CHI SIAMOL’Associazione Culturale Zenit nasce come comuni- senti il bisogno di un tangibile aiuto alla comunità età militante già nel 2003 costituendosi poi ufficial- verso tutti quei popoli che vedono stringersi intorno amente nel dicembre del 2005. Le nostre posizioni sè la morsa livellante dell’imperialismo e che lottanonon possono essere etichettate nelle classiche categorie per la propria sovranità.di destra o sinistra. Abbiamo radici culturali che si La nostra caratteristica principale è sicuramenterifanno al fascismo ma non per questo possiamo ac- quella di non voler essere il solito gruppo politico checettare di essere storicizzati o emarginati dalla storia. abbia obiettivi di egemonia o che abbia come scopoNoi vogliamo confrontarci con il presente, analizza- la sola mera aggregazione fine a se stessa. Noi vo-re i fatti e trarne da esse le indicazioni valide e neces- gliamo formare ragazzi e renderli liberi dalle logichesarie per costruire il futuro. Il nostro motto è sempre della democrazia occidentalista, noi vogliamo che istato Filtra la Verità e il nostro simbolo è una ma- ragazzi possano aspirare a trasformare la propriaschera antigas perchè crediamo che attraverso que- rabbia, la propria suggestione nei confronti di sim-ste categorie create ad arte e attraverso il caos creato boli e tradizioni in sentimenti costruttivi, perchè a noidalla modernità il sistema allontani l’uomo dal vero piace la sostanza e della superficialità non sappiamoe dal reale. Quindi il motto Filtra la Verità vuole che farne. Noi vogliamo che i ragazzi e gli uominiesprimere in modo diretto e provocatorio il nostro che si avvicinano abbiano voglia di sapere, appro-approccio critico verso i mass media ma il nostro fondire perchè solo respirando liberamente si puòpensiero politico non si ferma qui, ovviamente noi di diventare soldati addestrati, perchè per noi non esisteZenit non siamo solo una Associazione Culturale che l’agire senza il pensiero. Il nostro operato di mili-si occupa di controinformazione ma siamo soprat- tanti politici è quindi riscoprire la gioia di donarsi etutto una comunità militante e cioè un nucleo di per- di metterci a disposizione di tutti coloro che sono stufisone che persegue la formazione umana dei propri di accettare la realtà che ci viene preconfezionata dalmembri attraverso appunto l’impegno comunitario sistema attraverso la manipolazione delle informa-e militante che mostrando uno spiccato interesse ver- zioni e della cultura. Per questo motivo quindi il no-so i temi dell’approfondimento culturale e dell’infor- stro motto è FILTRA LA VERITA’ e invitiamomazione determina il proprio agire politico. anche voi ad indossare come noi le maschere antigasI nostri punti cardini sono i seguenti: per resistere ai gas omologanti di questa coatica so--noi crediamo che l’unità, l’indipendenza e l’integri- cietà moderna che sta allontanando sempre più l’uo-tà territoriale della Patria debbano risultare l’obiet- mo dal vero e dal reale.tivo essenziale della politica estera del nostro paese;-crediamo nella Tradizione, nella concreata rea-lizzazione di una comunità europea e rifiutiamo lasubordinazione di quest’ultima alle subculture disu-manizzanti quali mondialismo, plutocrazia e nichi-lismo;-crediamo nella solidarietà, ogni qual volta si pre-
IL MARTELLODopo una breve pausa di riflessione abbiamo deciso agente esterno, sempre avrà ragione di chi, sogget-di riprendere a martellare perchè Zenit senza il suo to al richiamo dell’istintività, tenterà di scalfirneMartello non poteva continuare la sua opera di con- la massiccia fermezza con un gesto estemporaneo,troinformazione, perchè Zenit senza il suo Martello violento e chiassoso. Gutta, la goccia, trova la suaera orfano di una parte importante del suo operato forza nella volontà di dominare ogni vezzo ad ab-che in passato lo aveva caratterizzato per la serietà e bandonarsi in un disordinato ed inconcludente getto.dedizione con cui chi prima di noi lo aveva ideato e Al contrario, a renderla efficace è la sua capacità dicurato rendendoci orgogliosi del nostro disinteressato riconoscere la ponderatezza e la costanza quali virtù.approccio alla militanza politica. Il Martello allora Il gesto ritmico, scandito dal suono basso e ripetiti-ritorna per fare da megafono alle nostre ambizioni e vo che ne sancisce la monotona caduta, è il simboloal nostro sano modo di fare politica e allora ecco che della sua vittoria su di un nemico che non può vin-ritorna forte in noi quel monito che abbiamo fatto cere in altro modo, se non col suo continuo stillicidio.nostro attraverso la locuzione latina Gutta cavat la- E’ dunque solo attraverso questa azione costante epidem. Questa frase latina resta sempre la più adat- perfettamente coerente che la goccia potrà perfo-ta per descrivere il nostro pensiero e agire politico, rare la pietra (gutta cavat lapidem, appunto). Illa paternità è da ricercare nel poeta Ovidio, sebbene tempo sarà garante della bontà della sua meticolosaripresa e riadattata anche in prosa da diversi autori azione, inosservata dallo sguardo distratto dei suoifino in età medievale, è la formula dialettica che ab- contemporanei, eppure fieramente implacabile nelbiamo designato ad emblema del nostro organo di perseguire il proprio obiettivo. Nella sensibilità deidiffusione. nostri avi, la dimostrazione che la natura custodisceTre parole che, nella loro inflessibile semplicità, pos- ancestrali riferimenti dai quali poter trarre ispira-siedono una forza intrinseca che può essere sprigio- zione. Le coscienze, oggi sopite dall’intossicazione enata solo attraverso la perseveranza della lotta, così dall’alienazione dei media di massa e della società deirendendo fede alla cultura delle idee che diventano consumi, potranno essere scavate per mezzo del la-azione. Lapidem, la pietra, dall’aspetto fermo, in- voro durevole dell’informazione libera e dall’esempiocrollabile, apparentemente insormontabile da ogni del sacrificio e della militanza.
