La Rotonda sul mare La Maddalena. Tra rocce di granito, macchia mediterranea e acqua color smeraldo, alla ri-scoperta di un’architettura capolavoro firmata Cini Boeri di Chiara Dal Canto — foto di Helenio Barbetta / Living Inside
CASA ICONA Il patio della Casa Rotonda è un anfiteatro domestico aperto alla natura. Di giorno è una piazza inondata dalla luce, la sera un luogo intimo dove vedere le stelle Dall’alto a sinistra, uno scorcio del patio centrale circolare. La scala, delimitata da un corrimano filiforme, conduce al tetto praticabile. Dall’ingresso della casa si accede al living, dove la curvatura della parete definisce lo spazio interno. In primo piano, lampada Callimaco di Ettore Sottsass, Artemide. Accanto, il volume del camino all’aperto, inserito in un’estremità della facciata, accoglie il visitatore che sale la scala d’accesso. 70 ELLE DECOR
CASA ICONA La relazione con il paesaggio è una componente fondamentale dell’architettura, che si inserisce nel terreno scosceso con rispetto. Il taglio verticale delle finestre sulla facciata in muratura, rivestita di intonaco impastato con polvere di granito, contribuisce a evocare la forma di una fortezza. 72 ELLE DECOR
CASA ICONA Lo sviluppo circolare del patio sul quale si affacciano, a destra, le stanze degli ospiti. A sinistra, si intravede una porzione della vetrata del soggiorno. Il tavolo di legno centrale, su disegno di Cini Boeri, è opera dell’ebanista Pierluigi Ghianda. In basso, la zona pranzo con il tavolo Shine di Vico Magistretti, De Padova delimitato da poltrone in midollino. Sul piano, vasi in Cerasarda, produzione tipica del Nord della Sardegna. 74 ELLE DECOR
CASA ICONA La Casa Rotonda è un esempio perfetto di come l’architettura possa inserirsi, con armonia, in un contesto naturale Una suggestiva veduta dal tetto La costruzione della Casa Rotonda sull’isola praticabile inquadra, oltre il patio La Maddalena, firmata dall’architetto e designer Cini Boeri, circolare, la vista sul mare e sulla è stata preceduta, a partire dai primi Anni 60, dalla scoperta di costa in direzione della Corsica. questi luoghi selvatici e straordinari, condivisi in lunghe vacanze Al centro, la poltrona con estive con gli amici e i parenti della celebre progettista milanese. copertura in tela per proteggersi La casa nasce nel 1966 su incarico della cognata Antonia dal sole risale agli Anni 60, quelli ed è proprio Boeri, dopo aver circumnavigato l’isola, a scegliere della costruzione della casa. il posto più bello, il golfo dell’Abbatoggia, lo stesso luogo dove poco dopo progetterà la sua altrettanto famosa Casa Bunker. 76 ELLE DECOR Sono gli anni in cui l’Aga Khan dà inizio all’ambizioso progetto da cui nascono la Costa Smeralda e Porto Cervo, circondandosi di architetti come Jacques e Savin Couelle, Luigi Vietti e Michele Busiri Vici. Per Cini Boeri è il primo importante incarico da quando nel 1963 conclude la sua collaborazione con Marco Zanuso per aprire il proprio studio. La bellezza dell’isola non la intimidisce, così disegna una costruzione la cui forma circolare evoca una torre inserita tra le rocce: macchia mediterranea, silenzio, raffiche di vento, tutti gli azzurri e i verdi dell’acqua, le forme morbide del granito, l’arcipelago di fronte e, oltre, le montagne della Corsica. “Fu naturale per me pensare a una forma che racchiudesse uno spazio difeso dai venti”, scrive Boeri del progetto. La pianta ha un andamento anulare che ricorda una conchiglia e distribuisce due funzioni tra loro indipendenti: l’appartamento destinato ai padroni di casa e quello degli ospiti. Al centro, un patio circolare, di grande forza espressiva, protetto e aperto sul paesaggio. Le coste fortificate e i nuraghi, possibile riferimento architettonico, ma anche la scelta di aggiungere all’impasto dell’intonaco il granito delle rocce macinato, rispondono alla volontà di mimetizzare l’edificio, rendendolo