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SardegnaImmaginareN4

Published by Sardegna Immaginare, 2016-02-05 10:05:29

Description: Sardegna Immaginare N4

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Issohadore di Mamoiada - ph Enzo Cossu sardegnaimmaginare 101

LLa festa della bellezza, la festa dell’orgoglio di Costume di Sassari - ph Enzo Cossu un’isola che si mette in vetrina, tra colori, sapori, tessuti preziosi e canti e musica della tradizione. La Festa della bellezza - si è detto - appellativo con- La Cavalcata sarda è un museo istantaneo a cielo ferito alla manifestazione dalla regina Margherita aperto che prende vita ogni anno nella penultima il 20 aprile del 1899. La moglie di Umberto I, re domenica di maggio per le vie del centro di Sas- d’Italia, assistette a Sassari ad una sfilata di costu- sari. Difficile, addirittura errato, provare a fare un mi e cavalli che rendeva omaggio ai Savoia per la paragone con altre feste (la maggior parte di origi- loro visita in Sardegna, in occasione dell’inaugura- ne religiosa) che si svolgono tra febbraio ed agosto zione della statua di Vittorio Emanuele. sull’isola. Sono cambiati i tempi, le persone, i percorsi del- La cavalcata sarda è una festa pagana dove uomini la Cavalcata, ma resta immutato lo spirito con cui e donne di Sardegna mostrano la fierezza di un po- Sassari diventa per un giorno la capitale sarda del polo e sfilano per le vie, ricostruendo idealmente la folklore e della tradizione di Sardegna. Dalle stra- composita geografia della società isolana del passa- de del centro allo stadio Vanni Sanna, dall’ippo- to. Un passato lontano, ricostruito con meticolosa dromo Pinna, di nuovo nelle strade del centro, per filologia dalle pro loco e dai gruppi locali, deside- regalare a chi sfila l’abbraccio affettuoso e incurio- rosi di esserci per far ammirare e contemplare la sito degli spettatori, assiepati dietro le transenne fattura e l’originalità degli abiti. Ore e ore di pre- del percorso. parativi e un viaggio per raggiungere Sassari che Ieri come oggi, la sfilata è un susseguirsi di emozio- inizia parecchie ore prime, nel cuore della notte. ni e di attese, “risolte” in tempi e in modalità diver- se. Col tintinnio degli splendidi bottoni delle don- ne di Ittiri che non passano mai inosservate: belle,102 sardegnaimmaginare

