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Vinyl - Il meglio del mondo in vinile

Published by epraghi, 2020-04-30 08:00:11

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l Interviste a Elvis Costello, Mark Knopfler, Alberto Camerini, Franz Di Cioccio, Banco del Mutuo Soccorso, Ermal Meta e Tullio De Piscopo l I migliori dischi live e i più famosi 45 giri di sempre In Vinyl We Trust l Beatles l Metallica l David Bowie l John Lennon l Bob Dylan l Oasis l Eugenio Finardi l Enrico Ruggeri l Fabio Treves l Gino Paoli l Le etichette discografiche che hanno fatto la storia



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The Beatles Verso il futuro

Ultimo atto La band più famosa dell’universo L si scioglie nel 1969, non prima di averci regalato un ultimo capolavoro. Un presagio delle cose a venire D I Franco Zanetti Londra, giovedì 2 gennaio 1969. In uno dei grandi e I Beatles in una cavernosi ambienti del complesso degli studi cine- foto di gruppo matografici di Twickenham, nei dintorni di Londra, del 1967. John Lennon suona un frammento strumentale di quella che diventerà Don’t Let Me Down. Inizia qui la vicenda delle famigerate “Get Back session”, che occuperanno i Beatles per tutto il mese di gennaio di quell’anno. L’idea originaria del progetto si deve, probabilmente, a McCartney. Paul, convinto che la performance dal vivo sia una fonte di energia creati- va, ha proposto un “ritorno alle radici”: un concerto live dei Beatles. A Twickenham, dunque, il 2 gennaio, i Beatles iniziano, almeno nell’intenzione originaria, le prove di un concerto dal vivo. Le immagini del- le cineprese dovranno servire ad arricchire quelle del concerto vero e proprio. La regia è di Michael Lindsay-Hogg. Fin da subito, però, la tensione e il nervosismo sono palpabili. Già la seconda settima- na, le discussioni sul luogo in cui tenere l’ipotizzato concerto generano ulteriori attriti: un antico anfite- atro romano in Nordafrica? Un mulino in disuso sul Tamigi? Una nave al largo della costa britannica? La Roundhouse di Camden a Londra? Ma è venerdì 10 gennaio che la situazione sembra precipitare. Du- rante il pranzo George Harrison annuncia «Lascio il gruppo» e se ne va, lanciando un sarcastico saluto: «Ci vediamo in giro, in qualche locale». Lunedì 13 e martedì 14 gennaio Harrison non si presenta a Twi- ckenham. Martedì il set viene smontato, e finisce qui la permanenza dei Beatles presso i Twickenham Studios. Il 15 gennaio i quattro Beatles si riuniscono negli uffici della Apple, in Savile Row, a Mayfair, Londra. Durante l’incontro Harrison pone condizioni preci- se: chiuderla con le riprese a Twickenham, mettere da parte l’idea del concerto dal vivo, scegliere alcune delle canzoni provate nei giorni precedenti e andare a registrarle, per un nuovo album, nei nuovi studi

The Beatles, ultimo atto in un appartamento a Montagu Square, Londra; si trasferiranno sul finire dell’anno a Tittenhurst, Apple allestiti nello scantinato del palazzo. Gli altri nel Berkshire. Sono due i Beatles che si sposano tre acconsentono e l’inizio delle registrazioni viene nel 1969. Mentre il matrimonio di Paul e Linda (12 fissato per il 20 gennaio. George Martin lascia a Glyn marzo) è un affare tutto sommato privato, quello Johns il compito di supervisionare i lavori, che però fra John e Yoko assume le dimensioni di un caso di- tornano a scivolare nelle sabbie mobili a causa delle plomatico. Due giorni dopo lo sposalizio di McCart- tensioni private fra i componenti della band. Solo ney, anche Lennon decide di ufficializzare la pro- l’arrivo di Billy Preston, un tastierista di colore con pria relazione con Yoko Ono. Pensa di poterlo fare cui i Beatles hanno familiarizzato anni prima, nel sul traghetto che attraversa la Manica, ma Yoko non novembre del 1962, ad Amburgo, riesce ad allegge- ha i documenti necessari (e comunque il capitano rire l’atmosfera. I Beatles resteranno alla Apple fino dell’imbarcazione non potrebbe celebrare una ce- a venerdì 31 gennaio. È probabilmente sabato 25 che nasce il progetto di tenere un’esibizione dal vivo sulla terrazza del palazzo della Apple. Giovedì 30 gennaio, quando i nostri arrivano sulla terrazza, è da poco pas- sata l’una del pomeriggio. Suonano Get Back, Don’t Let Me Down, I’ve Got a Feeling, One After 909, Dig a Pony, God Save The Queen, Danny Boy, A Pretty girl is like a Melody, I Want You (She’s So Heavy). L’estemporanea esibizione si chiude a causa delle insistenze della polizia, intervenuta nel frattempo. Lennon la sigilla con un autoironico commento che, con il senno di poi, suona preveggente: «I’d like to say “thank you” on behalf of the group and ourselves, and I hope we passed the audition». Questa resterà, infatti, l’ultima esibizione pubblica dei Beatles insieme. Ai nastri re- gistrati alla Apple mette mano Glyn Johns, compilan- do tre tracklist documentate su acetato e destinate a diventare l’ipotetico album Get Back. Nessuna di esse otterrà l’approvazione dei Beatles. Quel materiale, ampiamente rimaneggiato dal produttore Phil Spec- tor, verrà pubblicato l’anno seguente con il titolo Let It Be e la pellicola girata nel mese di gennaio, prima a Twickenham poi negli studi Apple, diventerà un film dallo stesso titolo. TEMPO DI CAMBIAMENTI Dopo il 31 gennaio, i Beatles sono prevalentemente occupati a discutere e litigare. Il 1969 è per loro un anno di mutamenti e di evoluzione, come gruppo e singolarmente, professionalmente e dal punto di vista della vita privata. Quell’anno, George Harri- son e sua moglie Pattie Boyd vivono in una villa di campagna chiamata Kinfauns a Esher, nel Surrey. Paul McCartney risiede nell’abitazione di Caven- dish Avenue, a St. John’s Wood, ma dopo le nozze lui e Linda Eastman già cominciano a trascorrere molto tempo a High Park Farm, la fattoria di Camp- beltown, in Scozia, che Paul ha acquistato nel 1966. Ringo Starr, la moglie Maureen e i figli Zak e Jason abitano a Brooksfield, nel Surrey, ma a fine anno ri- torneranno a Londra, a Roundhill, Highgate. John ha venduto Kenwood, la residenza in stile Tudor a Weybridge, nel Surrey. Lui e Yoko vivono insieme

rimonia valida). La coppia vola dunque a Parigi con 30 gennaio un aereo privato, ma scopre di non potersi sposare in 1969: i Beatles Francia perché non vi risiede da abbastanza tempo: si esibiscono servono solo due settimane di attesa, ma Lennon ha per l’ultima fretta. È un dipendente della Apple, Peter Brown, a volta dal suggerire che la cerimonia si tenga a Gibilterra, che è vivo sul tetto un protettorato britannico. Ed è al consolato britan- della Apple nico di Gibilterra, il 20 marzo 1969, che il funziona- Organization. rio Cecil Wheeler sposa così Lennon e Ono. La sto- ria, a grandi linee, è raccontata nel testo di The Ballad mettono in scena il loro primo “bed-in”, invitando of John and Yoko, il 45 giri di cui diremo fra poco. Il 25 la stampa internazionale a raggiungerli nella loro marzo, all’hotel Hilton di Amsterdam, John e Yoko stanza d’albergo (la 902), dove la coppia riceverà i giornalisti stando a letto, dalle 9 del mattino alle 21 di sera, per un’intera settimana. C’È ANCHE LA MUSICA Nel 1969 escono sei dischi di Beatles “solisti”, uno di essi, Electronic Sound, è accreditato al nome e cognome di George Harrison, gli altri cinque sono tutti riconducibili a John Lennon, il più attivo in aree esterne alla band. In ordine cronologico di uscita,

The Beatles 24 giugno il primo è Unfinished Music No. 2: Life with the Lions, benché non ufficialmente, la lavorazione di quel- 1967: Paul pubblicato in contemporanea a Electronic Sound il 9 lo che diventerà Abbey Road. Più avanti, sempre in McCartney, maggio 1969. Attribuito – come del resto il primo aprile, i Beatles, senza l’assistenza di George Martin, Ringo Starr e Unfinished Music – a John Lennon & Yoko Ono, è, lavorano in studio ad altre canzoni: I Want You (She’s John Lennon come quello, un disco “di cronaca”, nel senso che So Heavy), Oh! Darling, Octopus’s Garden. In maggio, arrivano agli documenta un concerto a Cambridge e un sog- assistiti da Chris Thomas e Glyn Johns, rimettono studi della giorno in ospedale di Yoko. Il 14 aprile si tengono le mano a Something, e cominciano a provare You Never EMI in Abbey registrazioni del singolo The Ballad of John and Yoko, Give Me Your Money. Dal 26 maggio al 2 giugno John e Road, per la che uscirà a nome Beatles. John Lennon e Paul Mc- Yoko inscenano a Montréal il loro secondo “bed-in”. registrazione Cartney registrano la canzone fra le 14.30 e le 21, e Intanto, al ritorno da una vacanza con Linda, Paul di All You Need la mixano fra le 21 e le 23. Tutti gli strumenti sono telefona a George Martin dicendogli che i Beatles is Love. suonati da John e Paul (Lennon: chitarra acustica, vogliono incidere un disco “come ai vecchi tempi”. chitarre soliste; McCartney: basso, batteria, piano- Martin acconsente, a patto che davvero tutti i Bea- forte, maracas). John canta, Paul gli fa i cori. La can- tles promettano di comportarsi come allora. L’1 zone uscirà su disco il 30 maggio: è il primo 45 giri dei luglio 1969 iniziano, con la produzione di George Beatles a uscire in stereo. Il 16 aprile, tutti e quattro i Martin, le session di registrazione che avranno come Beatles sono nello Studio 3 di Abbey Road e lavorano esito Abbey Road. Per la verità, quel giovedì nello Stu- alla registrazione di Old Brown Shoe, il lato B di The dio 2 della EMI oltre a George Martin c’è solo Paul Ballad of John and Yoko, ma negli intervalli buttano giù McCartney, che sovraincide la voce a You Never Give anche 13 take di Something, iniziando così in pratica, Me Your Money, ma nei giorni seguenti Lennon, Mc- Cartney, Harrison e Starr sono insieme in studio, e s’impegnano a mantenere la promessa fatta a Mar- tin. Il gruppo lavora compatto e coeso, e con tempi rapidi, a volte utilizzando contemporaneamente più di uno studio (solitamente lo Studio 2 e lo Studio 3). Il 30 luglio, dopo venti giorni di lavorazione, i Beatles imbastiscono per la prima volta una versione com- pleta del “Long Medley”. Il 5 agosto, giovedì, si con- cludono le registrazioni delle canzoni dell’album, alle quali d’ora in avanti dovranno solo aggiungere sovraincisioni e applicare rifiniture. Nel frattempo, però, il disco non ha ancora un titolo. Provvisoria- mente, e scherzosamente, lo si è chiamato finora “Everest”, dal nome della marca di sigarette preferita dal fonico Geoff Emerick. Il dibattito sul titolo defi- nitivo è lungo ed estenuante; alla fine è Ringo a tro- vare la soluzione. «E che diavolo, usciamo dalla porta e intitoliamolo Abbey Road!», dice scherzando. L’8 agosto è il giorno in cui viene scattata da Iain Mcmil- lan la fotografia per l’iconica copertina dell’album. Nei giorni successivi si completano i brani, vengono effettuati i mixaggi (in stereo) e le sovraincisioni, e vengono realizzate le parti orchestrali. L’ULTIMO GRANDE CAPOLAVORO Venerdì 22 agosto, nella magione di John Lennon a Tittenhurst, si tiene l’ultima photo session dei Bea- tles insieme. Degli scatti realizzati quel giorno, due verranno utilizzati nel 1970 per la copertina dell’al- bum antologico Hey Jude. Abbey Road viene pubbli- cato in Inghilterra il 26 settembre e una settimana dopo è già al numero 1 della classifica britannica, mantenendosi in testa per diciotto settimane. Negli

