©Librincontro – 2017
L'uomo tratta la terra e il cielo come cose che possano essere comprate, sfruttate, La sua ingordigia divorera’ tutta la terra ed a lui non restera’ che il deserto. Non e’ la terra che appartiene all'uomo ma è l'uomo che appartiene alla terra. Questo noi lo sappiamo. Tutte le cose sono legate come i membri di una famiglia sono legati da un medesimo sangue. Tutte le cose sono legate. Tutto cio’ che accade alla terra accade anche ai figli. Non e’ l'uomo che ha tessuto la trama della vita: egli ne e’ soltanto un filo.Tutto cio’ che egli fa alla trama lo fa a se stesso Discorso di Capo Seattle, 1854
ICS Eduardo De FilippoLa lattina da collezione Leggere è bello Allora scrivo un libro anch’io
La lattina da collezioneLa lattina guardava fuori dal finestrino. Eraappoggiata sul cruscotto. Per la prima voltavedeva le strade lunghe e grigie scivolare viaveloci.Era contenta della sua vita. Era una lattina dacollezione, molto bella. Era stata regalata alragazzo che stava guidando per la festa delcompleanno.Veramente lui non l’aveva guardata conattenzione. L’aveva presa, aperta, e avevaincominciato a bere.Comunque, anche se il suo coperchio ora erabucato , Lattina continuava felice a guardare.
C’era una bellissima musica che usciva daglialtoparlanti. Il ragazzo cantava e anche Lattinasi lasciò andare e canticchiò facendo bollicine.Il ragazzo bevve lunghi sorsi dalla lattina. Epoi di nuovo e la vuotò tutta.“Adesso mi porterà a casa sua e mi metterà suun ripiano, magari sopra il camino, vicino a unvaso di fiori. Sono una lattina da collezione.Tutti mi guarderanno e vedranno come sonopreziosa. Sono anche a tiratura limitata.”pensò Lattina.“Ma che succede? Ehi, fate attenzione! Sonodelicata! Sono una lattina da collezione!”Il ragazzo aveva abbassato il finestrino eaveva lanciato fuori la lattina vuota, ormaiinutile per lui.
Lattina gridò mentre volava in alto fuori dalfinestrino per ricadere poi al bordo dellastrada.
“Ahi! che male! Sono tutta ammaccata!”Era finita sul bordo della strada. Non fece intempo neanche a sollevarsi che una macchinapassò velocissima e la schizzò tutta di fango.E poi un’altra e ancora un’altra! E Lattinadiventò piena di schizzi e sempre più sola einfelice.Decise di scappare e mettersi in salvo. Mamentre correva prese una storta e cadde in untombino. Li’ sotto c’era una fogna.“Che puzza!!!! Aiuto!! Aiuto!!! Non so nuotare!Che acqua sporca! Aiuto! I topi!!!!”La povera Lattina gridava mentre cercava ditenersi a galla. La corrente della fogna latrascinava e Lattina veniva sbattuta da tutte leparti.
Alla fine il grosso tubo della fogna terminòvicino al mare. Lattina raccolse tutte le forzeche le rimanevano e cercò di allontanarsi.Finì contro un bidone della spazzatura e caddesvenuta all’indietro. Quando si riprese c’era unbranco di cani randagi che le stavano intorno eprovavano a rosicchiarla e azzannarla.“Indietro bestiacce bavose e cattive!” Lattinacercava di difendersi e urlava contro i cani.Poco dopo gli animali scapparono e lalasciarono libera. Avevano sentito il rumore delclakson del furgone della spazzatura che stavaarrivando.L’autista aveva visto Lattina lì per terra.Azionò il braccio meccanico, la raccolse e laposò nel cassone del furgone. Lattina siguardò intorno, ma era molto scuro.
“Dove andiamo?”“Al Mega Centro Reciclo! - le spiegò una lattinache si era avvicinata - Lì avremo una nuovavita, saremo di nuovo belle e utili”.“No, io non mi faccio riciclare adesso. Hotroppe cose da fare!”Lattina saltò giù dal camioncino e andò acercare aiuto.Andò dai pesci che vivevano nel mare dovefiniva la fogna. “Non siete stufi di vivere quinella sporcizia e in quest’acqua puzzolente?Diamoci da fare!” e i pesci incominciarono aprendere le buste di plastica e tuttal’immondizia che arrivava nell’acqua e laportarono nei centri di raccolta.Poi andò dai cani randagi. “Lo so che avetefame, ma se invece di azzannare tutto
prendete l’immondizia e la portate nei centri diraccolta? Ehi, lasciami stare – gridò a un caneche si stava avvicinando – Io non sonoimmondizia!”
