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Giornalino Marzoli n. 3

Published by Amministratore, 2019-12-12 09:21:57

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LA VOCE DEL CORRIDOIO Periodico dell’Istituto Marzoli N. 1 anno scolastico 2019/20

SOMMARIO EDITORIALE 1 COME ERAVAMO 2 A CURA DI CADEI ORNELLA STORIE DI ALTERNEANZA AL MARZOLI DELLA 4F ITT 3 DI LORENZO MAIURI STORIE DI ALTERNANZA ARRICCHISCE IL MEDAGLIERE DELLA 4C. 4 CONVERSAZIONE SEMISERIA CON LA STORIA 5 DI CADEI ORNELLA INTERVISTA AD ANNA OCCHETTA COLLABORATRICE DELLA DIRIGENTE 5 DI IRENE PATTONI IVE, BITY DIAGNE IE, CHIARA BELUSSI 1F IL MO.MA 6 DEL PROF. ABENI ENRICO L’ARATRO 7 DI CORRADI FEDERICO (EX ALUNNO DEL MARZOLI collaboratore esterno) Scarpette rosse 8 di AIDA VELICANIN, MARTINA SIGNORONI, PAGANI LISA IIIB LICEO

Editoriale Ragionare criticamente Quante volte di fronte alla richiesta di un’opinione argomentata su una questione, molti di noi sono impacciati e confusi, prendono posizioni improvvisate e argomentano in modo incoerente o superficiale? Quali sono allora i percorsi per ragionare criticamente? Sicuramente la lettura e la riflessione, la comprensione di testi e un uso costruttivo delle conoscenze acquisite. Oggi i social ci mettono di fronte ad un’enormità di testi da leggere ma l’approccio che si adotta nei confronti delle informazioni distribuite dalla rete è quello di una lettura veloce, superficiale, anche passiva dal momento che non ci si sofferma a valutare neppure l’attendibilità dei contenuti . Abitudine sempre più diffusa, deve essere corretta e rettificata proprio nella scuola. Il pensiero critico, competenza distintiva, non è fine a se stesso ma ricade poi nel mondo del lavoro dove diventa fonte di vantaggio competitivo, saper ragionare significa infatti saper affrontare consapevolmente i problemi (problem solving). I docenti hanno il dovere di orientare la formazione degli alunni verso questa competenza vincendo le resistenze della stessa parte discente. Qual è la strada? La strada è privilegiare la domanda, porre costantemente lo studente di fronte alle domande che lo coinvolgano in prima persona nel fornire un’opinione personale, nell’immaginare risposte plausibili in merito ad un problema, nel verificarle con il ragionamento, nell’utilizzare tutte le risorse cognitive a sua disposizione per dare una risposta convincente. Come ci insegna Kant, il compito di chi pensa è insegnare a pensare. Il pensiero critico è una conquista, talvolta faticosa ma è un ottimo antidoto al conformismo, all’accettazione passiva della tradizione, alla dipendenza da ogni forma di persuasione occulta, in altre parole il pensiero critico rende l’uomo libero perché lo libera da ogni forma di dipendenza.

COME ERAVAMO E COME SIAMO I NOSTRI TECNICI a cura di O. Cadei Quelli che ti risolvono i problemi quando gli strumenti non ti ubbidiscono (perché forse sei tu che dai i comandi sbagliati) Paolo Pitozzi bimbo Paolo oggi Rosita Grandinetti da bambina . Rosita oggi

Lauriola Pio da bimbo Pio oggi Flavio Dello Iacono bimbo Flavio oggi

.Luciano Belotti da bimbo e Luciano oggi Daniela Perri bambina Daniela oggi

Mauro Tengattini bambino Mauro oggi

Storie di alternanza al Marzoli (la 4F si aggiudica il III premio al concorso indetto dalla camera di commercio) di Lorenzo Maiuri 4F ITT Se dovessi descrivere l’esperienza ricoperto il ruolo di Manager delle Risorse dell’Impresa Formativa Simulata” non potrei Umane. Tra le mie mansioni ho dovuto dire altro se non che sia stata “molto assicurarmi che i “dipendenti” lavorassero in formativa e non sempre solo simulata”. Non un ambiente sicuro e sereno, mantenere la avevo mai visto prima tanta motivazione negli coesione all’interno del gruppo e valorizzare i occhi dei miei compagni: li ho osservati punti di forza di ogni individuo. Il progetto lavorare e ragionare come un gruppo, che ci ha permesso di vincere il primo premio collaborare per il raggiungimento di un fine al concorso “Storie di Alternanza” è stato comune. Ognuno ricopriva il proprio ruolo quello di costruire fisicamente una sveglia, a con la serietà e il senso di responsabilità che cui abbiamo dato il nome IRIS. Questa si contraddistingue chi fa parte di una vera distingue dalle solite distribuite sul mercato in azienda. Non eravamo costantemente sotto quanto svolge anche la funzione di agenda e pressione, produrre la pubblicità per il nostro può essere impostata attraverso il nostro sito prodotto è stato un momento in cui abbiamo web (www.theringcompanyja.eu) da potuto esprimere appieno tutta la nostra qualunque postazione connessa alla rete. Alla creatività divertendoci. Abbiamo anche premiazione ho potuto partecipare solo io, il dovuto eleggere un presidente che ci resto della classe era in gita e devo dire che rappresentasse e diversi manager. Io ho mi sono un po’ emozionato. Questa vittoria è

stata il coronamento di tutte le nostre Nota: il premio si riferisce all’esperienza di ambizioni, di tutti i nostri sforzi. Sentire alternanza svolta l’anno scorso pronunciare il nome della nostra impresa dalla bocca dei giudici è stato qualcosa che mi rimarrà sempre impresso nella mente. Ciò che abbiamo appreso durante quelle due settimane mostrerà i suoi frutti quando entreremo seriamente nel mondo del lavoro, ci ha permesso di sviluppare competenze che ci saranno utili per lavorare in un’azienda e ci ha aiutato a crescere. .