Costume di Osilo - ph Gabriele Sardu sardegnaimmaginare 103

104 CosastrudmegendaiiCmagmliaargii.-npahreEnzo Cossu

Un momentsoadredlelagnsfailaimtam- pahgiEnnazoreCo1ss0u5

106 sardegnaimmaginare www.comune.sassari.it

Costume di Ittiri - ph Enzo Cossueleganti e raffinate. Come splendide ed austere nel nato. Infine la Filonzàna, la vecchia claudicante,portamento appaiono le donne di Barbagia; sicure intenta a tessere il filo della vita, ruolo ispirato - èe prive di incertezze le ragazze di Tempio. Unici verosimile credere - dalle moire greche.e dai colori vividi e accesi i tessuti di Desulo, dove Non si può stilare una graduatoria né misurareil rosso e il blu sono raccordati dall’oro intenso e l’enfasi per questo o quel gruppo: perché ciascunoprezioso. Infine i bambini. Sono loro il futuro della di essi rappresenta una realtà culturale unica nelCavalcata. Partecipano sempre numerosi, a piedi o suo genere.abbracciati come cuccioli alle loro madri. A volte Oltre agli abiti, al centro della kermesse ci sono idormono, a volte piangono per la sete ed il caldo cavalli, giunti da ogni angolo dell’isola, resi placidima per nessuna cosa al mondo rinuncerebbero alla da esperti cavalieri e coraggiose amazzoni, cono-festa. sciuti e apprezzati in tutto il mondo.Cadenzato, preciso, ossessivo, quasi inesorabile il La Cavalcata sarda è una scatola magica di sape-passo dei Mamuthones di Mamoiada, accolti sem- re e conoscenza la cui colonna sonora è scanditapre e ovunque da un incessante “abbraccio” di ap- dall’organetto diatonico, dalla chitarra, dal suonoplausi. È il suono dei campanacci ad annunciare il del corno, dal flauto, dalle voci dei cori, dai passiloro arrivo, mentre i sohadores, armati di “soha” ritmici dei balli di coppia e di gruppo, capaci di(un laccio sottile) da cui prendono il nome, sono emozionare all’inverosimile il pubblico assiepatointenti a catturare le loro “prede” in mezzo al pub- lungo il percorso della sfilata.blico festante. Squillano le trombe e rullano i tamburi dei trom-Barriti e suoni animali giungono da Ottana e si bettieri e tamburini di Oristano: i padroni di casalevano al cielo. Le pellicce bianche dei Bòes, co- della Sartiglia, la corsa alla stella protagonista delperti in viso da sa caràzza (così viene chiamata la carnevale sardo. E poi cavalli, tanti cavalli e ancoramaschera), sono tenuti a bada dai Merdùles (mere cavalli a chiudere la festa.de ule, letteralmente: il padrone del bue, secondoun’ipotesi filologica, tramandata per secoli) che nelimitano il comportamento aggressivo e disordi- sardegnaimmaginare 107

Costume gli Scalzi di Cabras - ph Gianni Biddau Costume di Usini - ph Enzo CossuIn1o0r8ia bsaanrddeegenl’oarigmanmeattgoidniaartoenico - ph Gabriele Sardu

Boe - Particolare della mascherasadirdOettgannaaim- pmh GagiainnnairBeid1da0u9

Particolare del costume di Bitti - ph Gianni Biddau110 sasardrdegegnnaaimimmmaaggininaarere

Un momento della sfilata - ph Gianni Biddau I cinque sensi della Cavalcata.La Cavalcata Sarda è un evento di folklore e più in generale di cultura popolare a tutto tondo capace di esaltare i cinque sensi per chi è pronto a farsi catturare e rapire dalle emozioni di un’isola.LI colori degli abiti, dei gioielli e delle maschere del carnevale risplendono sotto il cielo di Sassari. La tavo- lozza delle tinte riempie la vista e fa brillare gli occhi. Suoni, canti, voci, urla, fischi, barriti, tintinnii, applausi coinvolgono su tutte le tonalità l’udito attento. Il gusto entra in gioco con le immancabili ciliegie di Bonnanaro, gli agrumi (un po’ fuori stagione) di Mi- lis, il pesce di Cabras e i dolci di tutti i centri dell’isola: tiricche, formagelle, papassini sono solo un piccolo esempio. I più fortunati riescono a toccare le stoffe pregiate e i gioielli minuziosamente lavorati di chi sfila. Il tatto è appagato dai lisci copricapo, resi più ruvidi dai ricami, o dal grezzo orbace dei pantaloni maschili. Non son da meno i pizzi dei camici delle donne. Il profumo del pesce e della carne arrosto, unito agli aromi del sughero e dei pellami stimolano l’olfatto. Il gioco è fatto, l’essenza di Sardegna ha conquistato altri estimatori, pronti per rituffarsi in un nuovo tur- bine sensoriale. (G.S.) sardegnaimmaginare 111

