due custodi la pagina del diario con un avviso importantefirmato dall’insegnante proprio qualche ora prima.Sempre più preoccupati per come sta andando l’indagine edal fatto che nessuno dei sospettati sembra essere ilcolpevole, si prendono qualche minuto per riflettere difronte ad un caffè, come fanno sempre anche nei momentidifficili. 101Mentre sono al bancone del bar Piero esclama: “Papà, contutta questa confusione non ci siamo ricordati cheall’interno del museo c’è una vecchissima telecamera chenon è collegata all’impianto centrale! Volevamo toglierla,ti ricordi? Ma poi l’abbiamo sempre tenuta in funzione!”Remo sembra rassicurato da questa notizia e decide ditornare immediatamente al museo, anche se lascia fare alfiglio non essendo troppo abile con la tecnologia. Pieroesamina con grande attenzione le immagini e nonostantesiano sfuocate intravede per pochi secondi una figuraavvicinarsi alla telecamera tentando di disattivarla: èuna ragazza dal volto angelico, con una mascherina sugliocchi e lunghi capelli biondi raccolti in una coda.Piero in quel momento si ricorda di aver già visto quellaragazza giorni prima fuori dal museo e di averla notataproprio per la sua bellezza, l’aveva seguita con lo sguardoe aveva visto che entrava in un palazzo in una via propriolì vicino. Il ragazzo e suo padre non perdono altro tempoe corrono a cercare quella ragazza: arrivati di fronte alvecchio palazzo in cui Piero l’aveva vista entrare suonanoun campanello a caso e si fanno aprire, salendo le scalecontrollano tutte le porte degli appartamenti. Arrivano difronte ad una vecchia porta di legno e accanto al nome dei
proprietari notano un simbolo che conoscono: un asso dicarte, lo stesso della collana che hanno trovato inbiglietteria. Suonano più volte e quando la porta si apresi trovano davanti una ragazza dal volto bellissimo e moltocurato: è proprio la ragazza che ha notato Piero nei giorniprecedenti e che ha inquadrato la telecamera. Sono ancorasull’ingresso quando notano in fondo alla sala il vaso 102egizio rubato al museo: l’accusano subito di furto eomicidio e avvertono la polizia.Sofia, così si chiama la ragazza, all’arrivo della poliziaconfessa con grande fatica di essere stata lei a compiereil crimine. Dall’interrogatorio viene fuori che è lasorella di Emma, la studentessa dall’aria diabolica cheRemo e Piero avevano notato nelle settimane prima e cheavevano interrogato pensando fosse lei ad aver rubato ilvaso: evidentemente le due ragazze erano d’accordo e hannostudiato insieme il piano.Risolto il caso il vaso viene riportato al museo esistemato in una nuova vetrinetta, molto più resistente esicura della precedente. Si sparge presto la notizia etutta Bologna si complimenta con i due custodi che sonofelici di aver risolto il caso ma molto tristi per la mortedel collega e caro amico Luigi.
RAPIMENTO A BORDEAUX BANLIEUETesto redatto da: Del Mondo Alfonso 2E, Mogavero Filippo 2E, GiudiciMartina 2B, Paduanello Martina 2D, Staco Alex 2DClasse aperta coordinata dalla prof.ssa Ferri Silvia 103“Buona giornata, Mrs Hide!” Gridò Giroud salutandol’anziana signora e rimontando sulla sua bicicletta.Il postino, nonostante fosse mattina presto, era giàoperativo e in sella alla sua bicicletta aveva già fattobuona parte delle consegne. Jean Giroud, il postino piùfamoso della città era un quarantanovenne che abitava nellacittà di Bordeaux. Era molto appassionato del suo lavoro,ma sin da piccolo avrebbe voluto diventare uninvestigatore, infatti gli piaceva molto leggere librigialli e amava i misteri. Inoltre adorava la cultura grecae latina e per questo utilizzava spesso citazioni dotte.Era un uomo alto e di corporatura minuta, che sicontraddistingueva dalla R moscia, da una cicatrice che dabambino si era procurato sotto l’occhio destro, cadendodalla bicicletta.
Come ogni essere umano Monsieur Giround aveva i suoimomenti di nervosismo e quando ciò accadeva la manosinistra iniziava a tremargli.Il postino Jean era purtroppo rimasto vedovo e il suo unico 104figlio studiava all’Università di Londra. In ricordo dellamoglie, Jean portava sempre con sé il fazzoletto ricamatoche le apparteneva.Quella mattina, il postino si stava dirigendo verso laperiferia della città e, per raggiungere un antico casolarepoco distante dal mulino del signor Demanje, attraversò untratto di campagna. Era meraviglioso il paesaggio che locircondava, gli uccellini cinguettavano riscaldati da uncaldo sole primaverile, mentre il postino di buon umorecanticchiava sulla sua bicicletta, ignaro del fatto che,proprio nell’antica casa che stava raggiungendo, era incorso un rapimento.Il signor Louis Stromae si trovava nel suo piccolo studiomentre indaffarato controllava i suoi documenti bancari.D’un tratto sentì suonare il campanello e così si indirizzòverso la porta. Non ebbe il tempo nemmeno di aprire che fucolpito sulla testa da una mazza da baseball scagliata dalsuo aggressore e immediatamente l’uomo cadde a terra.Ma fu difficile trasportarlo all’interno dell’automobiledove un complice dell’aggressore si trovava alla guidapronto a mettere in moto. I due malviventi erano riuscitiperfettamente a compiere il loro rapimento e stavano persvoltare l’angolo, proprio quando stava giungendo ilpostino Giroud.