I Beatles oggi Dopo tutti questi anni continuiamo a parlarne. Perché? Dopo lo scioglimento, ufficializzato nel 1970, i Bea- che non ne aveva avuto un’esperienza diretta. Altre tles cominciano a essere sempre meno considerati, uscite discografiche hanno poi consolidato il revival alla luce dell’evidente improbabilità di una ricosti- beatlesiano: quelle di Live at the BBC, un doppio Cd, tuzione del gruppo, mentre ognuno dei quattro ex pubblicato nel 1994, con sessantanove brani eseguiti componenti si dedica, con diversi e alterni risultati, dal vivo alla radio britannica (che avrà un seguito nel alla propria attività da solista. Il breve ma sconvol- 2013, l’altrettanto doppio On Air); del secondo e terzo gente tornado del punk li consegna al ruolo di dino- volume, ognuno in due Cd, della Anthology (usciti sauri del rock, mentre la morte di John Lennon, l’8 nel 1996); ma soprattutto di 1, una compilation che dicembre 1980, sembra chiudere per sempre la loro ottiene vendite stratosferiche, andando – letteral- epopea. Per buona parte degli anni ’80 i Beatles sono mente, non è un modo di dire – al primo posto di ritenuti dei pezzi da museo, o peggio da negozio di tutte le classifiche e risultando l’album più venduto rigattiere. Il loro repertorio, fra il 1976 e il 1982, viene nel mondo del decennio 2000-2009. A dimostra- irrispettosamente ricompilato in antologie d’occa- zione del rinnovato interesse del pubblico – non solo sione realizzate senza il consenso del gruppo. L’anno quello dei nostalgici – la pubblicistica sul gruppo ha della svolta è stato il 1987. Quell’anno – in cui per la conosciuto uno sviluppo esponenziale: un conteg- prima volta i dischi dei Beatles vengono pubblicati gio recente ha stabilito che sui Beatles sono stati in compact disc – la EMI commissiona al giornalista pubblicati nel mondo oltre 5.000 libri, contando Mark Lewisohn la scrittura di The Beatles Complete solo quelli elencati sulle diverse edizioni nazionali Recording Sessions (uscito l’anno seguente), con la cro- di Amazon. Il primo in assoluto è Love Me Do (1964 ) naca dettagliatissima, giorno per giorno, dell’attività di Michael Braun. Esiste persino un libro che tratta dei Beatles in studio di registrazione. L’uscita del li- solo dei libri sui Beatles: si intitola, puntualmente, bro di Lewisohn (in Italia pubblicato da Arcana nel Having Read the Book, da una frase del testo di A Day 1990, con il titolo Beatles. Otto anni ad Abbey Road) in the Life, e l’ha pubblicato Greg Sterlace, un ameri- ne favorisce un’altra, quella dell’altrettanto fonda- cano di Buffalo, nel 2016. Tra biografie, saggi critici, mentale Revolution in the Head di Ian MacDonald (in enciclopedie, reference book, libri fotografici, libri di italiano Beatles – L’opera completa, Mondadori, 1994), quiz, libri a fumetti, cataloghi di mostre e persino in cui l’autore commenta da un punto di vista musi- romanzi e raccolte di racconti ispirati a loro, qual è cologico tutte le canzoni pubblicate ufficialmente il libro “indispensabile”, quello che un vero cultore dai Beatles durante il loro periodo di attività disco- deve necessariamente possedere? Be’, non c’è (an- grafica (1962-1970). Nel 1992 comincia a circolare cora); o meglio, c’è solo in parte. Mark Lewisohn ha la voce che sia in preparazione un ampio progetto iniziato nel 2005 a lavorare a una biografia “definiti- multimediale riguardante i Beatles, che effettiva- va” dei Beatles, con l’intento di coprire l’intero arco mente vede la luce nell’autunno del 1995 con il titolo dell’esistenza del gruppo. Al momento ha pubblicato Anthology. Consiste di un documentario televisivo il primo volume di quella che promette di essere una della durata di sei ore che ricostruisce l’intera para- trilogia, ma potrebbe diventare anche una tetralogia: bola artistica dei Beatles; un libro illustrato di grande si intitola The Beatles: All These Years, Volume 1: Tune formato, in cui i tre Beatles superstiti raccontano la In, e tratta del periodo intercorso fra la nascita dei loro avventura e un Cd doppio con 60 brani fra ine- Quattro e il 1962 compreso. È uscito nel 2013 in due diti, versioni alternative e una “nuova” canzone, Free versioni, una “normale” e una “expanded”; la prima as a Bird, realizzata da McCartney, Harrison e Starr conta 960 pagine, la seconda 1.728 (e no, nessuna completando un provino di John Lennon. L’enorme, delle due è stata tradotta in italiano...). Lewisohn e in parte inatteso, successo di Anthology, che per è intenzionato a pubblicare il secondo volume nel felice combinazione coincide con il periodo del Brit- 2020 e il terzo nel 2028. Nell’attesa, chiudo queste pop – i cui esponenti rivendicano la loro discenden- righe con le sue parole, che sottoscrivo pienamente: za ideale dai Beatles – ha avuto numerose ricadute, «Da Liverpool è uscito un gruppo di rock and roll che la prima delle quali è stata quella di far conoscere i ha forgiato la seconda metà del Ventesimo secolo: la Quattro di Liverpool a una generazione di pubblico loro musica trascende il passare del tempo».

The Beatles Una discografia complicata Stati Uniti, dove viene pubblicato l’1 ottobre, Abbey Road resta al primo posto per undici settimane; in A far data dal 6 gennaio 1962 – come si legge su un Italia sarà in vetta per sei settimane. Prima, però, il memo di Alan W. Livingston, boss della casa disco- 4 luglio 1969 è già stato pubblicato il 45 giri di Give grafica americana Capitol – Dave Dexter è la persona Peace a Chance. Registrato nella stanza 1742 dell’Ho- che decide se pubblicare o no ogni album e singolo tel La Reine Elizabeth di Montréal, dove John e Yoko proposto all’etichetta dalle affiliate estere. A Dexter hanno inscenato il loro secondo “bed-in”, Give Peace i Beatles non piacciono proprio, e infatti rifiuta si- a Chance è firmato, sul disco, Lennon-McCartney. stematicamente di far pubblicare negli USA i primi Il secondo 45 giri della Plastic Ono Band esce dopo quattro 45 giri britannici del gruppo (Love Me Do/P.S. l’estate, il 24 ottobre 1969. Si intitola Cold Turkey, ed I Love You, Please Please Me/Ask Me Why, From Me to è stato registrato il 30 settembre da John Lennon You/Thank You Girl, She Loves You/I’ll Get You). Sono (voce e chitarra), Eric Clapton (chitarra solista), due piccole label, la Vee-Jay e la Swan, a pubblicare Klaus Voormann (basso), Ringo Starr (batteria) e Please Please Me/Ask Me Why e From Me to You/Thank Yoko Ono (cori). Il 7 novembre, pochi giorni dopo, You Girl (la prima) e She Loves You/I’ll Get You (la se- esce The Wedding Album, il terzo disco-documento conda) – tutti 45 giri che sono già stati al numero della coppia John Lennon & Yoko Ono. Non è molto uno nelle classifiche britanniche, ma che negli Stati più che un souvenir delle nozze della coppia, e viene Uniti, in assenza di una efficace promozione radio- messo in commercio in una confezione elaboratissi- fonica, non suscitano alcun interesse, a dispetto del ma comprendente il 33 giri, un poster, fotografie, la fatto che in Inghilterra la Beatlemania sia già esplosa. riproduzione di una fetta di torta nuziale contenuta Quando Livingston, avendo avuto notizia del cla- in un sacchetto di plastica, un fumetto disegnato da moroso successo oltreoceano dei Beatles, chiede John, una raccolta di ritagli di stampa, una cartolina, conto a Dexter del motivo per il quale non ha ritenu- una striscia di fototessera e una copia del certificato to opportuno pubblicare i primi 45 giri del gruppo, di matrimonio. Il 12 settembre, John e Yoko hanno Dexter gli risponde: «Non sono altro che quattro tizi convocato con minimo preavviso Eric Clapton con i capelli lunghi. Non valgono niente. Scordateli». (chitarra), Alan White (batteria), Klaus Voormann È Livingston, al quale si è rivolto un esasperato Brian (basso), e si sono imbarcati con destinazione To- Epstein, a convincere (o meglio costringere) Dexter ronto, dove parteciperanno a un “Rock’n’roll revival a pubblicare il 45 giri di I Want To Hold Your Hand. È concert”. il 26 dicembre 1963. Prima del 10 gennaio il milione L’esibizione della Plastic Ono Band è registrata dal di copie stampate del disco è esaurito. Al 28 marzo vivo e viene pubblicata il 12 dicembre nell’album 1964 il totale di copie vendute di I Want To Hold Your Live Peace in Toronto 1969. Il 1969 di John (e Yoko) si Hand arriva a 3.400.000, destinato a salire poi oltre i chiude infine con un’iniziativa clamorosa: in undici città del mondo vengono installati giganteschi car- 1963 telloni pubblicitari recanti la scritta “WAR IS OVER! I Want To Hold Your Hand IF YOU WANT IT. Happy Christmas from John & Yoko”. «L’installazione artistica», spiega Lennon, «fa parte della nostra campagna per la pace. Il nostro concetto è che la gente ha la forza di fermare le cose che non le piacciono. E la guerra dev’essere la prima di queste cose». Il 27 ottobre 1969 Ringo Starr inizia le registrazioni del suo primo album da solista, Sentimental Journey, che uscirà nel maggio del 1970. Nel dicembre del 1969, George Harrison – in tour con Delaney & Bonnie – scrive My Sweet Lord che, uscito nel novembre del 1970, sarà il suo più grande successo commerciale. Si chiude così il 1969 dei Beatles; il loro ultimo anno intero come gruppo, perché l’avvenimento che sancirà, almeno nella convenzione storica, la fine del complesso sarà il comunicato stampa emesso da Paul il 10 aprile 1970, in occasione dell’uscita del suo primo album da solista: McCartney.

Ultimo atto cinque milioni. Nonostante questo clamoroso erro- Life, Wait e Run For Your Life; mancano Drive My Car, re di valutazione, per parecchi anni a seguire Dexter Nowhere Man, What Goes On e If I Needed Someone. rimane il responsabile della pubblicazione negli USA Queste quattro canzoni si trovano invece nel fami- dei dischi dei Beatles. Ed è a lui che si deve la sciagu- gerato Yesterday... And Today, quello con la “butcher rata decisione di smembrare gli album del gruppo, cover” (la quale, secondo alcuni, era un’allusione togliendone e sostituendone canzoni, cambiandone proprio alla Capitol, che aveva “fatto un macello” le copertine e i titoli. Questo è il motivo per il quale la degli album dei Beatles), uscito il 20 giugno del 1966, discografia ufficiale americana dei Beatles è sostanzialmente che “anticipa”, rispetto all’uscita differente da quella britanni- britannica di Revolver, avvenuta il 5 ca – oggi considerata quella di agosto, I’m Only Sleeping, And Your riferimento – , fino a Revolver Bird Can Sing e Doctor Robert. Il Re- compreso. Il primo album dei volver americano, uscito l’8 agosto, Beatles uscito (quasi) identico contiene infatti solo undici canzo- nel Regno Unito e negli States è, ni: Taxman, Eleanor Rigby, Love You nel 1967, Sgt. Pepper’s Lonely He- To, Here, There and Everywhere, Yellow arts Club Band (peraltro privato Submarine, She Said She Said, Good del “solco infinito” che chiude la Day Sunshine, For No One, I Want To seconda facciata). Tell You, Got To Get You Into My Life e Tomorrow Never Knows. Dall’altra parte Ne rimarrà solo una dell’oceano 1967 Da Sgt. Pepper’s in avanti, come La discografia statunitense de- Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band già detto, gli album inglesi e sta- gli album dei Beatles si apre con tunitensi corrispondono. E corri- Introducing The Beatles, pubblicato dalla Vee-Jay il 10 spondono anche i suoni delle canzoni; che invece, gennaio 1964. Il primo album Capitol dei Beatles è in precedenza, differivano nelle due versioni UK e Meet The Beatles! (uscito il 20 gennaio 1964), seguito USA, perché la procedura standard della Capitol era il 10 aprile da The Beatles’ Second Album; il 26 giugno di rimixare i brani aggiungendo abbondanti dosi di esce, su etichetta United Artists, A Hard Day’s Night, riverbero e giocherellando con l’effetto stereofoni- che però contiene solo otto canzoni (più quattro co. Quando, nel 1987, gli album dei Beatles vengono brani strumentali dalla colonna sonora del film). Il ripubblicati in Cd, la Apple decide che quella sarà la 20 luglio 1964 la Capitol pubblica Something New, e il discografia di riferimento. Ma gli album americani 15 dicembre 1964 Beatles ’65. Sei album in dodici mesi non escono del tutto di scena: otto sono riproposti – nello stesso periodo, in Inghilterra ne erano usciti in due cofanetti, nel 2004 e nel 2006, e nel gennaio solo due: A Hard Day’s Night (con quattordici canzoni del 2014 viene pubblicato un altro box con tutti e tutte firmate Lennon-McCartney) e Beatles For Sale. tredici gli album della discografia americana, che Nel 1965, la Capitol pubblica The Early Beatles (che si sono ancora disponibili anche individualmente. apre con Love Me Do, ormai “vecchia” di più di due anni), Beatles VI, Help! (con sette canzoni e cinque brani strumentali dalla colonna sonora del film) e Rubber Soul. È impensabile ricostruire qui le trop- pe differenze fra i primi album britannici e i primi album statunitensi, che solitamente contenevano dodici canzoni anziché le quattordici standard degli album inglesi. Basti dire che, nell’enorme pasticcio, due brani rimasero inediti negli Stati Uniti (Misery e There’s a Place) e dovranno essere recuperati nella versione americana di Rarities. Ripartiamo invece da Rubber Soul: quest’ultimo ha la stessa copertina della versione inglese, ma una tracklist diversa: I’ve Just Seen A Face, Norwegian Wood (This Bird Has Flown), You Won't See Me, Think For Yourself, The Word, Michel- le, It’s Only Love, Girl, I’m Looking Through You, In My 1969 Abbey Road

The Beatles Vinyl Collection Una collezione di tutta la musica dei Beatles in ventitré album singoli, doppi e tripli ristampati in vinile da 180 grammi per garantire la migliore qualità di ascolto. Uscita dopo uscita, The Beatles Vinyl Collection, in edicola con De Agostini, racconta tutta la storia della loro musica, che ha venduto più di quella di ogni altro gruppo musicale e che ha ispirato generazione dopo generazione tutti gli appassionati di musica, i compositori e gli artisti, non solo in ambito musicale. ABBEY ROAD RUBBER SOUL HELP! A HARD DAY’S NIGHT Settembre 1969 Dicembre 1965 Agosto 1965 Luglio 1964 Al primo posto nelle classifiche È il secondo Lp pubblicato Le sette canzoni della colonna Il disco con le canzoni del loro inglesi per diciassette nel 1965 e per i Beatles è sonora del film Help!, inclusa primo film, che fece sognare settimane e al primo posto l’inizio di una vera rivoluzione. l’omonima numero uno, Ticket milioni di giovani su entrambe in quelle statunitensi per Nella track list spiccano To Ride e quella destinata le sponde dell’Atlantico. Tra undici. Non poteva essere alcuni classici come Michelle, a diventare la canzone più i brani And I Love Her, If I Fell, diversamente per il disco Norwegian Wood, In My Life famosa di sempre dei Fab Four, Can’t Buy Me Love e la traccia di addio dei Fab Four. e Drive My Car. Yesterday. che dà il titolo all’album. MAGICAL MYSTERY TOUR 50° REVOLVER YELLOW SUBMARINE Dicembre 1967 Agosto 1966 Gennaio 1969 Il lato psichedelico di Sgt. Anniversary Dalle allegre Good Day La colonna sonora del famoso Pepper’s, con sei canzoni Edition Sunshine e Yellow Submarine film d’animazione dei Baronetti dell’omonimo lungometraggio alle più psichedeliche con le famose It’s All Too Much incluse The Fool On The Hill, SGT. PEPPER’S LONELY Tomorrow Never Knows e e Only A Northern Song, scritte I Am The Walrus e altre tre HEARTS CLUB BAND I’m Only Sleeping fino alla da George Harrison, oltre hit imperdibili. Come spesso Giugno 1967 malinconica Eleanor Rigby e a Hey Bulldog e alla musica accade con i Fab Four, La più grande varietà di stili alla sarcastica Taxman. composta e diretta un capolavoro! musicali mai vista in un Lp Un album fondamentale. da George Martin. dei Beatles e alcuni dei loro classici più famosi come With A Little Help From My Friends, Lucy In The Sky With Diamonds e A Day In The Life. BEATLES FOR SALE PLEASE PLEASE ME LET IT BE WITH THE BEATLES Dicembre 1964 Marzo 1963 Maggio 1970 Novembre 1963 Non solo l'amore per il rock L’alba di un nuovo giorno. L’ultimo album dei Beatles, Il secondo album del gruppo & roll di Chuck Berry, Buddy Dalla dinamica Saw Her la colonna sonora di un contiene le tracce originali Holly e Little Richard... i Beatles Standing There al climax documentario, contiene ben di Lennon-McCartney All My stanno maturando un loro di Twist And Shout, l’album tre singoli numero uno negli Loving e All I’ve Got To Do sound originale e I’m A Loser, di debutto dei Beatles contiene USA: Get Back, Let It Be accanto a cover di hit R&B tra Eight Days A Week e Baby’s In una selezione di canzoni e The Long And Winding Road. cui Please Mister Postman e Black ne sono la prova. originali e di cover R&B. Un’uscita di scena con stile. Money (That’s What I Want).