Il “Modello Orban”: l’alternativa è in Europa il contesto socio-economico che lo porta di nuovo al governo nel 2010, può esser descritto con le sue stesse parole: -” non abbiamo altra scelta che lottare per la nostra Indipendenza, per la nostra Terra e per la no- stra Patria”.di Nicole Ledda Se oggi l’Ungheria è uno stato sovrano che combatte a testa alta il cappio invisibile della dittatura daneisto-In questi giorni è impossibile non sentir parlare della cratica , che può decidere con fermezza di non piega- re la schiena ad unione europea, FMI, BCE, NATO,situazione greca. Mentre ferventi “opinionisti” di tutta WTO e trattati vari, scegliere i partner con cui dialo-Europa commentano questa situazione al limite della gare e di guardare con diffidenza anche alla Russia diguerra civile, delle volte sciorinando improbabili ri- Putin, poiché il ricordo della dittatura è ancora trop-cette anti austerity, spesso facendo tifo da stadio per po vivido, il merito è sicuramente del lavoro svoltoil leader del momento e quotidianamente demoniz- da questo primo ministro in quindici anni. Quindicizando il cancelliere di ferro Merkel ed i tedeschi tutti, anni di anticomunismo, di politiche avverse al liberi-c’è chi da tempo ha abbandonato le parole in virtù dei smo che in Ungheria è appannaggio della sinistra, difatti. No, non stiamo parlando di Matteo Renzi che assenza di una visione confessionale imposta. Quindi-nel tempo libero sostiene di salvare l’Europa, bensì ci anni che hanno portato un piccolo stato indebitatodi Viktor Orban. L’attuale primo ministro ungherese, a diventare una potenza nazionalista e antitotalitaria,convinto anticomunista fin dai tempi della leva mili- una belva che i poteri forti non riescono a placare.tare, negli anni dell’università comincia ad interessarsi Concretamente questo è l’unico Stato in Europa in cuialla politica ed è proprio l’anno successivo alla laurea l’economia non sovrasta la politica, ma anzi obbediscein giurisprudenza che fonda il proprio piccolo gruppo a precise strategie. Una società basata effettivamentemilitante (off limits per gli over 35) volto a sostenere sul lavoro, lavoro manuale. Più operai specializzati el’opposizione. meno laureati disoccupati, senza che questo sia unIl cammino ideologico di Orban non può dirsi sicura- mero slogan elettorale. Pura elevazione dello stato so-mente lineare ed è ricco di ombre, come ad esempio ciale.il semestre ad Oxford finanziato da Soros, oppure le La partita tra Budapest e Bruxelles non ha buoni esitiiniziali, spiccate, simpatie liberali. Un uomo di potere per gli euroburocrati assetati di sovranità, difatti pos-come tanti altri fino al momento della svolta. E la svol- siamo annotare un calo della disoccupazione fino alta comincia presto, il giovane deputato presto opta per 7,6%, con crescita del PIL del 3,7% nel 2014. Il dioun taglio netto con il proprio passato politico, mentre mercato deve firmare la resa. Nello specifico le misurei socialisti portano il paese verso il baratro finanziario. adottate sono: tassazione dei profitti delle multinazio-Se Orban tra fine anni novanta e duemila è un mo- nali in campo alimentare, delle telecomunicazioni ederato filo-europeista che ha come modello l’Austria, bancario; rinazionalizzazione dei fondi pensionistici privati, estromettendo il FMI, fino a tornare a parlare attivamente di previdenza sociale sulla falsariga vene- zuelana del Presidente rivoluzionario e socialista Cha- vez, per cui metà della somma ottenuta viene utilizza- ta per ridurre il debito e la restante parte, il margine di profitto, viene distribuito tra gli aventi diritto. Lo Stato dell’uomo nero dell’est Europa controlla tutti i settori strategici dell’economia. Ad esempio, le banche, indi- cate pacificamente da tutti gli animi ribelli che sogna- no la rivoluzione, come il nemico pubblico per eccel- lenza, in Ungheria sono svincolate dalle sopracitate BCE, FMI e Commissione Europea. La banca centrale ungherese, totalmente riformata da Orban, presenta una maggioranza del consiglio monetario, nominata dal Governo stesso, il cui più grande merito è quello
di erogare finanziamenti a piccole e medie imprese, vedere, insomma, con questi presunti profughi.con interesse inferiore al 2%. Questa premessa era necessaria per sdoganare i falsiFa male provare a lanciarsi in un paragone con la crisi miti sui profughi e i paragoni inappropriati con i no-da cui l’Italia non sembra poter uscire, in cui i nostri stri migranti. In Italia, durante la prima e la secondaimprenditori sono costretti a scegliere tra la vita e le guerra mondiale, migliaia di emigrati rientrarono pertasse, in cui le lobby ed interessi al pari e peggio di andare sul fronte a combattere per il proprio Paese.strozzini, massacrano la forza lavoro motore del no- E, contestualmente, le emigrazioni in quel periodostro Paese. Stampa e politicanti sfacciati lo definisco- calarono sensibilmente: difendere la propria terra,no a più riprese populista, dittatore, fascista, antisemi- nel bene o nel male, era cosa più importante ancheta e non è difficile intuire il motivo di questa carrellata della miseria economica. I dati reali sull’accoglienzadi attestati di stima rivolti al Presidente Orban, che dei profughi dimostrano, infatti, un trend del tutto di-ha eretto una barricata per proteggere il popolo ma- verso da quello millantato dagli organi di regime: bengiaro dalla globalizzazione. Oltre NATO e BRICS, è pochi, infatti, sono realmente profughi e hanno dirit-la nostra Europa a fornirci la soluzione per debellare to all’asilo. La maggioranza di questi immigrati sonoquesta crisi creata a tavolino. E torneremo Europa...è semplici clandestini e, quindi, vanno chiamati col loromolto più di un ritornello, molto più di una promessa, nome: immigrati.è un imperativo a cui questa nostra generazione non Oggi ci troviamo in una situazione disperata: questepuò sottrarsi. masse impoverite sono ingannate dall’astuzia di chi, con un mercato reso ormai globale, promette e mostraBraccia per il capitale, armi per la distruzione loro una vita illusoria che non esiste. Non esiste nessundelle identità: il falso mito dei richiedenti asilo miglioramento economico nell’emigrazione e, questi presunti profughi, una volta giunti nel Vecchio Con-di Enrico Forzese tinente se ne accorgono: finiscono a fare una vita da fame e ad essere sfruttati dal capitalismo. Non si dica:Profughi. Profughi ovunque. Tutti siriani, soprattut- “Fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare”, perché è una scemenza pazzesca; semplicemente ac-to. Non c’è bisogno di essere degli antropologi affer- cettano salari dal capitale che gli italiani non possonomati per comprendere che individui neri, appartenen- più accettare, sono il cosiddetto “Esercito industrialeti all’area sub-sahariana, non possano c’entrare quasi di riserva” di cui Marx parlava e aveva ragione. Questiniente con la Siria. La Siria, infatti, è un Paese me- immigrati servono alle grosse industrie o ai persisten-dio-orientale a maggioranza etnica araba, nulla a che ti latifondisti, il cosiddetto capitale “armato”, proprio allo scopo di abbassare il costo della forza-lavoro e, soprattutto, ridurre le tutele sindacali: è forse un caso che gli ultimi governi si stiano muovendo proprio su quello? Ma la stampa italiana, sinistrorsa, ma filo-re- gime capitalista (quindi, ad ogni modo, perché defi- nirsi di sinistra?) non ne parla. La stampa italiana usa una retorica lacrimevole per mostrare le situazioni disperate da cui fuggono questi individui senza speci- ficare chi la create e cosa vanno ad alimentare abban- donando i propri paesi, la disoccupazione di ritorno che creano e l’assoluta incapacità occidentale di saper gestire queste masse, perché può capitare che il burat- tino cada di mano al burattinaio e la situazione sfugga da ogni controllo. Ed è quello che sta succedendo. Un’immigrazione contenuta, in un primo periodo, è servita al capitale proprio per avere nuova manodo- pera e, col mito della “concorrenza”, abbassare i costi della forza-lavoro. La situazione è però tragicamente