“Storie di alternanza” arricchisce il medagliere della 4^C Il premio “Storie di alternanza” chiama: la 4^C sezione Informatica dell’ITT risponde! Non si è ancora spenta l’euforia degli studenti che lo scorso 7 maggio si sono aggiudicati il podio al concorso promosso dalla Camera di Commercio di Brescia. I ragazzi hanno vinto grazie a un cortometraggio che racconta le tre settimane al cardiopalma durante le quali hanno svolto il loro percorso di alternanza scuola-lavoro. Il concorso “Storie di alternanza” premia ogni anno gli studenti che sanno documentare in modo creativo ed originale la loro prima esperienza nel

mondo del lavoro. La 4^C è riuscita ad emozionare la giuria attraverso un filmato che mostra la loro attività di impresa formativa simulata: un’azienda formata e gestita unicamente dagli studenti che per tre settimane hanno sognato di sfondare nel mercato, grazie al dispositivo di loro invenzione. “Abbiamo scelto di realizzare un prodotto dedicato agli amici a quattro zampe, perché siamo sensibili al problema dell’abbandono degli animali” ha raccontato uno studente della 4^C. E’ proprio da questa necessità che è nato Pet-chef, un distributore automatico di cibo per piccoli animali domestici, controllabile da remoto attraverso un’applicazione sviluppata interamente dagli studenti. Insomma, settimane emotivamente intense: “Non è stato facile confrontarsi con le nuove tecnologie che rappresentano il futuro, – hanno commentato – ma grazie alla nostra grande volontà e all’aiuto degli insegnanti siamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo”. La scoperta di aver vinto un premio ha lasciato i ragazzi a bocca aperta, anche perché è stata la prima partecipazione della classe ad un concorso a caratura provinciale. Il cortometraggio si concentra, con un espediente narrativo, sulla storia di un cagnolino abbandonato dai padroni, prima della loro partenza per le vacanze, in un crescendo di emotività che riesce a far commuovere tutti. Grazie a Pet-chef quindi si scongiura l’abbandono degli animali domestici. “Con l’Impresa formativa – hanno concluso gli studenti – ci siamo confrontati con qualcosa di più grande di noi, convinti che bisogna essere protagonisti del cambiamento che si vuole vedere nel mondo”.

CONVERSAZIONE CON LA STORIA di Cadei Ornella Personaggio poco conosciuto, Ludovico II di Wittelsbach fu re di Baviera dal 1864 al 1886, famosi sono però i castelli che fece costruire; con questi ha lasciato una grandiosa eredità alla Baviera, meta ogni anno di milioni di turisti da tutto il mondo. Uomo molto eccentrico, visse la sua omosessualità come una maledizione ed una condanna. Fu deposto ed arrestato per motivi di malattia mentale, senza però una seria diagnosi medica, e confinato nel castello di Starnberg. Venne trovato annegato nel lago vicino al castello insieme al medico che lo teneva sotto controllo. La sua morte rimane avvolta da circostanze misteriose perché era un ottimo nuotatore. Le interpretazioni della diagnosi medica e della morte restano controverse. Figura 1 Ludovico II nel giorno della sua incoronazione I <<Vostra Graziosissima Maestà vuole I <<E' vero che politicamente contaste poco ma, presentarsi?>> nonostante ciò, voi, Ludwig II di Baviera, rimaneste nella memoria di tutti come il re L <<Prima di presentarmi vorrei sapere perché ha sognatore, il re amante dell'arte, il più grande scelto proprio me per una conversazione con la mecenate di Wagner. Forse senza di voi il maestro storia; io la storia non la feci come non fui mai non avrebbe mai scritto capolavori come \"L'Oro realmente sovrano. E' vero che nel 1863 fui del Reno\" né avrebbe potuto rappresentarle senza incoronato re di Baviera, avevo solo 18 anni, ma a un apposito teatro da voi finanziato.>> quei tempi già la Prussia esercitava un'ampia influenza sugli stati tedeschi . Quando poi nel L <<E' vero fui un sognatore, un cultore dei mitici 1870 per sua iniziativa venne creato l'Impero, il II eroi del passato come Sigfrido e Parsifal, costretto Reicht, la sua ingerenza divenne totale. Nessuno a vivere in tempi mediocri ed a rivestire un ruolo poteva prendere alcuna decisione senza che il avvilente. Quanto al ricordo, credo che dopo lo potente ministro prussiano Bismarck desse Il suo scandalo suscitato dalla mia tragica morte, il mio benestare. Così diventammo tutti sovrani da burla, nome sia stato obliato del tutto.>> marionette alla guida di principati da operetta.> > I <<Nessuno vi ha dimenticato; siete stato l'ultimo sovrano legittimo della Baviera, vostro zio

Liutpoldo usurpò il trono firmando un’infamante Linderhof dichiarazione di infermità mentale, ma la gente, quando visita i vostri castelli, ricorda voi, ricorda il principe più bello di tutta l'Europa e il re più infelice.>> L <<I turisti che visitano i miei castelli in Baviera, Neuschwastein, Linderhof e Herrenchiemsee, conoscono poco di me, della mia tormentata esistenza, della mia tragica fine. Portano i bambini a Neuschwastein perché la Walt Disney l'ha copiato nella fiaba della Bella Addormentata e così l'ha reso famoso. Herrenchiemsee I <<Beh, qualche stravaganza in quel palazzo c'è davvero, a cominciare dal tavolo della sala da Visitano Herrenchiemsee perché un re visionario pranzo che scompare sotto il pavimento.>> ha voluto riprodurre una sorta di piccola Versailles per poi accorgersi che non l'avrebbe L <<Quando con l'avvicinarsi della maturità, potuta finire per mancanza di denaro. Vanno a cominciai ad amare più di ogni altra cosa la Linderhof perché vogliono curiosare nel solitudine, mi diventò insopportabile anche la sola romantico mondo che un eccentrico sovrano presenza dei domestici; così feci posizionare le aveva creato per sé.>> cucine sotto la sala da pranzo, ad ogni portata il tavolo scendeva, i camerieri lo imbandivano e, quando risaliva, io potevo accingermi a mangiare senza avere nessuno attorno.>> I <<E la camera da letto? Anche quella era un po' fuori dal comune, anzi alquanto anacronistica...>> L <<Volli usare la stanza più grande del palazzo perché è lì che mi ritiravo con più piacere e l'arredai secondo il mio gusto ed il mio rango.>> I <<Un gigantesco letto dorato sotto ad un baldacchino di velluto azzurro drappeggiato. Al suo centro sul soffitto l'immagine di Luigi XIV in gloria circondato da cherubini, un camino di lapislazzuli ed un lampadario di cristallo da cento candele. Più che invogliare all’intimità tutto sembra ricordare le camere in cui la corte