PUBLIREDAZIONALE 50° LIVE AT THE BBC 1962 –1966 ON AIR – LIVE AT THE BBC Novembre 1994 Aprile 1973 – VOLUME 2 Anniversary Le performance del gruppo The Red Album raccoglie Ottobre 2013 Edition realizzate in esclusiva per in un doppio LP tutte le hit Le registrazioni alternative la BBC Radio dal 1963 al 1965, originali dei Beatles uscite di trenta hit del catalogo THE BEATLES con le versioni alternative sui singoli nell'arco di tempo dei Beatles fatte per la BBC Novembre 1968 di molte tracce famose indicato dal titolo, da Love e anche dieci canzoni esclusive Un doppio album con la più e trenta canzoni apparse Me Do del 1962 a Yellow per la radio negli anni ’60 incredibile varietà di suoni e per la prima volta nel 1994. Submarine del 1966. e mai registrate per la EMI. stili mai sentita dai Fab Four, da While My Guitar Gently Weeps a Back in the U.S.S.R, da Dear Prudence a Revolution I. È lui: The White Album. LOVE 1 ANTHOLOGY 1 ANTHOLOGY 2 Novembre 2006 Novembre 2000 Novembre 1995 Marzo 1996 George Martin e suo figlio Giles Questo doppio Lp include tutti Tanto materiale storico, Le outtake realizzate in studio remixano completamente i numeri uno dei Beatles inclusi con le registrazioni delle per completare i documentari le registrazioni analogiche nella classifica pubblicata migliori apparizioni televisive, della serieThe Beatles originali dei Beatles per dalla rivista inglese «Record strepitose versioni live e molte Anthology, con la bonus track un’incredibile colonna sonora Retailer» e nella American affascinanti outtake di studio. Real Love, il secondo singolo per lo spettacolo LOVE Hot 100 di «Billboard». In più il singolo della reunion del realizzato in occasione della del Cirque du Soleil. Solo il meglio del meglio. gruppo del 1995, Free As A Bir. reunion del gruppo nel 1995. Vai al sito: deagostini.it/beatlesvinile 1967-1970 ANTHOLOGY 3 PAST MASTERS Aprile 1973 Ottobre 1996 Marzo 1988 Pubblicato nel 1973, The Pubblicata per la prima volta Questa compilation, pubblicata Blue Album contiene tracce nel 1996, la terza e ultima per la prima volta nel 1988, classiche degli Lp del periodo collection realizzata per la serie comprende tretatré tracce e le hit dei singoli da Strawberry The Beatles Anthology include mai apparse negli album dei Fields Forever fino all’ultima rarità e tracce alternative Beatles: dalle classiche hit dei numero uno del gruppo in USA, realizzate tra il maggio 1968 singoli ai preziosi lati B oltre a The Long And Winding Road. e il gennaio 1970. due canzoni in tedesco.

A sinistra, i Beatles negli studi della Decca, a Londra, nel marzo del 1963. I fonici dei Beatles, eroi dietro le quinte I Beatles hanno composto e suonato le canzoni, Ge- tenziale nuovo artista doveva affrontare un test di orge Martin le ha prodotte. Ma c’è un gruppo di “un- registrazione, e io ero al banco del mixer il giorno sung heroes”, di eroi poco celebrati, che hanno reso in cui arrivò quel gruppo con le buffe capigliature». possibile, con il proprio lavoro, che il loro operato Era mercoledì 6 giugno 1962, nello Studio 2 della approdasse su vinile. Sono i fonici di studio, quelli EMI in Abbey Road. «La prima impressione non fu che hanno spinto i bottoni e manovrato i cursori dei granché; avevano dei piccoli amplificatori, inutiliz- mixer, e in molti casi contribuito in maniera creati- zabili per la registrazione, e toccò a me cercare fra vamente determinante al risultato finale. I loro nomi le apparecchiature dello studio qualcosa che fosse sono poco noti, o semisconosciuti, ma meritano di adatto allo scopo». È Ron Richards – poi accredi- essere ricordati. Cominciando da quello di Norman tato come coproduttore di Love Me Do e produttore Smith, fonico degli studi della EMI dal 1959. di P.S. I love You – a iniziare la session, affiancato da Norman Smith nel ruolo di balance engineer, cioè NORMAN SMITH... fonico e assistente di produzione. George Martin passa a dare un’occhiata, poi scende in mensa per il «Ho cominciato come fattorino e ragazzo del tè, tè. Si comincia con Besame Mucho, tre o quattro take, ma tenevo occhi e orecchie ben aperti, imparavo poi il gruppo attacca Love Me Do. È a questo punto in fretta, e non passò molto tempo prima che fossi che Norman Smith dice a Chris Neal, che funge da promosso ad assistente fonico. All’epoca ogni po-

The Beatles, ultimo atto aiutante di studio (tape operator), di scendere in suona su alcune battute del pezzo, sovraincidendolo mensa a chiamare Martin: «Sentiamo che ne pen- ed eliminando il difetto della registrazione origina- sa». Martin sale e presenzia al resto della seduta, che ria. Alla fine del 1966 Smith ottiene finalmente la prosegue con P.S. I Love You e Ask Me Why. Quindi sospirata promozione da fonico a produttore, e all’i- chissà: se Norman non fosse stato incuriosito, forse nizio del 1967 inizia a lavorare con un nuovo gruppo Martin si sarebbe limitato ad ascoltare il provino, e della EMI, di nome Pink Floyd. È il loro produttore non si sarebbe reso conto – come ha dichiarato più fino a Atom Heart Mother, poi produttore esecutivo di volte – che nei quattro ragazzotti di Liverpool c’e- Meddle, prima che la loro collaborazione cessi. ra qualcosa di più, oltre alle (allora scarse) capacità Nel 1971 Smith lascia la EMI diventando artista in tecniche e vocali. Norman Smith sarà il fonico dei prima persona: quell’anno la sua esecuzione di Don’t primi sei album (e di tutti i singoli coevi) dei Bea- Let It Die, la canzone che i Beatles per poco non ave- tles, cioè fino a Rubber Soul compreso; la sua ultima vano incluso in Help!, va al numero 2 delle classifiche registrazione è quella di Girl, avvenuta l’11 novembre britanniche, lanciando la breve ma luminosa carriera 1965. Fino a quel punto, i Beatles in studio sostan- di “Hurricane” Smith, che otterrà un successo inter- zialmente suonano le canzoni che hanno composto nazionale nel 1973 con Oh Babe What Would You Say?. e il compito del fonico è ottenere la migliore regi- Norman Smith è morto il 3 marzo 2008; il suo libro strazione possibile. «Gli altri fonici, prima di me, di memorie, John Lennon Called Me Normal, uscito nel usavano dei pannelli acustici per ottenere la sepa- 2007, è attualmente fuori catalogo. razione fra i vari strumenti, in maniera da evitare il rientro dei suoni nei microfoni. Fui io, con i Beatles, ...GEOFF EMERICK... a eliminare gli schermi; volevo sistemarli in studio così com’erano dal vivo, perché in questo modo si Dopo la promozione a produttore, Smith aveva sarebbero sentiti più a loro agio. La separazione dei chiesto a George Martin di poter anche continuare suoni ne risentiva un po’, c’era un po’ di rientro nei a prestare la sua opera da fonico per le registrazioni microfoni, ma penso che questo abbia contribuito dei Beatles ma un po’ le rigide norme aziendali della a caratterizzare il cosiddetto Mersey Sound». Nor- EMI, un po’ la comprensibile riluttanza di Martin ad man Smith, che John Lennon ha soprannominato avere a fianco come collaboratore/esecutore un suo “Normal”, per poco non riesce anche ad avere una pari grado, forniscono la grande occasione a Geoff sua canzone in un album del gruppo. Il 16 giugno, Emerick, che, non ancora ventenne, dal 6 aprile 1966 quando manca ancora qualche brano per riempire diventa il fonico titolare nei dischi dei Beatles. Eme- la seconda facciata di Help! e i Beatles sono un po’ a rick è stato assunto alla EMI nel 1962, appena quindi- corto di materiale, Smith propone loro una sua com- cenne, ed era già presente in studio, come assistente posizione, da far cantare a John: l’offerta è accettata. fonico di Norman Smith, il 6 giugno del 1962 , alla sua Così Norman Smith: «Paul e John però mi presero da prima settimana di lavoro. Ha poi occasionalmente parte in studio, il 17 giugno, e mi dissero: “Senti, la partecipato a registrazioni dei Beatles (per gli album tua canzone ci piace proprio, ma ci siamo resi conto Please Please Me, With The Beatles e A Hard Day's Night) che Ringo non canta nessuna canzone sull’album, prima di essere trasferito al reparto masterizzazione. e deve averne una. La tua la faremo un’altra volta, È George Martin a richiamarlo, dopo la promozione eh?”. Ma ora dell’album successivo erano progrediti di Smith, e a proporgli di diventare il fonico ufficiale a tal punto che la mia canzone non fu più presa in per le registrazioni dei Beatles. Emerick ha soltanto considerazione». A Smith si devono la brillante in- vent’anni quando, il 6 aprile del 1966, il gruppo inizia tuizione di iniziare Eight Days A Week con un’assol- le registrazioni di Revolver; e la prima canzone alla venza, e anche una prestazione come batterista in quale lavora è Tomorrow Never Knows. Il contributo Can’t Buy Me Love. Al momento del mixaggio di Can’t fornito da Geoff Emerick a Revolver e Sgt. Pepper’s Buy Me Love ci si rende infatti conto di un problema: – e più avanti a Abbey Road – è inestimabile. La felice forse perché è stato riavvolto male, il nastro presenta coincidenza fra la sua giovane età, che gli permette un’ondulazione, che causa una perdita intermittente di affrontare ogni sfida con incoscienza e irrispetto- di frequenze acute al charleston suonato da Ringo. Il sità verso le regole prestabilite, e il nuovo approccio mixaggio deve però essere spedito alla produzione e dei Beatles allo studio di registrazione, danno frutti i Beatles sono impegnati altrove. Così George Mar- meravigliosi. L’approccio creativo del giovanissimo tin e Norman Smith si assumono la responsabilità di Emerick è testimoniato da innumerevoli episodi. È un piccolo aggiustamento artistico. Norman, capa- lui a sperimentare una tecnica di microfonazione ce batterista, va in studio, prepara un charleston e lo molto ravvicinata, precedentemente considerata inattuabile e spesso ritenuta impraticabile (e osteg-

The Beatles, ultimo atto giata dai musicisti). È lui a “trattare” la batteria di raccontato le sue esperienze in un imperdibile libro Ringo in maniera del tutto imprevedibile, e diventata di memorie, Here, There And Everywhere, il 16 luglio poi standard: «Su una delle custodie degli strumenti 1968 abbandona il suo compito durante la lavora- c’era un maglione di lana, quello con otto braccia zione del White Album. «Non ne potevo più di sentirli confezionato per promuovere Help! quando ancora discutere e litigare. La scintilla scoppiò durante uno si intitolava Eight Arms To Hold You. Tolsi la pelle an- degli ennesimi tentativi di registrare Ob-La-Di Ob- teriore dalla grancassa di Ringo, quella con il logo dei La-Da, quando Paul rispose bruscamente a George Beatles, e ficcai il maglione nella grancassa, a contat- Martin. Dissi a George: “Ne ho abbastanza, voglio to con la pelle dal lato del pedale, poi rimisi a posto la andare via”. Lui mi chiese di rimanere fino alla fine pelle anteriore e posizionai il microfono vicinissimo della settimana, ma non volli sentire ragioni e andai alla grancassa. Tutto senza che nessuno mi vedesse, via sui due piedi». Emerick tornerà a lavorare con i nella pausa per il tè. “Cosa diavolo hai fatto alla mia Beatles una volta il 14 aprile 1969, il giorno in cui John batteria? Il suono è fantastico!” mi disse Ringo». È lui e Paul registrano The Ballad of John and Yoko, e stabil- a immaginare di poter trattare la voce facendola pas- mente nel luglio seguente, per tutta la durata della sare attraverso il Leslie, l’amplificatore con altopar- lavorazione di Abbey Road. Dopo lo scioglimento dei lanti rotanti di un organo Hammond. È ancora lui a Beatles, Emerick ha lavorato con Elvis Costello, Art suggerire, per Lovely Rita, il modo di trattare il suo- Garfunkel, Cheap Trick, Split Enz, Jeff Beck e con no del pianoforte così da farlo risultare tremolante, Paul McCartney, ottenendo il suo terzo di quattro in stile honky tonk, appesantendo il verricello del Grammy grazie a Band On The Run. Poi si è trasferi- registratore con il nastro isolante. Emerick, che ha to negli Stati Uniti, a Los Angeles, dove è morto il 2 ottobre del 2018. Franco Zanetti Il libro bianco dei Beatles ...E GLI ALTRI (Giunti, 2012) Norman Smith e Geoff Emerick sono stati i due fo- Questo libro si prende cura di tutte le canzoni ufficialmente edite nel nici più influenti e significativi per la produzione corso della carriera discografica dei Beatles, dal 1962 al 1969: non discografica dei Beatles, ma vanno ricordati anche solo quelle di Lennon e McCartney, ma proprio tutte, cover compre- Ken Scott, subentrato a Emerick per l’Album Bianco, se, per un totale di duecentoundici più cinque. Di ogni brano, elencato e Glyn Johns, che ha lavorato alle registrazioni di in ordine cronologico di pubblicazione, si fornisce la scheda “tecnica” Let It Be. Però c’è almeno un altro nome che merita – chi vi ha suonato cosa, chi lo ha prodotto, chi l’ha messo su nastro in di essere citato: è quello di Ken Townsend. Anche studio – e si raccontano per esteso la genesi, la storia, la registrazio- lui presente alla EMI nel fatidico giorno del primo ne, la fortuna o sfortuna critica, con aneddoti poco noti e, soprattut- arrivo dei Beatles a Abbey Road, non era un fonico to, le dichiarazioni dei protagonisti. C’è anche una lunga introduzione (mansione che ha svolto solo una volta, per la re- che racconta la “preistoria”, gistrazione in solitaria di Why Don’t We Do It In The quando i Beatles, giovani Road da parte di Paul McCartney, il 9 ottobre 1968) e ancora sconosciuti, per ma un ingegnere elettronico. A lui si deve l’idea – sbarcare il lunario accet- applicata per la prima volta l’1 febbraio 1967 – di tavano ingaggi da fame in collegare direttamente il basso suonato da John terra tedesca: uno dei luo- Lennon nella prima versione di Sgt. Pepper’s Lonely ghi più affascinanti e meno Hearts Club Band al banco del mixer, per realizzare raccontati della favola Be- una traccia provvisoria che, in questo modo, si sa- atles. Sono 420 pagine che rebbe poi potuta sostituire senza problemi di rien- costituiscono l’ideale ac- tro. Townsend, soprattutto, è l’inventore dell’ADT, compagnamento all’ascolto Automatic Double Tracking: un sistema che per- della discografia della band. mette, duplicando automaticamente una traccia L’autore è stato anche il tra- vocale, di raddoppiarla ottenendo un leggero effetto duttore del fondamentale di sfasatura che la rende più risonante e quasi natu- volume di Ian MacDonald rale. I Beatles la usarono per la prima di moltissime Beatles – L’opera completa. volte il 17 aprile 1966, in Doctor Robert. Consentiva (G. Di Carlo) un grande risparmio di tempo e di energie, e infatti George Harrison sosteneva che a Townsend si sa- rebbe dovuta consegnare una medaglia al merito per la sua invenzione.

