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SardegnaImmaginareN5

Published by Sardegna Immaginare, 2016-09-30 03:53:20

Description: Il viaggio di Sardegna immaginare prosegue. Un viaggio lento e paziente per scoprire gli angoli più nascosti dell’isola. Senza immaginazione.
La Sardegna non si deve immaginare. La Sardegna c’è, è una realtà e attende a braccia aperte chi la vuole scoprire, ammirar .

Keywords: sardegna,turismo,vacanze,rivista

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di Francesco Ledda THATHARI E LA SUA STORIA.La crescita e l’incremento demografico dell’an-portone ligneo, osservando il cardine di pietra che lo sosteneva, mentre al di sotto ancora si tico villaggio di Thathari determinarono, nelintravvede la canaletta nella quale scorreva l’in-Lcorso del Duecento, la scelta di dotarla di operedifensive per proteggere le attività commercia- ferriata metallica di rinforzo della porta ed alcu-li e gli interessi politico-economici del nascente ni conci bugnati del muro basale che sorreggevacomune di Sassari. Si avviarono così, entro la l’archivolto.prima metà del XIII secolo, i lavori per la co- Una preziosa immagine fotografica, scattata dalstruzione della cinta muraria che racchiusero fotografo francese Eduard Delessert nel 1854,l’abitato con un’opera il cui circuito era di due aiuta a capire come doveva essere in origine unochilometri e seicento metri. Non si conosce il degli ingressi alla città vecchia. A questa imma-nome dell’architetto che la progettò, ma alla sua gine se ne associano altre due che mostrano lacostruzione concorsero sicuramente le numero- bellissima Porta di Sanctu Flasiu (San Biagio),se maestranze, attratte in città dall’importante aperta alla base della Torre, dalla quale iniziavacantiere, la cui durata fu di oltre cinquant’anni. la strada per Porto Torres. Un’altra foto dell’e-I lavori furono invece finanziati da una apposita poca mostra l’aspetto del tratto di Corso Trinitàtassa imposta ai cittadini sassaresi. con torri ancora visibili.Leggendo alcuni capitoli del Codice degli Sta- Alle quattro porte medievali erano affiancatetuti del libero Comune di Sassari, è possibile o erano poste nelle immediate vicinanze dellefarsi già un’idea precisa del volto originario del- cappelle, per cui chi entrava o usciva dalla cittàla città, giunto ai nostri giorni. Di sicuro segnata poteva fermarsi per una preghiera. Nonostanteda ampie demolizioni, iniziate nel XVII secolo le distruzioni, proprio di fianco alla porta Gu-e protrattesi fino a tutto il corso della seconda rusele, ancora oggi chi entra nel bar all’angolometà del XIX secolo, quando, seguendo mo- tra via Rosello e corso Trinità, può ammirare lativazioni di carattere igienico sanitario, ma so- cappella gotica di Nostra Signora di Loreto, laprattutto esigenze di ampliamento urbanistico, cui immagine figura scolpita nella gemma cen-vennero buttati giù interi tratti della cortina e trale, posta all’incrocio dei due archi a crocieranumerose torri. I documenti due e trecenteschi gotici che sorreggono la volta. L’Ingresso origi-ci tramandano i nomi della quattro porte me- nario a questo spazio, purtroppo murato, si vededievali: Utzeri, Sanctu Flasiu, Gurusele e Capu all’imbocco della Via delle Muraglie, di frontede Villa. A queste si associò la Porta Nuova, re- agli ingressi del Palazzo della Frumentaria. Laalizzata nel 1615. Di tutte le cinque porte, ri- stessa Porta di Sanctu Flasiu era così nominatamane oggi solo il fianco della porta di Gurusele per la presenza di una chiesetta romanica dedi-o Gurusello, dal nome della omonima fontana, cata a San Biagio, un tempo esistente lungo lasimbolo della Città di Sassari. Transitando sot- Via San Paolo, di fronte all’ingresso dello stabi-to lo slargo che immette nella Via Rosello, chi limento Ardisson.alza lo sguardo, ancora può stimare l’altezza del Le torri della cortina muraria, lunga due chilo- 101

metri e seicento metri, erano trentasei. Di tutte in muratura, ricavato dalla trasformazione in queste, una era chiamata Turondola per la for- abitazione nei secoli scorsi. La torre di Piazza ma circolare. La si può intravvedere in via Torre Sant’Antonio era anch’essa articolata su piani Tonda (che proprio dalla torre prende il nome) in legno, collegati da scale, ciascuno dei quali perchè sovrasta alcuni tetti delle basse abitazio- dotato di feritoie strombate per il tiro con armi ni circostanti. Sono ben visibili alcuni merli e da lancio quali archi o balestre. Bellissimo il co- le loro mensoline che - un tempo - sorreggeva- ronamento del terrazzo con merlature, che in no gli sportelli basculanti di legno, a protezione questo caso si conservano integre, rispetto alle dei soldati, impiegati per la difesa della torre. restanti torri di Corso Trinità che ne risultano Entrando nel cortile dell’antica manifattura dei prive per le modifiche Cinque-seicentesche. tabacchi, oggi passata all’Università di Sassari, Una curiosità è rappresentata dal piccolo am- si ammira la Turondola nella sua interezza. Dal biente ricavato sul lato della torre al piano terra. piano terra archivoltato con archi rampanti go- Nonostante la mascheratura con porte di gusto tici si risale, mediante botola, al primo livello. gotico, che ci farebbe pensare ad una architet- Da qui una scala lignea doveva condurre al co- tura medievale, si tratta invece di un vespasiano ronamento degli spalti, di legno anche questi, pubblico ottocentesco. che chiudevano l’ultimo piano. Le restanti tre torri superstiti con alcuni tratti Altre cinque torri sopravvivono delle trentasei di cortina si ammirano in forma più consistente originarie. Una si erge a breve distanza dalla lungo il Corso Trinità. Qui il modello di torre Turondola, purtroppo soffocata da costruzioni appare più evoluto per gli aspetti progettuali, che impediscono di vederne l’intera fisionomia per la forma ed i dettagli costruttivi che fanno originaria. pensare ad uno degli ultimi tratti costruiti fra Anche questa torre presenta delle particolari- la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo. In un tà: in origine venne costruita con una muratu- tratto di cortina, prossimo alla Porta Gurusele, ra che sorreggeva piani in legno, ma in seguito sopravvivono i tre stemmi che ricordano l’alle- venne adeguata al nuovo modello, concepito anza tra il Comune di Sassari e la Repubblica con piani in muratura sorretti da volte a botte. di Genova del 1294. Si vede, a fianco alla torre Alla base della torre, nonostante siano state si- simbolo di Sassari, la croce di Genova, mentre il stemate piante rampicanti che in parte occulta- terzo stemma rappresenta un giglio simbolo del no esternamente il paramento murario, si osser- Podestà in carica in quell’anno. Nelle cortine vano conci bugnati che lo decoravano, secondo murarie, alle feritoie si affiancano le modifiche un gusto tipico delle architetture medievali due- operate durante il periodo in cui si sviluppò l’u- centesche. so delle armi da fuoco, sottolineato dalla presen- Secondo il modello originario, con pianali li- za di bocche da fuoco obliquamente strombate. gnei venne edificata anche la torre di Piazza La cinte muraria sassarese fu infatti oggetto di Sant’Antonio, che si vede alla fine del Corso uno studio per il suo adeguamento all’uso delle Vico. Oggi, sede dell’Associazione “La banca armi da fuoco realizzato dall’architetto militare del Tempo”, questa torre conserva l’origina- cremonese Rocco cappellino che si data al 1554 rio ambiente al piano terra, ancora voltato a e che oggi si ammira custodito nell’Archivio Se- botte, dal quale si accede ad un secondo piano greto della Biblioteca Apostolica Vaticana.102

