzioni rigeneratrici. La commitment. We can thus get the picture qualità del progetto di riuso in chiave culturale-ricreativa-commerciale può of what many disued spaces in Palermo dunque fare, dell’area abbandonata che si è presa in custodia prima durante like Fiera del Mediterraneo and Chimica e dopo la sua rigenerazione, “the most beloved pubblic space” come la High Arenella could turn into if resources and Line con i suoi cinque milioni di visitatori censiti. In sostanza, presupponendo shared ideas were found. It is likely that una buona sintonia tra pubblico e privato e l’assunzione dell’onere di gestione Urban Regeneration could have excellent e manutenzione del manufatto da parte dei privati, specie dei giardini che chances of success with us too. richiedono competenza, costanza e passione per crescere in bellezza e buona salute come la High Line insegna, l’operazione “rigenerazione urbana” avrebbe 143 ottime possibilità di successo anche da noi. G
contemporaneo Due opere di Gabriella Ciancimino: Chardon d’Amour, Quando l’arte 2013, tecnica mista su carta, ascolta la Natura cornice in metallo, plexyglass, cm 67x67x3; sotto, La Flora di Daniela Bigi Soñadora, 2014, progetto site-specific per la mostra Diversi anni fa, mi colpì la visionarietà costruttiva di un progetto dedicato al quar- “Sous nos yeux” (Before Our tiere Falchera di Torino. Il contesto culturale in cui prendeva vita era quello della Eyes) a cura di Abdellah progettazione artistica in ambito pubblico; le tematiche riguardavano l’ecososte- Karroum e Soledad Gutiérrez, nibilità, lo studio delle identità, la convivenza sociale. L’autore, Ettore Favini, era MACBA (Barcellona), tecnica un giovane lombardo, che aveva deciso di intervenire in quella periferia operaia mista, m 4,50x12. degradata, ancora memore dell’originaria vocazione rurale, con la piantumazione di un frutteto di “frutta autoctona antica” in spazi residuali come le aiuole delle rotatorie o i vuoti incolti tra gli isolati.Nell’ultimo decennio è evidente il rinnovato interesse degli artisti per lo studio e l’ascolto della Natura. Si declina in un’ampia gamma di processualità, per lo più interdisciplinari, che riuniscono botanica, an- tropologia, letture del paesaggio, ripristino agrario, progettazioni architettoniche e ingegneristiche, analisi geologiche, economiche e politiche. Anche la Sicilia ha preso posizione, da almeno una decina di anni, in questo panorama, grazie soprattutto ai progetti di Gabriella Ciancimino, che non a caso Manifesta ha riconosciuto in prima battuta, coinvolgendola, la scorsa estate, nell’avvio dei lavori per Palermo. L’artista palermitana ha collaborato con musei e fondazioni su scala internazionale, dal Sud Africa alla Russia, dalla Spagna agli Stati Uniti, dal Marocco alla Francia, dall’Austria all’India, alla Turchia. Le sue indagini sulla storia popolare, sui paesaggi floristici e i tanti progetti studiati per ciascuna di queste realtà hanno preso le mosse dal bisogno di conoscere in primo luogo la propria terra, di difenderne le tradizioni, di comprenderne le po- tenzialità contemporanee, costruendo piattaforme dialogiche con altre terre, altri background, altre urgenze. Un lavoro che in ogni luogo vede convergere lo scavo nelle storie locali, l’indagine archivistica sulle memorie botaniche, l’incontro con esperti di discipline disparate,la collaborazione con persone comuni,nel desiderio di intrecciare natura e politica. Sullo sfondo, l’ecologia sociale. Interviene con modalità site-specific, opera con il disegno, il wall painting, l’installazione, mixandoli con composizioni musicali, brani video, elementi dell’artigianato. La sua cifra metaforica si nutre di stilemi Liberty, di suggestio- ni arabo-normanne, di visualità hip hop. E a coltivare il suo pensiero libertario l’accompagnano la simbologia delle piante endemiche e i racconti dei narratori, soprattutto quando indugiano su stanze dello scirocco e sapienti giardini arabi. G144
