INSERTOINSPEURBTOBPLUIRBBELDIRAEDZAIOZIONNAALLEE PIONIERI DELL’AERONAUTICA LA SECONDO MONA DI SOMMA LOMBARDO HA ALLE SPALLE OLTRE 100 ANNI DI STORIA. OGGI È UNA REALTÀ IMPORTANTE DEL SETTORE AERONAUTICO, CON UN FATTURATO DI OLTRE 44 MILIONI DI EURO E 270 DIPENDENTIDalle biciclette agli aeroplani. La storia della Secondo Mona di Somma Lombardo – aziendaspecializzata nello studio, progettazione, sviluppo e fornitura di sistemi, sottosistemi e singoliequipaggiamenti combustibile per diverse tipologie di velivoli aeronautici – ha inizio nel 1903 inun negozio lungo la strada del Sempione dove l’omonimo fondatore vendeva e riparava bici emotociclette. Da quella prima attività, anche grazie alla vicinanza con alcuni pionieri aeronautici che sperimentavo i primi voli sui campi della vicina brughiera di Malpensa (luogo dell’attuale aeroporto internazionale), Mona spostò già dal 1913 i suoi interessi verso la nascente industria del settore. Inizialmente con le sue competenze meccaniche, per la revisione e costruzione dei primi motori aeronautici e, successivamente, con la progettazione in proprio di svariati equipaggiamenti di bordo in ambito cellula e motore. Oggi l’azienda è divenuta un’importante realtà del settore, con circa 270 dipendenti e un fatturato che nel 2015 ha superato i 44 milioni di euro, proseguendo un trend di crescita che dura ormai da 15 anni. A Claudia Mona, pronipote del fondatore e Vice Presidente dell’azienda, abbiamo chiesto di tracciarci un quadro del presente e del futuro della società. La Secondo Mona è un’azienda con oltre 100 anni di storia alle spalle nel settore aeronautico. Qual è il segreto del suo successo, specie negli ultimi anni? Sin dal 1913 la Secondo Mona è conosciuta dall’AeronauticaMilitare e da molta parte dell’industria di settore per le sue numerose e qualificate forniture che hannoequipaggiato tutti gli aerei prodotti in Italia prima, poi le principali piattaforme multinazionali europeein ambito sia ala fissa che ala rotante e più recentemente anche importanti programmi nordamericani enuovi programmi asiatici. Il segreto è forse stato un forte gusto tecnico nella ricerca di un prodotto e piùrecentemente di un intero sistema di bordo per una soluzione tecnica ottimale per il cliente e quindi poiper il velivolo. Questa è sempre stata la priorità assoluta, la serietà di fornire un prodotto o un servizioaffidabile e anche competitivo nel prezzo grazie al forte investimento che c’è sempre stato anchenell’aggiornamento e nell’efficientamento dei processi produttivi. Nel nuovo secolo, sia dell’industriaaeronautica sia della nostra stessa attività, questo atteggiamento è diventato ancora più marcato el’apprezzamento delle nostre forniture ha avuto un riscontro su scala globale dove nuovi costruttoriaeronautici anche minori o di paesi lontani ci contattano per aiutarli a trovare soluzioni customizzateper lo sviluppo e la costruzione dei loro nuovi velivoli.Negli anni l’azienda ha sviluppato il suo business sia in Italia che all’estero. Quali sono i principalipaesi con i quali intrattenete rapporti commerciali?Noi vendiamo per tradizione ai costruttori aeronautici italiani ed europei, parliamo naturalmente diRegno Unito, Francia, Germania, Spagna e Svizzera, e abbiamo alcune forniture significative per ilmercato nordamericano. Da circa vent’anni ci siamo aperti gradualmente anche al mercato asiaticocon forniture prima verso l’India e più recentemente anche verso la Turchia, la Cina, l’Indonesia, laMalesia e la Corea. In particolare, forniamo sistemi combustibile e altri equipaggiamenti di bordo dinostra progettazione per velivoli quali addestratori militari, fighter, aerei da trasporto militare, businessjets e aerei regionali, elicotteri civili e militari, Uav (Unmanned aerial vehicles). Inoltre realizziamoanche sottoassiemi e ganci di blocco per i carrelli di atterraggio dei grandi aerei commerciali di Airbuse Boeing, nonché componenti per motori aeronautici.
IDEE EDESPERIENZEAMMINISTRARE ALL’ESTEROLE MISSIONI INTERNAZIONALILa realtà interforze dei Centri Amministrativi di IntendenzaRaffaele POLIMENO La crescente partecipazione dell’Italia alle missioni interna- zionali con l’invio di propri con- tingenti, ha richiesto che fosse dispiegata sul terreno anche la componente ammi- nistrativa, con l’obiettivo di fornire una maggiore aderenza al sostegno logistico I Centri Amministrativi in Teatro alle unità in operazioni. In tal di Intendenza assicurano senso, si è inteso assicurare la finalizza-nelle missioni internazionali zione di tutte le esigenze che dalla Ma-che l’azione amministrativa dre Patria non possono essere garantite con una tempistica compatibile con l’ur-e la spesa siano gestite genza, la volatilità e, molto spesso, l’in-secondo criteri di efficienza, certezza delle condizioni che connotano economicità e efficacia l’impiego fuori area. Si tratta, in partico- lare, del soddisfacimento delle esigenze riguardanti: - i bisogni primari delle donne e de- gli uomini del contingente, nonché al loro benessere. Ci si riferisce, ad esempio, all’approvvigionamento dei generi alimentari, di particolari tipo- logie di equipaggiamento, delle strut- ture e degli arredi volte a permettere, all’interno delle basi, condizioni di 100
vita confortevoli in considerazione un periodo diverso da quello di propria dei tempi di permanenza in Teatro responsabilità, ed è evidente che senza i (generalmente 6 mesi) e delle logo- CAI, sarebbe difficile riuscire a garantire ranti condizioni di impiego; la necessaria univocità programmatica e- il funzionamento e il mantenimento gestionale nel corso del tempo. Nell’am- in efficienza dei mezzi, dei materiali, bito della missione UNIFIL in Libano, è delle infrastrutture del Contingente. sempre l’elemento della ‘continuità’ cheCosì, a partire dalla fine degli anni ’90, permette allo stesso CAI, di guidare e con-sono stati costituiti i Centri Amministra- durre positivamente, per il tramite di unotivi di Intendenza (CAI) dove ufficiali del specifico nucleo alle proprie dipendenzeCorpo di Commissariato, insieme a sot- (denominato Nucleo Rimborsi ONU), l’at-tufficiali, graduati contabili di Esercito, tività ispettiva trimestrale delle NazioniMarina e Aeronautica, forniscono, con la Unite. Quest’ultima ha l’obiettivo di ve-loro costante azione il proprio contributo rificare la rispondenza della consistenzaalla missione al servizio e a disposizione di numerica e dell’efficienza degli assettitutti i colleghi a cui sono stati affidati com- forniti dall’Italia quale Troop Contributingpiti operativi. Si tratta di una tipologia di Country (TCC), attraverso i Memorandalavoro diversa, ma non meno importante: of Understanding e le Letter of Agreementè richiesta infatti una qualificata e pron- (LOA), sottoscritti da entrambe le partita presenza di personale che, nelle stesse (ONU e TCC). Tale attività, che richiede uncondizioni di disagio ambientale