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GIO2

Published by vitodibari1995, 2017-04-10 01:33:29

Description: GIO2

Keywords: gio2,vedetta,vedettasulmediterraneo

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Giovinazzoil borgo antico e la Vedetta quorumedizioni

Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile NazionaleOpera realizzata nell’ambito del progetto “GIO2: Giovani imprenditori pugliesi per la valorizzazionedi GIOvinazzo” Codice CUP: J98II4000080008 - Progetto finanziato dall’Avviso “Giovani per lavalorizzazione dei Beni pubblici” (in G.U. 07.11.2012) - Azione: P.A.C. (Fondi strutturali 2007-2013)- Scheda intervento 2.2 “Azione mirata alla promozione e alla realizzazione di progetti promossi dagiovani e da soggetti della categorie svantaggiate per l’infrastrutturazione sociale e la valorizzazionedei beni pubblici nel Mezzogiorno” - Soggetto attuatore: Dipartimento della Gioventù e del ServizioCivile Nazionale.



Testi a cura di Nicolò Carnimeo e Simona De Gennaro. Consulenza storica a cura di Michele Bonserio (tutti i diritti riservati)Le ricerche storiche e iconografiche sono state realizzate dai partecipanti al progetto GIO2Fotografie:Mauro Germinario, copertina e pagg. 2-4; 18; 21-50; 71; 84-85; 98; 114-115; 118-120; 125; 132-136.Valentina Fiorentino pagg. 100-101.Nicolò Carnimeo, Helena Kaloper pagg. 8-17; 20; 24; 52-53; 58-70; 72-74; 88; 90-97.Se non indicate Archivio Vedetta sul Meditarraneo© 2017 Quorum EdizioniQuorum Italia srlViale Caduti di Nassiriya, 39 - BariTel. [email protected] edizione: 2017Progetto grafico e impaginazione: Quorum Italia - BariPrestampa: Fotolito 38 - BariStampa: Services4media - BariISBN 978-88-99224-20-2Printed in ItalyÈ vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno odidattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopiache eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia unlibro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera aidanni della cultura.

Giovinazzoil borgo antico e la Vedetta quorumedizioni







IndicePremessa 9Itinerario tra terra e mare 17Tramonti e cieli a Giovinazzo dalle finestre della Vedetta 53Il “Forte” e la “Ex stazione di Vedetta della Marina” 54L’impresa impossibile: far decollare una “nave di pietra” 59Per una torre di speranza - L’appello di Matvejevic 84Eventi organizzati 2003 - 2014 87Con il progetto GIO2, ecco la nuova Vedetta 113Eventi principali 127



Premessa Il borgo antico e la VedettaOgni torre è una storia, un ponte tra cielo e mare, un osservatorio, un 9punto di vista da cui guardare non tanto il mondo, ma al mondo. Fuordi metafora le torri di avvistamento erano proprio questo, presidi didifesa, ma soprattutto osservatori. Questo è, e vuole essere, la torredi Giovinazzo, Vedetta della Marina, ristrutturata per diventare bi-bliomediateca del mare, un sogno diventato realtà dopo sessant’an-ni di abbandono, grazie ai volontari della “Vedetta sul Mediterraneo”(scrittori, navigatori, poeti o semplici amanti del mare, certamente so-gnatori e un po’ visionari) che ne hanno fatto un luogo di rinascita e distudio per il mare, la marineria e un momento di sintesi di tutto quelpatrimonio di storia e storie che si affaccia sul Mediterraneo.Con questo spirito è nata l’idea di restituire al centro storico di Giovi-nazzo un punto di approdo che si proietta nella cultura e nello spiritodi chi guarda al mare come risorsa, patrimonio da difendere e luogodell’anima, foriero di sensazioni, suggestioni ed emozioni per quelviaggio inesausto che fa di ogni esistenza un eterno navigare.Così nel tempo la Vedetta è divenuta una nave di pietra, un faro cul-turale vivo, un luogo sempre aperto agli stimoli e alle sollecitazioni,decine le manifestazioni e gli eventi organizzati negli anni non solo a



Giovinazzo, ma in tutta la Puglia, festival letterari, reading e presen- Il borgo antico e la Vedettatazioni di libri, mostre, convegni, corsi, concerti, teatro, poesia, cine-ma (la torre è divenuta spesso un set per film, corti e spot). E nel tempo,come testimoniano le immagini che abbiamo raccolto, la Vedetta hacambiato veste e volto, come il mare ha saputo trasformarsi senzaperdere l’identità, è divenuta punto di riferimento di un borgo anticoche ha ritrovato in sé la capacità di un risveglio e proprio nel rapportocon il mare una nuova visione. 11