Los Angeles, 1981: da un annuncio sul giornale nascono i Metallica, una delle rock band più influenti di sempre. Il loro primo storico album Kill 'Em All e la rivoluzione nell’heavy metal sono solo a pochi demo di distanza D I Andrea Valentini TH E M ETAL REVOLUTION



L’ALBA DI UN NUOVO METAL L la line-up si assesta con la presenza del mai troppo compianto Cliff Burton al basso e di Kirk Hammett Li abbiamo visti in concerto lo scorso 8 maggio a all’altra sei corde, i tempi sono maturi per entrare in Milano, all’Ippodromo SNAI di San Siro, nell’am- studio per un album. A dare una chance in questo bito del Milano Summer Festival. Era l’unica data senso al gruppo è una piccola etichetta che si trova italiana, almeno per il momento, del Worldwired sulla costa opposta degli USA, la Megaforce di Jon Tour 2019, con cui promuovono ancora la loro ulti- e Marsha Zazula. Jon (per gli amici Johnny Z) rac- ma fatica discografica, Hardwired… To Self-Destruct, coglie un po’ di fondi e offre ai Metallica di coprire i ossia l’album uscito tre anni fa. Ormai da tempo loro costi di uno studio di registrazione e pubblicare un sono star mondiali, non solo del metal, ma del rock Lp. Unica condizione: la band dovrà andare a inci- a 360°. E fa effetto pensare che tutto ciò è iniziato dere nello Stato di New York. E proprio lì verrà alla trentotto anni fa, in un garage di Los Angeles… È luce una manciata di pezzi destinati a plasmare un proprio questa la storia che vogliamo ripercorrere. sound pionieristico ed estremo (il thrash & speed), Quella della scintilla che ha dato inizio all’epopea dei nonché a cementare una band destinata a lasciare Metallica, alias The Four Horsemen. un segno indelebile. «CI SONO UN DANESE...» MADE IN ROCHESTER La storia di una delle band che ha plasmato il metal Il 10 maggio 1983 i Metallica e Jon Zazula sono a e il rock contemporanei inizia proprio così, come Rochester, Contea di Monroe, nello Stato di New una di quelle barzellette di tanti anni fa. Ci sono un York. Hanno prenotato il Music America Recording danese, un americano, una racchetta e una chitarra. Studio per le session di quello che deve diventare il Il danese con racchetta è Lars Ulrich, promessa del loro agognato album di debutto. Il budget è ridotto tennis giovanile, batterista dilettante appassiona- all’osso e la Megaforce – ovvero la neonata label di to di hard rock e new wave of British heavy metal, Zazula e signora – si sta giocando il tutto per tutto che per volere del padre si trasferisce negli USA con questa operazione. Dietro al mixer siedono lo per tentare la carriera da sportivo professionista. stesso Jon Zazula nel ruolo di produttore esecutivo, L’americano con chitarra è James Hetfield, tipico Paul Curcio (con una carriera già notevolissima in latchkey kid made in USA, ossia un ragazzino con ambito rock) in veste di produttore, Chris Bubacz i genitori divorziati che se la cava trascorrendo la come tecnico del suono e Andy Wrobleski come as- maggior parte del tempo da solo, sognando di es- sistente. Il Music America si trova negli scantinati di sere sul palco con una rock band come quelle che lo fanno impazzire: Kiss, Zeppelin, Sabbath, Thin Chi è Jon Zazula? Lizzy, UFO. È la fine del 1981 e James risponde a un annuncio piazzato da Lars sulla fanzine «Recycler» Tra i tanti fan che vengono in possesso di una copia di No Life ’Til Leather, che recita: «Batterista cerca altri musicisti metal per il demo dei Metallica che contiene le prime versioni dei brani che conflu- suonare pezzi di Tygers of Pan Tang, Diamond Head iranno in Kill 'Em All, c’è un personaggio che è ormai quasi un’entità mi- e Iron Maiden». Ben presto intorno a James e Lars tologica nel mondo del metal moderno: Jon Zazula (alias Johnny Z), che si coagula il primo nucleo dei Metallica, che oltre a con la moglie Marsha gestisce il Rock’n’Roll Heaven, un negozio di dischi loro vede il chitarrista Dave Mustaine e il bassista a Old Bridge, New Jersey (che, a onor del vero, più che un negozio è uno Ron McGovney. Quando, dopo una serie di vicissi- stand in un mercatino). Zazula, dopo aver ascoltato il nastro dei Metalli- tudini (fra cui la registrazione di un pugno di demo, ca, si convince di avere scovato un gruppo davvero speciale: «Non avevo l’avvicendamento di un paio di elementi e un trasfe- un’etichetta e non ero un manager. Ero un semplice fan che pensava che rimento del gruppo da Los Angeles a San Francisco), quella fosse la più grande band del mondo e volevo avere una parte in questa faccenda. […] Ci sentivo elementi alla Motörhead e il sapore del- la New wave of British heavy metal, ma era anche un sound americano e ne percepivo la novità e le potenzialità». Grazie a qualche telefonata ad amici giornalisti metal, i coniugi Zazula riescono finalmente a metter- si in contatto con i Metallica. È così che nasce l’idea di creare una label e produrre il disco di debutto della band. Ricorda Jon: «Decidemmo di fare per conto nostro e che andassero tutti al diavolo. Dicemmo sempli- cemente: non ce ne frega niente di quello che dice la gente, lo faremo e basta». Inizialmente il nome scelto da Jon per l’etichetta è Vigilante, ma Cliff Burton suggerisce Megaforce, che piace subito a tutti.

METALLICA - L’ALBA DI UN NUOVO METAL I demo prima di Kill 'Em All una vecchia sala da ballo in stile coloniale. E Hetfield lo ricorda così: «È capitato che piazzassimo gli ampli- Prima di giungere alla firma del contratto con la neonata Mega- ficatori del basso e della chitarra nel salone, per ave- re un suono più panoramico. Ricordo Cliff in quello force Records, i Metallica affrontano la classica trafila dei demo, stanzone con le cuffie e i suoi ampli, mentre regi- strava (Anesthesia) Pulling Teeth». L’equipaggiamento ossia i nastri promozionali che negli anni ’80 sono fondamentali che i Metallica si portano dietro è molto spartano. Praticamente possiedono solo un amplificatore da per ogni band emergente, come biglietto da visita da consegnare chitarra – il Marshall di Hetfield – la batteria di Ul- rich e l’attrezzatura sgangherata di Burton. Il parco al discografico di turno. Queste cassette, poi, circolano molto tra i chitarre consta, nel complesso, di due sole Flying V. Hammett ne ha una nera, una Gibson autentica, metal kid, attraverso il circuito dei tape trader. mentre la seconda – bianca – è di James Hetfield ed è una replica giapponese. Le due sei corde, nel maggio La demografia dei Metallica non è particolarmente intricata e, a 1983, sono già veterane di molte battaglie, di cui por- tano i segni: accordarle è quindi un’operazione che voler adottare un approccio scientifico, contempla, nella migliore porta via sempre molto tempo tra una take e l’altra. Kirk Hammett ricorda: «Perdevamo tanto tempo ad delle ipotesi, solo tre titoli. Il primo nastro è Power Metal (1982), che accordare, anche perché non avevamo strumenti di ricambio e in studio non c’erano né tecnici degli vede all’opera la formazione Hetfield, Ulrich, Mustaine e McGov- strumenti né roadie al seguito. Ma andava bene così, anche perché, all’epoca, eravamo abituati a fare in ney. Consta di quattro soli pezzi registrati nell’aprile del 1982 nel questo modo. Io usavo solo due effetti: un pedale wah-wah e un Boss Super Distortion». Burton ha il garage di McGovney e non ha un titolo, ma viene in seguito bat- suo fido Rickenbacker 4001 rosso, un pedale Morley Fuzz Wah, un fuzz Big Muff e un paio di amplificatori, tezzato prendendo ispirazione dai biglietti da visita che lo accom- ma tutto quanto cade a pezzi. Paul Curcio, il produt- tore, ricorda: «Non avevano un soldo e c’era un grosso pagnano, fatti stampare dalla band per l’occasione. La cassetta problema di interferenze radio con il Rickenbacker di Cliff. Un mio amico che lavorava in un negozio di contiene solo brani originali: quattro colpi andati a segno, visto strumenti musicali era un fan della band e aggiustò tutto il loro equipaggiamento gratuitamente. Cliff che finiranno, ovviamente riregistrati (The Mechanix molto rima- mi regalò un sacchetto di plastica con dentro le parti originali che erano state levate dal suo basso neggiata e con il titolo cambiato in The Four Horsemen), tutti su Kill e ancora oggi ne conservo i pickup!». Quasi nessuna attrezzatura del Music America viene utilizzata, per 'Em All e diventeranno classici della band. risparmiare: come è prassi comune, infatti, per ogni amplificatore, chitarra o altro oggetto appartenente Il secondo demo è il leggendario No Life ’Til Leather, registrato nel allo studio che si usa scatta il sovrapprezzo e i Metal- lica non possono permettersi di intaccare il budget. luglio del 1982 (con la formazione del precedente) presso il Cha- Solo per The Four Horsemen viene affittata una Gibson Firebird con ponte Bigsby, perché Hammett vorrebbe teau East Studio di Tustin (California); inizialmente il risultato di fare un intermezzo in cui gli serve la barra del vibra- to per produrre un “effetto bomba” hendrixiano. La queste session avrebbe dovuto portare all’uscita di un Ep per l’eti- Firebird, però, non lo soddisfa: per quel tipo di truc- chetto sarebbe molto meglio una Stratocaster con il chetta High Velocity, che era però una label dedita al punk e rifiutò classico tremolo Fender. le registrazioni giudicandole troppo heavy. Il nastro si presenta in LE SESSION IN STUDIO maniera decisamente spartana: una semplice copertina in bianco La tabella di marcia è piuttosto semplice: ogni gior- no i Metallica arrivano al Music America nel primo e nero, composta a mano con l’aiuto di china e trasferibili, su cui pomeriggio e lavorano fino a mezzanotte. Poi vanno a rilassarsi – cioè a bere e a far baldoria – per poi ripe- svetta il logo della band. I sette brani inclusi costituiscono quasi l’intero repertorio dei Metallica (che dal vivo li abbinano a una serie di cover): parliamo di classiconi come Hit The Lights, The Mecha- nix, Motorbreath, Seek & Destroy, Metal Militia, Jump in the Fire e Phantom Lord. Immediatamente il demo fa breccia fra gli appas- sionati del metal più sotterraneo, giungendo fino a Jon Zazula che, ascoltandolo, decide di far incidere un album ai ragazzi. La terza cassettina griffata Metallica è nota con ben tre diversi ti- toli: Whiplash/No Remorse, The Megaforce Demo e anche KUSF Demo. Viene incisa il 16 marzo 1983, ancora presso il Chateau East Studio. Consta di due soli pezzi e segna contemporanea- mente una fine e un inizio: è l’ultima testimonianza della band con Dave Mustaine e la prima con Cliff Burton, da poco entrato nei ranghi, a sostituire McGovney. Lo scopo di questo nastro è proprio presentare il nuovo acquisto al basso e avere un prodotto che fotografi la band, per cercare un contratto discogra- fico serio. Il demo viene consegna- to anche all’emittente radiofonica KUSF (dal cui nome deriva uno dei titoli alternativi), che lo trasmette 1986 con una certa regolarità. Master of Puppets, Elektra. L’album del decollo commerciale

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Jason Newsted tere lo schema il giorno seguente. Le session di regi- Kill 'Em All: il libro e James Hetfield strazione vere e proprie durano tre settimane esatte. sul palco Tutto viene inciso su tracce separate, ma l’approccio Le monografie dedicate ai singoli album sono un genere di di Monsters resta – comunque – decisamente crudo e basilare. letteratura musicale di nicchia, per veri appassionati. Un of Rock, Come ricorda Paul Curcio: «Suonarono le tracce base campo che potrebbe essere percepito “per molti, ma non nell’edizione live, con pochissime sovraincisioni». Il basso viene in per tutti”. In realtà la differenza è data dallo stile che si sce- tenutasi a gran parte ripreso facendolo entrare direttamente nel glie per affrontare l’indagine. Nel caso del volumetto mono- Donington, mixer e utilizzando una cassa come monitor, invece grafico in questione, il taglio è rigoroso ma caldo – come una nel Regno Unito, delle cuffie. Viene speso davvero poco tempo per conversazione tra fan dei Metallica. Ed è così che questo il 22 agosto trovare il sound della chitarra ritmica e ancora meno libro diviene apprezzabile anche da chi non vive il culto del del 1987. per la solista, entrambe registrate con il Marshall di Metallo. Per la contestualizzazione temporale che fa da in- Hetfield. Hammett ricorda: «Quando toccò a me, il tro; per la cronaca disincantata che, paradossalmente, eleva suono era in pratica già fatto. […] Trafficammo solo il tasso di mitologia intorno al tema; per il modo in cui utilizza un po’ con i settaggi e poi iniziai a registrare gli asso- gli ignoti Metallica del 1983 per regalare lo spaccato univer- lo». La questione degli assolo di chitarra in Kill 'Em All sale di una tipica band che si trova – inconsapevole – alla vi- è, peraltro, spinosissima e il motivo è legato alla cac- gilia del successo e fino ad allora sguazza tra alcol, fame, mi- ciata di Mustaine poco tempo prima delle registra- seria e indecenza; per la credibilità della sua opera di ricerca zioni, con tutto l’astio che ne è scaturito. Hammett e di ricostruzione di fatti e dettagli. Quando poi l’autore ana- ha offerto in più occasioni la propria versione dei fatti lizza i brani a uno a uno, sotto il profilo sonoro e dal punto di (e Mustaine non ha mai obiettato). Una delle ultime vista dei testi, mette le basi per quella che, volte che ha parlato di questo argomento è stato su in coda al testo, si rivela come l’autentica «Guitar World», nel febbraio del 2008, quando ha di- “reason why” dietro al libro: e, cioè, che Kill chiarato all’intervistatore: «Al momento di entrare in 'Em All è il blue print del thrash metal. Non studio, Johnny Z – il nostro manager – mi disse: “Lo la sua invenzione, ma il suo sdoganamento sai che devi suonare gli assolo di Dave, vero?”. Io gli ufficiale. Nel raccontarci la rapida evolu- risposi: “Veramente non mi va proprio di farlo”. Allora zione dalle prove nel garage dei genitori Jon mi disse: “Suona le sue stesse aperture, così la gen- ai demo, fino all’Lp, Valentini non trascu- te penserà che stai facendo i suoi assolo, e poi dopo ra nulla. Acuto nell’osservazione, diretto sarai libero di fare ciò che vuoi”. Io gli risposi: “Ok, e asciutto nelle descrizioni, rigoroso nella farò così”. A vent’anni, messo in una situazione del ricerca, è un narratore coinvolgente che genere, non te la senti proprio di tirare troppo la corda, mangia e respira musica. soprattutto se sei il nuovo arrivato, l’ultimo a essere Andrea Valentini, Kill 'Em All Tsunami Edizioni, 128 pp.