Quest’ultimo, ignaro del crimine commesso pochi secondiprima, stava raggiungendo tranquillamente l’antica casa.Posò la bicicletta e suonò il campanello. Nessuno rispose.La porta dell’abitazione era aperta, ma il postino preferì 105non essere insistente suonando troppo il campanello eperciò chiamò: ”Mi scusi Monsieur Stromae, ho una letteraindirizzata a lei… Monsieur Stromae…. Monsieur Stromae…”.“Scusi, cerca mio marito?” Uscì improvvisamente una donnadalla porta.“Oh Bonjour, ho una lettera indirizzata al signor LouisStromae, lei è la moglie?” Chiese il postino.“Si, sono io, ma ho udito suonare il campanello pochiminuti fa, e ho sentito mio marito scendere le scale eaprire la porta: non ha ritirato lui la lettera?” disselei.“Guardi che io sono appena arrivato, e suo marito non èvenuto ritirare la lettera” rispose tranquillo Giroud.“Ma è impossibile! Il campanello ha suonato anche pochiminuti fa!”.“Non so cosa sia successo, mi spiace ma le posso assicurareche io sono giunto qui solo qualche minuto fa e che hosuonato il campanello solamente una volta, ma non ho vistonessuno aggirarsi da queste parti se non una macchina chesi allontanava. Non circola molta gente da queste partipossibile che quello in auto fosse suo marito?” chiesecurioso il postino.
“Noi non abbiamo un’auto; ci ha portati qui un taxi. Quellonon poteva essere mio marito!” disse convinta la signoraStromae.“Signora, non vorrei metterla in agitazione, ma penso le 106convenga chiamare la polizia…”. “Certamente, ma la prego:può farmi un po’ di compagnia fino a quando non saràarrivata?” chiese in tono supplice la moglie.“Va bene, - disse il postino controllando la posta - tantoquesta era la mia ultima consegna!”.La signora Stromae accompagnò l’uomo all’interno della casae successivamente nel salotto. L’abitazione era totalmentespoglia, c’era solo qualche scatolone qua e là in giro perla casa. Le pareti erano di un colore spento e piene diincrostazioni. Nel salotto c’era solo un piccolo divano diun colore giallastro con qualche macchia verde che gli davaun aspetto ammuffito e malandato.I due si accomodarono. “Gradisce qualcosa?” chieseElisabeth al postino.“No, grazie. Non le converrebbe chiamare subito lapolizia.”.“Non posso!” rispose la donna con voce tremante.“In che senso non può?” domandò Giroud un po’ perplesso ealquanto sorpreso.“Io gliene parlo, ma lei mi deve promettere di non direnulla a nessuno!” disse la signora, improvvisamente seria.“Lo prometto” disse Giroud intimorito.
“Ecco, vede..è un segreto quello che le sto per dire..beh, 107insomma..io e mio marito ci siamo trasferiti da Parigi duegiorni fa in questa vecchia casa, poiché siamo ricercatidalle forze dell’ordine. Vede... mio marito possedeva unabanca importante nella capitale, ma è fallita. È da pochigiorni che ci troviamo qui e, come può notare, questa casaè così spoglia e malandata perché proprio dopodomanisaremmo dovuti fuggire!”.“Per andare dove?” chiese Giroud.“In Texas. Lì mio marito era certo che non ci avrebberotrovati, mentre qui si… ero certa che sarebbe successoqualcosa!”.“Mi scusi signora, ma qualcuno si dovrà pur occupare delrapimento di suo marito?! Chi, se non la polizia?” chieseGiroud.“Lei è l’unico che è a conoscenza di questo segreto!”replicò la donna.“Mi sta chiedendo di essere il suo investigatore?” domandoperplesso Giroud.“La prego, Monsieur, le pagherò le provvigioni, glieloprometto!”.“Va bene, signora… accetto!”.“La ringrazio infinitamente! Mi deve promettere, però, dinon parlarne con nessuno, soprattutto alla polizia.”
Jean Giroud annuì convinto. “Signora, per lei è tropporischioso rimanere qui: perché non viene in un albergo aBordeaux? È più sicuro che stare in questo posto.”.“Ha ragione Monsieur. Verrò a Bordeaux questa notte. Ormaiè ora di pranzo, vuole fermarsi a mangiare qualcosa?”chiese la donna. 108“No, la ringrazio. Ora devo tornare a casa. Ha bisogno diun passaggio per arrivare a Bordeaux? Potrei passarla aprendere per le 19.30”.“Perfetto, la ringrazio molto!” disse la signora,stringendo la mano a Giroud.Il postino si avviò verso la porta, salì sulla suabicicletta e partì per raggiungere la sua abitazione incentro a Bordeaux.Giunto nel suo piccolo alloggio, Giroud pranzò esuccessivamente si recò nel suo studio per telefonare asuo figlio: “Bonjour, Olivier! Come stai?”.“Bonjour, papà! Bene grazie. Avevi bisogno di me?” risposeil figlio.“Ecco… vedi… qui a Bordeaux è stato commesso un rapimento,e mi hanno chiesto di investigare sul caso. Ho bisogno deltuo aiuto, sei molto impegnato in questi giorni?” domandòGiroud.“No, dimmi solo quando devo partire per raggiungerti.”.“Riusciresti ad arrivare qui domattina?” chiese speranzosoGiroud.
