Important Announcement
PubHTML5 Scheduled Server Maintenance on (GMT) Sunday, June 26th, 2:00 am - 8:00 am.
PubHTML5 site will be inoperative during the times indicated!

Home Explore documenti_raccontano_1a

documenti_raccontano_1a

Published by info, 2016-07-08 12:55:37

Description: documenti_raccontano_1a

Search

Read the Text Version

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOcioè: esigere tributi in denaro dagli abitanti del suo feudo, ma eratenuto a doveri di assistenza e di tutela nei loro confronti; aveva ildiritto di caccia, di pesca e di costruire mulini o frantoi.Poiché il nobile non poteva lavorare, doveva vivere di rendita grazie alfeudo, e la sua rendita doveva essere tale da consentirgli un tenore divita che permettesse magnificenza e lusso.Per questo il feudo doveva essere trasmesso integralmente al figliomaschio maggiore escludendo dall’eredità gli altri figli “cadetti” chevenivano indirizzati o verso la carriera ecclesiastica oppure verso lacarriera militare, mentre le femmine venivano date in matrimonio ospinte alla vita monacale (monacazione forzata).In base alla legge del “fedecommesso”, chi era nominato erede di unpatrimonio feudale non poteva venderlo, non poteva dividerlo e dovevatrasmetterlo integralmente al figlio maggiore dopo la sua morte.I privilegi dei nobili erano numerosi: il nobile non poteva essere privatodel suo titolo eccetto che per gravi motivi, non poteva essere soggettoa tassazione se non in modo parziale; in caso di reato era giudicato datribunali composti da soli nobili, era esente dalla tortura come praticainvestigativae dalle pene infamanti; aveva la facoltà di portare armi in pubblico,poteva svolgere all’interno del suo feudo funzioni di polizia eamministrare la bassa giustizia.La famiglia del nobile poteva fregiarsi di stemmi, insegne o appellativionorifici.All’interno della nobiltà esisteva una distinzione tra grande e piccolanobiltà: i grandi nobili erano molto pochi ma possedevano proprietàimmense, erano particolarmente ricchi e avevano accesso alla corte delsovrano; i piccoli nobili possedevano proprietà di limitata estensioneterritoriale e il loro prestigio sociale non superava i confini del propriofeudo. Il PopoloIl popolo era costituito dalla popolazione laica non nobile, era il ceto piùnumeroso e sosteneva per intero l’onere delle tasse.Al suo interno era molto stratificato e formato da diverse categorie dipersone: l’alta borghesia dei ricchi banchieri, grandi mercanti,proprietari di terre, di miniere e di manifatture; la media borghesia dei 51

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOprofessionisti come medici, giudici, notai, avvocati o mercanti localiinfine gli artigiani fabbri e falegnami, gli operai, i contadini, i lavoratorisenza mestiere specifico, i servi della gleba.La borghesia, termine che deriva da “burgensis” ossia abitante delborgo, era un gruppo sociale che doveva le sue fortune alle attivitàeconomiche e allo svolgimento di professioni come l’avvocatura e lamedicina.Una caratteristica della borghesia sarà quella, nei secoli successivi, dilegittimare la propria ricchezza e differenziarsi dal popolo contraendomatrimoni con persone appartenenti alla nobiltà oppure con l’acquisto diun titolo nobiliare. . 52

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOI contadini. Tra i gruppi sociali che contavano il maggior numero dipersone c’erano i contadini, visto che l’economia del tempo eraesclusivamente agricola.Vi erano contadini-servi e contadini personalmente liberi.I contadini-servi coltivavano la proprietà terriera del nobile ed eranolegati alla loro condizione ereditariamente; non potevano abbandonarele terre nobiliari che lavoravano e non potevano possedere benimateriali; non potevano esercitare alcun’altra attività lavorativa.I contadini personalmente liberi erano proprietari di una parte più omeno grande del territorio agricolo circostante il villaggio.Non avevano la piena proprietà della terra coltivata, in quanto dovevanocorrispondere al nobile locale tributi ordinari o straordinari in caso divendita o successione oppure dovevano lavorare gratuitamente, per uncerto numero di giorni, le terre del feudatario, in occasione dell’aratura,della semina e del raccolto.Questi obblighi prendevano il nome di “corvées” parola francese chesignifica “opera richiesta”; altre “corvées” erano dovute per lacostruzione e la manutenzione delle strade e delle opere in muraturadel feudo.Altri contadini-liberi coltivavano le terre ecclesiastiche prese in affitto osotto contratto di mezzadria. 53

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANODiversamente dai contadini-servi, i contadini liberi avevano la possibilitàdi svolgere altri mestieri quali tessitura e filatura della materia prima,fornita loro da mercanti che compravano poi i prodotti finiti perrivenderli.I contadini erano un numero consistente di persone che vivevanocostantemente ai limiti della povertà: bastava un raccolto andato male ouna serie di annate sfavorevoli perché morissero di fame. Questa lorocondizione di forte incertezza alimentava rivolte o altre forme diprotesta violenta.Una menzione a parte meritano i servi della gleba che erano serviche non avevano il diritto di lasciare il luogo dove lavoravano: eranolegati alla terra e non erano quindi uomini liberi.Nonostante questo, però, godevano di alcuni diritti di cui il principale efondamentale per la sopravvivenza delle famiglie, era il diritto dirimanere nella terra che lavoravano, non potendo esserne espulsi dalsignore.Esercitavano anche una specie di diritto di proprietà sulla casa in cuiabitavano e su una parte delle terre che coltivavano. Anche il contrattodi lavoro era ereditario ed intoccabile. 54

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOIl loro tempo era diviso fra il lavoro nelle terre del signore e quello nelleproprie terre, dei cui frutti vivevano; talvolta beneficiavano anche di unapercentuale di quanto producevano nelle terre del signore.Avevano diritto a costituire una famiglia e potevano venire punitifisicamente solo in caso di comprovato cattivo comportamento.Se il signore vendeva le terre che possedeva, queste erano alienateinsieme ai servi, che non potevano esserne mandati via.L’espressione “servo della gleba” rimase in uso fino alla RivoluzioneFrancese.In quell'epoca, quelli che si denominavano servi erano i discendentidegli antichi servi della gleba, ma erano proprietari delle terre checoltivavano e pagavano ai nobili una piccola imposta per il fatto che, inaltri tempi, tali terre erano appartenute alla nobiltà.L’origine storica dei servi della gleba risale all’epoca delle invasionibarbariche, nei secoli IV e V, quando l’Impero Romano d’Occidente sidisgregò.I proprietari di terre cominciarono a costruire fortificazioni perproteggersi contro gl’invasori.Allora coloro che non erano in condizioni di difendersi dagli attacchi deibarbari, iniziarono a chiedere rifugio in tali fortificazioni che costituironola forma primitiva di quello che fu più tardi il castello medioevale.I proprietari generalmente imponevano come condizione ai rifugiati chequesti coltivassero le terre in tempo di pace e li aiutassero nella lottacontro gli invasori in tempo di guerra.Si istituì così un contratto del servo con il proprietario.Nell’epoca in cui fu istituita, la servitù della gleba fu accettata comequalcosa di naturale, frutto delle circostanze.Infatti un signore, di fronte alle grandi orde che si spostavano,necessitava di essere certo che la sua proprietà avrebbe avuto unnumero sufficiente di uomini per difenderla.Per lui quindi era vantaggioso stipulare un contratto vitalizio e ancheereditario.Allo stesso modo, era vantaggioso per i servi, che, spesso, non eranouomini liberi, ma vecchi schiavi romani. 55