Tutte le edizioni di Kill 'Em All su vinile Kill 'Em All è una pietra miliare del metal e – come • New Electric Way, Francia, 1986, 2336 accade per i dischi che divengono vere e proprie • Music For Nations, UK, 1986, mfn7p icone – nel corso degli ultimi trentasei anni è stato • Wea/Elektra, Australia, 1987, 600142-1 stampato e ristampato una pletora di volte. In tutti i • Young/Rge, Brasile, 1987, 320.7006 formati. Quello che più ci interessa è come sempre • Music For Nations, UK, 1987, 2 Lp, mfn 7 dm il vinile e, anche circoscrivendo l’indagine a questo solo settore, notiamo che le edizioni sono molte; è (la copertina riporta l’indicazione “Made in France”, anche per questo motivo che nel nostro elenco di in realtà si tratta di una stampa del Regno Unito) riferimento per orientarsi nella giungla delle varianti • Elektra, USA, 1988, red/black labels, 9 60766-1 abbiamo scelto di evitare i bootleg, nonché gli album • Elektra, USA, 1988, grey labels, 9 60766-1 la cui ufficialità non sia certificata al 100%. • Elektra, USA, 1988, Columbia Record House Edition, e1-60766 Le quotazioni dipendono, come sempre, da vari • Elektra, USA, 1988, BMG direct marketing edition, r 17187 fattori che si intrecciano (domanda, offerta, repe- • Elektra, Canada, 1988, 96 07661 ribilità…), ma in questa sede abbiamo preferito non • Elektra, Canada, 1988, Columbia Record House Edition, e1 60766 occuparci del lato economico. Piuttosto, facendo • Polygram/Vertigo, Argentina, 1989, 29194 leva sull’elemento legato al potenziale evocativo, • Polygram/Vertigo, Australia, 1989, 838 142-1 nel lungo elenco di edizioni di Kill 'Em All a colpire • Polygram/Vertigo, Europa, 1989, 838 142-1 maggiormente sono le prime. Il gusto di possedere • Phonogram/Vertigo, Spagna, 1989, 838 142-1 una prima stampa (normale o picture) su Megaforce, • Phonogram/Vertigo, Spagna, 1991, 838 142-1 per esempio, è più che comprensibile… Così come (pubblicate a due anni di distanza, è molto golosa la versione su doppio Lp del 1987. le edizioni spagnole hanno lo stesso numero Ma bando alle elucubrazioni ed ecco l’elenco per i di catalogo. La prima versione non ha busta “completisti”: interna con foto e testi) • Polygram/Vertigo, Brasile, 1990, 838 142-2 • Megaforce, USA, 1983, prima stampa, mri 069 • Philips/Vertigo, Colombia, 1990, 838 142-1 • Megaforce, USA, 1983, seconda stampa, mri 069 • Vertigo, Ecuador, 1990, lp 31021 • Phonogram/Vertigo, Corea, 1990, sel rp 2002 (l’etichetta interna, di colore argentato, nella prima stampa • Polygram/Vertigo, Messico, 1990, lpr 23067 recita “Side 1 & 2”, nella seconda stampa “side a & b”) • Sonografica/Vertigo, Venezuela, 1990, 20.074 • Megaforce, USA, 1983, Picture Disc, mri 069 • Polygram/Vertigo, Grecia, 1992, 838 142-1 • Music For Nations, UK, 1983, Old Mfn Labels, mfn 7 • Polygram/Rodven/Vertigo, Venezuela, 1993, 210-199 (sul centrino è rappresentato un uomo a torso nudo • Universal/Vertigo, Europa, 2001, 838 142-1 che regge una bandiera rossa verticale) • Universal/Vertigo, Europa, 2008, 5308531 • Music For Nations, UK, 1983, New Mfn Labels, mfn 7 • Warner Bros, USA, 2008, 343612 1 (sul centrino è rappresentato un uomo in camicia • Universal Vertigo, Europa, 2008, 5308527 gialla che regge una bandiera orizzontale) • Warner Bros, USA, 2008, 09362 49909 25 • Banzai, Canada, 1983, brc1901 • Blackened Recordings, USA, 2014, blcknd003-1 • Bernett records, Francia, 1983, sb18007 • Blackened Recordings, EU, 2015, blcknd003-1/0600753085318 • Roadrunner, Olanda, 1983, rr9902 • Blackened Recordings, EU, 2016, blcknd003-1/00602547885289 • Nexus, Giappone, 1984, k25p 438 • Blackened Recordings, USA, 2016, blcknd003-1 1983 1984 L’edizione Megaforce, USA L’edizione Nexus, Giappone

...And Justice for salito a bordo. Perciò gli ho detto “Certo, va bene” e ho IL DISCO È PRONTO All, il rivoluzionario fatto esattamente così. Ho suonato le prime battute quarto album in della maggior parte degli assolo e poi li ho cambiati. A dispetto di tutte le difficoltà, i Metallica in studio studio pubblicato Quando ho modificato anche le parti iniziali l’ho fatto sono una macchina ben oliata. Jon Zazula rammenta: dalla band per migliorarle. E a tutti è piaciuto». Dave Mustaine, «Erano prontissimi. Avevano riarrangiato leggermen- nel 1988, è stato a questo proposito, si è pronunciato in maniera sem- te qualche pezzo, ma quelle dieci erano veramente le celebrato nel 2018 pre piuttosto fredda e velenosa, ma senza recriminare “loro” canzoni. E infatti spesso li prendevamo in giro con un’edizione troppo. Molto più interessante è invece la questione chiedendo: “Ragazzi, ma non sapete suonare qualche deluxe del del cantato di Hetfield. È innegabile che, in Kill 'Em altra cosa?”». I tempi tirati e una certa tensione con trentennale ricca All, James sembri finalmente aver trovato un approc- Paul Curcio non facilitano però le cose, come sotto- di inediti cio vocale più duro e ruvido, adatto alla sua personali- linea Hetfield in un’intervista a «Thrasher Magazine» e di extra, in un tà, anche se non lo padroneggia ancora perfettamen- nel 1986: «Quando registrammo Kill 'Em All, non ave- doppio stampato te. Forse non molti sanno, però, che fino all’ultimo vamo nessuna vera esperienza in studio. Il nostro pro- su vinile da 180 g. momento il suo ruolo di cantante è stato quantomeno duttore – se vogliamo chiamarlo così – se ne stava lì incerto, tanto che alla vigilia delle registrazioni Jon seduto a cancellare i titoli delle canzoni dal bloc notes Zazula e Lars Ulrich hanno contattato John Bush, de- a mano a mano che le eseguivamo. Ogni tanto diceva gli Armored Saint. Queste le sue parole: «Al momento qualcosa del tipo “Stasera, quando abbiamo finito, di andare in studio c’era il dubbio che James non se potremmo andare in un club” oppure “Ah, ecco: il la sentisse di cantare e non si sapeva se la band fosse caffè è pronto!”. Non aveva niente da dire sui pezzi. In d’accordo che lui cantasse. Però avevano visto suo- realtà credo che non avrebbe osato aprire bocca, per- nare gli Armored Saint e – lo prendo come un gran- ché la nostra reazione sarebbe stata: “Vai al diavolo! dissimo complimento – penso abbiano immaginato Sono le nostre canzoni!”. Il problema è che a livello di che avrei potuto dar loro una mano a rendere il sound produzione, di suono, non ha dato alcun contributo. dei Metallica differente. [...] Johnny Z, il loro manager, È così che abbiamo imparato sul campo come lavora mi telefonò, poi subito dopo mi chiamò Lars. Ma in un cattivo produttore». Dopo tre settimane, le trac- quel momento gli Armored Saint stavano iniziando ce sono incise ed è il tempo di mixare. Un momento a essere popolari e poi io e i ragazzi dei Saint eravamo fondamentale per il risultato finale, ma i Metallica vengono estromessi dal processo. Kirk Hammett cresciuti assie- ricorda: «Quando tutto fu registrato, il produttore e me, quindi dire l’ingegnere del suono decisero che avrebbero mixato “Ok, vi mollo l’album loro, da soli, e in pratica ci cacciarono dallo per i Metallica, studio. Aggiunsero tutti quei delay e quei riverberi, gente che non cose strane che noi non avremmo mai messo nel di- conosco”, fran- sco. Questo è il motivo per cui c’è molta differenza camente non era di sonorità tra Kill 'Em All e Ride The Lightning. Ci sono una cosa che mi anche cose che avremmo voluto rifare o aggiustare, sentivo di fare». ma non potemmo, per mancanza di tempo».



All’arrivo degli anni ’80 David Bowie è già un veterano. Il fragile e misterioso Ziggy Stardust si è tramutato in un genio, in un profeta assoluto del trasformismo rock, generatore e anticipatore di musiche che altri sentiranno solo molto dopo. Eppure qualcosa gli sfugge. Ancora per poco D I John Earls – Stefano Solventi

LET’S DANCE! 9

David Jones, David Bowie o Ziggy Stardust? Nel 1973 il futuro del rock è già tutto scritto.

DALLO SPAZIO ALLA CONQUISTA DEL MONDO N ostentata in copertina, quindi con lo straordinario zibaldone pop-rock del capolavoro Hunky Dory. A Nel novembre del 1964 un curioso ragazzo si presen- quel punto Bowie è già una proiezione sfaccettata ta come ospite del programma BBC “Tonight”. Ha di sé, una trasfigurazione che mette il personaggio diciassette anni, il caschetto lungo e il look azzima- in una dimensione ontologicamente superiore ri- to, si chiama ancora David Jones e sostiene di essere spetto all’uomo-artista. Ziggy Stardust è in questo il fondatore di una fantomatica Società per la Pre- senso un approdo, il punto di raccolta di ossessio- venzione delle Crudeltà contro i Capelloni. Il futuro ni, visioni e prospettive: un intero pantheon rock David Bowie riesce in questo modo a guadagnarsi collassa in Ziggy dando vita a un disco che porta la un quarto d’ora di fama sulla BBC grazie a un’intu- temperatura di ebollizione del glam a una gradazio- izione divertente, sì, ma anche strana, perturbante. ne inaudita. Le declinazioni “americane” di Ziggy È un’epoca, del resto, in cui le vie del successo non elaborate in Aladdin Sane e le fatamorgane soul di sono ancora lastricate di solo conformismo e piani- Diamond Dogs esauriscono quella fase, culminata ficazione, anzi: le singolarità dirompenti, le rotture, con il celebre “suicidio” del personaggio alieno sul l’inaudito sono veri e propri “ticket to ride” per aspi- palco dell’Hammersmith Odeon, il 3 luglio 1973. ranti rockstar. Non a caso il primo passo di Bowie come solista è un album omonimo molto peculiare, UN PROTEO INQUIETO nel quale miscela pop, R&B e music hall prendendo a modello il repertorio dell’attore e showman An- Proprio la fine di Ziggy evidenzia un aspetto: è thony Newley. Malauguratamente, il disco esce il 1˚ giugno del 1967, pochi giorni dopo quel Sgt. Pepper’s come se Bowie temesse di finire cannibalizzato destinato a oscurare tutto il resto con la sua stazza vertiginosa. I due anni successivi Bowie li spende a dalla fama. Gli spostamenti stilistici e geografici rielaborare se stesso, per poi sfornare un ulteriore album omonimo sintonizzato con le folk-ballad di successivi lo portano a inseguire il successo e con- Dylan e le atmosfere freak e proto-prog dei Tyran- nosaurus Rex. Soprattutto, è abile a cogliere l’ec- temporaneamente ad allontanarsene: prima realizza citazione collettiva per l’imminente allunaggio di cui sostanzia lo stupefacente singolo Space Oddity: il plastic soul di Young Americans e il wave-soul-kraut si tratta di un autentico colpo di genio non solo per la sua furbizia – che induce Tony Visconti a rifiutarsi «Ho sempre di Station to Station in quel di Los di produrlo – ma anche per come sa rielaborare in Angeles (impersonando nel frat- chiave pop inquietudini e angosce kubrickiane (tra le fonti d’ispirazione c’è ovviamente 2001: Odissea pensato che tempo L’uomo che cadde sulla terra nello spazio). Di nuovo, all’elemento accattivante si l’unica cosa da nel film di Nicolas Roeg), poi fa accompagna il quid perturbante. fare era cercare rientro in Europa dove, oltre a È lungo questa falsariga che prosegue l’ascesa di salvarsi da una tossicodipenden- Bowie al successo, prima con The Man Who Sold The World, le cui sonorità hard con preveggenze glam e di affrontare la za rovinosa, ignora a bella posta il prog contano meno della sconcertante androginia vita come se punk imperante, definendo con fossi una specie la cosiddetta “trilogia berlinese” le basi di molta new wave ed et- di Superman. no-elettronica degli anni a venire. Mi sentivo Questo vortice sperimentale, insignificante occorre ribadire, non è affatto incompatibile con il successo, a pensare di semmai mira a ottenerlo in una essere qualsiasi prospettiva di eccezionalità, di altra cosa» shock emotivo e frattura cultu- rale. Nell’album Scary Monsters (and Super Creeps) del 1980 sembra (David Bowie, quindi convergere tutto il percor- so compiuto da Bowie fino ad al- «Playboy», 1976) lora: pur trattandosi di un lavoro sostanzialmente popular, non rinuncia a dettare le regole di un immaginario inquietante e in divenire. È il preludio di una svolta clamorosa: oramai ultratrentenne, lasciate alle spalle le insicurezze e le dipendenze, Bowie sente di essere finalmente padrone del se stesso artista e uomo. Progetta quindi di dominare quel successo che la