quasi invisibile dal mare. “Quando mio marito arrivò in barca in compagnia di Cini per valutare l’acquisto della casa – ricorda Francesca Rossi, attuale proprietaria – fece fatica a distinguere la costruzione tra le rocce. Poi gli bastò salire la scala che conduce al patio per decidere di comprarla, prima ancora di visitarne l’interno”. Guido Rossi amava definirsi un collezionista delle case di Cini Boeri dal momento che era stato, all’inizio degli Anni 90, il committente di una villa immersa nella campagna piacentina, opera matura della progettista. “Tutte le abitazioni da lei disegnate in cui ho avuto la fortuna di abitare hanno una stupenda distribuzione interna e un’attenzione alla relazione con l’esterno”, spiega la padrona di casa. “Ogni finestra ritaglia una vista particolare, esattamente come fosse un quadro”. Dentro, a parte qualche aggiornamento, la villa è rimasta quella originaria, in particolare nel living su due livelli con le pareti curvilinee e il divano su disegno che guarda il patio. L’amicizia tra Cini Boeri e i suoi committenti autorizzava una direzione artistica perenne che, nel passare degli anni, faceva sì che l’architetto seguisse l’andamento dei suoi progetti, le nuove esigenze e le modifiche necessarie. Un atteggiamento appassionato e generoso, coerente con la visione umanistica della sua architettura, il cui scopo è rendere più belli i giorni di chi la abita. —
Refik Anadol si laurea alla Bilgi University di Istanbul, in Turchia, per finalizzare gli studi alla University of California di Los Angeles. Le sue opere sono installazioni site specific che esplorano le potenzialità espressive dell’intelligenza artificiale.
PEOPLE Refik Anadol Da Istanbul a Milano passando per Los Angeles: storia delle sculture dinamiche del media artist turco che trasforma i data in pennellate ipnotizzanti di Paola Carimati “Le mie installazioni sono sculture tridimensionali vibranti di luce, sempre in movimento”, molto più che Informatica, algoritmi e design: quello del digital artist turco ‘opere-monumento’, insomma, le sue sono ‘opere-vive’ che di stanza a Los Angeles, poco distante dalla ‘Silicon Valley’, sperimentano nuove forme di relazione tra uomo, arte e contesto. culla della tecnologia per eccellenza, è un lavoro di magia. “Il dinamismo ha un suo fascino e una sua utilità: ipnotizza Classe 1985, Refik Anadol, in pochi anni, ha costruito un e corregge lo spazio, deformandolo percettivamente”, una vocabolario multimediale, unico e comprensibile ovunque nel tra le sue più note tecno-ossessioni (insieme ai ‘big data’ e alle mondo, con il quale trasforma numeri e formule matematiche in atmosfere cyberpunk). Pensiamo a ‘Renaissance Dreams’, meravigliosi mondi ultra-terrestri. Tutta colpa di ‘Blade Runner’, tra i lavori di mappatura colossale più recenti: sono circa un pare: “Sarà per via di quell’atmosfera distopica e delle milione le immagini e i testi prodotti in Italia tra il 1300 e il 1600 architetture futuribili abitate dai replicanti di Ridley Scott, il catalogati e rielaborati per restituire a noi contemporanei regista del cult-movie americano, ma quelle scene sono ancora l’importanza della storia e dei suoi insegnamenti. Bene, l’opera vivide nei miei ricordi. Anzi, continuano ad affascinarmi”, confida atterrata nel 2020 al Meet, il Digital Culture Center di Milano, l’enfant prodige rappresentato dalla König Galerie di Berlino. è poi migrata a Palazzo Strozzi, a Firenze, per diventare Ma più che l’eccezionalità delle visioni fantascientifiche, nella diversamente site specific (a misura di luogo). Se nella sala del sua produzione a stupire sono l’intuito creativo, allenato centro milanese lo schermo, agitato da immagini fluttuanti, alla University of California, e la conoscenza delle potenzialità suggeriva un ‘attraversamento immersivo’, nel cortile fiorentino espressive di informatica e intelligenza artificiale: dalla