Windsurf - Spiaggia La Pelosa - ph Francesco Merella sardegnaimmaginare 51
E’ il Ferrgosto il clou dell’estate stintinese, non solo Processione a mare, Beata Vergine della Difesa - ph Francesco Merellaper le celebrazioni della festa per l’Assunta, ma an-che per la concomitante celebrazione della fonda- tecipano all’evento. Così composta, la processionezione del paese che tradizionalmente si svolge tra compie un suggestivo giro nelle acque prospicien-fuochi d’artificio e musica. ti il paese, dove infine viene gettata una coronaL’altra data particolarmente significativa per gli in memoria dei caduti del mare di Stintino. Unostintinesi è quella dell’8 settembre, giorno in cui si spettacolo pirotecnico e un rinfresco concludonocelebra la festa patronale di Stintino, intitolata alla la giornata.Beata Vergine della Difesa. I festeggiamenti in re- Non si conclude però l’estate stintinese che clima-altà durano un’intera settimana, fra manifestazioni ticamente dura ancora a lungo, spesso ben oltre ilsportive e spettacoli musicali e teatrali. termine canonico. E se l’estate è il periodo di mas-Ma è l’8 settembre la giornata più importante e cen- sima affluenza turistica, anche in autunno e in pri-trale della ricorrenza, quando si tiene la processio- mavera giungono i visitatori, in particolare quelline, organizzata dalla Confraternita della Beata Ver- che amano una vacanza più contemplativa, a tugine della Difesa, e il simulacro della Vergine viene per tu con una natura e un paesaggio unici che nonportato in processione dalla chiesa del paese fino al smettono mai di affascinare. Stintino è in realtà unmare, sulle barche dei pescatori, per ricordare la tra- luogo che si può apprezzare in tutte le stagioni, unversata compiuta nel 1885 dall’Asinara a Stintino. luogo dove ritemprare non solo il corpo ma anche,A guidare la caratteristica processione di barche è e soprattutto, lo spirito, e nel cui mare è dolce, dol-quella su cui è stata caricata la statua, seguita dalle cissimo fare naufragare l’immaginazione.imbarcazioni su cui prendono posto i membri dellaconfraternita e le autorità religiose e civili. In codale barche dei privati che, sempre numerosi, par-52 sardegnaimmaginare
Fuochi per la Beata Vergine della Difesa - ph Francesco Merella Porto Vecchio - ph Francesco Merella sardegnaimmaginare 53
Sport e tempo liberoStintino e il Golfo dell’AsinaraLe Olimpiadi della velaLLa tradizione marinara di Stintino e il suo splen- La Pelosa - Windsurf - ph Mauro Sanna dido scenario naturalistico potrebbero trovarsi, in un futuro non tanto lontano, sotto i riflettori inter- suo contesto paesaggistico non stenta a immagina- nazionali e all’attenzione di un pubblico mondiale. re quale impatto mediatico potrebbe avere, ripro- All’indomani dell’ufficializzazione della candida- dotto in immagini fotografiche e riprese televisive tura italiana da parte del governo alle Olimpiadi come sfondo delle gare. del 2024, il borgo marinaro si è infatti proposto Inoltre Stintino è la patria delle vela latina, e può come sede delle manifestazioni veliche dei Giochi. vantare una tradizone sempre viva e continua- A lanciare l’idea è stato il sindaco di Stintino, An- mente rinnovata dall’annuale regata “Premio Pre- tonio Diana che non ha perso tempo e ha subito sidente della Repubblica”, una manifestazione ben scritto al presidente del consiglio Matteo Renzi per conosciuta e internazionalmente apprezzata dagli avanzare la proposta. L’idea ha raccolto un ampio appassionati di questo particolare e affascinante consenso fra gli amministratori di diversi Comuni genere di vela. Sarebbe insomma quel tanto in più del Golfo dell’Asinara come Porto Torres, Castel- di storia e tradizione locale che in una manifesta- sardo, Sorso e Sennori e altri del Nord Ovest come zione globale come le Olimpiadi potrebbe fare la Alghero e Sassari. Se venisse scelto Stintino tutto differenza. Stintino guarda dunque con grande il territorio, infatti, ne beneficerebbe in termini di interesse e ottimismo a un traguardo che è meno visibilità, di ricaduta turistica e quindi di sviluppo. lontano di quanto possa apparire, e spera; e con Le ragioni che remerebbero a favore di Stintino, Stintino sperano anche i suoi molti fan e tutto il nel caso in cui l’Italia fosse scelta come Paese ospi- Nord Ovest delle Sardegna. tante dei Giochi, sono peraltro evidenti e sono state ampiamente sottolineate dal sindaco Diana: Stin- tino è, con il suo mare cristallino e le sue bellezze naturalistiche, il palcoscenico ideale per le compe- tizioni veliche; e chi conosce il mare stintinese e il54 sardegnaimmaginare