“Va bene, papà! A domani”. Olivier riattaccò.Chiusa la telefonata con il figlio, Giroud contattò il suoamico Jeff, l’ispettore di polizia: “Bonjour, Jeff! Comme(come) ça va?”.“Oh bonjour, Giroud! Tutto bene, la ringrazio! A che cosadevo l’onore di questa telefonata?”. 109“Oh, mon amie, in nome della nostra amicizia e dellareciproca stima, ti chiedo di aiutarmi nella risoluzionedi un caso. Come saprai, i coniugi Stromae sono ricercatidalle forze di polizia, per il fallimento della loro banca.Stamattina, mentre consegnavo la posta alla famiglia inquestione, la signora Elizabeth mi ha confessato lascomparsa del marito. La mia passione per le indagini miha portato ad intuire che l’uomo sia stato rapito, perchého visto un’auto allontanarsi velocemente dalla casa e,poiché la signora Stromae ha affermato che non posseggonouna macchina, ne ho dedotto che fosse quella deisequestratori!”.“Quindi il signor Stromae, il proprietario della bancaandata in fallimento, è stato rapito?”.“Esattamente Jeff! La signora Elizabeth non ha volutamentechiamato le forze dell’ordine perché, se vi foste occupativoi del caso, sareste venuti a conoscenza del luogo in cuialloggiavano i signori Stromae, e di conseguenza avrestearrestato la moglie. Per questo motivo ti chiedo di nonrivelare a nessuno ciò che ti ho appena detto e di lasciarea me la risoluzione dell’indagine, ma non esiterò a
telefonarti periodicamente per aggiornarti sulle nuovescoperte.”.“Va bene, monsieur Giroud, ma mi raccomando, mi tengaaggiornato. Buona serata, Jean.”.“Grazie infinite. Buona serata, Jeff.”.Giroud, dopo aver chiuso la telefonata, uscì di corsa e 110con la sua automobile si avviò verso la periferia diBordeaux, nel casolare dove alloggiava la signora Stromae.Alle 19.30 il postino suonò il campanello dell’anticocasolare. La signora Stromae uscì dall’abitazione con unapiccola valigetta in mano. Fece accomodare la signora nellasua automobile e insieme si recarono in centro, dove sitrovava l’albergo.“Bonne nuit, signora Stromae. La terrò aggiornata sulcaso”.“Bonne nuit anche a lei. Grazie ancora”.Il mattino seguente Giroud si recò all’aeroporto diBordeaux, per andare a prendere il figlio: “Salut,(salute)papà. Comme ça va?”.“Bonjour Olivier. Tutto bene, grazie! Come è andato ilviaggio?”.“Bene, grazie!”.I due si avviarono verso l’automobile delpadre, per poi raggiungere l’antico casolare nellaperiferia di Bordeaux. Durante il viaggio Jean raccontò ilcaso al figlio. Giunti sul luogo, i due decisero diispezionare il territorio.
“Non penso troveremo qualcosa qui, papà!”.“Hai ragione!Meglio andare subito al mulino del signor Demanje.”.Si incamminarono verso il mulino, attraversando un piccoloboschetto.Quando i due raggiunsero l’antico mulino, suonarono il 111campanello. Il signor Demanje si affacciò alla porta: “Ohbonjour, signor Giroud! Deve consegnarmi qualcosa?”.“No, vede ...volevamo parlarle di una questione importante.È impegnato in questo momento?” chiese Jean.“No, prego, venite pure in casa!”.Padre e figlio si accomodarono su un piccolo divanetto dipelle, di fronte al signor Demanje, che si trovava invecesu una poltrona antica, in stile vintage. L’intera casaera molto più rustica.“La ascolto, Monsieur Giroud, mi dica!”.“Ecco, vede… proprio ieri è scomparso il signor Stromae.Lei, per caso, ha notato qualcosa di strano?”.“Ah, il signor Stromae è scomparso! Sinceramente non è chemi dispiaccia più di tanto. Comunque, mentre mi trovavonell’orto, ho visto una macchina fermarsi per qualcheminuto davanti all’abitazione di quello spregevolepersona. È sceso un uomo, pareva vestito elegantemente, mapoi mi sono distratto e ho notato solo il momento in cuila macchina è ripartita sfrecciando.”.
“Grazie, le sue informazioni sono state molto utili. Mascusi, un’ultima informazione. Mi pare che lei non sia inbuoni rapporti con il signor Stromae: per quale motivo?”.“Beh ecco, il sogno di mia moglie era quello di acquistarequel vecchio casolare, per trasformarlo in una fattoriatutta nostra. C’è voluta tanta fatica per raccogliere soldia sufficienza per poterla acquistare… ci mancavano 112veramente pochi spiccioli, ma poi è arrivato quel vile,che senza nessuna fatica se l’è comperata! Questo èsuccesso circa 5 anni fa, ma dopo l’acquisto della casa isignori Stromae non sono più tornati, pensavo si fosserodimenticati del casolare - cosa positiva no!? -. Volevoquindi appropriarmene, ma pochi giorni fa quei due sonoritornati.”.“Grazie per le sue informazioni, volevo chiederle sepossiamo velocemente perlustrare la zona!?”.“Certo! Aspettate solo che vi accompagni fuori!”.I due perlustrarono la zona, ma non trovarono nulla diutile per l’indagine e, dopo aver ringraziato il signorStromae, si avviarono verso la macchina.“Papà, secondo me il signor Demanje è innocente. È veroche non era in buoni rapporti con Stromae, ma non pensoche sarebbe stato capace di compiere un rapimento.”.“Non lo so, Olivier. Omnibus bonum esse subspiciosum, nisiinnocentes non probatis.”.Erano quasi arrivati all’automobile, quando Olivier chiamòil padre: “Papà, vieni a vedere!”.
I due notarono l’estremità luccicante di un’impugnatura diuna mazza da baseball, che era nascosta in mezzo a un campodi grano.Olivier disse: “E questa come ci è finita qui?!”.“Non ne ho la minima idea, ma certo è che questa è l’arma 113del delitto.” disse il padre.“Questa, quindi, è una prova che incolpa il signor Demanje,anche se non mi capacito del perché non l’abbia seppellita,invece di abbandonarla in questo campo..” disse Olivier.Continuò: “Forse per incolpare un’altra persona, ma chi?”.:-Ex UNGUE LEONEM, Oliver! Comunque meglio portarla via diqui, controlleremo dopo se può portarci a qualche nuovascoperta importante. Ora dobbiamo andare a far visita allasignora Elizabeth-, disse in tono saccente Giround. Salitiin macchina si avviarono verso l'albergo. Dopo essersiincontrati con la signora Stromae le raccontarono le novitàdel caso.:- Sa per caso se suo marito non fosse in buoni rapporticon qualcuno in particolare?- domandò Jean:-Quando io e mio marito eravamo ancora a Parigi,incominciò la signora Stromae, quasi un anno dopo il nostromatrimonio, mi ricontattò il mio ex partner, per dirmi chesi sarebbe vendicato di mio marito poiché mi aveva portatovia da lui. Deve essere ancora molto geloso del nostro
matrimonio. Comunque è da parecchi mesi che non si fasentire, penso che abbia rinunciato alla sua vendetta-.:- Molto interessante, e come si chiama dunquequest'uomo?:- domandò Olivier.:- David Creint.- la donna sospirò.:- C'era qualcun'altro con cui suo marito non era in buoni 114rapporti?- chiese il postino insistente:- Un certo Francisco Ramon e sua moglie, mi pare RositaGolfredo. Erano una coppia spagnola, ex clienti di miomarito, gli unici con cui non era riuscito a saldare idebiti. Sono stati proprio loro ad esporre denuncia allapolizia. Parevano parecchio furiosi e insistenti, ma poiun giorno, dopo una telefonata con mio marito l'hannominacciato dicendogli che gliela avrebbero fatta pagare,ma sono spariti nel nulla.-:- Si ricorda quali argomenti hanno trattato al telefono?-chiese Giround sospirando perplesso.:- No, mi spiace. Ma mi dica, Monsieur Giround c'è qualchepossibilità che mio marito sia stato ucciso?-:- Non sappiamo ancora nulla signora. Lei può soloaspettare. La terremo aggiornata, buona serata.-salutarono i due uscendo dall'albergo.:- Non so. Il caso pare si stia intricando sempre di più!Affermò Olivier aprendo lo sportello dell'automobile.