dei propri grosso impegno da parte delle componen-colleghi operativi, deve assicurare che l’a- ti logistiche delle Task Force ispezionatezione amministrativa si svolga secondo i (tanto da poterla considerare una vera eprincipi di trasparenza e correttezza e che propria “esercitazione logistica”) ha comela spesa sia gestita secondo i criteri di effi- ricaduta un duplice effetto. In primis ga-cienza, economicità e efficacia, così come rantisce la piena operatività e la sicurez-accade in Italia. Così i CAI, realtà a spic- za del contingente e, in secondo luogo, hacato carattere interforze, si sono rivelati riflessi di carattere finanziario. Infatti inuna fondamentale presenza trasversale relazione allo status delle unità accertatoche ha permesso, nel periodico alternarsi nel corso delle ispezioni, l’ONU ristora alladelle varie unità e dei loro Comandanti, di Nazione parte degli oneri sostenuti per lamantenere, nei Teatri Operativi, una sor-ta di ‘continuità nel cambiamento’. Bastapensare infatti che, nel corso di un annofinanziario, si alternano all’estero piùcontingenti, le cui scelte programmaticheo di spesa si ripercuotono sulle unità chesubentrano a quelle che lasciano l’areadi operazioni. Di conseguenza, si deduceche ogni contingente programma il soste-gno in Teatro e ne impiega le risorse per101
Amministrare all’estero le missioni internazionalipartecipazione alla missione, con specifici essere e saper fare” sono le caratteristi-rimborsi che riaffluiscono in un fondo de- che proprie delle donne e degli uomini deldicato alle missioni internazionali del Mi-nistero dell’Economia e delle Finanze. Nel Corpo di Commissariato delle tre Forzecorso della permanenza di ogni contin- Armate.gente in Libano, generalmente pianificata La voluminosità del tomo rappresenta l’e-per sei mesi, l’ONU effettua due ispezioni, levata quantità di nozioni e informazionicosì come accaduto, ad esempio, nel corso di cui è necessario acquisire la competen-della LEONTE XX (impiegata in Libano da za, a dimostrazione dell’impegno intellet-aprile a ottobre 2016), in cui le verifiche tuale da profondere per l’apprendimentosono state effettuate all’inizio dei mesi di e l’applicazione delle tre principali mate-giugno e settembre. I risultati positivi con- rie di interesse del Corpo di Commissaria-seguiti sono stati raggiunti grazie: to, evidenziate dai tre volumi a base del- alla perfetta presentazione di mezzi/ monumento: Etica, Legge ed Economia. La loro successione vuole significare che materiali e infrastrutture mantenu- l’agire deve essere diretto primariamente ti pienamente efficienti secondo gli dalla moralità, in relazione alla quale sono standard richiesti. Tale considerazio- definite le norme che regolano il compor- ne appare maggiormente rilevante, tamento quotidiano che, a loro volta, di- in considerazione delle crescenti diffi- sciplinano le ragioni economiche. Infine, coltà dovute al logorio del parco veico- in cima ai tre volumi campeggia un libro li dispiegato in T.O., sottoposto ad un aperto su cui è stato trascritto - in italia- impiego continuativo e prolungato nel no, inglese e arabo - un aforisma di Hen- tempo; ry Ford: “Incontrarsi è un inizio, restare- all’impegno sinergico profuso da tutto insieme è un progresso, lavorare insieme il personale delle Task Force. è un successo”, all’insegna della collabo- Alla luce delle considerazioni espresse, gli razione sempre più stretta tra le Forze Ufficiali e Sottufficiali del CAI della “Leon- Armate - in cui la diversità è fattore di te XX” nel Teatro Libanese hanno pensato successo - e tra la componente operativa e realizzato un monumento che riassu- e logistica. messe il ruolo del CAI e soprattutto evi- denziasse l’impegno di quanti vi hanno prestato servizio nel corso di tutte le mis- sioni. Posta nell’area dinanzi all’ingresso del Centro in Libano, l’opera è stata inau- gurata lo scorso 29 agosto dal Generale di Brigata Arturo Nitti, Comandante del Joint Task Force Lebanon - Sector West, insieme al Colonnello Giuseppe Totaro, Direttore del CAI. Il tema del monumen- to è il libro nella sua funzione simbolo di veicolo del sapere. Infatti, “sapere, saper 102
RETROSPETTIVEDOMANI TORNERA’ IL SOLE50 anni fa l’alluvione di Firenze: 8000 militari in campo per i soccorsiFranco ZAVATTARO Il racconto di un Nel 1966 furono più di ottomila Ufficiale degli i militari di Esercito, Marina, Incursori della Aeronautica e dell’Arma dei Carabinieri che – insieme a migliaia di Marina Militare, soccorritori civili – portarono aiuto alla protagonista con città di Firenze, letteralmente sommer- i suoi uomini dei sa dalla piena eccezionale ed improvvisa primi soccorsi nel dell’Arno, che straripò nella notte del 4capoluogo toscano il novembre. Il livello dell’acqua arrivò a 4 novembre 1966 raggiungere i cinque metri, i quartieri storici furono devastati e si contarono decine di vittime. La catastrofe suscitò commozione in tutto il mondo (anche la BBC lanciò un appello al salvataggio della “gemma” che è Firenze) e fece emergere lo spirito solidale del Paese, che accorse con migliaia di soccorritori e volonta- 103
ri per aiutare la città. Tra i protagonistidei soccorsi ci fu il Comandante FrancoZavattaro, all’epoca Tenente di Vascelloe Vice-Comandante del Gruppo Incur-sori della Marina Militare, tra i primi adentrare nel capoluogo toscano con i suoicinquanta uomini, a bordo di fuoristra-da, autocarri e imbarcazioni che si rive-leranno preziosissime nelle operazionidi soccorso che lui stesso racconta così,esattamente a cinquant’anni di distanza,in occasione della Giornata delle ForzeArmate: “La mattina del 4 fummo aller-tati: c’era l’alluvione a Firenze. E siccome ilGruppo Incursori era pronto “al fiammife-ro”, nel giro di un’ora e mezza partimmo daLa Spezia e raggiungemmo Firenze nel po-meriggio, quando già stava calando il buio.Lo scenario era surreale: la città era un fan-tasma, intere zone erano allagate e irrag-giungibili mentre tutte le luci dei semafori edelle automobili sommerse erano accese. Lecomunicazioni erano proibitive e le infor-mazioni disponibili pochissime. A guidarciper la città, con l’acqua che arrivava al co-fano delle Campagnole (le jeep italiane chedimostrarono ottime qualità anfibie) per uncerto tratto sarebbe stato Virgilio Virgili,un vigile urbano che purtroppo non sareipiù riuscito a ritrovare. I primi interventi liprestammo vicino a un piccolo luna-park:impaurita, una piccola folla si era arrampi-cata sulle giostre più alte per sfuggire allapiena, e una a una le persone furono trattein salvo sui nostri battelli pneumatici conmotore fuoribordo. Tra loro c’era un uomoche aveva un cestino di vimini che non vo-leva mollare a nessun costo: dentro c’eranoi suoi gattini. In alcuni quartieri si potevasolo navigare tra mille difficoltà, perché le 104