Percorsi di trekking a Stintino a cura di Sardinia HikingItinerari segreti nel comune di Stintino.Dallo stagno di Casaraccio all’Isola dei PorriQuest’area costiera, situata nella parte Nord Occidentale della Sardegna, è compresa nel territorio di Stintino, Sassari e Porto Torres. Le costesono basse e sabbiose da Stintino a Porto Torres, ma la costa ovest di Stintino si affaccia sul Mare di Fuori ed è interamente alta e rocciosa discuri scisti.Il sentieroPercorrendo la strada Provinciale SP 34 che da Pozzo San Nicola porta al paese di Stintino, si incontra la grande rotatoriache collega la strada al bivio per lo Stagno di Casaraccio e allo sterrato con l’indicazione Coscia di Donna km.1,5.Lo stagno di Casaraccio è un interessantissimo sito naturalistico, molto frequentato dagli uccelli durante la migrazioneprimaverile, quando la zona è praticamente deserta. Inoltrandosi in auto nello sterrato e seguendo l’indicazione Coscia diDonna, si arriva ad un largo oltre il quale non è più possibile proseguire a piedi. Al di là della sbarra inizia il sentiero chedopo circa mt.200 porta a Cala Coscia di Donna. Si tratta di una spiaggetta pittoresca di ghiaia grigia mista a ciottoli epietre, bagnata da uno splendido mare trasparente, con tonalità che vanno dal verde al celeste e dai fondali rocciosi in are-naria, amatissimi dagli appassionati di snorkeling ed immersioni. Cala Coscia di Donna è l’ideale per gli amanti della tran-quillità e della pace più assoluta perché è quasi sempre poco frequentata, sia per l’assenza di sabbia che per l’accessibilitànon facile. Il paesaggio che la circonda è molto suggestivo in quanto selvaggio ed immacolato, con le rocce scure che laorlano che rendono lo scenario ancor più particolare, anche per il contrasto cromatico che creano con il mare. La spiaggianon offre servizi. Si prosegue fino al piccolo promontorio dal curioso nome di Coda della Carasanta e poi, in corrispon-denza della Costa di Tanca della Marina,si aprono altre calette, di ciottoli grigi, circondate da scogliere. Caletta Nord Isoladei Porri, Caletta di Punta Ruia, Caletta dei Corvi, Caletta Tanca della Marina e Caletta Monte Rattu.Questo litorale si presenta in abbandono,difficilmente accessibile,mentre le spettacolari calette sono sporche a causa delcatrame e dai rifiuti portati dal mare. Da qui il sentiero non si riconosce facilmente, appare a tratti qualche traccia sulterreno, pertanto bisogna mantenersi alti sulla costa senza mai scendere in altre cale e calette, per non perdere il tracciatofino a Cala Isola dei Porri, piccola spiaggetta dorata con ciottolini di quarzo traslucido di fronte all’isolotto omonimo.L’isolotto dei Porri, è separato dalla costa da uno stretto canale di circa mt.20, è caratteristico per la sua forma trapezoi-dale, e per i suoi fianchi rocciosi e scoscesi. Il punto più alto è mt.63. Le spiaggette più belle sono subito a sud, con accessoripido, alla portata solo degli escursionisti esperti. Lo scenario è davvero suggestivo, la natura circostante è solitaria eselvaggia, qui difficilmente si potrà fare il bagno, perché il mare è molto spesso agitato. L’aspetto è bellissimo, di grandeimpatto emotivo, scarsamente frequentata, forte, con sassi bianchi e mare verde, profondo, ed estremamente trasparente,quasi privo di Posidonie. Il rientro si effettua sulla stessa strada dell’andata.Tempo di Percorrenza: 4h A/R • Difficoltà: EInfo: www.sardiniahiking.com - [email protected] - Luca Trinchieri - +39 3349342184 sardegnaimmaginare 55
Chissà quale strada si intraprende per abbracciare la storia.Non ci sono curve e neppure salite in un viaggio a ritroso.Perchè le pietre parlano, raccontano, levigano i lunghi attimi che dividono le esistenze.Camminare attorno alle pietre ci riporta a tempi magici, lontani,pieni di colori e rumori quasi scomparsi.Testo: Giampaolo Cassitta - Foto: Gabriele Doppiu
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di Raimondo Zucca I GIGANTIIl santuario degli Eroi di Mont’e Prama sardegnaimmaginare 59
UUn diario di scavo a Mont’e Prama del 1979 troncoconici, sostituiti (o accompagnati) da statue Conservo ancora, tra le mie carte le pagine del e modellini di nuraghe della prima metà del VII mio diario di scavo a Mont’e Prama del 1979. In [sec. a. C.]. A mio giudizio queste sono le sepolture quell’anno io terminavo i miei studi universitari ed dei Tespiadi. Resterebbe da identificare la sepoltu- il mio relatore di tesi di laurea, il Soprintendente il ra di Iolao (che tuttavia secondo una fonte- Solino- professor Ferruccio Barreca, ed il Direttore scienti- venne trasformata in tempio)». fico dello scavo di Mont’e Prama, Carlo Tronchet- Ancora: «La mia scoperta di ieri [20 settembre ti, mi vollero in quello che appariva ai miei occhi 1979]: una favissa, sulle rovine di una costruzione di studente un cantiere di scavo incantato: Mont’e nuragica a Mont’e Prama, costituita da centinaia Prama, il luogo delle statue dei giganti indagate dal di terrecotte figurate siceliote ed ellenistiche (IV- II mio correlatore, il professore Giovanni Lilliu. sec. a.C.)». Ed infine: «Alla 7a settimana di scavo Mi trovai proiettato nella tarda estate di quel 1979 a Mont’e Prama io trovai nella tomba 25, il 10.10. in un mondo scintillante, quello dell’archeologia, 79, uno scaraboide». dove avrei desiderato vivere. Dalla conclusione di quel fortunatissimo scavo, il Con me erano i due più giovani archeologi della 12 ottobre 1979, dovevano passare 12.624 giorni, Soprintendenza Emina Usai e Paolo Bernardini, trentacinque anni, prima che potesse rinascere la con i quali ci saremo ritrovati a Mont’e Prama ricerca archeologica di Mont’e Prama, il 5 maggio trentacinque anni dopo. 2014. Un frammento di mio diario del 3 settembre mo- stra tutto l’entusiasmo che mi bruciava dentro: «A • La necropoli di Mont’e Prama mio giudizio, con grande probabilità, oggi abbia- (Sardegna centro occidentale) mo chiarito la situazione: le “colonne” [attribuite Il celebre sito archeologico di Mont’e Prama, ca- ad un tempio nello studio di G. Lilliu, Dal betilo ani- ratterizzato da una necropoli con sculture mo- conico alla statuaria nuragica] sono betili troncoconi- numentali della prima età del ferro o del BF 3, è ci provvisti sul terzo superiore di incavi a sezione localizzato nel Sinis di Cabras (Oristano), a 2 km quadrangolare; i “capitelli” sono frammenti di mo- ad oriente della laguna di Cabras (Mar’e Pontis) e a dellini di nuraghe. Dunque un’area funeraria ma 4 km ad occidente del Mare Sardo. Il complesso non “comune” bensì “riservata”, segnata da betili archeologico, individuato casualmente nel 1974, è60 sardegnaimmaginare
