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Il Buco della Serpe

Published by ciuno, 2016-11-25 02:32:47

Description: Questa è una delle tante storie che si potrebbero narrare sul Piccolo Popolo. Oggi Adelfa e Tomino riescono a salvare il Bosco di Sotto da una brutta situazione...

Keywords: fate,bosco,magia

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Q IL BUCO DELLA SERPE UANDO SOLE E LUNA FURONO RAPITI “Nell’Universo la vita è corta come un attimo” “A questo Ninfeo, fin dai tempi remoti, salivano in tanti per soffiare nel “Buco della Serpe”. Soffiavano forte in direzione del buco dopo una forte inspirazione, e ad occhi chiusi, liberandosi così dalle ansie, angosce, tristezze, depressioni e dai vari malesseri interiori. Sembra che la Serpe sia l’unica a nutrirsi di questo strano cibo che poi trasforma in veleno. Anche se tu non ne hai bisogno, ripeti questo misterioso e semplice rito. Sicuramente ti sentirai meglio. Sotto il buco di questa pietra, vecchia di oltre 500 anni, vi è incisa una piccola croce: soffiando ti sarà tolta anche l’invidia.Nei quindici minuti successivi non parlare con alcuno, parla solo con te stesso.” 1

L’aria era immota intorno alla vecchia Torre. Era uno di quei pomeriggi caliginosi di agosto in cui nell’aria sembra sospesa la polvere del mondo e ogni respirosembra rallentare lo stesso girare della terra. Gli specchiroteavano veloci su se stessi, anche se non c’era un solo alito divento, e la ragnatela sottile, tesa tra i cespugli di more carichi difrutti succosi, vibrava in diapason, tendendosi e gonfiandosicome a volersi spezzare.“Venite presto correte!”La minuscola creatura vestita di foglie di quercia sfrecciò inmezzo alle felci e si avvicinò al piccolo Lago Stagnante, vicino alquale già sedeva il Piccolo Unicorno, uscito dal Mare di Sognosolo ed esattamente per quell’occasione.“Adelfa, sii buona, non gridare, o sveglierai il Giorno cheDorme” la pregò, e Adelfa, la minuscola creatura vestita di fogliedi quercia, si zittì e fermò a guardare la ragnatela.“Oh, guarda, guarda qui che disastro! Ma chi l’ha fattaarrabbiare tanto?”Nel frattempo al suo richiamo si erano radunate altre creature diogni forma e colore, ma tutte non più alte di un pollice, e tuttevestite di fiori o frutti o foglie del bosco.Alcune volavano dal cielo, altre salivano dalla terra: i più siriparavano dal sole cocente indossando funghi come cappelli. 2

“Credo sia per via della Luna del Mezzo Inverno” osservò unfauno dalle orecchie a punta, vestito solo di brezza di mare “Losapete, che a lei non piace quando lui si mette in testa di esserecosì luminoso”“La deve smettere però, non può fare così ogni volta” siimbronciò Adelfa, sedendosi a mezz’aria e sbattendo forte lealucce “Mica si è comprata il cielo”“Gli umani se ne accorgeranno stavolta” profetizzò lugubrel’omino delle pozzanghere, un esserino simile ad una lumaca macon sembianze umane.“Ah bhe, riguardo a questo, sarebbe anche ora” sbuffò Tomino,che si era affiancato ad Adelfa con la velocità di un sogno chesparisce al mattino “Continuare a credere che il sole e la lunasiano soltanto due astri che girano e tutte quelle baggianate là…insomma, è scandaloso”“E poi credere che la luna sia femmina e il sole sia maschio…solo per via dei loro nomi… come se si chiamassero sole e lunadavvero, poi, ah bhe” rincarò la dose Ignazio, il Gufo dellaForesta di Poimai, grattandosi i ciuffi scomposti intorno albecco.“Si insomma, non è questo in discussione” li zittì tutti Adelfa,che continuava a fissare la ragnatela con estremapreoccupazione “sta di fatto che Sole in Caldo Raggio non può 3