sfuggita di mano: ora lo Stato borghese non sa più Lepenismo all’Italianagestire queste onde migratorie, complice anche la de-localizzazione massiccia dei principali impianti indu- di Johannes Balzanostriali e, così facendo, questi disperati finiscono predadelle mafie, locali o internazionali. In più questo nuo- Alla corte di Madame Le Pen hanno bussato in mol-vo clima da “cultura mondiale” serve anche a destabi-lizzare le già precarie identità locali europee e a creare ti, provenienti da tutta Europa, per chiedere la manoun meticciato culturale senza futuro: ovunque vi sia della regina del Front National, il partito da cui do-un forte attaccamento identitario, nonostante qualsi- vrebbe partire la riscossa francese e spaccare in duevoglia periodo di crisi, vi sarà una rinascita. Creare il continente tra filo-tedeschi e anti-tedeschi. Ma allauna nuova cultura bastarda, invece, ha il solo effetto corte, come ben sapete, non tutti sono ammessi, moltidi fare in modo che nessuno sappia più riconoscere il devono passare per mille porte secondarie per essereproprio posto ed il proprio ruolo: portare ad una con- ricevuti, altri devono portare prove della propria cre-fusione continentale, se non planetaria. Ecco, quindi, dibilità, altri ancora vengono rimandati a casa. Ed èla nuova emigrazione: italiani a pulire i cessi in pizze- così, che in Italia, sulla via per la reggia di Madame,rie londinesi e via dicendo. La conseguenza più im- si sono messi in cammino moltissimi pellegrini, vian-mediata? La perdita di un inestimabile valore: la di- danti erranti in cerca di una casa, sommersi nel mare-struzione delle identità e l’annichilimento dell’uomo, moto che ha investito la gozzovigliante destra italiana.reso infine un vero e proprio homo oeconomicus a cui Molti di loro hanno fallito miseramente, sono politiciindurre a comando nuovi bisogni, imporre quindi un mediocri, una volta convinti delle proprie possibili-consumo sempre più sfrenato e improduttivo. tà ma che poi hanno riconosciuto che la loro unicaConcludendo, troviamo ridicolo che oggi una certa qualità era prestare i servigi ai tanti centri di poteredestra si limiti a parlare di “interrompere gli sbarchi” e interposti tra Stato e Popolo. La loro mediocrità è sta-“rimandare a casa tutti gli immigrati” senza compren- ta sancita dalla loro presenza nei maggiori centri de-dere che la vera minaccia alla nostra (già semi-distrut- cisionali, dal Governo centrale, ai governi regionali,ta) identità viene più dal capitalismo che dagli immi- provinciali e comunali, in cui la semina è stata fattagrati. E troviamo altrettanto ridicolo che una triste per pochi e il raccolto non ha portato frutti. Fonda-sinistra intellettualoide e radical-chic critichi senza se zioni, partiti e movimenti, nati in seno a queste figure,e senza ma critichi il capitalismo senza rendersi conto hanno avuto l’unico scopo di tagliarsi una fetta dellache l’immigrazione selvaggia è un prodotto ad uso e torta del finanziamento pubblico, pagando poi con laconsumo del capitale. Da qualche parte, comunque, gogna mediatica e il naufragio politico le proprie scel-vi è sicuramente della malafede. Liberarsi dal giogo te.liberale è d’obbligo per poter comprendere realmen-te a chi conviene l’immigrazione e a chi rechi danni.E’ il pensiero unico liberale, benvenuti nel Terzo mil-lennio, dove tutto è ad uso e consumo del mercato…anche l’uomo. Tra i mille adulatori di Madame Le Pen, possiamo riconoscere chi ha l’identikit appena descritto. Gior-
gia Meloni, che si riconosce nel “lepenismo” e che si te il Front National, si è circondato di una squadraautoproclama la reginetta del nuovo corso fedele al davvero affidabile, consiglieri economici, culturali eFront National, ha usato il suo interregno da Ministro politici, che lo hanno portato in testa al consenso po-della Gioventù per portare acqua (soldi) al mulino polare. La sua azione politica ha smascherato gli altridell’Associazione Libera, realtà che poco ha a che fare lepenisti italiani, mostrando quanto un passato fattocon i valori nobili che sostiene. Scelta incompatibile di compromessi, accordi e intese politicanti, prima oanche con l’essenza lepenista che crede nello “Stato poi si paga.schmittiano”, per cui nulla deve limitare l’azione della Il suo obiettivo, creare un polo interclassista e laico èmacchina pubblica, né le mafie, né tantomeno chi per difficile da raggiungere, ma siamo solo all’inizio. Piùcombatterle crea una lobby che per nulla si discosta di tutti si avvicina a Madame, sia per i rapporti perso-dal proprio nemico. nali, sia per il modo di intendere la nuova politica. HaOra, con lo Scontro di Civiltà alle porte, si è schierata usato periodi morti nella politica italiana per conosce-nella crociata antislamica dalla parte della Casa Bian- re da vicino nuove realtà internazionali, recandosi dica, dando il proprio supporto al conflitto etnico che persona alla Duma ed è sbarcato nelle regioni del Sudpian piano germoglia in Italia come in Europa, rele- Italia terrorizzando più la vecchia destra italiana chegando i nostri Stati al ruolo di pedine asservite all’ege- la sinistra renziana. Certo, dovendo fare i conti con unmonia mondiale americana. L’ultimo veto (è in grado altro sistema politico ha dovuto italianizzare il suo le-di porre veti?), sulla possibilità di candidare l’intellet- penismo, trovandosi a dover dialogare con Forza Ita-tuale Buttafuoco come governatore in Sicilia, perché lia e a dover cedere il passo in alcune decisioni di co-convertito all’Islam, ha purtroppo portato alla luce la alizioni. Spesso ha dato una botta al cerchio e una allapiccolezza politica della Meloni. Senza voler entrare botte, volendosi aprire a tutte le realtà del compositoin un’analisi dell’Islam, che farebbe bene ai molti cir- panorama italiano, sembrando a volte contraddittoriocoli culturali che appoggiano Giorgia, lo Stato Laico o troppo precipitoso nel guidare l’opinione pubblica.predicato dal “lepenismo” non prevede un controllo A differenza di Marine Le Pen che ha rotto con il pa-del proprio curriculum religioso, fino a quando que- dre per imprimere una svolta buonista e più appetibilesto non interferisce