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stato fatto oggetto di scavi nel 1975, 1977, 1979 totto esemplari, di cui 16 pugilatori, 6 arcieri e 6ripresi nel maggio 2014 e ancora in atto. guerrieri, inoltre 16 modelli di nuraghe, di cui 8La Sardegna è caratterizzata durante l’età del monotorre, 5 a otto torri laterali ed una centrale eBronzo, nella seconda metà del secondo millennio 3 ad torre centrale cinta da un bastione a 4 torri.a.C. dalla cultura nuragica, così denominata dal Tale complesso di statue è il più grandioso di tuttomonumento più caratteristico, il nuraghe. l’Occidente protostorico.Già con il BF 3 non si costruiscono più nuraghi, Le sculture furono investite da un volontario inter-ma la cultura dei Sardi vive tra IX e VIII secolo vento distruttivo attuato simultaneamente entro lanella memoria della grande civiltà architettonica fine del IV sec. a.C., forse ad opera dei Cartagi-dei nuraghi, ora riprodotti in pietra, bronzo e ter- nesi, che curarono l’obliterazione dei 5178 fram-racotta (modellini miniaturistici) che eternano il menti statuari in una discarica sopra le tombe piùricordo di un’età ormai mitica. occidentali e, soprattutto, all’interno di una stradaIl complesso di Mont’e Prama è probabilmente un funeraria, profondamente incassata, parallela all’e-santuario, unico nel suo genere in tutta il Medi- stremo filare ovest di sepolture.terraneo centrale e occidentale, nato da una mo-numentalizzazione di una necropoli a tombe indi- • La ricerca geofisica e archeologica delviduali a inumazione, caratterizzato dalla scultura 2013-2014monumentale. Nell’ambito di una intesa tra le Università di Ca-Al di sopra del sepolcreto delle tombe a pozzetto gliari e di Sassari e la Soprintendenza per i Benidel IX sec. a.C. / prima metà dell’VIII secolo a.C., archeologici di Cagliari e Oristano, con il finanzia-viene costituita una vasta area lastricata per giochi mento della Regione Sardegna (L.R. 7 / 2007), sifunebri, presumibilmente disposta su due livelli, è avviato un progetto (Archeologia di Mont’e Pra-inferiore quello più occidentale, superiore l’area ma) che ha visto coinvolte insieme alle tre Istituzio-orientale. ni promotrici, la Casa Circondariale di Oristano,L’area lastricata poté ospitare un complesso di be- il Comune di Cabras e il Consorzio Uno per latili troncoconici in arenaria e calcare e di statue promozione universitaria di Oristano.colossali in calcare del miocene superiore, alte fino La ricerca archeologica è condiretta dalla Soprin-a m 2, 20, di cui sono state finora rinvenute ven- tendenza per i Beni Archeologici di Cagliari e sardegnaimmaginare 63
Oristano (Alessandro Usai, Emina Usai insieme a to l’arresto della discarica delle sculture in corri-Gianni Mancosu, Sergio Orrù e Claudio Buffa) e spondenza della tomba 1, la più meridionale delledall’Università di Sassari (Paolo Bernardini, Pier sepolture individuate da C. Tronchetti, benchéGiorgio Spanu e Raimondo Zucca), mentre le in- nell’ampliamento sud dello scavo (saggi XXXI-dagini geofisiche sono condotte dall’équipe di Ga- XXXII / 1979) si fossero individuati un betilo inetano Ranieri dell’Università di Cagliari. arenaria ed uno in calcare, oltre a pietrame varioIl cantiere è condotto da un team di archeologi al- che suggerivano la continuazione verso sud dellalievi della scuola di specializzazione in Beni Arche- discarica.ologici di Oristano dell’Università di Sassari, con i L’analisi geofisica ha mostrato, lungo l’asse NNE /quattro apprendisti archeologi delle carceri di Ori- SSO dei citati quadrati 79 e 89, per una lunghezzastano (Marco, Angelo, Peppino e Costantino) e l’ap- di m 15 (fino all’estremità sud del mappale 1588),prendista archeologa del comune di Cabras Silvia ed una larghezza di circa m 3, una sequenza uni-Zoccheddu, con le responsabilità sul campo delle taria di anomalie, in cui si distaccavano a quotearcheologhe del Consorzio UNO di Oristano (Lu- varie due anomalie, di piano trapezoidale di circaciana Tocco e Adriana Scarpa) e dell’Ateneo Sassa- m 2, 25 di lunghezza x 0,60 di larghezza, rivelatesirese Barbara Panico, Stefania Atzori e Carlo Nocco. pertinenti a due betili troncoconici, varie anomalieIn base alle anomalie geofisiche principali ed alle quadrate riferite dallo scavo a lastroni di coperturaanalisi sulle foto aeree e satellitari si sono effettuati di tombe, ed anomalie di varia estensione apparte-saggi di scavo nell’ambito di cinque quadrati (di nenti ai frammenti di sculture in calcare, a lastre e100 mq ciascuno) nel settore meridionale del terre- a pietre brute corrispondenti alla discarica.no, di proprietà della Curia arcivescovile di Orista- Lo scavo iniziato nel quadrato 89 il 18 giugno 2014no (Comune di Cabras, F. 8, mapp. 1588), oggetto ha rivelato già il 20 giugno i primi frammenti didei precedenti interventi di scavo. sculture antropomorfe in calcare, pertinenti allaI dati più rilevanti sono stati acquisiti nei quadrati discarica. L’anomalia trapezoidale più meridiona-SE-B3-79 e SE-B3-89 dislocati immediatamente le del georadar si è definita come appartenente ada sud del sepolcreto meridionale scavato da Carlo un betilo in arenaria il 24 giugno. Il secondo be-Tronchetti nel 1979. tilo, di analoghe dimensioni a quelle del I betilo,In realtà le indagini del 1979 avevano verifica- corrispondente ad una seconda anomalia trape-64 sardegnaimmaginare
