La processione verso la chiesa madre 51
Lungo la processione della Sardegna. Lai vi ha rintracciato diciotto lottano (già allora) per il predominio regionale, chiese (anche una in Corsica e una ad Asti); religioso e civile. Una guerra combattuta anche vent’otto dipinti, di cui tredici retabli, nella con il ritrovamento dei corpi dei Martiri, regione, con undici tra bassorilievi e sculture che conferiscono indubbia legittimazione. A in marmo, e ben sessantanove simulacri lignei. Porto Torres, si rinvengono Gavino, Proto e Le fonti più antiche e le leggende lo raccontano Gianuario; a Cagliari, Cesello e Camerino; come medico: curava gli infermi nelle regioni altrove, Simplicio, Imbenia e Archelao. Tutti del Nord Africa, e predicava il cristianesimo, scoperti dal 1614 al 1615; quando, il 18 marzo, finché non è arrestato. Torture terribili: in tre inviati del Vescovo di Cagliari Francisco de una caldaia d’acqua bollente e in pasto alle Esquivel trovano le spoglie di Antioco, nelle belve; ma sempre non abiura. E, ovviamente, catacombe del V secolo, sotto la Cattedrale: resta indenne. Così, finisce in esilio, nell’isola luogo assai esteso, nel 1989 restaurato dalla «plumbaria», dove si cavava il piombo, quella Pontificia Commissione d’Archeologia, e oggi che oggi ne reca il nome: una via si chiama tra i più visitati e venerati della zona. Ma ancora con quell’aggettivo. Lavora in miniera. almeno due documenti del 1593, precedenti Pare che da una grotta avesse pure ricavato un al ritrovamento, raccontano miracoli operati oratorio. Converte il soldato che lo vigilava, per la sua intercessione. L’antica Sulky, però, Ciriaco, il quale è subito decapitato. Antioco era allora un luogo scarsamente abitato e sarebbe morto nella spelonca, quando stava per poco sicuro. Così, l’arcivescovo commissiona essere condotto a Cagliari. E nell’isola è subito una teca d’argento per custodire il cranio del venerato: ce ne sono prove nei testi antichi. Santo, ma la vuole ad Iglesias; almeno finché Passiamo al Seicento. Cagliari e Sassari Sant’Antioco non sarà ripopolata e progredita.52
Suonatori di Launeddas Donne di Sant’Antioco in processione 53
L’altare-sarcofago di Sant’ Antioco Nello stesso secolo, diversi documenti citano solo la comunità). Ne seguono ben tre processi, Antioco come il patrono dell’isola: la scelta di che danno ragione agli isolani, a Cagliari e a Nostra Signora di Bonaria «si deve a Pio X Milano. Ma da allora gli abitanti che non hanno Sarto, nel 1907», racconta Lai. E presto, la sua restituito quelle spoglie sono spesso chiamati fura si impone una delle maggiori sagre religiose Santus, cioè ruba-Santi. Il patrono è però di nuovo di tutta l’isola: una processione che riporta le dove fu trovato. Un bel sarcofago in pietra ornato, spoglie fino al luogo della sepoltura. Nel 1615, con accanto il rilievo di un suonatore di launeddas. vi partecipano quattromilacentoventicinque Ma non è ancora finita, la querelle continua. Ci cavalli, quattromila carri, centocinquanta sarebbero i doni, ingentissimi, regalati nel tempo; barche, trentaduemila anime; in due occasioni, «ma quelli, noi non li reclamiamo, restino pure il Viceré; in un’altra, duemitrecentottantre preti dove sono», dice il sindaco Corongiu. Invece gli da tutta la Sardegna e anche dalla Corsica, che abitanti di Sant’Antioco non sopportano che a dicono messa per i pellegrini. far ritrovare quelle preziose reliquie sia stata Il “fattaccio” avviene nel 1853: gli abitanti un’iscrizione in latino; era nella cripta: «Aula dell’antica Sulky non ce la fanno più. Terminate micat ubi corpus beati Sancti Antioci quiebit in gloria», le funzioni religiose e conclusa la sagra, bloccano risplende la sala dove il corpo giacque in gloria. la teca e la reliquia, e ne impediscono il ritorno Forse, è del VI secolo; ma è rimasta ad Iglesias. ad Iglesias, che deve accontentarsi soltanto della Dove è tornato il corpo del santo, non riescono a statua del santo. Scolpita nuovamente l’anno riaverla: l’epigrafe «micat», risplende, altrove. Ne dopo da tal Giuseppe Zanda, «a spese dei è stato perfino interessato il Vaticano: ma finora, comunisti», recita un documento (ma il termine senza esito. Però, gli abitanti di Sant’Antioco non spaventi: manca di valenza politica, indica continuano a sperarci.54