mica rivoltare le stagioni solo perché bisticcia con Luna diMezzo Inverno, quei due devono smetterla di fare i bambini, iltempo non ci aspetta, e il guaio grosso è che così noncresceranno né i Funghi di Rimedio, né le Castagne del LungoDesiderio, e voi sapete bene cosa vuol dire”A questa affermazione tutti annuirono, preoccupatissimi.“Se Sole non si decide a tornare, la Ragnatela del Quattro sispezzerà, e a questo punto non ci sarà davvero rimedio.Dobbiamo trovarla, farle fare pace con Luna, e ripristinare lecose come stanno” pontificò ancora Adelfa, che aveva assunto ilruolo che preferiva, quello di leader saggio e assennato.“Anche perché io non ce la faccio a tenere su le Nuvole diNimbo ancora per molto” si lamentò il Cucciolo di Pioggia, chesembrava sul punto di sciogliersi in gocce “Gli umani siaccorgeranno che Sole manca”“E la notte è troppo luminosa” ricordò il Gatto Palustre “non cifa chiudere occhio”“Ssssss.. quanto chiasso che fate” Serpe di LungoFiume uscìfuori dal suo buco, che stava celata appena alle spalle dellaRagnatela, facendo sobbalzare tutti quanti. Faceva sempre cosìquella, veniva fuori come un fantasma e metteva spaventopersino agli Incubi della Notte. “Neanche fosse la prima volta 4

che Sole se la dà a gambe. Non ci avete pensato che sarebbe ilcaso di sostituirla?”“E sentiamo, vorresti mica proporti tu?” chiese birichina Adelfa,avvicinandosi troppo a sfiorare la pelle viscida della Serpe eritraendosi subito un po’ schifata.Quella si scrollò con indifferenza, anche se il gesto non le vennegranchè bene visto che non aveva spalle.“Per me gli umani possono pure starsene al buio… ecco, sequest’anno non avessimo le Castagne però mi seccherebbe. Vabene, va bene… vi aiuterò”“Non te l’ha chiesto nessuno” ruminò Tomino, aggiustandosi ilcappello.Serpe sibilò a lungo guardandolo velenosamente.“Tanto lo sapete che l’unico modo di placare Sole è di farlavenire al mio buco e farla soffiare. Però la dovete trovare prima.Qualcuno di voi sa dove cercarla?” si misero chi a guardarsi ipiedi, chi a fischiettare, e chi a contarsi le dita. Per il Bruco diVolta fu un’operazione particolarmente impegnativa.Serpe sibilò di nuovo, stavolta soddisfatta.“Come immaginavo. Vedete, vi serve il mio aiuto”“Perché, tu sai dov’è Sole?”“No, certo”“Bhe?” 5

“So a chi lo possiamo chiedere però.” Fece una pausa ad effetto,mentre gli specchi roteavano sempre più forte “Dobbiamoandare dal Capitano”Tutti iniziarono a parlare insieme, chi protestando, chisinghiozzando, chi ululando, chi emettendo suoni assolutamentenon percepibili da orecchio umano. Alla fine Adelfa alzò lavocina.“MA É UN UMANO!!!!” strillò, costernata e scandalizzata.“Però possiede un telescopio”Brusìo sommesso. Le creature del Bosco di Sotto avevano untimore reverenziale per quell’aggeggio strano che gli umani sierano inventati: così potevano monitorare il Cielo Cristallino,cosa che loro invece non potevano fare. E il Capitano, in effetti,era l’unico che loro conoscessero che ne avesse uno.“Ma non ci possiamo far vedere da lui” obiettò Tomino, cheperò già sognava che effetto poteva fare guardare attraverso lelenti di un telescopio.“Mica dovete farvi vedere” la Serpe non si esponeva mai inprima persona, era brava solo a dare ordini “Entrate nella torredove vive, guardate e ve ne andate”“E se ci scopre?”“Gli umani sono stupidi”“Non il Capitano.” 6

“Alternative?”Gli abitanti del Bosco di Sotto decisero che quella nottesarebbero entrati nella Torre del Capitano. 7