assisteva al risveglio del sovrani dell’ancien I <<Forse perché quegli attimi erano da voi regime>> condivisi con dolci compagnie.>> L <<Luigi XIV era il mio modello di re; non L << Le compagnie a me più dolci erano riuscii mai ad adeguarmi a quelle forme di purtroppo quelle che anche mi causavano i più governo in cui il monarca deve chiedere per ogni grandi tormenti. Le mie inclinazioni furono cosa il permesso al parlamento. E' la decadenza oggetto delle mie più dure battaglie da cui però, del concetto di sovranità ma, come ho già detto, io nonostante i propositi, i giuramenti, i fioretti, uscii non amai l'epoca in cui vissi.>> sconfitto e dannato.>> I <<E la Grotta di Venere?>> L <<La Grotta di Venere era il luogo ove riuscivo I <<Vi state riferendo alla vostra veramente ad estraniarmi dal mondo per omosessualità?>> immergermi nel sogno. Nel parco di Linderhof, dove il giardino all'italiana lascia il posto ad un L <<Con quale naturalezza pronunciate la mia boschetto lungo le pendici del monte Hennenkopf, infamia, la causa prima di ogni mia vergogna!>> feci scavare una grotta ed in essa un laghetto. Tra stalattiti e rocce, su una parete di fondo volli che I <<Quando prendeste coscienza di questa vostra fosse raffigurata una scena del Lohengrin (opera inclinazione?>> di Wagner) e che luci rosse e blu colorassero l'acqua. In quel luogo mi rifugiavo e mi lasciavo L <<Non so di preciso quando cominciai a cullare su una barca a conchiglia mentre un rendermene conto. A 18 anni ero un giovane piccolo gruppo di suonatori eseguivano le slanciato, decisamente alto per i tempi, con folti musiche a me più care, quelle di Wagner. In ricci neri ed occhi azzurri. Ero stato addestrato quegli attimi le mie inquietudini trovavano alla dura disciplina militare e questo aveva in me pace.>> forgiato un fisico forte, ma l’ammirazione che suscitava il mio aspetto nelle donne mi lasciava del tutto indifferente. Il primo vero turbamento lo provai per il mio aiutante di campo, il principe Paul Voh Thurn und Taxis. La nostra era un'amicizia che per me si trasformò in ossessiva esigenza di averlo vicino e di scrivergli ogni mio pensiero quando era lontano. Mi vennero a dire che elargiva le sue attenzioni a donne di basso rango ed io lo accusai di comportamento indegno del suo titolo e del suo onore; in realtà ero in collera perché mi sentivo tradito. Egli mi scrisse lettere accorate in cui negava ogni cosa e mi supplicava perché gli concedessi ancora la mia amicizia. Fu allora che diventammo veramente inseparabili, suscitando chiacchiere e sospetti in tutta la corte di Monaco.>> I <<Nella vostra vita non provaste mai alcun sentimento d’amore per una donna?>> L<<L'unica donna per la quale provai un sentimento profondo, anzi una vera e propria adorazione, fu mia cugina, Elisabetta di Baviera, l'imperatrice d'Austria.>>

I <<La famosa Sissi? Ma era più vecchia di aver fatto decorare tutto il marciapiede con mazzi voi.>> di candidi gigli.>> L <<Precisamente aveva otto anni più di me ma I <<Perché tre anni dopo decideste in modo quasi era una donna in cui tutte le virtù si esprimevano improvviso di fidanzarvi con la sua sorella all'eccesso. Era straordinaria. Ci eravamo visti in minore, la principessa Sofia?>> rare occasioni da bambini sebbene il castello che la mia famiglia possedeva sulle rive del lago L <<Che errore credere di poter ritrovare nel Starnberg sorgesse sulla sponda opposta rispetto a medesimo sangue lo stesso spirito! Sofia non Possenhofen, la residenza estiva del duca Max, il aveva né il fascino né la sensibilità di Sissi.>> padre di Sissi. Era una dimora che in realtà cadeva a pezzi ma Elisabetta l'amava perché anche I <<Eppure in quell'occasione scriveste a Wagner quando già adulta voleva trovare un rifugio dalla \"Sigfrido ha trovato la sua Brunilde\" e sentiste vita di corte, si recava laggiù.>> persino il dovere di rassicurarlo che la vostra amicizia per lui sarebbe rimasta invariata.>> I <<E' lì che vi ritrovaste?>> L <<Il re di Baviera doveva avere un successore, i L <<Veramente fu alla stazione termale di Bad Wittelsbach se lo aspettavano, lo ritenevano un Kissingen nell'estate del 1864. Elisabetta era già mio dovere ed esercitavano delle pressioni per sposata a Francesco Giuseppe e già soffriva di questo. Se alla mia morte non ci fosse stato un depressioni che la portavano ad allontanarsi erede, il regno sarebbe passato a mio fratello Otto spesso da Vienna. Entrambi amavamo l'arte, la che purtroppo non era sano di mente quindi il poesia e la bellezza. Trascorremmo tante ore potere sarebbe stato assunto da un consiglio di insieme, passeggiando per le vie di quella reggenza.>> cittadina e scoprendo quanto fossero simili le nostre anime.>> I <<State dicendo che a questo punto una principessa sarebbe equivalsa ad un'altra, tanto I <<Non sarete certo passati inosservati, il re di valeva sceglierne una che fosse più vicina a quella Baviera che si intrattiene per lunghe conversazioni che non potevate avere.>> con l'imperatrice d'Austria.>> L <<Quando presi la decisione ero veramente L <<Non ci curavamo delle chiacchiere di gente determinato a fare della mia futura sposa una mediocre. lo mi resi conto che amavo tutto di donna felice, ero convinto che ci sarei riuscito; mi lei.>> accinsi così ad affrontare i preparativi con entusiasmo.>> I <<Non foste invece più trasportato dal sogno romantico di un amore impossibile? Un amore I << ...per poi accorgervi che in realtà eravate che, dovendo per ragioni d'onore, rimanere sul incapace di affrontare anche la più innocente piano puramente spirituale, vi metteva al riparo intimità con quella povera ragazza innamorata.>> dall'affrontare i problemi legati alla vostra sessualità.>> L <<L’idea del matrimonio divenne per me un incubo.>> L<<Che cosa c'è di più sublime di una relazione del tutto pura, basata solo su affinità elettive? I <<Così spostaste per ben due volte la data delle Sissi sapeva capire ogni mio stato d'animo senza nozze per poi dare l’annuncio che non ci intromettersi, senza forzarmi a ruoli che non avrei sarebbero state del tutto?>> saputo sostenere. Divenne la mia \"Colomba\" ed io la sua \"Aquila\". Ci incontravamo spesso perché L <<Terribile, fu veramente terribile! Sofia ella doveva transitare per Monaco ogni volta che manifestò solo una grande tristezza ma la sua si recava a Possenhofen; io l'aspettavo sempre alla famiglia divenne furiosa, per quei tempi era una stazione indossando l'alta uniforme di gala e dopo cosa indegna rompere in quel modo una promessa di fidanzamento.>>