eliche si incagliavano per il fango e i detri- potevano procedere oltre i caselli autostra-ti. La notte quasi perdemmo un battello che dali, viste le condizioni delle strade, e biso-stava andando alla deriva a causa del moto-re bloccato; mi aggrappai a un palo stradaleper afferrarlo ma non riuscii a trattenerlo;per fortuna il motore ripartì, il battello tor-nò indietro e fui a mia volta salvato mentreero sospeso sopra l’acqua. In uno stabileera crollata la scala e la gente era rimastaintrappolata all’interno: alcuni dei miei siarrampicarono sui muri e recuperaronocon le funi alcuni anziani atterriti. Di azionicosì ce ne furono tantissime per i primi duegiorni, nei quali si lavorava giorno e notte,facendo anche delle ricerche subacquee. Apartire dal terzo giorno ci collegammo congli altri reparti militari che erano affluiti nelfrattempo a Firenze. Una delle priorità piùurgenti era la distribuzione di viveri e ge-neri di conforto alla popolazione. I camiondi derrate che venivano da fuori città non 105
gnava andare a recuperare i carichi laggiù.All’inizio condividemmo le nostre razionida combattimento con i fiorentini, poi alloStadio Comunale fu allestito un centro diraccolta dove venivano prelevati i generialimentari da distribuire senza sosta in cittàe nelle campagne. In alcune zone fuori cit-tà in cui intervenimmo – a ovest di Firen-ze - la situazione era ugualmente grave: icampi erano sommersi, le fattorie isolate eovunque c’erano detriti e carcasse di anima-li che andavano sgomberate senza indugioper evitare il rischio di malattie. Terminatala prima fase dell’emergenza, mettemmo incampo le nostre attrezzature speciali, le cu-cine da campo – con cui preparammo pasticaldi per tante persone -, le radio e in par-ticolare le pompe, che utilizzammo a ritmiforsennati per svuotare le cantine, primache l’acqua si infiltrasse nelle fondazioni.Da La Spezia erano arrivate le pompe per 106
lo svuotamento dei bacini, che avevano l’ho più scordato: in mezzo a un mucchiouna elevata potenza ed erano in grado di di libri imbevuti dell’acqua dell’Arno scorsiaspirare più di 100 tonnellate all’ora, senza un libriccino, una raccolta di poesie quasi ri-contare quelle fornite da Nave Garibaldi. sparmiata dal fango; si intitolava “DomaniLiberammo così dall’acqua i sottopassi della ci sarà di nuovo il sole”. Era la conclusioneferrovia nei pressi della fortezza Da Basso e della prima lirica della raccolta e suonavaun gran numero di scantinati, di enti pubbli- come l’auspicio più semplice e più schiettoci e privati, salvando archivi e materiali che che si potesse immaginare per Firenze e irischiavano di andar perduti per sempre. fiorentini. La portai via con me e la conser-Uno di questi interventi si concentrò sui vo ancora come uno dei ricordi più intensimagazzini della casa editrice Giunti e non della mia carriera militare.”Franco Zavattaro era all’epoca Tenente diVascello e vice-comandante del GruppoIncursori della Marina Militare. Per l’operaprestata a Firenze verrà insignito dellaMedaglia d’Argento al Valor Civile. Concludela sua carriera militare dieci anni più tardi,dopo aver comandato il San Marco dal 1972al 1975, di cui aveva diretto la Scuola per laricostituzione del Battaglione. 107
RETROSPETTIVEMEMORIEDI GUERRA E DI PRIGIONIA La viva voce di due reduci della campagna di RussiaA cura della Redazione “Reduce”, citando la Trec- cani, è colui che “ritorna dopo una lunga assenza, dovuta a imprese e avventure rischiose”. Oggi la parola viene però usata per circo- stanze assai più lievi: si è reduci da un rea- lity-show in un luogo esotico, da una tour-Il loro racconto lucido née teatrale o da un campionato mondiale - carico di emozione, di calcio. Il termine sembra dunque aver perso la sua valenza originale, ma di veri freddezza, lacrime reduci di guerra noi ne abbiamo incontrati e orgoglio – due a casa loro: il Sergente di Savoia Ca- valleria Giancarlo Cioffi (classe 1921) e il è l’omaggio migliore, Sottotenente degli Alpini Carlo Vicentiniquello dei protagonisti, (classe 1917). Entrambi hanno combattuto nella campagna di Russia della Seconda alla memoria di chi Guerra Mondiale, l’uno tra i protagonisti non è tornato“a baita” dal fronte dell’eroica carica di cavalleria a Isbuscen- skij il 24 agosto del 1942, l’altro in prima linea nelle furiose battaglie difensive sul Don nell’inverno che seguì, e poi prigio- niero dell’Armata Rossa per quasi quattro anni, dal ‘43 al ‘46. In occasione della Gior- nata delle Forze Armate, il loro racconto lucido - carico di emozione, freddezza, lacrime e orgoglio – è l’omaggio migliore, quello dei protagonisti, alla memoria di chi non è tornato “a baita” dal fronte. 108
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Memorie di guerra e di prigionia Giancarlo Cioffi, architetto (ad honorem) con punte di meno trentacinque sul ter- milanese, sta lavorando in queste setti- mometro. Il Natale del ’41 Cioffi lo passa mane a un nuovo progetto: un monu- in una località deserta, a presidiare una mento a Savoia Cavalleria nel capoluogo zona destinata a truppe in arrivo. I viveri lombardo, poco distante dalla caserma scarseggiano e Cioffi e i suoi si rassegna- nella quale di presentò l’11 gennaio del no a passare la giornata senza mangiare, 1941, il suo primo giorno da recluta del se non fosse che Abba manda provviden- Savoia. Ad attenderlo al reggimento tro- zialmente una slitta con la cena. La mo- va gli anziani e il suo comandante, il ca- bilità della cavalleria italiana - inquadrata pitano Silvano Abba, bronzo olimpico di nel Raggruppamento ‘Barbò’ (dal nome pentathlon moderno alle Olimpiadi di del suo comandante, il generale Gugliel- Berlino del ’36 e figura valorosa che avrà mo Barbò di Casalmorano), costituito dal un’influenza straordinaria sul suo squa- Savoia Cavalleria e dai Lancieri di Novara drone, il 4°. Il cavallo di Cioffi si chiama insieme al Reggimento artiglieria a caval- Violetto, un maremmano sauro ramato: lo Voloire – contribuisce notevolmente a insieme trascorrono 32 mesi, si perdono e tenere testa ai Russi in tutta la prima metà si ritrovano a Tarvisio alla fine della cam- del 1942, impedendone le infiltrazioni in pagna del Savoia, con Violetto che nitri- campo amico. L’episodio memorabile di sce in risposta all’inconfondibile fischio di Isbuschenskij si inquadra nell’offensiva Cioffi, nel frattempo nominato sergente sovietica scattata il 20 agosto, che vide sul campo. Il campo è quello dell’Ucrai- l’Armata Rossa oltrepassare il Don e la na, dove il reggimento giunge in linea nel “colonna Bettoni” – 700 uomini del Savoia settembre del 1941 dopo una parentesi e del II Gruppo di artiglieria a cavallo agli in Jugoslavia, con una cavalcata di qua- ordini del colonnello Alessandro Bettoni si mille chilometri lungo i Carpazi che si Cazzago - partecipare alla controffensiva, svolge in un caldo estremo, nella polvere verso una sommità sul fiume, designata e nel fango causato dalle piogge. “Solo la come Quota 213,5. Il pomeriggio del 23 la cavalleria riesce a