zoidale, è individuato nel quadrato 79 il 3 luglio. Queste ultime sono divise in due settori, meridio-Il 23 luglio si evidenzia, al di sotto dello strato della nale e settentrionale, con quattro tombe a lastronediscarica, all’estremità nordorientale della stessa, ciascuno, provvisti di un betilo di m 2,30 di altez-nel quadrato 89, il primo lastrone in arenaria (m 1, za. L’orientamento dei due “insiemi” è il medesi-15 x 1, 10) pertinente, con probabilità, ad un filare mo (NNE /SSO), ma le tombe più settentrionalidi tombe a pozzetto, del genere di quelle del settore sono traslate di cm 90 verso ovest, rispetto all’altrosettentrionale della necropoli (scavi A. Bedini- C. gruppo.Tronchetti). Un secondo lastrone, a 2 m a sud del La strada funeraria fu colmata dai pezzi di statueprimo, si individua il 29 luglio. Il terzo lastrone, nel e di modelli di nuraghe distrutti probabilmente daiquadrato 79, a m 1 ad ovest del lato occidentale del Cartaginesi, intorno al 350 / 300 a. C.I lastrone, è stato messo in luce l’8 agosto. • Interpretazione dei dati di scavoIl 2 luglio era venuta in luce ad est del betilo meri- Nell’ambito del Bronzo Finale o del Primo Ferrodionale (quadrato 89) una probabile tomba a poz- (tra X e IX sec. a.C.) un sepolcreto di tombe a poz-zetto con la copertura costituita da pietrame. zetto circolare, scavate nel cortice dei calcari delUna seconda tomba a pozzetto, esattamente a miocene superiore, con, talora conservata, la co-NNE della prima, viene in luce il 1° agosto, ad est pertura di pietrame, è stato evidenziato, per circadel lastrone mediano. Una probabile terza tomba 44 metri di lunghezza, ad oriente della via funera-a pozzetto con copertura data da un tumuletto di ria N/S e del filare più occidentale di sepolture, dapietrame si evidenzia, lungo lo stesso asse NNE / Alessandro Bedini (18 tombe disposte su vari filari)SSO, nel quadrato 79. e da Carlo Tronchetti (tombe 1bis, 2bis, 3bis, 4bis, tom-Alla metà di settembre 2014 lo scavo archeologico ba non numerata, nel saggio XXXI / 1979 e unha dimostrato la continuità verso sud del sepolcre- numero indeterminato di altre sepolture a pozzettoto di IX sec. a.C con tombe a pozzetto circolare ad est delle tt. 18-23).semplice, sia della monumentalizzazione dell’area A questo stesso sepolcreto devono assegnarsi, perfuneraria con i lastroni di arenaria e la disposizio- ora, le tre tombe a pozzetto, di cui due con tumu-ne dei betili troncoconici, dei modelli di nuraghe e letto di copertura, individuate nei quadrati 79 e 89delle sculture antropomorfe, presso la strada fune- dei nuovi scavi 2014.raria ad occidente delle tombe con lastrone. sardegnaimmaginare 65
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ph Enzo CossuNel settore più occidentale del cortice dello strato conografia del nuraghe quadrilobato, raddoppian-calcareo, a ridosso della strada funeraria escavata do i tre esempi già noti. Si ha inoltre un esemplarein senso N/S si dispongono i lastroni di copertura di modello di nuraghe di grandi dimensioni a ter-delle tombe a pozzetto che prospettano sulla stra- razzo quadrato, analogo all’esemplare scoperto nelda, disposti secondo un asse NNE /SSO le due 1979 negli scavi di C. Tronchetti.meridionali e N/S quello più settentrionale. Altri modelli di nuraghi monotorre di grandi di-Secondo la lettura di Alessandro Bedini questi la- mensioni a terrazzo circolare costituiscono variantistroni apparterrebbero ad un lastricato, posteriore di esempi già noti.alle tombe antiche a pozzetto, solo in parte con- Per quanto riguarda le sculture antropomorfe ab-servato, su cui erano impostate le basi delle statue biamo una testa e un torso di pugilatore, probabil-calcaree. mente con connessi fra loro, una testa di guerrieroIl problema è costituito dall’estensione del lastri- o di arciere, un busto con i tronconi delle gambecato (meglio conservato nel settore settentrionale di un guerriero, frammenti di corazze, di archi, di(scavi di A. Bedini), rispetto all’area del sepolcreto faretre di arcieri, basi di statue con piedi nudi e,di Carlo Tronchetti e allo scavo 2014), da imma- dato rilevantissimo per il dato iconografico nuovoginarsi come un piazzale ovvero come una basis a Mont’e Prama, otto frammenti di piedi calzatiallungata che fiancheggiava la via. con sandali.Abbiamo ora la certezza sia della continuità verso Negli ultimi giorni di settembre sono state indivi-sud del sepolcreto di I fase, sia della monumenta- duate due statue quasi integre, una delle quali con-lizzazione dell’area funeraria con i lastroni