nella vita pubblica dello Stato. Da al Partito, ma anche per accontentare qualche centrochiedere quindi a Giorgia, perché tale veto non è stato di interesse pericolosamente vicino al Front National,posto agli sgherri papisti di Comunione e Liberazio- Salvini non ha dovuto rompere con nessuno, se nonne quando si governava insieme, o mai parola è stata con i vecchi schemi padani del suo partito.proferita verso la Comunità ebraica, quando Riccardo Il lepenismo italiano è saldamente nelle mani di Mat-Pacifici, con metodi spesso da tragedia greca, si è so- teo Salvini, tanto è vero che anche lui ormai ha la suastituito a Ministri della Giustizia, giudici, giornalisti e corte a cui bussano vari personaggi, molti di cui dallasindaci della capitale. carriera politica giunta ad un vicolo cieco. Ora peròAltro adulatore del lepenismo all’italiana è il sempre- dopo aver egemonizzato il lurido ambiente destrorsoverde Gianni Alemanno. Incassata la sconfitta dopo italiano, è giunta l’ora di purgare quei volti che ancoraun mandato da Sindaco di Roma, in cui c’è stata la galleggiano nella melma dell’opportunismo, incurantimoltiplicazione degli appalti e delle cooperative, è delle loro malefatte negli ultimi due decenni. Solo cosìstato condannato all’isolamento politico, tanto è vero potrà apparire anche come leader del lepenismo agliche dopo le europee e lo scandalo di Mafia Capitale, occhi dell’elettorato italiano, quell’elettorato che anco-anche Fratelli d’Italia lo ha abbandonato. Alemanno ra non lo appoggia.però si è rimboccato le maniche e ha lanciato il primomanifesto del lepenismo in Italia, chissà se ha avuto ilconsenso di Madame, ma a Roma è stata presa comel’ennesima mossa ridicola, le ultime cartucce da spa-rare prima di appendere al muro gli scarpini politici.Infine, e qui la musica cambia, abbiamo Matteo Sal-vini. Il nuovo Leader del Carroccio è sceso in campospiazzando i schieramenti. Forte di una bella espe-rienza a Bruxelles, dove ha potuto conoscere realmen-
Una vita per l’Ungheria: storia di Ferenc nonostante avesse ricevuto dal ministro degli Interni Szàlasi l’ordine di sparare sulla folla dei manifestanti, si rifiutò di obbedire dichiarando che quegli operai erano suoi fratelli. Nel corso di un viaggio in Ungheria, intrapre- so in qualità di membro dello Stato Maggiore, visitò un villaggio minerario, apprendendo che i salari dei minatori oscillava tra i 90 e i 120 pengö mensili men- tre invece l’ingegnere, per sua stessa ammissione, ne guadagnava 5.000. Allora Szàlasi gli chiese se non te- meva che i minatori, un giorno o l’altro, anziché spac- care il carbone gli spaccassero la testa. Dato il suo interesse ai problemi interni del Paese, cosa malvista dal primo ministro Gyula Gömbös, venne relegato in una guarnigione di periferia. Tali provvedimenti, tuttavia non smorzarono le riflessioni e gli interessi di Szàlasi verso la politica del Paese: con- gedatosi nel 1935 dall’esercito, nel marzo di quell’anno fondò il Partito della Volontà Nazionale il cui pro- gramma era apertamente nazionale e socialista.di Cristiano Ruzzi A questo punto bisogna fare una piccola parentesi:“Il male non è mai un fine in sé, anche se vorrebbe sebbene esistessero già in Ungheria dei movimenti fa-esserlo; ma è mezzo in vista del bene”. scisti, a partire dagli anni trenta fino al 1945 sorseroFerenc Szàlasi – Diario dal carcere una serie di partiti o gruppi di estrema destra che si rifacevano, a seconda del caso, o al fascismo italiano o al nazionalsocialismo tedesco, oppure erano un ibrido di entrambi.Nato da una famiglia le cui radici s’intrecciavano Il Partito della Volontà Nazionale invece (NEP), seb- bene non avesse ancora adottato il simbolo che l’a-con quelle ungheresi, slovacche, rutene, armene e te- vrebbe poi contraddistinto (una croce ai cui lati sidesche, fin da piccolo Szàlasi apprese le fondamenta espandevano delle frecce) introdusse un concetto to-principali a cui si sarebbe ispirato per il resto della sua talmente nuovo dal punto di vista ideologico e politi-vita: dal padre, ufficiale dell’imperial – regio – eserci- co: l’ungarismo.to, derivò la vocazione militare. Dalla madre, scattoli- Tale concezione non significa una semplice visione dica di rito bizantino, ereditò la fede religiosa. unità nazionale intesa come “un ritorno all’impero”.Alla fine della prima guerra mondiale, dopo aver Anzi, adottava l’idea di un nazionalsocialismo un-combattuto per tre anni al fronte come ufficiale, era gherese autonomo e sovrano, unita all’idea di cona-rimasto in servizio in quanto voleva intraprendere la zionalismo, ossia un’affermazione del concetto di unacarriera militare come il padre ed i fratelli. Nonostan- comunità plurinazionale all’interno dello Stato ma,te una naturale predisposizione (dopo la guerra fre- allo stesso tempo, la perfetta cooperazione dei nazio-quentò la Scuola di guerra raggiungendo il grado di nalismi: sebbene non sia né nazionalismo o interna-maggiore) si sentiva poco attratto da essa, preferendo zionalismo, è il superamento e la perfetta sintesi dilo studio delle questioni lavorative e sociali. entrambi.Due sono gli episodi più rilevanti della figura di Fin dai suoi esordi il NAP riuscì ad ottenere un va-Szàlasi come militare e vicino alle posizioni dei lavo- sto consenso popolare, soprattutto tra la classe ope-ratori: in occasione di un disordine scoppiato a Buda- raia, riuscendo ad espugnare le roccaforti del Partitopest dovuto alla miseria un cui perversava la popola- Socialdemocratico: non più la sinistra ma le camiciezione Szàlasi, che era preposto al servizio di vigilanza, verdi portano il popolo nelle piazze, controllano i sin-
dacati ed indicono gli scioperi. che al governo ci fossero alleati che potessero dare unaLa paura che questo movimento potesse diventare stabilità governativa dall’altro furono i principali mo-sempre più rilevante sulla scena politica fa in modo tivi che portarono al declino delle croci frecciate edche nell’Aprile 1937 il governo ne decreti lo sciogli- anche la causa per cui Szàlasi prenderà il potere solomento, condannando Szàlasi a tre mesi per aver svolto alla fine del 1944.propaganda antisemita. Nonostante ciò, le Camicie Nel 1943, quando l’andamento della guerra si stavaVerdi danno vita ad un nuovo partito: il Partito Na- capovolgendo a sfavore dell’Asse e dei suoi alleati, ilzionale Socialista che in breve tempo giunge a contare reggente ed il suo primo ministro cominciarono adfino a centomila iscritti. escogitare dei piani per fare in modo che l’UngheriaIl reggente Horthy, allarmato dal successo nazional- potesse uscire dal conflitto ma, allo stesso tempo, disocialista e dallo sviluppo della politica europea (nel non doversi né scontrare con il Reich Germanico né1938, in seguito all’annessione tedesca dell’Austria di finire sotto l’influenza sovietica. Tali piani, che sil’Ungheria si trova ai confini con il Reich) prende tramutarono in dei contatti con gli alleati occidentali,nuove misure: licenzia l’ex capo del governo Darànyi furono ben presto fiutati dai tedeschi tant’è vero chee affida a Bèla il compito di creare un nuovo governo nel Marzo