I <<Si sposò comunque di lì a poco.>> I <<Maestà, quel povero diavolo era stato costretto, dopo un viaggio di ore in carrozza, ad L <<Sì ed ebbe anche una vita felice sebbene non essere ricevuto da voi a notte fonda. Le persone si liberò mai del tutto dell’onta subita. Morì da normali di solito di notte dormono, eravate voi a eroina: dopo aver salvato da un incendio altre stare sveglio per poi riposare di giorno.>> donne, ne fu travolta ella stessa.>> L <<E' vero, la notte mi permetteva di vivere in I <<Quindi dopo quell’episodio votaste la vostra un mondo di eroi, la luce del giorno mi metteva di vita alla piena solitudine...>> fronte alla banalità della realtà.>> L <<Negli anni successivi si intensificò il mio I <<Se rimaneste così deluso perché quella disprezzo per il mondo, il mio desiderio di relazione ebbe un seguito?>> estraniarmi da esso. Trovai nell'uso del laudano un calmante al mal di denti ma anche al dolore dello L <<Perché Josef capì che ero estasiato dal suo spirito. Cominciai a tenere un diario in cui personaggio, non da lui, essere mediocre, per cui annotavo ogni mio sentimento, compresa la lucida successivamente mantenne nei nostri incontri i accettazione della mia inclinazione. C'erano ruoli migliori, fu per me Didier, Riccardo II, momenti in cui mi ripromettevo di vivere in Guglielmo Tell…>> castità ma poi ricadevo nell'illusione di avere trovato un essere umano da amare e da cui essere I <<Lo costringeste insomma a recite amato.>> interminabili, prevalentemente notturne, fino a che il sonno non lo fece desistere dall'assecondare I <<Come con quell'attore, quel certo Josef i vostri comandi.>> Kainz?>> L <<Un individuo meschino che non seppe L <<Non era particolarmente bello ma aveva una corrispondere ai miei entusiasmi romantici. Dopo certa presenza scenica; fui colpito dalla sua di lui mi rassegnai a rivolgere le mie attenzioni ad interpretazione di Didier nella \"Marion de Lorne\" uomini del mio seguito, Karl Hesselschwerdt, il di Victor Hugo. Usai la mia influenza per fargli quartiermastro delle scuderie reali mi faceva da attribuire altre parti drammatiche nel teatro di intermediario. Soldati, stallieri, servi diventarono Monaco.>> l'oggetto dei miei fugaci desideri.>> I <<Kainz sapeva già del vostro interesse per I <<Che poi pagavate.>> lui?>> L <<Non volevo pagarli ma ripagarli con qualche L <<Penso di sì perché gli feci recapitare dei dono prezioso per essersi sottomessi alla mia regali preziosi finché non gli chiesi di farmi visita. Lo ricevetti a Linderhof. Un domestico lo guidò attraverso il giardino fino alla Grotta di Venere dove avevo fatto apparecchiare per l’occasione una tavola di corallo e conchiglie. Quando mi si presentò davanti fu per me una delusione grandissima, non c'era il Didier appassionato del palcoscenico ma un ometto timido e stanco che a malapena sapeva reggere la conversazione, un individuo qualsiasi.>

vergognosa debolezza, era un modo per chiedere I <<Invece quella sera vennero viste delle barche loro scusa.>> nel tratto di lago davanti al parco di Starnberg mentre l’Imperatrice Elisabetta aveva raggiunto I <<Posso capire che questo vi pesasse sulla Possehofen ed era rimasta per molte ore a coscienza ma non può essere la causa della vostra camminare sulla sponda prospiciente casa sua: un deposizione.>> insolito comportamento.>> L <<La mia deposizione fu complottata da mio L <<Quando arrivammo al punto in cui il sentiero zio che assunse la reggenza con il consenso di del giardino comincia a costeggiare il lago, io mi Bismarck. Alcuni medici usarono le mie gettai in acqua; avrei solo dovuto raggiungere a eccentricità per dichiararmi pazzo. Nessuno di chi nuoto una di quelle imbarcazioni e sarei stato di credeva nella mia salute mentale vide messa agli nuovo libero. Il dottore tentò di trattenermi atti la propria testimonianza.>> buttandosi egli stesso in acqua e allora dovetti colpirlo, perse i sensi. Io cominciai a nuotare con I <<Forse le vostre folli spese per costruire tutta l'energia di cui ero capace; in passato ero castelli destavano qualche preoccupazione nel stato un ottimo nuotatore ma forse le cose nel governo.>> tempo erano cambiate. Gli indumenti diventarono oltremodo pesanti, il lago era gelido e la cena da L <<Tutti i castelli che costruii non pesarono sulle poco consumata mi fece star male, così le forze mi casse del tesoro bavarese perché utilizzai solo il vennero meno e mi accorsi che non avrei mai denaro del mio appannaggio ed anzi alla fine raggiunto nessuna barca. Quando l'acqua risultò un vero e proprio vantaggio economico per cominciò ad inghiottirmi, la disperazione lasciò il lo stato che se ne appropriò e li aprì al posto ad una nuova pace, gli affanni della mia pubblico.>> travagliata vita si stavano spegnendo e allora non opposi più alcuna resistenza. Morii a 41 anni in I <<Perché vi trasferirono a Starnberg?>> condizioni umilianti. A ricordo di quel tragico evento qualche persona pietosa conficcò nel lago L <<Pensarono che sarebbe stato più facile una croce, proprio nel punto in il mio corpo venne controllarmi: a Monaco avevo ancora troppe ritrovato. persone fedeli. Mi affiancarono un medico, il dottor Gudden, che avrebbe dovuto riportarmi ad Mio fratello Otto divenne re e lo rimase fino alla abitudini normali.>> sua morte nel 1916 senza mai prendere coscienza di esserlo. I-< Come dormire la notte, stare sveglio di giorno, alzarsi presto la mattina e magari smetterla con Nota: La ricostruzione dei fatti nel giorno della l'uso del laudano?>> morte si avvale di una delle ipotesi più accreditate L <<Credo fosse questo che intendevano.>> I <<E lì si consumò anche la vostra tragica sorte. La vostra morte insieme a quella del dottor Gudden rimase un problema irrisolto ed è ancora oggi un mistero sebbene si siano fatte più ipotesi.>> L <<Ora le dirò come andarono le cose. Era la sera del 13 Maggio; dopo aver consumato la cena, il dottore ed io ci incamminammo nel giardino per la passeggiata quotidiana. Era una concessione nuova perché il povero dottore aveva garantito che non avrei tentato né la fuga né il suicidio.>>