Gabriella Ciancimino, WHEN ART LISTENS Les Fleurs du Senegal, TO NATURE 2010, composizione di disegni, tecnica mista Years ago in Turin I was struck by the su carta, cornice in visionary nature of young Ettore Fav- metallo, plexyglass, ini’s artistic project: an orchard of an- cm 100x70x2. cient native fruit in uncultivated spaces. Courtesy dell’artista A new interest of artists for Nature in dell’appartement 22, an interdisciplinary perspective (botany, Rabat, Marocco. anthropology, landscape, agriculture, ar- chitecture, politics) is spreading also in Sicily. Gabriella Ciancimino, involved in Manifesta12 Palermo, boasts several collaborations in Europe, Africa and Asia. She starts from the awareness of local traditions and seizes their po- tential through a dialogue with other backgrounds, digging for local stories and memories, meeting ordinary peo- ple and experts, aiming to interweave nature and politics within a background of social ecology. Her art performances are site-specific: drawing, wall-painting, installations, mixed with music, video, craftsmanship. Her style shows influ- ences of Liberty, Arab-Norman, hip hop elements; her libertarian thought is nourished by the symbolism of the plants and the Arabian tales. Gabriella Ciancimino, Il Giardino di Fatimide, site specific project curato dal dipartimento educazione Manifesta 12, Teatro Garibaldi, Palermo, tecnica mista su vetro. G 145
libri al gusto di sicilia Conto aperto col Franchismo di Santo Piazzese Onde confidenziali A quarant’anni dalla fine del Franchismo gli scrittori spagnoli non hanno Marc Fernandez ancora smesso di fare i conti con quella pagina della loro storia. Il regime ha Sellerio, 2017 segnato la Spagna più a lungo e più in profondità di quanto non sia accaduto Pag. 214 in Italia con il Fascismo. Noi ce la siamo cavata con un ventennio, a loro ne 16,00 Euro sono toccati due. È fatale che la caduta di un regime così duraturo abbia “liberato” anche un gran numero di storie che aspettavano solo di essere OPEN ACCOUNT raccontate: romanzi che ruotano intorno al Franchismo e alle sue influenze WITH FRANCOISM residuali sulla società spagnola. Molti sono noti anche in Italia ma mi limito a citarne uno del gagliègo Manuel Rivas, I libri bruciano male, romanzo fluviale, Spanish writers seem not to be through tumultuoso, che potrebbe entrare d’ufficio tra le letture da mettere in lista with the Francoism, which has marked contro eventuali vuoti di memoria storica. Spain more than Fascism has marked Onde confidenziali, (Sellerio ed., trad. di Francesco Bruno) rappresenta una Italy. After 40 years of regime lots of sto- piccola anomalia tra i romanzi ispirati al Franchismo perché è un noir che ries about Francoism were to be told, as sconfina nella fantapolitica. L’autore, Marc Fernandez, francese con due Manuel Rivas’s Books burn badly, a tumul- nonni iberici, dice di sé: “Io sono francese. Io sono spagnolo. Non voglio tuous novel good for historical memory. scegliere”. La vicenda che racconta mi era parsa così inverosimile da avermi Confidential waves is a noir verging on po- indotto a una breve ricerca, alla fine della quale ho dovuto riconoscere che litical fiction by the French-Spanish Marc lo scetticismo era figlio dell’ignoranza: non sapevo che sotto il Franchismo, Fernandez. In Spain, as in Latin America, nella cattolicissima Spagna, vigesse una pratica che pensavo limitata a certe thousands of newborns were taken away dittature latino-americane, cioè la sottrazione di migliaia di neonati ai genitori from the anti-Francoist parents and ille- antifranchisti. I neonati venivano dati illegalmente in adozione o addirittura gally adopted or sold; culprits have gone venduti a famiglie che li educassero in ossequio agli interessi di regime e unpunished. Fernandez imagines that the spesso erano le suore dei reparti maternità a condurre la faccenda. L’amni- Phalangists have won the elections today, stia seguita alla caduta del regime ha finora impedito di risalire ai colpevoli. thanks to populism and to mass media Fernandez immagina che i falangisti tornino al potere in Spagna dopo avere control. The regime allows Diego Martin, vinto le elezioni grazie alle spinte populiste dei movimenti di ispirazione an anti-fascist journalist, to maintain his franchista e a un capillare controllo dei mezzi di comunicazione di massa. radio broadcast Confidential waves. Martin Per conferirsi un’aura di democraticità, il regime concede a Diego Martin, investigates on the stolen newborn trade giornalista radiofonico antifascista, di mantenere una trasmissione di successo: and on some crimes related to it with a Onde confidenziali. Martin, per le sue inchieste, si vale della collaborazione di magistrate, a transsexual detective and a un magistrato, di una detective privata transessuale e di una fascinosa avvocata charming lawyer. The writing is almost ci- che si è data la missione di inchiodare i responsabili del traffico di neonati. nematic, with an ethical tension. We hope Sullo sfondo, una serie di delitti, le cui vittime sono in qualche modo legate that it is not prophetic. a quella vecchia vicenda. La scrittura è quasi da montaggio cinematografico, rapida e dalla forte tensione etica. Ci tocca sperare che non si tratti di un 147 romanzo profetico. Non solo per la Spagna. G