:-Già, ma ci sarà per forza un indizio che stiamotralasciando, l'indizio fondamentale!-. Disse Jeanmettendo in moto la macchina.Giunti nell' abitazione del postino, quest'ultimo chiamò 115l'ispettore Jeff, per raccontargli le ultime novità.Olivier intanto stava disperatamente cercando un documentoper l'Università e frugando nell'ufficio del padre trovòuna busta:Per la moglie di Monsieùr LoùisStromaeEravate stati avvertiti! Sevuole rivedere suo maritovivo, deve consegnarmi 300.000euro in via Saint-Jeand’Illac, il 3 Marzo alle 19:36.Venga sola se non vuoleritrarne terribiliconseguenze.Il rapitore
:-Papà, papà! Guarda cosa ho trovato!-.:-Cosa vuoi Olivier, sto parlando con Jeff...- disse Jeancoprendo il telefono con una mano, infastidito. Il figliogli pose sotto gli occhi la lettera.:-Jeff ti richiamo subito.- disse Jean attaccando.:-Dove l'hai trovata?- chiese Jean quasi saltando. 116:-Tra i fogli nel tuo studio, stavo cercando un documentoper l'Università! Chissà come ci è finita qui! - disseOlivier soddisfatto.:- Non lo so, probabilmente quando io e la signora Stromaeci siamo accorti della scomparsa del marito, l’ho inseritanella tasca della giacca e poi la sera l’ho appoggiata nelmio studio, me ne ero totalmente dimenticato, ottimolavoro!!- il postino riafferrò in tutta fretta iltelefono:- Jeff abbiamo grandi novità!- disse con ariaraggiante.:-Dimmi Jean, dalla voce mi pare che abbiate fatto lascoperta del secolo!- ridacchiò Jeff.:-Ebbene, domani alle 19:36 in via Saint-jean-d'illacarresteremo l'aggressore. Abbiamo trovato una lettera diriscatto in cui si afferma che in cambio di 300.000 euroverrà restituita la libertà a Stromae! Noi giungeremo sulluogo insieme alla moglie, ma ci sentiamo domani pereventuali aggiornamenti!- gridò Giround.-: Ottimo lavoro, Jean a domani, allora!- riattaccò Jeff.
Subito dopo chiamò la Signora Stromae, annunciandole labuona notizia:-Sappiamo chi ha rapito suo marito, e domani, alle 19:30in via Saint-Jean d’Illac, arresteremo rapitori!-.:-oh, ma è meraviglioso, mio marito è ancora vivo!-.urlò 117di gioia la Signora Stromae.:-Già, ma mi raccomando, domani io e mio figlio lapasseremo a prendere per le 19:20!-.disse raccomandandosiJeff.:-Assolutamente, grazie infinite Monsieur Giround!-riattaccò la Signora.Chiusa la telefonata Jean e suo figlio brindarono allegrialla risoluzione del caso.Il pomeriggio seguente Jean telefonò a Jeff per organizzarel’arresto nella via prestabilita dai rapitori. Jean,Olivier dopo aver caricato Elizabeth, si stavano dirigendoverso Saint-Jean d’Illac; alle 19:25 anche Jeff si trovavasul luogo. Saint-Jean d’Illac era una via buia eisolata dal resto della città, che si concludeva con unapiccola piazzetta attraverso un vicolo cieco.La macchina della polizia di Jeff e quella di Giround eranoparcheggiate una distante dall’altra, ma vicinoall’imbocco che connetteva la via alla piazzetta. Ilpostino, il figlio e Jeff stavano attendendo che arrivassela macchina dei rapitori.
Alle 19:34 l’automobile raggiunse la piazzetta. Dunque la 118Signora Stromae si incamminò per arrivare al luogoprestabilito. Jeff e gli agenti, secondo piano concordatoper non farsi scoprire dai rapitori, erano in borghese eavevano utilizzato due macchine comuni. Attesero quindiche la donna giungesse nella via per poi chiudere la stessacon le loro automobili, in modo che i malviventi nonpotessero avere via di fuga.Jean, Olivier e gli agenti sinascosero attendendo che avvenisse lo scambio del denaro.:-Dove sono i soldi?- chiesero i rapitori in modo brusco.Essi avevano il volto coperto.:-Quali soldi?- domandò Jeff comparendo all’improvviso conla pistola in mano e con il distintivo sulla giacca. Irapitori cercarono di fuggire ma gli agenti li bloccaronoe li ammanettarono. Anche la Signora Stomae cercò discappare salendo sulla macchina in cui si trovava ilmarito, ma trovò la strada bloccata dalle auto comuni dellapolizia.I signori Stromae vennero arrestati per mancato pagamentodebiti per cui erano ricercati già in precedenza, mentre irapitori, di cui si conobbe l'identità, vennero arrestatiper rapimento.:- Tu sapevi che i rapitori erano Rosita e Ramon?- chieseJeff a Giround.:- Ne ero certo! Salutio in empre natavit! Questi eranogli unici che avrebbero potuto rapirlo per ottenere ildenaro che Stromae non aveva consegnato loro quando la suabanca è andata in fallimento!- gridò orgoglioso il postino.