La triade Capitolina di Fabio IsmanIIL TRAFFICANTE D’ARTEIl più famoso trafficante di bronzetti nuragici era Pietro Mocci detto il Nibbio, morto negli Anni ‘80. Gli è succeduto Mario Deiana. Era in contatto con Gianfranco Becchina di Castelvetrano, mercante di antichità però a Basilea. Nel 2001, i carabinieri gli hanno sequestrato tre depositi, con migliaia di opere, e l’intero archivio, pieno di fatture e foto. Anche una del bronzetto dell’Arciere, scavato di fre- sco. Becchina possedeva anche una lettera anonima (ma forse, dello stesso Deiana), con un elenco di oggetti disponibili e alcune polaroid; il mittente avvisa che al telefono si chiamerà Giorgio, e invece di bronzetti parleranno di case e terreni; la villa 17 era un reperto nuragico. Tra infiniti materiali sardi, a Becchina arriva anche il bronzetto di un carro, lui precisa «completo»: finirà al massimo collezioni- sta, da poco scomparso, George Ortiz detto il re dello stagno, inteso come materiale. Tra gli altri famosi ritrovamenti compiuti da Lai, anche la Triade capitolina: unica scultura in cui le tre maggiori divinità romane, Giove, Minorca e Giunone, stiano ancora assieme, sedute vicine, con i loro attributi sacri. Trovata a Guidonia da Pietro Casasanta, re dei tombaroli per il Wall Street Journal; lunga 120 centimetri e alta 90, era già all’estero, valutata venticinque milioni di euro e forse destinata allo stesso Ortiz. Ora è al museo di Palestrina. 55
Isola Sant’Antioco - Calasetta - ph Enzo Cossu di Laura Fois SANT’ANTIOCO, L’ARCIPELAGO DEL SULCISLa Sardegna non è un’isola ma più isole. Ce lo ricorda l’istmo di Sant’Antioco, la strada in Lmezzo al mare che dal 1981 collega due del- lungo anche una comunità di ebrei. Sono state rinvenute diverse tombe giudaiche, di cui molte ancora inesplorate. Con l’urbanizzazione, infat- le isole che compongono la terra sarda. Qui, a ti, gli scavi sono stati interrotti e le tombe si tro- sud-ovest, a parte il Mediterraneo, il confine ne vano nei sotterranei di chissà quante case. disegna un’altra: Carloforte. Nella chiesa di Sant’Antioco Martire si trova Sant’Antioco è per estensione la quarta più un cimitero con catacombe, unico in Sardegna. grande in Italia. I primi insediamenti compa- Solo quello meriterebbe la visita nell’isola. Qui iono già in età prenuragica. Il suo territorio è si trovano sepolture cristiane e strutture origi- densissimo di nuraghi: se ne contano trenta in nali di tombe puniche. Ci si imbatte anche in poco più di 100 km² di superficie. Nel suo passa- una tomba a sarcofago, o tomba a mensa, dove to sono transitati, oltre ai Nuragici, Fenici, Car- i cristiani, nei secoli dopo Cristo, adottarono taginesi, Romani, Pisani, Aragonesi, Piemontesi un’usanza pagana, ovvero quella di banchettare e Mori. Per via delle incursioni di questi ulti- sulle tombe in segno di offerta per l’anima del mi, l’isola rimase disabitata per qualche tem- defunto. po. Non tutti sanno che a Sant’Antioco visse a Le proposte culturali e storiche di Sant’Antioco56
Scogliera nido dei passeri - ph Enzo CossuScogliera nido dei passeri - ph Enzo Cossu 57
Forte “Sa guardia de Su Pisu” - ph Enzo Cossu Cala Lunga - ph Ivan Sgualdini58
Spiaggia di Salina - ph Ivan SgualdiniFaro Mangiabarche - ph Ivan Sgualdini
Spiaggia sotto torre - Calasetta - ph Enzo Cossu non finiscono qui. È possibile visitare il museo spiaggia alle pareti rocciose è intervallato spesso archeologico e quello etnografico. da vigneti e paesaggi campestri. Il turismo è di- In quest’isola inoltre ci si può imbattere negli ul- screto, le persone qui cercano pace. I due centri timi detentori dell’arte della lavorazione del bis- principali sono Sant’Antioco e Calasetta, col so, una seta preziosa che si estrae da molluschi porto caratteristico e le case bianche e celesti, marini (Pinna Nobilis) e da cui si ricavano tessu- tipiche delle sue origini tabarchine e genovesi. ti, gioielli, arazzi e tappeti. Conosciuto in tutto Si pratica anche molto sport, sia in acqua sia in il mondo, il museo del bisso di Chiara Vigo si palestra. Basket, pallavolo e calcio sono gli sport candida all’Unesco per diventare Patrimonio di squadra più praticati. Dalla gloriosa pallaca- Immateriale dell’Umanità, come erede di una nestro Sulcispes all’Olimpia Sant’Antioco di conoscenza e di una tradizione millenaria. volley, questa è un’isola di passioni tramandate A Sant’Antioco non manca niente. Né mare, né nel tempo. Quando arriverete potrete vedere buon cibo (il pane al pomodoro è una squisitez- un ragazzo su una piccola barca, a pochi metri za del palato) e neppure il vino. Un tuffo in ac- dalla terraferma, non lontano da un campo da que cristalline, dalle spiagge come Is Coaccuaddus calcio. Vi accorgerete che ogni tanto imbraccia e Maladroxia, alle calette come Cala Sapone e la pagaia e recupera i palloni lanciati da qual- Cala Lunga, è d’obbligo. Il passaggio da una che compagno, finiti a mare.60