Porta UtzeriPianta della città 103

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Isola di san Pietro, Colonne - ph Ivan Sgualdini di Roberta GalloCARLOFORTE Rotta verso l’isola del tonno 105

IIl suono prolungato della sirena saluta l’arrivo Scorcio di Carloforte - ph Marco Corda a Carloforte. Unico centro abitato dell’Isola di San Pietro, nel Sulcis Iglesiente, a sud ovest del- denominati carlofortini in suo onore. I quali nel la Sardegna. Approdo affascinante in uno dei 1786, colmi di riconoscenza, gli dedicarono l’o- “Borghi più belli di Italia”. Un surreale pianeta dierna statua, in seguito, recisa del braccio de- di circa 6.200 abitanti a portata di traghetto - stro dagli umori rivoluzionari di un’isola che da dopo una breve traversata da Portovesme o Ca- sempre sente di appartenere solo a sé stessa. lasetta - assorto, profumato e luminoso. Carlo- Il caldo vento di scirocco ci guida lungo il corso forte si dipana attorno al porto con le sue case Tagliafico, in cui i ficus sempreverdi, prodighi a due piani, impreziosite da arcate e ballatoi nella loro imponenza, indicano a destra la stra- fioriti e tinte di colori pastello, dalle gradazioni da per il centro storico e a sinistra quella per liguri e accenni arabi, per stringersi in un grovi- il litorale. Confortati dal profumo dei ricordi, glio di viuzze, carruggi, a suggello di un’arcaica veniamo richiamati dall’arco di via Solferino, difesa della conquistata identità. quindi decidiamo di percorrere la scalinata che Rassicurante, al centro della piazza, ci accoglie attraversa la bianca arcata, racchiusa tra case Carlo Emanuele III di Savoia, prodigo anfitrio- costruite su rocce rigonfie. La zona del Castello ne che nel 1741 concesse questa terra ai primi ci conduce a viottoli intrisi di nostalgia, in cui si coloni pegliesi, cacciati dall’isola di Tabarka e avverte l’aria seducente dei tempi andati, quelli della condivisione, riveriti dai poggioli attigui e106 dal richiamo della cicalata in tabarchino. Suo-

Carloforte, Archiotto - ph Giovanni VerderosaMonumento Carlo Emanuele III di Savoia - ph Marco Corda Carloforte - ph Antonio Torchia 107

ni di un inflessibile dialetto, prova della tenacia Isola di san Pietro, La Bobba - ph Ivan Sgualdini carlofortina nel difendere la propria tradizione. Recuperiamo la strada del mare e attraversiamo borgo nella parte più alta e ospita tra gli oliva- l’animata via XX Settembre, in cui pullulano stri specie botaniche protette. È possibile scor- attività commerciali e artigianali su un selciato gere la palma nana, distinguere il balsamo re- che assorbe il vociare degli astanti, rafforzan- sinoso del pino d’Aleppo, quello aromatico del do la storica memoria del “U Pàize”. In poco lentischio e la fragranza intensa del rosmarino. tempo raggiungiamo piazza Pegli, che oltre il Capita di imbattersi in radure il cui panorama Monumento ai Caduti, ospita un allegro par- si perde nell’immensità del mare, e da queste è co giochi. Circondata dal canale delle Saline, più facile apprezzare le bellezze dell’isola. un tempo aperto alla raccolta del sale, la piaz- A dominare gli scorci sono le scogliere, mae- za si inebria dell’essenza del mare e coccola i stose come santuari, con pareti frastagliate che pescatori col loro pescato. Ammira incantata sprofondano nelle acque cristalline del Mar Me- i fenicotteri rosa, nella loro elegante danza di diterraneo. Quel mare che da sempre difende sostentamento, e osserva ghermita le evoluzioni e preserva l’isola di San Pietro. Le piccole, ma del gabbiano Reale. suggestive grotte, le molteplici insenature dalle L’aria salmastra si confonde con gli aromi della spiagge incontaminate, protette dall’impetuo- macchia Mediterranea che riveste l’incantevole so e affezionato vento di maestrale, e lidi dalla sabbia finissima, riparati dall’infuocato vento di scirocco. Partendo da nord, Taccarossa, ador-108

