1UN ESERCIZIO LETTERARIO DEGLI ALUNNI DELLE CLASSI SECONDE DELLA SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO “MARCO POLO” a. s. 2016 - 2017 I.C. CREVALCORE, BOLOGNA
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INDICE p. 5 3 p. 10MESSAGGIO DI AIUTO p. 13“DELITTO” IN FAMIGLIA p. 18UN POSTINO DETECTIVE p. 27LA BACCA MALEDETTA p. 31IL DIADEMA SCOMPARSO p. 37NON SI MUORE SEMPRE DI VECCHIAIA p. 39CRIMINE IN MADAGASCAR p. 46UN RAPIMENTO A CASA JAKILL p. 55L’ULTIMO RESPIRO p. 59IL CASO MILTON p. 64OMICIDIO NELLA METROPOLITANA p. 70IL CRIMINE ARTISTICO p. 77QUATTRO AMICI E UN DELITTO p. 83ASSASSINIO IN BIBLIOTECA p. 87OMICIDIO D’AMORE p. 90UN FINTO SUICIDIORAPINAMSTERDAM p. 95LA RAGAZZA DIABOLICA p.103RAPIMENTO A BORDEAUX BANLIEUEUNA DOPPIA MORTE PER L’EREDITA’ p.120LA SCOMPARSA DEI LIBRI PREZIOSI p.126
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MESSAGGIO DI AIUTOTesto redatto da: Francesca Buonaiuto 2B, Luca Botta 2B, GiacomoRopa 2A, Mattia Broglia 2AClasse aperta coordinata dalla prof.ssa Lamberti Patrizia 5Nei vecchi vicoli della città di Napoli, più precisamentein una biblioteca, lavorava Marcello Briga. Era una zonadifficile, con vicoli stretti e bui tappezzati di murales,teatro di varie attività illegali, palazzi spesso abitatiabusivamente e ragazzini appoggiati a motorini ad aspettarenon si sa cosa.Marcello era un uomo di settant’anni appassionato dellalettura e durante il tempo libero gli piaceva collaborarecon la polizia alla risoluzione di crimini. Il suo aiutanteera un cane di razza Pastore Australiano, che si chiamavaLampo: aveva due anni, era muscoloso e molto vivace, maquando era in azione si impegnava al massimo per esserericambiato con i croccantini. Marcello era legato a Lampoda una forte amicizia, nata nell’ allevamento in cuil’aveva incontrato e adottato. Da poco aveva assunto una ragazza parigina ventiquattrennedi nome Ludovica, allegra e vivace, che amava viaggiare.Prima di trasferirsi a Napoli, la donna abitava a Parigicon il suo fidanzato Marco Mezzavita, un ragazzo ditrentadue anni che lavorava in una fabbrica di dolciumi. Idue erano molto innamorati prima che arrivassel’opportunità per Ludovica di trasferirsi a Napoli e
lavorare in una biblioteca. La ragazza non poté rifiutarequesta offerta e quindi decise di partire, lasciando ilfidanzato per non ferire i suoi sentimenti; era sicura chenon sarebbe stata in grado di continuare una relazione adistanza. La sera del 14 agosto la donna si trovava in bibliotecaper riordinare gli ultimi libri prima di andare in spiaggia 6a vedere i fuochi d’artificio di ferragosto. Una voltauscita, mentre avanzava nella fitta folla si sentivapedinata; arrivata in riva al mare, un uomo con ilcappuccio l’afferrò, stringendola con forza al petto etappandole la bocca con una mano per evitare che urlasse.Un altro uomo la trascinò su una barca e la portarono sudi un molo privato, dove uno dei due rapitori aveva unacasa. Una volta entrati, i due si tolsero il passamontagna,tenendo strettamente le braccia di Ludovica. Leiimmediatamente riconobbe Giovanni, un amico dell’exfidanzato e rimase sconvolta: non avrebbe mai immaginatoche lui volesse rapirla! Appena Ludovica si era trasferita,il ragazzo l’aveva vista all’uscita della biblioteca e sen’era innamorato a prima vista. Da qualche giorno, ognivolta che l’incontrava, cercava di corteggiarla senzaessere mai ricambiato e da quel momento perse la testa einiziò a seguirla sempre più frequentemente, fino alrapimento del 14 agosto. Giovanni era un tipo tosto e moltobello ed era davvero difficile rifiutare il suo amoretranne per Ludovica, che era una ragazza semplice, che nonvoleva stare con una persona così egocentrica. I due larinchiusero in una stanza ovale con tantissimi specchi, la
cui porta si apriva solo dall’esterno e non si riusciva adavere nessun contatto.Il giorno seguente Marcello si recò al lavoro ma non videla biblioteca aperta mentre di solito era Ludovica adoccuparsi di ciò. Decise di chiamarla perché era moltopreoccupato, visto che non aveva mai saltato un giorno dilavoro; prese il cellulare e fece il suo numero. La ragazza 7rispose e Marcello le chiese con una voce ansiosa: -Ludovica stai bene? Come mai non sei al lavoro?- Lei, inpreda all’agitazione, gli rispose: -Ti prego aiutami-… epoco dopo il nulla… era saltata la linea. Giovanni, appenaentrato nella stanza, l’aveva scoperta con il cellulare inmano, così le si avvicinò e disse con voce rabbiosa:- Benebene, facciamo anche le furbe!- Lei rimase in silenzio conil viso impaurito; Giovanni si avvicinò e le strappò iltelefono di mano e senza esitare lo buttò per terra e lopestò. Marcello intanto si recò in caserma per denunciarel’accaduto. Il maresciallo raccolse la sua denuncia eassicurò che avrebbe immediatamente iniziato le indagini,ma Marcello dentro di sé pensava che voleva essere lui atrovare il responsabile. Mentre camminava per tornare acasa, non riusciva a smettere di pensare a Ludovica e aquello che le stava accadendo. Prima che Giovanni rompesseil cellulare, la ragazza era riuscita a mandare un sms allasua coinquilina, chiedendole aiuto; lei si era rivolta aMarcello per ritrovarla e aveva chiamato anche l’exfidanzato. I poliziotti, osservando i tabulati telefonicidi Ludovica, videro molte chiamate dirette a MarcoMezzavita, così il commissario, insospettito, disse a unodei suoi uomini: -Senti, convoca qui ora questo uomo.-
Arrivò e si accomodò sulla poltrona;-beh- disse ilcommissario, -le sono state inviate molte chiamate da partedella signorina Ludovica… come mai?- Marco fissò a lungodavanti a sé e poi rispose:-Io e Ludovica siamo statiinsieme ma poi lei mi ha lasciato per trasferirsi qui aNapoli per lavoro…comunque siamo rimasti in contatto e michiamava sempre per raccontarmi quello che accadeva.- Con 8aria sfiduciata il commissario diede un’occhiata aicolleghi, poi affermò:- Va bene, non si muova da Napoli!-Marco si alzò e se ne andò.Mentre in caserma si svolgeva l’interrogatorio, Lampo uscìdalla biblioteca e incominciò ad abbaiare, cercando diconvincere Marcello a seguirlo verso la spiaggia; qui ilcane trovò un fiocco caduto dai capelli di Ludovica,riconoscendolo dall’odore, così l’uomo capì che erasuccesso qualcosa sulla spiaggia. Lampo annusò in giro esi diresse verso una barca, dove era caduto un orecchinodella donna; continuava ad abbaiare con insistenza rivoltoverso una baracca, così Marcello chiese ad un passante: -Mi scusi, sa per caso di chi è questa barca?- - Non so,però il proprietario è un tipo strano, abita in quelcapannone.-Entrambi vi si diressero e sentirono delle voci… la portaera socchiusa, Lampo entrò e cominciò a girare e adannusare intorno. Marcello sentì la porta sbattere e videun uomo che stava scappando: era Giovanni! Lo inseguì,finchè ad un certo punto, stanco della corsa, si fermò econfessò il rapimento. Nel frattempo il cane trovò Ludovicae la slegò.