di Grazia Brundu CANNONAU Storia, cultura e tradizione112 sardegnaimmaginare

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UUna delle leggende più note che riguardano la Sar- da sorseggiare anche lontano dai pasti. Il Canno- degna fa derivare la sua forma dall’impronta di un nau si ricava da uve i cui grappoli, di media dimen- piede colossale, con l’alluce puntato alla Corsica e sione e dal bel colore nero-violetto, maturano tra il tallone rivolto all’Africa. Qualcuno sostiene che la terza decade di settembre e la prima di ottobre, si tratti dell’orma di un dio, altri di quella di un periodo di solito dedicato alla vendemmia. Il viti- gigante. L’uno e l’altro, probabilmente, in marcia gno è uno dei più diffusi in Sardegna, soprattutto da un Mediterraneo familiare a un Nord avvolto nell’Ogliastra con il Cannonau di Sardegna “Jer- nei misteri della nebbia. Ma siccome la fantasia zu”; nel territorio del Cagliaritano, con i comuni non ha limiti si può anche sognare che la Sardegna di Villaputzu, Villasimius, Muravera e San Vito sia l’orma di Bacco. Il dio enologo, infatti, doveva che producono il “Capo Ferrato”; e nel nuorese capitare spesso e volentieri da queste parti, attirato che è la culla del Cannonau di Sardegna “Olie- da alcuni dei vini più antichi e gradevoli del Medi- na”. Quest’ultimo, più conosciuto con il nome di terraneo. Uno tra tutti, il Cannonau, simbolo per Nepente, viene prodotto fin dal XVI secolo nelle eccellenza della “Sardegna da bere”. Così può dar- vigne che circondano Oliena. Il ruolo di pionieri si che un giorno, a furia di pigiare l’uva coi piedi spetta ai francescani e poi ai gesuiti, che tra 1500 come si faceva tradizionalmente, il dio ci sia anda- e 1600 ricoprirono i dintorni del paese, in partico- to giù pesante, lasciando la sua orma impressa per lare la zona di Irilai (da cui prende il nome anche sempre nell’isola. Comunque siano andate le cose, l’ultimo nato tra i Nepente di Oliena classico) con con il suo profumo intenso, il colore rubino più o decine di migliaia di ceppi di vite. meno acceso, il sapore deciso che si imprime nella In realtà, le origini del Cannonau risalgono ancora memoria, il Cannonau è uno dei rossi più amati a più indietro, pur restando in parte incerte. Fino a livello internazionale. È perfetto in abbinamento poco tempo fa si pensava che il vitigno discendes- con arrosti e selvaggina, fa da compagno ideale ai se da quello iberico “Alicante” e fosse stato intro- saporiti formaggi sardi, ed è sempre più richiesto, dotto nell’isola nel XV secolo dagli aragonesi. Di soprattutto nelle versioni più amabili, come vino recente, però, il ritrovamento di vinaccioli risalenti114 sardegnaimmaginare

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a oltre tremila anni fa in alcuni siti nuragici ha di- rantiscono l’equilibrio ottimale tra la componentemostrato che in Sardegna si vinificava molto prima zuccherina e quella acido-tannica. Dalla fine deglidell’arrivo degli Spagnoli. Il Cannonau potrebbe anni Novanta la Cantina Sociale è in costante cre-essere, quindi, una ricchezza autoctona e i sardi scita. Il Nepente di Oliena è indiscutibilmente unopossono andarne giustamente fieri. A Oliena lo dei prodotti più riconoscibili ed apprezzati di tut-sanno bene. Soprattutto i viticoltori riuniti in co- ta la Sardegna, non solo nelle altre regioni d’Italiaoperativa nella Cantina sociale del paese, nata nel ma anche nel resto dell’Europa e negli Stati Uniti.1950 e da sempre attenta a coniugare imprendito- Questo anche grazie all’ampio ventaglio dei pro-ria e qualità. La Cantina porta avanti con passione dotti offerti dalla cooperativa di Oliena, che non sila tradizione iniziata dai francescani, producendo esaurisce con il Nepente classico dalle note fruttateun vino forte e amabile le cui lodi sono state can- e l’acidità appena accennata, o con il Corrasi dalletate da intellettuali e poeti. Uno per tutti, Gabriele speziature che ricordano la macchia mediterranea.D’Annunzio. Sembra che sia stato lui a regalare il Meritano più di una degustazione anche il Lanai-nome al Cannonau di Oliena, non inventandolo to, vino giovane dall’evidente nota acida e tannica,ma prendendolo in prestito dall’Odissea di Ome- perfetto con antipasti di salumi, primi e secondi ero, in particolare dal libro IV dove si parla di un con piatti di pesce, e il Dionisi che, con i suoi aromifarmaco chiamato Nepente, che si beve mescolato di caramello, mallo di noce, vaniglia e cioccolato,al vino e fa sì che chi lo sorseggia «il giorno intero/ è il compagno ideale per dolci e biscotti della tra-d’una sola di pianto amara stilla/le palpebre non bagna». dizione sarda. Ma naturalmente nel periodo delleDi certo il delizioso nettare alcolico di Oliena non feste il protagonista è lo spumante Ororosa. Bastapoteva avere un nome più adatto, capace com’è il nome ad evocare la preziosità e la deliziosa sfu-di far tornare il buonumore e sciogliere la lingua. matura color pesca di questo nettare dal contenutoIl merito è della natura dei terreni e delle partico- tasso alcolico, dalla spuma soffice e persistente elari tecniche agronomiche utilizzate dalla Cantina dal gusto che evoca quello dei frutti a polpa bianca.sociale, un mix di tradizione e innovazione che ga- Da provare…e riprovare.116 sardegnaimmaginare