Carloforte, Punta Nera - ph Giovanni Verderosa sottilissima: la Bobba e Guidi. E lungo il tratto orientale, i lidi di Girin e del Giunco.nata dalla verde macchia, si arriva alla Punta, Riconosciuto nel 2004 come Comune onorarioda cui si intravvede l’Isola Piana. Proseguendo dalla provincia di Genova, in virtù dei legamiverso ovest ci si imbatte nella profonda incava- storici, economici e culturali, Carloforte ha datura di Cala Lunga e nell’incantevole Grotta sempre preservato se stesso; difeso e diffuso ledelle Oche ed ancora nella flessuosa insenatura sue origini e le sue ricchezze. Per questa ra-di Cala Vinagra. Poi è la volta di Cala Fico e il gione, da diverso tempo, presenta la rassegnasuo doppio sbocco che svela la trasparenza del enogastronomica mediterranea del Girotonno.fondale marino. Sorprendente il promontorio In quell’occasione il sovrano Carlo Emanueledi Capo Sandalo, sulla cui sommità si erge la III replica la sua generosità e per quattro gior-struttura del faro che dal 1864 vigila sugli in- ni l’anno - i primi di giugno - cede orgogliosostancabili naviganti. Andando avanti, verso la lo scettro a sua maestà il Tonno. E dal trono siparte meridionale, in cui iniziano ad intravve- gode uno spettacolo di tinte ed olezzi. Un ap-dersi alcuni tratti sabbiosi dell’isola, ritroviamo puntamento che si rinnova dal 2003 con cre-la Punta delle Colonne, privata di uno dei due scente successo, sulla scia dello slogan “Uomini,solenni faraglioni, abbattuto dalla violenza dei storie e sapori sulle rotte del tonno”, per officia-mari. Oltre questo fantastico scenario si affac- re il duro lavoro dei pescatori e i rituali legati adciano due tra le spiagge più frequentate perla limpidezza delle acque e la candida sabbia 109

una delle più antiche tonnare, l’unica ancora in La Mattanza - ph Antonio Torchia attività nel Mar Mediterraneo, ai vertici inter- nazionali della pesca del tonno di qualità con un campo di battaglia. Il fischio del Rais è il circa 3 mila esemplari catturati. preludio alla pesca che si rinnova con la ker- Emozionanti i racconti di un vecchio uomo di messe gastronomica - culturale, esaltandone il mare, che ricompone la rete dei ricordi e ripor- prodotto: il tonno rosso. Si è svolta quest’anno ta alle immagini antiche, ma sempre attuali, di la 14^ edizione in cui hanno partecipato i rap- un rituale preciso e rigoroso, affinato da secoli presentanti delle regioni che ancora intensifica- di attività: la mattanza. Atavico mistero del re- no la loro cultura e quella delle tonnare: Giap- golare passaggio dei tonni adulti, di corsa, che pone, Italia, Polonia, Russia, Svizzera e Perù, in primavera, attirati dal richiamo sessuale, mi- vincitori questi ultimi della manifestazione. grano a branchi lungo la costa dall’Oceano al In questa occasione è palpabile l’estro carloforti- Mediterraneo per riprodursi. Nuotano, secon- no, che coinvolge gli antichi carruggi, desiderosi do la tradizione, voltati a sinistra: la parte del di dare il loro contributo alla manifestazione e cuore, quella dell’amore. E la sacra devozione deliziare i visitatori di eccellenze agroalimentari del corridore dei mari per quelle acque traspa- e artigianali della Sardegna. renti combatte contro la ferocia del rito pagano La rassegna - organizzata dal Comune di Carlo- che le imbratta, inevitabilmente, di rosso. Come forte con l’agenzia di comunicazione Feedback di Palermo e supportata dalla Regione Sarde- gna - vede in gara i rappresentanti dei sei paesi110

a suon di casseruole, giudicati da giornalisti e Uno dei piatti preparati in occasione del Girotonnocritici del settore enogastronomico nel “Tunacompetition”. Presente anche una giuria popo- Piatti semplici e variegati perché i tabarchini in-lare, anch’essa impegnata nella degustazione segnano che del tonno non si butta via niente.delle ricette e nell’assegnazione di un premio. E non si sprecano nemmeno i giorni in quest’i-Sotto un cielo di note, le piazze brulicano di gu- sola fatta di sensazioni. Che non lasci neppuresto con i laboratori culinari, in cui gli chef sve- quando vai via.lano i segreti delle ricette dalle fragranze liguri,africane e sarde di un popolo prevalentemente Per le foto di pagina 107 e 109 si ringraziamediterraneo. Omaggio al re della cucina ta- Giancarlo Canavera - www.isoladisanpietro.orgbarchina con il “Tuna village”, in cui acquista- e per le foto di pagina 110 e 111 l’ufficio stampare un succulento ticket per il palato è doveroso, del Girotonno - www.girotonno.itsoprattutto se si tratta di assaggiare l’insalata dicous cous con tonno, il pasticcio o il tonno allacarlofortina. Tutto accompagnato da un buonbicchiere di vino o birra del “Wine tasting” del-le migliori produzioni enologiche sarde e di bir-re artigianali. 111

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Servizio fotografico Marcello Polastri di Marcello PolastriLA MINIERADI SAN LEONE Venti chilometri di gallerie sotterranee 113

Maramura - Pontile pesa Miniera114

LLe onde della spiaggia di Maramura accanto al Albergo minatori paese di Capoterra schiumano sui ruderi di un vecchio pontile. Sono quanto resta di una strut- rigi e già concessionaria della miniere sarde di tura lignea, un tempo collegata da un binario Gennamari e Ingurtosu, finanziò i progetti di lungo 16 chilometri, ai cantieri della miniera di Goüdin e lo nominò direttore. San Leone, tra i monti di Assemini. Fu un incarico che portò nella nostra isola gran- Ci troviamo nel Sulcis settentrionale. La minie- di innovazioni. Goüdin, con appositi bastimen- ra deve il nome all’ingegnere Lèon Goüdin, ori- ti, fece giungere agli stabilimenti siderurgici ginario di Tours, in Francia, proveniente da una della Francia i minerali per ricavarne ghisa e nobile famiglia. acciaio. Nel 1861 questo vero e proprio pioniere che Si innamorò ben presto della Sardegna, giran- studiò al liceo con Quintino Sella, scoprì in lo- dola in lungo e in largo, sia da ingegnere mine- calità “Cirifoddi” diversi giacimenti di ferro e rario che da archeologo. pensò a come poterli sfruttare al meglio. Due L’uomo visse a lungo, soprattutto nei mesi esti- anni dopo, la società Petin-Gaudet, titolare del vi, in una villa di Baccutinghinu, nella parte alta colosso societario “Des Forges”, con sede a Pa- di Capoterra, sul versante opposto degli im- pianti minerari, grazie ai quali poté accumulare un’immensa ricchezza. 115