camminare nel pantano”, colonna si dispone a circa 800 metri dalla ricorda Cioffi. Superato il fiume Dnepr, il quota in quadrato: uno squadrone appie- Savoia - schierato tra le divisioni ‘Pasu- dato su ogni lato con l’artiglieria, i cavalli bio’ e ‘Torino’ – si posiziona lungo il Don al centro col Comando. Le pattuglie esplo- di fronte all’Armata Rossa, con la quale ranti del 4° squadrone effettuano una pri- si scontra per la prima volta il 24 ottobre. ma ricognizione di quota 213,5, che risulta “Con lo squadrone andammo a cozzare vio- essere completamente sgombra. La notte lentemente contro un caposaldo russo e per- è caratterizzata da frenesia, perché sono demmo due uomini. Li andai a recuperare io finalmente giunti, dopo alcuni giorni a di- con un commilitone. Il capitano provò dolore giuno, il rancio per il personale e la biada per la perdita e non portò mai la medaglia di da distribuire ai cavalli. Alle 3.30 del mat- bronzo che gli fu concessa per l’occasione”. tino del 24 agosto un’altra pattuglia esplo- Se l’estate fu torrida, l’inverno fu gelido, rante esce dal quadrato per una ricogni- 110
zione preventiva sull’obiettivo. “Quasi per emoziona ancora una volta all’ennesimocaso il caporal maggiore Bottini intravede un racconto dell’ultima carica della cavalle-soldato russo appostato in un campo di gi- ria italiana e forse della storia. Con le scia-rasoli. Al primo colpo sparato dal cavaliere bole e i fucili, i cavalieri italiani spazzanoPetroso, i sovietici, che nella notte hanno oc- via le linee russe, atterrite dalla massacupato la quota con i 2500 uomini dell’812° del Savoia. “Vedevamo all’orizzonte i nostrireggimento di fanteria siberiano, convinti avanzare. Molti binomi cadevano colpiti daldi essere stati scoperti investono con il fuo- fuoco nemico”. A un certo punto il capi-co di tutte le armi automatiche e dei mortai tano Abba grida al colonnello “li stannol’accampamento”. L’artiglieria delle Voloire facendo fuori tutti, io vado!” e tempestiva-risponde sparando per dodici minuti ad mente dà quello che sarà il suo ultimo, im-alzo zero contro il nugolo di fiammelle portantissimo ordine: “Quarto Squadrone!azzurre dei Russi, seminando il panico Baionetta!”. Il successo della carica sarebbetra il nemico. A quel punto, nella confu- stato vano se il terreno non fosse statosione delle fila siberiane, Bettoni lancia in immediatamente occupato. ”Attaccammoazione il 2° Squadrone (insieme al ploto- frontalmente all’impazzata per alleggerirene mitraglieri), quasi senza farsi scorgere la pressione sul 2° Squadrone, mettendo adal nemico. “Quattrocentottanta zoccoli che tacere i mortai russi che stavano investendobattono con forza il terreno a passo di carica, di fuoco i nostri”. Cioffi fa una pausa e sigli squilli di tromba, il grido ‘Savoia!’”, Cioffi si commuove: “Negli scontri il capitano Abba 111
Memorie di guerra e di prigioniafu ferito quasi subito dal fuoco nemico”. É Medaglia d’Oro alla memoria, al quale nelinfatti Cioffi a completare con successo 2011 ha dedicato un bellissimo libro (‘Sil- disegno di Giancarlo Cioffi vano Abba – Il mio gran- de capitano’, ABEditorel’assalto in testa al plotone, in cui persero - di prossima ristampa) ela vita undici cavalieri del 4°, assalto se- l’ultimo ricordo del no-guito da un’ulteriore carica a cavallo da stro incontro a Milano:parte del 3° Squadrone. “Abba non ce la “teneva senza differenzefece. Le sue ultime parole furono per il co- a ciascuno di noi e facevalonnello : ‘la Quota è nostra’, prima di spirare sempre sì che ci sentissimosorridendo, stringendo un mitra parabellum legati al nostro Paese, ra-russo in mano”, racconta Cioffi non senza dunando ogni volta che siversare una lacrima per il suo ufficiale, poteva tutto lo Squadrone intorno alla radio, per far- ci ascoltare le notizie dalla madre Patria” (la radio di Abba è uno dei cimeli più singolari custoditi nel ricco museo di Savoia Ca- valleria a Grosseto, dove ha sede oggi il reggimen- to). Per l’impresa - costata la perdita di 32 cavalieri e il ferimento di 52, sen- za contare un centinaio di cavalli fuori combatti- mento (mentre da parte russa il bilancio fu pesan- tissimo, con 150 caduti e oltre 600 prigionieri) - lo stendardo reggimentale verrà insignito della Medaglia d’Oro al valor militare. De- cine saranno infine i cavalieri decorati al termine di un’azione d’altri tempi che – si tramanda – valse anche l’ammirazione tedesca: “noi queste cose non le sappiamo più fare”, affermò al colonnello Bettoni un ufficiale della Wehrmacht. Anche il dottor Carlo Vicentini, che ci riceve nella bella casa alle porte di Roma 112
costruita da sé dopo una carriera bril- meriggio, l’inizio di un lungo calvario chelante alle Ferrovie dello Stato, ha scritto si concluderà, solo per pochi, molto temposulla sua esperienza in terra di Russia un dopo. “La parola che avrebbe risuonato mi-libro struggente: ‘Noi soli vivi’: il racconto gliaia di volte nelle nostre teste era ‘davài’, chedei combattimenti disperati degli Alpini in russo significa ‘avanti’. Le sentinelle che ciper uscire dall’accerchiamento da parte sorvegliavano l’avrebbero abbaiata all’infi-dell’Armata Rossa, ma più ancora quello nito: in marcia, nei campi di lavoro, all’adu-della terribile prigionia toccata a 85.000 nata, alla distribuzione del rancio. Il simbolosoldati italiani, dei quali fu uno dei pochi della tragedia dei soldati italiani prigionierisopravvissuti (solo diecimila furono i pri-gionieri rientrati in Italia). Proprio dalla in Russia”. Poco dopo la cattura Vicentinicattura inizia la testimonianza fredda e rischia di essere ucciso a sangue freddolucida del sottotenente del battaglione al- insieme al cappellano: un commissariopini sciatori Monte Cervino, schierato sul politico li fa radunare insieme a tre uffi-Don nell’inverno ‘42-’43, uno dei più rigi- ciali tedeschi, i quali vengono giustiziatidi di sempre. “Era il 19 gennaio del 1943. Fui sommariamente. I due italiani vengonocatturato insieme a quel che restava del bat- risparmiati, perché “i governanti russi sonotaglione dopo le battaglie di Seleny Jar e Ros- generosi, hanno visto che il soldato italianososc per uscire dalla sacca”. L’Armata Rossa è buono ed è vittima dei capitalisti e dei fa-stava infatti sferrando nel settore italiano scisti”, disse il commissario politico. Le fotosul Don la terza fase della grande offensi- dei genitori e della fidanzata di Vicentiniva invernale, che aveva portato in primis vengono stracciate dai soldati russi, colalla caduta di Stalingrado e poi all’attaccoal centro dello schieramento italiano, cuiseguì l’accerchiamento delle divisioni al-pine per il cedimento delle linee difensiveungheresi e tedesche, rispettivamente anord e a sud. “Erano con me un centinaio diAlpini e il cappellano, Padre Leone”, ricordaVicentini, “stavamo riposando, stremati, inun villaggio, prima di intraprendere ancorauna marcia notturna verso ovest per sfug-gire alle incursioni russe. A un certo puntofui svegliato dagli spari che venivano dafuori. Accorsi all’esterno e subito mi ritrovaicon quattro fucili puntati addosso al grido di‘Ruki vièr’, mani in alto”. All’ufficiale italia-no viene tolto l’orologio – merce rarissimanell’Unione Sovietica di quei tempi – pri-ma ancora della pistola: sono le tre del po- 113