DAVID BOWIE

DALLO SPAZIO ALLA CONQUISTA DEL MONDO congiuntura culturale e tecnologica gli sta spianan- Mai profezia fu più azzeccata, l’album è di gran lun- do davanti agli occhi. E, come sappiamo, ci riesce. ga quello di maggior successo della sua discografia, Diventa un protagonista assoluto degli Eighties dal anche se per lo zoccolo duro dei suoi fan rimarrà un punto di vista musicale, cinematografico (con risul- disco poco amato. «Vendemmo 11 milioni di copie!», tati, diciamo così, alterni) e più in generale iconogra- continua Rodgers, «David non aveva mai raggiunto fico. Per molti fan quel consegnarsi al pop rappre- un pubblico così ampio». senterà un tradimento e in un certo senso lo è stato, ma non tanto per la brama di successo, che Bowie ICONE in fondo ha sempre avuto: casomai, tradisce il suo pubblico nella misura in cui rinuncia quasi del tutto a La stessa EMI che, si dice, lo ha messo sotto con- inquietarlo, barattando l’inquietudine con il glamour tratto per una cifra pari a 17,5 milioni di dollari, viene più patinato. Va aggiunto che si tratta, nel contesto presa in contropiede da un tale successo e, natural- di quegli anni, di applicare la formula perfetta per mente, non ha alcuna intenzione di permettere che ottenere una pop-music di alto profilo, destinata a Bowie si prenda un’altra pausa di tre anni prima del dettare con album da questo punto di vista riuscitis- simi – soprattutto Let’s Dance – i principali standard produttivi ed espressivi dell’epoca. È ORA DI BALLARE Nile Rodgers David in numeri alla console. Anche se la cosa può dispiacere a molti appassionati Il chitarrista La carriera di David Bowie in termini numerici si riassume in 27 di David Bowie, è proprio Let’s Dance a trasformarlo degli Chic è stato album in studio, 11 live, 51 compilation, 128 singoli, 8 extended in una superstar mondiale. Si tratta, infatti, di un al- fortemente voluto play, 72 video musicali. Il suo debutto discografico avviene nel bum di musica dance realizzato proprio nel momen- da Bowie come 1965 con il 45 giri intitolato Liza Jane e firmato Davie Jones & to in cui il pubblico della disco sta voltando le spalle co-produttore the King Bees, anche se il primo disco con il nome di David Bowie al genere, attratto dal più sofisticato sound New di Let’s Dance, è del 1966 ed è intitolato Can’t Help Thinking About Me, firmato Romantic, che proprio Bowie, con Scary Monsters un album che The Lower Third. Sempre in quell’anno pubblica Do Anything (and Super Creeps) del 1980, aveva appena cavalcato. tra le curiosità You Say, il primo uscito semplicemente come David Bowie, an- Bowie per il nuovo disco ingaggia come coprodut- annovera anche ticipazione dell’album omonimo pubblicato nel 1967. Il successo tore niente meno che Nile Rodgers, mente e chitarra la partecipazione arriva però solo con il singolo Space Oddity del 1969, che tocca degli Chic. Una scelta fuori tempo massimo, consi- di Stevie Ray il vertice delle classifiche inglesi dell’epoca dopo essere arrivato derando che nel 1982 Rodgers sembra ormai appar- Vaughan nei negozi negli stessi giorni del primo allunaggio con la missione tenere a un mondo morto e sepolto. Pur di averlo con alla chitarra. dell’Apollo 11. sé, però, Bowie paga di tasca propria. Con Let’s Dance è determinato a conquistarsi un posto al sole nella musica mainstream. Contrariamente al solito, non si limita a concepire le idee da sviluppare in studio, le otto canzoni che costituiranno l’album, ma vuo- le trovare una hit. All’inizio, però, Rodgers fatica a capire che cosa Bowie ha in mente: «David mi aveva detto: “Voglio un album di successo e voglio che sia tu a farlo”. In sostanza, voleva che reinterpretassi al- cune canzoni che aveva già pubblicato, come China Girl e Cat People. Andava benissimo, ma ricordo che quando scrisse Let’s Dance era eccitatissimo e con- tinuava a ripetere: “Questa canzone è grande!”. Io non capivo, voleva un album da classifica, però Let’s Dance sembrava una canzone folk-rock». Rodgers e la band di musicisti che ha assemblato si ritrovano in Svizzera, dove Bowie vive, e si concentrano pro- prio sulla title track: «L’abbiamo suonata una prima volta, ed è la versione che poi è stata incisa sul disco. David all’inizio non era sicuro, finché alla fine si è convinto: “Hai ragione”, mi ha detto, “sarà una hit!”».

DALLO SPAZIO ALLA CONQUISTA DEL MONDO molto tempo per venire alla luce, se paragonato alla velocità con cui è nato Let’s Dance. La scelta di Derek Bramble come produttore è infelice. È un professio- nista emergente ma di scarsa esperienza. «Derek era una brava persona», ricorda Hugh Padgham, che di Tonight è l’ingegnere del suono, «ma aveva prodotto solo un paio di singoli. Quando ha iniziato a criticare il cantato di David, io e gli altri ci siamo detti: “Un momento, ma questo chi si crede di essere?”. In tren- tacinque anni di carriera non ho mai lavorato con un cantante migliore e più veloce di David, eppure Derek riusciva a trovare sempre qualche motivo per fargli rifare le parti. Per un artista con l’esperienza di Bowie sentirsi dire che c’è qualcosa che non va con la voce... be’, diciamo che si è un po’ irritato». Il lavoro si interrompe per due settimane e alla ripresa Bramble... è sparito. Ed è allora che entra in scena Tina Turner. La title track dell’album, un brano del periodo berlinese in origine cantato da Iggy Pop in Lust for Life, è già stata registrata, ma Tina, grazie al successo di Let’s Stay Together, sta vivendo un nuovo momento d’oro della carriera e, quindi, perché non farli cantare insieme? «Tina era disponibile», ricorda Alomar, «sembrava fosse destino. L’incontro tra due icone della musica. Per David lavorare con Tina Tur- ner è stato un momento epico, non meno di quello passato con John Lennon». Non tutti ne sono entu- siasti, ma Alomar in quel duetto coglie significati che vanno oltre la musica in sé: «David e Tina che duettano è uno di quei momenti che capitano una disco successivo. Carlos Alomar, storico chitarrista volta nella vita. Tina era contenta, David era conten- di David sin dal 1975, così ricorda la genesi di Toni- ght: «Avevamo iniziato il tour per promuovere Let’s to, anch’io ero contento, tutti eravamo contenti... Dance e non avevamo mai vissuto un periodo così. I promoter non sapevano più che cosa fare, avevano I critici, con le loro chiacchiere, sono arrivati solo pensato a teatri da 5.000 posti e adesso cercavano disperatamente arene da 60.000! David, poi, inve- dopo. Certo, a posteriori, anche David ammetteva stiva parecchio del suo denaro per rendere lo show ancora più grande, perché la casa discografica non lo «Ho sempre che in Tonight c’erano brani che pagava con puntualità, mettendolo in difficoltà. Ve- non gli piacevano e che aveva ese- niva da noi con i modellini in cartone per mostrarci le sue idee sulla scenografia. Aveva il controllo di tut- sentito il guito un po’ come riempitivi, tipo to, lavorava con i designer, con i coreografi, con tut- bisogno God Only Knows, ma nel comples- ti... e nel frattempo cercava di barcamenarsi con la di essere so non era turbato dalla critica, vita famigliare. Il suo sogno si stava realizzando, ma perché era conscio di aver dato il tutta questa frenesia si ripercuoteva in ogni aspetto della sua vita. Andavamo al massimo, David sem- qualcosa di più massimo. Eravamo stati trascina- brava impazzito... e invece la casa discografica che che un semplice ti in studio e ci era stato ordinato cosa fa? Ci fa sospendere il tour per riportarci in stu- essere umano» di suonare! E noi avevamo fatto il dio a registrare un altro disco!». Con cinque cover e meglio che potevamo». Con tut- quattro brani originali Tonight, per ammissione dello stesso Bowie, è un album di routine e, nonostante (David Bowie, ti i difetti che gli possono essere la gran fretta imposta dall’etichetta, impiegherà imputati, Tonight contiene però «Rolling Stone», un indiscutibile classico: Loving The Alien, il cui arrangiamento di 1976) archi è opera nientemeno che di Arif Mardin, il grande produttore di Aretha Franklin, Diana Ross e Carly Simon. «È un arrangiamento stellare», sorride Alomar, «Arif ha dato a Loving The Alien un’anima».

MUST HAVE IL FAUST DEL ROCK? 1969, David Bowie (Space Oddity) È il secondo album di Bowie, poi ribattezzato Al Live Aid del 1985 Bowie si presenta con un mini nel 1972 dalla RCA con il titolo della sua best of di quattro canzoni. Sembra reticente a pre- canzone più famosa, Space Oddity, sentare il nuovo materiale, anche se sta vivendo un e ripubblicato con la famosa foto di Bowie periodo positivo come artista: ha recitato nel film con i capelli rossi in copertina. fantasy Labyrinth, la sua pellicola di maggior suc- È già una summa all’ennesima potenza cesso, e si sente decisamente rigenerato in vista del di tutto il suo talento con la musica folk, prossimo album Never Let Me Down. Questa volta la prog e decadente che poi illuminerà tutte scelta del produttore è molto più sensata o almeno le sue migliori produzioni. sembra tale. Nel 1986 David Richards è reduce da Blah-Blah-Blah di Iggy Pop e A Kind Of Magic dei 1970, The Man Who Sold The World Queen e tutto fa pensare che sia l’uomo giusto per Acustico, hard rock, dark wave, ambient, realizzare un album che rinnovi il successo com- visionario all’ennesima potenza, è da molti merciale di Let’s Dance. Purtroppo la sua presenza considerato l’album che ha dato inizio alle non lascia segni tangibili e il successo dell’album leggende extraterrestri di David Bowie. sarà scarso. La realtà, però, è che Bowie ha trovato È stato forse il disco più citato e amato di Bowie la sua dimensione più appagante fuori dallo studio da parte dei musicisti venuti dopo di lui, di registrazione. Il Serious Moonlight tour, per la da Siouxsie Sioux a Robert Smith dei Cure, promozione di Let’s Dance, gli ha spalancato i can- da Gary Numan a John Foxx degli Ultravox, celli degli stadi. Ora, dopo tre anni di duro lavoro, fino a Kurt Cobain e Trent Reznor dei NIN. Bowie è pronto a perfezionare il suo format live con il Glass Spider tour. Nonostante all’epoca sia stato 1971, Hunky Dory tacciato di pretenziosità, il tour è ormai considera- Contiene la famosa Queen Bitch, to il primo esempio di teatralizzazione del rock in un omaggio ai Velvet Underground. una dimensione da stadio ed è diventato un punto Nel disco suona anche Rick Wakeman. di riferimento per tutti gli artisti. David Mallet, il Il brano The Bewlay Brothers è dedicato regista del film del tour, non ha dubbi: «Prima del al suo mito di gioventù, il fratello Terry, malato Glass Spider nessuno aveva fatto qualcosa di simile di schizofrenia. La copertina è ispirata in uno stadio. I musicisti si limitavano a saltare sul all’attrice preferita di Bowie: palco come matti mentre suonavano. David, inve- Marlene Dietrich. ce, ha rivoluzionato il concetto di tour, ha dato vita a qualcosa che prima non esisteva. All’epoca non 1974, Diamond Dogs avevamo però la sensazione che stessimo facendo L’album più glam di Bowie, ma anche qualcosa di innovativo, perché eravamo troppo as- quello più ruvido e legato alla sua passione sorbiti dal lavoro quotidiano. Era tutto così faticoso, per i Rolling Stones, tematicamente figlio richiedeva prove su prove per ogni singolo brano, e le del romanzo di George Orwell 1984 settimane volavano». Il format ideato da Bowie è una e dominato dalle sue visioni post apocalittiche. vera sfida anche per i musicisti, come ricorda Carlos È l’album dei capolavori di Rebel Rebel e Rock Alomar: «La cosa più difficile era non farsi centrare ’n’ Roll With Me, senza contare Sweet Thing da qualche maledetto ballerino. La coreografia era e Candidate, per la prima volta quasi molto complessa e niente era lasciato al caso. Oggi interamente suonato da Bowie stesso. sul palco di uno show ci trovi un milione di persone ma, di fatto, tutti si ispirano alla formula di Glass Spi- 1977, Heroes der. David stava scoprendo un territorio sconosciuto Capolavoro berlinese, nato dopo l’esperienza e questo gli ha causato qualche critica. Ma stava solo con Iggy Pop e dopo aver conosciuto e portando all’estremo i concetti già applicati nel 1974 condiviso l’ambiente musicale tedesco per il tour di Diamond Dogs e allora nessuno aveva e in particolare le ricerche d’avanguardia di trovato nulla da ridire». La ricerca di un nuovo livello Brian Eno. Un disco considerato seminale di successo e popolarità, però, non può non avere sia per l’avvento del Punk sia per la musica contropartite. Reeves Gabrels, futuro chitarrista dei progressive moderna. È considerato l’apice Tin Machine, ricorda come dietro la facciata dell’ar- di tutta la carriera di Bowie. tista brillante e popolare, Bowie nascondesse un lato più oscuro: «David mi aveva confessato che con To- 1983, Let’s Dance È l’album del successo globale del Duca Bianco, che qui affronta e perfeziona un’opera di musica disco alla sua maniera, arrivando a venderne oltre 10 milioni di copie, un risultato mai più raggiunto in carriera. Bowie lo ha definito «la riscoperta di uno studente inglese bianco della musica funk dei neri americani» e, infatti, il disco è famoso anche per il contributo chitarristico del bluesman Stevie Ray Vaughan, scoperto e lanciato sulla scena mondiale proprio grazie a questa esperienza. 2016, Blackstar È l’album finale della sua carriera, uscito il giorno del suo ultimo compleanno (69 anni). È il primo album di Bowie senza una sua foto in copertina e tutto l’artwork del disco, disegnato da Jonathan Barnbrook, e il disco stesso sono pieni di misteriose stelle che appaiono e scompaiono a seconda di come le guardi. È prodotto da Tony Visconti, il produttore anche di Heroes e di molti altri dischi di Bowie.