INTERVISTA ALLA PROFESSORESSA ANNA OCCHETTA, di Irene Pattoni, Chiara Belussi, Bity Diagne I collaboratori della nostra dirigente scolastica sono tre: prof. Sagone, prof. Stizza e prof.ssa Occhetta. Il loro lavoro è prezioso pertanto vorremmo con “la Voce del Corridoio” inserire una loro presentazione per farli conoscere meglio. In questo numero del nostro giornalino cominciamo dalla professoressa Anna Occhetta. ‘’Buongiorno professoressa, la prima domanda che ci sembra scontata è chiederle cosa l’abbia spinta ad intraprendere questa professione’’? ‘’Da sempre mi sono sentita portata per l’insegnamento, infatti già dalla scuola superiore avevo scelto l’istituto magistrale (scuola simile ma non equivalente al liceo delle scienze umane) che apriva l’accesso all’insegnamento nella scuola primaria’’. ‘’Quale fine si è proposta nel scegliere questa professione’’? ‘’Mi piaceva la cultura pedagogica in generale ma soprattutto l’idea di poter essere di aiuto alle persone, riuscire a suscitare interessi, sviluppare le menti, l’aspetto critico dello studio. Il percorso in cui insegno è orientato alle professioni legate all’insegnamento o all’aiuto delle persone in difficoltà, quindi all’attenzione verso l’altro. Riuscire ad andare oltre l’atteggiamento visibile dei ragazzi riveste un ruolo fondamentale nella mia formazione’’? ‘’Ha mai pensato ad intraprendere un’altra carriera’’? ‘’Sì, ho lavorato per tre anni alla redazione di un giornale settimanale a diffusione locale della provincia di Pavia. Mi piaceva molto, sia perché mi è sempre piaciuto scrivere, sia per

l’autonomia nella gestione dei tempi che questo lavoro mi offriva, ma anche per la sua caratteristica di essere un lavoro collettivo. In una redazione ci sono diverse persone, ma tutte a loro modo e con le proprie competenze contribuiscono alla realizzazione di un unico oggetto, il giornale. Senza questa collaborazione non si potrebbero gestire i diversi collegamenti con le persone, le associazioni, i fatti, il territorio. Era molto stimolante poiché mi offriva un ampio panorama di interessi: mi occupavo di politica, di eventi culturali, ma anche di cronaca nera. Nonostante il giorno precedente alla pubblicazione dovessi stare in ufficio fino alle quattro del mattino, non trovavo pesante quel lavoro appunto perché mi piaceva. ‘’ ‘’Come mai, allora, ha scelto di inseguire la carriera da insegnante’’? ‘’L’approdare dal giornalismo all’insegnamento è stato un po’ casuale. Il primo incarico nella scuola mi arrivò senza che l’avessi cercato: una scuola privata di Milano era rimasta senza docente, ne aveva un bisogno imminente ma non riusciva a trovare un professionista adeguato; una mia compagna di università che lavorava già presso quella scuola propose allora il mio nome. Conciliare i due lavori sarebbe stato pressoché impossibile sia per una questione di tempistiche ma anche perché si trovavano in due province completamente diverse. Mi dispiacque rinunciare alla carriera di pubblicista ma ora mi sento comunque realizzata nella carriera da insegnante poiché essa era già stata il mio primo obiettivo’’. ‘’Quindi essere insegnante è sempre stato il suo sogno nel cassetto ’’?

‘’Paradossalmente sì, tuttora il mio obiettivo è quello di essere una brava insegnante, riuscire a trasmettere qualcosa di più, oltre ai contenuti disciplinari’’. ‘’Quali sono le sue opinioni riguardo la scuola di oggi’’? ‘’Secondo me la scuola è un po’ lo specchio della società. Uno dei difetti di oggi è l’esaltazione dell’ignoranza, la tolleranza della superficialità; tante volte non diamo peso a ciò che diciamo o che facciamo, cosa che invece dovrebbe qualificare la persona stessa. La scuola ha perso anche un po’ della sua autorevolezza, probabilmente per una maggiore fruibilità delle informazioni grazie all’avvento di internet, esse non esauriscono però la conoscenza che è qualcosa di più profondo. In questo ambito la scuola deve non solo trasmettere contenuti ma educare ad un uso critico della ragione. La scuola di oggi ha comunque anche dei vantaggi rispetto alla scuola di ieri tra cui l’attenzione verso il singolo: una volta ciò che accadeva fuori dalla scuola non doveva condizionare l’apprendimento; a volte però le situazioni sono talmente complesse che richiedono una particolare attenzione’’. ‘’Possiamo farle ora domande sulla vita privata’’. ‘’Certo’’ ‘’Ha famiglia’’? ‘’Sì, ho due figli maschi; uno, ormai grande, ha terminato l’università e uno l’ha appena iniziata. Nessuno dei due ha però seguito le mie orme, hanno scelto facoltà più scientifiche’’. ‘’Come si descriverebbe in tre aggettivi’’?