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REOMMOAZNIOICNHI E TOUR TRA LE CHIESE MEDIEVALI IMMERSE NEL VERDE Saccargia - ph Ivan Sgualdini 63
Scorcio di Saccargia - ph Gabriele Sardu di Eleonora Madeddu SACCARGIA, ELEGANZA E RAFFINATEZZAAttivitàcommerciali,scambiculturali,suddivisioni politico-territoriali, questi sono alcuni dei fattoriAche determinarono le caratteristiche dello stile dalla Lombardia o dalla Francia e col tempo si inserivano nel contesto isolano, trasmettendo il loro sapere. Proprio per questo motivo il romanico in Sardegna. Le chiese romaniche sarde romanico che troviamo in Sardegna è unico e si inseriscono perfettamente nel paesaggio che non rispecchia del tutto i canoni di questo stile le circonda, anche quando il villaggio medievale nel resto dell’Italia o in Europa. di cui facevano parte non esiste più. I maestosi profili di queste antiche fabbriche si ergono non CODRONGIANOS E LA SUA SACCARGIA solo nelle vicinanze delle principali città ma anche Il comune di Codrongianos ospita una delle chiese nei luoghi dove il commercio era più vivo in romaniche più suggestive di tutta la Sardegna, epoca medievale. Le facciate sono caratterizzate la Santissima Trinità di Saccargia. La leggenda da una vera e propria colorazione dovuta al narra che fu costruita per volontà di Costantino materiale usato per la costruzione, infatti a I, sovrano di Torres e di sua moglie Marcusa per nord-ovest troviamo tonalità calde tipiche del adempiere a un voto. I due sovrani fecero erigere calcare, nel Sinis sono protagonisti i colori dorati la chiesa attuale e il monastero, in seguito ad una dell’arenaria, nel nord-est si presentano molto visione, avuta durante un soggiorno in quella zona, scure grazie all’utilizzo del basalto. Le figure nella quale venne promesso loro che avrebbero professionali protagoniste nell’edificazione di avuto il tanto desiderato erede, in cambio della queste grandi opere provenivano dalla Toscana, costruzione dell’edificio sacro. Secondo la64
Al di sopra del portico, in facciata, due ordini di archi sorretti da colonnine nere in trachite - ph Gabriele Sardu 65
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Particolare della bifora centrale posta in facciata: bacini ceramici rossi inseriti in conci di calcare bianco - ph Gabriele SarduParticolare di una delle quattro cornici dei pilastri che sorreggono il portico in facciata. Vi sono raffigurati buoi accovacciati,in riferimento alla leggendaria fondazione della chiesa - ph Gabriele Sardu
Particolare posto al di sopra dell’apertura cruciforme in facciata - ph Gabriele Sardu tradizione il nome Saccargia deriverebbe dal che, sia il donatore sia i riceventi, conoscessero sardo sa baccarza (mucca dal pelo maculato) e si bene le potenzialità economiche di questo narra che questa mucca si sarebbe recata ogni luogo. La chiesa deve la sua struttura ai modelli giorno nel luogo dove oggi sorge la chiesa per di derivazione toscana ed è realizzata con la dare il suo latte a una piccola comunità di frati. tipica bicromia qui ottenuta con l’alternanza Il termine però potrebbe indicare in maniera di pietre calcaree chiare e pietre vulcaniche più ampia un luogo favorevole al pascolo scure. L’esterno è caratterizzato da una facciata delle mucche, infatti l’abbazia si trova in una molto decorata con portico antistante e un alto ricca vallata chiusa su tutti e quattro i lati, un campanile. All’interno, l’abside centrale ospita territorio dalle forti potenzialità economiche. un noto ciclo pittorico, raffigurante le scene Riflettendo sulla storia di Saccargia emerge della vita di Cristo ed è ascrivibile alla seconda la sua posizione influente rispetto agli altri metà del XII secolo. Questi affreschi sono una monasteri della Sardegna, questo grazie anche delle rare testimonianze di quella che doveva alle sue ricchezze. L’imponenza di questo essere la pittura duecentesca in Sardegna, edificio, ancora oggi apprezzabile, testimoniava pertanto sono particolarmente importanti nel la grandezza dell’Ordine Camaldolese che panorama storico artistico dell’Isola. Agli inizi ospitava e il potere che esso esercitava nella del ’900 la Basilica di Saccargia è stata oggetto zona. Quando Costantino I commissionò di interventi di restauro piuttosto invasivi ad l’ampliamento della chiesa già esistente e la opera dell’Ingeniere Dionigi Scano. costruzione del monastero è possibile ipotizzare68