sintesi si è fatto ‘tela contemplativa’ davanti alla quale sostare. di queste abilità prendono forma installazioni tanto coinvolgenti da generare effetti percettivi al limite del paradossale. “Trovo “La memoria collettiva per un artista digitale davvero sfidante l’idea di un tempo in cui le macchine saranno è il punto di partenza di una nuova narrazione, che può al servizio degli umani”, dice il ‘crypto talento’, i cui pezzi, alcuni incidere sulle sorti del mondo”, dichiara Anadol con un piede realizzati in NFT, sono stati battuti all’asta a cifre a sei zeri. nel Metaverso. “Al momento, stiamo lavorando a ‘Dataland’, un progetto multisensoriale che, sono certo, segnerà la svolta “In principio ci sono i data, preziosi e mai rubati”, di questo spazio virtualmente aumentato. Insieme a un pool sottolinea orgoglioso il media guru: a ispirarlo, le ricerche di di neuroscienziati, esperti di AI e computer grafica, e pionieri Koray Tahiroglu, autorevole docente di ‘Sound e physical di tecnologie olfattive, stiamo studiando come generare nuove interaction’ all’Università di Aalto, in Finlandia. “L’ho conosciuto conoscenze in grado di calare le utopie nella realtà”. Il segreto nel 2008, ancora studente a Istanbul: è grazie a lui se oggi sono sta nell’armonia delle parti con il tutto: della tecnologia con in grado di trasformare le informazioni in colori. Ogni pennellata la Natura e con l’Universo. Tema esploso dall’artista anche in che raccolgo dalla mia tavolozza digitale e definisco nello ‘Unknown Unknowns’, la mostra tematica curata dall’astrofisica spazio, fisico e virtuale, è un ricordo di vita vissuta”, ci spiega. Il Ersilia Vaudo alla XXIII Esposizione Internazionale di Milano ‘dipinto’, insomma, è il racconto di una storia (di oggi), restituita (servizio a pag. 83), alla quale partecipa con una special dal dato di realtà (di ieri). Osservando la produzione realizzata commission dal titolo ‘Universe Simulations: The Merging of negli ultimi anni, è facile rintracciare l’attualità dei temi sui Milky Way & Andromeda’ (dal 15/07 all’11/12 in Triennale). quali riflette e torna insistentemente. ‘Coral’, per esempio, è un’opera composta da 1.742.772 diverse immagini di corallo: “L’opera, unica nel suo genere, troneggia a un invito a ragionare sulla necessità, per l’equilibrio del Pianeta, conclusione del percorso espositivo per tradurre in di conservare questi fragili ecosistemi. Lungimirante. Mentre esperienza immersiva i dati di una simulazione scientifica”: ‘Last Memory’ rappresenta il paradosso della sopravvivenza e ci la collisione tra le galassie Milky Way e Andromeda di Gurtina proietta in un possibile domani, costretti a vivere soli e con il Besla, Frank Summers e Roeland van der Marel. “Il mio scopo ricordo di una Natura scomparsa. Aiuto. Dagli affetti della crisi è scoprire quali dati, invisibili e sconosciuti, fluttuano intorno climatica al senso di comunità: “Ci stiamo anche interrogando a noi, per poi lasciarmi ispirare dalla potenza creativa su come costruire un mondo indelebile per i malati di Alzheimer”, del mistero”. È il sogno rigenerante della ragione. Visionario. — la cura come riscatto della realtà sintetica. Poetico. Courtesy of the Artist 81 ELLE DECOR
THINKING Abitare universale La XXIII Triennale di Milano fa i conti con lo sconosciuto: ’Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries’ è una costellazione di mostre che vola nello Spazio per affrontare, sulla Terra, le urgenze di oggi. Ce la svelano Ersilia Vaudo e Stefano Boeri, tra i protagonisti di Paola Carimati Courtesy Walter Tschinkel Pogonomyrmex Badius — L’opera dell’entomologo esperto di formiche (mirmecologo) Walter Tschinkel indaga l’architettura delle loro tane sotterranee. Il mistero? Capire come le termiti, senza un capo e al buio, costruiscono ambienti complessi e organizzati. 83 ELLE DECOR