di are- serva la testa. Queste statue presentano una icono-naria e la disposizione dei betili troncoconici, dei grafia innovativa per le statue di Mont’e Prama.modelli di nuraghe e delle sculture antropomorfe. Si tratta di una rappresentazione di un personaggioPer quanto attiene i betili essi sono i più alti (m maschile stante, anche se l’esempio meglio conser-2, 30) di tutta la serie dei betili di Mont’e Prama vato ci mostra una ponderatio del corpo con una gam-(e dell’intera Sardegna), provvisti di una concavi- ba verticale e l’altra avanzata, probabilmente pertà alla base inferiore per l’inserimento in un basa- esigenze statiche. La testa, con il consueto schemamento distinto. degli occhi a doppio circolo, le trecce, e le orecchie aI modelli di nuraghe ripetono in tre esemplari l’i- semicerchio rilevato, è dotata di un copricapo coni-68 sardegnaimmaginare
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co, è leggermente ruotata a destra. Dunque la rigida chi a doppio circolo e dalle lunghe trecce. Lo scu-frontalità delle altre statue è superata. do è identico, così come il gonnellino, desinente aIl braccio destro è piegato a 90° portando l’avam- punta posteriormente. La figurina ha i piedi calzatibraccio rivestito da un manicotto e il pugno guan- da sandali.tato sul petto, mentre il sinistro trattiene un singo- Giovanni Lilliu ipotizzava per la figura di Cavalu-lare scudo arrotolato a formare inferiormente un po un rango sacerdotale, connotato dal copricapocono rovescio su cui si innalza un lembo ricurvo conico, attribuendo lo scudo, non funzionale, a unsino all’altezza della testa, mente un lembo inferio- prete di un “Marte nuragico”.re dello scudo ricopre l’addome. Tra i vari frammenti delle altre sculture si staccaE’ probabile che una base con i piedi rivestiti da una possibile porzione di testa con elmo costituitosandali, rinvenuta a poche diecine di centimetri da una calotta, delimitata inferiormente da due fa-dalla statua più settentrionale, sia pertinente a tale sce anulari di appliques coniche, affini (segnalazio-scultura. ne di Giovanni Ugas dell’8 agosto 2014) all’elmoL’iconografia, a prescindere dal braccio destro del capo con scudo e stocchi di Abini - Teti (G.con mano guantata da pugilatore, ripete quella del Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, nr. 94).bronzetto maschile della tomba dei “bronzetti sar- Come si è detto le statue furono distrutte e gettatedi” di Cavalupo (Vulci), una sepoltura a pozzetto nella strada sottostante, dopo l’azione volontaria delcon un’urna che accoglieva le ceneri di una donna, fuoco che si appiccò anche alle fratture causate dallasupposta sarda andata in sposa ad un “principe” distruzione, insieme a pietrame vario, forse derivatovillanoviano, intorno all’820 a.C. dall’allettamento dei lastroni di copertura delle se-Nel bronzetto di Cavalupo la mano destra è levata polture di I fase, terra e materiale archeologico dellain gesto di preghiera, ma la testa con il copricapo I età del ferro e di età punica (IV sec. a. C.).conico mostra un volto segnato dai due grandi oc-72 sardegnaimmaginare
Fra i reperti si segnalano frammenti di anse di broc- Sardegna Immaginare ringrazia: I direttori del cantiere di Mont’ echette askoidi anche con decorazione a chevrons mul- Prama: Prof. Raimondo Zucca, Prof. Paolo Bernardini, Prof. Pier Giorgiotipli o ornato plastico (forcella), tazze carenate di cui Spanu per quanto riguarda la parte archeologica affidata all’Università diuna con una applique foggiata a pugnaletto ad elsa Sassari. L’Università di Cagliari che ha effettuato le analisi geofisiche:gammata, vasi a collo, grappe in piombo di restauro Prof. Gaetano Ranieri e il suo team composto dal Dott. Antonio Trogu, Dott.di ziri. Luigi Noli, Dott. Mario Sitzia (UniCA); La Soprintendenza Arche-Il sito archeologico di Mont’e Prama non è certa- ologica: Dott. Alessandro Usai, Dott.ssa Emina Usai, Gianni Mancosu;mente limitato all’area funeraria monumentalizza- Il Consorzio UNO: Dott.ssa Luciana Tocco, Dott.ssa Adriana Scar-ta nella forma di un lastricato con le sculture. pa; per l’Università di Sassari, Dott.ssa Barbara Panico, Dott.ssa StefaniaE’ da presumere che oltre all’area funeraria vi si- Atzori, Dott. Ivan Lucherini, Dott. Luca Sanna, Dott.ssa Antonella Unali,ano strutture di un santuario che incorporava la Salvatore Ganga; Gli studenti della Scuola di Specializzazionenecropoli, forse in rapporto ad un culto eroico. in beni archeologici Nesiotikà: Carlo Nocco, Cristina Bazzano,Dal 24 settembre è attiva a Mont’e Prama una Francesca Caputo, Lucio Deriu, Lorena Randazzo, Federica Mazza, Ales-équipe bioarcheologica, diretta dal Prof. Salvatore sandra Finà, Chiara Rossi, Marisa Caruso, Krizia Bologna, Alice Meloni,Rubino, che analizza con tecniche raffinate i resti Adrià Mainar Scanu, Giuseppe Padua, Miriam Spanu, Viviana Pinna,scheletrici delle nuove tombe a pozzetto con inu- Natale Monaco, Alberto Castelli; Per le analisi Bioarcheologiche:mazioni individuali, che consentiranno le deter- Prof. Salvatore Rubino, Dott. Gabriele Carenti, Dott.ssa Emanuela Sias.minazioni del DNA dei Sardi della I età del Ferro Per il Comune di Cabras: Silvia Zoccheddu; Il direttore delladi Mont’e Prama, l’eventuale DNA di agenti pa- Casa Circondariale di Massama: Dott. Pierluigi Farci; I dete-togeni e il DNA di specie animali eventualmente nuti della Casa Circondariale di Massama: Marco, Giuseppe,presenti nella terra di riempimento. Costantino, Angelo e Claudio. sardegnaimmaginare 73