Saccargia - ph Mauro Sanna
Interno S. Maria di Uta - ph Ivan Sgualdini SANTA MARIA DI UTA tipici del repertorio medievale, in parte attribuiti Nel piccolo abitato di Uta si trova un edificio che a maestranze francesi e in parte toscane, ad è la perfetta espressione del romanico sardo: la eccezione della cornice che suddivide in due chiesa di Santa Maria. Sorprende oggi vedere parti la facciata principale che è di fattura araba. una costruzione così imponente in una zona della Anche l’interno è di forte impatto con ampi spazi Sardegna del tutto periferica, questo consente di che si dispiegano in una luce soffusa, tipica delle ipotizzare che, in epoca medievale, non doveva chiese romaniche ed è suddiviso in tre navate essere tale. La fondazione viene attribuita ai da colonne di spoglio di epoca romana con monaci vittorini di Marsiglia che avrebbero capitelli coevi alla chiesa. Dell’antico monastero eretto la chiesa su un edificio preesistente, rimane solamente il pozzo, realizzato in pietre pertanto si tratta di un sito frequentato già squadrate, che doveva essere collocato al centro in epoche storiche precedenti. L’ipotesi più del chiostro, anche se non vi sono testimonianze plausibile è che l’area fosse collegata a qualche archeologiche. Diverse leggende attribuiscono asse viario commerciale diretto a Cagliari o a all’acqua del pozzo un potere miracoloso, una di Pula. L’esterno è caratterizzato da una grande queste narra la storia di un cavaliere guarito dalle ricchezza decorativa dei vari elementi scultorei, ferite procuratesi in battaglia.70
Esterno S. Maria di Uta - ph Ivan Sgua7ld1ini
Prospetto ovest e absidi. In quella di sinistra, su alcuni conci, sono presenti le incisioni dette orme dei pellegrini - ph Franco Pireddu di Piera Eleonora Porqueddu SAN MICHELE DI SALVENNEROPE ORME DEI PELLEGRINIPoco distante dalla basilica di Saccargia, lungo abati, badesse ma anche da laici, contenenti la strada statale 597 Sassari-Olbia, in aperta informazioni di carattere economico e giuridico campagna, si scorge la chiesa di San Michele (atti di vendita, di donazione o processuali) che di Salvennero. L’edificio si trova nel sito dove, restituiscono uno spaccato di vita medievale. un tempo, sorgeva il villaggio medievale di L’edificio ecclesiastico giunto fino a noi non Salvennero (o Salvennor), di cui si legge per la rispecchia l’originale ma è il risultato di prima volta in un documento del 1113 e che fu diversi restauri. Il Delogu, in base a confronti abbandonato in età moderna, nel 1751. stilistici con la vicina abbazia camaldolese di Si sa per certo che la chiesa esisteva, ed era in Saccargia, fissa la datazione intorno al 1110- mano ai monaci Vallombrosani, nel 1138: il fatto 1130. Altre informazioni le fornisce il canonico è confermato da una bolla di Papa Innocenzo II Giovanni Spano, tra i maggiori studiosi sardi del 24 Maggio 1139 e ai suoi possedimenti in di archeologia, storia e glottologia. Nel suo epoca medievale fa riferimento anche il Condaghe Bullettino Archeologico Sardo dell’agosto 1858 di San Michele di Salvennor. I Condaghi sono dedica alla chiesa e alla badia del villaggio registri redatti, tra XI e XIII secolo, da monaci, di Salvennero un intero articolo, grazie al72
Facciata della chiesa divisa in tre parti da lunghe lesene. Conserva ancora, negli angoli, le due sagome di ammorsatura degli archi - ph Franco Pireddu 73