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di Eugenia Da Bove PORTO FLAVIA Un gioiello di archeologia industriale118 sardegnaimmaginare

Porto Flavia - ph Ivan Sgualdini sardegnaimmaginare 119

120GalslearriadedginPoaritmo mFlaavgiain-aprheIvan Sgualdini

L“La situazione particolarmente favorevole dei roc- Ingresso di Porto Flavia - ph Ivan Sgualdini cioni a picco sul mare, calcari un tempo collegati allo scoglio Pan di Zucchero, che danno alla re- Vecelli immaginò, progettò e realizzò per una ne- gione un aspetto grandioso, talvolta fantastico, mi cessità di economia industriale. Anche se oggi a suggerì l’idea del carico diretto dei piroscafi dalla vederlo dal mare sembra l’idea geniale e temeraria miniera.” di un archistar. Così, nel 1925, l’ingegnere Cesare Vecelli, diret- Porto Flavia fu invece pensato e voluto per abbre- tore delle miniere sarde della società belga Vieille viare i tempi e i costi di trasporto dei minerali dalla Montagne, presentava all’Associazione Mineraria costa ai piroscafi, tragitto che avveniva tradizio- Sarda l’opera di Porto Flavia, appena realizzata nalmente attraverso l’impiego di lance e bilancel- nei pressi della miniera di Masua, e oggi conside- le, piccole imbarcazioni a vela latina condotte dai rata uno dei gioielli del Parco Geominerario del battellieri di Carloforte. Un trasporto che prevede- Sulcis Iglesiente. va tutta una serie di passaggi, lunghi, disagevoli e Un sito spettacolare e importante dal punto di vi- costosi, dalla costa all’isola di San Pietro e, di qui, sta naturalistico e paesaggistico, un unicum come ai piroscafi ancorati in rada. infrastruttura industriale; ora un luogo di grande Nei primi anni ‘20 del ‘900, quando l’opera fu richiamo turistico della Sardegna, che lo stesso progettata e, nel 1925, ultimata, l’industria mine- raria sarda era ormai una realtà importante della vita economica dell’Isola, il Sulcis Iglesiente uno sardegnaimmaginare 121