del 1944, con l’invito da parte di Hitler alche abbia il compito prioritario di sopprimere il na- reggente di recarsi nella sua residenza al castello discente movimento nazionalsocialista. Ciò avviene at- Klessheim, i tedeschi inviarono una massiccia presen-traverso il decreto n. 3400 che, vietando ai dipenden- za di Truppe Tedesche, allo scopo di ristabilire l’ordineti statali l’iscrizione ai partiti politici, mina il Partito e di incoraggiare la lotta a fianco dell’alleato.Ungherese in quanto moltissimi militanti provengono Le cose cominciarono, in un lasso di breve tempo, adall’amministrazione pubblica e dall’esercito. Dall’al- precipitare: il primo ministro Kàllay venne licenzia-tro, arrestando nuovamente Szàlasi per lettura sovver- to, succedendogli l’ambasciatore ungherese a Berlinosiva ma stavolta condannandolo a tre anni di prigione. Sztòjay che, incapace di affrontare la situazione, venneSeguono alcune dimostrazioni di protesta, alle qua- ben presto costretto alle dimissioni dalla parte gover-li il governo risponde mettendo a bando il Partito nativa favorevole ad una resa alleata. Il nuovo primoNazionale Socialista. Kàlmàn Hubay lo ricostruisce ministro Lakatos, un militare antitedesco, venne no-sotto il nome di Partito Ungarista. Sciolto anche que- minato con lo scopo di far saltare l’Ungheria fuoristo, Hubay fonda il Partito della Croce Frecciata. Nel dalla guerra. Ad ottobre, il Reggente mandò una dele-maggio 1939 alle elezioni quest’ultimo, nonostante gli gazione ai Sovietici per trattare l’armistizio e, nel 15 divengano assegnati 31 seggi su 259, riesce a raccogliere quel mese, mentre le trattative erano in corso, decise750.000 voti diventando il secondo partito del paese. di fare il salto finale, annunciando alla radio che l’al-Durante il periodo della prigionia di Szàlasi, dal 1938 leanza militare coi tedeschi veniva denunciata e che sial 1940 Hubay cerca di fondere le Croci Frecciate con stava dando avvio a trattative di armistizio.altri partiti dell’area per dar vita ad una vasta coali- Sebbene colti di sprovvista, i tedeschi intrapresero unazione governativa attestata su posizioni di estrema serie di contromisure sul piano diplomatico, polizie-destra. Nel settembre del 1940, quando Szàlasi viene sco, militare, a cui si associarono i militanti crocefrec-rilasciato, egli si oppone al progetto di Hubay rin- ciati con i loro alleati di governo. È giunto il momentonovando la sua concezione originale ed innovativa delle Camicie Verdi: esse occupano i centri nevralgicidell’ungarismo. dello Stato Ungherese, annunciano alla radio di volerNel frattempo, in Europa, hanno cominciato a tuona- continuare la lotta al fianco dei fratelli d’arme tedeschire i cannoni: nel settembre del 1939, con l’invasione e formano un governo di coalizione nazionale.della Polonia, aveva avuto inizio la seconda guerra Il 3 Novembre 1944, mentre Szàlasi presta giuramentomondiale e nel Giugno del 1940, attraverso l’invasione davanti alla Corona di Santo Stefano, le truppe sovie-del Belgio e dell’Olanda, le armate tedesche avevano tiche arrivano alla periferia di Budapest. Ungheresi einvaso la Francia. Il fatto che l’Ungheria avesse aderito Tedeschi cominciano così una lotta disperata ma eroi-al Patto Tripartito, avviando una serie di misure antie- ca di tre mesi, con l’obiettivo di trasformare la cittàbraiche da un lato ed il fatto che i tedeschi preferivano una nuova Stalingrado. Nonostante a Febbraio i russi abbiano il pieno controllo della capitale Ungherese, si
continua a combattere: il governo si stabilisce a Vien- Così un giornalista ebreo, inviato speciale di un gior-na, mentre gli ultimi reparti aerei, i resti delle divisio- nale francese, descrisse i suoi ultimi atti di vita: “Ecconi ungariste e delle Waffen SS proseguono le operazio- Ferenc Szàlasi, il Capo delle Croci Frecciate. Mentreni militari e le milizie crocefrecciate compiono atti di io tremo in tutto il corpo, Szàlasi non dà un segno diguerriglia sul territorio occupato. paura né di nervosismo. Ci separano circa un paio diIl 5 maggio Szàlasi è arrestato dagli americani, viene metri, sicché posso osservare la sua fisionomia. Nes-portato prima ad Augsburg e poi, il 18 settembre in sun tremito, nessuna contrazione. […] È di granito!un campo di concentramento di Salisburgo, il Marcus Uomo diventato granito. Mentre passa davanti ai ca-Camp. Il 3 Ottobre viene consegnato, assieme ad una daveri dei suoi ministri. Avanza con passo sicuro e re-decina di uomini politici ungheresi, al nuovo governo golare verso la morte. Ha un unico gesto: si protendeungherese e processato per crimini di guerra. verso la croce che un giovane prete gli porge. MuoreDurante il periodo del processo terrà con sé un diario senza che un solo muscolo trasalga, senza che nei suoinel quale annoterà il tradimento di quelli che una vol- occhi si veda la paura, senza che lo sguardo gli tremi.ta erano suoi alleati: La camicia verde, simbolo del Movimento Ungarista,“Tutti mi hanno abbandonato; posso osservare che gli viene lacerata dal boia sul petto, dove una medagliaanche i miei più vicini collaboratori mi abbandona- si muoveva ancora pochi istanti prima. Sono le 15, 30no e mi rinnegano, come si può chiaramente dedur- …”.re dalle dichiarazioni che hanno rilasciato quando sisono avvalsi del diritto dell’ultima parola”. El gran CapitanLa certezza di una fine ormai divenuta prossima:“Uno dei visitatori si è stupito del fatto che sono cosìsereno nonostante domani vi sia la sentenza. Mi hachiesto quale sentenza io mi aspetti. Ho risposto cheaspetto solo una condanna a morte. La naturalezzacon cui la accolgo lo ha colpito”.Mantenendo però salda la sua fede nell’ungarismo enella fede cattolica:“Sto al cospetto di Dio! Sono pronto alla resa dei con- di Marco C.ti! Accolgo serenamente la Sua sentenza, sia secondola Sua santa volontà! Non ho paura del giudizio terre- Le guerre rinascimentali in Italia hanno consacratono! La grandezza, la gloria e la felicità della mia Na-zione dimostreranno quello che per essa l’Ungarismo alla storia moltissimi soldati, cavalieri italiani e stra-significa: una Meta, una Via e un Mezzo buoni, giusti, nieri. Il Rinascimento pose fine alla guerra medioeva-belli; che io la ho servita fino all’ultimo respiro; che le per una più moderna: i cannoni e i primi fucili, glicol mio comportamento ho dato l’esempio al conta- archibugi hanno cambiato i cambi battaglia, come ledino ungherese, all’operaio ungherese, alla donna e al nuove formazioni d’attacco della fanteria.fanciullo ungheresi, al giovane ungherese e al soldato “Le nuove armi cambiano le guerre, ma sono le guerreungherese – l’esempio di come bisogna e, se necessa- che cambiano il mondo”.rio, morire nell’ideale della comunità ungarista per la L’Italia non era una nazione, era divisa in varie nazio-Nazione in via di costruzione”. ni, comuni/signorie in lotta fra loro. La nostra terraDopo la condanna a morte e il rifiuto della richiesta di era un preda per qualsiasi nazione straniera che si av-grazia, Szàlasi verrà impiccato il 12 marzo nel cortiledel carcere di via Markò, assieme ad altri tre condan-nati.