Tornando casa portarono in commissariato Giovanni, che sicostituì, mentre Ludovica ritornò a Parigi con Marco. 9
“DELITTO” IN FAMIGLIATesto redatto da: Tirico Giovanni 2A, Carnevale Francesco 2B, GiurioloAlice 2D, Hamaal Khadija 2E, Razzak Ihsan 2CClasse aperta coordinata dalla prof.ssa Polastri Sandra 10Era la sera di una calda giornata di giugno quando a Francoarrivò una strana telefonata. Franco era un ragazzo di 18 annidi origini italiane, ma sceicco di Dubai grazie all’eredità chegli aveva lasciato suo padre. Franco amava vestirsielegantemente e gli piaceva fare palestra con suo cuginoMichele, di 18 anni, basso e robusto. Una cosa li accomunavasin dalla nascita: condividevano la passione per i casiinvestigativi da risolvere, avendo già avuto modo in passatodi sperimentare questa loro abilità.La telefonata giungeva dalla polizia di Rio de Janeiro che,conoscendo le loro doti di investigatori attenti, li pregavadi raggiungere l’immensa statua del “Cristo Redentore”, situatasul monte Corcovado, perché vi era stato trovato un corpodeceduto, sulla scogliera.Senza indugio, come era suo solito, Franco convocò il cugino einsieme, con il suo aereo privato, andarono a Rio.Una volta arrivati Franco e Michele analizzarono la scena delcrimine: vi si trovava Eva, una famosa modella brasiliana cheaveva avuto un aspetto magnifico e un successo strepitoso. Oraera caduta e il suo corpo ferito si trovava a pancia in giù,l’elegante vestito tutto stracciato a causa della caduta.
Sulla scena del crimine trovarono l’impronta di una scarpa 11femminile, dettaglio che non trascurarono, ma che poteva nonessere fondamentale, essendo questo un luogo molto frequentato.Michele e Franco mandarono il corpo precipitato sulla scoglieraai laboratori della famosa “Polizia Scientifica” di Rio deJaneiro, perché fosse analizzato. Dopo scrupolosi esami, gliuomini della scientifica rilevarono sul corpo della poveraragazza deceduta delle impronte e riuscirono a stabilire cheappartenevano a Giulia, un’altra famosa modella, rivale di Eva.Franco nel frattempo, per non tralasciare nessuna possibilepista, si era recato da Joao, famoso fotografo e marito di Eva,per interrogarlo. Indagando scoprì che non poteva essere ilcolpevole, perché aveva un alibi di ferro: nel momento in cuiprobabilmente la moglie stava cadendo dalla scarpata, lui stavascattando un servizio fotografico e aveva tanti collaboratoriche potevano testimoniarlo.Verso sera a Franco arrivò una telefonata da parte di unopsicologo: aveva saputo che Eva era morta e spiegò a Franco cheaveva curato e seguito la modella perché Eva era depressa.Franco, facendo rianalizzare il corpo di Eva, capì che leimpronte digitali risalivano al giorno prima della morte.Decisero quindi di indagare su Giulia: l’interrogatorio avvennea Niteroi, città vicino a Rio. Giulia indossava un vestitolungo e scollato, nero: pur sapendo di essere innocente, simostrò nervosa e titubante. Giulia disse che nella giornataprecedente la morte di Eva erano uscite per una passeggiata eper organizzarsi per un servizio fotografico per il qualeavrebbero dovuto posare il giorno dopo! Parlando con Eva, Giuliaaveva capito che l’amica era molto depressa perché temeva cheil marito non l’amasse più.
Le due amiche, chiacchierando e confidandosi, si eranoabbracciate più volte e questo giustificava le impronte diGiulia sugli abiti di Eva.Purtroppo, insieme a Giulia, Franco e Michele arrivarono alla 12conclusione che Eva si era suicidata perché non sopportava piùl’idea di essere abbandonata. E per rendere più plateale ememorabile il gesto, aveva scelto di farlo in uno dei luoghisimbolo di Rio de Janeiro.
UN POSTINO DETECTIVETesto redatto da: Diego Amato (II D), Lorenzo Ciffolillo (II E),Anita Faraone (II A), Lara Gravello (II C), Anna Pancaldi (IID)Umberto Pecorello (II B).Classe aperta coordinata dalla prof.ssa Bertuzzi Sara 13Era una fredda e nebbiosa giornata d’autunno a Crevalcore,un piccolo paese vicino a Bologna in cui solitamente lavita scorreva tranquilla, quasi monotona. Nella zonalavorava un postino di nome Cristiano Santini, un uomo dicirca cinquant’anni, alto e magro, dal caratteredeterminato e coraggioso ma anche molto cordiale esimpatico con tutti gli abitanti del paese. Cristiano neltempo libero amava leggere libri gialli e vedere filmpolizieschi ed era così appassionato del mistero che glipiaceva risolvere casi investigativi. Ogni volta che inpaese c’era qualche strana questione da risolvere lui nonsi tirava mai indietro e aveva sempre delle ottimeintuizioni.Quel giorno, come tutte le mattine, Cristiano era al lavoroe si recò a casa del suo amico Mario Santos per consegnarglila posta, ma quando suonò il campanello non gli risposenessuno. Mario la mattina era sempre in casa, gli sembròstrano che non aprisse e si preoccupò subito: provò eriprovò a suonare il campanello, ma niente, l’amico nonaprì. Cristiano si preoccupò e anche se con un po’ ditimore decise di scavalcare il cancello, che per fortuna
non era troppo alto, per andare a vedere se era successoqualcosa all’amico.Appena entrato nel giardino gridò il suo nome più volte e,non ricevendo risposta, iniziò ad agitarsi e a balbettare,una cosa che gli succedeva sempre quando aveva paura e neimomenti in cui non aveva il controllo della situazione.Avvicinandosi alla porta d’ingresso la sua ansia cresceva 14e quando vide che la porta era aperta cominciò a pensareche fosse successo qualcosa di grave.Con paura entrò e iniziò a guardarsi intorno cercando ilsuo amico e sperando di trovarlo sano e salvo: cercò inogni angolo della casa, controllò in tutte le stanze eguardò persino dietro ai mobili, ma senza risultati. Quandoormai aveva percorso tutta la casa in lungo e in largo videche era aperta la porta che conduceva al retro delgiardino, una porta secondaria che in realtà il suo amicoMario gli aveva confidato di usare pochissimo. Cristiano aquel punto decise di continuare le sue ricerche all’esternopassando da quella porta e di controllare anche il grandegiardino. Facendo il giro della casa notò qualcosa chespuntava da una siepe, si avvicinò lentamente e con timoreperché quella situazione cominciava a spaventarlo. Si chinòper capire meglio cosa si nascondesse dietro la siepe: èqual punto che fece la macabra scoperta. Dietro la siepegiaceva il corpo del suo amico Mario ormai senza vita.Terrorizzato e pallido come la carta si chiese cosa erameglio fare e gli sembrò che la cosa migliore fossechiamare la polizia e suo figlio Andrea che poteva aiutarloin quel momento terribile. Intanto Cristiano rimase vicinoal corpo dell’amico e notò che sul collo aveva dei segni
rossi, che sembravano segni di strangolamento, eppure lacamicia dell’amico era sporca di sangue, quindi pensò cheprima di ucciderlo l’assassino l’aveva ferito al petto.Pochi istanti dopo arrivarono la polizia e suo figlioAndrea, che pur essendo un appassionato di libri giallicome il padre in quel momento non riuscì a trattenerel’emozione e alla vista della vittima ebbe il voltastomaco. 15Cristiano andò immediatamente a parlare con la polizia perspiegare come si erano svolti i fatti quella mattina,perché era entrato nella casa della vittima e come avevafatto a trovare il corpo. Nel frattempo Andrea, superatoil primo momento di terrore, si diede da fare e iniziò acercare qualche indizio in giardino e in casa. Conoscevabene quella casa perché fin da bambino si recava a trovareMario insieme a suo padre, e mentre gli adultichiacchieravano lui amava giocare in quel grande giardino:facendo il giro delle stanze, nella camera della vittimatrovò una lettera minacciosa in cui c’era scritto “ti avevoavvertito!”. La lettera era firmata da un certo Salvatore.Andrea ne parlò con suo padre che facendo il postinoconosceva quasi tutti i nomi degli abitanti di Crevalcorema a Cristiano non venne in mente nessun Salvatore.Il giorno dopo la polizia informò Santini dei risultatidelle analisi effettuate sulla camicia macchiata di sanguedella vittima: il dna trovato sulla camicia era quello diun certo Salvatore Bianchini, un uomo già conosciuto dalleforze dell’ordine, e soprattutto con un nome che era lostesso della lettera trovata in camera di Mario.La polizia riuscì a scovarlo in poche ore e a catturarlo,venne condotto in commissariato e interrogato. Salvatore
aveva un alibi: confessò di essere andato a casa di Mariola sera precedente perché Mario doveva parlargli di unasituazione molto delicata e raccontò che ad un certo punto,uscendo per andare a fumare, aveva avuto un attacco disangue dal naso, una cosa di cui soffriva soprattuttoquando c’erano sbalzi di temperatura. Mario si era sporcatola camicia tentando di aiutarlo a fermare il sangue e si 16era così preoccupato per lui che aveva preferito rimandarela loro chiacchierata ad un altro giorno, anche perché gliaveva detto che più tardi doveva incontrare un uomo perlavoro. La polizia accettò il suo alibi ma Salvatore rimaseil primo sospettato, considerando che anche nella letteratrovata in camera della vittima compariva il suo nome.Lo stesso giorno Santini tornò nella casa del suo amico econtinuò a cercare qualcosa che potesse aiutarli arisolvere il caso: in giardino trovò una sigaretta epensando che il suo amico Mario non fumava, doveva essereper forza quella di cui aveva parlato Salvatore allapolizia. Trovò anche un pezzo di stoffa, una stoffa di lanamolto pregiata che sicuramente non apparteneva al suo amicoperché Mario aveva un modo di vestire molto semplice. Nelretro del giardino c’erano anche le impronte dei cerchionidi una macchina di grossa cilindrata, forse una jeep, cheinsospettirono subito il postino perché il suo amico avevauna macchina piccola.Gli indizi trovati da Cristiano furono utilissimi allapolizia che iniziò a cercare l’assassino tra le personepiù ricche della zona: dopo parecchie ricerche riuscironoa trovare tre persone che si chiamavano Salvatore e chevivevano nei dintorni di Crevalcore. Soltanto uno di loro,
dopo un lungo interrogatorio, confessò di conoscere MarioSantos e di avere avuto a che fare con lui per affari. Lapolizia confrontò le sue impronte digitali con i segnilasciati sul collo della vittima e le impronteeffettivamente coincidevano: l’assassino venne arrestato emesso in prigione.Cristiano e Andrea però non si fermarono con le indagini 17perché volevano capire le ragioni che avevano portatoquell’uomo ad uccidere il loro amico e si recarono aparlare con i suoi vicini di casa: scoprirono che Salvatoreera un ricco uomo d’affari senza scrupoli, vestiva semprecon abiti eleganti e amava le automobili di lusso propriocome aveva immaginato Cristiano. Salvatore nell’ultimoperiodo si lamentava spesso perché aveva prestato deldenaro ad un uomo di Crevalcore che non gli aveva ancorarestituito quei soldi e i vicini avevano sentito delletelefonate fatte a quest’uomo in cui Salvatore lominacciava ed urlava.Cristiano e Andrea con grande sofferenza capirono chel’amico era finito in una brutta storia e rimasero maleper non essersi accorti di quella situazione e per nonaverlo potuto aiutare.