Vista del Pan di Zucchero - ph Ivan Sgualdini122 sardegnaimmaginare

Ingresso di PortsoarFdlaevgiana- ipmh ImvaangSinguaareldin1i23

Particolare all’interno di Porto Flavia - ph Ivan Sgualdini re belga, Jean Eyquem, rese la Sardegna ancora più appetibile per le società minerarie continentali. dei centri minerari più importanti d’Europa, e la L’importanza della scoperta e del conseguente presenza in quella zona di tante grandi società mi- interesse dell’industria mineraria e metallurgica nerarie italiane ed europee, era - in una prospetti- europea verso i giacimenti sardi, è rappresentata va storica - il risultato di quella “perfetta fusione” dai dati sulla produzione dello zinco nel distretto dell’Isola con gli Stati di terraferma del Regno di di Iglesias nel periodo 1865-1879, che segnarono Sardegna, sancita nel 1848. un’ascesa pressoché costante e costituirono in me- L’unificazione delle leggi sarde a quelle degli altri dia l’80% della produzione nazionale. stati del Regno di Sardegna aveva infatti riguarda- Subito dunque partì la corsa di società liguri, pie- to anche le leggi sullo sfruttamento minerario, pre- montesi e straniere al rilevamento di concessioni vedendo una distinzione fra proprietario del suolo minerarie dai piccoli concessionari locali e l’otte- e del sottosuolo, quest’ultimo considerato ora bene nimento di nuove dallo Stato. Ed è in questo mo- demaniale. Fatto che consentiva a chi avesse avu- vimentato scenario che nel 1865, con l’apertura a to mezzi tecnici ed economici adeguati di ottenere Carloforte di un’agenzia per l’acquisto e la spedi- in concessione dallo Stato permessi di ricerca e di zione di minerali, s’insediò nell’isola la società bel- sfruttamento dei ricchi giacimenti isolani. ga Vieille Montagne, quella che oggi definiremmo Si trattava per lo più di giacimenti di piombo e zin- una multinazionale. co, in forma di blenda, galena e calamina, minera- Fondata nel 1837 a Liegi da facoltosi rappresen- li di cui il sottosuolo della zona dell’Iglesiente era particolarmente ricco. Nel 1864 la scoperta di in- genti quantità di calamina da parte di un ingegne-124 sardegnaimmaginare

Un vecchio carrello utilizzato a Porto Flavia - ph Ivan Sgualdini sardegnaimmaginare 125

126 saLradceogsntaaidmi Mmaasugain-aprheIvan Sgualdini

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U1n2a8galslearriadedginPoaritmo mFlaavgiain-aprheIvan Sgualdini