La Torre del Capitano sorgeva ai margini del Bosco di Sotto, perché lui era l’unico umano a non aver paura di stare così vicino alle propaggini del bosco. Tuttigli abitanti della foresta erano incuriositi da sempre da lui.Sembrava, a vederlo da lontano, un uomo di mezza età burberoe schivo. Aveva corti capelli grigi, un po’ brizzolati,profondissimi occhi azzurri e il passo un po’ zoppicante. Eraarrivato lì alcuni anni prima, e da quel momento sembrava nonessere invecchiato di un solo giorno.Si era insediato in quella vecchia costruzione di mattoni bianchi,mettendola a posto con cura e amore con le sue stesse mani,riparando travi, tappando buchi, ma il giorno in cui tutti maproprio tutti rimasero a guardare tra le felci del sottobosco, conocchietti luminosi nella penombra, fu quando portò dentro unenorme telescopio pieno di lenti e binocoli, e lo issò sul tetto.Da quel momento in poi, ogni notte gli abitanti fatati potevanovederlo osservare la volta stellata di notte, mentre di giornosembrava sparire, o al limite faceva brevi passeggiateappoggiandosi ad un bastone nodoso. Adelfa non lo avrebbegiurato, però secondo lei, quando guardava in mezzo allefrasche, a volte aveva il potere di vedere lei e gli altri piccoliamici. n 8

Tutti loro, chi più chi meno, avevano desiderato vedere l’interno della Torre; con un peccaminoso brivido di proibito, alcuni ammettevano anche che avrebberoamato scambiare due chiacchiere con quello strano essereumano. Sta di fatto però che quella sera, quando si riunironoper decidere chi avrebbe tentato la sortita per guardare con iltelescopio, improvvisamente tutti sembravano avere da farealtrove.La Marmotta di Ieri affermò di aver perso gli occhiali e di esseremolto rammaricata, ma di non poter partecipare; la Corolla diRugiada iniziò a tremare e a dire di essersi infreddata perché siera bagnata i piedi; il Ragno del Sentiero si ricordò di averlasciato la Mosca del Senno di Poi impigliata chi sa dove. Perfarla breve, com’è come non è, alla fine si ritrovarono soloAdelfa e Tomino.“Ci avrei scommesso” sbuffò lei, mettendo i piccoli pugni suipiccoli fianchi, e cercando al solito di rimettere a posto ilcappello ribelle.“Io ho paura” fece quel cuor di leone di Tomino, e Adelfa sisentì in obbligo invece di fare la spavalda.“Non fare il fifone” lo apostrofò infatti, sbuffando esvolazzandogli più vicino, mentre lui tremava come le foglie dicui era rivestito “Basterà entrare, dare una sbirciata in quel coso 9

e andarcene. Il Capitano dormirà pure, e noi possiamo esserepiù che silenziosi… possiamo essere letteralmente un soffio.”La Torre si ergeva davanti a loro silenziosa: il cielo era buioperché le nuvole, tenute insieme dalla volontà dell’Omino dellaPioggia e dalla Donna delle Pozzanghere, coprivano Sole diMezzo Raggio. Il bosco era silenzioso e la notte immobile, comese tutti si fossero fermati ad osservare quello che stava persuccedere. j 10

Adelfa e Tomino volarono verso l’alto, avvalendosi dell’aiuto di una corrente ascensionale e aggrappandosi l’uno all’altra, come se le piccole spalledell’uno fossero scalini per i piccoli piedi dell’altro, fino adarrivare sul tetto della Torre. Il tetto era una lastra di vetro dicristallo, molto consistente, per sostenere le intemperie, e su diesso si apriva una piccola finestra da cui il Capitano faceva uscireil suo telescopio… che però quella sera non c’era. Adelfa eTomino si guardarono costernati: il loro piano era quello discivolare giù per il tubo metallico del telescopio e poi guardarcidentro, ma così erano semplicemente chiusi fuori.Mentre zampettavano lievi sulla lastra di vetro però la finestrellaprese ad aprirsi… ma invece del telescopio ne uscì una mano!Senza avere neanche il tempo di accorgersene la mano liacchiappò e trascinò dentro, poi la finestra tornò a chiudersi e inun fremito il bosco tornò a immergersi nel sonno, mentre laRagnatela del Quattro continuava a stridere in chiave didiapason.Sorse una pallida alba, più oscura della notte che l’avevapreceduta. Adelfa e Tomino si svegliarono chiusi in unagabbietta per canarini dalle sbarre dipinte di bianco, chepenzolava in mezzo ad una sala circolare, vicino al focolare 11