13 Il borgo antico e la Vedetta

Giovinazzo 14

La Stazione di Vedetta della Marina in questo senso è divenuta una Il borgo antico e la Vedettacerniera tra terra e mare e con il progetto GIO2 (Giovani imprendito-ri pugliesi per la valorizzazione di Giovinazzo) è riuscita a terminare le 15ultime fasi del restauro, le facciate esterne dell’edificio demaniale,ha rifunzionalizzato i suoi spazi dando vita ad un caffè letterario, haampliato le sue attività coinvolgendo le scuole in progetti di educa-zione ambientale e valorizzazione dei beni culturali (il nostro vero pa-trimonio) e poi si è data una nuova mission nella tutela ambientaledel mare. Questo è stato possibile grazie all’entusiasmo e alla nuovalinfa delle generazioni più giovani, di chi ha voluto contribuire al pro-getto portando idee e realizzazioni capaci di durare nel tempo per-ché sostenibili anche economicamente. Grazie all’impegno di questigiovani amici della Vedetta, si è riusciti a disegnare una nuova rotta,un orizzonte, che questo volume vuol testimoniare, realizzando unitinerario turistico culturale nel borgo antico di Giovinazzo che vieneimplementato anche da un sito web e da una App. L’Adriatico comemare “nostrum” proiettato verso il mondo e la torre come luogo fisicoe non solo, da cui ripartire e da cui ritornare. Nicolò Carnimeo Fondatore e presidente de La Vedetta sul Mediterraneo



Itinerario tra terra e mare“Nelle giornate terse spazzatedal maestrale specialmenteal tramonto sulla lineadell’orizzonte appare il Gargano,solo allora si ha la nettapercezione di trovarsi in un Golfo”

Giovinazzo 18

L’itinerario parte dalla terrazza della ex Il borgo antico e la VedettaStazione di Vedetta della Marina chepoggia sull’antico bastione aragonese. 19Da qui si domina distintamente tutto ilprofilo della costa, a Sud si nota il portodi Bari con le sue alte gru, mentre vol-tandosi a Nord i campanili delle catte-drali di Molfetta e Bisceglie segnano ilcammino, l’ultimo è quello di Trani chesporge come fosse una nave pronta asalpare. Nelle giornate terse spazza-te dal maestrale specialmente al tra-monto sulla linea dell’orizzonte appa-re il Gargano, solo allora si ha la nettapercezione di trovarsi in un Golfo, l’altomonte violaceo, che di notte s’illuminacome fosse parte del cielo, sembra ab-bracciare il borgo antico di Giovinazzo.

Giovinazzo20 Torre dell’Episcopio

La particolarità delle acque marine antistanti le mura e, specialmen- Il borgo antico e la Vedettate quelle del porto, sono i giochi di luce all’alba e al tramonto, i baglio-ri rosati si specchiano nelle acque turchine, rese indaco dal riflesso 21delle pietre bianche. è uno spettacolo unico al mondo. Dalla terrazzasi ammira anche l’evoluzione della luna che sorge rossa ad Est perpiazzarsi nelle sere estive proprio alle spalle del campanile della cat-tedrale. Sarà questa atmosfera senza tempo a creare nell’animo unaforte suggestione capace di farci rivivere eventi del passato, rivederele vele dipinte (i disegni sulle vele erano una specie di simboli araldici dimarinai e pescatori) che entravano nella rada di Giovinazzo, oppure ilnero fumo delle corazzate austriache che si avvicinavano alla costa.Dal terrazzino in alto della Vedetta dal Capoposto della Marina vennedato l’allarme per il primo atto bellico della prima guerra mondiale, lasortita della corazzata Helgoland che si presentò a Barletta per bom-bardarla all’alba del 24 maggio 1915.

22Giovinazzo La Cattedrale dalle finestre della Vedetta

Scendendo dal fornice della Vedetta si gira a destra imboccando la Il borgo antico e la Vedettanuova scalinata con la quale termina vico Marco Polo, uno sguardoalla Torre dell’Episcopio (che nei secoli da baluardo di difesa si è tra- 23sformata anche in un frantoio …anche l’olio a Giovinazzo ha il sapore dellabrezza marina) poi si costeggia il bastione verso il porto su quello cheper anni è stato il “percorso di guerra” dei monelli giovinazzesi e siarriva nell’ex scalo di alaggio il quale oggi forma una piccola terrazzacircolare. Da qui il consiglio è camminare sino alla testata del molo,sino al faro verde che delimita l’imboccatura del porto, non bisognamai voltare le spalle sino a che si è arrivati in fondo e poi farlo di scat-to per rimanere stupefatti. Da lì si gode la vista più bella del centrostorico, quella che potrebbe definirsi la “cartolina” di Giovinazzo, unelemento armonico che comprende la cattedrale, il palazzo vescovilee la cinta muraria che arriva sino allo scalo interno di Cala Porto dasempre rifugio dei naviganti.