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO 56

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO I documenti in mostraI documenti presentati in questa mostra appartengono al lascito Rocca,che altro non è che la prosecuzione, nei secoli, dell’antico lascitotestamentario dettato da Giudo de Olzissis nel lontano 1308. In mostrae nella sezione del catalogo si trovano solo quelli meglio conservati epiù significativi.Quanto esposto permette la visione di diverse tipologie di documentiredatti all’epoca (lettere, contratti di locazione, ipoteche, ma anchesemplici minute), le diverse tipologie di marche da bollo, il periodostorico di riferimento, la lingua utilizzata nella corrispondenza; tuttoquesto offre tra le tante cose anche un’interessante testimonianza dellegrafie utilizzate nel tempo. LR 1780Tipo documento: Atto notarileAnno 1780Marca da bollo del periodo di Ferdinando di BorboneLingua utilizzata: latino e italianoContenuto: Atto notarile che stabilisce le modalità di rifacimento di unmuro divisorio di un cortile appartenente una parte ad un privato,mentre l’altra, poiché legata al lascito Rocca, in gestione all’esecutore 57

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOtestamentario. La controversia viene risolta attribuendo l’onere dellaricostruzione interamente al privato che si impegnava a ripristinarlomigliorato e con l’impegno di mantenerlo tale anche per gli eredi LR 1793Tipo documento: Contratto di locazioneAnno 1793Marca da bollo del periodo di Ferdinando di BorboneLinguaggio utilizzato: latino e in parte italianoContenuto: Il contratto di locazione si riferisce ad una “casa in muraturacol tetto in coppi, corte, cantina, orto, pozzi e altre pertinenze postanelle vicinanze di S. Nazaro e Celso con cui confina ad est, la StradaPubblica a sud, i “Padri del Regio Castello a Nord e gli eredi del fuGiovanni Battista Agosti a ovest.Il canone di affitto è di lire 300 in moneta piacentina da versareanticipatamente all’inizio di ogni semestre per tutta la durata dellalocazione (triennale da rinnovare di volta in volta)Il Capitano dovrà riconsegnare la proprietà migliorata e non peggioratae si impegna :- A non usare la casa come stalla di cavalli, buoi o suini- A non tenere in casa caprette e calessi (“barozzi”)- A non ammassarvi letame o escrementi- A non subaffittare a fabbri, stagnini (“magnani”) maniscalchi o persone di cattiva fama 58

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO LR 1802Tipo documento: registriAnno 1796 e 1802Marca da bollo: //Lingua: italianoContenuto: registri in cui il sacerdote annotava le messe a suffragio. LaMessa in suffragio è una Celebrazione Eucaristica in cui vi è la recita dipreghiere, indulgenze e l’obbligo di fare opere buone indispensabili alleanime del Purgatorio, per ottenere da Dio la remissione della penatemporale loro inflitta in sconto dei peccati commessi durante la vitaterrena. Il termine “suffragium” nell’antichità aveva il significato, comedel resto ha ancora oggi, di “voto” inteso come espressione del diritto 59

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOdel cittadino di eleggere i propri rappresentanti. In epoca cristianaassunse anche il significato di “voto fatto per la fede” LR 1806Tipo documento: Atto ipotecarioAnno 1806Marca da bollo dell’Impero napoleonicoLingua: francese 60

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOContenuto: Il documento è un’iscrizione ipotecaria della durata di diecianni a garanzia di un debito LR 1813Tipo documento: richiesta ufficiale di amministrazione del Legato RoccaAnno 1813Marca da bollo: si rilevano le iniziali di Maria Luigia d’AustriaLingua: italiano e latinoContenuto: richiesta di Gianbattista Zangrandi di ottenere con urgenzal’amministrazione del Legato Rocca, viste le insolvenze dei pagamenti LR 1820 circaTipo documento: Minuta di lettera inviata da Gianbattista Zangrandi,religioso servito dell’ex-convento detto della Madonna della Piazza diPiacenza, a “Sua Maestà”, presumibilmente Maria Luigia d’Austria. 61

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOAnno 1820 circaMarca da bollo: //Lingua: italianoContenuto: richiesta di sollecito di pagamento di 10 annualità insolute(si legge dal 1810, sotto governo napoleonico) dell’Ospedale Grande diPiacenza, a danno del Salario Rocca, per la somma di vecchie lire diParma 2520, pari a 599 lire di Parma nuova e 44 centesimi, conargomentazioni. LR 1823Tipo documento: Iscrizione ipotecariaAnno 1823Marca da bollo: si rilevano le iniziali di Maria Luigia d’AustriaLingua: italianoContenuto: richiesta di ipotecare i beni dell’arciprete di Casaliggio DonPietro Antonio Coppellotti, per insolvenza di pagamento della somma dinuove lire di Parma 3234, 88 centesimi e 7 millesimi, a profitto delsalario laicale Rocca, da parte di Don Gianbattista Zangrandi, arcipretedella chiesa parrocchiale di Niviano. 62

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO LR 1825Tipo documento: Minuta di letteraAnno incertoMarca da bollo: //Lingua: italianoContenuto: il prete Don Filippo Zangrandi, preposto alla chiesaparrocchiale di Niviano, chiede al “Monsignore” di intimare al sig.Grillenzoni la deposizione presso il Capitolo della Cattedrale o delseminario diocesano, della somma di 1500 lire di Parma, beneficio delsalario Rocca. 63

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO LR 1831 ATipo documento: letteraAnno 1831Marca da bollo: //Lingua: italianoContenuto: avviso di riscossione di somma dovuta e di utilizzo perestinguere il capitale dovuto al salario laicale Rocca, indirizzata a DonPietro Dodici; mittente Gaetano Fabri per autorizzazione della moglieAnna Copellotti Fabri 64