Prospetto sud con le tre absidi e transetto est con sacrestia a fasce bicrome - ph Franco Pireddu quale sappiamo che in quell’anno esisteva morì nel 1607 e da quella data non si hanno ancora una porzione del monastero. Lo più notizie relative alla presenza di monaci Spano menziona anche la porta santa (ancora nel monastero di San Michele di Salvennero. visibile nel prospetto est) che, secondo quanto La chiesa, lunga 20 metri e larga 6, ha pianta a riportato dal Ciprari, uomo dotto e abate di croce commissa triabsidata a sud est ed è costruita Salvennero dal 1587 al 1606, veniva aperta con pietre calcaree e vulcaniche bianche e il 25 settembre, giorno sacro alla dedicazione nere. L’aula a navata unica ha copertura lignea dell’Arcangelo Michele. Il 29 ottobre, a un mese mentre i bracci del transetto presentano volte esatto dalla festa di San Michele che cade il 29 a crociera e quello settentrionale comunica settembre, la porta veniva chiusa e ai fedeli con la sacrestia, datata tra il 1200 ed il 1225 . era concessa l’indulgenza plenaria. Il Ciprari Quest’ultima si presume essere stata la base di74
una torre campanaria di cui non rimane traccia I pellegrini medievali erano per lo più uomini,che, per posizione e pianta, richiamerebbe ma non erano esclusi donne e bambini, che,quella della vicina basilica di Saccargia. per motivi diversi, decidevano di intraprendereLa facciata, parte maggiormente alterata dai viaggi lunghi e pericolosi verso i tradizionalirestauri effettuati nel secolo XIX, è divisa in luoghi di culto. Compirono pellegrinaggitre parti da lunghe lesene che la slanciano e intellettuali, uomini di chiesa, esponenti dellacorrono lungo i fianchi del semplice portale con nobiltà e artigiani, ma anche persone umili,architrave monolitico. poveri e diseredati che si mettevano in viaggioMolte delle chiese e dei monasteri sardi sono per riscattare la loro misera vita terrena, instati meta del fenomeno del pellegrinaggio che si nome di un ideale religioso che li avrebbe dovutidiffuse, nell’isola, tra il secolo XI e il secolo XIV. condurre verso la salvazione dell’anima. A testimonianza di questi pellegrinaggi medievali restano tracce tangibili, incisioni, sulle pietre di diversi edifici sacri dell’isola, buona parte dei quali si trova nella Sardegna nord occidentale. Tra questi anche la basilica di Saccargia e la chiesa di San Michele di Salvennero sono interessati dalla presenza di quelle che vengono definite orme dei pellegrini, segni, presumibilmente eseguiti dai pellegrini stessi, la cui forma rappresenta quella della pianta dei calzari di epoca medievale. Tali incisioni, differenti per dimensione e tecnica di esecuzione, sono rintracciabili all’esterno di chiese, nei fianchi o nelle absidi (vedi San Michele di Salvennero), ma anche all’interno di strutture destinate al ricovero dei pellegrini. Si pensa che le orme siano il segno lasciato a testimonianza del passaggio in un determinato luogo sacro, meta o tappa del viaggio devozionale. Al di là dell’aspetto puramente religioso, però, il pellegrinaggio ha rappresentato, in epoca medievale, un fenomeno importante sotto diversi aspetti; ha permesso e facilitato incontri e scambi, commerciali ma anche artistici e culturali, e favorito la fondazione di luoghi di culto, tra cui quelli di cui abbiamo trattato, ospedali e ricoveri per ospitare e dare assistenza ai pellegrini lungo il loro cammino di fede.
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Foto archivio Museo NivolaL’ARTE DI NIVOLA ALLA SCOPERTA DEL MUSEO DI ORANI di Eugenia Da Bove 77
CCostantino Nivola (Orani 1911 - Long Island amico e collaboratore di artisti e architetti come 1988) è forse, fra i grandi artisti sardi del no- Le Corbusier, Pollock, de Kooning e molti al- vecento, il più internazionalmente riconosciuto. tri. Nei quasi cinquant’anni trascorsi negli Sta- Scultore, pittore, grafico, progettista e decora- tes, produce la maggior parte delle sue opere, ma tore, la sua parabola abbraccia il “Secolo Bre- alla Sardegna e in particolare a Orani rimane ve” e congiunge due luoghi che, artisticamente sempre legato, tornando spesso, anche con la fa- e antropologicamente, non potrebbero essere miglia per le vacanze estive, e realizzando nell’I- più distanti: l’arcaica Sardegna e la moderna, sola alcune opere di arte pubblica come la piazza futuribile New York. Qui Nivola approda con Satta a Nuoro. la moglie Ruth Guggenheim (di origine ebrai- Oggi il Museo Nivola di Orani rappresen- ca, nessuna parentela con la celebre Peggy), nei ta l’omaggio permanente che la Sardegna primi anni ‘40, in fuga, prima dalle leggi raz- tributa a Nivola e, in Europa, la più grande ziali in Italia, poi dall’occupazione nazista della raccolta di opere dell’artista, con oltre due- Francia. Si inserisce rapidamente nel vivacissi- cento pezzi fra sculture, dipinti e disegni che mo ambiente artistico newyorkese, diventando offrono un significativo e ragionato spacca-78