Giovinazzo Tornando sui nostri passi si raggiungono i contrafforti del Palazzo Ducale, l’Adriatico ne lambiva le mura prima che questo spazio ve- nisse colmato per costruire il nuovo porticciolo (1951) e i moli di Le- vante e di Ponente. Per capire com’era in origine bisogna guardare la mappa di Giovan Battista Pacichelli (Napoli, 1703 - Una riproduzione su ceramica si trova nell’ingresso della Vedetta) che svela tutta la cinta muraria del borgo antico e riproduce nei dettagli questo imponente edificio fatto costruire nel 1656 dal Duca di Giovinazzo, Principe di Cellammare, Nicolò Giudice, discendente di una famiglia di banchie- ri genovesi. Ancora il mare unisce Tirreno e Adriatico e testimonia la vitalità commerciale del borgo e la sua natura cosmopolita che lo24 stretto rapporto con il mare gli ha donato. Xxxxx

Il borgo antico e la Vedetta 25Mappa di Giovan Battista Pacichelli (Riproduzione in ceramica all’interno della Vedetta)Oggi nel nuovo progetto di waterfront è stato realizzato un cinema– teatro all’aperto, inizia la passeggiata che porta ad un altro scalodi alaggio dove i giovinazzesi d’estate fanno il bagno. è protetto dauna piccola massicciata protesa verso il largo, ciò che rimane di unporto costruito negli anni Cinquanta in parte affondato nella sabbia (iresti rimangono sul fondo e sono rifugio di spigole e polpi!) e per il restodivorato dal mare e dalle tempeste che quando arrivano da Greconon perdonano, sono capaci di sollevare persino i tetrapodi del porto!

26Giovinazzo Via San Domenico Maggiore, ex Monastero delle Benedettine Palazzo Lupis

Il cammino sotto le mura è gradevole, profumato di salsedine e di un Il borgo antico e la Vedettavago aroma di alghe, lo sguardo si sofferma più che sul mare versol’alto, sulle finestre e i balconcini del borgo che sono una delizia, tutti 27rigorosamente con le imposte verdi che è il colore locale.Quando il muro massiccio termina si entra nel centro storico; via SanDomenico Maggiore procede in salita lasciandosi alle spalle PiazzaSan Salvatore e Piazza Sant’Anna, le quali di solito sono campi dagioco per i bimbi del quartiere che rompono il silenzio. Diversamente,in particolare nei pomeriggi d’inverno, non c’è anima viva (a Giovinaz-zo nel centro storico sembra vi sia una specie di coprifuoco o “controra”come in Messico), pare a volte di entrare in un paese abbandonato,circostanza che ne aumenta il fascino. “Aggrappatevi sulle mura con un saltello per un ultimo sguardo al mare”

Giovinazzo 28

Allora le antiche mura raccontano, come adesso, quando siamo di Il borgo antico e la Vedettafronte al Monastero delle Benedettine, (trasformato in hotel) chevide la luce già tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo. Qui abitavano 29le “Benedettine nere”, la storia ci restituisce figure di donne corag-giose, pronte al combattimento e, forse, al martirio quando dopo ilsacco di Otranto del 1480 il convento per paura delle scorrerie ot-tomane venne arretrato e fortificato. Sguardi pii e devoti sul mare,ma anche congiure e intrighi, di cui è disseminata la storia del borgogiovinazzese, le antiche cronache raccontano di faide tra nobili e altiprelati (a Giovinazzo fu vescovo quel Guglielmo di Alnwick, frate France-scano inglese, vescovo di Giovinazzo dal 1330 agli inizi del 1333 che haispirato “Il nome della rosa” che qui arrivò in esilio dall’Università di Pari-gi) che sebbene tra queste mura abitassero a pochi passi di distanza,facevano vita a sé, ogni palazzo era quasi un feudo a parte.Nell’attiguo Palazzo Lupis, casata di origine germanica, nacque Bi-sanzio Lupis cronista e poeta del XVI noto per “Le rime” pubblicatea Venezia nel 1517 che costituiscono una delle prime edizioni cin-quecentesche di letteratura pugliese. L’edificio alterna una strutturarinascimentale a qualche elemento romanico (il consiglio è arrivare difronte all’ingresso in via San Giacomo e guardare attraverso le grate delportone dove ha inizio la scala a due rampe sul cui parapetto corre unfregio), guardate in alto, immaginate che vista si gode dalla loggia, losguardo abbraccia tutto il lungomare di Levante.Palazzo Lupis, ingresso di via San Giacomo