tanti del mondo economico, finanziario e politico quaresi e della miniera di Masua, avvenuta fra ilbelga, la “Société anonyme des Mines & Fonderies 1919 e il 1928 attraverso una complessa serie dide Zinc de la Vieille Montagne” aveva presto ac- accordi, contratti e rilevamenti di altre società, chequisito concessioni minerarie in Belgio, Germania la Vieille Montagne pose le basi per la costruzionee Francia, e aperto agenzie per l’acquisto di mine- di Porto Flavia. Nell’ottobre del 1921 il consigliorali a Londra e a New York. di amministrrazione deliberò la creazione degliL’arrivo in Sardegna della Vieille Montagne avven- impianti di Bega Sa Canna (così si chiamava ilne nel quadro di una politica societaria di espan- luogo poi ribattezzato Porto Flavia) con uno stan-sione che vedeva la contemporanea acquisizione ziamento di un milione di lire in tre anni a favoredi miniere in Algeria e Tunisia e la partecipazione dell’Agenzia sarda della società.in società proprietarie di concessioni minerarie in I lavori iniziarono nel 1923 e furono affidati all’in-Spagna e Marocco. Con l’acquisizione di nuove gegnere Cesare Vecelli, all’epoca direttore delleminiere, la Vieille Montagne sviluppava ulterior- miniere sarde della società belga. Della figura dimente il settore metallurgico costruendo nel 1884 e Vecelli dà conto un’accurata biografia a cura di1887 due nuovi lamninatoi nel nord della Francia. Amalia Donatella Basso. Dal volume, intitolatoNel periodo in cui diede l’avvio ai lavori di Porto “Cesare Vecelli. Una storia che attraversa l’Italia”Flavia, la Vieille Montagne possedeva un patrimo- (Marsilio, 2012), emerge la poliedrica personalitànio cospicuo dislocato fra Europa, Nord Africa, di un uomo all’avanguardia negli studi e nelle co-Nord e Centro America, che comprendeva, oltre noscenze ingegneristiche, creativo e interessato an-alle concessioni minerarie, numerosi impianti di che ad altre discipline, come la pittura e la musica,fusione e laminazione dei metalli con un aumento alla cui pratica dedicava il poco tempo libero dalladella capacità produttiva rispetto al 1887 di circa il professione. L’ingegnere era inoltre un eclettico in-cinquanta per cento. ventore, creatore di diversi brevetti, come quelloLa Sardegna divenne presto per la società belga per il trattamento termico dei minerali, che con-un punto strategico e importante per l’approvvi- sentiva un più rapido e accurato processo di purifi-gionamento di minerali. Dall’arrivo della società cazione del minerale dopo l’estrazione.a Carloforte, nel 1865, al termine dei lavori per la Fu dunque Vecelli a immaginare e progettare uncostruzione di Porto Flavia nel 1925, le sue attività nuovo ingegnosisimo modo di carico dei mineralie le concessioni minerarie acquisite nell’Isola se- che venivano scavati nelle tre miniere contigue dignarono una costante ascesa. Monte Cani, Acquaresi e Masua. Un metodo che,Dapprima in partecipazione con altre società, una volta collegate con una piccola ferrovia le trequindi con la definitiva acquisizione di concessio- miniere, e quindi Masua con il roccione di Portoni che riguardavano giacimenti minerari estrema- Flavia, permetteva di saltare a piè pari l’antiecono-mente ricchi e produttivi, come San Benedetto e mica trafila del trasporto dei minerali a CarloforteCoremò, Sa Duchessa, Monte Agruxau, Monte e di qui ai piroscafi ancorati in rada.Fenugu, Monte Cani. “Costruendo dei magazzini entro quella roccia -All’inizio del Novecento, superata le crisi che l’in- scrive Vecelli sul n° 4 del 1925 della rivista ‘Re-dustria mineraria attraversò negli anni Ottanta e soconti dell’associazione Mineraria Sarda di Igle-Novanta dell’Ottocento, dovute al crollo dei prezzi sias’, ricordando come l’idea fosse nata osservandodi piombo e zinco per le grandi quantità riversate l’orografia del luogo - nulla avrebbe impedito unsul mercato da produttori extraeuropei, la Vieille carico diretto su natanti di qualsiasi portata, dato ilMontagne si ritrovò ad essere una delle protago- fondale favorevole e la posizione del primo roccio-niste del processo di concentrazione dell’industria ne, avanzantesi nel mare più della restante monta-mineraria iglesiente nelle mani di poche grandi so- gna, ad una distanza non rilevante dalla miniera”.cietà, nessuna delle quali a capitale sardo. Si trattò di un’opera complessa e modernissimaFu con l’acquisizione delle miniere del gruppo Ac- per i tempi: dai forni di calcinazione del minerale a Masua fu costruita una linea ferroviaria di circa due chilometri, i cui ultimi 400 metri conduceva- sardegnaimmaginare 129

Pan di Zucchero e l’ingresso a mare di Porto Flavia - ph Enzo Cossu130 sardegnaimmaginare