LA BACCA MALEDETTATesto redatto da: Dall’Olio Angela 2 A, Fernando Adhisha Abhimani2A, Muzzarelli Enrico 2D, Khawar Zaera 2D, Stefa Alessio 2C.Classe aperta coordinata dalla prof.ssa Ferri Silvia 18CAPITOLO I La festaMatthew Jhonson, un trentacinquenne dall'aria pensierosa,osservava dal finestrino l'immensa distesa di nuvole difianco a sè mentre una voce femminile annunciava: ”Stiamoper atterrare a New Orleans tra dieci minuti, preghiamo igentili passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza edi chiudere il tavolino di fronte a voi”. Il ragazzo aquel punto, si voltò dalla parte opposta e disse al suocollaboratore: ”Comunque io detesto mio fratello; non faaltro che costruire immensi palazzi e sprecare il denarodi nostro padre in macchine , case e sigarette, èantipatico e mi invita ai suoi party solo per umiliarmi.Non mi ha mai sostenuto quando ne avevo bisogno e mai lofarà”. Dylan Thompson, un bibliotecario sessantacinquennepacatamente gli riferì, mentre ripuliva il suomonocolo: ”Lo so, me lo ripeti ogni volta che facciamovisita a tuo fratello e adesso allacciati la cintura” . Ilragazzo, dopo aver fatto ciò, incuriosito chiese: ”Perchéindossi sempre quella spilla?”. Dylan rispose:”è un ricordodella mia giovinezza e, da quando me l'ha regalata mio
padre, ai tempi dell' emigrazione dall' Australia in Canadadella mia famiglia, promisi che non me la sarei mai piùtolta”.Dopo essere usciti dall'aeroporto Dylan e Matthew preseroun taxi diretti al loro hotel. Mentre Matthew si accingevaa mettere le valige nel portabagagli improvvisamente sbucòun enorme auto nera che si fermò di fronte ai due amici e 19dal finestrino comparve il volto del suo “amatissimo”fratello Jack Johnson. Matthew sorpreso domandò: “Che cifai qui?”.Il fratello con aria pacata gli rispose: “Ovvio, sonovenuto a prendervi”. Così i due salirono in macchina e simisero subito a parlare sottovoce: “E' molto strano questosuo comportamento …” Dylan annuì con un cenno della testa.Poi a rompere il ghiaccio fu Jack che li invitòall'inaugurazione del suo nuovo palazzo econtemporaneamente al festeggiamento del suo fidanzamentocon la sua nuova fiamma Rhyanna Stanton.Giunti all'hotel Jack diede infine al fratello uno smokingdicendo. “Ti servirà questa sera” mentre il bibliotecarioammiccava un sorriso di circostanza. Entrati alla receptiondell'hotel Dylan fu accolto dal suo carissimo amicod'infanzia Robert Dixon che gli disse abbracciandolo: “Chisi rivede, da quanto tempo eh!” e dopo aver compilato isoliti moduli entrarono finalmente nella loro camera.Matthew sbalordito commentò: “How che vista mozzafiato chesi vede da quassù!” e Dylan entusiasta disse: “Robert ciha riservato proprio una bella camera.” Così, dopo essersipreparati e vestiti in modo elegante, si diressero allafesta con un taxi. All'ingresso del palazzo c'era ad
accoglierli un uomo in divisa che domandò: “Buonasera, benarrivati, prego potete mostrarmi i vostri inviti?”Improvvisamente comparve Jack che riferì alla guardia: “Nonti preoccupare, loro sono con me.” Poi si rivolse a Dylane Matthew dicendo: “Venite, vi presento la mia compagna,Rhyanna.” Attraversarono una sala che non finiva più e,dopo aver salutato molti invitati, Jack indicò loro una 20ragazza snella dai capelli lunghi e neri. Lei era RhyannaStanton.Così i due salutarono cortesemente dicendo: “Buonasera,lieti di fare la sua conoscenza” lei contraccambiò dicendo:“Il piacere è tutto mio, sono appena arrivata dall'Africama, non sarei potuta mancare a questa festa per nulla almondo anche perché Jack mi ha riservato una sorpresa.”Quella festa che, inizialmente era una festa “tranquilla”si infuocò all'arrivo di un ospite non gradito.All'improvviso comparve una signora dai capelli biondi eocchi azzurri e pieni di lacrime. Melania Doson, così sichiamava, si rivolse a Jack dicendogli: “ Tu mi avevi dettoche avresti amato solo me, ma sei soltanto un bugiardoperché tu ora stai con quella!”. A quelle parole Ryannascappò piangendo. Quella sera che era iniziata in un sogno,adesso era diventata un incubo. Jack allora preso da un’immensa ira fece per scagliare un pugno a Melania, ma primadi fare ciò quest'ultima gli lanciò la borsetta sul nasofacendolo sanguinare, infine la ragazza fu allontanatadalle guardie del corpo.