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO LR 1831 BTipo documento: cancellazione di ipotecaAnno 1831Marca da bollo : //Lingua : italianoContenuto: accoglimento dell’istanza di cancellazione dell’ipoteca iscrittanel 1806 contro Pasquale Fracchioni, rilasciata a Don Pietro Docici,amministratore del salario Rocca. 65

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO LR 1833Tipo di documento: letteraAnno 1833Lingua: italianoContenuto: il prete di San Lazaro Balcetti comunica la morte del sig.Passeri a Don Pietro Dodici di Niviano, che l’avrebbe voluto ringraziareper alcune Messe recitate su sua richiesta. Annotazione di pagamenti afavore del salario Rocca sopra l’indicazione del destinatario. 66

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO RIASSTipo documento: MinutaAnno: non identificatoLingua: italianaContenuto: Breve sintesi dello sviluppo del lascito testamentario ad usointerno dell’ufficio notarile 67

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO 68

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO SEZIONE DUE Le Confraternite nel territorio piacentino Le ConfraterniteGrazie ai numerosi documenti conservati negli archivi delle nostreparrocchie, è stato possibile identificare le numerose confraternitepresenti nel nostro territorio.Ma cosa sono le confraternite?La confraternita è un’unione di fedeli, costituita con decreto formaledell'autorità ecclesiastica, organizzata gerarchicamente, che ha perscopo l'esercizio di opere di pietà o di carità e l'accrescimento del cultopubblico; ha sede in una chiesa, in un oratorio o in una cappella.La storia delle confraternite è molto antica: già dai primi secoli delcristianesimo, molti fedeli sentono la necessità di unirsi nella preghierae nella carità. Per alcuni di essi tale desiderio prende forma nella vitareligiosa nelle comunità monastiche; per quelli invece che non voglionorinunziare alla famiglia ed alla vita del mondo, nascono alcune unioniche hanno, in parte, gli stessi scopi spirituali e di pietà.La presenza di confraternite sembrerebbe già attestata in Europa dal IVsecolo; in Francia erano presenti sicuramente dall’VIII secolo, in Italianell’anno successivo.Le prime confraternite medievali, la cui diffusione si deve a personaggiillustri del mondo ecclesiastico, tra cui San Bonifacio e San Beda ilVenerabile, sorgono sia per prestare aiuto caritatevole ai bisognosidurante la vita terrena, sia per aiutare l’anima del defunto dopo lamorte ad accorciare il periodo di permanenza nel Purgatorio. I membridelle confraternite garantiscono ì preghiere per i confratelli deceduti efanno celebrare messe in suffragio degli stessi con cadenza settimanale.All’inizio le confraternite erano formate da sacerdoti secolari (nonappartenenti al clero regolare delle comunità monastiche), ed ebberogrande diffusione in tutta la Chiesa, anche se non erano ancora aperte 69

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOai laici e non avevano pertanto le caratteristiche che assunsero inseguito. I laici chiedevano ai monaci di pregare per le loro anime incambio di donazioni più o meno cospicue, soprattutto beni immobili: ifedeli donatori erano segnati su appositi registri conservati nelmonasteroSu questo esempio nacquero delle congregazioni totalmente formate dalaici, che perseguivano gli stessi fini delle confraternite religiose: cura esostegno in vita e dopo la morte. Il primo documento che testimonial’esistenza di questi gruppi di laici è uno statuto scritto da Hincmar,vescovo di Reims, nel 852, per il clero della sua diocesi, in cui attesta lapresenza di questi sodalizi organizzati, amministrati e che si riunisconoperiodicamente.Le prime notizie di congregazioni laiche in Italia si hanno in Toscana enell’Emilia.L’ordine comune a tutte queste congregazioni riguarda le pratiche diculto, le messe di suffragio dei defunti, l’aiuto e l’assistenza aibisognosi: i membri laici aiutano i confratelli malati, infermi e poveriattraverso la carità e le sette opere di misericordia (sia corporali chespirituali), prima tra tutte garantire la sepoltura dei defunti; i sacerdoti,pure presenti nelle congregazioni laiche, celebrano messe secondo leintenzioni dei confratelli; diaconi e sub-diaconi recitano salmi.Queste confraternite quindi diventano nel tempo una forma diassistenza indispensabile in una società dove la maggior parte dellapopolazione versa in condizioni più che precarie, il più delle volte inpiena povertà.La completezza organizzativa e la piena attività del culto si hanno apartire dal XIII secolo, dopo che l’avvento delle identità comunali haaperto la strada ad una maggiore affermazione dell’individuo e del suoagire all’interno della comunità in cui vive.Intorno alla metà del 1200 si ha un’ulteriore spinta alla diffusione delleconfraternite laiche grazie al movimento dei Disciplinati: nel 1260Ranieri Fasani, un eremita, invita i cittadini di Perugia alla penitenza,come reazione spirituale al male e alla corruzione dilagante; Ranieri èpervaso da spirito mistico, è vestito solo con un sacco, e ha strisce dicuoio in mano, che servono per la flagellazione penitenziale. Nasce cosìla Compagnia dei Disciplinati di Cristo. La pratica della flagellazione eragià nata nel XI secolo per opera di San Pier Damiani e San Domenico 70