‘’A volte sono un po’ rigida, soprattutto per quanto riguarda la famiglia; richiedo un rispetto sostanziale delle regole una volta che sono state condivise, sono disposta a negoziarle ma, una volta stabilite, devono essere rispettate. Oltre al rispetto di ciò che si è concordato, chiedo anche impegno nelle cose che si fanno, qualsiasi cosa si faccia. Penso di essere comunque disponibile sia al confronto sia nell’assumersi responsabilità. Spero di essere trasparente nelle cose, di non dare adito al fraintendimento del mio agire.’’ ‘’Cosa le piace fare nel tempo libero’’? ‘’Nel poco tempo libero mi piace andare a teatro o al cinema, mi piace visitare città, cosa che non è poi così semplice come potrebbe sembrare avendo un cane. Poche strutture museali offrono servizi per il proprio animale. Mi piace molto anche leggere sia testi attinenti al mio percorso che letture più leggere come i gialli’’. ‘’Ha dei ricordi piacevoli risalenti alla sua scuola superiore’’? ‘’Nei primi due anni ero in un convitto di suore piuttosto rigido. Potevo uscire solo due ore a settimana durante le quali girovagavo con le mie compagne per Novara. Nonostante questi limiti ero riuscita ad inserirmi in un progetto che consisteva nell’aiutare i ragazzini del seminario di Novara a fare i compiti e la cosa mi piaceva molto. Seguivo un corso di chitarra ed ero riuscita con le mie compagne persino ad andare ad un concerto di Claudio Baglioni. Per occupare le sere organizzavamo dei cineforum all’interno del convitto. Un ricordo particolarmente significativo fu l’incontro con Madre Teresa di Calcutta a cui ci avevano accompagnato le suore. L’ambiente era tuttavia per il mio

carattere un po’ troppo restrittivo quindi, negli ultimi due anni, decisi di cambiare scuola anche se questa scelta mi avrebbe costretto a viaggiare quotidianamente . La mia nuova classe non era molto coesa. A causa di questa mancata unità non c’erano mai le adesioni necessarie per intraprendere viaggi d’istruzione; che io ricordi, non abbiamo mai neanche visitato una mostra o preso parte ad una manifestazione; questo mi è dispiaciuto ma ho tuttavia avuto la fortuna di incontrare due compagne, diventate carissime amiche, una ha poi condiviso con me anche la carriera universitaria. ‘’Di sicuro le sarà capitato di dover bocciare qualcuno; si è sentita in colpa nel farlo’’? ‘’In colpa no, di sicuro mi è dispiaciuto. Oggi si usa la dicitura “non ammesso” mentre una volta si usava il termine “respinto” che è ancora più forte. Non ammettere qualcuno alla classe successiva è faticoso, soprattutto dal punto di vista umano ed emotivo, non sai mai come uno possa reagire, sono certa comunque che, nella maggior parte dei casi, la bocciatura non arrivi inaspettata. Dal punto di vista disciplinare invece è necessario poiché relativizzare tutto potrebbe portare dispiaceri maggiori. Essere severi nelle classi prime ad esempio può sembrare un accanimento, in realtà non lo è poiché i ragazzi devono capire da subito se la scelta del proprio percorso scolastico è conforme alle proprie aspettative e competenze. ‘’Vorrebbe dire qualcosa agli studenti del Marzoli’’? ‘’Agli allievi del Marzoli direi di fidarsi ed affidarsi ai propri insegnanti, perché al termine di una salita, a volte impegnativa, si aprono paesaggi interessanti e meravigliosi’’.

MO.MA. un’opportunità per scoprire la nostra identità plurale Il protagonismo degli studenti per rafforzare l'identità dell’Istituto Marzoli di Abeni Enrico Il 28 aprile prossimo il nostro istituto sarà per la prima volta teatro di un evento scolastico molto particolare: “Mondo Marzoli” (d’ora in poi MO.MA.), una giornata in cui le lezioni ordinarie saranno sospese e la scuola ospiterà incontri, esperienze, proiezioni, performance di varia natura, scelte, organizzate e presentate dagli studenti, che saranno i veri protagonisti di questa iniziativa. La scelta di dar vita a MO.MA. (dal punto di vista normativo una delle attività previste dall’ex art. 50.) si deve ad alcuni docenti dell’Istituto, che, intercettando un’esigenza senza dubbio sentita da molti studenti, hanno voluto far emergere l’identità della nostra scuola, risultato dall’apporto di ciascuna delle persone che ne sono parte. MO.MA. sarà dunque un laboratorio nel quale ciascuno degli studenti avrà modo di scoprire e costruire l’identità del Marzoli, che diventerà così una scuola speciale, perché, come ha affermato un docente dello staff organizzativo, “Essa dice di noi, racconta, a noi e a tutti, cos’è e cosa può essere il Marzoli”. MO.MA. non sarà rivolto solo al personale della scuola, sarà aperto a tutti, e questo renderà la scuola una componente preziosa sul territorio, una fucina culturale che dialoga e interagisce con la comunità cittadina e il tessuto socio-economico-culturale circostante (università, aziende, associazioni, etc…).

Tutti i gruppi classe e gli studenti dell’Istituto potranno partecipare a MO.MA., sia proponendo incontri, persone, idee allo staff organizzativo, sia collaborando attivamente all’organizzazione dell’evento (locandine e volantini, predisposizione degli spazi, etc...). Durante lo svolgimento di MO.MA., ci saranno diversi modi in cui dare il proprio contributo: alcuni studenti ad esempio si occuperanno di presentare gli ospiti, altri del servizio di sorveglianza, per garantire un lineare svolgimento degli incontri. Collaborando con i compagni alla progettazione di MO.MA., gli studenti acquisiranno anche abilità e competenze trasversali, distinte da quelle attivate dalla consueta attività didattica. Dal confronto tra loro, dalle valutazioni e dalle decisioni prese potranno sviluppare competenze connesse all’organizzazione e alla gestione di eventi legati ai loro interessi e alle loro passioni. La macchina organizzativa è già avviata e ad oggi ogni classe è stata invitata ad avanzare allo staff organizzativo diverse proposte, mettendole in elenco per ordine di importanza, motivandole, facendo una stima dei costi, dei tempi, degli ambienti necessari e del numero di persone coinvolte. Lo staff organizzativo sta procedendo al loro esame, al fine di dar forma concreta alle tante idee che sono pervenute. Un aspetto molto importante, ricordano i docenti dello staff organizzativo, riguarda la sostenibilità economica di MO.MA.: individuare tra i propri famigliari, conoscenti, contatti, qualcuno che abbia la possibilità e la disponibilità di sponsorizzare l’evento è una maniera molto preziosa con cui ogni studente può dare il proprio contributo. Un’ultima nota riguarda il calendario: come detto in apertura, MO.MA. avrà luogo il 28 aprile prossimo, dalle 9 alle 16, presso i locali dell’Istituto, ma sarà preceduto da una serata inaugurale il 27 aprile, sempre presso la scuola. Save the date!