Il cane ringhiò per ridere e insieme agli altriincominciarono a ripulire le strade.Andò dai gatti: “Aiutate anche voi a fare bellala Terra! Con le vostre unghie artigliose poteteraccogliere tutte le cartacce.”E gli uccelli che avevano sentitoincominciarono a trasportare anche loro irifiuti.Poi andò alla TV e disse: “Salviamo la Terra!”e tutti, animali e umani, incominciarono aripulire la Terra. E dopo che l’ebbero pulitadissero: “Come è bella!!!” e non la sporcaronopiù.Quando tutto fu in ordine Lattina decise cheera il momento di andare al centro riciclo.Entrò sorridendo mentre intorno era pieno diamici suoi. Tutti la guardavano salutandola.
Quando uscì dal riciclaggio era bellissima Conuno slogan che diceva “Salvate la Terra”.
ICS Eduardo De Filippoil paese di vetro Leggere è bello Allora scrivo un libro anch’io
il paese di vetroPeter stava facendo finta di finire i compiti. Ilgiorno dopo c’era una verifica. Ma volevapassare di livello nel nuovo gioco che avevascaricato…Sentì un rumore alla finestra ma continuò agiocare. Un altro rumore. Si voltò e rimaseimmobile con la bocca spalancata: davanti alui c’erano due bottiglie gigantesche, congambe, braccia, occhi, bocca…Sbattè forte gli occhi e si diede un pizzicotto.Le bottiglie restavano lì.“Perché mi hai buttato nel posto sbagliato?”chiese una delle bottiglie giganti“Se agisci in questo modo fai del male allaTerra - aggiunse l’altra – Dovevi gettarci nellacampana per il vetro”
“Non è vero!!!! non ho fatto niente di male!”cercò di difendersi Peter. Aveva paura diquelle bottiglie giganti.“La pagherai!!!!” disse minacciosa la prima.E scomparve.Peter pensava di aver avuto un’allucinazionee rimase seduto alla sua scrivania. Si alzò dinuovo e andò alla finestra per chiuderla.“Nevica! possibile? siamo in estate, ieri iltempo era meraviglioso!!!”Andò a cercare la mamma per parlarne conlei, ma non c’era. E neppure il padre. Andò insalotto: nessuno.“Ma…. tutto è ghiacciato! trasparente….Comese fosse …di….vetro!!!!!”
Peter toccava dappertutto sempre piùspaventato.Provò ad aprire la porta ma non ci riuscì.Cercò di salire al piano di sopra, ma scivolò.Non c’erano appigli a cui tenersi.“Cosa succede? Mi sembra di essere dentrouna bottiglia di vetro!!!” gridò, ma nessuno losentì.D’improvviso si sentì sbattuto di qua e di là:“Si muove tuttoooooo!!!! Aiutooooo!!!!”Guardò fuori: un piede gigante, uan gambalunghissima e poi tanta acqua. “Annego!”Cercò di nuotare mentre l’acqua diventavasempre più profonda.Riuscì a tenersi in superficie e poco dopoarrivò al collo della bottiglia e uscì fuori, tuttobagnato e impaurito.
“Mamma!!! Sono qui”La mamma sentì una vocina e incominciò achiamarlo: “Peter, dove sei? non ti vedo. Nonti nascondere!”Alla fine si accorse che Peter era diventatopiccolo piccolo.Peter raccontò tutto: che aveva buttato lebottiglie di vetro nel cassonetto normale enon nella campana, anche se lo avevanegato, che le bottiglie erano venute acercarlo e lo avevano rimpicciolito come unnanetto delle favole e lo avevano messodentro una bottiglia.“Aiutatemi a ritornare grande!”Ma la mamma e il papà non sapevano dovetrovare le bottiglie di vetro giganti. Allora
cercarono su internet e trovarono che lebottiglie di vetro stanno nelle campane.Così andarono alla campana per la raccoltadel vetro e videro che sotto c’era una botolacon una scaletta.Scesero e trovarono tante bottiglie giganti.Erano tutte sedute come se li stesseroaspettando: “Peter ha sbagliato e deveimparare. Ogni bottiglia di vetro messa nellacampana può essere riciclata e tornare avivere ed essere utile.Peter ha negato di aver buttato le bottiglienel cassonetto indifferenziato, e deveimparare anche a essere sincero e a chiederescusa.”La mamma e il papà si guardarono: quantevolte avevano detto a Peter le stesse cose,
ma adesso che cosa sarebbe successo a Peternanerottolo?“Perdonatemi, vi prometto che non lo facciopiù” disse Peter che era arrivato anche lui allacampana e aveva trovato la botola con lascaletta.“C’è una cura per diventare grande”“Farò questa cura, anche se è uno sciroppoamaro o se sono iniezioni. Ahi!” gridò Peter.“Non è una cura da dottori!” risero le bottiglie“Devi raccogliere tutte le bottiglie messe neicassonetti sbagliati o buttate in terra”“Ma sono troppe! tutti buttano le cose comecapita” disse sconsolato Peter.“Soltanto in questo modo puoi crescere.Riciclando il vetro aiuterai la Terra e tantepersone impareranno da te”.