THINKING “Andare su un altro pianeta per tornare all’essenziale: una pratica che caratterizza anche il lavoro di Francis Kéré, Pritzker Prize 2022” Ersilia Vaudo La voce del continente africano — Tra le opere di Francis Kéré per l’Esposizione Internazionale, una torre di 12 metri all’ingresso del Palazzo: il manufatto raccoglie immagini e materiali che raccontano ciò che è stato e ciò che sarà della sua Terra. Un invito all’uso dei sensi per affrontare gli ‘Unknown Unknowns’ che ci attendono. Ci sono cose delle quali non ci siamo mai accorti, di pensiero aperta e articolata: una sorta di rampa di lancio Courtesy Diébédo Francis Kéré cose che non sappiamo di non sapere: molto più di un assunto, verso un ignoto ancora tutto da progettare. Per meglio restituire ‘Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries’, la XXIII la metafora del decollo, l’idea di allestire una costellazione di Esposizione Internazionale alla Triennale di Milano, è una esposizioni dai setting inconfondibili come le atmosfere dei constatazione semplice e accessibile (dal 15/07 al 11/12). Dagli pianeti: tridimensionale quella stampata in loco da Joseph Grima affondi nella materia, là dove sfumano i confini tra naturale e per la main exhibition ‘Unknown Unknowns’, eterea quella dei artificiale, alla riproduzione sonora dei fondali marini, esibizioni, Formafantasma per il ‘Mondo reale’ di Fondation Cartier, commissioni speciali e Padiglioni Internazionali inclusi (dei entrambe al primo piano, ‘urban jungle’ invece quella di Zaven 23 totali, 6 le partecipazioni dall’Africa, prima volta nella storia per ‘La Tradizione del nuovo’, a piano terra. Centrale e dell’Istituzione), ha il compito di esplorare le diverse accezioni reggente, dunque, la mostra tematica curata dall’astrofisica di mistero e sconosciuto. Certo, un po’ destabilizza sapere che Ersilia Vaudo: protagonista della rivoluzione ‘Stem’ e Chief più che un gioco di parole, ‘Unknow Unknows’ fa riferimento diversity officer all’Agenzia Spaziale Europea, ci svela le a un inciso pronunciato nel 2002 da Donald Rumsfeld. Ma come potenzialità creative della forza di gravità, per liberarci Triennale insegna, meglio approfondire. “Il segretario di stato nell’universo. Il suo è il viaggio che dall’altrove, dove ci proietta americano, riportando al Pentagono circa ‘la situazione’ in Iraq”, con l’energia di tutti i sensi allertati, ci riporta qua. Per salvare racconta il Presidente Stefano Boeri, “pare abbia affermato: questo Pianeta oggi afflitto da profonde crisi, in ogni sua ‘there are known knowns, but also, unknown unknowns’”, dimensione. “Andare alla scoperta di un altro ‘corpo celeste’ proprio a punteggiare la complessità di una guerra sulla ci insegna a rimanere nell’essenziale”, puntualizza la curatrice quale ieri, come oggi altrove, è impossibile fare luce. spostando l’attenzione sui progetti di Francis Kéré: “che sia Chiarita la genesi del copy, quella pensata da Boeri insieme al Marte o il Burkina Faso, dobbiamo tornare a confrontarci con le team di curatori — tra i quali citiamo la ricercatrice Ingrid Paoletti, possibilità che un luogo offre e trasformare quello che abbiamo il regista Romeo Castellucci, il filosofo Emanuele Coccia, a disposizione”, agire localmente vuol dire innovare in modalità l’architetto e Pritzker Prize 2022, Francis Kéré, il direttore del davvero sostenibile. “Siamo una scintilla di una realtà che ci Museo del Design Italiano Marco Sammicheli —, è un’architettura prescinde, immensamente più grande di noi e della quale siamo 84 ELLE DECOR