L’approfondimento L’aratro – simbolo poetico d’abbandono e solitudine di Corradi Federico ( ex alunno del Marzoli) Eurialo cade riverso nella morte, il sangue determinare così la solitudine dello stesso scorre / per le belle membra, e il capo si adagia agire umano. Dunque l’aratro ricorre reclino sulla spalla: / come quando il fiore notevolmente nei testi degli antichi e nelle purpureo reciso dall’aratro / languisce loro tradizioni, in particolar modo nei racconti morendo o come i papaveri che chinano il delle origini dell’uomo, delle società, delle capo / sul collo stanco, quando la pioggia li città, delle civiltà. Si pensi alla fondazione di opprime. Roma e al solco rituale scavato da Romolo e interrotto da Remo; quest’ultimo verrà poi L’immagine dell’aratro, sin dalle origini della sacrificato contro la volontà e l’affetto del letteratura, è stata spesso associata al dolore e fratello per consentire la lecita prosecuzione, alla sofferenza, non solo a quella fisica del da quel momento in poi solitaria e fratricida, lavoro e della fatica in sé, ma anche e dell’urbigonia. Oppure si può ricordare soprattutto a quella delle amarezze e afflizioni l’episodio presente nel Ciclo Troiano, più dell’anima. specificatamente nei Cypria, che vede come protagonista Odisseo e il suo tentativo di Fonti preziose a tal proposito sono Esiodo, il diserzione dalla spedizione panellenica contro libro V del “De Rerum Natura” lucreziano, il Troia. Questi, con l’intento di fingersi folle, libro I delle Georgiche di Virgilio, l’incipit del aveva iniziato ad arare la spiaggia di Itaca, “De Raptu Proserpinae” di Claudiano e la seminando tra la sabbia e le onde. Medea senecana. Queste unanimi tramandano Naturalmente l’astuzia poi sventata da il tòpos per cui l’invenzione e l’utilizzo del Palamede, che pose di fronte all’aratro vomere per le zolle di terra, e della Telemaco, il figlioletto in fasce di Odisseo, corrispettiva carena per le onde marine, che nacque nell’ottica di provare a salvarsi da potrebbe apparentemente celebrare la vent’anni di dolore, di solitudine e abbandono grandezza dell’ingegno umano, in realtà per Odisseo stesso da un lato e per Penelope, sancisce il termine della cosiddetta età Telemaco e Itaca dall’altro (vedi immagine). dell’oro. L’epoca più felice e spensierata viene stravolta dalla tracotanza dell’uomo, che viola la natura e i suoi equilibri, interviene a modificarne l’ordine. Squarciare la terra e il mare significa ferire, introdurre il male nel mondo, emanciparsi dalla natura e

Dopo questa premessa, ci soffermiamo sul mezzo alla maggese”. La conclusione ciclica confronto di due liriche in particolare che permette di esplicitare la similitudine tra s’incentrano sulla simbologia dell’aratro, gli l’aratro e la donna. La donna viene esempi più noti e celebri della nostra abbandonata, come l’aratro in un terreno letteratura della classicità e della modernità: il lasciato a riposo, in maniera repentina e Carme 11 di Catullo in strofe saffiche e il inaspettata, tant’è che l’aratro resta nel mezzo madrigale “Lavandare” di Pascoli. della sua opera in un campo dissodato solo in parte. Allo stesso modo la donna si sente Giovanni Pascoli ripudiata nel pieno dei progetti, dei piani, dei sogni per metà realizzati e per metà no. Quest’ultimo componimento risulta L’esistenza si incaglia in questo dislivello. Sente la mancanza di tutto ciò che ancora non essenzialmente descrittivo e statico; i soggetti ha vissuto, ma che avrebbe voluto. È la drammaticità della perdita, della solitudine, logici si dividono le due terzine: nella prima posta nel mezzo, tra passato e futuro, a guardare verso i ricordi nostalgici per la loro l’aratro “Nel campo mezzo grigio e mezzo bellezza e verso ciò che non si è vissuto, verso i rimpianti, l’incompiuto, i dolori. E si vede nero / resta un aratro senza buoi, che pare / sottratto ogni forma di presente, da quel vapore leggero, che obnubila e annebbia tutto, dimenticato, tra il vapor leggero e nella rendendo vana ogni parola di conforto e consolazione proveniente dalla ragione o dal seconda le lavandare E cadenzato dalla gora cuore. Il canto popolare, che fa da sfondo al madrigale, ne è in realtà protagonista; viene / lo sciabordare delle lavandare / con concettualmente rappresenta la voce intima dell’abbandono che tende a ripetersi tonfi spessi e lunghe cantilene”. La quartina continuamente le stesse cose, in preda al dolore e alla malinconia struggente. La finale racchiude proprio le cantilene popolari ciclicità è la nenia, la sua percussività è il tormento che ritorna, che non lascia andare, che accompagnavano l’attività delle donne che ossessiona. È il senso di mancanza asfissiante che urge dell’essere riempito addette a lavare i panni nei canali accanto ai sempre con le stesse parole, con lo stesso conforto, però senza trovare soluzione, tant’è campi. L’ispirazione del poeta proviene dai che “Quando partisti, come son rimasta!” oppure “Tu non torni ancora al tuo paese!” canti popolari marchigiani, raccolti da sono esclamazioni a senso unico di folle sofferenza, autocommiserazioni, quasi Antonio Gianandrea nel 1875. Da Retorna vittimismo che non conforta ma infligge ancora più patimento. “Amore miè, se ci hai speranza, / per te la mia Nel carme catulliano l’aratro è invece in vita fa penetenza! / Tira lu viente, e nevega li movimento, circondato da uno sfondo naturalisticamente vivo, è fautore e colpevole frunna, / de qua ha da rveni’ fideli amante e di solitudine e abbandono, non più attorniato da un contesto morto e sterile, non più quando ch’io mi partii dal mio paese, / povera incarnando l’abbandono in atto con tutte le bella mia, come rimase!” Pascoli fedelmente ricava: “Il vento soffia e nevica la frasca, / e tu non torni ancora al tuo paese! / Quando partisti, come son rimasta! / come l’aratro in