:-Ottimo lavoro Jean! Hai risolto due casi in un colposolo!- affermò Jeff:- Merci, Mon Ami!- disse Giroud inchinandosi. I trescoppiarono in una fragorosa risata. 119
UNA DOPPIA MORTE PER L’EREDITÀTesto redatto da: Golinelli Lucia 2C, Muzzi Giulia 2D, TassinariMartina 2D, Verratti Aaron 2E, Muhammad Ishtiaq 2BClasse aperta coordinata dal prof. Bechere Marcello 120Federico è un ragazzo greco di 25 anni. Fa il postino adAtene, sotto l’Acropoli. E’ alto, di corporatura magra, hai capelli castani e gli occhi verdi. E’ molto loquace,infatti la mattina, mentre consegna la posta, spesso vieneinvitato dalle signore anziane che si sono affezionateperché è molto simpatico, e con loro beve un caffè. Il suounico difetto è che gesticola molto quando parla. Tienemolto al suo aspetto, infatti è molto curato e si vestequasi sempre di marca.Vive con la sua ragazza Isabel. Lei fa la costumista in unteatro e ha ventitré anni. E’ di media altezza e ha icapelli tinti di rosa e gli occhi azzurri. Anche lei èmolto simpatica e spiritosa, inoltre è molto intelligente.Si sono conosciuti in una crociera nel mar Egeo, ed oravivono da tre anni insieme con il loro cane Jack che fa laguardia alla casa quando sono fuori. Questo capita spesso,anche perché entrambi hanno un hobby: quando non lavorano,aiutano la polizia a risolvere i casi e stanno via anchela notte, se è necessario.Una mattina, mentre Federico consegnava la posta, trovòuna lettera del comando di polizia indirizzata a lui. Non
l’aprì subito ma, una volta ritornato a casa, la lesse adalta voce in modo che sentisse anche Isabel: “SignoriIsabel H. e Federico M., Vi comunichiamo che Vi si richiedeun immediato trasferimento a Tirana in Albania percollaborare alla soluzione di un caso complicato, si trattadell’omicidio di un cittadino greco e di sua figlia,accaduto 121in un cantiere di un palazzo in costruzione, nellaperiferia di Tirana. Il nostro ufficio provvederà afornirvi i permessi al lavoro. Partirete mercoledì dopopranzo, il nostro agente-autista in borghese, passerà difronte a casa vostra e vi porterà direttamenteall’aeroporto e vi consegnerà i biglietti per il volo.Arrivati a Tirana, rimarrete nell’hotel che vi abbiamoprenotato per due settimane. Abbiamo bisogno del vostroaiuto urgentemente. Cordiali saluti dal corpo di poliziainternazionale, ufficio di Tirana”. Isabel, anche seall’inizio contraria perché aveva un evento importante, sifece convincere. Così partirono e dopo un’ora e mezza divolo, arrivarono nella bella città albanese e preseroalloggio all’hotel Ninjago. Dopo essersi riposati andaronosubito a prendere informazioni all’ufficio di poliziainternazionale: “Le vittime sono due, greche; un uomo dinome Luca, di 42 anni, e sua figlia Caterina, che ne avevasolo 21. Abbiamo investigato sul loro rapporto. Erano moltolegati, abbiamo scoperto che Caterina era la preferita trai due figli di Luca, lei era famosa nel mondo dellospettacolo e quindi guadagnava molto al contrario di suofratello Denis, che è disoccupato e pertanto non guadagnava
nulla e lo manteneva il padre. Luca passava pochi spicciolianche al fratello Marco, un cinquantenne disoccupato, exmilitare e, per non spendere troppo, li costringeva avivere insieme in un bilocale alla periferia di Atene chei due dividevano con Sofia, la nuova ragazza di Denis. Pareche Sofia fosse inoltre antipatica a Luca, perché lavittima diceva che lei influiva sul suo comportamento da 122bullo”. Li informò l’agente. Con queste varie ma importantiinformazioni, i due ragazzi individuarono tutti i sospetti.Ognuno aveva un movente legato al denaro. Si diressero sulluogo del delitto. Fu lì che, grazie all’intuizione diIsabel di controllare i cassonetti di un cortile privato echiuso da tempo, ritrovarono una pistola scarica. Da essaperò non era possibile ricavare le impronte digitali, enemmeno dalla matricola, limata, era possibile risalire alproprietario. Decisero però di tentare il tutto per tutto,indagando su Marco, il fratello dell’ucciso. Erano arrivatia sospettarlo perché Marco era un ex soldato e possedeva,stando alle informazioni della polizia, ancora le armi cheaveva conservato dal servizio militare. Il modello trovatonel cassonetto era proprio un’arma militare, difficile daacquistare in negozio. Andarono a casa sua per metterloalle strette, ponendogli delle domande a ripetizione:“Abbiamo trovato una pistola con sopra le sue improntedigitali nascosta in un cassonetto.” Mentì Isabel. Federicoaggiunse: “Sa cosa significa per le indagini: è la provaschiacciante che la collega al delitto di suo fratello comeesecutore”. Il sospettato, dopo alcuni minuti diriflessione, non confessò, ma ammise: “Devo dire che eromolto invidioso di mio fratello, era un ricco imprenditore
e lui e la figlia se la passavano troppo bene, dato cheanche Caterina guadagnava molto dal lavoro che faceva.Denis, il suo secondo figlio, e io, invece, ci ritrovavamospesso a parlare di quanto fossero egoisti quei due, checi elemosinavano e ci facevano vivere con pochi spiccioli.Ma non avrei mai pensato di ucciderli.” Concluse Marco.Federico gli pose un'altra domanda: “La pistola è la sua?” 123E gli mostrò una foto dell’arma. “Purtroppo sembra di sì,e mi sono anche accorto che l'altra sera non era più nelcassetto cui la tenevo nascosta”. A Federico brillaronogli occhi: “Ecco la traccia: il cassetto!” Pensò, “Dobbiamoagire in fretta!”. Chiamarono la scientifica per chiedereche venissero prese le impronte digitali dal cassetto e,certi ormai anche del risultato, intanto andarono dai duegiovani fidanzati, ormai in cima alla lista dei sospetti.Decisero di iniziare a interrogare proprio Sofia e, appenainiziarono a fare delle domande di rito, arrivò il responsodella scientifica: sul cassetto c’erano le improntedigitali di Sofia, mischiate con quelle di Marco, che eraovvio stessero lì. Non era ovvio che ci fossero quelle diSofia. Messa alle strette, Sofia, anche se all'iniziocontinuava a negare, dopo poco si arrese e confessò tutto:“Sì, è vero, sono stata complice di Denis perché ho rubatola pistola allo zio, come mi aveva chiesto lui, ma vi giuroche non l'ho ammazzato io. Ho portato l'arma al mioragazzo, ma poi non ne ho saputo più nulla!” Urlòterrorizzata, dopo che anche la polizia era arrivata incasa e cominciava a squadrarla con aria di rimprovero.Federico aggiunse: “Come mai sei stata suo complice?”“Pensavo che volesse solo far spaventare il papà e ne ero