no, attraverso una galleria scavata nella roccia, alle Galleria di Porto Flavia - ph Enzo Cossubocche di nove silos. In essi il materiale veniva sca-ricato automaticamente dai vagonetti mediante un scafi, il Karlswick, con 2500 tonnellate e il Wilfredsistema di tramogge. Al momento del caricamento con 3000 tonnellate, pur avendo il mare in fortedei piroscafi, attraverso altre tramogge, il minerale burrasca, tutte e due le volte... molto accetto ai ca-veniva convogliato su un nastro trasportatore fisso, pitani è questo nuovo porto, ed infatti basti dire cheposto lungo la galleria di scarico ed immesso in un il Wilfred ormeggiato alle 14 del 7 maggio 1925 aapposito tramoggione. Da questo veniva fatto ca- Porto Flavia, mentre, come per gli usuali contrattidere su un altro nastro trasportatore montato su un di noleggio, avrebbe dovuto attendere 24 ore perponte mobile, in modo da farlo uscire di sbalzo per iniziare il carico, invece, poche ore dopo l’arrivo,circa venti metri. Di là infine un tubo di ferro lo partiva con tremila tonnellate a bordo.”convogliava fino alle stive dei piroscafi. I silos pote- Una simile opera giustificava tutto l’orgoglio chevano contenere fino a 10.000 tonnellate di minera- Vecelli mostrò nel presentarlo, non senza una pun-le, mentre la capacità di caricamento dell’impianto ta di nazionalismo, suggerita forse dal nuovo climaera di 400 tonnellate l’ora. politico che si respirava in Italia: “Come il lavoro“Da solo un mese dal termine dell’installazione- ed il concetto, così tutto il macchinario è italiano.scrive ancora Vecelli in “Resoconti dell’Associazio- Magnifica l’opera dei nostri bravi operai sardi, coine Mineraria Sarda” - si caricarono già due piro- quali qualunque opera ardimentosa si può intra- prendere”. sardegnaimmaginare 131

Moda e tendenze di Chiara Porqueddu DE MODÈ Creazioni sartoriali ispirate al passato132 sardegnaimmaginare

Servizio fotografico di Enzo Cossu e Angelo Dau sardegnaimmaginare 133

ÈÈ sempre stato il suo sogno: poter avere e soprat- zione sulle donne sarde che hanno avuto un ruolo tutto poter creare e coltivare la sua passione per importante nella storia dell’isola. la moda e il cucito, all’interno di un particolare È l’interno dell’atelier in cui troviamo vestiti, edificio storico di Ittiri a cui è emotivamente le- grembiuli, capelli, cinture e borse. Tutti questi capi gata. Vecchie mura e un sapore rétro che incar- compongono le collezioni di De Modè dove la sua nano lo spirito dell’Atelier De Modé e della sua creatrice è sempre alla ricerca della sua originalità stilista Anna Maria Bandinu. L’antica tradizione che si basa su uno studio continuo dei tessuti, dei sarda incontra l’estro e la ricerca del nuovo e del loro colori e delle loro fantasie che cambiano da particolare. una collezione all’altra e da una stagione all’altra. Stradine strette, case piccole e vecchie accanto a Questa ricerca dei particolari porta molto spesso edifici nuovi e moderni questo è il centro di Ittiri Anna Maria ad incontrare la tradizione ittirese e la ma ad un tratto eccolo… si intravede lontano, è sua cultura, le sue storie, le sue radici e le sue figure un antico palazzotto cinquecentesco, ormai l’uni- leggendarie. Soprattutto figure femminili, simili a co rimasto in piedi nella cittadina. Imponente e quelle che “abitano” il primo piano del palazzotto. maestoso incarna larga parte della storia cittadi- Sembra quasi di sentirle passeggiare avanti e indie- na. All’interno si svela tutta la sua storicità e bel- tro per i saloni con i loro vestiti e le loro gonne a lezza: al primo piano, all’interno dei grandi saloni quadri plissettate, molto di moda a Ittiri tra la fine scopriamo anche lo spirito della Sardegna, grazie dell’800 e l’inizio del 900. soprattutto al mobilio e ad una bellissima esposi- «Il costume tradizionale - conferma la stilista - se-134 sardegnaimmaginare