ph Enzo Cossu74 sardegnaimmaginare
Guardarsi con gli occhi dei GigantiDovremmo guardarci negli occhi. I nostri. Quelli fatti per scrutare nella maestosità del tempo e nelledegli altri. Per capire chi siamo stati, cosa vogliamo profondità dell’anima.essere. Guardandoci da lì, con loro, da quella vista mera-Dovremmo guardarci negli occhi magnifici e in- vigliosa, ci siamo dovuti chiedere: ci riconoscereb-quietanti di quei giganti, i Giganti di Monti Pra- bero? Ci riconosceremmo?ma, che troppo a lungo abbiamo nascosto a noi I nostri antenati, coloro che prima di noi sono pas-stessi, negato alla nostra vista e alla nostra storia. sati su questa terra leggeri, guardandoci, ci rico-Dovremmo guardarci negli occhi di quelle sta- noscerebbero come loro degni e creativi eredi? Citue nuragiche, di quei “bronzetti in grande”, fatti riconoscerebbero come i continuatori di una lun-apposta per non poterci sottrarre al loro sguardo ghissima, tortuosa, appassionante storia? Ci rico-ipnotico e denso di domande. Quello sguardo ma- noscerebbero come sardi, esseri umani sardi?gnetico e carico di responsabilità. Questo è il punto. Cosa siamo divenuti? Cosa sa-Una responsabilità così pensante, così densa di remmo dovuti essere? Cosa possiamo divenire?conseguenze, che per un po’ di tempo quei Gigan- Guardandoci da lì, guardando oltre, abbiamo ca-ti li abbiamo disconosciuti. Non erano nostri. Non pito che la questione non è materia di centimetri,li avevamo fatti noi. Non ci rappresentavano. Non non è questione di essere alti o bassi.eravamo noi. Il punto è non abbassarsi, non piegarsi. Il punto èForse ci mettevano in imbarazzo. Non perché po- essere sempre all’altezza della nostra storia di sarditrebbero rappresentare un primato sardo nella sta- e di uomini.tuaria mediterranea, fino al punto da precedere le Il punto è essere moralmente all’altezza di quellefantastiche statue greche (eppure proprio i greci ce domande che i nostri Giganti silenziosamente cili avevano chiesti per esporli alle Olimpiadi); no, ci pongono. Ed essere concretamente all’altezza dellemettevano in imbarazzo per un altro motivo, ben risposte che meritano.più inconscio e carnale. Perché sono alti, troppo alti.Già, perché i Giganti di Mont’e Prama ci guardano di Franciscu Seddadall’alto in basso. Ci guardano in sa bassa in cui cisiamo ficcati da quando abbiamo smesso di sentirci“giusti”. Era ieri, era l’inizio del 1800, quando cisentivamo e ci comportavamo da nazione davan-ti all’Europa. E il nostro corpo era semplicementegiusto, era semplicemente il nostro. Poi è diventato“basso”. Poi siamo diventati “regione”. E quando iGiganti sono arrivati, così abituati a dire “noi sardisiamo bassi e la Sardegna è una regione”, divenuticosì incapaci di guardarli negli occhi, di provaread essere alla loro altezza, li abbiamo dovuti na-scondere.Ma loro, silenziosamente, hanno continuato aguardarci. E quando alla fine abbiamo avuto il co-raggio di rispondere al loro muto appello, il loroinvito, sorprendentemente, non è stato quello diguardarli negli occhi. Ma di avere il coraggio diguardarci con i loro occhi, con i loro grandi occhi sardegnaimmaginare 75
di Enzo Cossu OROSEI Sulla costa centro-orientale della Sardegna76 sardegnaimmaginare
Marina di Orosei - ph Enzo Cossu sardegnaimmaginare 77
SSul versante orientale della Sardegna, i monti del Su Probanu - ph Matteo Salaris Gennargentu scendono fino al mare, dove nei chi- lometri di costa sono situate numerose spiagge, no ammirare le chiese dedicate ai santi Giacomo e cale, stagni, torrenti e un fiume importante. È faci- Gavino e la torre di Sant’Antonio che risalgono al le, in questo contesto, trovare veri e propri gioielli periodo pisano, ma anche numerosi palazzi signo- naturalistici, incastonati ai piedi delle montagne. rili dell’epoca ne sono un’importante testimonian- Questo è il golfo di Orosei, affacciato sul Mar Tir- za. La chiesa di Sant’Antonio Abate custodisce la reno mentre la parte nord del golfo racchiude il quattrocentesca statua lignea del santo del fuoco, e territorio della baronia meridionale. proprio nel piazzale antistante, la sera del 16 Gen- Capoluogo storico, il paese di Orosei, chiamato naio, in onore del santo si svolge la festa con il tra- “Fanum Orisi” dai romani e “Urisè” nel Medioevo, dizionale falò. adagiato a valle del fiume Cedrino, fu una delle lo- La pasqua ad Orosei è caratterizzata dai riti della calità più importanti del Giudicato di Gallura. settimana santa che attirano molti visitatori per la Il centro storico del vecchio borgo è ben conserva- loro peculiarità. to e ricco di opere architettoniche di pregio, ed è Un altro evento suggestivo è la processione di bar- un vero piacere percorrerlo a piedi. Qui si posso- che sul Cedrino, fino allo stagno, sulle cui rive sor- ge la chiesetta di Santa Maria del Mare. Nell’ultima domenica di maggio, la statua della78 sardegnaimmaginare
Centro Storico - ph Enzo Cossu sardegnaimmaginare 79
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Bidderosa - ph Enzo Cossusardegnaimmaginare 81