d’accordo, perché suo padre pensava che io avessi unabrutta influenza su Denis ed era contrario alla nostrarelazione. Si meritava una lezione, ma non così violenta”.Federico si era sorpreso di tutta questa sincerità echiese: “Dove posso trovare Denis?” “Al bar, come alsolito, a bere!”. Rispose sconfitta Sofia. Senza indugiare,si diresse al luogo dove avrebbe incontrato il ragazzo. Lo 124accusò, sulla base delle testimonianze appena raccolte, malui cercò di nascondere la verità, provando a raccontarecose palesemente false. Federico capi e chiamò la poliziaper prendere Denis. In seguito al processo Denis fucondannato all'ergastolo, mentre Sofia se la cavò con 2anni di galera. Ma non è finita qui. Federico voleva capirecome era andata proprio da Denis, perché lui sapeva daSofia solo una parte di verità. Andò in carcere a trovareDenis che gli raccontò come era andata la seradell’omicidio: “Ero geloso di mia sorella perché luipreferiva lei a me e a lei avrebbe passato tutta l’eredità.Una sera seguii Caterina mentre portava la cena a mio padreche stava ancora lavorando in cantiere; vidi entrambimangiare una pizza seduti sulle tavole del cantiere. Nonc’era nessuno. Avevo la pistola che Sofia aveva rubato perme. Era dello zio che, se avesse lasciato la pisola sulposto, sarebbe stato creduto il colpevole perché era lasua e inoltre non aveva alibi, visto che era sempre da soloa casa. Era il momento adatto per ucciderli: con due colpidi pistola uccisi prima il papà e poi Caterina, maall’ultimo momento mi feci prendere dalla pietà per lo zio,e non lasciai la pistola lì. Limai la matricola con unalima trovata in cantiere e buttai l’arma in un cortile
abbandonato poco distante, pensando che l’avrei recuperata 125dopo. Ma sei arrivato prima di me a rovinarmi tutti ipiani”. Ora Federico e Isabel sapevano ogni dettaglio, ilcaso era chiuso. Pochi giorni dopo, chiuse le pratiche inAlbania, i due fidanzati tornarono nella loro casa ad Atenedove c'era Jack che li aspettava. La vicenda si eraconclusa nel migliore dei modi, si poteva tornare aconsegnare lettere alle simpatiche vecchiette di Atene e acurare spettacoli per i teatri della città.
LA SCOMPARSA DEI LIBRI PREZIOSITesto redatto da: Martina Miceli 2B, Lorenzo Malpighi 2D, MattiaMichelini Ferragamo 2E, Letizia Di Peri 2C, Massimo Ungureanu 2BClasse aperta coordinata dalla prof.ssa Lamberti Patrizia 126Giuseppe è un bibliotecario di 59 anni che vive e lavoraa Lisbona, la città in cui è nato. E' basso e magro, hauna voglia sulla spalla. Parla velocemente ed ha la rmoscia, legge molto ed è sempre allegro; infatti si vestespesso a scacchi colorati.Nel suo tempo libero gli piace risolvere gli enigmi.Quando deve riflettere sulle indagini rimane in bibliotecae spesso viene aiutato da Wilson, un simpatico ragazzo di14 anni. Lui è alto e robusto, è uno studente delle scuolemedie; lo lega all'investigatore la passione per lalettura che condividono da tempo: infatti Giuseppe, quandoWilson era piccolo, gli leggeva le favole. Il ragazzo èmolto attento a quello che succede in paese; è semprepronto a informare l'amico, agiscono insieme da quandoWilson aveva dieci anni.Una mattina il ragazzo chiese al bibliotecario se potevavedere i suoi libri preziosi; una volta arrivati insoffitta, Giuseppe impallidì nel vederla quasi vuota.Wilson incuriosito si chiedeva cosa fosse successo, entròe vide delle impronte sul pavimento della soffittapolverosa. Con aria preoccupata chiese: \"Cosa sono queste
impronte Giuseppe?\" e l'investigatore molto ansioso 127rispose: \"Non so proprio cosa sia successo\".Giuseppe rimase impietrito nello scorgere la soffittavuota. Era da un po' di tempo che non saliva a causa deisuoi tanti impegni, ma non si sarebbe mai immaginato diavere quella brutta sorpresa. \"Chi può essere stato? Comeavrà fatto ad entrare e salire senza che io vedessinulla…sono sempre giù in biblioteca a lavorare\" pensò trasè e sè. Giuseppe era distrutto da quanto era successo,la sua espressione lasciava trasparire tutta la rabbia ela disperazione che aveva dentro.Wilson corse a telefonare alla Polizia per denunciarel'accaduto; dopo pochi minuti essa arrivò sul luogo delfurto. Subito l'ispettore Juan Carlos da Silva, capo dellasquadra operativa di Lisbona, iniziò a fare domande aGiuseppe e al ragazzo. \"Chi è entrato doveva essere unapersona del luogo, non ci sono segni di scasso… la personache si è introdotta conosceva benissimo il luogo e vi diròdi più, o ha trovato la porta aperta o qualcuno le ha datole chiavi\".\"Giuseppe, mi dica chi tiene le chiavi di questo posto edove sono\" chiese l'ispettore con tono deciso.\"Sono in biblioteca dentro al cassetto della miascrivania, se vuole andiamo a prenderle anche subito, noncapisco come abbiano fatto ad entrare e trovare le chiavisenza rovistare e mettere a soqquadro tutto \" risposeGiuseppe con aria preoccupata.\"Scendiamo e vediamo se troviamo qualcosa di interessante\"affermò Wilson con convinzione.