Memorie di guerra e di prigioniapretesto che non servono più. “In quei pri- sulle colonne di prigionieri, il cui numeromi giorni, passati totalmente a digiuno, con- si assottigliava di giorno in giorno per latinuavano ad arrivare prigionieri a migliaia. fatica e il freddo patito nei pernottamen-Nelle estenuanti marce di trasferimento ve- ti all’addiaccio. “Capitò anche di dover ba-demmo cadaveri dappertutto lungo il ciglio rattare del pane con… arie di opera lirica”,della strada, insieme a carcasse di mulo, rot- dice Vicentini rievocando un passaggiotami di camion, cannoni riversi”. drammatico del libro: “da un gruppettoIl gelo è imperante, la neve cade quasi di facce stralunate, con la barba di ventiorizzontalmente sulle colonne di uomini giorni, da quei fagotti di stracci sporchi einfagottati alla meno peggio e non equi- puzzolenti, da quei corpi solo pelle ed ossa,paggiati per quelle temperature. “Noi del uscì esile, stonata e fuori tempo, l’aria dellaMonte Cervino eravamo ben vestiti; ma ‘donna è mobile’”, il tutto in cambio di unagli altri? Ricordo quelli che non avevano le pagnotta.scarpe, destinati al congelamento e alla set- Dopo giorni e giorni drammatici di viag-ticemia, ma solo impacchi di stracci avvolti gio, in cui i morti si contano a decine traai piedi. La fame e il sonno erano diventa- l’indifferenza dei carcerieri e l’ottundi-ti una fissazione. Una volta trovammo un mento dei commilitoni, i prigionieri arri-mulo congelato e recuperammo dei brandel- vano nei campi di lavoro di destinazione.li di carne con l’accetta, carne fibrosa e dura “Io passai per ingegnere e mi fu affidatache ingoiammo con avidità. Ma la maggior una squadra di operai. Avevamo diritto aparte di noi subì solamente stenti che a lun- un supplemento di rancio, che rimanevago andare furono fatali”. I Russi non era- comunque privo di grassi, proteine e verdu-no preparati a gestire la massa di mezzo re e quindi assolutamente inadatto a com-milione di soldati nemici catturati, tutti pensare gli sforzi fatti a temperature rigide”.in condizioni a dir poco precarie. Vicen- Poi, una lunga parentesi di malattia, tra-tini è chiaro su questo punto: “l’ecatom- scorsa in lazzaretti come quello di Oran-be dei prigionieri in Russia è legata a molti ki, con letti a castello stipati all’invero-fattori: la priorità data al vettovagliamento simile come quelli dei lager, autenticidell’Armata Rossa, l’assenza di ferrovie per gironi danteschi dove regnano il delirio ei trasferimenti che avvennero solo a pie- i brividi della febbre da tifo e ogni giornodi, i campi di smistamento assolutamente tre o quattro disgraziati passano all’altroinadeguati. Il tifo petecchiale fece vittime mondo. Vicentini resiste e si riprende,a migliaia, la sopravvivenza dei prigionieri nonostante pesi cinquanta chili scarsi.era un problema trascurabile, ma anche la Gradualmente le condizioni di prigioniapopolazione civile soffrì la fame”. si attenuano, pur rimanendo durissime,Le marce di trasferimento erano spesso specie d’inverno. La guerra nel frattem-costellate di umiliazioni: i soldati di scor- po finisce e si alternano stagioni di lavo-ta – dei giovani di nemmeno diciott’anni ro – in cui Vicentini, come una bestia da– sparavano ad altezza d’uomo per di- soma, trainerà pesanti slitte cariche divertimento, la gente dei villaggi sputava legname, lavorerà nei campi e nei boschi 114
disegno di Carlo Vicentinie pure come imbianchino - a periodi di delusa, perché solo una decina di fami-inattività, costellati dalle lunghe e talvol- glie riabbraccia un reduce. “Sui vagonita umilianti sessioni di indottrinamento qualcuno aveva scritto col gesso ‘NOI SOLIpolitico a cui vengono sottoposti i pri- VIVI’, una scritta di cui ebbi vergogna, per-gionieri, che per lungo tempo non han- ché ero stato solo sfacciatamente fortunatono contatti con le loro famiglie: la prima a essere un reduce”.lettera ricevuta dall’Italia è datata 31 Vicentini smette di raccontare, va a cer-Dicembre 1945, più di due anni dopo la care i disegni che aveva fatto durante lacattura. Dopo il referendum del 2 giugno prigionia e pubblicati sul suo libro, sfo-del ’46 la situazione cambia: l’annuncio gliando il quale, all’ultima pagina si tro-del rientro, circolato addirittura un anno va la sua definizione: “il reduce sa solo diprima, inizia a farsi concreto. Un gior- essere un uomo felice, soddisfatto del moltono, i superstiti di quasi quattro anni di o del poco che la vita gli offre. Contento diprigionia vengono caricati su un carro essere vivo, considera regalato ogni giornobestiame che viaggerà per giorni verso che passa, se pensa alle molte migliaia diOdessa. Vicentini ha con sé poca roba, compagni che più di settant’anni fa chiu-un po’ di appunti e un centinaio di rubli: sero malamente la loro giovinezza in unala paga di anni di lavoro, che verrà spesa terra e per una causa che non era la loro”.in vino con i compagni... Un mese dopo Prima di salutarci, va a prendere il suola marcia di ritorno riprende attraverso cappello alpino originale per una foto ri-l’Europa centrale in rovine, sempre con cordo. “In un certo senso il mio cappello èla scorta russa. Ma l’eco del ‘davài’ diven- stato ancora più privilegiato: dopo la ritira-ta sempre più lontana, fino all’accoglien- ta è tornato a casa ben prima di me, chiusoza commovente a Udine da parte di una in una cassetta scampata fortunosamentefolla destinata a rimanere in larga parte alla prigionia”. 115
RETROSPETTIVE 11 NOVEMBRE MILIONI DI PAPAVERI ROSSI Il fiore che ricorda i caduti britannici della Grande Guerra e non solo Mario RENNA I primi All’undicesima ora dell’undice-remembrance poppies simo giorno dell’undicesimo mese, ogni anno in Francia, furono introdotti Belgio e Gran Bretagna si ricorda l’ar- in Gran Bretagna mistizio che un’ora prima di mezzo- giorno dell’11 novembre del 1918, mise nel 1921 definitivamente termine alla Prima da Anna Guérin, Guerra Mondiale. Per l’occasione, nel che aveva iniziato Commonwealth milioni di persone, con a produrli e venderli la Regina in testa, mettono all’occhiel- lo un piccolo papavero rosso di carta, il in Francia simbolo del Remembrance Day, la giorna- per raccogliere ta del ricordo. Per le strade, negli uffici, fondi destinati nei negozi e persino sugli schermi della agli orfani di guerra BBC spopolano i poppies, la cui origine simbolica è legata alla figura dell’ufficiale medico canadese John McCrae, che nel 1915 scrisse una commovente poesia – In Flanders Fields – ispirandosi ai campi di papavero rosso dei dintorni di Ypres, in Belgio, dove si combattè una delle più 116