Centro storico - ph Matteo SalarisCava di marmo - ph Enzo Cossu82 sardegnaimmaginare
Vergine, a bordo di barche infiorate, viene portata Spiaggia della Curcurica - ph Enzo Cossudal paese fino alla chiesetta a lei dedicata, dove lamanifestazione culmina con la degustazione di pie- quale sono custodite intere collezioni di teatrinitanze tipiche a base di pesce. antichi e rari libri sardi.Dal 23 al 25 luglio si svolge invece la festa di San Importantissima per il paese è l’attività estrattivaGiacomo, il patrono del paese, ma la più caratteri- del marmo, richiestissimo nel mondo per la suastica è senz’altro la sagra del Rimedio, nell’antico elevata qualità e per la bellezza estetica.santuario della Madonna del Rimedio, nella peri- Orosei è anche considerato un laboratorio natu-feria del paese. ralistico a cielo aperto, a partire dal fiume Cedri-Un altro luogo di interesse è il Museo Guiso nel no, per arrivare alla fascia di stagni retrodunali, come Sa Curcurica e Su Petrosu, ricchi di piante palustri in cui si trovano numerose specie di vo-
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Bidderosa - ph Enzo Cossusardegnaimmaginare 85
Interno della Chiesa Santa Maria del mare - ph Enzo Cossulatili sia stanziali che migratorie. Dal paese si può Monte Tuttavista - ph Enzo Cossuraggiungere il mare imboccando tre strade diverse:la prima che conduce alla marina, dove si trova tabile tutto l’anno) dell’Ente Foreste, dove, oltre ala spiaggia principale del paese, la seconda verso due stagni frequentati da avifauna, si trovano dellesud in direzione del territorio di Dorgali. La terza, pinete alternate a boschi di leccio e macchia me-verso nord, raggiunge le spiagge di Osalla e Cala diterranea, e numerosi ginepri che hanno la carat-Liberotto, fino ad arrivare alla magnifica oasi di teristica di crescere in riva al mare, lambiti dalleBidderosa, interamente situata in un cantiere (visi- onde.86 sardegnaimmaginare
Chiesa di San Giacomo - ph Enzo Cossu sardegnaimmaginare 87
di Samuele SchirraCASTELSARDO Tra i borghi più belli d’Italia88 sardegnaimmaginare
Castelsardo - ph Marco Ceraglia sardegnaimmaginare 89
DDalle terrazze sospese sul Golfo dell’Asinara si re- Vista aerea del orgo di Castelsardo - ph Marco Ceraglia sta senza fiato. Di fronte il blu e l’azzurro dell’oriz- zonte, a est il rosso delle rocce che colora la Costa costa che da Porto Torres si distende verso il borgo Paradiso. Castelsardo è un diamante incastonato dopo aver attraversato la Marina di Sorso. sulla sommità di un promontorio che è stato ve- Ci si “arrampica” dalla Castelsardo moderna per- detta naturale per secoli. La grande fortificazione correndo le strade che delimitano la fortificazione - il castello dei Doria - abbraccia un borgo dove si medievale, per conquistare il borgo medievale che respirano storia e tradizione. Vie e vicoli creano un guarda tutti dall’alto. Nella recinzione della fortez- percorso che in ogni angolo regala una sorpresa. za si aprono di tanto in tanto brecce artificiali che Gli innumerevoli scalini e il dedalo di stradine su sono come porte del tempo: per chi le oltrepassa cui si affacciano le tipiche abitazioni sviluppate in comincia il viaggio. Camminando tra i vicoli si verticale, gli slarghi in pietra e le piazzette, dise- incontrano antiche case, palazzi storici ed edifici gnano un centro storico che conserva l’impianto sacri, come la Chiesetta del Purgatorio, costruita risalente alla fondazione di Castelsardo, avvenuta quattrocento anni fa e conosciuta dagli abitanti nel 1102, oltre 900 anni fa. Circondato in larga con il nome di “Ossaia”. Venivano conservati i re- parte dal mare, il paese ha alle spalle i terreni e i sti dei defunti, si svolgevano le veglie funebri e le vigneti della Romangia, che contribuiscono a cre- cerimonie private. Quasi una pertinenza dell’edifi- are una straordinaria alternanza di colori. Si passa cio sacro principale, la Cattedrale di Sant’Antonio dall’azzurro dell’acqua alla grande distesa verde. Abate, visibile dal mare anche da diverse miglia Suggestioni che si aggiungono alle numerose of- grazie al suo campanile in maioliche colorate. La ferte a migliaia di turisti che ogni anno visitano la chiesa¸ sorta nel 1503, conserva uno dei più pre- ziosi retabli della Sardegna, realizzato dal “Maestro di Castelsardo”. L’opera, anteriore al 1492, è com-90 sardegnaimmaginare
Cestino intrecciato - ph Marco Ceragliaposta da quattro elementi di polittico dipinti com- la cultura del paese: cestini e portagioie finemen-binando tempera e olio su tavola con fondo d’oro, te lavorati mettono in primo piano un’antica arte,da cui emerge l’abilità dell’artista di padroneggiare quella dell’intreccio. Sulle scale dei vicoli è, infatti,il linguaggio figurativo fiammingo, che dà moltis- possibile incontrare donne che intrecciano cestinisima importanza alla luce. Non solo: il “Maestro” in palma nana seguendo una tradizione traman-è riuscito ad adattare le nuove esigenze spaziali del data di madre in figlia che risale, probabilmente,rinascimento italiano all’impalcatura gotica che il all’epoca dei benedettini. Ancora qualche passo eretablo impone. All’interno della chiesa si ammirano si alzano le mura che inglobano un’altra perla diarredi di gran pregio, quali gli altari settecenteschi Castelsardo, la Chiesa di Santa Maria, sede