\"Ispettore venga qui! Vede quella porta laggiù? Secondo 128me sono entrati da quel punto, se guarda controluce sivedono le impronte sul pavimento, però sono improntediverse da quelle della soffitta polverosa. Forse eranopiù persone, infatti quelle al piano di sopra sonosicuramente di un uomo con il piede grande e le scarpe damontagna, come dimostra il carro armato impresso nellapolvere mentre queste sono scarpe diverse. Cosa ne pensa?\"continuò Wilson.\"Hai ragione! Bravo ragazzo, sei molto attento. Forsedobbiamo pensare a più persone. Hai visto delle cose odegli atteggiamenti sospetti negli ultimi giorni fra ifrequentatori della biblioteca? Pensaci bene e dimmi tuttoquello che ti viene in mente e anche lei Giuseppe, cipensi bene e mi dica, non abbiamo altri indizi da cuipartire se non quello che potete avere visto voi.\" affermòDa Silva.Il ragazzo e il bibliotecario si sedettero e cominciaronoa ripercorrere con la mente tutto quello che era successonegli ultimi giorni. Non gli sembrava di ricordare coseparticolari ma ad un tratto Wilson sobbalzò sulla sedia:\"Giuseppe, ti ricordi il rappresentante della casaeditrice che è venuto mercoledì scorso? Era molto stranoe guardava in giro con molta insistenza; quando tu seiandato a prendere il foglio con gli ordini dei nuovi libri,mi ha chiesto cosa ci fosse al piano di sopra, io gli hodetto soltanto che ci sono i vecchi testi che tieniaccatastati e inutilizzati. Allora lui ha fatto una stranaespressione, poi tu sei tornato e ha cambiato discorso.\"disse Wilson pensieroso.
La giornata continuò con le indagini della polizia. La 129soffitta era un ambiente di forma rettangolare, abbastanzagrande e diviso in 4 spazi. I due centrali erano mediamentealti mentre gli altri due, avendo il tetto spiovente,molto bassi e scomodi da raggiungere. La luce arrivavaattraverso una finestra a tetto che illuminava quasi tuttala parte centrale ma a fatica quelle esterne. I librierano posizionati su grandi scaffali in legno appoggiatialle pareti. Il pavimento era di legno e talmenteimpolverato che ormai non se ne distingueva più il colore.Giuseppe in soffitta assistette gli agenti nel lavoro dicontrollo dei volumi mancanti. Questa operazione richiesetempo e precisione. Intanto altri agenti cercavano diesaminare le impronte per avere un indizio da seguire eper capire se la pista del rappresentante poteva esserequella giusta o se solo una coincidenza fortuita. Lagiornata volgeva al termine e la polizia, una voltaterminati i rilievi, salutò Giuseppe ed il ragazzo e tornòverso la centrale per elaborare i dati raccolti.\"Per ora abbiamo raccolto tutto il possibile, se viricordate di qualcosa o qualcuno che possa esserecoinvolto chiamateci immediatamente.\" disse uno deipoliziotti, chiudendo la porta con un saluto cordiale.Wilson ritornò a casa e Giuseppe si preparò la cena,continuando a pensare a quello che era successo senzadarsene pace. Immerso nei suoi pensieri si ricordò di uncliente che la settimana precedente era stato inbiblioteca quasi tutti i giorni, mentre solitamente lafrequentava ogni due settimane; sembrava una brava personama questa volta era rimasto a lungo a cercare dei libri
senza chiedere nulla. Prendeva appunti mentre leggeva e 130il suo comportamento poteva suscitare dei dubbi. Finitala cena, stanco e affaticato Giuseppe si addormentò, colpensiero fisso di quello che era successo durante ilgiorno appena passato.La mattina successiva sentì suonare il campanello, aprìgli occhi e guardò dalla finestra. Era di nuovo la polizia.\"Buongiorno, siamo venuti ad informarla che dopo una nottedi indagini abbiamo deciso di arrestare il suo amicoWilson. E' l'unica persona che può avere preso la chiavee fingendo di entrare dalla porta posteriore, salire insoffitta e prendersi i libri\", affermò categorico JuanCarlos.\"Mi rifiuto di pensare ad una cosa di questo tipo, èimpossibile che quel ragazzo mi abbia fatto una cattiveriacosì grande. Secondo me siete in errore.\" ribatté Giuseppeconvinto, ripensando all'amicizia che li legava.\"Spero anch'io di sbagliare ma al momento non abbiamoaltre ipotesi se non questa. Lo interrogheremo e vedremocosa ci dirà per discolparsi.\"Detto questo risalì in auto e tornò in centrale per gliinterrogatori del caso. Giuseppe non si dava pace, nonera possibile che l'unica persona con cui passava interegiornate lo avesse tradito in quel modo.\"Devo trovare il colpevole, comincerò ad indagare da solo,per scagionare il mio amico.\"Passarono i giorni e mentre Wilson era trattenuto dallapolizia che temeva potesse infangare le prove, Giuseppecercava di ripercorrere con la mente tutto quello che era
successo nei giorni precedenti al furto. Un dubbio 131cominciava a turbarlo: e se fosse stato veramente Wilson?Ad un tratto, mentre continuava a guardare le cose rimastenella sua soffitta semivuota, ebbe un lampo nella mente:quelle impronte potevano appartenere alle scarpe datrekking di Leonardo, suo fratello. Ma perché sarebbedovuto venire lì? E perché avrebbe rubato i libri? Era datanto tempo che Giuseppe non lo vedeva e non lo sentiva.Abitava a Parigi da quando, all'età di 18 anni, i genitorierano morti. Il loro rapporto si era spezzato a causa deltestamento che i genitori avevano lasciato alla loromorte. Tutti i loro averi restavano a Giuseppe e lui nonaveva reagito bene. Era combattuto ma comunque deciso acontattare il fratello, per scoprire se il suo dubbio eragiusto o se si trattava di un errore.\"Lo chiamo e scopro se è ancora in Francia o se è quivicino\" pensò Giuseppe. E cosi fece.Appena composto il numero, vide che la chiamata erainterna al Portogallo e così decise di chiedere alfratello dove si trovasse, dicendogli di essere in Franciae di volerlo incontrare… \"Ciao Leo, come va? Sono aParigi, è da tanto tempo che non ci vediamo, mi piacerebbeincontrarti. Hai voglia?\"\" Ne sarei molto contento ma sono al lavoro, in Germania,rientro a Parigi fra qualche giorno, se vuoi ci possiamovedere allora.\" Giuseppe rimase colpito dalla risposta,la sua intuizione forse era giusta, altrimenti perché ilfratello avrebbe dovuto mentire sul luogo in cui sitrovava ora?