Una delle gallerie Capannone della miniera116

FuniviaVillaggio 117

Si sposò con la nobildonna cagliaritana Teresa Interno della miniera Guirisi De Candia e godé di maggiore notorietà quando fece arrivare in terra sarda maestranze cubi, adagiati sul declivio collinare, ancora da toscane, piemontesi e francesi. I suoi minatori e bonificare. carpentieri sfruttarono le risorse di madre terra Il villaggio di San Leone è cresciuto a “bocca per guadagnarsi da vivere, lasciandosi dietro i di miniera”, in mezzo alla vegetazione, dove le segni indelebili di un’epopea che non tornerà. mucche al pascolo sono le uniche presenze vive Venti chilometri di gallerie sotterranee: alcune, che ci osservano mentre realizziamo questo re- soggette a crolli, si dipanano in quest’oasi che portage. occupa 270 mila metri quadri di superficie bo- Nella strada sterrata e polverosa, poco oltre schiva, a tratti interrotta bruscamente da cave a l’ingresso della miniera, troviamo una stazion- cielo aperto. cina ferroviaria, dalla quale, nella seconda metà Sotto di esse, sconfinate camere con imponenti dell’Ottocento, ebbe inizio il viaggio del primo pilastri di sostegno, ricavati nella roccia. convoglio ferroviario della Sardegna. La loco- Fanno parte del complesso minerario anche motiva era diretta al pontile per l’imbarco del le discariche di sterile per 3,5 milioni di metri minerale, nella spiaggia di Maramura dove, della sua epopea, i bagnanti poco o nulla sanno. Un giorno visitò la miniera anche Umberto di118

Savoia: con altri personaggi invitati da Goüdin. Albergo minatoriIl principe approfittò dell’occasione per conce-dersi una battuta di caccia. nell’immensa vallata e gorgoglia sui detriti perGli edifici dei minatori, i grandi palazzi in ce- poi sparire davanti a una chiesetta soffocata, inmento armato che accolsero i macchinari, lo parte, da un’alluvione.stabile con la scritta “magazzino”, la falegna- Una mucca vi accede barcollando e si accovac-meria, l’infermeria, sono oggi disabitati, pur cia dinnanzi all’altare imbrattato dal fango.presentandosi in buone condizioni strutturali. Ci troviamo in un paradiso verde che potrebbeSulla loro facciata si notano delle scritte (for- diventare per davvero una perla dell’archeolo-tunatamente poche), realizzate con la vernice gia industriale. Tuttavia, per la rinascita di que-spray da qualche writers di passaggio. sta miniera in chiave turistico-occupazionale,Il soffio del vento che smuove le porte e le fine- ci vorrebbe un miracolo. Chissà se San Leonestre malridotte fa riaffiorare nella nostra mentre approverà.le gesta degli uomini d’altri tempi.Dalla bocca d’una galleria che attraversa ilmonte Picci, un rivolo d’acqua scivola giù 119

Redazionale di Rachele Falchi ALBERGO DIFFUSO AQUAE SINIS.C’è un po’ di tutto. Le fioriture provenzali, le case basse, i colori dell’America Latina e il pro-Cfumo di finocchietto selvatico mediterraneo. rivivere due vecchie case di famiglia; il secondo era più una necessità, ovvero creare un’attivi- tà, alternativa e più longeva rispetto all’ediliza, Cabras e la penisola del Sinis sono una meta che fosse uno stimolo continuo ed arricchisse il irrinunciabile per scoprire storia e fascino della territorio del Sinis. Sardegna più ancestrale. Perseveranza e passione, questi gli ingredienti Per un perfetto giro del mondo in appena un che hanno spinto Pierluigi Mele a non arrender- week end, esiste un posticino unico e delizioso, si, neppure davanti a tre anni di rallentamenti un albergo diffuso, nel cuore del centro storico burocratici. Il tempo ha fortificato il lavoro di di Cabras, considerato dal Sunday Times una minuziosa ricerca morfologica delle rifiniture e delle più affascinanti strutture di questo parti- dei materiali, dei disegni storici, degli infissi, dei colare genere in Italia. È il Bike Hotel & Spa tessuti - affidati alle tessitrici di Samugheo - e “Aquae Sinis”, il risultato perfetto dell’opera dei colori delle abitazioni tipiche. L’operazione d’ingegno creativo dell’architetto cagliaritano di restauro è stata radicale ed impegnativa, ma Pierluigi Mele, originario di Cabras per parte volta alla valorizzazione del luogo e dei suoi ar- materna. tigiani. C’è tutta la forza di Cabras in ogni am- Due grandi desideri in principio: il primo, far biente di Aquae Sinis.120

San Giovanni di Sinis

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Un altro principio irrinunciabile, la sostenibili- prenotabile in esclusiva, si trovano in questo in-tà energetico - ambientale: le tre strutture che cantevole edificio.compongono l’albergo sono coibentate con il Puro godimento e relax, quindi, ma non solo:miglior sughero sardo e si auto sostentano ener- Aquae Sinis è un punto di riferimento interna-geticamente, grazie al solare termico. zionale per gli appassionati delle due ruote. ÈIl risultato è un gioiello: tre edifici perfettamen- senza dubbio il luogo ideale per chi ama le lun-te recuperati, Thermae - Mistras - Pontis. ghe pedalate, la natura selvaggia, sport e salute,Mistras e Pontis ospitano le camere (alcune do- ma allo stesso tempo non rinuncia al benessere,tate di vasca idromassaggio), oltre a giardini facendosi coccolare con un massaggio ritem-profumati e variopinti, disegnati da guru del prante nell’area Spa.paesaggio, a livello nazionale. A disposizione Cabras è l’Eldorado del cicloturismo: poco traf-degli ospiti, in questi ambienti troviamo una fico di automobili ed una rete agricola, con unasala meeting, una zona pranzo con barbecue, vastità sconfinata di piste ciclabili, che la rendo-all’esterno, bagno turco e piscina. no il luogo ideale per le vacanze su due ruote.Thermae, invece, è la struttura pricipale di La proposta vincente va ben oltre la spa, quin-Aquae Sinis: la reception, la sala colazioni e il di: Aquae Sinis possiede un parco bici completocentro benessere, dotato di sauna, bagno turco, con mountainbike adatte per percorsi su ster-piscina con idromassaggio e docce emozionali, rato, citybike per passeggiate rilassanti e bici 123