Peter allora incominciò a raccogliere lebottiglie. La mamma, il papà e i suoicompagni lo aiutarono. E mentreraccoglievano le bottigliette decisero anche diraccogliere le cartacce e ripulire il parco edopo fare una festa.E man mano che raccoglieva le bottiglie divetro Peter diventava grande ….
ICS Eduardo De FilippoUN’ALIENA-SULLA- TERRAien Leggere è bello Allora scrivo un libro anch’io
UN’ALIENA-SULLA-TERRAienErixia guardò fuori dai finestrinidell’astronave. “Che schifo! Questi terrestri
hanno ridotto lo spazio come una discaricaabusiva. Quasi peggio della loro Terra”Procedeva lentamente nello spazio per evitarepezzi di satellite, tute da astronauta,sacchetti con avanzi di cibo, bicchieri dicarta… “Torno sul mio pianeta. Bisogna farequalcosa.” Invertì la rotta e si diresse verso ilcomando generale.Parlo’ con il capo di Plaxa Interspaziale (ISP)che era un Robot- laxiano.Il capo decise di mandarla sulla Terra persorvegliare i suoi abitanti e registrare icomportamenti dei terrestri. Nella flotta diastronavi che andò verso la terra c’eranoanche molte navi per ripulire lo spazio.
“Insegnerete ai terrestri a vivere in modo‘pulito’ senza inquinare la loro Terra e lospazio, riciclando i materiali di scarto eutilizzando fonti di energia naturali erinnovabili” concluse il capo consegnando lemappe della rotta da seguire.
“Sarà dura – rispose la giovane aliena – iterrestri sono veramente testardi e pensanopiù al loro utile che al bene di tutti”.“Ho fiducia in te e i tuoi compagni. Ce lafarete” li incoraggiò il Capo mentreconsegnava personalmente un nuovo tipo ditrasformatore vocale che permetteva allasquadra aliena di parlare nelle lingueterrestri. “Farà parte del gruppo anche Xochem. Saràmolto utile in tutte le situazioni in cui vitroverete – aggiunse il capo presentando ilgiovane capitano laxiano che era appenaentrato.“Ha sviluppato grandissime capacitàelettromagnetiche ed è molto coraggioso. Hapartecipato a missioni impossibili.”
Erixia e Xochem si guardarono e si sorriserocon simpatia. “Lavoreremo benissimoinsieme!” dissero contemporaneamente etutti risero avviandosi all’astronave.Arrivati vicino alla Terra le astronavi sidivisero: alcune navi inziarono a ripulire lospazio, altre alzarono lo scudo invisibile eatterrarono.
Erixia e gli altri erano dei mutaforma e sitrasformarono in umani.Per parlare le lingue terrestri avevano ilpiccolo trasformatore che tenevano in boccacome una caramella e per capire i terrestri siservivano di un traduttore simultaneocollegato con la loro astronave.Dopo alcuni giorni che vivevano sulla terra,leggevano i giornali, guardavano latelevisione, sentirono parlare di unaassociazione per la protezione della natura.Andarono dalla presidente dell’associazione edissero di voler collaborare con loro. Parlandocon gli altri dell’associazione fecero unascoperta che li riempì di paura: molti terrestriche si occupavano della spazzatura lavendevano per produrre e comprare armi.
“Infiltriamoci e scopriremo che cosa succede”disse Xochem.Gli alieni finsero di essere umani cattivi edentrarono nella banda, ma dopo alcuni giornigli altri si accorsero che erano alieni: lisentirono parlare fra di loro e usare ilteletrasporto.Li presero e li chiusero in una baracca vicinoalla discarica. Presero le loro armi, glistrumenti e il comando del teletrasporto.“Morirete come topi….alieni!!!” disseroandandosene e chiudendo la porta.Ma Xochem ruppe il vetro di una finestra econ i suoi poteri elettromagnetici scardinò lesbarre che la chiudevano.