Convinto delle sue idee, decise di andare a cercarlo. Salì 132in auto, ma dopo pochi minuti la macchina si spense, cosìfu costretto ad andare a piedi a cercare un passaggio perraggiungere il centro della città. Giuseppe fu fortunato,incredibilmente vide avvicinarsi un'auto guidata da unapersona dall'aria conosciuta.Cominciò ad agitare le braccia per fermare il veicolo,che accostò. Avvicinatosi, capì con grande stupore chealla guida c'era proprio il fratello che stava cercando,che non lo aveva ancora riconosciuto a causa del suoabbigliamento trasandato e della barba incolta.Generalmente il bibliotecario era elegante ed impeccabilema questa vicenda lo stava distruggendo.Resosi conto di non essere stato riconosciuto, Giuseppepensò di far finta di nulla e chiese al signore allaguida: \"Buongiorno, gentilmente potrebbe accompagnarmi incentro? Dovrei andare in questura per una denuncia, hoappena smarrito il portafoglio e sono rimasto con l'autoin panne, non so come fare, è proprio una giornatasfortunata\".\"Non si preoccupi, l’accompagno io\". rispose gentilmenteLeonardo.I due rimasero per un po’ senza parlare mentre siavvicinavano al centro. Arrivati in prossimità delparcheggio, Giuseppe chiese a Leonardo: \"Un ultimo piacerele chiedo: potrebbe accompagnarmi per testimoniare che miha trovato sulla strada con l'auto non funzionante? Nonavendo i documenti non vorrei avere dei problemi\".\"Certo, sa che lei ha un'aria famigliare, somiglia a miofratello che non vedo da tanto tempo, lui però è sempre
elegantissimo e impeccabile, se non fosse per questo 133sareste molto simili\".Giuseppe era teso e impaurito, il fratello era un tipopoco raccomandabile, se si fosse accorto dell'inganno nonsi sa come avrebbe reagito.Entrarono in questura. Il bibliotecario si rivolse alprimo agente incontrato:\"Buongiorno, dovrei fare una denuncia ma dovete aiutarmi,è una cosa molto particolare, dovreste fidarvi di me efare quello che vi chiedo, altrimenti potrebbe finiremale.Il poliziotto, non capendo di cosa stesse parlando e checosa avesse in mente, rimase ammutolito e non rispose.Ludovico era a pochi passi di distanza.\"La prego mi ascolti, devo fare una denuncia, quel signoreche mi accompagna è un ladro che mi ha derubato, doveteprenderlo e fermarlo, solo allora potrò spiegarvi cosa èsuccesso\".L'agente chiamò il suo superiore e prima di tornare gliriferì quello che Giuseppe gli aveva detto. Il comandantearrivò e chiese a Leonardo di accompagnarlo. Lo portò consè nell'ufficio a fianco. \"Ora può dirmi tutto chiaramentee senza farmi perdere altro tempo \" disse l'agente aGiuseppe.Ora le spiego: \"Quello è mio fratello, sono anni che nonci vediamo e non mi ha riconosciuto. Stavo venendo incittà a cercarlo quando l'auto mi si è rotta, luicasualmente è passato e mi ha aiutato ma non mi hariconosciuto. Sospetto che abbia rubato dei libri antichie di valore dalla mia libreria. L'unico modo per saperlo
è che gli diciate che è in arresto per furto, per vedere 134come reagisce\".\"E' una storia strana, mi fido di lei, vado e vediamo cosami risponde\". Appena entrato nell'altro ufficio Leonardocapì di essere ingenuamente caduto in trappola. Giuseppeentrò dalla porta e disse:\"E' da tanto tempo che non ci vediamo ma mai avrei pensatodi doverti incontrare in questa situazione. Sono veramentedistrutto dal dolore, non credevo che tu fossi in gradodi fare una cosa così cattiva nei miei confronti… saiquanto tenevo a quei libri, eppure hai cercato ditogliermeli per sempre. Spero di non vederti mai più.\" Edicendo queste parole se ne tornò nell'altra salasbattendo la porta. Finì le pratiche per completare ladenuncia e tornò a casa.Prima di rientrare passò dal suo amico Wilson, perscusarsi del male che suo fratello aveva causato anche alui.\"Caro Wilson, mi dispiace molto di quello che hai passatoper colpa di mio fratello, per fortuna è tutto finito.Domani, se hai voglia, potresti venire in biblioteca adaiutarmi a rimettere al loro posto tutti i libri rubati,da oggi in poi saranno anche tuoi.\"\"Ci sarò certamente, grazie di avere creduto in me, secosì non fosse stato sarei rimasto in prigione a pagareper una cosa non fatta.\"
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“Non c'è nulla di così ingannevole come un fatto ovvio.” SIR ARTHUR CONAN DOYLE 136
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