tutto ciò che c’è stato prima del matrimonio. • Qualche cosa di prestato. Deve essere ovviamente una persona a te molto vicina a prestarti un oggetto, questo simboleggerà la sua vicinanza anche in questo delicato momento di passaggio dal vecchio al nuovo. • Qualche cosa di regalato. Anche l’oggetto
regalato deve essere dato da una persona a te cara, la cosa regalata sarà il simbolo dell’affetto che le persone che ti sono vicine provano per te. • Qualche cosa di nuovo. Questo oggetto rappresenta la nuova vita che ti attende, è un simbolo di ottimismo nei confronti della grande avventura che stai per affrontare dopo il matrimonio.
Buona fortuna!
“CERIMONIA E FESTEGGIAMEN Primo tra tutti c’è il corteo nuziale, che è d’obbligo, durante il quale gli sposi vengono accompagnati verso la chiesa da tutti gli ospiti che, cantando e suonando, annunceranno il matrimonio
all’intera città; successivamente la coppia passerà al di sotto di un arco formato da due canne incrociate a piramide adornate da merletti, mentre la gente gli lancerà pugni di grano. Il giorno ideale per celebrare il rito religioso è la domenica, ma il matrimonio civile conviene celebrarlo di sabato, mentre il venerdì si prepara il
letto matrimoniale, e le amiche della sposa ne approfitteranno per piazzare qualche scherzo per la coppia. In alternativa ad un rito tradizionale potresti scegliere una cerimonia legata alla natura detta “Matrimonio con gli alberi”, questa prevede che gli sposi danzino per tre volte intorno ad un albero prestabilito, lo sposo dicendo
“Albere senza foglie quest’è la mia moglie” e la sposa rispondendo “Albere mie fiorite quest’è lu mie marite”. Questa cerimonia è legata alla fertilità della sposa, infatti si dice che questa si intrecci con quella di Madre Terra. I festeggiamenti successivi saranno ricchi di musiche e di balli. Il più particolare della tradizione materana è il
cosiddetto “Ballo dello specchio” secondo il quale bisogna far sedere una donna al centro della sala e darle in mano uno specchio, mettendole alle spalle un uomo, in maniera tale che lei possa vederlo riflesso e decidere se accettare di ballare con lui o, cancellando il suo riflesso con un fazzoletto, rifiutare.
Il menù di nozze
CURIOSITÁ “I PROVERBI” Il fidanzamento ufficiale veniva documentato su carte scritte che si chiudevano con frasi del tipo: “Bbàn v’ sit’a blàj i la firtin v’ò acchimpagnè” Vogliatevi bene e la fortuna
vi accompagnerà “Tij a vlìt cùss valent, Crust vo fè rucch, i jùdd chindènt” Tu hai scelto questo lavoratore, Dio vi farà ricchi e lui felice “Cass jè la catorr i sunatìll
tìj!” Questa è la chitarra, impara a suonarla! “I la zìt com s’jàcch!” E la sposa come si trova!
EXTRA MOTTI SALACI PER GENTE DI SPIRITO • Femmini senza minne non si ponu marità. - Femmine senza seno non sono adatte a sposarsi e
figliare. • U marite pú carre e la megghiere pú vandesine. - Il marito con il carro e la moglie con il grembiule. • C’ ten facc s’marit, chi no rest zit. - Chi è sfacciata si sposa chi no resta fidanzata.
• Mègghj nu marit ceppòn ca n’amànd bbaròn. -È meglio un marito ceppo che un amante barone.
GIOCHI TRADIZIONA I giochi tradizionali erano semplici e a basso costo. Sviluppavano le capacità motorie, la coordinazione e la capacità di gestire le interazioni di gruppo. Anche i giochi più pericolosi o violenti finivano per
insegnare qualcosa sulla vita reale. Molti dei giochi più amati dai ragazzi di oggi si ispirano alle stesse dinamiche, ma li lasciano seduti su una sedia ad immaginare di giocare con i compagni di squadra, di muoversi liberamente, di lanciare con abilità strumenti di gioco. Persino i giochi virtuali che
mettono in atto azioni violente, secondo alcuni pedagoghi, sarebbero più diseducativi di quelli reali, dal momento che non mettono in situazione i protagonisti e non danno loro la reale percezione delle conseguenze di un colpo inferto. A questo punto, a voi la scelta: il vecchio o il nuovo?