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOLoricato, che l’avevano diffusa nei monasteri, per placare l’ira divinasoprattutto in occasione di guerre e pestilenze.Dall’esempio di Ranieri nascono in tutta Europa delle confraternite cheportano i nomi di Flagellanti, Battuti, Frustati, ecc.Pur essendo uniti dalla pratica della flagellazione, i confratelliritornarono a praticare principalmente la carità, valore all’origine dellanascita delle confraternite.Il Medioevo quindi vede fiorire la confraternite laiche, alle quali sembrache appartenesse la quasi totalità dei cattolici verso la fine del 1400.All’interno delle confraternite, le donne hanno gli stessi diritti degliuomini, una vera eccezione per l’epoca. Dal punto di vista religioso, iconfratelli laici si impegnano a curare gli altari dei santi, non facendomai mancare candele accese e fiori, vanno a messa nei giorni in cui sifesteggiano i santi patroni ; alcune confraternite mantenevano un loroprete; inoltre i fedeli legati alle Confraternite fondano ospedali, ospiziper poveri e pellegrini, orfanotrofi e conservatori per ragazze a rischio,erigono chiese, oratori e monumenti, organizzano e gestiscono scuoleper diffondere l'istruzione e l'educazione religiosa, gestiscono luoghi disepoltura, anche grazie alle donazioni e ai lasciti fatti dai confratelli.Le confraternite contribuiscono anche allo sviluppo delle arti, dotando leloro sedi di sculture, dipinti, decorazioni, ori ed argenti lavorati,paramenti pregiati, biblioteche; danno importanza alla musica ed alcanto liturgico, che assume particolare importanza nelle funzioni e nellesacre rappresentazioni, soprattutto quelle ispirate alla Passione.Nel 1500 si incomincia ad avvertire un bisogno di riforma all’internodella Chiesa cattolica, ancor prima delle tesi luterane: nascono cosìnuove confraternite che uniscono lo scopo della riforma alle esigenzespirituali e di carità, come per esempio le Compagnie della Carità e leCompagnie del Divino Amore. I frati carmelitani fondano confraternitepuramente devozionali, quelle del Carmine, così come le confraternitedella Cintura degli eremitani di Sant’Agostino o quelle del Rosario deidomenicani; nelle zone rurali sono istituiti i Monti di Pietà e del Granoper contrastare l’usura.Per tutto il Medioevo questi sodalizi non hanno voce nel DirittoCanonico, per cui si sviluppano autonomamente, senza particolariobblighi, a volte con regole non approvate dalla Chiesa. 71

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOProprio questi inconvenienti richiamano l'attenzione del Concilio diTrento, che se ne occupa nella XXII Sessione del settembre 1562.Uno degli scopi della Riforma Cattolica era quello di dare ai Vescovil'effettivo governo della Diocesi, garantendo loro i mezzi per poterloesercitare in modo concreto. Il Concilio pertanto prescrivel'approvazione del Vescovo per la fondazione delle confraternite,dandogli la facoltà di visitarle e obbligando gli amministratori a rendereannualmente conto della gestione.Da allora il controllo della Chiesa sulle confraternite è stato assai piùattivo, e cresce ulteriormente dopo le norme emanate, nel 1604, daClemente VIII.In questo ultimo periodo, le confraternite più forti finanziariamenterivolgono la loro attenzione anche all’arte: gran parte di questopatrimonio artistico e culturale è giunto sino a noi ed è tuttora custoditonelle loro chiese ed oratori. Notevoli due monumentali capolavori:le Sette Opere di Misericordia dipinte dal Caravaggio per la Chiesa delPio Monte della Misericordia di Napoli, e lo Stabat Mater di Pergolesi,composto su commissione dell'Arciconfraternita dei Cavalieri dellaVergine dei Sette Dolori, sempre a Napoli.Nel 1811 il governo napoleonico decide di sopprimere tutte leconfraternite, con l'eccezione di quelle del Santissimo Sacramento, eprescrive l'unione dei beni delle confraternite alle chiese parrocchiali: leconfraternite vedono o confiscati i loro patrimoni, in ottemperanza allapolitica contro i privilegi della Chiesa attuata già durante la RivoluzioneFrancese, e portata avanti da Napoleone in tutto il suo impero. Solodopo il 1820 le confraternite riprendono la loro attività.Il Regno d’Italia è stato contrario fin dall'inizio alle confraternite comeistituzione, difatti non le ha considerate come possibili enti religiosi. Lalegge n. 753 del 3 agosto 1862 distingueva le confraternite che avevanoscopo di beneficenza da quelle che avevano scopo di culto, e quelle chefacevano opere di beneficenza venivano assoggettate al controllodell'autorità statale. La legge n. 3848 del 15 agosto 1867 soppresse glienti ecclesiastici, risparmiando però le confraternite, che venneroconsiderate alla pari delle opere pie, quindi associazioni laiche. La leggen. 6972 del 17 luglio 1890, detta legge Crispi, confiscò a tutte leconfraternite aventi scopo di culto, tutti i beni che producevanoricchezza, lasciando solo oratori e chiese, sopprimendo gli uffici di 72

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANObeneficenza e la congregazione di carità. Solo durante ilperiodo Fascista, con il decreto n. 1276 del 28 giugno 1934, alleconfraternite viene data personalità giuridica.Il 25 gennaio 1983 Giovanni Paolo II promulga il nuovo Codice di DirittoCanonico: in esso non si parla esplicitamente delle Confraternite, maesse sono ragionevolmente incluse nel Titolo V, \"Le associazioni deifedeli\", dal canone 208 al 329, dove sono separatamente esposte ledisposizioni circa le norme comuni, le associazioni pubbliche, leassociazioni private, alcune norme speciali. Non sempre però è faciledistinguere le associazioni pubbliche di fedeli da quelle private.In linea generale si può dire che, secondo il nuovo Diritto Canonico, leConfraternite, particolarmente legate al culto, alle opere di bene, lodatee raccomandate dall'autorità ecclesiastica, devono avere la loro specificafinalità, i loro statuti, la loro indole, la loro modalità di appartenenza e diazione, sotto la vigilanza dell'autorità ecclesiastica competente: ad essaspetta il diritto-dovere di attendere all'integrità della fede e dei costumie a non permettere abusi nell'esercizio della liturgia e delle vaneiniziative.Tra peste e schiavitù: Le Confraternite religiose nel nostro ComunePresso gli archivi parrocchiali di Niviano e Pieve sono stati rinvenutidocumenti, editti su manifesti vescovili e papali relativi a Giubilei,indulgenze e comportamenti religiosi, del 1700 e 1800, che siriferiscono alla presenza in sede di diverse confraternite.Le confraternite presenti sono diverse di cui le più conosciute – e piùriccamente documentate - sono la “Confraternita di San Rocco”, legataalle epidemie di peste e la \"Confraternita della Santissima Trinità eRedenzione degli Schiavi\". Quest’ultima affonda le sue origini nel 1198,quando Papa Innocenzo III approvò la regola voluta da Giovanni deMatha e San Felice di Valois e nacque per unire il culto cristiano dellaTrinità al riscatto dei cristiani fatti schiavi dai Mori durante le Crociate.Tale Confraternita, esistente ancor oggi, ebbe una sede per un certoperiodo anche a Niviano; la conoscenza di questa significativa presenzaè importante dal punto di vista storico non solo perché la vita della 73

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOConfraternita si sviluppa nell'arco di secoli, ma perché mette in luce ilproblema della schiavitù, ancora attuale nel XVIII secolo 74

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO I documenti in mostra CONF 1Tipo di documento: Atto d’istituzione della Confraternita (pergamena)Anno 1720Lingua: latinoContenuto: Il Priore della Chiesa romana di San Lorenzo in Lucinaindirizza questo documento, in parte stampato, in parte scritto a manoalla Chiesa di Santo Stefano nella diocesi di Niviano. Sono indicati gliscopi della confraternita e le modalità per ottenere la remissione deipeccati.Sono indicate anche le chiese romane che ospitano le confraternite eche è necessario visitare qualora ci si trovi a Roma. 75