vicinasse con il suo esercito. E noi non facevamo altro Rampollo di una nobile famiglia castigliana, iniziò lache fare buon viso a cattivo gioco: tre nazioni si sono sua carriera come paggio alla corte reale, si distinsecontese la nostra penisola che in futuro lontano l’a- come soldato nell’assedio di Montefrio, alla testa deivremo chiamata patria. L’impero germanico a nord, la suoi uomini scalò le mura dei Mori, mostrando unoSpagna e la Francia. Saranno queste due a contendersi straordinario sprezzo del pericolo.lo stivale d’Italia, il regno di Napoli. Nel 1494 e al comando del contingente spagnolo a so-Come dicevano all’epoca “O Franza o Spagna, basta stegno di re Alfonso d’Aragona contro i francesi, iniziache se magna!”. per lui nelle terre italiane una straordinaria carrieraAlla fine del 400’, inizio 500’, l’esercito francese era l’e- che gli avrebbe fatto guadagnare il soprannome disercito più forte dell’Europa. Anche se la Francia era “Gran Capitano”.uscita dalla guerra dei cent’anni, Carlo VIII sovrano Spostatosi in Sicilia nel maggio 1495 per affrontaredi Francia rivendicava il trono di Napoli e il ducato di i francesi di Stuart d’Aubigny, si unì alle truppe na-Milano. Scese con il suo esercito verso il sud Italia. Le poletane dell’erede al trono napoletano, Ferdinandorivendicazioni francesi si rifanno al regno dei Angiò, d’Aragona, a Seminara vicino a Reggio Calabria il 21nato dopo aver battuto le truppe imperiali dell’ultimo giugno. La battaglia fu un disastro per gli spagnoli, aimperatore in Italia Corradino di Svevia figlio di Fede- causa di una incomprensione con i napoletani: quan-rico II, l’ultimo della dinastia degli Hohenstaufen nel- do i transalpini attaccarono de Córdova, egli fece ar-la battaglia di Tagliacozzo, finiva la guerra fra impero retrare le sue truppe, i napoletani la scambiarono pere papato, ma divise l’Italia fra i sostenitori del Papa, i una ritirata e piantarono in asso gli spagnoli, costrin-guelfi e quelli dell’imperatore i ghibellini. Gli Angiò al gendoli al ripiegamento.soldo pontificio conquistarono il regno di Napoli, ma La sconfitta fu per de Córdova una rivelazione, lai paladini transalpini si rivelarono una arma a doppio causa principale fu la scarsa preparazione delle trup-taglio per il Papa. Il loro governo non fu bene accet- pe alleate, i napoletani erano più deboli dei francesitato dalla popolazione del Meridione che si ribellò, e gli spagnoli erano fiaccati da decenni di una guerrainiziando la rivolta contro gli invasori francesi, I ve- combattuta sul suolo natio contro i mori, si dovevaspri siciliani: un esempio di orgoglio italico, riportato cambiare il modo di combattere dopo anni passati anell’inno di Mameli. fare la guerriglia, per affrontare un esercito tempratoAd approfittare di tale occasione furono i vecchi impe- da battaglie campali tipo quello francese, bisognavariali e gli spagnoli, i francesi furono cacciati e al trono ricreare l’esercito da cima a fondo. Dalla guerriglia asali Ferrante, morto il re la corona passò ad Alfonso una vera e propria guerra, combattuta seguendo le re-sostenuto dal Papa Alessandro VI, il Borgia. gole del gioco.Carlo VIII scese in Italia per essere incoronato re di Si concentrò più sull’addestramento delle truppe perNapoli. È a questo punto che entra in scena uno dei renderle più coese in campo aperto: avrebbe costruitopiù valorosi soldati spagnoli che scrisse una pagina a distanza di un secolo le basi della futura formazionedi storia nel nostro Paese, grande credente, ottimo dell’esercito spagnolo nel XVI e XVII secolo il Tercio,stratega militare, amato dalle sue truppe, valoroso e che avrebbe dominato tutti campi di battaglia europeicoraggioso, stimato in un tutto il mondo. Un innova- fino alla guerra dei Trent’anni.tore che cambiò il modo e l’uso di gestire una guerra, A suo merito verrà riconosciuta la sua intuizioneandando contro i schemi tradizionali dell’epoca. nell’uso in campo aperto dell’artiglieria, usata più ne-Il generale Gonzalo Fernández de Aguilar de Córdova, gli assedi. Ciò l’avrebbe portato a sviluppare l’unitàveterano della Reconquista spagnola terminata l’anno tattica della coronelía: evoluzione delle vecchie com-1492, lo stesso anno della scoperta dell’America. pagnie di milizia, composta da 6000 uomini agli ordi-La caduta dell’ultima roccaforte mora a Granada che ni di un colonnello, 3000 picchieri, 1000 archibugieri,sancì l’unificazione della Spagna sotto il trono di Isa- 2000 fanti.bella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona. La sua composizione era di dodici compagnie, che combina la vecchia falange macedone con la poten-
za di fuoco degli archibugieri. Questi erano un quinto dai francesi, dispose sul campo 10.000, decimati dal-della formazione, il resto era composta da picchieri e la arsura e dagli agguati della cavalleria di Prosperocombattenti dotati di spade a due mani. Lo spagno- Colonna, i francesi arrivano a Cerignola in 11.000 nello aveva preso ispirazione dal nemico, soprattutto dai pomeriggio del 28 aprile 1503. Il loro comandante ilquadrati composti dai mercenari svizzeri al sodo dei duca di Nemours, attacca gli aragonesi, mandando glifrancesi. Gli svizzeri avevano alla loro maniera ripor- svizzeri all’assalto. Un colpo finisce sulle munizionitato in vita l’antica Falange. spagnole, facendole saltare in aria. Qua de CórdovaCome disse Mao “Considera nemico ciò che ammiri, per evitare lo scoramento dei suoi uomini, lo definiscenon ciò che disprezzi”. un segno divino per la vittoria spagnola, una vittoriaDe Córdova non aveva dimenticato la vecchia tattica certa senza l’artiglieria di riserva, senza perdere il suodella guerriglia, anche se aveva rivoluzionato l’eserci- sangue freddo. L’esercito francese è in rotta, l’assaltoto, mise a frutto ciò che aveva praticato nella guerra degli svizzeri non sfonda le linee anzi s’infrange nelcontro i mori in Spagna, ostacolare con una costante fossato davanti il campo iberico, il duca Nemours èguerriglia gli approvvigionamenti nemici. ferito a morte, la caduta del comandante determinaQuesto espediente costrinse i transalpini ad abban- la sconfitta dei francesi, in transalpini si mettono indonare i loro capisaldi più meridionali ed assumere fuga, il Gran Capitano coglie l’occasione e passa alil pieno controllo della Calabria senza affrontarli in contrattacco, l’inseguimento non dura al lungo che lacampo aperto. notte copre la ritirata francese. Comunque la vittoria frutta agli spagnoli un gran bel bottino, le salmerie e l’artiglieria che il nemico lascia sul campo insieme a 3.000 tra morti, feriti e prigionieri.Quando seppe che il nemico stava preparando la sua La avanzata iberica fu inarrestabile, Napoli viene ri-controffensiva, lo anticipò sul tempo con un azione presa come Capua e Aversa, i francesi ripiegano sunotturna a Castrovillari, piombò sui francesi che si Garigliano e si assestano sulle alture del Traetto, constavano radunando a Laino sul Sapri. L’iniziativa gli posizioni migliori che gli consentirono di