aperto nel pavimento. Il Capitano sedeva fumando la sua pipasu una sedia a dondolo, e li osservava carezzando un grossosoriano color miele. Le due piccole creature sussultarono, nonsapendo come comportarsi. Era la prima volta che si trovavanodi fronte ad un essere umano.Il Capitano li fissava con i suoi profondissimi occhi azzurri senzadire una parola. Adelfa e Tomino lo fissavano con i loro piccoliocchi scuri senza dire una parola. Il soriano miagolò.“Buono Joshua” fece allora l’uomo, grattandolo tra le orecchie“Non ho ancora deciso se li puoi mangiare”Tomino crollò.“Non voglio finire nella pancia di quella bestiaccia!” mugolò, oalmeno con l’intensità di un mugolio la sua voce arrivò alCapitano, che sorrise soddisfatto.“Lo sapevo che potevate parlare, e che potevo capirvi!” esultò,alzandosi e avvicinandosi alla gabbia, mentre Joshua siacciambellava al suo posto caldo “Adesso mi dite perchévolevate insinuarvi a casa mia!”Adelfa stava riempiendo di piccoli pugni l’indegno cranio diTomino, ma poi si fermò di scatto quando i penetranti occhiazzurri del Capitano si fissarono a pochi centimetri da loro.Deglutì e si vide costretta a fare ciò che mai e poi mai avrebbevoluto: usare l’Antica Magia. 12

“Occhi di Rana e Lingua di Ratto, con questo incantesimo tiaddormenti di botto!” gridò, ovvero al Capitano sembrò checinguettò. L’uomo sbattè le palpebre e si avvicinò ancora un po’.“Non hai sonno?” fece Adelfa, mollando Tomino e vedendolosempre più a ridosso a loro.“Nemmeno un po’”“Oh” l’Antica Magia faceva spesso cilecca “Immagino cheadesso vorrai sbatterci in padella, o usarci per qualche stranorito… o magari venderci al mercatino dell’usato”“Ma che razza di gente frequentate? Niente di tutto ciò… vogliosolo sapere che ci fate a casa mia”Le due creature si guardarono imbarazzate.“Sentite, non voglio farvi niente di terribile se non parlate, ma selo fate magari posso aiutarvi. È che non mi piace chi si introducecome un ladro nelle mie proprietà… certe volte basta chiedere,sapete?”“Ma non sei stupito nemmeno un po’ da… noi?” chieseTomino, che aveva impiegato qualche centinaio di anni buoniper abituarsi all’idea che potessero esistere degli esseri più alti didieci centimetri. Il Capitano sorrise divertito.“Non ci sono molte cose che possano stupirmi, da quando ilsole e la luna si sono scambiati posto in cielo” disse, con l’aria dichi la sa lunga. 13

“Allora sai perché siamo qui” fece Adelfa, mettendo il broncioquasi come se lui le avesse tolto il piacere della sorpresa.“Diciamo che non è difficile immaginarlo” rispose l’uomo,allontanandosi con la sua tipica andatura claudicante e tirandosbuffi di fumo dalla sua pipa “però gradirei qualche dettaglio inpiù, e poi, forse, potremo addivenire ad un accordo.”Adelfa e Tomino si scambiarono uno sguardo. A parte il fattoche quell’uomo ispirava loro un’istintiva fiducia, in verità non èche avessero molta scelta: il Capitano poteva anche essere unapasta d’uomo, ma il suo gatto li fissava leccandosi i baffi con ariadavvero poco rassicurante.Lo stomaco di Tomino brontolò e il Capitano si voltò adosservarlo con aria divertita.“Avete fame?” poi aprì la gabbietta e li prese in mano “Avantiragazzi, raccontatemi la vostra storia.” d 14