CAPITOLO II Omicidio sul palazzoGli uccellini cinguettavano fuori dalla finestra, eral'alba di un nuovo giorno Matthew dal suo letto traballandosi diresse in bagno a lavarsi la faccia mentre Dylan,grande appassionato di botanica come il ragazzo, annaffiava 21le piantine sul balcone. Poco dopo l'ora di colazione,mentre Matthew spalmava il burro di arachidi sul suopanino, squillò il suo telefono, era l'ispettore Derrikche doveva informarlo di una terribile notizia: “E'statoritrovato il cadavere di suo fratello Jack ai piedi delsuo palazzo, pensiamo che si tratti di un suicidio, èpregato ti presentarsi al commissariato per ilriconoscimento della vittima.” Il ragazzo allora prese lasua giacca e corse subito alla polizia. Arrivato lì sidiresse nell'ufficio dell'ispettore Derrik che vedendologli disse: “Salve, mi dispiace molto per l'accaduto madobbiamo provvedere all'autopsia e non possiamo farlo senzail riconoscimento da parte sua. Prego mi segua pure.” Inquell'istante sopraggiunse Dylan che, con il fiatone allagola chiese all'ispettore: “Potrei venire anche io convoi?” L'ispettore negando gli disse: “Mi dispiace, solo ifamiliari possono vedere il cadavere.” Deluso ilbibliotecario disse: “Ah scusate non lo sapevo, potreiparlare con il mio amico per favore?” l'ispettore alloraacconsentì. A quel punto Dylan disse a Matthew: “Chiedi lefoto all'ispettore poi passale a me, ti spiego dopo.”Allora il ragazzo anche se non ne capiva il fine, fece uncenno di approvazione con la testa. Dopo aver fatto ciò ed
essere tornati in hotel il sessantacinquenne entusiastaaffermò: “Lo sapevo, avevo ragione, tuo fratello non si èsuicidato ma è stato avvelenato, osserva bene questa foto,tuo fratello ha la bocca leggermente aperta e come puoinotare la lingua è nera, l'autopsia lo dimostrerà! Non homai creduto all'ipotesi del suicidio elaboratadall'ispettore Derrik perché Jack non ne aveva motivo.” Il 22ragazzo allora disse: “Si, hai ragione, però … aspetta comehai fatto a scoprire che Jack era morto? Lui rispose:“Ovvio, ti ho seguito e poi mi sono fatto raccontare tuttodal maresciallo, con un po' di perseveranza si ottienetutto!” Infine entrambi esposero la loro scopertaall'ispettore Derrik che sbalordito disse: “Incredibiledall'autopsia è risultato che la morte è stata causata dalveleno e non dalla caduta”. CAPITOLO III Le indaginiLa polizia di New Orleans era in subbuglio per la ricercadell'assassino, anche se non volevano che si sapesse pernon scatenare il panico nella città. Anche i due amici simisero all'opera ma prima fecero visita alla SignorinaRyanna. Quest'ultima vedendo arrivare Matthew e Dylandisse: “Se volete accomodarvi fate pure, mi serve proprioun po' di compagnia.” Allora il bibliotecario affermò: “Midispiace molto per l'accaduto, le porgo le miecondoglianze.” La ragazza in lacrime disse: “Lo so, lo sosi è buttato giù dall'undicesimo piano … che brutta fine
non le pare?” Il bibliotecario allora rispose: “Lei ha ideadi che cosa lo abbia spinto a fare un gesto del genere?Aveva dei debiti in sospeso? Si era fatto dei nemici incittà? Con lei magari si confidava.” Ryanna negando disse:“No vede, io e lui stavamo insieme da poche settimanequindi non so il motivo del suo gesto. Magari Matthew puòaiutarla ...” Allora il bibliotecario fingendosi sorpreso 23affermò: “Oh è vero, non vogliamo annoiarla con altredomande quindi togliamo il disturbo. Per qualsiasi cosa,non esiti a contattarci, le lascio il mio numero ditelefono.” Dopo essersi congedati si diressero al lorohotel, lì trovarono l'ispettore Derrik che disse a Matthew:“Lei è in arresto per il presunto omicidio di suo fratelloJack Jhonson su Micol, esponigli i suoi diritti.” Così ilragazzo fu portato alla centrale dove fu messo in cella.Poco dopo arrivò il bibliotecario che affermò: “Statefacendo un grosso errore, perché lo avete arrestato?”.L'ispettore con aria soddisfatta rispose: “Mi dispiacecontraddirla ma abbiamo trovato delle tracce di sanguesulla camicia di Jack e dalle analisi corrisponde al sanguedi suo fratello Matthew.” Allora il bibliotecario senzaparole chiese: “Posso vedere il ragazzo?” Derrickacconsentì. Matthew vedendolo disse: “Ciao Dylan, aiutamiti prego!” “Sono qui per questo ma, se non mi racconti comeè finito il tuo sangue sulla camicia di Jack, non possofarlo!” esclamò il bibliotecario. Quindi il ragazzo esposenei minimi dettagli ciò che era accaduto quella notte …Era da poco finito il party e Jack e lui erano soli, i dueallora iniziarono a discutere Matthew accusò il fratellodi essere il solito egoista che aveva usato Melania, la
sua ex ragazza come un giocattolo poi dopo aver conosciutoRyanna l'aveva abbandonata. Lui amava ancora Melania edetestava il fratello per quello che le aveva fatto. Tra idue allora ci fu una colluttazione e un po’ di sangue diMatthew arrivò sugli abiti di Jack. Dopo aver appresoqueste informazioni il bibliotecario si diresse da Melaniaper avere ulteriori notizie. Lei confermò tutto e così poco 24dopo l’uomo ritornò in Hotel. Qui si travestì da barbone euscendo dall'albergo Robert esclamò: “Come ti sei conciato!“E' un travestimento, mi serve una prova per scagionareMatthew” rispose Dylan. Il bibliotecario, dopo ore ed oreriapparve con un fazzoletto sul quale vi era l'improntadi un rossetto mentre diceva: ”Ci sono riuscito! era laprova decisiva!” L'indomani mattina si diresse verso le8,30 alla biblioteca di New Orleans per cercareinformazioni sulle vite sia di Melania che di Ryanna e dopoore di ricerca trovo' quello che cercava; sulla schermatadel PC comparve una notizia di molti anni prima dove eranoscritte testuali parole:”Il miliardario Jack Jhonsoncostringe a fare pagare una polizza di 30000 dollari aRik Stanton per una presunto furto di dati ai danni dellasua società “. A quel punto ebbe l'illuminazione: “ora soil movente dell'uccisione di Jack” CAPITOLO IV La risoluzione del casoRyanna aveva appena finito il ceck-in quando Dylan lecomparve di fronte e le chiese: “Va da qualche parte
signorina?” Ryanna sorpresa di vederlo a sua volta glidomandò: “cosa ci fa qui?”Il bibliotecario le rispose: ”Semplice sono venuto aconsegnarla alla polizia; sa e' stato difficile risolverequesto caso. Lei due sere fa era al palazzo, vide Jackuscire dal gazebo, insanguinato dalla lite accaduta pochiminuti prima. Gli chiese perdono per la storia di Melania 25e, gli propose di raggiungere l’undicesimo piano del suopalazzo per ammirare lo splendido panorama. Dopo esseresaliti, lei fece di tutto per baciarlo appassionatamente.Però si era premurata prima di cospargersi l’antidotosulle labbra, poi sopra si era messa il rossetto intrisodi veleno ottenuto dalla bacca maledetta. A questo puntoil corpo del suo povero fidanzato si era irrigidito eparalizzato. Lei ne approfittò quindi per spingerlo giùdal cornicione di una terrazza. Jack dunque non morì perla pericolosa caduta, ma per il veleno!Ryanna allora esclamò: “Lei non ha nessuna prova perincriminarmi!” Allora il bibliotecario, con aria beffarda,concluse dicendo: “Lei crede?“ Mentre le mostrava unfazzoletto su cui vi era un impronta di rossetto.“Questo fazzoletto l’ha usato per togliersi il rossetto!Scommetto che la polizia vi troverà anche le sue improntedigitali!”La ragazza esterrefatta domandò: “Come ha fatto a scopriretutto?”Dylan rispose in modo sicuro: “Semplice! Si ricorda duegiorni fa a casa sua? Lei mi aveva riferito che Jack siera suicidato buttandosi dall’undicesimo piano… Comefaceva a saperlo? “
Questo particolare mi ha subito insospettito. “Poi quandoMatthew è stato incarcerato sono andato sulla scena delcrimine alla ricerca di una prova per scagionarlo. Ho avutofortuna! Infatti ho trovato un fazzoletto macchiato dirossetto e intriso di veleno che, come esperto di botanica,ho riconosciuto essere ricavato dalla bacca maledetta. Daciò ho dedotto che l’omicida era una donna. Avevo subito 26pensato a lei, anche se non avevo ancora individuato ilmovente. Ma dopo una scrupolosa ricerca al computer sullasua famiglia, ho trovato un articolo di giornale su vi erascritto: Jack Jkonson accusa Rick Stanton di furto.Quest’ultimo sarà costretto a pagare una polizza dirisarcimento di 30.000 dollari all’impresa di Jack. Se nonlo farà sarà condannato al carcere”.“Rick Stanton” signorina Ryanna “era suo padre!”“Lei allora” proseguì Dylan “ha ucciso per vendetta!”La ragazza si accasciò a terra in lacrime confessandotutto.Ed ecco allora un altro caso chiuso per Dylan Thompson!!!!