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO CONF 1 ATipo di documento: IndulgenziarioAnno 1724Lingua: italianoContenuto: documento detto “Sommario dell’indulgenze concesse daSommi Pontefici”; in questo documento sono elencate le indulgenzeconcesse dai Papi Paolo V e Clemente X; interessante è l’indicazioneriferita agli obblighi “de’ fratelli e sorelle” che sono tenuti ad indossareun piccolo scapolario di lana bianca con la croce rossa e turchina;qualora lo scapolario si dovesse rompere o perdesse la sua forma ènecessario cambiarlo e, prima di indossarlo, farlo benedire; i fratelli e lesorelle, per ottenere l’indulgenza, non devono fare ulteriori penitenze senon quelle richieste dalla Chiesa in determinati periodi dell’anno; peracquistare le indulgenze è necessario recitare le preghiere ed esercitarele opere che il Papa comanda. 76

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO CONF 2Tipo di documento: letteraAnno 1761Lingua: latinoContenuto: Lettera scritta nell’anno 1761 in cui si chiede la benedizionedegli scapularia dell’Ordine e la possibilità si celebrare delle processioni;nella missiva si parla di devoti e di devote all’Ordine. 77

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO CONF 3Tipo di documento: letteraAnno 1791Lingua: latinoContenuto: Lettera all’Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore; inquesta missiva datata 6 giugno 1791 i membri della Confraternitachiedono che venga assegnata loro una domenica al mese per potercelebrare la processione dello scapolario e chiedere (“lucrare”)l’indulgenza plenaria. 78

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO CONF 4 79

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOTipo di documento: letteraAnno 1791Lingua: italianoContenuto: Lettera inviata da Fra’ Michele della Purificazione,procuratore generale al Reverendo Cappellano di Niviano, 18 giugno1791; in questa lettera il procuratore generale, ricorda che una dellefinalità generali della confraternita è quello di sollecitare “limosine” perla redenzione degli schiavi che si trovano “tra gente barbara edapertamente nemica del nome Cristiano”; nella lettera si fa riferimentoal ridimensionamento delle offerte per pagare il riscatto dei prigionieri(definiti schiavi); in quei tempi le “limosine” dovevano essere statenotevolmente ridotte in quanto più volte nella missiva si insiste suquesto dettaglio. Interessante è l’appunto in cui si sospetta che le“limosine” possano finire in altre Confraternite e quindi si sollecitano isacerdoti a prestare attenzione alla destinazione finale del denaro.Viene infine ribadito l’indirizzo esatto a cui far pervenire le offerte deifedeli “Al Reverendo Procurator Generale de’ Trinitari Scalzi nelConvento di San Carlo alle quattro Fontane, Roma”. 80

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO CONF 4 ATipo di documento: Rescritto del Priore Generale della ConfraternitaAnno: non indicato, ma all’interno del documento si fa riferimento allaBolla di Innocenzo XII (1693) da cui si evince che la data deldocumento esposto è immediatamente successivaLingua: italianoContenuto: Il Priore generale della Confraternita indica le modalità concui si possono ottenere le indulgenze: è necessario innanzitutto visitarela parrocchia di S. Stefano a Niviano e successivamente recitare lepreghiere e compiere processioni. Il documento era esposto, per lapubblica lettura, all’interno della chiesa. 81

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO CONF 5Tipo di documento: registroAnno : 1794Lingua: italianoContenuto: Libro dove sono notati i Fratelli e le Sorelle dellacongregazione della Santissima Trinità del riscatto canonicamente erettain questa chiesa di Niviano; 82

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO CONF 6Tipo di documento: elencoAnno : 1836Lingua: italianoContenuto: Nomi e cognomi delle Sorelle della confraternita della BeataVergine Addolorata e della Redenzione degli schiavi residenti nellafrazione di Niviano; anno 1836, elenco aggiornato al 6 agosto. 83

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO 84

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO SEZIONE TRE La religiosità del mondocontadino, il messale, libro sacro e documento storico La religiosità del mondo contadinoIl mondo contadino, con i suoi ritmi legati alle stagioni e al lavoro neicampi, è sempre stato fortemente permeato di religiosità in ogniaspetto dell'esperienza quotidiana, nei cicli della vita dell'uomo, dellanatura e della comunità. Di generazione in generazione si sonotramandati riti che hanno legato il sacro al profano, religione esuperstizione, e verso cui la Chiesa ufficiale a volte ha mostrato unatteggiamento critico e una certa volontà di indirizzo. Esisteva tutta unaserie di preghiere e litanie da utilizzare nelle diverse occasioni, recitatedurante pubbliche processioni di supplica o ringraziamento, in cui eracoinvolta l'intera comunità rurale. Fra queste, le più note e diffuse eranole cosiddette \"rogazioni\".Le ROGAZIONI erano, nel cattolicesimo, preghiere, atti di penitenza eprocessioni propiziatorie sulla buona riuscita delle seminagioni che sisvolgevano tra aprile e maggio.Si distinguevano in \"maggiori\" nella giornata del 25 aprile e \"minori\" neitre giorni che precedevano la festa dell'Ascensione nel rito romano.Le ROGAZIONI MINORI si tenevano nei tre giorni precedenti la festadell'Ascensione.L'usanza ha origini molto antiche e risale a un evento accaduto nel Vsecolo d.C. quando nell'anno 474 in Gallia, si abbatterono varie calamitànaturali e un terremoto; il vescovo Mamerto (poi proclamato santo)chiese ai suoi fedeli di avviare un triduo di preghiera e di digiuno estabilì di celebrare solenni e pubbliche processioni verso alcune chiesedella diocesi. I tre giorni di penitenza si conclusero il giornodell'Ascensione. 85