elettriche per i meno avvezzi. Oltre a mettere a nomia oppure accompagnati da guide esperte. disposizione un luogo sicuro per il ricovero delle A ciascun visitatore viene fornita una scheda biciclette dei clienti, una ciclofficina attrezzata e tecnica dei percorsi, scaricabile sullo smartpho- una lavanderia sempre a disposizione. ne, ed un gps. L’albergo, inoltre, offre assistenza Per essere ancora più completa ed efficiente nel- continua in caso di emergenza e può occuparsi la proposta turistica, Aquae Sinis ha aderito alla dell’organizzazione dei cestini, con prodotti lo- rete Shardana Bike Tours, che apre le porte ad cali e naturalmente bio, per la merenda sana e altre strutture ricettive della provincia di Orista- gustosa dei propri clienti. no, per proporre percorsi mozzafiato, da Bosa a La bellezza di questa piccola struttura è nella Cabras, per ciclisti più esigenti. Inoltre il soda- sua genuinità. Qui si vive tutto il sapore della lizio ha permesso di realizzare la prima Carta gente del luogo: un saluto quotidiano alla Si- del Cicloturista. gnora Bonaria o a Don Bruno, il parroco della Il territorio intorno a Cabras è vasto e tutto vicina cattedrale, o la frutta e verdura appena da esplorare; lo staff di Aquae Sinis ha quindi raccolte e comprate sull’uscio di un’abitazione realizzato ben sette percorsi naturalistici, con non lontana dall’albergo, rendono il soggiono differenti gradi di difficoltà, che possono essere all’Aquae Sinis un’esperienza che rigenera l’a- esplorati a piedi o in bicicletta, in totale auto- nima.124

LIVINGWELNESSRELAXTRADITIONSLANDSCAPESACTIVITIESAquae Sinis è un piccolo hotel di charme immerso nella cittadina di Cabras e si compone di trebellissime dimore seicentesche: Thermae, Mistras e Pontis.Tutte appartengono all’originario tessutourbanistico del paese, sono state rimesse in sesto nel pieno rispetto della struttura originale eriqualificate con eleganza e in base ai canoni della bioedilizia. Aquae Sinis, Albergo diffuso - Via C.Battisti, 44 - 09072 Cabras [OR] - Italy Tel: +39 0783 1856050 - Fax: +39 0783 392251 - Mob: +39 320 1831501 [email protected] - [email protected] www.aquaesinis.it

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di Fabio IsmanARBOREA Storia di una città di fondazione 127

IIn Italia, sono numerose le “città di fondazio- Centro urbano ne”, nate dal nulla per le emergenze più varie: in Sicilia nel XVI secolo, per inurbare i lati- 12 sono in Sardegna. Anche grazie a tre leggi, fondi; in Val di Noto, dopo il sisma del 1693; emanate dal 1923 al ‘24: due, sulla «bonifica in Calabria, dopo quello rovinoso del 1783; integrale», consentono finanziamenti nei con- in Sardegna, quando i Savoia popolano il neo sorzi fino all’87,5 per cento della spesa; la terza, acquisito feudo, nel 1720 permutato a malavo- è detta «del miliardo»: stanzia la cifra, ai tempi glia con la Sicilia che li aveva promossi re nel assai elevata, per fornire infrastrutture a un’area 1713, dopo il trattato di Utrecht: tra il 1738 e già allora dimenticata, con un piano decennale il 1824, creano Carloforte, Calasetta, La Mad- di opere pubbliche. dalena, Santa Teresa di Gallura e Villasimius. Così, sorgono la prima e l’ultima di queste nuo- Ma il fenomeno non è mai stato esteso e ca- ve città: Arborea, creata nel 1928 in provincia pillare quanto nel ventennio fascista: lo si deve di Oristano nel Campidano, e Fertilia, a Nord essenzialmente alle bonifiche, e comporta for- di Alghero, conclusa solo nel dopoguerra, dopo ti migrazioni. Nel 1940, Marcello Piacentini che l’Ente Ferrarese di colonizzazione non ave- scrive che si è costruito «quanto nessun altro va raggiunto gli scopi voluti, ed era stato sostitu- popolo, nello stesso periodo, ha neanche lon- ito nella bonifica dai profughi giuliani e dalmati. tanamente pensato di fare». Tra comuni e fra- Ma la storia di Arborea è tutta da raccontare, zioni, Antonio Pennacchi calcola 148 nuovi siti, per quanto è singolare e unica. Intanto, la città di cui tuttavia 16 incerti e quattro in Dalmazia; sorge come Mussolinia di Sardegna: destinata quasi a “vendicare” un analogo progetto, abor-128 tito in Sicilia. Perché la prima Mussolinia nasce

nel 1923, a Santo Pietro, una frazione di Cal- Parrocchia del Santissimo Redentoretagirone. Il duce va a inaugurarla, e le confe-risce il nome; ma poi, i lavori non proseguono Comune dal 1931. Però, da due anni esistevaper beghe interne, ed egli glielo revoca; anche un Villaggio omonimo, sprovvisto delle Case delper questo diceva: «Quando partecipo alla posa balilla e del fascio, realizzate appena nel 1935 edi una prima pietra sono generalmente grigio, ’36. È figlia di un’iniziativa della Sbs, Societàtemo che vi cresca l’erba prima che si posi la bonifiche sarde, e della grande diga sul Tirso,seconda». Inoltre, la Mussolinia sarda (mutuerà il maggior fiume dell’isola, iniziata nel 1917 eil nome dall’antico Giudicato nel 1944) all’ini- aperta nel 1923, dedicata a Santa Chiara. Perzio vive due fasi distinte: la prima, in cui il fa- crearne l’invaso, il Lago Omodeo, si sposta an-scismo e i suoi dettami edilizi sono abbastanza che la stupenda chiesa romanica di San Pietromarginali; e la seconda, in cui abbondano inve- a Zuri, una frazione di Ghilarza, dove Antonioce i suoi stilemi. In più, la sua fondazione non Gramsci visse 16 anni: era il paese della ma-è pubblica, ma si deve a un’iniziativa privata. dre. Alla base di Mussolinia/Arborea non c’èNella prima metà degli Anni 50, poi, altre co- un pubblico concorso; genera la piazza l’incro-struzioni, progettate da un ingegnere dalmata, cio di due strade, e la dominano la chiesa e laNino Cerlienco. scuola. La bonifica era iniziata da tempo, su 18La città si forma come una centuriazione roma- mila ettari della Piana di Terralba, tra il Gol-na, dove una società privata aveva iniziato una fo di Oristano e i quattro stagni interni tra cuibonifica già dal 1919; è Mussolinia dal 1930, e il Sassu, prosciugato nel 1934. Esistevano sette borgate; e per formare il nuovo centro abitato, si sceglie un terreno prossimo a quella di Ala 129