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to della sua ampia ed eterogenea produzione. tempi diversi, le tre strutture sono state armo- Il Museo è sorto nel 1995 con la riqualificazione nicamente inserite nel paesaggio, sfruttando dell’ex lavatoio - un tempo luogo di socializza- la posizione panoramica del sito e, attraverso zione del paese e, per questo, carico di signifi- ampi finestramenti, la luce, elemento tanto im- cati simbolici - su progetto dell’architetto Peter palpabile quanto decisivo e caratterizzante gli Chermayeff. Lo stesso Chermayeff nel 2004 ha spazi interni. progettato la costruzione di un padiglione dove Visitare il Museo Nivola a Orani significa ospitare un nuovo nucleo di opere arrivate da- dunque immergersi in una Sardegna profon- gli USA, donate dalla famiglia dell’artista. Nel da, quella dei grandi spazi, dei grandi silenzi 2009 è stato invece inaugurato il parco che col- e di tradizioni ancora vive, ma anche com- lega i due corpi del museo e, nel 2012, è stato piere un viaggio in una storia artistica ben infine realizzato un nuovo edificio, progettato inserita nella temperie culturale americana dall’architetto Gianfranco Crisci, collegato a del secondo Novecento, eppure ricca di sug- quello dell’ex lavatoio. Sebbene realizzate in gestioni e rimandi alla cultura mediterranea.80
Lo scorso dicembre è stato inaugurato il nuovo dri e delle Vedove, mentre al centro della salaallestimento del museo, curato dalla presidente campeggia il bronzo La Terra sovrappopolata,della Fondazione Nivola, Giuliana Altea, dal- testimonianza della sensibilità ecologica dell’ar-la direttrice del museo, Antonella Camarda, tista, già consapevole dei danni di un mondoe dall’architetto Richard Ingersoll. Il percorso indifferente agli equilibri ecologici del pianeta.museale è stato ripensato per offrire una rico- Il nuovo allestimento prende inoltre in esame ilstruzione accurata della produzione di Nivola rapporto fra la scultura di Nivola e l’architettu-alla luce dei nuovi studi sulla sua opera, in un ra, con numerosi bozzetti per rilievi monumen-itinerario fruibile anche dal visitatore con limi- tali, corredati da fotografie delle opere eseguite.tazioni motorie. Un’intera nuova sezione è dedicata a uno deiCosì nella sala centrale del museo sono ora col- temi più indagati da Nivola, quello dell’arte nel-locate alcune delle opere più note di Nivola: le lo spazio pubblico e nella vita comunitaria. Qui,terrecotte dei Letti, delle Spiagge e delle Pisci- fra gli altri, è esposto, tramite disegni e tavole,ne che dialogano con i severi bronzi delle Ma- uno dei progetti più interessanti e purtroppo 81
mai realizzato: il Pergola-village, in cui nel 1953 di Monza; quella intitolata Il mito quotidiano. Nivola immaginava di unire le case di Orani Arte italiana del 900 dalla collezione Tilocca, con una rete di pergole di vite, in modo da crea- sempre a cura di Altea e Camarda. Il museo of- re uno spazio collettivo. In chiusura di percorso fre inoltre laboratori didattici, concerti ed altri un filmato con footage inedito dagli archivi del eventi (per info: www.museonivola.it), nella filo- MoMa di New York e dell’archivio Nivola di sofia cara all’artista di apertura e coinvolgimen- Long Island, in cui l’artista si racconta. to attivo del territorio. Non un museo tradizio- Oltre alla collezione permanente, il museo of- nale dunque, ma un luogo di crescita e scambio fre mostre temporanee, come quella a cura di culturale fra artisti, artigiani e visitatori, con un Giuliana Altea e Antonella Camarda, dedicata occhio di riguardo per studenti e giovani, in una a Salvatore Fancello (1916-1941), artista scom- visione integrata di arte, paesaggio e territorio. parso a soli 24 anni, che con Nivola condivise La stessa che Nivola considerava alla base del una forte amicizia e gli anni formativi all’ISIA suo fare ed essere artista.82
LA COSTA ROSSA DOVE IL SOLE TRAMONTA TRA IL MARE E I GRANITI di Alberto Fozzi84
Servizio fotografico di Alberto FozziIl caratteristico fiore del cisto rosso, pianta preziosa per l’erboristeria con proprietà di immunomodulante 85