IL DIADEMA SCOMPARSO.Testo redatto da: Barbato Marco 2C, Galati Rando Rosario 2E,Monsei Simone 2D, Shafiq Rida 2B, Song Giulia 2AClasse aperta coordinata dal prof. Bechere Marcello 27“Ma come è possibile!” Si ripeteva Carlos, mentre Pablosorrideva per l’astuzia del ladro. Pablo Sorres era uncittadino di Granada, in Spagna, di 53 anni, ed era il“vecchio” e astuto guardiano dell’Alhambra, la residenzaestiva dei re di Spagna. Dal modo di fare e dal dented’oro, al primo sguardo faceva pensare a un trascorso damalvivente. Era invece un appassionato di libri gialli emisteri polizieschi; alto e robusto, fumava il sigaro incontinuazione e viveva dentro il museo della reggiadell’Alhambra, nella piccola dimora del custode. Anche senon era pagato molto bene, gli piaceva vestire elegante,con abiti italiani, e vestiva in giacca e cravatta anchedurante le giornate più calde d’agosto, accompagnate dascarpe sportive bianche, all’ultima moda. Con la gente erasempre stato permaloso, dai modi spicci e di poche parole.Era loquace solo col suo aiutante: Carlos Rojos, un uomodi origini catalane, di Barcellona per la precisione,simpatico e di 45 anni. Carlos, dopo aver girato tutta laSpagna e fatto ogni tipo di lavoro qua e là, si era fermatoa Granada e aveva trovato un impiego fisso da 5 anni, cometirocinante all’ Alhambra. Era di statura bassa e robusta,aveva grosse occhiaie che sembrano borse sotto i suoi occhi
verdi, e aveva un grosso ciuffo biondo che era abituato apettinare continuamente. Aveva conosciuto Pablo nelgiardino reale, presentato dal direttore del museo, e allaprima chiacchierata, dove aveva parlato solo lui, si eraavvicinato a quel collega burbero e taciturno che gli avevarivelato di essere un lettore di libri gialli, proprio comelui. 28“Come ha fatto a non accorgersene!” Gridò arrabbiato il respagnolo. La regina arrabbiatissima ma comunquecontrollata, ordinò a Pablo e a Carlos di risolvere ilcaso.A scoprire la mancanza del diadema era stato Carlos duranteil giro di sorveglianza del museo, e subito aveva avvisatoi reali. Nel luogo del furto i due amici trovarono solouna lettera firmata: M.A.! Aveva lasciato la firma, ilmarrano! Era una sfida! Così i due guardiani iniziarono iloro ragionamenti, ispezionando tutta la sala.Il primo ad essere sospettato fu un famoso ladrocollezionista spagnolo. Aveva commesso diversi reati,tutti per impadronirsi di qualche opera d’arte, ma eratalmente ricco da poter pagare sempre il riscatto per lapena commessa. Lo sospettarono perché si chiamava AaronMuller, e presentava le iniziali della lettera. Pablodetestava Aaron per vecchie discordie e quindi era convintofosse lui il colpevole. Carlos però aveva la mente piùaperta e quindi sospettava anche di un abituale visitatoredel museo, anche se aveva un’aria innocua. In ogni casoPablo era impossibile da persuadere, e del resto ancheCarlos voleva risolvere il caso il prima possibile. Ma
Aaron non era in Spagna al momento del furto. Era a Milanoquella sera, alla Scala, ad ascoltare l’Opera. I dueinvestigatori erano subito andati ad interrogare il primosospettato, e il signore Muller fornì il suo alibi. Carlosallora propone di tornare in Spagna, anche se Pablo nondimenticava il suo l’odio per il ladro, e continuava asospettarlo. Una volta in Spagna, indagarono su quel 29visitatore. Si chiamava Andrea Benedetti, era italiano, maamava la storia dell’Andalusia. Andarono nell’hotel dovealloggiava Andrea. “Eri qui ieri sera?” domandò Pablo. “No”rispose Andrea. “Ero a cena fuori” continuò il sospettato.Carlos gli chiese lo scontrino del pasto, ma lui risposedi averlo buttato. Gli investigatori scelsero di indagareancora su di lui, ma prima sarebbero tornati al museo acercare altri indizi. Il sospettato li avrebbe aspettatiin carcere.La mattina dopo, però, dovettero rilasciarlo perchéMartines Rijon, una ventenne disoccupata che amavaviaggiare, prese il suo posto. Pablo era stato sicurissimodi arrestarla. Carlos era ancora perplesso così andò daPablo. “Ma come fai a dirlo?” domandò Carlos. “Ecco,Carlos, devi sapere che quando tornammo al museo notai unamosca posarsi sul caldo muro del castello, cosa impossibiledato che non ne ho mai vista una perché è tutto pulitissimoe le mosce non entrano mai nel museo. Così guardai meglioe trovai un’impronta di sangue che probabilmente avevalasciato il colpevole dopo aver rotto la teca, quindi mici è voluto un attimo, grazie all’aiuto della scientifica,per individuare il colpevole”. Raccontò Pablo. “Astuto
amico, i miei complimenti, ma come mai voleva quel diadema,quel gioiello ha valore solo in Marocco!” Disse Carlos.Pablo, dall’aria riflessiva, rispose: “Purtroppo è unmistero anche per me, ma una cosa certa, dobbiamo capirlo.Prepara le valigie, andremo in Marocco”.Arrivati in quella nazione, ripresero in mano la letteratrovata al museo e, come prima cosa, cercarono chi aveva 30come iniziali del proprio nome M. A. . Erano sicuri cheMartinez non era più in possesso del diadema, e che lodoveva aver venduto per arricchirsi. Gli unici che potevanopermettersi di pagare così tanto il diadema erano i realiarabi. Una volta capito che erano loro i compratori iniziòuno scontro diplomatico fra i reali spagnoli e quelliarabi, che si chiuse con la rinuncia da parte della Spagnache però, in cambio, chiese un riscatto in oro.
CRIMINE IN MADAGASCARTesto redatto da: Giulia Malaguti 2D, Dounia Laatour 2E, Fabio Hu2E, Christian Ndrelalay 2D.Classe aperta coordinata dalla prof.ssa Lamberti Patrizia 31Il 27 Agosto del 2012, in Madagascar, era avvenuto uncrimine ancora irrisolto: nella principale biblioteca delpaese, nel pieno della notte, circa alle 00:30, era statocommesso un omicidio.La vittima era il nipote del vecchio proprietario dellabiblioteca, di nome Kjlij, un ragazzo di circa 27 anni, distatura media, con i capelli castani, gli occhi neri esporgenti. Lavorava nell’ edificio di fronte allabiblioteca, nell’ufficio che si occupava dellasalvaguardia della foresta.Il ragazzo apparteneva a una famiglia onesta e molto colta.Andava in biblioteca tutte le settimane da quando avevascoperto che suo zio aveva abitato e lavorato nellasoffitta e faceva sempre molta attenzione che nessuno lovedesse e riconoscesse mentre saliva le scale.Per evitare eventuali intrusi, nascondeva la chiave dellaporta in un libro, il più vicino alle scale.Proprio in questa soffitta, polverosa e al piano più altodella biblioteca, avvenne il crimine: era un locale dicirca 35mq, con il soffitto che scendeva, diventando semprepiu basso e con una piccola finestra nella parte più alta;
le pareti erano di un grigio scuro e piuttosto spesse, comequelle di tutto l’ edificio.Raccoglieva i libri piu vecchi e quelli mai letti e oltread essere piena di volumi sparsi ovunque, in mezzo apolvere e ragnatele conteneva anche gli oggetti personalie i mobili del vecchio proprietario, il signor Eastyk,ormai morto da molti anni. 32C’era una scrivania di legno con sopra tantissimi oggettidi piccolo e grande valore, tra cui un fermacartepreziosissimo rivestito di rubini.Dietro c’era un archivio enorme, pieno di vari eimpensabili documenti.Successe proprio così...Qualcuno, di cui non si conosceva l’identità, alle 23:36bussò alla porta di Kjlij, con la scusa di avere smarritoun libro molto importante.Fidandosi dello sconosciuto, lui lo accompagnò inbiblioteca e prese dal nascondiglio la chiave per lasoffitta, pensando che il libro perso fosse in quellastanza, ma compì l’ errore che avrebbe segnato la finedella sua vita.Appena entrati, gli apparve davanti agli occhi unabellissima e polverosa scrivania e montagne di libri.Lo sconosciuto, vedendo tutte queste cose, decise diringraziare Kjlij per la gentilezza, offrendogli del vinoche aveva portato da casa e in cui aveva versato del veleno,per potersi poi impradonire di tutte quelle ricchezze.Glielo porse, dicendogli che era per festeggiare la loroamicizia e il ragazzo si ritrovò morto sul pavimento.L’assassino si accertò della sua morte, dopo di che lo mise