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOQuesta \"proposta\" di preghiera che il vescovo fece alla popolazionevenne chiamata «rogazione», dal latino rogatio, termine usatonell'antica Roma per indicare una proposta di legge nata dal popolo.Le processioni delle Rogazioni minori si svolgevano per tre mattineconsecutive, nei giorni antecedenti la festa dell'Ascensione: lunedì,martedì e mercoledì (in quanto l'Ascensione cade sempre di giovedì). Ilpercorso, che prendeva inizio già alle 5-6 del mattino e si potevasnodare per diversi chilometri, era studiato in modo che tutto ilterritorio della parrocchia potesse, sia pure a distanza, essere visto.Il punto di partenza era sempre la chiesa parrocchiale, ma ogni giornoveniva seguito un percorso differente, che giungeva fino ad un puntoprestabilito, un luogo significativo del territorio della parrocchia (spessosegnalato da una santella o capitello), in mezzo ai campi.In testa al corteo stavano le Confraternite con le loro insegne, seguivaquindi il clero (chierici, seminaristi, diaconi e sacerdoti); dietro, ledonne, i bambini e in fondo gli uomini. Il sacerdote,che indossavaparamenti di colore viola, presiedeva il rito. Il cero pasquale non venivaacceso.Durante il cammino si recitava una preghiera di gruppo: il sacerdoteintonava le Litanie dei santi; non appena si giungeva nei puntiprestabiliti, la processione si fermava, il chierico alzava la croce e,rivolgendosi ai punti cardinali, recitava le invocazioni delle litanie: Afulgure et tempestate, A peste, fame et bello, ecc. a cui la popolazionerispondeva Libera nos Domine.Il sacerdote concludeva la cerimonia proclamando gli oremus finaliprevisti dalle Litanie dei Santi e dalla \"Messa delle Rogazioni\" (nellaquale non si recita né il Gloria né il Credo).Le ROGAZIONI MAGGIORI Si tenevano il 25 aprile ed avevanoun'origine ancora più antica.Vi si trova un richiamo ai riti ancestrali legati alla fertilità della terra, inparticolare alle \"ambarvalia\" della tradizione romana, processioniintorno ai campi che si tenevano a fine maggio in onore della deaCerere (protettrice delle messi) e fatte allo scopo di propiziare il buonesito dell’annata agraria. L'ambarvale più importante era quella che siteneva nel giorno del calendario corrispondente al 25 aprile. Talecelebrazione fu trasformata in rito cristiano da papa Liberio (325-366) . 86

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANONel 511 il concilio di Orleans (regnava allora papa Simmaco) ne approvòla pratica svolta a Vienne, introducendo però una modifica: venneaggiunta l'astensione dal lavoro, in modo che i fedeli potesserodedicarsi totalmente alla preghiera.Alla fine del VI secolo, con il papato di san Gregorio Magno, la Chiesacristianizzò definitivamente queste processioni pagane. Gregorio stesso,nel suo Sacramentario, definì questo rito \"Litania maggiore\" (Litaniaquae maior appellatur). In seguito venne effettuata la distinzione checonosciamo oggi tra le Litanie maggiori, recitate il giorno di San Marco,il 25 aprile, e Litanie minori, acclamate in processione il lunedì, ilmartedì e il mercoledì prima della festa dell'Ascensione.In Francia il rito fu riconosciuto e approvato anche dagliimperatori Carlo Magno e Carlo il Calvo.Nella città di Roma il rito fu introdotto molto prima da papa Leone III,nell'anno 816; ben presto l'uso fu esteso a tutta la cristianità. Da quelmomento in poi, le rogazioni divennero una pratica diffusa in tuttele parrocchie, con le stesse finalità penitenziali, allo scopo di chiedere laprotezione divina sul lavoro dei campi, per tenere lontane le calamitànaturali che potessero nuocere alle colture (ghiacciate invernali,alluvioni/siccità), per garantire un raccolto sufficiente a sfamare lefamiglie. Oltre al rito, si sviluppò nelle campagne una tradizione che,anche se ormai raramente, è possibile vedere ancora oggi: i contadinifabbricavano delle croci con dei rami potati che venivano adornate conrametti d'olivo pasquale benedetto e un pezzetto di candela. Poivenivano piantate nei campi per proteggerli dalle calamità naturali.Di grande valenza religiosa era anche la stagione primaverile: con ilmese di marzo e la conseguente fine dei rigori dell’inverno, al primo delmese si accendevano nei cortili falò propiziatori per ottenere salute,benessere e soprattutto buoni raccolti.Il giorno di San Giuseppe (19 marzo) si interrompevano le veglie nellestalle sia perché il freddo più intenso era terminato sia perché si dovevaandare a letto presto per alzarsi di buon mattino per riprendere il lavoronei campi. La primavera era inoltre il mese dove si festeggiava laPasqua, vera festa di rinascita facilmente associabile al risveglio dellanatura. Si ripulivano a fondo le case in attesa della benedizione delparroco e si facevano anche i grandi bucati perché tutto, dopo il grigioreinvernale, doveva essere pulito e rinnovato. 87

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO La ritualità nella società contadina del nostro territorioIl messale e i libri religiosi in genere non sono solo lo “strumento” dilavoro del sacerdote, ma sono anche uno strumento prezioso perosservare la ritualità della chiesa nelle varie celebrazioni e sono unostrumento laico per chi vuole, attraverso i riti religiosi, capire la culturadi un popolo in un determinato periodo storico e, nello specifico, comela vita contadina veniva esplicitata all’interno della liturgia.I messali rappresentano affascinanti testimonianze di un tempo moltolontano, per la scrittura, le miniature, i capilettera e le immaginisacre, di grande valore artistico. 88

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO I MessaliIl Messale, nella Chiesa cattolica, è un libro liturgico contenente tutte leinformazioni (testi, orazioni, canti, gli stessi gesti e le rubriche)necessarie al celebrante per la celebrazionedella messa o Eucaristia secondo l'anno liturgico.Il messale, detto Missale plenum, ha fatto la sua comparsa nella Chiesalatina attorno all'XI secolo. E’ nato con l'esigenza di raggruppare in ununico libro diverse pubblicazioni: il sacramentario con le preghiereeucaristiche (canone), le orazioni e le preghiere, l'evangeliario, illezionario e l'epistolario per le letture della Santa Scrittura,il graduale con i canti. Lentamente nel corso dei secoli i manoscrittihanno integrato tutte queste parti della messa in un unico libro.L'uso del Missale plenum si formalizza nella Chiesa latina tra il XIII edil XV secolo.In seguito alla bolla di papa Pio V Quo primum del 1570, tutta la Chiesalatina utilizza il messale romano, ad eccezione di quelle diocesi e diquegli ordini religiosi che possiedono un proprio rito legato allatradizione antica.Dal punto di vista dei contenuti, non esiste un messale unico eduniforme, ma tanti messali quanti sono i riti eucaristici che vi ricorrono.In Italia, il Messale romano è il libro della celebrazionedella messa secondo il rito della Chiesa cattolica di rito romano, ma siparla anche di Messale tridentino per il messale rivisto in seguitoal concilio di Trento e di Messale ambrosiano utilizzato nella diocesi diMilano di rito ambrosiano.Il messale mozarabico per l'arcidiocesi di Toledo, il messale di Braga perl'arcidiocesi di Braga ed il Messale ambrosiano sopra citato sopravvivonoai nostri giorni; il messale romano-lionese per l'arcidiocesi di Lione èstato soppresso solo nel 1970.Insieme a queste diocesi, anche certi ordini religiosi come i certosini, icistercensi, i domenicani ed i carmelitani mantengono i propri messali.Tutti sono il risultato di una doppia tendenza pratica e identitaria. Latendenza pratica consiste nel riunire in un unico libro tutte le partinecessarie alla celebrazione eucaristica durante tutto l'anno liturgico. La 89