IN FLANDERS FIELDS SUI CAMPI DELLE FIANDRE (trad. Renna) In Flanders’ fields the poppies blow Sui campi delle Fiandre spuntano i papaveri Between the crosses, row on row, That mark our place: and in the sky Tra le croci, che fila dopo fila, The larks, still bravely singing, fly segnano il nostro posto: e nel cielo Scarce heard amid the guns below. le allodole, cantano ancora con coraggio, volano Udite appena sotto, tra il rombo dei cannoni. We are the dead. Short days ago Noi siamo i Morti. pochi giorni fa We lived, felt dawn, saw sunset glow, Loved and were loved, and now we lie eravamo vivi, sentivamo l’alba, guardavamo splendere il tramonto, In Flanders’ fields. amanti e amati e adesso giaciamo Take up our quarrel with the foe; To you from failing hands we throw Sui campi delle Fiandre. The torch; be yours to hold it high, Riprendete voi la lotta col nemico; If ye break faith with us who die Dalle nostre mani deboli porgiamo a voiWe shall not sleep, though poppies grow la torcia; e siano le vostre a tenerla alta, E se non ricordate noi che moriamo In Flanders’ Fields. Noi non riposeremo, pur se i papaveri cresceranno sui campi delle Fiandre. 117
11 Novembre -Milioni di papaveri rossiviolente e sanguinose battaglie della Gran Bretagna, con una raccolta di oltreGrande Guerra. Nel mezzo del paesaggio 100.000 sterline, una cifra considere-sconvolto e devastato dalle artiglierie, ri- vole per l’epoca, impiegata per aiutare idotto a una poltiglia fangosa, continuava veterani a reinserirsi nella società. L’im-malgrado tutto a crescere una moltitu- mediata popolarità del papavero rossodine di fiori esili ma resistenti (i papaver spinse l’associazione benevola The Royalrhoeas), la cui vista impressionò il Te- British Legion a fondare l’anno succes-nente Colonnello venuto dal Canada al sivo la Poppy Factory, un esclusivo la-pari dello spettacolo macabro delle file di boratorio gestito da invalidi di guerracroci erette ogni giorno sul campo di bat- per realizzare manualmente papaveritaglia. La poesia ispirò a sua volta l’atti- artificiali. Il laboratorio esiste ancora (advista americana Moina Michael, che nel Aylesford) e continua a produrre milioni1918 scrisse ‘And now the Torch and Pop- di fiorellini – fatti perlopiù di carta - chepy Red, we wear in honor of our dead…’ vengono venduti ovunque a cura dei vo-e lanciò una campagna per adottare il lontari dell’associazione, insieme a unpapavero rosso in memoria dei caduti bel numero di oggetti sul tema del poppy,in guerra. I primi remembrance poppies disponibili anche su un sito web dedica-– realizzati in seta – furono introdotti in to (www.poppyshop.org.uk). Nel 2015 laGran Bretagna nel 1921 da Anna Guérin, raccolta di fondi della Royal British Le-che aveva iniziato a produrli e venderli gion ha superato abbondantemente i 36in Francia per raccogliere fondi destinati milioni di sterline, impiegati in progettiagli orfani di guerra. Oltremanica, l’ini- di welfare per gli invalidi e le famiglie deiziativa benefica ebbe subito un successo militari caduti in servizio, oltre che per laclamoroso: l’11 novembre del ‘21 furono memoria delle vittime delle guerre mon-venduti 9 milioni di esemplari in tutta la diali e dei conflitti successivi. Il rosso dei 118
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11 Novembre -Milioni di papaveri rossipapaveri tinge tuttora le più importanti i soldati britannici celebrano oggi l’11cerimonie di commemorazione dei ca- novembre con il remembrance poppy,duti nel Commonwealth e nei luoghi del portato anche dai commilitoni afghani.mondo dove prestano servizio i soldati Il simbolo della memoria domina puredi Sua Maestà. Nel 2013 si è svolta una la colorazione della Royal Albert Hall,suggestiva celebrazione, in cui studenti l’imponente sala da concerti londinesebelgi e britannici hanno deposto al me- che annualmente ospita un grande con-moriale di Ypres settanta sacchi di juta certo organizzato dalla Royal British(del tipo usato per costruire le trincee) Legion in occasione del Remembranceriempiti di terra proveniente da altret- Day, dove l’anno scorso - di fronte allatanti luoghi di battaglia della Grande Regina Elisabetta - si sono esibiti tra gliGuerra, ed è stata una lenta pioggia di altri Andrea Bocelli e Rod Stewart, ac-petali di papavero a culminare l’evento. compagnati da sei bande militari in altaAnche in Afghanistan, dove il papavero uniforme, rigorosamente con papaveropiù diffuso è purtroppo quello da oppio, rosso al bavero. 120
LIBRI E EVENTIU na graphic novel d’autore per giovane alpino, su tavole a colori, fatto raccontare ai giovani la Grande di combattimenti, attese, cameratismo, Guerra guerra in montagna e ospedali da campo,È la Storia della Grande Guerra, con la colpi di mano – Michele diventerà anche‘S’ maiuscola, raccontata attraverso le Ardito – sino all’epopea del Grappa e allodrammatiche vicende di un 17enne pie- slancio finale verso Vittorio Veneto. Nelmontese (il nome Michele Pellegrino è di quotidiano agire fianco a fianco si forgiòfantasia), chiamato alla leva come alpino l’identità degli italiani. Una identità com-e subito coinvolto nei duri scontri contro posita, resa nel fumetto dai tanti dialettigli avversari in prima linea. che si mescolano, ma coesa nell’idea diLa narrazione si apre con Michele, ormai Patria che nasce dalle avversità superatequasi 80enne, al cospetto del Sacrario del insieme e dai sacrifici che seppur doloro-Monte Grappa, quando il grido di un’a- si non sono stati vani, come ricorda an-quila lo riporta indietro di 60 anni sul cora l’alpino Michele ritornato sul Grap-campo di battaglia. Qui, grazie a quello pa a deporre un fiore in memoria di chistesso grido del rapace, Michele si risve- non c’è più. Il fumetto nasce da un’ideaglia dallo stordimento dei gas asfissian- dell’Associazione Nazionale Alpini in oc-ti, dai quali si è fortunosamente salvato, casione dell’Adunata di Asti dello scorsoappena in tempo per schivare il nemico maggio. Si voleva raccontare il significa-e cercare riparo nelle retrovie amiche. to della Grande Guerra, di essere soldatoSono i Giorni di Caporetto, i giorni del- e alpino, anche ai giovani che, lontanila disfatta ma anche della rinascita della dalle regioni che furono attraversate dalnazione. E questa rinascita è il focus del fronte, dove le testimonianze della guer-fumetto che alterna la “storia” ufficiale, ra sono parte del territorio, trovasserodisegnata in bianco e nero, al vissuto del più difficoltà a comprendere i sacrifici dei loro nonni. L’impresa poteva essere ardua senza ri- correre a un linguaggio attuale in gra- do di fare presa sui ragazzi ma che allo stesso tempo salvaguardasse la ricostru- zione storica, preservando al contempo il pathos degli avvenimenti. Di fronte a tale sfida la quadratura del cerchio è sta- ta affidare la realizzazione dell’opera al team di Luigi Piccatto famoso nel mondo del fumetto per essere una delle matite di Dylan Dog. Sue dunque sono la regia 121