in un sacco e lo abbandonò nella stanza, stando attento anon lasciare eventuali tracce. Prima di uscire si appropriòdi quello per cui aveva faticato tanto…dei vecchi documentiche attestavano le ricchezze possedute dal signor Eastyk:erano custoditi con cura in un archivio che non venivaaperto da tempo e di cui si ignorava l’esistenza.Si chiuse la porta alle spalle, ma dimenticò di togliere 33il bicchiere utilizzato per il brindisi. Scese le scale enascose di nuovo la chiave nel solito posto, usandoattentamente i guanti.La mattina seguente in biblioteca arrivò Valerio: era unvecchio bibliotecario di circa sessant’anni, alto e magro,con una cicatrice a forma di zeta in fronte e una macchiabianca sul lato destro del collo.Amava leggere libri gialli e giocare a briscola, ladomenica pomeriggio dopo la messa. Vestiva solitamente diverde ed era sempre accompagnato da un bastone, a cui siappoggiava, dopo l’incidente avuto insieme alla moglie, incui lei era morta.Da quel giorno si era trasferito in Madagascar e per hobbysi era dedicato alla sua passione di investigatore. Nullasfuggiva alla sua attenzione ed il suo” luogoispiratore”era una grotta dietro ad una cascata, immersanella foresta e isolata dal mondo esterno, a un chilometrodalla sua casa. Qui la sera lo raggiungeva spesso Valerio,un caro amico che si era trasferito con lui per starglivicino dopo la disgrazia e che condivideva la stessapassione per i libri gialli e l’investigazione.Valerio trovò casualmente la chiave all’interno del librovicino alle scale e incuriosito salì: vide un sacco enorme
sul pavimento e pensando fosse pieno di libri lo aprì,trovando il cadavere di un ragazzo con un bicchiere tra lemani. Immediatamente chiamò la polizia, che gli rivelòl’identità del morto e gli chiese di collaborare nellaricerca dell’assassino.I sospetti si indirizzarono inizialmente su Velik, un uomodi mezza età che qualche tempo prima aveva partecipato 34senza fortuna ad una lotteria insieme ad Eastyk e avevascatenato un’enorme polemica contro la sua esageratafortuna.Il secondo sospettato fu Amorchy, un uomo che più volteaveva cercato di acquistare la biblioteca ma inutilmente,perché il defunto proprietario aveva preteso una cifraesagerata. Valerio si recò da Velik, che viveva fuori città; bussòalla sua porta, entrò e…vide un uomo seduto su una poltronadavanti a un quadro, visibilmente ubriaco. –Dove ti trovavila notte del 27 Agosto?-gli chiese. –Qua in casa, sedutodavanti a questo quadro che da tempo mi affascina-risposeVelik con sicurezza, -ho saputo solo questa mattinadell’accaduto.- Conoscevi Eastyk?- Il sospettato ebbe un po’ diesitazioni poi rispose:-Sì, mi aveva ostacolato nellalotteria ma non avrei mai ucciso il nipote, perché mi avevaaiutato quando non avevo i soldi neanche per pagarel’affitto, la sua morte è stata sufficiente per placare lamia ira.-Soddisfatto, Valerio ritornò alla sua grotta e riferì tuttoa Daniele, che lo aveva raggiunto.Gli chiese di andare sul luogo del delitto, alla ricerca
di ulteriori indizi, mentre lui sarebbe andato da Amorchy.L’uomo abitava in una casa modesta del centro; appena bussògli venne ad aprire, lo fece accomodare e lo sollecitòdicendogli che aveva un appuntamento.-Dove ti trovavi lanotte del 27 Agosto?- chiese Valerio. - Ero al bar qui difianco, dove vado ogni sera prima di andare a dormire-rispose l’uomo deciso e impaziente. Un po’ dubbioso, 35l’investigatore decise di procedere, chiedendogli seconoscesse Eastyk o suo nipote. Amorchy, non sorpreso delladomanda, rispose: - Il nipote no ma lui sì, molto tempo fagli avevo chiesto più volte di vendermi la biblioteca mami proponeva cifre enormi.- Prima di tornare alla suagrotta, Valerio passò dal bar, per verificare e scoprì cheaveva detto la verità. A questo punto poteva solo sperareche Daniele avesse trovato altri indizi e così era. Ilprimo era un biglietto che testimoniava la vincita allalotteria del vecchio proprietario della biblioteca,divenuto così molto ricco, il secondo era un archivio incui mancavano numerosi documenti. Tutto sembravaricondurre a Velik ma Valerio non ne era convinto.I due investigatori tornarono sul luogo del delitto e siaccorsero di aver trascurato il calice. -Come ho fatto atralasciare questo particolare?- si chiese Daniele! Loraccolse con estrema cura e lo portò ad analizzare. Dopoqualche ora ebbero i risultati: le impronte erano di Jikan,il proprietario attuale della biblioteca, che per invidiae desiderio di arricchirsi aveva avvelenato il nipote diEastyk, guadagnandosi con l’inganno la sua fiducia.Valerio si diresse rapidamente alla biblioteca, perincastrare il colpevole. -Sei un ladro e un assassino
abbiamo prove sufficienti, ma confessa e ti risparmieremo 36qualche anno di prigione!- Jikan tentò di scapparesfondando la finestra, ma si era dimenticato delle sbarre.- E va bene, sono stato io, stupidi ficcanasi!-La polizia lo arrestò e lo portò in carcere, dove avrebbetrascorso i prossimi venticinque anni. Soddisfatto Valeriodisse all’amico con sollievo:- Anche oggi abbiamo risoltoun caso difficile, è il momento di festeggiare.-
NON SI MUORE SEMPRE DI VECCHIAIATesto redatto da: Ghelfi Alice (2C), Vincenzi Francesco (2B),Zakry Walid (2E), Barhoumi Nisrine (2D), Teodosio Francesco (2A)Classe aperta coordinata dalla prof.ssa Polastri Sandra 37Amedeo Findus, un postino di 42 anni, invitò a cena il suoamico Gianni Vespa, proprietario di un’edicola di 36 anni.La mattina dopo Amedeo andò a lavorare.Mentre aspettava delle missive da consegnare, vide sultelegiornale che un suo ricco cugino, Luca Rossi, era statoucciso. Triste e allo stesso tempo molto arrabbiato,abbandonò il luogo di lavoro per andare nella villa delcugino, dove era avvenuto il delitto. Volendo a tutti icosti scoprire il colpevole, iniziò a cercare degli indizi.La polizia aveva già scoperto che la vittima era statauccisa da un colpo di pistola. Amedeo chiamò Gianni perfarsi aiutare a cercare altre tracce. Giunto alla casa,l’amico fece subito notare ad Amedeo che c’era del sanguesul pavimento e che avrebbe potuto analizzarne il DNA. Lastessa sera, grazie al suo vicino di casa che faceva ilgenetista, scoprì effettivamente che il sangue non era diLuca, ma di un certo Guido Salicini.La mattina dopo decise di andare a fare una visita a questosignore che gli disse di non conoscere nessun Luca Rossi eche alcuni giorni prima aveva fatto degli esami del sangue.Amedeo decise di informare Gianni di quello che intantoaveva scoperto e si accordarono per rivedersi nella villa
del cugino. Entrambi si accorsero che i fornelli eranoleggermente sporchi, quindi erano stati usati.L’investigatore iniziò a formulare un’ipotesi: ilcolpevole avrebbe potuto prima soffocare la vittima colgas del fornello e poi colpirlo con un colpo di pistola,per depistare le indagini; Amedeo lo disse all’amico chepropose di andare a vedere se il viso del defunto 38riportasse tracce di scottature, anche lievi.Arrivati nel luogo in cui il corpo era conservato, notaronoeffettivamente che la faccia era leggermente bruciata. Orabisognava capire chi avesse compiuto il delitto.Gianni e Amedeo tornarono alla villa per vedere sel’assassino avesse lasciato le sue impronte digitali nellacucina. Le trovarono e le analizzarono subito: a quantopareva il colpevole era il fratello del cugino di Amedeo,che, essendo un infermiere nel laboratorio analisi, avevaanche depistato le indagini usando il sangue del signorSalicini.Il movente fu scoperto quando si venne a sapere di unlitigio tra i due fratelli per una grossa eredità: ilfratello ricco, Luca, nonostante una vita di agi, avrebbeereditato tutto da uno zio morente; mentre al semplicee umile infermiere di un laboratorio privato non sarebbespettato niente.