Birdis, circa 15 chilometri a Sud di Oristano. Lo con l’imponente Idrovora del Sassu, in cemento progetta Carlo Avanzini, ingegnere della Sbs; armato, del cagliaritano Flavio Scano: è den- siamo a meno di cinque chilometri dal mare; è sa di innovazioni ispirate al razionalismo e al destinato a un migliaio di anime. futurismo, un piccolo capolavoro del tempo la Essenzialmente è un quadrato, dove s’incro- cui altezza si staglia nella piana. Due torri di ciano corso Roma e via del Littorio, oggi Italia diversa altezza; fondamentale archetipo ne è da un lato, e Sardegna dall’altro; corso Roma l’edificio del 1926 di Erich Mendelsohn, per un è una strada provinciale, da Santa Giusta. Il grande magazzino di Stoccarda: nel corpo cen- quadrivio dà origine all’unica piazza della città, trale, le sue stesse finestre larghe e basse; ma in Santa Maria Ausiliatrice (ma era Vittorio Ema- quello più alto, accanto ai fasci, tre strette feri- nuele III): slargo sistemato a giardino e pedona- toie le ricordano: un’inflessione «severa e guer- lizzato, su cui si attestano i primi edifici pubbli- riera», con i caratteri tipografici che sono quel- ci. Il municipio a due piani, sul lato corto, con li tipici e spigolosi, d’allora. La macchina per le abitazioni del presidente e del direttore della prosciugare 2.300 ettari, undici milioni di metri società. Dal lato opposto, la chiesa di Cristo Re- cubi d’acqua, è alla fine di un canale costruito dentore, con un curioso campanile neomedie- apposta, lungo 11 km. La prima relazione tec- vale o neoliberty (pare il torrione di un castello) nica, 1931, prevede un edificio rustico, mura in che funge anche da serbatoio dell’acqua, del pietra; ma diventa la scenografica porta setten- milanese Giovanni Bianchi; al sommo, vi è la trionale delle terre bonificate: e il regime non parola «Resurgo», motto della nuova città. Poi, può lasciarsi sfuggire l’effetto propagandistico. a debita distanza e ispirato da criteri analoghi, Niente più, come scrive qualcuno, «case in stile il dopolavoro, sempre di Avanzini. Vi sono pure le scuole, la locanda, un immobile con i negozi. Lungo l’ex via del Littorio, invece, in sequenza l’ospedale, la caserma dei carabinieri (che erano Reali), il mercato, la sede della milizia, gli uffici della Sbs. Tutti di Avanzini, tranne quello della milizia che è del romano Giovan Battista Ceas. E a Ceas si deve la seconda parte della città, sorta dal 1934 al ‘35 e un po’ più a Ovest, con le Case del fascio e del balilla, che sono discreti esempi razionalisti; la prima, con la Torre lit- toria di 22 metri, di forma inconsueta (c’è chi dice: «Ispirata a Capri»), un arco a tutto sesto sulla cima più elevata. Il mulino e il silos sono vicini alla piazza centrale, alle spalle del munici- pio. I rosoni, le bifore, gli archetti pensili, i tetti sporgenti a falda, gli inserti policromi convivo- no con i volumi solidi e senza ornati della secon- da fase di costruzione della città. E, soprattutto,130

Edificio comunalePalazzo SBS 131

cinquecento o neoclassiche, o finti castelli mer- Idrovora Sassu - ph Gianfranco Sanna lati»: «Siamo figli del nostro tempo, e il futuro ci sollecita le narici», proclamava Telesio Inter- anche da di indagini ministeriali, senza danni landi, uno tra i campioni del peggior fascismo. per lei, scaturite da denunce e segnalazioni iso- Filari di eucalipti incorniciano i terreni coltivati: lane, tanto che cadono i proponimenti di esten- servono da frangivento, e le loro profonde radici dere l’esperienza anche altrove. Nel 1927, Pili è drenano l’umidità del terreno. sostituito; nel ‘33, Dolcetta si dimette; Arborea Ma perché due fasi di costruzione ad Arborea, passa all’Iri, nata nel 1933 e il cui fondatore, tanto dissimili e difformi? Perché ai gerarchi Alberto Beneduce, consiglia probabilmente sardi, all’inizio, non piaceva che Mussolinia fos- l’architetto Ceas. Nel 1935, il duce visita l’isola, se stata creata da una società privata. Tanto che e il cerchio si chiude. Benvenuti ad Arborea, già vari ostacoli si frapposero all’attività della Sbs: Mussolinia: città dal doppio nome (e il primo, proteste dei proprietari terrieri e il timore che la tanto roboante), e perfino dall’apparenza asso- società volesse impadronirsi delle parti meglio lutamente bipartita. Ora, i residui del fascismo, coltivabili. Il presidente della Sbs, Giulio Dol- soprattutto il mulino e il silos, ma anche le Case cetta, era più attento all’ambiente cagliaritano, del fascio e del balilla, reclamano manutenzio- in particolare al “federale” Paolo Pili, che agli ne, al pari di altre città di fondazione, basti pen- altri gerarchi sardi, tra cui specialmente Anto- sare a Fertilia. Sono un’eredità del passato; ma nio Putzolu, Lare Marghinotti e Giovanni Cao ormai acquisita al nostro patrimonio di storia e di San Marco, sponsor dei lavori pubblici sull’i- di cultura. sola come deputato a Roma. La Sbs è colpita Foto su concessione dell’Archivio Storico di Stato132

Cosmetici Naturali prodotti nel Parco Nazionale dell’Asinara Dalle piante della Sardegna, Ricerca scientifica e Cosmetici di qualità Località Cala Reale - Isola dell’Asinara