bersagliarevalse la cattura di personaggi di spicco, questo deca- gli spagnoli a piacimento. Fra le truppe di Luigi XIIpitò l’armata francese più meridionale. Poté avanzare militavano anche degli italiani, il comandante dell’ar-su Atella dove le armate aragonesi e veneziane poneva tiglieria Ludovico II di Saluzzo, il quale costruì unblocco al d’Aubigny, si arrese nel 1496. ponte, per effettuare sortite e sferrare una controffen-Un anno dopo, 1498, il Gran Capitano pose fine a ciò siva per riguadagnare Napoli. Un altro che militavache rimaneva dell’esercito francese in Italia, nello stato con i mangia rane era Baiardo, le cronache dicevanopontificio ad Ostia prendendo il suo castello. Entrò da su di lui che fosse riuscito a tenere a bada 200 nemicivincitore a Roma e ricevette dal santo padre la rosa da solo.d’oro. La prima guerra italica era finita, ma la gloria Il fronte era in una situazione di stallo e senza via d’u-richiamò de Córdova a un’altra impresa, a Cefalonia scita, ora erano i francesi a essere in una posizionecontro gli ottomani a sostegno dei veneziani. favorevole. I subalterni di de Córdova gli consiglia-Nel 1502 fece il suo ritorno a Napoli. I francesi erano rono una ritirata strategica. Il Gran Capitano rispo-ritornati, alla loro guida non c’era Carlo VIII ma Luigi se “al presente, la sua sepoltura un palmo avanti che,XII. De Córdova era in inferiorità numerica, l’unica col ritirarsi indietro poche braccia, allungare la vitapossibilità che gli restava era asserragliarsi a Barletta, cent’anni”.e qui iniziò la leggenda della famosissima sfida fra die- I suoi uomini avevano una grande venerazione perci cavalieri francesi e dieci italici. Ettore Fieramosca lui, el Capitan ascoltava tutti dal nobile al umile fante.sostenuto da de Córdova, per l’onore italico batte l’ar- Si esponeva a qualsiasi pericolo. Ma sapeva che l’unicaroganza francese. Dopo un lungo assedio e ricevuto i soluzione era rompere lo stallo con una grande azio-rinforzi il Gran Capitano poté muoversi a primavera e ne. I francesi perdevano tempo, troppo sicuri di se eaffrontare i transalpini nella più celebre battaglia com- poco audaci nel prendere l’iniziativa che gli avrebbebattuta in suolo italico nel 1503 a Cerignola. dato la vittoria !?De Córdova arriva per primo sul campo inseguito I rinforzi di Venezia e dagli Orsini rinforzavano a 900
uomini d’arme, 1.000 cavalieri e 9.000 fanti. Come o per il nostro luogo natio! Però i migliori mastri d’ar-a Laino, in un azione notturna gli garanti la vittoria mi alle corte europee non erano per caso italiani !? Idefinitiva, de Córdova era un condottiero di larghe pittori più ricercati non erano Italici !?vedute, la sua mente elastica era l’esatto opposto dei Quando arriva lo straniero tutti uniti, quando va viacomandanti dell’epoca, che concepivano solo grandi si ritorna alla solita storia, ci scanniamo su tutto e poiattacchi in massa, lui usava reparti di manovra. Il 27 non cambia niente! Il Bel Paese sia nel bene che neldicembre un suo subordinato, un capitano di ventura male.italiano, dei più famosi in Italia, il veneziano Bartolo- Gli eroi di ieri vengono lasciati nel dimenticatoio, ver-meo d’Alviano costruì un ponte di barche a monte di ranno ricordati solo nelle ballate popolari e nel folclo-quello francese. re locale.Gli spagnoli attraversarono il ponte e aggirarono il La storia ricorda de Córdova come il vero artefice delnemico, attaccando alle spalle l’accampamento dei passaggio in campo militare, dal medioevo all’età mo-mangia rane. Fu la vittoria definitiva che sancì la fine derna.della guerra nel sud Italia. I transalpini chiesero la tre-gua e infine Luigi XII rinunciò al regno di Napoli. Il C’erano una volta gli Ascarisud Italia sarebbe rimasto spagnolo con gli Aragona,in futuro i Borboni, de Córdova rimase per un breveperiodo il viceré di Napoli, fino alla sua sostituzionecon il nipote di Ferdinando, il re poi lo richiamò inSpagna per riorganizzare l’esercito.Nel 1515 si spense nella sua terra natia per la malaria,un ricordo delle Guerre italiche.Il Gran Capitano ebbe un grande peso nella nostra di Lorenzo G.storia, un generale aperto alle nuove tattiche, un uomodi fede. Si dice che all’ultima battaglia dopo la vittoria Il termine ascari deriva dall’arabo askar, “soldati”,abbia chiesto una messa per i caduti sul campo. Unuomo con un grande senso dell’onore, eroe nazionale da cui ‘askarī, “soldato” e definisce quei mercenari diper il suo paese natio. Egli non combatte per la libertà colore che servirono l’Italia nelle varie campagne indel popolo italico del Meridione ma per la Spagna, de Africa che la videro protagonista. I primi reparti diCórdova non sarà l’unico del suo paese a battersi con questo tipo si fanno risalire al 1885 quando il Regiocoraggio e onore: un secolo dopo un altro capitano Esercito, iniziata la conquista dell’Eritrea, avvertì laspagnolo incarnerà le sue virtù. L’unica differenza con necessità di assoldare la soldatesca locale. A tal fine ilde Córdova, e che lui è di umili origini ed è un mer- colonnello Tancredi Saletta, capo del primo Corpo dicenario, ma non si è abbassato più di tanto per vivere spedizione italiana in Africa Orientale, acquistò unauna vita onesta e onorevole, un veterano delle guer- brigata di mercenari provenienti dal Corno d’Africa era delle Fiandre: Il capitano Alatriste, testimone dellagloria e della decadenza della Spagna del 600. Anchenoi italiani abbiamo partecipato alla guerre franco-i-beriche nella nostra penisola sia nel bene che nel male,divisi dagli schieramenti stranieri, banderuole al ven-to. Solo in singoli casi ci siamo fatti valere, Fieramoscache in una sfida cavalleresca fece abbassare la cresta aigalletti francesi di sangue blu, Bartolomeo d’Alviano aCerignola e la notte del 27 dicembre, per ironia dellasorte verranno lasciati all’oblio.Noi italiani, per gli stranieri che invadevano il nostropaese, eravamo solo buoni a scappare, a venderci almigliore offerente che a combattere per le nostre case