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e le chine, Walter Riccio ha scritto le di calarsi nei panni dell’alpino Michelesceneggiature, Giulia Massaglia si è oc- Pellegrino, di affrontare con lui i drammicupata delle matite, Matteo Santaniello che milioni di giovani alle armi dovette-e Stefania Carretta dello scenario, Fabio ro affrontare è stato dunque pienamentePiccatto dei colori, Francesco Scrimaglio raggiunto. “Proprio questo era l’obiettivo –e Alessandro Sanna dell’impaginazione ha concluso Riccio - catturare l’attenzionegrafica. Fondamentale inoltre in un fu- dei ragazzi d’oggi, i millennials, con una nar-metto di questo genere è la veridicità sto- razione visuale coinvolgente e farli riflettereriografica per la consulenza della quale su ciò che fu la Grande Guerra affinché nongli autori si sono affidati ad Aldo Mola. I abbia più a ripetersi una simile tragedia”.riferimenti storici sono quindi ricostrui-ti con verosimiglianza maniacale anche Giuseppe TARANTINOusando vecchie fotografie di archivio. “Difatto è stata quasi una scelta obbligata, non DA CAPORETTO ALLA VITTORIAvolendo indugiare nello splatter – ha spie- Storia di un alpinogato Piccatto – ogni tavola perciò è metico- Riccio, Piccatto, Massaglialosamente pensata, disegnata, inchiostrata A cura dell’Associazione Nazionale Alpinie colorata al fine di dare più o meno risalto Pagine 80, prezzo € 15,00a un particolare o a un altro, piuttosto che disponibile presso la Sezione ANA di Astiall’azione o al paesaggio di sfondo o anco- Tel: 0141/531018ra alla vista di insieme”. Lo scopo ultimo 123
Da Caporetto alla VittoriaDoppia presentazione a Roma e a TorinoIl volume a fumetti è stato presentato il “backstage” del fumetto, oltre agli autori,17 novembre a Roma presso la Biblioteca il Generale Graziano e lo storico GianniMilitare Centrale di Palazzo Esercito, con Oliva, insieme al Presidente regionalegli autori, il Ministro Pinotti, il Generale dell’Ordine dei giornalisti Alberto Siniga-Graziano, il Generale Errico, e soprattutto glia. Nel suo intervento il Capo di Statodue classi di studenti superiori, destinatari Maggiore della Difesa ha raccontato cheideali della graphic novel. Proprio a loro si “sfogliando il volume si percepisce che siè rivolto il Ministro ricordando ‘Caporetto, tratta di un romanzo che può raccontare aioltre la sconfitta’, il concorso per le scuole giovani una guerra che ha visto impegnatibandito quest’anno in collaborazione con tutti gli italiani, una guerra anche dramma-il Ministero dell’Istruzione, dell’Università tica, una guerra talora dai toni cupi ma chee della Ricerca il cui scopo è lo stesso del sicuramente ha permesso di completarefumetto: avvicinare i giovani agli eventi del l’Unità Nazionale”. Anche Gianni Oliva hapassato grazie all’individuazione di vicen- sottolineato la profonda trasformazionede individuali – “la storia delle persone che la Prima Guerra Mondiale ha provo-nella storia”, ha detto il Ministro – che per- cato nella società italiana, costituendomettono a ciascuno di meglio identificarsi, la prima esperienza di massa nazionaledando un nome e un volto ad avvenimenti (furono oltre 5 milioni i soldati mobilitati)di portata epocale altrimenti difficili da alla quale prese parte ogni famiglia di ognicomprendere. “Per questa ragione – ha regione d’Italia.proseguito la Senatrice Pinotti – abbiamo Da appassionato lettore di Dylan Dog, ilvoluto valorizzare il fumetto commissio- Generale Graziano si è infine soffermatonato dall’Associazione Nazionale Alpini e sull’accuratezza dei dettagli del disegno,magistralmente realizzato da Piccatto e dal grazie ai quali si può rendere al meglio lasuo team”. vicenda raccontata dalla originale inizia-Gli studenti piemontesi sono stati gli tiva dell’Associazione Nazionale Alpini,ospiti centrali della presentazione del rappresentata in sala dal suo presidente25 novembre avvenuta presso il Circolo nazionale, Sebastiano Favero, intervenutodella Stampa di Torino. A illustrare loro il da Milano. 124
È in corso una “nuova” Guerra LIBRI E EVENTI fredda? La domanda rappresenta il punto di partenza del volume, coinvolti anche Russia, Iran e Turchia – grazie alla loro prossimità geografica – eche chiarisce sin dall’inizio le perplessi- gli Stati Uniti – per via della loro capacità di proiettare potenza anche da una po-tà suscitate da tale ipotesi nel gruppo di sizione offshore. Il volume nella prima parte descrive i principali elementi sto-ricerca coordinato da Gabriele Natalizia rici, politici e culturali che mettono in di- scussione la sovranità dei Paesi caucasici(Link Campus University). Non solo per- e la stabilità dell’area. Nella seconda par- te, invece, spiega il vero punto di contat-ché il ricorso alle categorie del passato to tra la Guerra fredda e la sfida in corso tra Washington e Mosca in questo inizioper interpretare i fenomeni del presente di XXI secolo: entrambe hanno preso forma sia nella dimensione internazio-risulta spesso scientificamente scivoloso, nale, attraverso le logiche classiche della politica di potenza, che nella dimensionema anche perché l’attuale confronto tra interna, attraverso il confronto tra attori proxy e la proposizione di modelli politiciStati Uniti e Russia si realizza su scala alternativi. Una lettura, quindi, che co- stituisce un validissimo strumento utileregionale, anziché globale, sia sul piano a comprendere ed a categorizzare, ma non a separare, le complesse dinamichedell’hard power che del soft power. Tra i di una regione la cui stabilità, peraltro, influisce direttamente anche su interessiprincipali teatri di questa competizione importanti del nostro Paese.figura il Caucaso meridionale, che nel Francesco LOMBARDI1991 ha assistito al ritorno all’indipen- CAUCASO MERIDONIALE Processi politici e attori di un’areadenza di Armenia, Azerbaigian e Ge- strategica a cura di Gabriele NATALIZIAorgia. I tre nuovi Stati costituiscono un Editore: ARACNE Pagine: 228 Prezzo: € 12,00mini-complesso di sicurezza nelle cui di-namiche, tuttavia, sono profondamente 125