Andarono subito nel deposito di armi. E non sitrattava di armi qualsiasi: c’erano dellebombe nucleari.Xochem le disattivò. Erixia lo guardava pienadi ammirazione e gli chiese: “Ma come fai? Vatutto bene?”Lui rispose imitando un attore della TV cheavevano visto sulla Terra: “Soltanto un po’ dimal di testa, bambina!”Intanto erano arrivate alcune navi spazialidella loro flotta. Presero tutta la banda e conil teletrasporto li mandarono nel carcereintergalattico.Prima di ripartire Erixia e Xochem andarono afare un picnic nel parco.Mentre mangiavano videro dei ragazzi chestavano raccogliendo i rifiuti. Avevano uno
slogan scritto sulle magliette: ‘Salviamo laTerra!’“Andiamo a parlare con loro”Ma per la fretta dimenticarono di trasformarsiin umani.Quando li videro i ragazzi svennero dallapaura.
Gli alieni li portarono nella loro astronave.Quando i ragazzi terrestri rinvennero glidissero: “Non abbiate paura di noi:diventeremo amici.” E li portarono nellospazio e gli fecero vedere tutta la sporciziache stavano raccogliendo e dall’alto la terracon l’effetto serra e tutto l’inquinamento.Poi li portarono sul loro pianeta e insegnaronotutta la loro scienza per riciclare e utilizzaremeglio le risorse della Terra.Quando li riportarono sulla Terra eranodiventati amici inseparabili e la sera sisentivano con Skipe.
ICS Eduardo De Filippola paura del re Leggere è bello Allora scrivo un libro anch’io
la paura del reNel palazzo, in città, in tutta la campagnaintorno, la luce era sempre accesa. Il reaveva paura del buio. Appena il soletramontava veniva preso dal panico e correvaper tutto il palazzo ad accendere le luci. Nonce la faceva proprio a restare al buio.Aveva provato in tutti i modi a superarequesta paura.“Un re non può avere paura del buio” – si eradetto. Aveva spento la luce e si era messo adormire. Dopo due minuti si era alzatourlando e aveva pianto per tutta la notte.Aveva provato ad accendere un luminopiccolo piccolo, ma non bastava per la suapaura che era grande grande.
Aveva provato anche a farsi ipnotizzare, mala paura era rimasta.Così quando il sole tramontava siaccendevano tutte le luci del palazzo e non sispegnevano fino all’alba.E anche le luci nelle strade e nelle piazze e intutte le case del suo regno restavano sempreaccese.Il re aveva emanato un ordine: Tutte le lucidel reame devono restare sempre accese.Ma gli abitanti del reame non erano contenti,non riuscivano a dormire e a riposare. Alloraandarono a protestare dal re.“Re, vogliamo la luce spenta di notte. Perdormire e lavorare bene.”Ma il re non ne volle sapere. E diede ordinealle guardie di perlustrare la città in cerca di
luci accese e di arrestare chi spegneva laluce.Intanto il fiume che forniva l’energia si stufòdi vedere tutta la sua acqua sprecata pertenere sempre la luce accesa. Così decise diandarsene. Lasciò il suo letto all’asciutto e sene andò a scorrere da un’altra parte.E gli abitanti rimasero senz’acqua.Tutti avevano sete. Il re ha sete e ha pauradel buio.Diede ordine di andare a cercare dove fosseandata a scorrere l’acqua, forse in un altropaese, forse sottoterra.Gli esploratori riuscirono a trovare l’acqua etutti gli abitanti volevano andarsene da quellaterra diventata un deserto sempre illuminato.
Ma il re diede ordine di non andarsene perchéha paura di stare solo, ha sete e ha paura delbuio.Tutti se ne andarono e il re rimase da solonella sua reggia illuminata.Dopo qualche giorno aveva così sete chestava per morire, così lasciò il palazzo e se neandò.Camminò per tanto tempo e arrivò in un altropaese dove c’erano tante fontane e tutto erailluminato con l’energia prodotta dai pannellisolari. E ‘cerano lampadine piccole piccole chesi accendevano e illuminavano i corridoi e lestanze quando si camminava.Il re si fece spiegare come funzionavano ipannelli solari e come si poteva produrrel’energia con il vento e come funzionavano lelampadine a movimento
E poi comprò anche le lampadine colorate chesi muovevano con la musica per illuminare lafacciata del palazzo e si fece insegnare comefare le fontane a cascatella che c’erano neigiardini.Poi andò dal fiume e gli spiegò tutto quelloche pensava di fare nel suo regno e gli chiesedi tornare a scorrere nel suo paese.Un giorno mentre era nel parco vide vicinoalla fontana una ragazza.‘Come è bella!’ pensò.Si avvicinò e le chiese:“Mi vuoi sposare? Però te lo dico subito, hopaura del buio, dovremo stare sempre con laluce accesa.”La ragazza lo guardò e gli sorrise perché il rele piaceva molto.
Si sposarono e quando arrivarono nella reggialei gli disse:“Spegniamo la luce. Starò io con te e nonavrai più paura.”
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