DALLO SPAZIO ALLA CONQUISTA DEL MONDO David Bowie sul palco durante una data del Glass Spider tour del 1987, un vero e proprio show musicale che ha dettato l’agenda per qualsiasi artista o promoter con ambizioni planetarie.

night aveva cercato di accontentare la EMI. a causa del blocco di un’arteria coronaria, avvenu- “Mi avevano dato più soldi”, diceva, “e mi to dopo il concerto di Scheeßel, in Germania, del sentivo in debito. Avevo fatto un patto con 25 giugno 2004. Il conseguente ritiro dalle scene il diavolo ed era tempo di pagarlo”. La pub- coincide con una vera e propria eclisse di Bowie, blicità per la Pepsi insieme a Tina Turner sostanzialmente sparito dai radar proprio mentre rientrava nella stessa logica. Negli anni ’80 tra i media si impone il codice espressivo pervadente David aveva lo stesso pubblico di Tina, dei del web. Fa quindi enorme sensazione il suo improv- Duran Duran e di Phil Collins. Ma lui non viso ritorno, l’8 gennaio 2013 (giorno del suo sessan- era come gli altri e sapeva di aver perso la taseiesimo compleanno), con The Next Day, album strada. Il progetto dei Tin Machine nasce sorretto da un’ispirazione robusta e stilisticamente proprio dalla sua volontà di reagire a tutto variegata, il suo lavoro migliore dai tempi di Scary quello che era accaduto dopo l’incredibile Monsters. Esattamente tre anni più tardi, altrettan- successo di Let’s Dance». Per Bowie è tempo to improvvisa è l’uscita di Blackstar, sconcertante di voltare pagina. Un’altra volta. incontro di impro-jazz e rock-soul per sette tracce affascinanti ed enigmatiche, nelle quali si cela una DA QUI ALL’ETERNITÀ profonda riflessione sulla morte imminente, avve- nuta tre giorni più tardi, la notte tra il 10 e l’11 genna- Se molti considerarono Never Let Me Down io 2016, per le conseguenze di un tumore epatico. il suo punto più basso – più per le sonorità Forse mai un artista è stato in grado di incanalare che altro, potendo comunque vantare al- la propria morte in un percorso espressivo di tanta cuni pezzi molto buoni, come la title track sorprendente bellezza, congedandosi dal mondo più e Time Will Crawl – Bowie stesso avverte il vivo e perturbante che mai. © LONG LIVE VINYL bisogno di smarcarsi, e lo fa nella maniera più inattesa: si “rifugia” dietro a una band, i Tin Machine, con i quali pubblica due di- schi non memorabili ma utili a consumare il salvifico strappo in direzione di un rock più ruvido (dimostrandosi ben sintoniz- zato con il nascente grunge). È infatti la tabula rasa necessaria a reinnescare il pro- cesso creativo. Bowie riparte con il più che discreto Black Tie White Noise del 1993, elet- trico ma solcato di umori elettronici, e prosegue due anni più tardi con il tuffo in area industrial e avant (assieme a Brian Eno) di Outside, nel quale introduce un nuovo personaggio, il detective Nathan Adler. È ora lecito parlare di seconda giovinezza artistica, se è vero che neppure due anni più tardi, nel gennaio del 1997, esce Earthling, convincente escursione in territori jungle, techno e industrial, che lo vede in- crociare l’estro con Trent Reznor dei Nine Inch Nails (I’m Afraid of Americans) e Moby (Dead Man Walking), con il clip della magnifica Little Wonder a inquietare l’immaginario collettivo grazie alla regia visionaria di Floria Sigismondi. Prima della fine del secolo, c’è tempo per un altro album, ‘hours...’ (1999), che sembra voler ripercorrere i molti stili della sua carriera, mentre il successivo Heathen consegna al terzo millennio un Bowie in grande spolvero, nuovamente prodotto da Tony Vi- sconti e con ospiti quali Dave Grohl, Tony Levin e Pete Townshend. È il preludio a Reality del 2003, non ispiratissimo ma destinato a grandi riscontri com- merciali, il cui tour è però interrotto bruscamente



BOB DYLAN STORY È È alto un metro e sessantacinque, mai avuto il “fisico del ruolo”. Non proprio simpatico, anzi, volentieri scorbutico (ricordate la sceneggiata del Nobel?). E bizzoso, testardo, elusivo. Eppure (o forse proprio per questo) dal profondo del secolo scorso Bob Dylan attira l’interesse e centrifuga i sentimenti di milioni di persone con le sue avventure di musica e di vita, le prese di posizione, i segreti e i silenzi. Più che un semplice uomo è un’enciclopedia, più che un artista un’arte, di più, una scienza: la Dylanologia, disciplina all’incrocio tra letteratura, musica, filo- sofia, sociologia, che in tutto il mondo appassiona migliaia di ammiratori elevati al rango di maniacali studiosi. “Appassionare” è poco. La parola giusta è Strano... ma vero: Bob Dylan a New York nel 1964, sorridente. Cantautore, poeta, profeta, leggenda... impossibile definirlo con una sola parola. Chi ci ha provato, ha fondato una scienza D I Riccardo Bertoncelli L’unico e inimitabile

Bob Dylan e il bassista Tim Drummond in tour nel 1981. Drummond ha fatto parte della band che tra il 1979 e il 1981 ha contribuito alla trilogia “religiosa” di Dylan: Slow Train Coming, Saved e Shot Of Love

BOB DYLAN STORY probabilmente quella che ha pronunciato tempo fa Christopher Ricks, studioso di letteratura inglese e dylanologo emerito. «Io non insegno Dylan», ha con- fessato candidamente. «È soltanto un’ossessione». DAL MIDWEST ALLA BIG APPLE Questa ossessione viene da lontano, dagli anni ’60, che sono il cuore della nostra storia. Dylan è un provinciale dei Grandi Laghi che arriva a New York ventenne, nell’inverno più freddo del secolo. È un ossimoro vivente: timido ma spavaldo, inge- nuo eppure lucidissimo, ferocemente determinato, arcisicuro che se ci sarà uno che riuscirà a farcela, quello sarà lui. È una spugna, assorbe tutto: storie, leggende, trucchi di scena, vecchie ballate e blues da dischi che gli amici gli prestano e che lui non re- stituisce. Si ispira a Woody Guthrie, l’eroe ottimo massimo, che giace esausto in un letto di ospedale per un male incurabile e non può più fare musica. Lo va a trovare, diventa amico della famiglia e dei suoi insofferente. «Il mondo della musica folk era come un paradiso che dovevo lasciare», scriverà anni dopo amici, ed è come se fosse un’investitura: il nuovo nell’autobiografia, «così come Adamo aveva dovuto lasciare il Giardino. Era troppo perfetto». Sembra Guthrie, il cantore dei più miseri e degli oppressi, il una follia, invece è la mossa decisiva. Con Another Side of Bob Dylan (1964) Bob sostituisce Guthrie con paladino dei diritti civili, da quel Rimbaud e Ginsberg, contorcendo i testi in lunghe catene di parole visionarie; con Bringing It All Back Ventenne appena momento sarà lui. Canta con Home e Highway 61 Revisited, l’anno seguente, piega voce nasale, suona con puntiglio anche la musica alle nuove esigenze, forgiando un rock blues duro e scorticante, che rinnega la purezza arrivato a New York, armonica e chitarra, adatta con acustica dei primi dischi e abbraccia la sporca bellez- za dei nuovi suoni elettrici. È un cambio traumatico Dylan è timido ma maestria vecchie folk song all’a- per gli appassionati e uno strappo con la comunità folk, che si consuma sera dopo sera negli show in spavaldo, ingenuo ria nuova degli anni ’60. Il folk è giro per il mondo dopo che al festival di Newport, eppure lucidissimo, in auge in quei giorni, specie tra estate 1965, Dylan ha reso pubblica la sua eresia ed è gli studenti e gli intellettuali di stato fischiato e cacciato dal palco. ferocemente città, e Bobby trova presto la via; I L PRO FETA N E LL’ O M B R A determinato, una dura gavetta nei localini del Non gli fanno cambiare idea, nessuno ci riuscirà arcisicuro che se Greenwich Village porta all’ap- mai. Continua a inseguire un suono speciale, «wild prendistato dell’album d’esordio thin mercury sound» lo definirà, e sbalordisce per la quantità di idee e canzoni nuove che riversa, in- ci sarà uno che e poi al primo successo, con dure fluenzando tutti, anche gli immensi Beatles, anche i californiani e gli Hendrix che di lì a poco prenderan- riuscirà a farcela, canzoni contro i padroni della no il potere. Pubblica un album addirittura doppio, quello sarà lui guerra, gli sfruttatori e l’Apoca- Blonde On Blonde, scrive un libro, progetta un film, lisse prossima ventura che si al- mentre un avido manager lo costringe alla routine di cento e più serate all’anno. È troppo, è un peso ternano a ballate romantiche di insopportabile, e il fato gli viene in soccorso. Un incidente in moto nei dintorni di Woodstock, dove estasiante bellezza. Prima che lui vada in classifica ci ha preso casa fuggendo dal Village, lo mette fuori arriva una sua canzone, Blowin’ In The Wind, portata al successo nel 1963 da Peter, Paul & Mary; diventerà un tormentone nei giorni più infocati della protesta giovanile e del movimento per i diritti civili, e sarà il primo avviso per il ragazzo di quanto può essere forte il luogo comune. I TEMPI CAMBIANO L’idillio con la comunità folk dura fino al 1964, con- solidato dal legame, anche affettivo, con una star di quel mondo, Joan Baez. Vanno in tour insieme nei college dove cova la protesta della contro America, li chiamano “il Re e la Regina del folk”. Ma Dylan è

Guarda lì... Bob Dylan e Mike Bloomfield impegnati nelle sessioni di Highway 61 Revisited, l’album del tradimento elettrico, negli studi newyorkesi della Columbia nell’estate del 1965

B O B D196Y4,LThAe TNimeSs TTheOy ARreYa-Changin’ L’artista più severo e impegnato, al culmine della “protesta”. Canzoni dure, cronache di tempi neri e prediche di rovina in una esaltata lingua folk, con richiami al Vecchio gioco nell’estate del 1966, fornendogli uno straor- Testamento e un’aspra voce scomoda. dinario pretesto per far perdere le proprie tracce. Il Oltre alla apocalittica title track, spiccano With God On più fantasioso dei registi non avrebbe potuto scrivere Our Side e The Lonesome Death una sceneggiatura migliore: il profeta che si leva di Of Hattie Carroll. mezzo nel momento preciso in cui le sue profezie si 1965, Bringing It All Back Home avverano, 1966-67, quando la scena rock cambia pel- Quello che Dylan “riporta a casa” le e linguaggi, diventa adulta, si apre ai Grandi Que- in quest’album epocale sono il blues, siti e ai Grandi Numeri proprio come quel ragazzo il country, il rock&roll alla base emaciato e fragile aveva insegnato. Anche il sequel è della sua educazione, combinati imprevedibile. Quando Dylan torna, con John Wesley impetuosamente in una nuova Harding prima e Nashville Skyline dopo, le sue canzoni forma di american music. Il disco stupiscono e stordiscono, lontane come sono dal di Subterranean Homesick Blues, di It’s All Over Now, Baby Blue, di Mr. Tambourine Man. carnevale di suoni che impazza, portate non più a rinnegare la tradizione ma a onorarla in una maniera 1965, Highway 61 Revisited che per qualcuno ha l’aria del “tradimento”. Gli appassionati sono sotto choc per la svolta elettrica e Dylan non È GIÀ TUTTO FINITO? li conforta, anzi. Highway 61 Revisited è ancora più amaro e furente, con A trent’anni Dylan è un appagato padre di famiglia i ruvidi timbri di una strepitosa band che si è levato di dosso un manager ingombrante e guidata da Bloomfield e Kooper, decide da sé, spesso e volentieri contro tutto e con- chitarre ruggenti e organo Hammond. tro tutti. Incide anche quando non è molto ispirato, Spiccano Like A Rolling Stone, Ballad Of A Thin Man e Desolation Row. licenzia un’antologia di inediti inascoltabili e nel 1974 decide di ritornare sulle scene facendosi accompa- 1966, Blonde On Blonde gnare dagli amici degli anni d’oro, The Band. Il live Un attimo prima di ritirarsi dalle scene, che ne viene non è così memorabile, ma intorno cre- Dylan pubblica questo esagerato scono due Lp uno più bello dell’altro, Planet Waves e collage che rende bene smania e Blood On The Tracks. Quest’ultimo, versione matura confusione dei tempi. e raffinata del “wild thin mercury sound”, mostra Un doppio Lp non compatto come un caratteristico tic dylaniano: il giudizio sbagliato i precedenti ma umorale, discontinuo: sulle proprie opere. La prima versione dell’album è con Just Like A Woman, Visions Of Johanna, I Want You e un peana alla moglie Sara lungo una facciata di vinile (Sad Eyed Lady Of The Lowlands). semplicemente perfetta, ma il testardo Bobby non è convinto e modifica la scaletta senza aggiungere valore, anzi, levando qualcosa. Quante volte aveva 1975, Blood On The Tracks fatto lo stesso con le canzoni degli inizi, scartan- Uno splendido Lp di morbido folk rock, done di meravigliose; altrettanto farà anche dopo, con suoni da Nashville Skyline ma ben e basti l’esempio di Blind Willie McTell, capolavoro altra ispirazione e piglio. Lo registra a acclamato dai fan che l’autore recupererà solo per New York, poi ci ripensa e lo ritocca una antologia di inediti. a Minneapolis, pasticciando un po’. Il tour del 1974 rinfranca Dylan, che con una spet- Ma la stoffa è troppo bella e resiste ai ripensamenti, con capolavori come Tangled Up In Blue, Simple Twist Of Fate, Shelter From The Storm. tacolare piroetta delle sue ribalta la posizione nei confronti della musica live. Dopo otto anni di quare- 1989, Oh Mercy sima, gli è tornata voglia di salire in scena e di offrire In Chronicles ci sono pagine innamorate al pubblico le sue canzoni del presente e del passato; per questo “disco della guarigione” mai troppo uguali alla matrice originale però, anzi, dopo un periodo di affanni. Merito volentieri smontate, sfigurate, con un gusto tra lo della rinnovata ispirazione, ma anche sperimentale e il perfido. Organizza un circo itine- della produzione di Daniel Lanois, rante con amici chiamato Rolling Thunder Revue, che riconsegna alle canzoni suonando in piccoli centri senza preavviso, gira da (Ring Them Bells, Most Of The Time, Man in the Long Black Coat) un’aura di mistero e profondo raccoglimento. regista un film che i critici prenderanno a ceffoni e presto sparirà (Renaldo & Clara) e con santa pazienza 1997, Time Out Of Mind accetta la parte di “dinosauro” in una scena che vuo- Il primo album della vecchiaia le essere giovane a tutti i costi. Il vecchio istinto di dylaniana; solenne, commosso, andare controcorrente, però, torna a visitarlo. autentico fino allo struggimento. Prodotto ancora da Lanois, con pochi strumenti, colori tenui, una cura esasperata delle sfumature che mette in risalto la straordinaria grana della voce. I capolavori sono Love Sick, Not Dark Yet, Cold Irons Bound.