I Le onde sospinte dal maestrale si infrangono sulla costa rendendo unico questo panorama. Il nome di questo tratto di litorale è ispirato al paesaggio che ogni volta assume sfumature diverse, colore che i graniti assumono alla luce calda è sicuramente più bello che oziare in spiaggia. del tramonto, si tratta della Costa Rossa nella Paesaggi che racchiudono habitat e specie di Sardegna settentrionale che racchiude alcune importanza europea che hanno permesso a questa delle spiagge più suggestive, circondate da una costa di essere inclusa nella Rete Natura 2000, rigogliosa macchia mediterranea. come Sito di Importanza Comunitaria, una delle Una costa che ho scoperto percorrendo i sentieri aree chiave per la conservazione della biodiversità. che portano al mare, anche se sono consapevole di Le fioriture variano dalle specie più comuni, come non poter rispondere alla più ovvia delle domande, i cisti, ai più rari gigli di mare e ai piccoli fiori del ovvero quanto tempo ci vuole per raggiungere becco di gru corso (Erodium corsicum), endemismo il mare. Dipende dai gabbiani che mi fermo che si può osservare facilmente, abbarbicato a osservare mentre si librano in volo sostenuti alle rocce, lungo il sentiero che conduce alla dal vento, dai fiori che incontro e che meritano spiaggia di Li Cossi. Legato ai fragili ambienti una foto o dalle soste per ascoltare il richiamo sabbiosi troviamo il fiore chiamato convolvolo di della magnanina, un piccolo volatile tipico della mare (Calystegia soldanella) anche se sicuramente macchia, emesso mentre si sposta veloce tra i le protagoniste della costa sono le rose marine cespugli. (Armeria pungens) che, con le loro fioriture in Per me percorrere il sentiero, osservando il primavera, caratterizzano e colorano il litorale.86
Un secolare ginepro dal tronco contorto si protende sulla costa sfidando il v8e7nto.
La macchia mediterranea ospita diverse specie di cisto, in questa foto i grandi fiori bianchi del Cistus salvifolius. Il nome deriva dalla forma delle foglie che ricordano quelle della salvia. Le fioriture degli eleganti gigli stellati (Pancratium illyricum) endemici di Sardegna, Corsica e arcipelago toscano.88
La calendrella è una raro passeriforme che nidifica sul terreno, questo rappresenta un valido motivo per nonabbandonare i sentieri lungo la costa e non correre il rischio di calpestare inavvertitamente le uova.Il contrasto delle fioriture, dal rosso delle euforbie arboree al giallo delle ginestre che con le loro spine rendonoarduo camminare nella macchia. 89
Gli anfratti riparati fra le rocce ospitano i delicati fiori del becco di gru corso, specie endemica di Corsica e Sardegna. 90
Il delicato colore del fiore della lavanda selvatica ancora oggi utilizzato per profumare la biancheria.Si tratta di ambienti in cui il vento è un elemento ci sono solo partenze ma anche arrivi, come laimportante e lo ricordano le chiome, modellate calandrella che ogni anno ritorna a nidificare suldal maestrale, dei ginepri con i tronchi contorti in terreno fra la vegetazione, a ridosso delle spiagge.sculture viventi che solo Madre Natura sa creare Si tratta di fragili ecosistemi da salvaguardare. Die che valgono bene una sosta per ammirarli e recente, con queste finalità, è stata anche istituitafotografarli. a Tinnari (in zona Trinità d’Agultu) un’oasiLa linea di costa è anche una delle principali permanente per la protezione della fauna dove,direttrici seguita dagli uccelli migratori sia nel passo oltre agli uccelli, è possibile osservare anche specieautunnale, sia nel passo primaverile. Scorrendo timide come il riccio o la testuggine d’acqua,il mio taccuino di campagna, fra i dati più oppure incontrare la testuggine marginata mentreinteressanti, trovo quello del 3 marzo del 2016 in attraversa la strada.cui ho osservato, nelle prime ore del mattino, circa Questa biodiversità e questi paesaggisettecento fringuelli che, in gruppi di quaranta, rappresentano il miglior biglietto da visita per lecinquanta si spostavano verso nord per ritornare migliaia di turisti che ogni anno frequentano laai quartieri di nidificazione. Ma in primavera non Costa Rossa e percorrono i sentieri per arrivare 91
La spiaggia di Li Cossi ripresa dall’alto del sentiero pedonale unica via di accessoa questo lembo di sabbia incastonato tra i graniti.Le spettacolari fioriture delle rose marine che nella tarda primavera colorano gli ambientia ridosso delle spiagge, da osservare fotografare ma non raccogliere.