dellascolpiti nel legno di ginepro. Lasciata alle spalle la Confraternita di Santa Croce, dalla quale prendo-Cattedrale, continua la scalata al promontorio tra no avvio le sacre rappresentazioni della Settimanale viuzze del borgo. Un borgo che è una cassafor- Santa. La chiesa custodisce alcuni notevoli tesori,te di tradizioni e di cultura. Quella del mare, ad come la Pieddai, una statua di legno policromo raf-esempio, solida e ancora ben presente grazie al la- figurante la Madonna, e soprattutto il crocefissovoro quotidiano dei pescatori. Non è raro trovare ligneo del “Cristo Nero”, il più antico della Sarde-nei vicoli le reti aggrovigliate che il giorno dopo gna, realizzato dai benedettini nel Trecento e por-si impregneranno di sale e custodiranno le preli- tato in processione nella famosa festa del Lunissanti.batezze del mare. Strumenti esposti quasi con fie- Il rumore del silenzio non si cancella facilmente: terezza, simbolo di un mestiere che riesce a resistere lo porti dietro anche quando torni fuori. È comeal trascorrere del tempo. Bisogna salire ancora più se il rispetto per la sacralità del luogo appena la-su per imbattersi in altri oggetti caratteristici del- sciato debba proseguire ben oltre il sito che ospita
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Panorama del paese - ph Marco Ceraglia sardegnaimmaginare 93
Il Castello - ph Juri Masoni 94 sardegnaimmaginare
l’edificio di culto. Ci si infila in altri stretti vicoli, si Scorcio delle vie del centro - ph Juri Masonisalgono altri gradini. D’improvviso si apre di latouna grande arcata. È Lu Polciu, il portico aragonese giosa delle sue famiglie: i Doria. Castel Genovese fudel Seicento, in pietra squadrata e volte a botte. il nome delle origini, trasformato in Castello Ara-Un occhio diverso e più ampio da cui guardare i gonese dal 1448, quando cadde l’ultimo baluardovicoli e le vie. È una delle ultime tappe prima del della resistenza dei Sardi ai conquistatori Spagnoli.Castello, nucleo del borgo medievale fortificato dai Con la fine del dominio Spagnolo, prende, infine, ilDoria e dimora di Eleonora d’Arborea alla fine del nome di Castelsardo.Trecento. Castel Genovese è ancora presente nella rocca cheI tanti cambi di nome e di padrone non hanno conserva una struttura originale rispetto a tutti icertamente mutato il prestigio di un centro che centri costieri della Sardegna. L’architettura mag-ha mantenuto nei secoli un’importanza strategica giore di Castel Genovese era costituita dalla gran-per romani, genovesi, spagnoli. Anzi. È stata forse diosa cinta delle muraglie, dal “quartiere” chiamatola stessa alternanza di culture ad aver reso ancora impropriamente Castello, dal palazzo di città, dalpiù unico Castelsardo, paese che racchiude al pro- palazzo di Nicolò, dalla chiesa di Santa Maria. L’archi-prio interno storia e arte. Della presenza di Roma tettura maggiore di quel primo periodo è arrivatasi trova traccia in alcuni toponimi, mentre nell’era sino al presente, in percentuale rilevante e in di-cristiana i primi abitanti del promontorio furono, screto stato di conservazione. Nella cinta murariaprobabilmente, gli eremiti Antoniani. Quel pri- sono invece scomparse le alte torri che giganteg-mo centro divenne cittadina fortificata negli anni giavano sulla rocca. Castel Genovese fu antica li-1101-1102 grazie a Genova, potente Repubblica bera Repubblica Comunale, in cui il Popolo eraMarinara, che ne affidò il compito alla più presti- sovrano e aveva il suo codice di Leggi, passato nella storia del Diritto col nome di “Statuti di Galeotto Doria”. Figura eminente e dominante nella sto- sardegnaimmaginare 95
Il Castello illuminato - ph Mauro SannaPanorama dalla terrazza del Castello Nelle vie del centro - ph Enzo Cossuria di Castel Genovese è la Castellana Eleonora che contribuirono ad aumentarne il prestigio. TraD’Arborea. L’importanza strategica del Castello queste si ricordano le quattro tavole raffiguran-fortificato era anche superiore alla sua importanza ti rispettivamente La Trinità, La Madonna, Sanpolitica. Il borgo era infatti considerato una for- Michele e quattro dei dodici Apostoli. Passeggia-tezza inespugnabile e centrale per il dominio della re a Castelsardo è perciò come visitare un museoSardegna. Era anche grande centro di traffici e di a cielo aperto, circondati da un mare che toglie ilcommerci. Nel periodo Aragonese conservò la sua respiro. Proprio quel mare che è stato luogo di pas-importanza strategica e acquistò prestigio in cam- saggio per i popoli che hanno reso il borgo unico e,po ecclesiale diventando Città Vescovile nel 1503. probabilmente, inimitabile.Il paese venne anche arricchito di opere di pitturamaggiore, come quelle del Maestro di Castelsardo,96 sardegnaimmaginare
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Sono occhi che non si notano, fuggenti e forti. Neri come la notte nera. Danzano tra le maschere e gli umori e saltano alla rincorsa di un animale, sorridendo con ghigno triste. Balla per la vita e per la morte, balla che la terra è fertile e sovrana. Balla e sorridi per pochi giorni nei colori e negli istanti di una risata stanca, tra le maschere e la vita. Testo: Giampaolo Cassitta - Foto: Gabriele Doppiu98 sardegnaimmaginare
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