LIBRI E EVENTI‘N ell’interesse supremo della vanta un apparato iconografico di tutto Scienza e della Nazione. L’Uni- rispetto ed è diviso in tre sezioni: versità di Torino nella Grande La prima ricostruisce il contesto urbano torinese negli anni in cui si registraro-Guerra’ è il titolo della mostra allestita no il rapido sviluppo della produzione industriale e – parallelamente – dell’oc-all’interno della Biblioteca storica dell’a- cupazione femminile, un contesto prima contraddistinto dalla opposizione tra in-teneo piemontese (via Po 17, ingresso gra- terventisti e neutralisti e poi dalla crea- zione di un “fronte interno” fortementetuito, aperta fino al 31 marzo 2017), che impegnato in opere assistenziali; nella seconda sezione si guarda alla vitaospita un’ampia collezione di oggetti e dei docenti e degli studenti dell’Univer- sità di Torino in quel periodo (molti deidocumenti originali sul tema, tratti dagli quali sacrificatisi al fronte); la terza affronta il ruolo assai particola-archivi e dalle biblioteche universitarie, re che le facoltà scientifiche dell’ateneo ebbero a svolgere nelle straordinarie cir-dove sono stati ben conservati per oltre costanze imposte dallo sviluppo del con- flitto, sintetizzato nel titolo che richiamaun secolo. Il contributo di innovazione pienamente lo spirito dell’epoca: “nell’in- teresse supremo della Scienza e della Na-che la ricerca scientifica dell’Ateneo die- zione”.de in quel periodo abbraccia numerose Mario RENNAdiscipline: dalla medicina aeronautica NELL’INTERESSE SUPREMO DELLA SCIENZA E DELLA NAZIONE(nell’esposizione spiccano alcuni tra i si- L’Università di Torino nella Grande Guerramulatori di volo) alla difesa dai gas (con A cura di Marco Galloni e Stefano Musso, Torinodiversi prototipi), passando per la veteri- Editore: ARACNE Pagine: 144naria e l’agronomia, senza trascurare la Prezzo: € 25,00fisiologia e l’economia. Il catalogo dellamostra (disponibile presso la Biblioteca) 126
INSERTO PUBBLIREDAZIONALE Federazione Italiana dei Piloti dei Porti Da 70 anni al Servizio della Sicurezza Il pilota del porto non è un mestiere conosciuto….eppure noi eravamo già piloti prima di quelli d’aereo oppure di formula uno. Siamo in parte responsabili della fondazione di Roma, i piloti di Enea erano Miseno e Palinuro, come riportato da Virgilio nelle Eneide. Dell’Unità d’Italia, Antonio Strazzera era il pilota di Garibaldi che guidò i vapori “Lombardo” e “Piemonte” nello sbarco dei Mille. Il prossimo anno la Federazione Italiana Piloti dei Porti compie 70 anni, pochi rispetto alla storia del pilotaggio, ma in questo arco di tempo è stata cofondatrice delle associazioni Europea e Mondiale dei Piloti EMPA ed IMPA , e si è impegnata per migliorare professionalmente i propri associati, individuando corsi di formazione in grado di migliorare qualitativamente i piloti dei Porti, come indicato dall’International Maritime Organization (IMO) nella risoluzione A 960. Proprio l’IMO quest’anno, con una lettera del suo Segretario Generale Kitack Lim al Presidente Danilo Fabricatore Irace, ha voluto ringraziare la Federazione per l’impegno disinteressato profuso dai Piloti del Sud Italia nell’assistenza alle navi che trasportano i profughi durante le operazioni portuali. Certo niente rispetto a quanto la Guardia Costiera Italiana svolge quotidianamente! Sempre nel 2016 con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Comando Generale delle Capitanerie di Porto abbiamo organizzato il Primo Forum sulla Sicurezza nei Porti, per cercare di migliorare attraverso delle buone pratiche un aspetto fondamentale per la competitività dei nostri scali e che ci vede al primo posto al mondo nel rapporto sinistri/numero di manovre, uno ogni settantamila.
Hanno contribuito:Mario Renna altri incarichi nello stesso ambito sia pressoTenente Colonnello del Genio Alpino, è il l’Ufficio di Gabinetto medesimo sia pressodirettore di Informazioni della Difesa. Ha lo Stato Maggiore della Difesa. Laureata inricoperto dal 1996 al 2015 diversi incarichi di Giurisprudenza e abilitata alla professionecomando e di staff nella Brigata Taurinense, forense, ha conseguito il Master in Managementdi cui è stato portavoce in Italia e all’estero per delle Pubbliche Amministrazioni presso la Scuolanove anni. Laureatosi a Torino in Ingegneria e di Direzione Aziendale dell’Università Bocconiin Scienze strategiche, ha conseguito un master di Milano. Ha frequentato numerosi corsi train giornalismo all’università di Ferrara e uno in i quali il 121° Senior Course del NATO DefencePost-war recovery studies a York (Regno Unito). College e il corso per funzionari della PubblicaÈ Dottore di ricerca in Scienze strategiche. Ha Amministrazione presso l’European School ofal suo attivo undici missioni internazionali, con Administration di Brussels.la NATO nei Balcani e in Afghanistan e conl’Unione Europea in Repubblica Centrafricana, Matteo Bressandurante la quale ha guidato il contingente italiano. È Emerging Challenges Analyst per il NATO Defense College Foundation e si occupa di MedioAntonio Morlupi Oriente e sicurezza per la rubrica “Gli occhi della1° Maresciallo della Marina Militare, lavora guerra”, sul Giornale.it. E’ stato coordinatorepresso l’Ufficio Pubblica Informazione dello didattico e docente del corso sul terrorismoStato Maggiore della Difesa. È laureato in svoltosi lo scorso novembre (2016) presso la SIOIScienze politiche e relazioni internazionali. di Roma. È autore insieme a Laura TangherliniFotografo navale dal 1996 presso l’Ufficio di Libano nel baratro della crisi siriana (2014),Pubblica Informazione della Marina, è autore premiato dalla sezione UNUCI di Lucca con ildi numerosi filmati promozionali per le Forze Premio Cerruglio 2015 per la sezione saggistica,Armate italiane. È stato impiegato nei teatri e di Hezbollah Tra integrazione politica e lottaoperativi come foto e videoreporter. Dal 2007 armata (2013).al 2011 è stato il responsabile del laboratorio Ha collaborato con “Rivista Militare” (periodicofotografico della Presidenza della Repubblica. dell’esercito italiano) e “Informazioni della Difesa”Nel 2015 ha vinto il terzo premio categoria Sport (l’organo pubblicistico dello Stato Maggiore dellaal Festival Internazionale Orvieto Fotografia ed Difesa). Ha conseguito nel 2007 il master in Studiha partecipato al festival internazionale della internazionali strategico-militari presso il Centrofotografia di Lishui in Cina. Alti Studi per la difesa (CASD).Maurizio Sanità Gianluca ManfredelliMaresciallo di 1^ Classe dell’Aeronautica Militare, Laureato in Giurisprudenza con indirizzofa parte della Redazione di Informazioni della internazionale, qualificato Consigliere GiuridicoDifesa in qualità di operatore fotografico per le per le Forze Armate, è attivo nella Pubblicaattività dell’autorità di vertice e dei reparti dello Informazione dal 2001 nel campo delle MediaStato Maggiore della Difesa. Precedentemente Relations, Training. Attualmente è Capo Sezioneimpiegato dalla Forza Armata come capo nucleo Media Monitoring presso lo Stato Maggiore dellafotografico presso l’Istituto Scienze Militari Difesa.Aeronautiche di Firenze per documentare In Italia ha svolto compiti di comando pressofotograficamente le attività di istituto. la Brigata Garibaldi e al Comando delle Forze Terrestri, all’estero ha lavorato presso il NATODaniela Iacovone Force Command a Madrid ed ha partecipato alleCapo Sezione Accordi Internazionali e Nazionali missioni in Macedonia, Kosovo e Afghanistanpresso l’Ufficio di Gabinetto del Ministero della sia come comandante di plotone sia come capoDifesa dal 2012, ha precedentemente svolto cellula PI.
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