La fioritura del mirto contribuisce a rendere inconfondibile il profumo delle essenze della macchia mediterranea.In inverno si raccoglieranno poi le bacche che grazie ad un’antica ricetta diventeranno uno dei liquori più apprezzati.alle spiagge più note come quella di Tinnari e di Li Ovviamente quello che non posso rendereCossi, senza troppa fretta, imparando a fermarsi attraverso le parole e le foto è il profumoper guardare il volo dei gabbiani. Le invasioni dell’elicriso e delle essenze della macchiapacifiche dei visitatori hanno ormai reso obsoleto mediterranea ma son certo che con un po’ dil’antico sistema di protezione e avvistamento immaginazione e chiudendo gli occhi possiatecostituito dalle torri costiere che ancora si ergono sentire queste fragranze con il sottofondo delfra la vegetazione, come quella di Vignola. Anche rumore delle onde che si frangono sulla costa…se a me piace pensare che ci sia ancora l’alcalde, il e magari il prossimo fine settimana aprendo glicomandante della torre, che vigila sulla costa. occhi sarete proprio lì!
DEUSRTZINULAEZI IONE NEL CUORE DELLA GROTTA PIÙ LUNGA D’ITALIA di Elisabetta Poeta94
Il lago sifone della grotta di Su Palu, in comune di Urzulei. Assieme alla grotta di Monte Longoscostituisce il Complesso Carsico della Codula Ilune - Ph Silvia Arrica 95
Grotta di Monte Longos: per trasportare i materiali necessari all’immersione senza bagnarsi sono state utilizzate canoe gonfiabili - Ph Silvia Arrica96
U Grotta del Bue Marino-Ramo Sud, comune di Dorgali. Imponente concrezione colonnare nota come il Ciclope che si trova nel ramo speleologico, a circa 1 km dall’ingresso della grotta - Ph Silvia ArricaUn’impresa speleologica che vale un primato: le attività dei trenta gruppi speleologici locali.settanta chilometri di lunghezza per un Il presidente Salvatore Buschettu parla delcomplesso di grotte sotterranee, senza eguali in traguardo che ora permette di raggruppareSardegna. in unico sviluppo le grotte di Su Palu, MonteA Urzulei, in provincia di Nuoro, è stato Longos, Su Molente e del Bue Marino, daindividuato il collegamento tra due sistemi monte a valle.di grotte già conosciuti separatamente ma «La Sardegna bene si presta a questa tipologia dila cui giunzione non era mai stata trovata. esplorazioni, - racconta - il piacere di addentrarsiA seguito di un imponente lavoro di squadra, nel cuore della terra equivale a ciò che spingedurato diversi mesi, sono stati coinvolti circa un gli alpinisti a sfidare le vette delle montagne.centinaio di speleologi, seguiti dalla Federazione Quando si accede in un ambiente nuovo, lo siSpeleologica Sarda e coadiuvati anche dal esplora e lo si studia per poi riportare all’esternoCorpo Nazionale del Soccorso Alpino della il rilievo, ovvero il disegno di una riproduzioneSardegna. in scala della grotta.La speleologia non è solo una disciplina sportiva Nelle nostre attività abbiamo ricevuto il sostegnoche richiede competenza, preparazione fisica degli enti locali, nello specifico del comune die professionalità ma è anche passione per ciò Urzulei e, tramite una legge regionale, le grotteche non si conosce. Per questo gli appassionati sono tutelate e si godono di finanziamenti per lesono spinti a cercare l’inesplorato. È lo spirito attività ad essa connesse».della stessa Federazione che coordina e sostiene La preparazione teorica e la conoscenza del 97
Grotta del Bue Marino-Ramo Sud. Lasciata la porzione “turistica” ci si addentra nel ramo speleologico dove la progressione è orizzontale, una alternanza diparti asciutte e laghi di diverse estensioni e profondità. Il ramo sud termina con un sifone, esplorato per la prima volta negli anni ‘60 e ‘70 che dà accesso auna parte della grotta accessibile solo agli speleosub. È proprio in questo ramo che nel 2013 gli speleosub cechi si sono immersi per riemergere nella grottadi Su Molente, confermando così che in realtà si tratta dello stesso sistema - Ph Silvia Arrica
Daniele Maugeri percorre il primo sifone. La duna che precede la discesa il sifone vero e proprio - Ph Enrico Seddone sottosuolo sono elementi fondamentali durante - inoltre - l’importanza della fase preparatoria “un’uscita” speleologica. Daniele Maugeri, delle escursioni. Enrico Seddone e Marcello Moi (assieme a «Tra il 2015 e il 2016 è stata messa in sicurezza Pier Paolo Porcu per la fase iniziale) sono gli la prima parte del percorso, posizionando 300 speleologi subacquei che nello scorso giugno si metri di corde e stendendo oltre 2 chilometri sono immersi lungo il percorso fino a scoprire il di cavo telefonico. Abbiamo risagolato il primo punto di collegamento tra le grotte, passaggio dei sette sifoni, trasportato le attrezzature naturale che si è rivelato essere una galleria. subacquee, i viveri e il materiale necessario Maugeri, coordinatore della squadra per l’allestimento di un campo post sifone, in speleosubacquea della Federazione, sottolinea modo da essere pronti per la spedizione, che si100
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