INTIMO & CO Uomo - donna Via Serradifalco 131/C PALERMO
gente di mare Feroce, il siciliano alla guerra di corsa di Mario Genco A. Micheletti FEROCe, THE SICILIAN AT Si chiamava Feroce e forse il destino aveva previsto che nome e vita combaciassero. PRIVATEERING E così era stato: diventò un corsaro. Nei primi giorni del luglio 1812 lui, Tommaso Feroce, scorreva per il Mediterraneo al comando del bovo (vascello a uno o due Tommaso Feroce’s name was perhaps alberi con vela latina) corsaro armato in corsa dal siciliano Don Vincenzo Morgana an omen as he was a privateer empo- con bandiera e lettera di marca di re Ferdinando, in quegli anni retrocesso da IV wered by king Ferdinand Bourbon. In a III per l’invasione della parte peninsulare del suo regno da parte dei francesi di July 1812, while running for the Me- Napoleone. Il vascello di capitan Feroce si chiamava con involontaria ironia L’Ama- diterranean Sea in command of a ship bile. E il giorno 7 di quel mese, avvistò «due vele sopravento» mentre bordeggiava called L’Amabile, he sighted two sails (per refuso,il PC ha scritto, appropriatamente, borseggiava) ad ovest della costa windward near Sardinia and decided occidentale della Sardegna e con scarsa amabilità decise di inseguirle. In quegli to pursue them. In wartime all ships anni, qualunque nave si metteva all’inseguimento di una vela avvistata: era mare were allowed to run after any other in di guerra, il Mediterraneo, dove Inglesi e loro alleati, il Borbone fra questi, davano the Mediterranean, where the British la caccia ai Francesi e a chiunque con la Francia avesse rapporti; e viceversa. and their allies Bourbons pursued the Ma inseguire una nave sopravento era impresa piuttosto improbabile, tanto più se French and vice versa. Soon Feroce re- quella fosse più grande e perciò più veloce. Capitan Feroce se ne rese presto conto e alized that chasing windward ships was virò di bordo ma poco dopo lo stesso fecero i due vascelli che da inseguiti diventarono an unlikely endeavour and changed inseguitori. Erano corsari Algerini, che erano nemici di tutti. Erano ormai tanto vicini direction. But soon afterwards the two che era impossibile evitarli. Capitan Feroce issò sull’albero «la bandiera e la fiamma pursued ships - Algerian corsairs - beca- siciliana» e quelli risposero con una gragnola di colpi di cannone e di moschetteria. me pursuers. He escaped towards Sar- Il capitano dell’Amabile tentò di scappare verso la Sardegna, ormai vicinissima, «ma dinia; when all seemed lost, an English per causa del vivo fuoco aveva ricevuto gran danno». Non rimaneva che arrendersi. ship arrived and overturn the outcome Sembrava tutto perduto quando arrivò una sciabica con bandiera inglese a capovolge- of the battle. One of the ships escaped, re l’esito della battaglia. Uno dei vascelli nemici fuggì; l’altro si avventò sull’Amabile the other attacked the Amabile; Feroce cercando di farlo schiantare contro la costa: Feroce riuscì a resistere all’urto e dal resisted and forced it to run aground. suo bastimento ormai ridotto quasi un relitto continuò a sparare cannonate contro Feroce’s men with the British managed l’assalitore, manovrando fino a costringerlo ad arenarsi. A questo punto, quelli dello to seize the conspicuous load. The two sciabecco sbarcarono e scapparono. Ormai padroni del campo, gli uomini di Feroce, winning captains eventually arrived in aiutati da quelli della sciabica inglese, riuscirono a disincagliare lo sciabecco arenato the port of Palermo and delivered the e lo risospinsero in mare. Ma il vascello rischiava di colare a picco, così lo vuotarono loot for the auction. del carico.Il bottino risultò cospicuo:“sedici balle di carta,quattrocentodieci barbanti (un tipo di tappeti) una picciola cassetta con cento paja di calzette di seta, due pezze di tale, un ballotto con nove mazzetti di filo e una pezza di raso”. Le fonti. Deposizione del capitano Tommaso Feroce al Tribunale delle Prede di Palermo. Archivio di Stato di Palermo, fondo Consultore del Governo, Atti Memoriali Relazioni della Delegazione Speciale sulle prede marittime 1794 – 1813, Filza 269. G 149
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