Non fu molto facile parlare con la bocca piena di quel buon miele che il Capitano le aveva servito su piccoli pezzetti di pane, ma Adelfa riuscì più o meno asviscerare il punto della situazione. Nel mondo fatato del Boscoesistevano regole ferree: alla fine dell’Estate, la Ragnatela delQuattro si congelava per consentire il ritorno della stagione dellepiogge e della neve, mentre in primavera tornava a coprirsi dirugiada scintillante. Se questo non accadeva, l’intero ciclo dellestagioni veniva sovvertito, con conseguenze gravi per gli uomini,ma catastrofiche per il Piccolo Popolo, che non avrebbe avutogli unici cibi che non solo potevano sostentarli, ma sostentareanche la loro magia, ovvero i Funghi di Rimedio, chepermettevano alle creature del Bosco di rendersi invisibili agliumani, e le Castagne del Lungo Desiderio, che consentivanolunga vita pur in forme così piccole. La Ragnatela potevasvolgere le sue funzioni solo se correttamente illuminata da Solein Caldo Raggio e da Luna di Mezzo Inverno.“Luna e Sole non sono due palle, astri o pianeti come ditevoialtri” intervenne Tomino, con la bocca tutta impiastricciata dimiele “Sono creature come noi, che hanno avuto l’incarico diilluminare il giorno e la notte nelle varie stagioni, così ce ne sonootto in tutto, ma tutti bizzosi uguale!” 15

“Non fanno altro che litigare l’uno con l’altro, e tuttiindistintamente, sia quelli di Primavera che quelli di Inverno, edi Autunno o Estate. Pare che illuminare il giorno possa esserepiù prestigioso che illuminare la notte o viceversa... boh, nonappena ricevono l’incarico, che siano stati Fuochi Fatui, Lamiedel Buio o Troll del Sottobosco, inevitabilmente gli va in pappail cervello. Una guerra continua credimi, e noi lì a tappare ibuchi”“Però non era mai successo che se ne andassero del tutto, chesparissero completamente… questo è gravissimo! Sarà che Solein Caldo Raggio e Luna di Mezzo Inverno erano un po’ mattipure prima.” Sputacchiò Tomino, mentre Joshua gli faceva lefusa vicino. A detta del Capitano, era un gatto vegetariano.“Secondo me c’entra Serpe di LungoFiume!” accusò Adelfa,scuotendo il cappello tanto che gli cadde pericolosamente vicinoal focolare. Il Capitano lo raccolse con gentilezza e glielo rimisein capo, un po’ storto in verità.“E chi sarebbe?” chiese.“Uno degli esseri più viscidi del Piccolo Popolo!” accusòTomino, diventando subito paonazzo, e Adelfa lo spintonò.“Lo sai che ognuno di noi ha il suo ruolo… io servo per farchiudere i boccioli di tulipano in autunno, tu hai il compito difar aprire i bozzoli delle farfalle in primavera… Serpe è la 16

custode del Buco, dove vengono radunati tutti i pensieri cattivi.Lei è fondamentale” spiegò, guardando ora il Capitano “perchéprende tutti i malesseri del mondo, li filtra e trasforma in veleno,che però poi uccide le cose cattive che sono nella terra. Però ineffetti un po’ viscida è” ammise infine, quasi a malincuore.“Riassumendo, se non ritroviamo Sole e Luna voi del PiccoloPopolo rischiate di scomparire, o di perdere i poteri”Adelfa e Tomino impallidirono, annuendo in contemporanea. Ilmiele però se l’erano spazzolato tutto.“Ho capito.” Il Capitano si alzò un po’ a fatica, e li prese nelpalmo della sua mano, che era grande, calloso e molto, moltoaccogliente. “Andiamo” 17

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Salirono alcuni scalini di ferro di una scala a chiocciola e arrivarono nella sala del telescopio, che troneggiava al centro della sala, scintillante emaestoso. Adelfa e Tomino erano profondamente intimoriti,ma cercavano di darsi un tono. Tutte quelle stelle sembravanoancora più grandi viste da dietro il cristallo che copriva il tetto, enon erano mai sembrate tanto luminose.Il Capitano li posò su un predellino che sporgeva dalla lenteprincipale, poi si mise a manovrare una serie di leve edingranaggi in modo che il grande telescopio iniziò a muoversi,sollevandosi lentamente come un gigante addormentato chepiano piano si sollevasse da un sonno profondo. La finestra sultetto si aprì, e il suo tubo metallico si protese nel buio dellanotte. Il Capitano sedette su una poltroncina senza schienale incuoio, dall’odore penetrante che stordiva i sensi acutissimi deidue piccoli esseri, poi avvicinò l’occhio alla lente più piccola einiziò a regolarne il fuoco.“Allora” disse “dove pensate che potremmo cercare?”“A Sole piacciono molto le Pleiadi, ma il posto migliore pernascondersi di solito è la via Lattea. Lì in mezzo puoi giocare anascondino per secoli, senza che nessuno riesca a trovarti”suggerì Adelfa, avvicinandosi alla guancia del Capitano, resatemeraria dalla curiosità. Lui rise sommessamente: le piccole ali 19