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOtendenza identitaria rileva il bisogno di riunire gli elementi tipici chedefiniscono l'identità del rito stesso distinguendolo dagli altri. Bibliografia:  S. Bertola, G. Destefani, Messale Romano, Arti grafiche Frateli Pozzo, pag. 755  Gianpaolo Fassino, Le processioni delle Rogazioni: dalla fecondità della terra ai confini del villaggio  Franco Camaggi, «Le rogazioni: storia di un rito antico», Nuovo Diario Messaggero, 15 maggio 2010. 90

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOEcco un esempio delle preghiere più strettamente legate alla vitacontadina presenti nei messali Implorazione per ottenere la pioggiaPreghieraDio per il quale viviamo, agiamo ed esistiamo: dacci sufficiente pioggiaaffinché ci dedichiamo più fiduciosi alle cose eterne, dopo essere statiadeguatamente aiutati con benevoli sostegni. Per il SignoreIn raccoglimentoCon l’offerta di sacrifici, o Signore, sii placato e dacci l’aiuto opportunoper una pioggia sufficiente.Dopo la ComunioneSignore, dacci la pioggia salvifica e irrora nel modo adeguato l’aridasuperficie di pioggia fluente. Implorazione per allontanare la tempestaPreghieraTi chiediamo Signore che siano allontanati dalla tua casa i mali delcattivo tempo e sia scacciata la calamità della tempesta. Per il SignoreIn raccoglimentoA Te Signore porgiamo lodi ed offerte ringraziandoti per i beneficiconcessi e supplichevolmente pregandoti per quelli che ci devi ancoraconcedereDopo la ComunioneO potente Dio che castigandoci ci risani e perdonandoci ci salvi,proteggi i tuoi supplici affinché ci rallegriamo per la tranquillità di questodesiderato conforto e godiamo del dono della tua pietà 91

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO In tempo di carestiaPreghiamoTi preghiamo Signore di dare compimento alla pietosa preghiera:allontana nel modo più opportuno la fame perché i cuori dei mortalisappiano che quando sei offeso tali flagelli si propagano, quando seipietoso cessano. Per il SignoreIn raccoglimentoDio che vivifichi entrambe le nature del genere umano soprattutto connutrimento dei doni più immediati e li rinnovi attraverso il sacramento,ti preghiamo di fornirceli affinché non manchi il loro aiuto per i nostricorpi e le nostre animeDopo la ComunioneTi chiediamo o Signore di regolare la crescita degli alimenti di stagioneche ti sei degnato di creare con gli eterni misteri Implorazione per allontanare la peste dagli animaliPreghieraDio, che per la fatica degli uomini fornisti l’aiuto di molti animali, tipreghiamo supplichevoli di non far morire i nostri sostegni senza i qualila condizione umana non si regge.In raccoglimentoO Signore, placato dai sacrifici, attiva con clemenza la tua opera per lenostre sventure.Dopo la ComunioneSignore, il popolo fedele riceva la tua benedizione con la quale siasalvato nel corpo e nell’anima offrendoti la dovuta sottomissione trovisempre i benefici della tua protezione 92

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO I libri di preghiera custoditi nelle traviQuesto documento pergamenaceo proviene da una cascina lombardasita nei pressi di Rosate e vicina alla splendida abbazia cistercense diMorimondo, che potrebbe essere stata l’ispiratrice del costume,abbastanza diffuso anche nella nostra zona, di lasciare una tracciareligioso-propiziatoria nella fondazione di una casa colonica.Al momento della demolizione di una di esse (anni ’80) si rinvennenell’architrave questo libretto di preghiere che, con la sua data distampa, 1582, ci offre un primo ragguaglio sulla probabile data dicostruzione dell’edificio.La collocazione del libretto è molto simbolica: la preghiera deve esserecome la trave, il sostegno portante di tutta la costruzione, della vita chesotto vi si vive, del lavoro che vi si fa; quella trave fa da tabernacolo,dove si ospita l’eucaristia domestica e feriale, costituita dalla preghieraquotidiana cui tutti possono e devono ricorrere.Il libricino inizia, secondo costume diffuso, con la trascrizione a caratterivistosi dell’alfabeto, come aiuto a leggerne più facilmente quelli piùpiccoli.In effetti il contenuto delle sue pagine lo avvicina ad una sorte diabbecedario della orazione, includendovi le preghiere più importanti, piùliturgiche e comunitarie della fede o morale cristiana. Nell’ordine: ilPadre Nostro, l’Ave Maria, il Credo, il Miserere, la quadruplicebenedizione della mensa ( Benedicite Deus quod appositum est,Benedicite Deus ad coenam, Hoc donum vini benedicat, Reficiat nosDeus), la Salve Regina, i Dieci Comandamenti, l’ O crux Av, spes unica,l’allora salmo iniziale della S. Messa: Introibo ad altare Dei, l’invocazionedi perdono, Misereatur.Queste preghiere sono invocazioni, ma sono ancor di più convinzioni:dietro di esse sta la certezza che effettivamente la casa possa e debbaessere chiesa, e che la preghiera rimane il tramite più familiare e più aportata di mano di questa desiderabile identificazione. 93