UN RAPIMENTO A CASA JAKILLTesto redatto da: Elena Bastia (II A), Francescco De Fulco (II C),Sabrina Gouchi (II B), Francesco Pecorello (II E), Gabriele Pederzini(II B), Daniele Reatti (II E)Classe aperta coordinata dalla prof.ssa Bertuzzi Sara 39Era una sera senza nuvole, con la luna piena alta nel cieloe un venticello fresco che riempiva l’aria: l’atmosfera acasa Jakyll era più tranquilla che mai. L’abitazione,situata ai margini della città di Milano, in pienacampagna, all’apparenza si presentava molto moderna: alcentro di un bel giardino fiorito, che circondava la casae la grande piscina, si ergeva un pesco profumato che avevaispirato il colore delle assi e delle travi in legnodell’abitazione. All’interno l’arredamento era vintage,colorato e raffinato nei dettagli, in modo da creare unperfetto equilibrio con la modernità dell’esterno.Quella sera il signore e la signora Jakyll, due affermatiprofessionisti di origine inglese che si erano trasferitia Milano per lavoro, erano andati a cena fuori per il loroanniversario di matrimonio ed avevano lasciato a casa,insieme alla baby sitter, i loro due figli, Toby e Cameron:i bambini erano sempre felici di rimanere con lei perchéla conoscevano da quando erano piccoli. Toby era unragazzino di undici anni, frequentava la prima media edera particolarmente vivace e intelligente, amava giocare
all’aria aperta e, sebbene a scuola fosse molto bravo intutte le materie, studiare non gli piaceva e si riducevasempre a fare i compiti dopo cena. Toby aveva accolto congioia l’arrivo di un fratellino più piccolo e, quandoundici mesi prima era nato Cameron, aveva voluto sceglierelui il nome e aveva subito pensato che diventando grandesarebbe stato un ottimo compagno di giochi. 40La baby sitter dei due bambini si chiamava Leila Patterson,era una ragazza americana di ventisette anni e nonostantela giovane età era già sposata e madre di un bambino didue anni. Il suo aspetto era sempre perfetto: aveva lunghicapelli biondi e lisci che le sfioravano le spalle, gliocchi sembravano di ghiaccio ed era alta e ancora moltosnella nonostante avesse avuto un bambino da poco tempo.L’unica stranezza, che sembrava quasi stonare conquell’aspetto sempre curato, era un lieve tic che siportava dietro fin dalla tenera età: si toccava incontinuazione e nervosamente i capelli, tanto che a voltechi non la conosceva si sentiva quasi a disagio per quelmodo di fare. Eppure non era una ragazza ansiosa, avevauna vita serena e coltivava con entusiasmo le sue passionianche dopo la nascita di suo figlio: amava la moda, quellafrancese in modo particolare perché era una donna attentaai dettagli eleganti, e il suo passatempo preferito era lalettura di libri gialli che, quando aveva un po’ di tempolibero, amava gustare all’ombra di un grande albero nelparco vicino casa.Leila aveva un ottimo rapporto con Toby e Cameron, perquesto anche lei era contenta di passare del tempo a casaJakyll e di doversi occupare di loro: sapeva che erano due
bambini affettuosi e ubbidienti e che le volevano moltobene.Quando i due genitori uscirono, Leila disse a Toby diandare in camera sua a finire i compiti che aveva lasciatoa metà, poi prese in braccio il piccolo Cameron, lo feceaddormentare e lo mise nel suo lettino. Sistemati i bambiniLeila si sedette stanca sul divano, pensando di potersi 41finalmente rilassare un po’.Ma un attimo dopo si sentì chiamare dal piano di sopra:“Tata, ho bisogno d’aiuto per i compiti di musica!”Leila un po’ svogliata si alzò dal divano: “Toby arrivosubito!”Salì in camera sua, le camere infatti nella grande casadei signori Jakyll erano al piano di sopra, insieme ad ungrande studio che serviva al signor Jakyll per lavoro. Tobyla trattenne a lungo perché non riusciva a capire le noteche componevano l’accordo di “do”, ma ad un certo puntoLeila, in preda ad una strana ansia, sentì il bisogno discendere di sotto e controllare il piccolo Cameron cheaveva lasciato nella culla. Scendendo le scale sentì ilrumore di uno sparo provenire dal giardino e la sua ansiacrebbe ancora di più. Dopo quel rumore sordo si sentironodelle urla agghiaccianti e poi un pianto straziante: “Deveessere accaduto qualcosa di terribile” pensò terrorizzata.Leila si precipitò giù dalle scale e le si gelò il sanguequando vide che nella culla il piccolo Cameron era sparitoe che la porta di casa era spalancata. Temendo che avesserosparato al bambino corse disperata in giardino gridandocon tutta la voce che aveva il suo nome: a terra morto
c’era il corpo di un adulto. Non avevano sparato a Cameronma a suo padre, il signor Jakyll.Accanto al cadavere, china su di lui, Leila trovò lasignora Jakyll in lacrime, scioccata dall’accaduto cheurlava disperata: “Perché, perché, perchè? Perché hannosparato a te e non a me? Devi salvarti amore mio!”Teneva una mano sul suo cuore e intanto con l’altra tutta 42tremante cercava di comporre il numero della polizia. Leilacercò immediatamente di aiutarla, anche lei confusa e inpreda al panico, e provò a farsi raccontare cosa fossesuccesso. La donna pallida in volto e con un filo di vocele disse che lei e suo marito stavano rientrando, avevanoappena varcato il cancello del giardino dopo averparcheggiato, quando videro un uomo dal volto copertouscire di corsa da casa con il piccolo Cameron in braccioe una pistola in mano. Lucas, suo marito, aveva subitoprovato a fermarlo correndogli dietro ma il ladro l’avevafreddato con un colpo di pistola colpendolo alla testa.Leila non perse una parola del racconto della signoraJakyll, sentendosi profondamente in colpa per aver lasciatoCameron di solo al piano di sotto, quando alzò gli occhisi accorse che nel frattempo le aveva raggiunte Toby chepiangeva disperatamente:“Voglio trovare io il mostro che ha ucciso mio padre erapito mio fratello!! Lo troverò e gliela farò pagare perquello che ha fatto alla mia famiglia!!”La baby sitter e Toby aiutarono la signora Jakyll arientrare in casa e la lasciarono con i vicini, che eranoaccorsi spaventati, e i primi soccorritori, intanto lorodue non persero tempo e tornarono sul luogo del delitto
con due grandi torce per ispezionare il giardino cercandoqualche indizio utile alle indagini. Cercarono senza sostae alla fine i loro sforzi furono premiati perché in mezzoalle aiuole che circondavano la piscina trovarono l’armadel delitto, la pistola con cui il malfattore aveva uccisoLucas Jakyll, e che probabilmente aveva lanciato tra leaiuole del giardino durante la fuga. L’arma era 43arrugginita, con l’impugnatura di cuoio nero e il marchioimpresso “AA Magnum”, rosicchiato dal tempo e ormai quasiilleggibile. Leila, da grande appassionata di gialli qualeera, per paura di inquinare le prove pensò di sfilarsi ilgrande foulard di seta colorata che aveva al collo, conquello si ricoprì la mano e raccolse la pistola, poi conl’aiuto di Toby la infilò in un sacchetto trasparente dafreezer, che avevano preso in casa prima di ispezionare ilgiardino proprio pensando potesse essere utile nel casoavessero trovato qualcosa.Pensarono di portare immediatamente l’arma alla polizia mamentre rientravano in casa si accorsero che sul retro delgiardino c’erano le impronte delle gomme di un’automobile.Impossibile fosse l’impronta di un’auto di famiglia perchéi signori Jakyll non parcheggiavano mai nel piazzale dietrocasa. Mentre Leila si fermò a fotografare le impronte colcellulare si sentì chiamare a gran voce da Toby: avevatrovato un biglietto attaccato al pesco con un coltello.Era un terribile avvertimento: “Se volete rivedere vivo ilbambino venite nella casa abbandonata vicino al Parco delleMille Querce con cinquecentomila euro. Se avvertite lapolizia il bambino morirà.”
Leila guardò Toby: erano terrorizzati ma sapevano di nonpoter aspettare un minuto di più. Non c’era tempo daperdere, dovevano correre alla casa abbandonata senzaavvertire nessuno e salvare Cameron. Leila pensò fosse ilcaso di portare con loro la pistola che avevano trovato ingiardino e sebbene non avesse mai sparato un colpo in vitasua era pronta ad usarla pur di salvare Cameron. 44Il parco era vicino casa, Toby lo conosceva bene, ci andavaspesso con i suoi amichetti e molte volte avevano giocatoa nascondino proprio nella casa abbandonata. Fu lui aguidare Leila: fuori dalla casa prima di tutto videro lamacchina del rapinatore, una vecchia Fiat senza targa,sporca di fango e con i finestrini aperti.Si fecero coraggio ed escogitarono un piano: decisero difar andare avanti Leila, Toby sarebbe rimasto fuori colcellulare in mano e in caso di pericolo avrebbe chiamatoaiuto.Leila spalancò la porta con un calcio e immediatamente sitrovò il rapinatore di fronte, aveva il volto coperto e ungiubbotto mimetico. In fondo alla stanza, appena illuminatada un lampione esterno, vide Cameron: era appoggiato suuna vecchia panca e stranamente tranquillo. La vista delbambino le diede forza: guardò il rapinatore negli occhi econ voce ferma gli disse di consegnarle subito Cameron.Lui le chiese i soldi, lei non rispose: ci furono pochiistanti di silenzio che sembrarono durare anni. Leila aquel punto mise la mano nella grande sacca che aveva atracolla ma invece di tirare fuori il denaro, come siaspettava il rapinatore, impugnò la pistola e sparò.