gli facevano il solletico. Poi si rimise a guardare fuori, frugandotra le stelle alla ricerca del Sole e della Luna. vL’alba sorse buia e pallida come sempre, coperta dalle nuvole che servivano ad occultare la mancanza del Sole. Tomino e Adelfa tornarono nella radura, dovela Ragnatela del Quattro sembrava sul punto di lacerarsi in millepezzi. Serpe di LungoFiume fu la prima a raggiungerli, sibilandoe strisciando velocemente: era sempre assetata di cattivi pensierida tramutare in veleno.“Allora?” chiese con la lingua saettante. Adelfa e Tomino eranoimbarazzati.“Non li abbiamo trovati” confessò lui, che aveva ancora bricioledi miele e pane sulle piccole guance.“Non sono da nessuna parte in cielo” confermò lei, allargandole piccole braccia e soffiando via un pelo di Joshua dal suovestitino di foglie. 20

Tutti gli altri si erano radunati nel frattempo, e accolsero lanotizia con profonda costernazione.“Ma dove sono finiti allora?” piagnucolò la Fatina dei Germogli“Per noi è la fine!”Adelfa sembrava imbarazzata.“Noi avremmo una soluzione” confessò. Non aggiunse che asuggerirgliela era stato il Capitano, che la sapeva molto più lungadi quanto non sembrasse. Adelfa sospettava che un tempo forseera stato uno di loro, qualche vita fa. “Sole e Luna sono otto, eanche se a noi servono Sole in Caldo Raggio e Luna di Mezzoinverno, nessuno ci impedisce di sostituirli!”“E vedrete che appena si vedranno surclassati, arriveranno alvolo per riprendersi il loro posto.”“Che idea geniale! Ma perché non ci abbiamo pensato prima?”esultò Ignazio, il Gufo della Foresta di PoiMai “Poiprocederemo alla scelta di un nuovo Sole e di una nuova Lunad’Inverno”“Ma non potete!” balbettò Serpe, visibilmente contrariata “Nonè corretto!”“Certo che lo è!” lo rimbeccò Adelfa, che poi lo guardò disbieco “Ma perché ti scaldi tanto, tu che con il tuo sanguefreddo non prendi mai posizione?” 21

Serpe balbettò qualcosa, ma Tomino, reso temerario dallarecente amicizia con il gatto del Capitano, stava già dirigendosi apasso deciso verso il suo Buco, colto da un’improvvisafolgorazione. Lei se ne accorse e si voltò fulminea, come solo unrettile sa fare, e lo morse!Adelfa gridò e tutto il Piccolo Popolo rabbrividì: Serpe diLungofiume era la creatura più letale tra tutte. Tomino eraspacciato.“Che cosa hai fatto!” lo accusò Adelfa, prendendo il corpicinoesanime di Tomino tra le braccia e piangendo lacrime colormiele “Perché?”Serpe però era sconvolta a sua volta.“Non… non volevo… ho rapito io Sole e Luna… volevo solo unpo’ di luce nel mio Buco… là sotto fa sempre buio… e la lorodisperazione mi ha fornito un sacco di veleno… ma… ma nonvolevo che…”“L’hai ucciso!” Adelfa piangeva senza ritegno, e in quelmomento la Ragnatela prese a vibrare ancora più forte.“Vai subito a liberare Sole e Luna!” ordinò perentorio Ignazio, eSerpe, umiliata, strisciò rapidamente verso il suo rifugio.Tutto il Piccolo Popolo si strinse intorno ad Adelfa che stringevaTomino disperatamente… ma poi ad un certo tratto, alzò la 22