Giovinazzo30 Chiesa di San GIovanni Battistaa

Se a questo punto, prima di lasciarlo e imboccare via delle Benedetti- Il borgo antico e la Vedettane, del mare avete già nostalgia, aggrappatevi sulle mura con un sal-tello per un ultimo sguardo. La viuzza porta in Piazza Benedettine e 31poi subito in Piazza Zurlo; qui ogni angolo è un incanto e meriterebbeun racconto. Non perdete la chiesa di San Giovanni Battista (chia-mata dai giovinazzesi di San Francesco da Paola, protettore dei marinai),anticamente si affacciava sul mare, ma nel Cinquecento per paura deiturchi venne demolita e incorporata nella chiesa parrocchiale dei SS.Giovanni e Paolo. All’ingresso c’è un bel dipinto di Giovanni da Coper-tino il Santo volante!Più avanti ecco il Palazzo Zurlo, abitato da una famiglia napoletana dicapitani di ventura, tra questi c’è Francesco che fu primo giudice nellanota disfida di Barletta (ricorderete le gesta di Ettore Fieramosca e compa-gni?). Indomito combattente perse un’occhio combattendo contro i fran-cesi nella battaglia di Cerignola al seguito di Consalvo de Cordova (1503)e per questo venne celebrato dal suo dirimpettaio poeta Bisanzio Lupis.

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Visto Francesco Zurlo invida Morte  Il borgo antico e la VedettaOprar col senno e con l’acuta lanza Alto valor contra il furor de Franza,  33Appiè la Ciregnola en su le porte, Determinò far sue giornate corte Et abbassare una tanta baldanza, Temendo, e ‘nvidiando la possanza D’un mancipio suo costante e forte, Trassegli un man roverso in la visera, Per dubito c’havia della sua vista, Et accecolo in sempiterna sera, Poi de lui triunphasse all’isprovista, Ma se non gli togliea la luce fera, Mai morto l’haveria l’invida e triste.All’angolo di Piazza Zurlo c’è vico del Soccorso, che a percorrerlo fapensare a quei versi napoletani “quanno ‘o vico è stuorto c’è cchiù sfizio”.In questo caso più che storto è strettissimo, bisogna augurarsi chenessuno passi dall’altra parte. Usciti dal vicoletto a sinistra una piccolacorte sempre verde di piante e a sinistra l’edicola della Madonna delSoccorso dove i marittimi si segnavano prima di prendere il mare. Quisi incrocia via Lecce e attraverso un arco si arriva in Piazza Meschinonella quale si prova la stessa sensazione di candore delle altre piaz-

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35 Il borgo antico e la VedettaVia Lecce

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Piazza Meschino Il borgo antico e la Vedetta Via Cattedrale 37

Giovinazzo38 San Michele, dipinto di Carlo Rosa in basso si vede la traccia del fuoco che si fermò ai piedi del Santo Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli

zette; a destra un’altra nobile dimora, Palazzo Framarino di cui si nota Il borgo antico e la Vedettauna terrazzina sul lato Est. Proseguendo per via Lecce sulla sinistra sitrova Palazzo Tedeschi (già Vernice) e di fronte la chiesa del Carmine 39che fa angolo con via Cattedrale altra importante arteria del centrostorico.Sulla via Cattedrale ci sono altri palazzi come quello dei Marzianiche meglio si vede dalla parallela via Marina, la chiesa di Sant’An-drea (XII sec.), ma da non perdere è vico Freddo, termina in unacorte piena di fiori dove si affaccia un balconcino con due biforedegne di Giulietta e Romeo. Più avanti la chiesa di Santa Maria diCostantinopoli dà il nome alla piazza dove incombe San Michele,la bella statua del 1764. Nella chiesa è raffigurato anche in un beldipinto di Carlo Rosa (straordinario autore giovinazzese nato nel 1613a cui si attribuiscono anche i soffitti della basilica di San Nicola di Bari).Nel 1964 la tela fu parzialmente incendiata, ma il fuoco partito dalbasso bruciò il drago, fermandosi per miracolo ai piedi del Santo!