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO 94

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO 95

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO 96

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANO SEZIONE QUATTRO Breve storia della tecnica per la produzione dei documenti che sono stati conservati fino ai giorni nostri La pergamenaLa pergamena, o membrana, è una materia per la scrittura derivatadalla pelle animale di capra, pecora e vitello.La leggenda vuole che la sua origine si debba alla conflittualità tra ledue città che avevano le più grandi biblioteche del mondo antico:Alessandria d’ Egitto e Pergamo. Durante questo conflitto (intorno al IIsecolo a.C.), Alessandria vietò l’esportazione del papiro verso la cittàrivale, e così a Pergamo, per supplire a tale imposizione, dovetteroinventare un supporto scrittorio derivato dalla pelle animale. Il fondo diverità di questa leggenda sta nel fatto che i primi documenti, in greco,su pergamena risalgono appunto a quel periodo. Ed è dall’antica cittàdell’Asia Minore (oggi Bergama, in Turchia) che deriva il nomepergamena.Questa materia scrittoria è invece chiamata membrana dalle fontiantiche latine (come Marziale e Orazio), ed è un sinonimo dipergamena, tuttora usato.La pergamena si produceva a seguito della scuoiatura dell’animale(capra, pecora, vitello), la cui pelle era poi messa a seccare al sole.Una volta essiccata, la pelle andava reidratata in tinozze piene di acqua,poi veniva passata in una soluzione contenente calce spenta e solfato disodio, custodita in un recipiente detto calcinaio: questa soluzioneserviva per far avvenire il collasso delle fibre, che permetteva dirimuovere facilmente il pelo, anche tramite un’operazione manuale. Ilbagno nella soluzione durava dalle 11 alle 12 ore, a seconda del tipo dipelle e dei rapporti tra le due componenti. 97

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOSuccessivamente la pelle era messa in un altro calcinaio, contenente unbagno di calce e acqua, per un tempo di circa 5 giorni, che permettevadi eliminare eventuali residui di pelo.A questo punto cominciava l’operazione dello zampetto, chiamata cosìdal supporto su cui si appoggiava la pelle, un asse di legno inclinato.La pelle veniva poi raschiata con uno strumento a doppia lama, una piùaffilata dell’altra: con la parte più affilata si raschiava l’ipoderma, laparte di pelle più resistente e che in origine era attaccata agli strati piùprofondi, per rimuovere il carniccio (residui di carne); con la parte menoaffilata si raschiava invece l’epidermide, cioè la parte di pelle piùdelicata e sulla quale in origine erano attaccati i peli, per rimuoverneeventuali tracce. In sostanza la parte su cui si scriveva era il derma.Finita questa operazione, la pelle veniva sciacquata e messa adasciugare su un telaio posto all’ombra: il telaio in origine erarettangolare, ma poi, data la naturale irregolarità della pelle, si optò perun telaio circolare. La pelle veniva attaccata al telaio tramite deglispaghi, che venivano legati con un nodo scorsoio a dei sassolini presentisulla cornice, e tirati: proprio per l’uso di questi sassolini, l’operazione ditiraggio era detta imbrecciatura o imbrecciamento.Quando la pelle era seccata, veniva ulteriormente raschiata con lostrumento utilizzato per lo zampetto al fine di rimuovere gli ultimiresidui di pelo e carniccio, dopodiché veniva staccata dal telaio.L’ultima operazione era quella della rifilatura, in cui si eliminavano leirregolarità e gli scalfi (le parti di pelle che coprivano le zampe), perdare al foglio di pergamena una forma il più regolare possibile.Il foglio di pergamena poteva essere piegato per ridurne le dimensioni:una piegatura si dice in-folio; due piegature si dicono in-quarto; trepiegature si dicono in-ottavo. Queste erano le più comuni, anche seesistevano piegature in-sedicesimo ed in-trentaduesimo, molto più rare,usate per confezionare codici piccolini.Il taglio successivo portava poi alla formazione dei singoli foglicostituenti il codice. La cartaLa carta, come materia scrittoria, nasce in Cina agli inizi del II secolod.C.: la leggenda vuole che un dignitario di corte, tale Ts’ai Lun, fosse 98

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOseduto sulla sponda di un ruscello e, vedendo degli stracci chemaceravano nell’acqua, ebbe l’illuminazione di ricavarne un materiale sucui scrivere.Nel 1937 un archeologo tedesco, Laurel Stein, scoprì una cassa piena didocumenti in una delle torri della Grande Muraglia, di cui in certonumero erano scritti su carta: nessuno di questo documenti era datatoposteriormente al 137 d.C., quindi il periodo di invenzione della carta èil fondo di verità della leggenda di Ts’ai Lun.Dalla Cina, dopo qualche secolo, la carta si sposta verso Occidente: unadelle prime cartiere è a Samarcanda, nell’Uzbekistan, e risale al VIIsecolo. Spostandosi ancora verso Occidente, la carta appare nell’areasiro-palestinese, poi in Maghreb. Da qui passerà per la Spagna fino adarrivare in Italia, dove le prime cartiere vengono costruite a Fabriano,Genova ed Amalfi. La produzione della carta richiedeva una granquantità d’acqua pulita, per questo le cartiere sorgevano sempre neipressi di una sorgente o comunque nelle zone alte dei corsi d’acqua.Si usavano stracci di lino (o canapa) e non di cotone, come molte voltesi è portati a pensare, incolori, venduti da straccivendoli.Gli stracci acquistati erano sottoposti a cernita da apposite operaie, lecernitrici (figura in basso, tratta dalle tavole dell’Enciclopedia di DenisDiderot), che scartavano quelli meno adatti per qualità e gettavano glistracci scelti in una botola che portava direttamente al marcitoio, ungrosso tino pieno d’acqua dove gli stracci erano lasciati a fermentarediverse settimane. 99

IMMAGINI E DOCUMENTI RACCONTANOSuccessivamente si prelevava la massa degli stracci fermentati e la simetteva in una macchina detta delle pile o pila (usata fino al XVIIIsecolo): qui dei grossi martelli, i magli, battevano ripetutamente glistracci fino a ridurli in poltiglia, la polpa di carta.Questa polpa di carta era poi trasferita in tinozze piene d’acqua e poiprelevata con dei particolari telai, che erano costituiti da due parti:  una parte fissa, detta forma, costituita da cunei di legno (i colonnelli) sui quali si cuciva con un filo metallico una rete molto fitti di fili, anch’essi metallici (le vergelle). La cucitura della vergella al colonnello è chiamata catenella;  una parte mobile, la coperta, che serviva semplicemente per evitare che la polpa di carta fuoruscisse dalla forma, e veniva inserita in una scanalatura presente nel bordo della forma.Un operaio prelevava il telaio e lo immergeva nella tinozza della polpa dicarta, che si stratificava sulle vergelle: quando la polpa si era stratificataabbastanza omogeneamente, l’operaio sfilava la coperta (che venivapassata ad un altro operaio con un’altra forma, in questo modo siottimizzavano i tempi di produzione) e rovesciava la polpa benstratificata su un feltro. A questo punto un altro feltro era appoggiatosopra lo strato di polpa, e sopra questo si rovesciava un altro strato dipolpa e così via fino a 250 strati alternati feltro-polpa-feltro-polpa-ecc.:questi 250 strati formavano una posta di carta. 100


Like this book? You can publish your book online for free in a few minutes!
Create your own flipbook