piccola testa arruffata sotto il cappello storto e… volò viatenendo l’amico in braccio. oSi precipitò dal Capitano, che stava passeggiando nei viottoli davanti alla sua torre sistemando cespugli e piante con lenta dedizione.“Capitano Capitano!” gridò. Per lui era poco più che unosquittìo, ma la sentì lo stesso e la accolse tra le grani mani aperte,cogliendo in un’occhiata la gravità della situazione.“Ma che è successo?” chiese.“Ti prego fa qualcosa!” implorò lei. Lui la guardò accigliando lefolte sopracciglia grigie sopra gli occhi azzurri.“Cosa ti fa credere che io possa?”Lei smise di piangere per un momento e lo fissò seria seria.“Lo so che puoi” affermò decisamente, e lui spianò il cipiglio.“Sei una creaturina impossibile. Mi ero nascosto così bene percosì tanto tempo.”Gli occhi di Adelfa adesso brillavano, non più di lacrime. 23

“Mi aiuterai, Maestro del Bosco?”“Va bene Adelfa, ti aiuterò. Ma non fateci l’abitudine… mi pareche voi del Piccolo Popolo avete imparato a cavarvela anchesenza di me. Non dire a nessuno che sono tornato. So che nonavrei dovuto venire a vivere qui ma non ho resistito… non ce lafacevo a restarvi troppo lontano. Ma se aiuto Tomino, tu devitenere la tua piccola adorabile bocca ben chiusa”Adelfa sorrise, e in quel momento tornò a splendere anche ilSole, che Serpe di LungoFiume aveva liberato. s 24

Nel Bosco si racconta che tanto tanto tempo fa vi fosse un Maestro del Bosco, un essere umano che però aveva poteri magici come il Piccolo Popolo, e cheaveva aiutato le creature fatate a sopravvivere nel Mondo degliUomini, dopo che il loro era stato distrutto da due terribiliTitani, Indifferenza ed Egoismo. Poi però, un bel giorno, comeera venuto se ne era andato, per lasciare che vivessero inautonomia, e lontani dagli Uomini, che non potevano piùvederli né conoscerli né capirli. Creò il Buco della Serpeaffinchè tutta la negatività del mondo finisse lì, poi lasciò lecreature del Bosco alla loro vita, che era semplice, seguiva i ciclidel tempo, e in cui la malvagità c’era, se c’era, solo perché daessa poteva nascere la bontà, e il Buco della Serpe era il crogioloin cui avveniva questa alchimia. m 25

Quando Adelfa tornò alla radura, la Ragnatela del Quattro si stava coprendo di piccoli cristalli di ghiaccio, segno che tutto era tornato alla normalità.Tomino le stava al fianco: era un po’ pallido, ma una buonadose di miele lo aveva fatto riprendere dalla brutta esperienza,come testimoniavano le tracce dorate ai lati della sua bocca.Tutti gli altri si strinsero loro attorno, tranne Serpe diLungoFiume che restava in disparte, mortificata. Adelfa però lesi avvicinò.“Prometti di non fare più niente del genere?” chiese “C’è giàabbastanza malvagità al mondo per il tuo Buco, senza che se necerchi dell’altra in maniera artificiosa.” osservò.Serpe sibilò qualcosa e strisciò via: non sarebbe mai cambiata,ma era così che era fatta, e agli altri abitanti del Bosco andavabene, in fondo tutto faceva parte dell’equilibrio del PiccoloPopolo.“Bhe adesso basta poltrire!” tuonò Ignazio, sbattendo le ali efacendo sussultare tutti “Al lavoro! C’è molto da fare prima chetorni l’Inverno!”E tutti svolazzarono via, e la radura tornò vuota. 26

Il Capitano sedeva sulla sua sedia a dondolo con Joshua sulle ginocchia, facendo anelli di fumo con la sua pipa. Sorrise tra sé e sé, osservando il Sole inCaldo Raggio che splendeva ancora limpido, negli ultimi giornidi quella Estate. Finchè il Piccolo Popolo restava al sicuro enascosto, nel mondo ci sarebbe stata sempre un po’ di magia, eanche se gli Uomini non lo sapevano, la loro magia li avrebbesempre protetti, di stagione in stagione, fino all’Ultimo Inverno. r 27


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