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guiva la moda, con l’aggiunta, ad esempio, pizzi o Ma il tratto più intenso della sua arte è lo studiotessuti di diverso colore». dell’abito e della persona che dovrà indossarlo, ilLa Sardegna quasi senza volerlo è la padrona del- suo obiettivo, “riflettere la persona attraverso l’abi-le creazioni della Bandinu, una sorta di tavolozza to”, cercando di comprendere anche l’occasione innera, sempre pronta all’uso, sulla quale è possibi- cui questi vestiti verranno indossati.le lavorare liberamente. Nel creare i modelli non In altre parole Anna Maria cerca attraverso le suemanca mai la tradizione che in un’isola come la creazioni di tirar fuori la personalità delle clienti,nostra è forse per alcuni aspetti più sentita che in senza mai perdere la sua ispirazione e il suo puntoaltri luoghi. L’abilità dell’artista sta anche nel tro- di vista. Sono questi gli ingredienti per creare abitivare aziende come la Surcanapè (realtà imprendi- senza tempo, fuori da ogni schema, che incarninotoriale lombarda) che realizzano tessuti con forti e pongano sempre in evidenza la sua creatività erichiami alle fantasie sarde, in particolare i tappeti. fantasia.«Questo ricerca - come lei stessa afferma - mi per- Le modelle:mette di innovarmi, pur rendendo identificabili le Joy Pisanu;mie creazioni ed esprimendo me stessa, secondo le Alessia Cossu;esigenze delle clienti». Alessandra Akhabari.L’estro della stilista si manifesta particolarmentenelle berritte lavorate o nei cappelli che vengonorealizzati a seconda della collezione e della stagione. sardegnaimmaginare 141

La Sartiglia - Servizio fotografico di Gabriele Doppiu di Piera Porqueddu LDAI SOARRISTTIGANLIOA Una storia lunga cinque secoli142 sardegnaimmaginare



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CCavalli e cavalieri, corse e acrobazie, abiti Su Componidori tradizionali e maschere, suoni e colori sono tra gli ingredienti che fanno della Sartiglia di Oristano, di una Sortilla (che rimanderebbe al latino sorticola, città della Sardegna centro occidentale, uno anello, appunto) organizzata, presumibilmente nel degli appuntamenti più coreografici e seguiti del 1546, in onore dell’Imperatore Carlo V. Carnevale sardo. I gremi, discendenti delle corporazioni di mestiere, La singolare corsa all’anello che si svolge l’ultima attive a Oristano dal XVI secolo, ne hanno domenica di Carnevale e il martedì successivo, conservato la tradizione, permettendo alla Sartiglia nasce in epoca medievale, periodo in cui tornei di giungere fino ai giorni nostri. e giostre equestri costituivano gli spettacoli di E cosi ogni anno si compie un vero e proprio tuffo intrattenimento per antonomasia. I tornei equestri, nel passato. Dall’Araldo che dà lettura del bando organizzati per celebrare nascite di eredi al trono, ai cavalieri in eleganti abiti tradizionali, dai rulli re e alti prelati o festività religiose, assolvevano a di tamburo agli squilli di trombe. Ad Oristano una duplice funzione: svago per la classe nobiliare riecheggiano i suoni di secoli di storia. che ne era protagonista ma anche vero e proprio Un fiume di persone provenienti da tutta l’isola, addestramento militare per preparare i cavalieri in oltre centoventimila le presenze della scorsa caso di guerre. edizione, affolla le strade per assistere alle gesta dei Le prime fonti documentarie della Sartiglia centoventi cavallerizzi protagonisti. risalgono agli anni ‘50 del 1500 e riportano la notizia Uno dei momenti più vivi della Sartiglia è la corsa alla stella, simbolo di prosperità, durante la quale i cavalieri si lanciano al galoppo per tentare sardegnaimmaginare 145

146 Vseasrtdizeiognneaidmi Smu Caogminpaorneidori



Su Componidori148 sardegnaimmaginare

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150 Csaavradlieegrenaaligmamlopapgoinmaerentre infilza una stella


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