U STRÌMM ’L (LA TROTTOLA): è un giocattolo, solitamente fatto di legno a forma di cono con una punta di ferro ad un’estremità. Attorno alla trottola viene avvolta una corda in modo da formare una spirale che permette, all’atto del lancio, di far ruotare la trottola.
LA BELLA UAGNÉDD (LA BELLA RAGAZZA): era un gioco di abilità nel salto. Sei ragazzi stanno chini con le mani su le proprie ginocchia, distanziati tra loro. Fungono da cavallo di Frisia. Il gioco iniziava saltando sul primo e dicendo: uno è la luna. Poi si continuava. Due è
il bue, tre è la figlia del re, quattro fa l’amore sul lettuccio di papà, cinque soldatini di piombo, sei crociate. Una volta superati i sei compagni, il saltatore era diventato il sesto “cavallo”. Al suo posto di saltatore andava il primo dei suoi compagni. E così, fino alla stanchezza.
U PUCC’L I LA STASCÉDD (LA LIPPA): u pucc’l era un pezzo di legno del diametro di 2-3 cm, per una lunghezza di 10-12cm, sfilato verso le estremità. La stascédd era una tavoletta lignea leggera, con impugnatura tipo racchetta. Prima di dare inizi al gioco, si preparava disegnando con un
gessetto la casèdd. Si predeterminavano i colpi per il gioco. Per esempio, due appicciùlet e due maccarìn. L’appicciùlet era il colpo dato al pucc’l con la racchetta, una volta che questo si sollevava dal selciato. U maccarìn erano i colpi inferti con la racchetta, facendo rotolare u pucc’l su di essa. L’avversario doveva
recuperarlo, portando in spalla il compagno che aveva inferto i colpi. Arrivato alla casedd lasciava il compagno e posando sulla propria pancia u pucc’l , mediante pressione agli estremi lo faceva entrare nella casedd indicata. Questo era l’unico modo per accrescere il punteggio.
LA PUPA La pupa è una particolare bambolina in terracotta raffigurante una donna con vestiti colorati. Essa è la riproduzione della “pupa di caciocavallo” un tipico formaggio lucano che in passato si regalava ai bambini durante lo svezzamento. La pupa era un alimento ma allo stesso tempo un gioco che
aveva moltissimi benefici per i bambini. Come spesso accadeva il bambino portava la pupa alla bocca e la crosta dura graffiava le gengive aiutando i primi denti ad uscire. Il caciocavallo a contatto con la saliva si ammorbidiva, diventando un ciucciotto e un’ottima riserva di calcio contribuendo quindi alla crescita del bambino.
LA GUERRA A PPÌSC’CH (LA GUERRA CON PIETRE): Spesso questo gioco pericoloso scaturiva dalla rivalità tra i quartieri e vicinati. Era una vera e propria “guerra”. Si sceglieva il campo d’azione, che era sempre una
zona neutra, lontana dalle reciproche abitazioni. Spesso questo posto era la gravina e dintorni, ma anche i dintorni del castello Tramontano. Ciascun gruppo vi si recava il giorno prima per raggruppare cumuli di piccole pietre. Il giorno dopo, all’ora stabilita, si dava inizio alla guerra, pietra contro pietra. La resa avveniva appena un ragazzo, compagno o nemico
veniva colpito, con sangue. Non vi erano né vinti né vincitori. La ritirata lasciava spesso una ferita, di cui, per tutta la vita, si portava il segno.
Conclusioni Con questo racconto abbiamo cercato di farvi “attraversare” la città di Matera nei suoi Sassi, nella storia, nella geologia del territorio, passando per il Parco della Murgia materana e il villaggio neolitico di Murgia Timone, affacciandoci ad alcune delle centinaia di
chiese rupestri. Abbiamo narrato momenti della Festa della Madonna della Bruna, illustrato il panorama delle più importanti produzioni cinematografiche ambientate a Matera ed infine rievocato i giochi del passato e le antiche tradizioni, la magia e le credenze popolari. È una breve sintesi della straordinaria ricchezza di
questa misteriosa e affascinante città, tanto antica e sempre sorprendentemente nuova. Vi aspettiamo perché possiate “attraversare”, conoscere e gustare ogni angolo di questo territorio!
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