Chiesa dello Spirito Santo Chiesa di San Lorenzo40Giovinazzo

Dalla piazza si sale per via Spirito Santo sino all’omonima chiesa Il borgo antico e la Vedettadatata 1397 (al termine del vicolo a sinistra si trova uno dei più beigiardini pensili di Giovinazzo, le famiglie tradizionalmente sui terrazzini 41fanno crescere i limoni, gli odori, basilico, salvia, menta, buoni per fare lasalsa), ma arrivati all’angolo con la chiesa di San Lorenzo, del 1302,si prosegue svoltando poi a destra sino a Piazza San Felice e da lì inPiazza Vittorio Emanuele.Lo sguardo spazia in questa immensa piazza ai cui lati si trovano l’exIstituto Vittorio Emanuele II, già monastero Settecentesco dei Do-menicani e più in fondo il Palazzo del Marchese di Rende (nella cap-pella officiò la messa Papa Leone XIII) al centro la fontana del Piscitellisorretta da tritoni e creature marine. E la Chiesa di S. Domenico nella

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quale è custodito il dipinto del S. Feli- Il borgo antico e la Vedettace in Cattedra, opera di Lorenzo Lottoe commissionata nel 1542 dal giovi- 43nazzese don Matteo de Grassis per lachiesa di S. Felice.Il desiderio di tornare al mare è fortecosì passando di fronte al Municipio(alle spalle si noti la lapide dedicata aimarinai giovinazzesi) si arriva allo scalodi alaggio che insieme a Piazza Portoè da sempre il cuore marittimo dellacittà (sulla tradizione marinara si vedail bel libro di Raffaele De Gaetano Veledi Giovinazzo). Il suo luogo internazio-nale attraverso il mare (racconta unantico adagio che basta immergere undito nell’acqua per essere collegati contutto il mondo!) ha unito quest’ango-lo di Puglia a tutto il Mediterraneoorientale ed oltre, lo ha collegato allaopposta sponda adriatica in una koinè,fusione di stili, pietre, elementi umaniPiazza Vittorio Emanuele

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45 Il borgo antico e la Vedetta

Giovinazzo46 Via Marina

e architettonici, a volte pare di essere Il borgo antico e la Vedettaa Dubrovnik o lungo la costa dalmata. 47Il ricordo di questa identità marinarariaffiora in via Marina che costeggiail porticciolo (ecco un’altra imperdibi-le cartolina!), dove a futura memoriasono stati posizionati dei cimeli nau-tici, e porta di nuovo all’ingresso delTorrione dell’Episcopio e alla Catte-drale.La Concattedrale di Santa Maria As-sunta è trionfo del romanico con unelegante cuore barocco, in questotempio si conserva gran parte dellatradizione marinara della città. Sull’al-tare maggiore c’è il quadro della Ma-donna di Corsignano, che pare vengadal mare e sia stato donato da un cro-ciato di ritorno dall’Oriente (c’è ancheuna statua di San Tommaso patronodella città). Le storie dei manti votivi Cattedrale di Santa Maria Assunta

Giovinazzo che da sempre hanno ricoperto il retro dell’edicola della Protettrice raccontano un legame forte con marittimi e pescatori. Secondo gli studi di Beatrice Cestari i manti sono quattro, ma oggi ne rimangono solo tre, due dei quali furono fatti realizzare dalla gente di mare, sono tutti di forma trapezoidali e molto simili nelle misure. Il primo manto, di cui non si ha una precisa datazione, è composto da un drappo rosso ornato con decorazioni floreali (gigli) e dal monogramma di Maria sor- montato da una corona e dodici stelle. L’elemento centrale è costitu- ito da una barca a vela con tre marinai contornata da due cartigli con l’iscrizione “A devozione dei marinari di Giovinazzo”. Il secondo manto fu fatto realizzare negli anni Trenta da un agricoltore (Leonardo Caravel-48 la) in segno di riconoscenza verso la Vergine apparsa in sogno al figlio gravemente malato e poi guarito. Si racconta che i marittimi non vi- dero di buon grado tale nuovo “dono”, ritenendosi esclusivi depositari del manto e della sua tradizione marinara. La “disputa” ebbe punte di conflittualità molto alte sino all’intervento del Vescovo Pasquale Gioia il quale stabilì che il manto donato dal Caravella sarebbe stato posto ad ornamento abituale dell’icona, mentre ai marinai affidò il compito di realizzare un altro manto che sarebbe stato utilizzato durante la processione solenne. Nacque (1935-1936), così, il terzo manto che si compone, in realtà, di tre parti (manto, triangolo e velo). Il manto fu realizzato su un tessuto azzurro e presenta decorazioni floreali. È presente, anche questa volta, l’imbarcazione con i tre marinai e la di-


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