BOB DYLAN STORY LA FASE MISTICA Mentre il rock si invaghisce di punk e new wave, Bobby si interroga sul suo credo religioso e legge la Bibbia, che sempre lo ha ispirato, da un altro punto di vista. Accantona l’ebraismo e diventa cristiano rinato, modellando sulla nuova fede alcuni dei testi più devoti e controversi di tutta la sua opera. I tre di- schi del periodo, 1978-1981, ricevono un’accoglienza fredda e ostile, ma con il tempo verranno in buona parte rivalutati. Smussato qualche testo d’amor divi- no troppo acceso, il gospel è sempre stato una radice importante della musica dylaniana e non suona fuori luogo. La trilogia religiosa introduce il decennio più difficile, gli ’80, un alternarsi di Dopo un periodo ottimi dischi (Infidels; Oh Mercy) di crisi, Dylan e balbettamenti (Empire Burle- sque; Knocked Out Loaded) in cui ritrova come per la prima volta Bob Dylan dà per miracolo l’impressione di non condurre Un'icona per un’icona. voglia, passione, lui il gioco ma di farsi trascinare Il poster realizzato nel dai tempi. La confusione si riflet- 1966 da Milton Glaser forza, e un’energia te anche in scena. Nel mezzo del (l’autore del logo I ❤NY) dimenticata cammin della sua vita, Bobby è è un classico torna a sostenerlo. convinto di avere perso l’appeal e quanto Dylan stesso. si rifugia dietro il paravento di al- Fu commissionato al designer dalla CBS È l’inizio tri. Suona con i Grateful Dead, va per essere incluso in Bob Dylan's Greatest del leggendario in tour con Tom Petty & The He- Hits, il primo album “Never Ending artbreakers e, come racconterà pubblicato dopo nell’autobiografia, medita di riti- il misterioso incidente motociclistico Tour” rarsi. Una sera del 1987, a Locar- sta se non suonare davanti a un pubblico? Certo poi no, la scena madre. Dopo essere ci sono anche i dischi, le canzoni nuove e la sistema- zione dell’immenso archivio raccolto a partire dal arrivato alle soglie di una crisi di 1991 nella collana Bootleg Series; e il volume 1 di una affascinante autobiografia su cui pochi avrebbero panico, Dylan ritrova come per miracolo voglia, pas- scommesso (Chronicles), e la copiosa produzione da pittore più volenteroso che di talento, e un docu-film sione, forza, e un’energia dimenticata torna a soste- curato da Martin Scorsese in cui Bobby si racconta con sincerità, guarda perfino verso la telecamera e nerlo. «Possedevo una facoltà nuova, che sembrava qualche volta addirittura sorride (No Direction Home). Lo scorbutico resta un tipaccio, come dimostrerà superare tutti gli altri umani requisiti. Se mai avessi il teatrino un po’ antipatico del Nobel, ma qualche volta si mostra sorprendentemente socievole. Come voluto una nuova motivazione, ora l’avevo. Era come quando nel maggio 2006 inaugura una trasmissio- ne radio per l’emittente XM Satellite, Theme Time se fossi diventato un artista nuovo, uno sconosciuto Radio Hour, presentando canzoni legate a specifici temi scelti di volta in volta (il tempo, le mamme, il nel vero senso della parola». Lo sconosciuto non ha bere, il baseball, il caffè, la galera) e rivelando una notevole sapienza nel campo della musica ameri- alcuna voglia di ritirarsi dalle scene, anzi, «invece cana fino agli anni ’50. di essermi perso chissà dove alla fine di una storia, capii che in realtà ero all’inizio di una nuova». Poche settimane più tardi inizia il giro di concerti che dura ancora oggi, il leggendario “Never Ending Tour”, vi- cinissimo al traguardo delle 3.000 date che saranno probabilmente raggiunte entro il 24 maggio 2019, settantottesimo compleanno dell’artista. SEMPRE SORPRENDENTE L’impegno regolare in scena è il perno della vita ar- tistica del Dylan maturo e poi senile, il segno di un “mestiere” condotto con professionalità e puntiglio, senza enfasi. Che cosa deve fare in fondo un musici-

BOB DYLAN STORY basta e avanza; ma Bobby è un testardo e dispetto- so, si sa, e nessuno esclude che potrebbe continuare. Fermo restando che non si tratta di cover, termine che proprio non gli piace. «Erano pezzi sepolti, chiamia- moli così. Tutto quello che ho fatto è stato estrarli dal- la tomba e riportarli alla luce». Anche se un album di canzoni originali manca da Tempest, dove spiccano un emozionante ricordo di John Lennon e un lungo bra- no ispirato alla tragedia del Titanic, Dylan continua a farci compagnia con nuovi spunti. Ogni anno dagli archivi escono nastri preziosi, come l’anno scorso quando venne ricostruita in nove Oggi Dylan Cd e Dvd la stagione delle “canzo- ni cristiane”, o come quest’anno, continua a farci con la pubblicazione integrale dei compagnia con materiali di Blood on the Tracks, nuovi spunti. Ogni uno degli album più amati dai fan. Bobby sembra aver fatto sua UNA LEGGENDA VIVENTE anno dagli archivi la lezione di Jerry Lewis («Non fa- escono nastri ticare ogni giorno per costruirti un Questa sapienza non può stupire, riandando alle ori- preziosi, anche futuro, ma lavora duramente per gini dell’artista, ma in qualche modo fa impressione. costruirti un decente passato, per- Negli anni ’60 Dylan era il paladino della contempora- neità, il nuovo più nuovo di un mondo proiettato verso se non mostra ché ti ricorderanno solo per quel- il futuro. Da grande, da vecchio, torna sulle piste del di avere gran voglia lo») e non mostra di avere questa passato come un antropologo musicale alla Alan Lo- di canzoni nuove. gran voglia di canzoni nuove. Ha max, e nei suoi dischi intesse volentieri fili di canzoni fatto già così tanto, e alcuni angoli anni ’30 e ’40, quasi una ricerca del suo tempo perduto. Non tutti i fan sono disposti ad accettare il gioco e Ha fatto già così della sua Amazzonia sono anco- gli album che vengono dopo Time Out of Mind (1997), tanto, e alcuni ra inesplorati. La fondazione di un capolavoro indiscusso, sono oggetto di polemiche angoli della sua un miliardario dell’Oklahoma ha anche accese. Bobby, però, tira dritto per la sua strada, comperato qualche tempo fa il suo si concede anche il vezzo di un album di canzoni na- talizie e respinge con indifferenza le polemiche susci- Amazzonia sono ponderoso archivio per una cifra tate da chi ha scoperto che pezzi interi di alcuni suoi ancora inesplorati intorno ai venti milioni di dollari e testi recenti (canzoni, ma anche l’autobiografia) sono si sta preparando a esporlo in una prelevati pari pari da altre fonti. In fondo è un procedi- mento folk, da Omero in avanti si fa così e l’originalità apposita sezione del Gilcrease assoluta è un mito del Romanticismo. Qualche dyla- nologo si spinge oltre e avanza l’ipotesi che nel libro Museum di Tulsa. Onorato con il e nelle sue canzoni Dylan abbia seminato migliaia di enigmi, giochi di parole, allusioni, doppisensi, una Nobel, introdotto da subito nella Rock & Roll Hall Of specie di personale “codice Da Vinci”. Per tagliar cor- to, Bobby a partire dal 2012 chiude il rubinetto delle Fame, insignito delle più alte onorificenze in patria e canzoni originali e si dedica al repertorio di decenni passati, cominciando con Frank Sinatra (Shadows in in Europa, Bobby è pronto al passo ulteriore e decisi- the Night e Fallen Angels) ed estendendo poi la ricerca a brani di altri interpreti, tratti sempre da quello che in vo: diventare un museo. gergo si chiama “Great American Songbook”. La serie è arrivata finora a cinque Cd, e per gli appassionati

BOB DYLAN STORY Nato nel 1941, Bob Dylan anagrafica- LE RADICI DI BOB DYLAN mente rientra fra i “rock&roll boys” ma non si può dire che sia stata la rivo- Allen ginSberg D luzione di Elvis a segnarne la vita. Più Ave v influenti Woody Guthrie, l’idolo degli An r anni giovani, Pete Seeger e gli altri più oscuri protagonisti di un leggendario onk florilegio curato da Harry Smith, An- thology Of American Folk Music, dov’è Pete Seeger possibile rintracciare tanti semi di canzoni dylaniane. Notevoli anche gli le AD b elly John lee hooker Johnny CASh stimoli del mondo country: della Car- ter Family, del “maledetto” Hank Wil- liams, degli Stanley Brothers. Giovanissimo curioso quando abita- va nel Minnesota, Dylan diventò un vero e proprio esperto una volta a New York, imparando sul campo da arti- sti come Dave Van Ronk, Odetta, Eric Von Schmidt, Johnny Cash, prodighi di attenzioni e consigli. Fondamentale anche il lato blues: da John Lee Hooker, con cui Dylan spartì la scena a comin- ciare dal primissimo show al Gerde’s Folk City, al Reverendo Gary Davis, da Blind Lemon Jefferson, di cui riprese un brano già nel primo Lp, a Blind Willie McTell, immortalato in uno splendido blues. Posti d’onore spettano anche a Leadbelly, altra fonte inesauribile di temi, e a Charley Patton, uno dei sommi maestri del Delta, a cui su Love & Theft è dedicata la fosca High Water. L’album uscì con inquietante coincidenza l’11 settembre 2001. Le influenze letterarie fanno storia a parte, dall’amatissimo Allen Ginsberg che introdusse Dylan al mondo beat, ad Arthur Rimbaud, Paul Verlaine e ai sim- bolisti; fino a Bertolt Brecht, scoperto nei primi ’60 grazie alla fidanzata Suze Rotolo, e grande amore nella stagione delle canzoni più crude e apocalittiche. WooDy guthrie ChArley PAtton th e CA r t er FA m i ly hAnk WilliAmS 43



JOHN LENNON STORY Rocker e sperimentatore, sentimentale e aggressivo, beffardo e impegnato: Lennon è una delle più geniali e complesse figure della storia del rock D I Stefano Solventi THE DREAMER 31



JOHN LENNON STORY A Al minuto due e trenta secondi di God, traccia con- ALTRE SFACCETTATURE tenuta in Plastic Ono Band, la voce di Lennon porta a compimento un drammatico crescendo di negazio- John sposa Cynthia Powell nel 1962. Si tratta di un ni con una frase secca, sconcertante: “I don’t believe in Beatles”. La musica si ferma, trattiene il respiro, tipico matrimonio riparatore: la ragazza è in stato sembra metabolizzare il messaggio. Quando ripar- te, è come se un nodo si fosse sciolto: “I just believe interessante e mette al mondo Julian nell’aprile in me, Yoko and me, and that’s reality”. Nel canto avverti molta stanchezza e appena un’ombra della del 1963. Inutile dire che la prospettiva di vivere un famosa vena agrodolce. “The dream is over, what can I say…?”. Siamo al minuto tre: è forse questo il normale ménage famigliare risulta soffocante per momento in cui gli anni Sessanta finiscono defini- tivamente. Lennon, ancor più dopo la straordinaria ascesa fin DALLE MACERIE sul tetto del mondo dei Fab Four. Nel novembre del John Winston Lennon nasce il 9 ottobre del 1940. ’66 John conosce l’artista d’avanguardia di origini Cresce tra le macerie di una Liverpool devastata dal- la guerra e tra quelle metaforiche di una famiglia che giapponesi Yoko Ono, membro del noto movimento famiglia non è mai stata: il padre Alfred e la madre Julia si separano prestissimo e il piccolo John viene interdisciplinare Fluxus e già celebre per le perfor- spesso preso in custodia dagli zii materni. Diventato studente, ha già maturato la bizzarra irrequietezza mance e le installazioni dal ta- che lo accompagnerà per sempre, nonché una pas- sione smodata per il rock’n’roll di Chuck Berry, Bill Nel 1968 il White glio provocatorio regolarmente Haley e sua maestà Elvis Presley. La fine degli anni Album segna stroncate dalla critica (e in se- ’50 è il momento fondativo: mentre nel Merseysi- guito molto rivalutate). Tra i due de impazza lo skiffle, Lennon frequenta la Quarry Bank High School, da cui prende in prestito il nome uno dei punti più nasce una relazione che per molti per la sua prima band, i Quarrymen. Ha diciassette anni quando la madre muore, investita da un’auto. alti dell’esperienza versi coincide con la formidabile Il trauma è profondo ed è una delle due cose – l’altra artistica dei evoluzione del codice espressivo è la musica – che lo accomunano a un ragazzo co- beatlesiano, capace di produrre nosciuto durante un concerto dei Quarrymen, tale Paul McCartney, anch’egli orfano di madre (decedu- Beatles, ma tra il dicembre del ’65 e il giugno ta nel ’56): tra i due scocca una scintilla destinata a innescare un incendio di proporzioni globali. Dopo coincide anche del ’67 album epocali come Rub- l’ingresso in squadra del più giovane George Har- con il dissolversi ber Soul, Revolver e Sgt. Pepper’s rison (classe 1943), il varo della compagine Beatles Lonely Heart Club Band. Con il avviene ufficialmente nel 1960, anche se per la for- mazione definitiva dei Fab Four occorre attendere della band. successivo The Beatles – o White il settembre del ’62, quando Ringo Starr sostituisce Pete Best. Il resto è Storia. Per Lennon Album, come viene subito ribat- è un nuovo inizio tezzato – questo balzo in avanti consegue l’apice e coincide con il dissolversi della coesione interna alla band. Lennon è sempre più un corpo estraneo, esige la presenza costante di Yoko Ono durante le incisioni, la elegge a musa ispiratrice, considera pri- oritario il bisogno di andare oltre le strutture ricono- scibili del pop. Come solista, John in realtà aveva già debuttato con Unfinished Music No. 1: Two Virgins, pas- sato alla storia più per la “scabrosa” copertina, con lui e Yoko ritratti nudi, che per il contenuto (mezz’ora

John e Yoko in un’immagine fortemente simbolica del loro rapporto personale ed artistico. Lo scatto è stato utilizzato anche per la locandina del film-documentario incluso nel ricco cofanetto Imagine – The Ultimate Collection, che celebra l'album più famoso relizzato da Lennon come solista


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