THINKING “La mostra pone precise domande sul mistero e più in generale suggerisce di controllare l’ansia positivista di conoscere tutto” Stefano Boeri Untitled/Visioni del mondo — Di Jaider Esbell (immagine in alto), l’opera selezionata da Hervé Chandès per la mostra ‘Mondo Reale’, è la rappresentazione di una cosmovisione: l’artista trae ispirazione dalle storie mitiche del popolo della regione di Roraima, in Brasile. Attivamente coinvolto nella resistenza indigena, l’artista, che si nutre di ecologia e spiritualità, memoria e politica, pratica ‘l’artivismo’ cioè trasforma la ricerca artistica in attivismo. Study on Leptoquark — Di Andrea Galvani (immagine a destra, è una scultura filiforme scelta per fluttuare nella main exhibition ‘Unknow Unknowns’ e per attirare l’attenzione sul linguaggio scientifico e matematico. Protagonisti dell’opera, leptoni e quark, particelle elementari alla base di studi rivoluzionari sull’unificazione. Robot Ines — Il prototipo di robotica domestica (immagine in basso), disegnato da Denis Santachiara nel 1986 e prodotto da Kartell per la mostra ‘Il progetto domestico’, è tra i pezzi precursori dei tempi di oggi. In ‘La Tradizione del Nuovo’, il Padiglione Italia curato da Marco Sammicheli. Courtesy Andrea Galvani Studio, Eduardo Secci Contemporary; Triennale Milano Archivi 86 ELLE DECOR
THINKING “La gravità, la luce, i bisogni di resilienza: il punto non è come sopravvivere nello spazio, ma come costruire nuovi modelli abitativi” Ersilia Vaudo Moon Ginseng — Se in futuro il ginseng verrà coltivato sulla Luna, sarà merito di Kuang-Yi Ku che, nell’installazione in ‘Unknow Unknows’ (immagine a sinistra), la mostra tematica curata da Ersilia Vaudo, traduce il conflitto tra modernità occidentale e tradizione orientale in opportunità di business. Protagonista della leggenda cinese che ha ispirato l’opera dell’artista, una donna che sfruttò le proprietà miracolose della radice per volare via, diventando immortale. Decalogo per un’architettura spaziale — Proseguendo nell’emiciclo al primo piano, 10 video redatti dal collettivo SOM e girati da Dotdotdot con Propp (immagine in alto), raccolgono, come un manuale, i 10 princìpi guida per chi cerca di definire un’architettura extraterrestre di nuova generazione. Project Olympus — Studiato da Big insieme a Icon Build e Nasa è il primo insediamento permanente che atterra sulla superficie lunare (immagine in basso): l’architettura, selezionata dall’astrofisica italiana, è un esempio di habitat lunare costruito con tecnologie attualmente funzionali sulla Terra. Mars Science City, Lunar City e Mars Dune Alpha gli altri modelli in fieri. 88 ELLE DECOR
THINKING “La nostra epoca è stata attraversata da quattro shock, tra i quali il Covid, che hanno messo in discussione il nostro rapporto con il mondo” Stefano Boeri Sunset from a small window — Osservare parte. Non possiamo più permetterci di aggiungere, estrarre, e fotografare l’alba, acquistare il giornale, leggerlo colonizzare: dobbiamo imparare a rispettare lo spazio che giustapponendo alla carta le struggenti immagini abitiamo, recuperare il senso di appartenenza e fare comunità”. del cielo di New York: l’opera di Sho Shibuya, Pena l’estinzione, come ammoniva Paola Antonelli: “Atterrare in ‘Mondo Reale’, la mostra al primo piano sul pianeta Rosso, oggi senza vita, ma un tempo rigoglioso come di Triennale, è frutto di un rituale praticato ogni la Terra, forse ci aiuterà a comprendere quanto sia prezioso mattina durante la pandemia. L’artista ha mantenere gli equilibri del nostro mondo. Perché la bellezza dei trasformato il linguaggio in visione spirituale: colori e della musica dipendono da quella sottile coperta nella pagina di un diario immaginario, convivono di ossigeno che ci avvolge e di cui dobbiamo avere cura”, la vita sia la dimensione reale sia la poesia del Cosmo. come privilegio, non come diritto. ‘Unknow Unknows’ è dunque un invito all’umiltà, consapevoli che, come la scienza dimostra 90 ELLE DECOR e l’arte racconta, possiamo perdere ciò che abbiamo conquistato. Una riflessione che pur scardinando la centralità dell’uomo, intende riscattarne il ruolo: senza cedere all’illusione del postumanesimo, Vaudo e Boeri sono per un potenziamento dell’antropocentrismo. “Ma dobbiamo acquisire