Panorama del paese - ph Nanni Pira di Piera Eleonora Porqueddu L’AFFASCINANTE MICROCOSMO DI GAVOINel cuore della Sardegna per scoprire, lontano dal mare, che esistono angoli di pace tra monti,Nfolta vegetazione e corsi d’acqua che gorgoglia- Gavoi risultava già popolato, e arrivano fino al Medioevo e alla dominazione aragonese. Del paese, che è quanto di più lontano dall’im- no tra le rocce. magine stereotipata della Sardegna, colpisce il Uno dei luoghi più incantevoli dell’interno centro storico, uno dei più curati e caratteristici dell’isola, che vale senza dubbio la pena visita- dell’intera isola. Le sue case in granito dalla ti- re, è Gavoi, piccolo centro del nuorese (conta pica architettura barbaricina, ben conservate e circa 2600 abitanti), incastonato nel cuore della con colorati balconi in legno, e il groviglio di Barbagia di Ollolai, immerso tra i boschi e il viuzze danno vita a veri e propri scorci da car- lago di Gusana. tolina. Il menhir Sa Perda Longa e le domus de janas di Uniai Il territorio circostante il paese, invece, è carat- e Istelathe, i diversi nuraghi, soprattutto quello terizzato da boschi fitti di lecci e castagni, ri- di Talaichè che conserva ancora intatta la carat- fugio di specie animali piuttosto rare tra cui il teristica copertura a tholos, e le tombe dei gi- nibbio reale, il falco pellegrino e il gatto selva- ganti disseminate nel territorio raccontano una tico. Questo paesaggio incontaminato, meta di storia antica le cui prime testimonianze risalgo- turisti alla riscoperta delle bellezze naturalisti- no all’epoca preistorica, quando il territorio di che sarde, fa da sfondo al lago di Gusana, uno134

Lago di Gusana - ph SieskoCentro storico - ph Siesko 135

Via Roma - ph Nanni Pira136 Festival letterario - L’Isola delle storie

Chiesa di San Gavino - ph Siesko 137

dei circa quaranta invasi artificiali dell’isola, e Interno Chiesa di Sant’Antioco - ph Gianfranca Lucchette alla sua imponente diga sul rio Taloro. Realizzata a cavallo tra 1950 e il 1960 su pro- anni, infatti, è divenuto meta fissa per gli amanti getto dell’ingegnere Aldo Maffei, nel novembre di pesca sportiva, canottaggio e windsurf. del 1961 produsse i primi watt di energia elet- Bellezze naturalistiche a parte, Gavoi spicca per trica. La diga, del tipo ad arco-cupola in calce- alcune produzioni tipiche locali tra cui l’orbace, struzzo, si staglia per oltre 80 metri di altezza, tessuto di lana tipico della Sardegna usato per conferendo alla zona un aspetto caratteristico confezionare abiti tradizionali, i coltelli, i tam- ma, tutto sommato, bene integrato nel paesag- buri (il tumbarinu è lo strumento musicale classi- gio circostante e con un buon impatto visivo. co gavoese) e, primo su tutti, il buonissimo (qui Il lago, che si estende alla base dell’altopiano il superlativo è d’obbligo!) formaggio pecorino granitico di Fonni, rappresenta invece una del- Fiore Sardo, marchio D.O.P. isolano. Delizia le maggiori attrazioni turistiche della Barbagia che ha ottenuto il prestigioso riconoscimento di non solo per quanto riguarda l’aspetto paesaggi- Presidio Slow Food e la cui produzione risali- stico ma anche per quello sportivo. Negli ultimi rebbe addirittura all’età nuragica. In ultimo, ma non certo per importanza, Gavoi138 vanta anche un’eccellenza in ambito culturale,

il Festival Letterario L’Isola delle storie. Dal 2004, Tumbarinu - ph Gianfranca Lucchettenel primo fine settimana di luglio, il paese vie-ne letteralmente invaso da un’orda di scrittori, dove a farla da protagonista è un’intera comuni-giornalisti, attori, lettori e volontari che per al- tà che sostiene l’evento con impegno ed entusia-cuni giorni animano le vie del paese. Una vera smo e apre letteralmente le porte delle propriee propria full immersion all’insegna di incontri abitazioni per accogliere ospiti e artisti.con gli autori, letture, dibattiti, laboratori e ap- Un evento, infine, che in questi anni è riuscitopuntamenti musicali che hanno fatto di questo nello straordinario intento di dirottare migliaiaevento, giunto quest’anno alla tredicesima edi- di curiosi e visitatori dalle zone più tipicamentezione, uno degli appuntamenti culturali più im- turistiche dell’isola al suo interno, alla scopertaportanti dell’isola, riconosciuto e apprezzato a di storie e genti, di posti vivi e veri con un fortelivello nazionale e internazionale. valore identitario.Un appuntamento che coinvolge totalmentequesto piccolo centro montano catapultando 139ospiti e visitatori in un’atmosfera quasi fiabesca

140

di Simonetta Angiolillo MOSAICIUna giornata in una ricca domus a Karales e a Nora Servizio fotografico Marco Corda Nora - Torre del Coltellazzo vista dall’area archeologica 141

ÈÈ una calda giornata estiva del III secolo d. C. Villa di Tigellio ma nella Casa degli Stucchi (attuale Villa di Ti- gellio) a Karales c’è un bel fresco: le mura, con secondo la preziosa testimonianza di Giovanni poche e piccole finestre, trattengono il caldo Spano che diresse gli scavi nel 1876: ma del mo- all’esterno; l’aria e la luce entrano dall’atrio sco- saico ora non resta altro. perto e si diffondono per tutta la domus che resta I clientes, che, come di consueto, vengono a dunque in una piacevole penombra, legger- rendere omaggio al padrone di casa, affolla- mente ventilata. L’idea di frescura è accentuata no l’atrio in attesa di essere ricevuti, godendo dal bel mosaico dell’impluvio che raccoglie le il fresco e ammirando il bel mosaico, eseguito acque piovane al centro dell’atrio: “pesci, frutti in modo realistico con sfoggio di vividi colori. di mare, uccelli, soliti a stazionare nello stagno Ma anche il tablino aperto sull’atrio, dove il vicino, ed anche una piccola barca, di cui resta dominus li riceverà, rallegra la vista con le sue intera la prora e buona parte del suo rematore”, pareti decorate da luminosi stucchi dorati, raf- figuranti membrature architettoniche, festoni di foglie, fiori e frutta, animali, figure umane. Una142