sue conseguenze, quali le angosce, i tormenti, magniloquente dei popoli e dei territori le preoccupazioni, le paure, i traumi. estremi a cui gli amici del poeta dovranno dare l’annuncio della sua volontà a Lesbia e Catullo interrompere e dimenticare il suo amore si chiude in una scena elegiaca, denotata da un In Catullo è l’addio definitivo d’un amore. contesto intimo e privato. Pertanto la dimensione agreste e bucolica, per un latino Riguardo a tale amore si esplicita anche repubblicano di provincia, ha un forte valore capace di evocare quotidianità, privatezza, l’erotismo, non più connesso al poeta ma a universo domestico ed è proprio tutto ciò ad essere stato ferito e lacerato nel suo valore nuovi amanti: “Viva pure felice e si goda i intimo. Rispetto ad un passato felice per la passione amorosa, a cui ci si riferisce con trecento suoi amanti / che insieme è capace di nostalgia ma anche con risolutezza, la donna amata abbandona volontariamente il poeta, il stringere a sé tra le braccia / senza amarne quale vorrà poi prenderne le distanze per il male subito, passivamente, innocentemente. Il nessuno davvero, e a vicenda fiaccando / le fiore, che simboleggia il vigore entusiasta e puro del sentimento di Catullo, è quello del reni a tutti”. L’iperbolica lussuria, come poi margine del prato, come a segnalare che nulla rimane dell’amore dopo l’addio netto e vedremo simboleggiata dall’aggressività definitivo, nemmeno un’illusione. L’aratro così tocca il fiore, modifica il suo equilibrio cioè dell’aratro, in realtà ci lascia il dubbio che il stravolge indelebilmente la sua esistenza, per poi nel suo fatale passare oltre, abbandonarlo poeta abbia compreso quanto la sua donna impietoso, inesorabile, indifferente. Lesbia sia incapace di bene, dando importanza Federico Corradi esclusivamente all’aspetto sessuale, scherzando con quello emotivo e sentimentale. In Pascoli l’aratro ricorre invece in un contesto di erotismo represso: la terra viene ferita dal vomere dell’aratro come la donna stessa dal sesso dell’uomo per poi essere abbandonata, come se in parte fosse stata violata ma non del tutto. Tale visione richiama sicuramente al pensiero morboso e malato che Pascoli aveva sulla sessualità. La donna come la terra rimane gualcita, violata, sola con la propria fragile emotività ad affrontare le conseguenze dell’amore carnale e sentimentale. Possiamo concludere con l’ultima strofa catulliana, quasi orfica, “E non si volti a guardare, come un tempo, il mio amore / che per colpa sua è caduto come il fiore / del margine del prato dopo che è stato toccato / dall’aratro che passa oltre”. L’elenco iniziale

“Scarpette Rosse” di Aida Velicanin, Pagani Lisa, Signoroni Martina III B Liceo Il 25 novembre appena trascorso è stata celebrata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Le piazze e i viali di tutto il mondo si sono riempiti come ogni anno di scarpe e calzature di colore rosso, emblema di questa ricorrenza che ha ispirato il progetto dell’Istituto Marzoli del quale sono referenti le professoresse Polini e Verrocchi. È stato proprio dal simbolo di questa giornata che abbiamo preso ispirazione per dare il nome al nostro gruppo “Scarpette Rosse”. Il progetto si è svolto in tre fasi strettamente collegate tra loro e ha visto l'adesione di 25 studenti di cui 4 ragazzi e 21 ragazze che hanno deciso di approfondire la tematica proposta. Inizialmente è stato intrapreso un lavoro di analisi del fenomeno attraverso video, immagini di pubblicità o riscontri tramite i media e i social più conosciuti; in tal modo ci è stato possibile comprendere quali siano gli stereotipi comuni a cui l'uomo e la donna tendono ad essere sottoposti dai canoni della società. In una seconda fase ognuno di noi ha potuto approfondire ulteriormente la tematica ed accrescere la curiosità grazie ad incontri con esperti quali

magistrati, scrittori e attori che hanno toccato ognuno di noi con racconti, narrazioni, testimonianze di donne vittime di violenza, donne che hanno avuto il coraggio di esternare la propria esperienza o di permettere ad altri di descriverla. L’ultima fase ci ha visti coinvolti in prima persona nella realizzazione di un cortometraggio che riassumesse in sé tutte le nostre riflessioni, tutto il materiale e le informazioni raccolte durante questa esperienza di tre mesi e che verrà portata avanti dall'Istituto anche nel corrente anno scolastico. Il video è stato proiettato nella sala consiliare della sede comunale di Palazzolo sull'Oglio il 24 novembre e poi visto a scuola il 29 e 30 novembre, esso però non deve essere considerato come il fine delle fasi antecedenti bensì come la conclusione sommativa di tutte le tematiche affrontate in un solo prodotto, sceneggiato, interpretato e curato da noi ragazzi e dalle professoresse Verrocchi e Polini. Lo stesso montaggio è stato frutto del lavoro di uno dei ragazzi partecipanti. L’attività è sicuramente stata molto interessante, stimolante, diversa dal solito ma soprattutto molto formativa, durante gli incontri infatti non ci siamo concentrati solo sui dati statici e le casistiche, questa è stata solo una minima parte, abbiamo avuto l’opportunità di esprimerci e riflettere insieme su una tematica così importante e forte. Il lavoro ci ha sollecitato a fare del nostro meglio, creando anche una bella interazione tra i partecipanti. Speriamo che il nostro contributo, nella sua piccola realtà, possa aiutare a suscitare interesse e sensibilità a quel fenomeno spaventoso che è la violenza di genere.

ANNUNCI Il 1 febbraio il comitato genitori organizza come ogni anno una giornata dedicata all’orientamento. Tutti gli studenti delle classi conclusive sono invitati . In questa occasione avranno l’opportunità di incontrare persone del mondo del lavoro, professionisti che racconteranno della propria esperienza, del proprio percorso universitario e tanto altro ancora. Bella occasione per riflettere sul proprio futuro. 11 febbraio, appuntamento per lo SMART FUTURE ACADEMY, grande kermesse in cui gli studenti delle scuole bresciane incontrano uomini dell’imprenditoria bresciana, titolari di nuove imprese, persone che si sono inventate nuove professioni. Il Marzoli partecipa . Le classi che vogliano aderire ne parlino con i propri professori SMART FUTURE ACADEMY BRESCIA 2020 si svolgerà presso BRIXIA FORUM e PALALEONESSA 11 febbraio dalle 8 alle 13 Il giornalino cerca collaboratori come redattori, grafici, fotografi ma anche chi voglia semplicemente scrivere un proprio articolo da far pubblicare LA REDAZIONE Chiara Belussi 1F Bity Diagne 1E Irene Pattoni 4E Prof. Ornella Cadei


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