coscienza di non essere gli unici ospiti: dobbiamo essere più forti e sensibili, assumerci il punto di vista delle altre specie”, convengono: un po’ come insegna il mirmecologo Walter Tschinkel, che osserva i nidi delle termiti per aggiornare le nostre dinamiche comunitarie. “L’Esposizione si pone delle domande sui misteri, sia inteso”, avverte Boeri, “ma non li risolve. Nessuno di noi ha l’ambizione di colmare vuoti di conoscenza: non siamo i depositari del nuovo sapere”. Quindi, come suggerisce Emanuele Coccia che insieme ai Dotdotdot ha scritto uno storytelling cosmico per il ‘Portale del Mistero’, all’ingresso del Palazzo, è bene controllare l’ansia (positivista) e imparare a convivere con l’ignoto. “In mostra lo sguardo sullo sconosciuto, cambia e si allarga, oltre il piano rassicurante ed esclusivamente scientifico”, puntualizza Vaudo: “l’idea è di raccogliere una coralità di voci che include artisti come Tomas Saraceno e media guru come Refik Anadol, architetti esperti di allunaggi come il collettivo Som e premi Nobel come Carlo Rovelli”, per non cadere nella banalità di stereotipi ed effetti speciali futuristici. “Il mistero è qualcosa che fa un giro e torna indietro”, ovvero: ci sono verità che oggi conosciamo, ma che possiamo non sapere più. Un esempio? “Solo 100 anni fa si pensava che la Via Lattea fosse tutto il nostro Universo, ed è grazie a Edwin Powell Hubble se poi abbiamo scoperto che in realtà è una dei 200 miliardi di galassie esistenti”. L’universo si espande, accelera, “e arriverà il giorno in cui le distanze saranno tanto enormi da non vedere più nulla attorno a noi, neppure le stelle”. E forse chissà, torneremo a credere di essere soli e unici. “L’eternità non ci appartiene”, sentenzia l’astrofisica per accogliere la dimensione della ‘finitudine’. “Con ‘Unknow Unknowns’ abbracciamo l’ignoto, ma non so dire se ciò che produciamo sia controcultura. Noi semmai siamo un elemento di disturbo positivo, di messa in discussione di punti di vista tradizionali: insieme proviamo a definire un nuovo modello di cultura”, chiude Stefano Boeri. “Perturbante”. —
RIFUGIO ESTIVO Sulla terrazza ombreggiata dalla tettoia in cannicci, la vita all’aria aperta trova ampi spazi nel living con vista sull’arcipelago. Tavolo in frassino su disegno, sedie in rattan di Tine K Home, poltrone sospese Sika Design. Sotto il sole, lettini Il Giardino di Legno.
Relax sotto il vulcano Nel paesaggio magnetico delle Eolie, un’abitazione degli Anni 60 in un progetto firmato da Elisa Ossino. Un’oasi di serenità, dove l’architettura scolpisce gli spazi testo di Flavia Giorgi — foto di Giorgio Possenti 93 ELLE DECOR
Tipici del linguaggio mediterraneo, i temi dell’arco e della nicchia percorrono le superfici bianche degli interni, valorizzando ambienti di dimensioni limitate Sviluppato in lunghezza, Pagina accanto, in alto, la doccia il layout della casa è stato in pietra lavica di File Under ridisegnato con un blocco Pop con rubinetteria Fontane centrale che racchiude bagni Bianche, design Ossino per e armadi disimpegnando, Fantini+Salvatori. Sulla terrazza, attraverso due passaggi paralleli, un arco sporgente, strutturato la zona giorno e le due camere come raccordo tra lavatoio da letto. In quella padronale, e divano, inquadra il passaggio. qui sopra, il nuovo volume della Sotto, concentrati in un solo libreria in muratura incornicia ambiente, living indoor e cucina l’apertura ad arco con su disegno in marmo perlino porta scorrevole interno muro. bianco, con sgabelli Frama.
RIFUGIO ESTIVO 95 ELLE DECOR
Nicchie rivestite in pietra lavica seguono la linea del divano in muratura dai cuscini rivestiti in lino, pensato anche come letto in più per un ospite. Lo completano la lampada di Foscarini e il tavolino in legno di Atmosphère d’Ailleurs. Pagina accanto, vegetazione selvaggia, rocce scure e mare cristallino nel panorama senza tempo delle isole Eolie.