Villa di Tigelliorampa di scale conduce al piano superiore, dove Villa di Tigiello - emblematanon tutti sono ammessi; lì faceva bella mostraun altro mosaico, composto da una serie di otto alle terme, dove può lavarsi e fare esercizi gin-quadretti (emblemata) decorati da vivaci composi- nici, ma anche, nelle diverse sale a ciò destina-zioni di pesci, ricci, anatre, gallinacei intenti ad te, ascoltare musica o letture di poesie. Proprioabbeverarsi da un alto vaso in metallo dorato nell’isolato accanto a quello della sua abitazio-o a beccare frutti, caduti da un grosso cesto o ne si trova un edificio termale, di cui però nonpronti per essere cucinati. Purtroppo, sia degli conosciamo nulla, perché non è stato scavato.stucchi che di questi, mosaici restano solo alcuni Ma funzioni termali potrebbe aver avuto ancheframmenti nei magazzini. il vano rinvenuto nel 1792 in prossimità dellaEspletati gli obblighi sociali nei confronti dei chiesa della Annunziata e decorato con un mo-clientes, il nostro dominus è libero di dedicarsi alla saico eccezionale, per ampiezza di respiro, usocura del proprio corpo e dello spirito, recandosi del colore e qualità artistica, probabile opera di maestranze africane. Al centro, Orfeo, accom- pagnato solo da un corvo e da una volpe, suo- 143

Orfeo Orfeo Capriolo Cavallo Pavimento delle Terme di Bonaria Pavimento delle Terme di Bonaria na la lira, ammansendo con la sua musica sia zione a reticolato nella quale si alternavano ri- gli animali pacifici sia quelli più pericolosi che quadri con motivi floreali ad altri con mitiche si susseguono lungo i lati della stanza, senza il figure marine: nereidi a cavallo di tori marini, minimo segno di aggressività: un cinghiale, un centauri, eroti su delfini. leone, un bue, un cavallo, un altro leone, un ma- iale, un capriolo, un orso, un altro quadrupede, Anche a Nora, centro molto attivo e importan- un leopardo e un’antilope. Purtroppo di questo te, la vita degli abitanti è scandita in modo ana- capolavoro, tagliato in riquadri e spedito a To- logo, tra il ricevimento dei clientes e la visita alle rino, restano solo un disegno eseguito dal pitto- terme. Qui, più o meno nello stesso periodo, re Domenico Colombino nel 1803, prima della possiamo seguire il dominus della Casa dell’Atrio partenza per la capitale sabauda, e, al Museo Tetrastilo, un’ampia dimora riccamente decora- Archeologico di Torino, tre riquadri: uno con ta dalle rinomate maestranze africane. Egli pas- Orfeo, uno con la parte anteriore di un cavallo sa le sue notti in un vasto cubicolo che esibisce e uno con il capriolo. due mosaici, veri tappeti di pietra; geometrico Un altro piccolo edificio destinato ai bagni si con un motivo molto semplice ed essenziale, il trovava in regione Bonaria; di esso l’unico am- tappetino davanti al letto; ricco e colorato, con biente noto era pavimentato da una composi- un motivo complesso, il resto della stanza che144

Pavimento delle Terme di Bonaria Pavimento delle Terme di Bonaria Nora - Teatro 145

Nora - Casa dell’Atrio Tetrastilo, mosaico del cubicolo146

Nora - Mosaico della Casa dell’Atrio tetrastiloNora - Casa dell’Atrio tetrastilo 147

Nora - Mosaico della Casa dell’Atrio tetrastilo Nora - Casa dell’Atrio tetrastilo148

gode di maggiore visibilità. Al centro di questo Nora - Terme centralisecondo pavimento è un quadretto raffiguran-te una nereide a cavallo di un Tritone. Gli al- al tal punto che l’imperatore Marco Aurelio futri ambienti della casa mostrano tutti mosaici costretto a stabilire che almeno 230 giorni in una schema geometrico, caratterizzati da una ric- anno fossero dedicati al lavoro. Non è forse ca-chezza cromatica e da una qualità tecnica non suale che l’orchestra del teatro, all’interno di unusuali nella città. bordo in mosaico, presenti una pavimentazionePure il signore della Casa dell’Atrio Tetrastilo in lastre di marmo, cipollino e onice, provenien-dedica una parte rilevante del suo tempo al be- te dalla Grecia e dalla Mauretania, dunque piùnessere fisico e spirituale, prima alle terme, dove raffinato e più costoso del materiale, normal-lo accolgono vaste sale mosaicate con motivi ge- mente reperito sul posto, con cui venivano lavo-ometrici, e poi al teatro per assistere alle rappre- rate le tessere dei mosaici.sentazioni più in voga del tempo, soprattutto lepantomime. Gli spettacoli, compresi quelli tea- Immagini fotografiche su concessione del Ministero dei Beni e delletrali, avevano una grande importanza nel mon- Attività Culturali e del Turismo - Polo Museale della Sardegnado romano. I giorni a essi dedicati aumentarono 149

Redazionale di Elisabetta Poeta • Foto Enzo Cossu ACQUA S. LUCIA. PERFETTA DI NATURA.Le specialità della Sardegna le ritroviamo anche nelle sue sorgenti d’acqua. E quando la qualità Le l’attenzione ai dettagli riguardano una realtà sul terreno attorno alla fonte e, con una buona intuizione, porta l’acqua minerale sulle tavole dei sardi, quando ancora l’acqua in bottiglia è sarda, perché non raccontarla? da considerarsi un lusso. All’inizio del secolo sti- Espressione di una preziosa riserva naturale pula un contratto con la casa farmaceutica Car- dell’isola è l’azienda Acqua S. Lucia di Bonorva. lo Erba e successivamente avvia la produzione Una lunga tradizione di famiglia presente sulle di aranciata, chinotto e gazzosa. nostre tavole, a portata di mano, in un bicchiere In seguito la gestione passa in mano ai figli di d’acqua. Nove milioni di bottiglie vendute sul Negretti ed ancora oggi da vent’anni Miryam territorio in un anno, per un’acqua sia frizzante Caddia, erede di terza generazione, ne è l’am- che leggermente frizzante, molto apprezzata. ministratore: «La S. Lucia è classificata, in base La sorgente si trova nel territorio del Meilogu al residuo fisso, come acqua medio minerale; nella piana di Santa Lucia, a due passi da im- con i suoi 70mg è la più ricca di magnesio in portanti siti archeologici, quali la necropoli di Sardegna e, grazie ai suoi bicarbonati, ha anche Sant’Andrea e la fonte di Su Lumarzu a Rebeccu. proprietà digestive. La nostra acqua centenaria L’azienda è stata uno tra i primi esempi di im- con proprietà curative anticamente sgorgava bottigliamento di acqua minerale. Il fondatore è da una fonte posta sotto un recinto di pietre di Giulio Negretti, imprenditore comasco, trasfe- età prenuragica, all’interno del quale pare si ritosi a Bonorva. Nel 1895 crea lo stabilimento svolgessero le ordalie (forme di giudizio divino)150


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