dall’Arabia meridionale. Questo manipolo, creato da sull’attenti disse:”- Io saputo che Italiani tornati….ri-Sangiak Hassan, un avventuriero albanese, era noto prendere servizio; combattere con voi, come un tem-col nome turco di Basci Buzuk (“teste matte”). po!”- gli increduli soldati italiani decisero di “adot-Con il passare degli anni in tutte le colonie italiane tarlo” nella loro brigata e non vi fu giorno senza chefurono creati reparti analoghi. Nel 1908 fu creato il l’energico ascari non pronunciasse la formula:”viva re,battaglione Arabo-Somalo. In Libia nacquero reparti viva Duce, viva Italia”; e non vi fu verso di fargli capi-analoghi che però furono più volte sciolti a causa delle re che le cose erano cambiate. Questo strano episodiofrequenti ribellioni che sorgevano. Con la proclama- è una riprova della fedeltà duratura che caratterizzòzione dell’Impero (1936), tutti i battaglioni acquisiro- il glorioso corpo degli ascari; in più sbugiarda le tesino la denominazione di “Battaglione coloniale”. Pur dei “vincitori” secondo cui il colonialismo italiano eraessendo inquadrati in reparti regolari, gli ascari ave- stato solo uno sfruttamento delle risorse africane alvano la possibilità di portarsi dietro la famiglia come pari di quello anglosassone o francese. La domina-era uso in quelle terre. Tra questi reparti vigeva un zione italiana ha lasciato contributi importanti per leferrea disciplina che era regolamentata dagli “Scium- popolazioni africana e soprattutto per molti somali,basci” (più alto grado raggiungibile dagli ascari) che che come il vecchio Shirè, rimpiansero gli anni di svi-facevano uso del”curbash” un frustino fatto di pelle di luppo dell’era coloniale.ippopotamo. Questi combattenti presero parte a tuttele battaglie in Africa dimostrando grande fedeltà all’I- Il Corsaro Nero intervista Delnicka Mladetalia e dando prova di essere sprezzanti del pericolo:combatterono nella battaglia di Adua nel 1896 dovecaduti prigionieri degli Abissini furono severamentepunito dal “Negus”; nella seconda guerra mondiale di-fesero eroicamente l’Abissinia sotto la guida di grandicomandanti quali Amedeo d’Aosta e Guglielmo Nasinelle celebri battaglie dell’Amba Alagi e del Gondar.Proprio per questo esempi di valore e di fedeltà mol-ti eritrei e somali che hanno combattuto come ascaritutt’oggi percepiscono dallo stato italiano una pensio-ne di che si aggira tra i cento e i duecento euro.Uno dei più illustri esempi che provano la grandez- Rubrica a cura di Matteo Caponettiza degli ascari è la battaglia di Agordat del 1941 inEritrea, dove 800 ascari guidati dal tenente Amedeo Incontriamo gli amici della Repubblica Ceca di Del-Guillet compirono diverse cariche a cavallo armatisolo di fucili e bombe a mano contro l’artiglieria allea- nicka Mladez, organizzazione giovanile del partitota al fine di facilitare la ritirata dei commilitoni. Altra politico DSSS. Ritorna quindi la rubrica del Corsaroprova della grandezza di questi combattenti la si può Nero a cura dell’Associazione culturale Zenit, tornatrovare tra le montagne di Gondar in Etiopia dove a facendo tappa a Brno in Repubblica Ceca, intervistalungo sotto il comando del generale Nasi tennero testa che mancava nel nostro viaggio non conforme che cialle soverchianti forze inglesi. ha visto conoscere varie realtà e vari portali del varie-Con le loro azioni tutte rivolte al bene della nostra gato mondo politico europeo ed extra europeo. Ab-patria, questi arditi combattenti di pelle scura vanno biamo posto domande al portale tedesco Kriptonit,considerati come esempi da emulare e come eroi da agli amici francesi del M.A.S, del Cercle non Confor-ricordare. Tra questi uno che colpisce maggiormenteè la vicenda del vecchio ascari Scirè: durante la guer-ra civile in Somalia del 1993 dei contingenti italianierano intervenuti in quel conflitto insieme alla NATO.Un giorno, presso un truppa di soldati italiani si av-vicinò un anziano con indosso un sbiadito tricoloreed in mano un vecchio moschetto che in posizione
me e del Gud, agli argentini del Movimiento Bastion, vidualità delle nazioni europee, alimenta e supportaai fratelli greci del partito Alba Dorata, ai camerati l’esperimento sociale chiamato “multiculturalismo”.olandesi di Zwart Front, al Partito Radicale Serbo, ai Probabilmente l’UE vuole una nazione con il nome disimpatici spagnoli di Asturies non Conforme, dell’As- Europa dove ci sarà vita principalmente per i non eu-sociazione Culturale Fernando III e a Projecto Impul- ropei. Personalmente io sono per un collegamento traso, al portale greco Antistasi.info, al portale finlandese nazioni europee, ma la direzione dell’UE è terribile.Musta Sydän, ai belgi di Nieuw-Solidaristich Alterna- Dobbiamo zittirla e mostrare i traditori della civiliz-tief, al portale polacco Nacjonalista.pl e agli svizzeri di zazione europea.Genève Non Conforme. Dopo questa breve premessa 5) La Repubblica Ceca, come altri Paesi dell’est euro-e riepilogo salto l’introduzione e vi lascio alla lettura peo, rappresenta da sempre il confine storico e natu-dellla nostra nuova intervista. rale dell’Europa con l’Asia. Come state vivendo questa1) Tomasek puoi spiegare ai nostri lettori cos’è Delni- nuova guerra fredda tra Stati dell’ovest e la Russia?cka Mladez, chi siete e quando è nata? La Repubblica Ceca non può permettersi di stare dallaDelnicka Mladez (fin dal 2009) è un’organizzazione parte degli Stati occidentali o dell’est. Perché la causagiovanile nazionalista del partito politico DSSS (Par- della guerra, il campo di battaglia sarà in Paesi cometito della giustizia sociale dei lavoratori). Il nostro la Cechia, la Polonia e così via. Così saremo noi a pa-obiettivo principale è educare la nuova generazione gare il contributo più pesante di essa.dei politici nazionali e costruire un concetto attivo 6) Avete una qualunque collaborazione con altri mo-di nazionalismo moderno. 1) Identità – il nostro slo- vimenti europei o Partiti?gan: Io sento e onoro la relazione di sangue che ho Sì, abbiamo molti collegamenti in Spagna, Italia, Slo-con i membri della mia nazione e la relazione di san- vacchia, Ungheria, Polonia e Belgio, ma quello mag-gue della mia nazione con altre nazioni d’Europa. 2) giore c’è l’abbiamo con la Germania, specialmente conGioventù – noi vogliamo costruire un forte movimen- la JN (JUNGE NATIONALDEMOKRATEN).to nazionale, il cui nucleo sarà più ideologicamente 7) Quali sono i vostri obiettivi per il futuro e qual èconsapevole nella gioventù. 3) Rivoluzione – il nostro il vostro sogno per la vostra nazione e per Delnickaobiettivo è di cambiare la mente, la rivoluzione dello Mladez?spirito.2) Com’è la situazione politica nella Repubblica Ceca?È la stessa, identica fin dal 1989: ci sono alcuni partiti Il nostro obiettivo e sogno è di salvare la cultura Eu-politici di “destra” e di “sinistra”. Io non vedo nessuna ropea ed il suo popolo per la prossima generazione,differenza. Come tutti i Paesi Europei abbiamo biso- nient’altro. Questa è la nostra missione.gno di una rivoluzione dello spirito. Cambiare il pen- Grazie di aver risposto a tutte le nostro domande: noi,siero delle persone … come Zenit, abbiamo sempre avuto buone relazioni3.Avete organizzato a giugno una manifestazione con i camerati cechi e speriamo di incontrarvi prestocontro l’immigrazione. Perché e come pensate che sia per continuare a lavorare e lottare insieme per costru-possibile fermare ciò? ire un altro futuro per le nostre Nazioni e per i nostriIo penso che non c’è posto per la falsa umanità. Que- popoli.sta è la lotta per preservare il nostro popolo ed il fu- Nessun problema, lo speriamo anche noi. Il domanituro dei nostri bambini bianchi. Dobbiamo costruire appartiene a noi!dei confini e spedirli indietro, non c’è altra soluzione.Se non facciamo così l’Europa è perduta. EUROPASVEGLIATI!4) Il primo maggio siamo stati invitati ad una mani-festazione a Brno intitolata “Europa svegliati”. Cosapensi dell’UE?L’UE è sterco: essa distrugge sistematicamente l’indi-
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