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RIFUGIO ESTIVO Ampio quanto lo spazio interno della casa, l’outdoor ne continua il pavimento in resina e invita al relax sui divani in muratura e sulle poltrone a uovo di Nanna Ditzel, Sika Design. Dondolarsi all’interno di poltrone accoglienti come i pavimenti, dentro come fuori, e l’architettura diventa una un guscio d’uovo, con lo sguardo verso l’orizzonte, dove mare scatola monocromatica bianca, scavata da nicchie che e vulcani si incontrano in un ribollente gioco di opposti. sfruttano la profondità dei muri. Inserti di pietra lavica offrono Siamo sulle isole Eolie, nate dall’acqua sotto il segno rari punti di contrasto cromatico, senza tradire l’ispirazione del fuoco. L’ultima delle sette, a sud, è Vulcano. Dalla terrazza isolana, mentre i volumi si ammorbidiscono nelle curve dei varchi di questa casa, anch’essa ultima di un complesso di edifici tra gli ambienti. “Nella nuova scansione degli spazi viene Anni 60, la vista dell’arcipelago diventa essenza dell’abitare. introdotto un tema ricorrente, l’arco, un elemento molto amato Incontra questo pensiero l’intervento che Elisa Ossino Studio dall’architettura siciliana. Nel contesto di una casa piccola, ha compiuto all’interno di una costruzione lineare di un solo ha l’ulteriore pregio di rendere gli spazi più armonici, più fluidi piano, che riserva quasi la metà della sua superficie all’outdoor. i passaggi”, spiega la progettista. Le porte ci sono, ma risultano Il resto è una manciata di metri quadri, dai quali invisibili: realizzate su disegno per adattarsi alla linea curva il proprietario si proponeva di ricavare una seconda camera delle aperture e trattate a calce, scorrono a scomparsa con bagno. “Le caratteristiche del luogo, favorito dall’affaccio nello spessore dei muri. Stessa finitura materica per gli armadi spettacolare, hanno guidato l’idea di lavorare sulla relazione a muro, ricavati nel disimpegno tra living-cucina e camere. tra interni ed esterni, dando ampio spazio alla soglia che “Le strutture contenitive sono pienamente integrate nell’architettura, li mette in comunicazione tra loro”, spiega Elisa Ossino. l’arredo è ridotto al minimo”, osserva Ossino. La muratura “Il layout, prima frammentato in micro ambienti nella parte è anche il basamento di letti e divani dai cuscini rivestiti in frontale dell’abitazione, è stato modificato realizzando un’unica candido lino. Sulla terrazza, legno chiaro, rattan e midollino zona giorno, aperta sulla terrazza da una grande vetrata. sono i materiali naturali che danno forma agli arredi necessari Sul retro è stata spostata l’area notte, con la creazione per la vita open air. In questo spazio, l’idea di integrazione di due camere da letto e relativi servizi”. Eliminati senza perseguita in tutto il progetto si manifesta nel rapporto rimpianti i modesti materiali preesistenti, intonaci e infissi con il territorio. Natura e costruito s’incontrano lungo la linea acquistano una nuova identità. Un chiarore diffuso illumina verde che tratteggia di cactus il muro divisorio con la proprietà le stanze, dove si respira una sensazione di quiete. dei vicini. Piante tipiche del luogo, come ginestre ed eriche La calce tipica eoliana riveste le superfici, la resina uniforma che crescono tra le rocce scure. Poesia vulcanica. — 98 ELLE DECOR
EALTLTEUDAELCITOÀR EVENTI Il cortile di Palazzo Bovara per la mostra ‘Design Forever’ è stato allestito come un giardino dal botanico e paesaggista Antonio Perazzi con il verde di Piante Faro. Ad accogliere i visitatori le Cycas circinalis in vasi di argilla realizzati ad hoc per colore e dimensioni con Atelier Vierkant. Pagina accanto, l’ambiente ‘Intro’ nel corridoio del primo piano del Palazzo: le immagini di arredi impressi in scala 1:1 su grandi volumi specchianti, realizzati con Nudesign, sono un omaggio al lavoro di Michelangelo Pistoletto e mettono in relazione le persone con il design e l’architettura del palazzo. A terra rivestimento Attraction®, Gerflor Design Department, Gerflor.
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