Non aveva mai impugnato una pistola in vita sua eppure nonfallì quel colpo: l’uomo cadde a terra e morì all’istante.Cameron era salvo: Leila corse da lui, lo prese in braccioe lui immediatamente le sorrise. Toby raggiunse Leila e ilfratello e si abbracciarono pieni di gioia. Poi chiamaronola polizia e stremati tornarono a casa, sicuri del fattoche gli agenti della polizia avrebbero fatto luce sulla 45vicenda e dato un nome al rapinatore.
L'ULTIMO RESPIROTesto redatto da: Baccaro Gabriele 2D, Bavieri Benedetta 2C, BovioLiam 2A, El Bouzidi Nasr-Eddine 2B, Jabri Sabrina 2B, Tecku Franklin2BClasse aperta coordinata dalla prof.ssa Ferri Silvia 46Una mattina Johnny Smith uno studente di 15 anni del liceoscientifico “Louis Pasteur” di Miami, si stava allenandoper uno dei suoi più grandi sogni: vincere le regionali diskateboard.Dopo un duro allenamento decise di tornare a casa, ma adun tratto notò sulle rotaie, un treno fermo e tuttofumante.Così si avvicinò incuriosito e, all'interno, vide svenutigli addetti alla manutenzione.Senza esitare chiamò la polizia e nel frattempo entròfurtivamente per ispezionare il luogo.Immediatamente avvertì un senso di nausea e un forte maldi testa; proprio in quel momento arrivò la polizia cheriuscì a portare fuori dal treno, gli addetti allamanutenzione ancora storditi. Poco tempo dopo, arrivò anchela Scientifica per effettuare un'autopsia sul cadavereritrovato, quello del capotreno e Johnny, nel frattempo,raccontò tutto l'accaduto al suo amico e “assistente” Karl.Purtroppo Johnny, dal momento che non aveva potutosoffermarsi sulla scena del crimine, non aveva potutereperire tanti indizi importanti e così chiese al suo amicoKarl se potevano ritornare assieme sul luogo del delitto.
Arrivati iniziarono ad interrogare il primo sospettato,Mark Winshow , un addetto alla manutenzione:<<Signor Winshow, per prima cosa le vorremo chiedere: Inche rapporti era con il capotreno Fred Anderson?>> ChieseJohnny.<<Ragazzini ficcanaso cosa ci fate qua a curiosare nellefaccende private della polizia!?>>Esclamò nervoso il 47signor Whinshow.Karl e Johnny se ne andarono e capirono che, dalloscorretto comportamento del signor Winshow, questi non erain buoni rapporti con il capotreno, perché soltanto asentire nominare il suo nome, si era profondamenteirritato.Il secondo sospettato fu Edward Harn, un uomo abbastanzatranquillo o almeno sembrava all’apparenza , poi però anchelui cominciò a tergiversare alle domande che gli ponevanoi due ragazzi , come se avesse paura e cercasse di schivarele risposte .Anche lui era un addetto alla manutenzione. Entrambi gliindagati non apportarono però elementi utili alle indagini,ma Johnny aveva il sentore che stessero nascondendo qualchecosa, così il giorno dopo volle ritornare sul treno perscovare indizi importanti. Insieme al suo aiutantetrascorsero molto tempo ad esaminare con ogni dettaglio,fino a quando Karl trovò un cassetto nella cabina delcapotreno dentro cui vi era un telefono con lo schermofratturato, ma ancora funzionante.Provarono ad accenderlo e capirono che era del capotrenoperchè sullo sfondo c'era un'immagine di lui abbracciatoad una ragazza; controllarono il registro delle telefonate
e si accorsero che c'erano molte chiamate perse sia daquella ragazza che da un certo Mark Winshow, un probabilesospettato dell'omicidio.Incuriositi i due amici controllarono i messaggi etrovarono qualcosa di inaspettato: un messaggioricattatorio; ma purtroppo prima di poterlo leggere ci fuun altro imprevisto, la batteria era scarica e così il 48telefono si spense.Johnny e Karl decisero di non raccontare nessuno ciò cheavevano scoperto, almeno fino a quando non avesseroapprofondito la questione.Il giorno dopo, Johnny andò dalla polizia e, dato che avevavarie amicizie tra gli agenti, lo lasciarono indagare sulcapotreno.Cercando in vari documenti, riuscirono a capire che FredAnderson, ovvero il capotreno, era salito di grado nel suolavoro e da poco svolgeva questa mansione. Un incarico peròche era ambito anche dal collega Edward Harn, ma purtroppoquest'ultimo non fu selezionato. Inoltre prima della morteFred aveva lasciato la sua ragazza Stephany Barry e questadopo pochi giorni morì essendo caduta dal settimo piano diun palazzo, il caso fu presto chiuso come suicidio. Lamattina seguente Karl si reca a casa di Johnny che stavafacendo colazione e finalmente gli ha riferito una bellanotizia, è riuscito a rimediare un carica batteriecompatibile con il telefono di Fred. Non esitarono unattimo ad accendere il telefono e fortunatamente si accesesenza problemi e funzionò anche..... La prima cosa chefecero è stata quella di andare a leggere il messaggio enon si stupirono molto nel sapere che il mittente fosse
Mark Winshow:<<lo sapevo... lo sapevo che nascondevaqualcosa di pericoloso, per lui>> disse Johnny soddisfattodi aver scoperto qualche cosa di nuovo che lo avrebbeaiutato nella risoluzione di questo complicato caso. Jonnycominciò così a leggere il messaggio:<<Adesso parliamoci chiaro o mi restituisci ciò che mi devi 49o farò in modo che te ne penta amaramente. Mark Winshow>> rimasero di stucco i due amici nel leggere ciò. Ormaitutte le cose rilevate su questo telefono erano troppe,non potevano nascondere dalla polizia così andarono incommissariato e consegnarono; e telefono. Pensarono a lungosu cosa era meglio fare:<<Forse dovremmo andare da Mark e chiedergli spiegazionidel messaggio sul telefono della vittima>> Mormorò Karl<<No, sarebbe stupido. Lui negherebbe e cercherebbe discappare dalle nostre mani.>>rispose Johnny pensieroso.Così i ragazzi, per un po' di tempo, lasciarono il casoalla polizia; ma Johnny non si arrese; anche se comeindiziato non aveva tanto valore, si recò dal padre dell’exragazza di Fred dato che riuscì a trovare solo l’indirizzo:Grand Ave Street 98. Così si recò da lui…Appena arrivato alla porta vide una targhetta con scrittoMichael Barry e un campanello in bella vista.Suonò ed un uomo alto e robusto, con un’espressione cupaaprì:<<Cosa vuoi ragazzo>>Domandò l’uomo con voce grossa<<Mi scusi signore ma sono venuto a farle delle domandesulla relazione di Stephany e un certo Fred Anderson; un
capotreno che era morto qualche giorno fa…>>Rispose Johnny.<<Si certo, accomodati pure giovanotto>> Disse il signorBarry<<Lui era un bravo ragazzo, pieno di ambizioni, volevaavere un ruolo importante nel suo lavoro…>><<Sa per caso se questo Fred aveva relazioni con suafiglia?>> 50<<Si, aveva una relazione con mia figlia da credo 7 mesi eci rimasi molto male quando scoprii che aveva no rotto; mamai quanto ci rimase male mia figlia… Ma non è finita qua,poco tempo dopo la rottura di Stephany e Fred, scoprii,attraverso una notizia al telegiornale, che ma mia“piccolina” era morta, caduta dal sesto piano del palazzoin cui viveva.>>rispose triste e nervoso Michael.<<Dopo la morte di mia figlia, io non vidi più nemmeno Frede non seppi più notizie di lui fino a quella della suatragica morte.>> Concluse l’uomo.<<Mi scusi signore ma avrei tanta sete; potrebbe darmiqualcosa da bere per favore?>> Chiese cortesemente Johnny.<<Ma certamente ragazzino, cosa preferisci; cola, thè,succo di frutta?>><<Grazie, dell’acqua va benissimo.>> Confermò Johnny.Così l’uomo andò in cucina e così Johnny si alzò in modocauto per cercare ulteriori indizi.Michael con un bicchiere d’acqua, tornò in salotto:<<Ecco a te ragazzo, allora dove eravamo rimasti?>><<Sono a posto signore, grazie mille per il tempo mapurtroppo sono in ritardo, dovrei andare da un mio amico.>>Disse frettoloso Johnny.Così, andò allo skate park a riflettere un po’ su tutte le
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