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SardegnaImmaginareN9

Published by Sardegna Immaginare, 2019-02-19 05:45:59

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In basso al centro Cerimonia per la fondazione dell’Aeronautica Militare, 28 marzo 1959 Sotto Douglas A-4 Skyhawk della Us Navy SARDEGNAIMMAGINARE 101

Sotto Lockeed F-104 Starfighter, sullo sfondo un Alenia G 222, sul piazzale militare dell’aeroporto di Alghero per la manifestazione aerea del 28 settembre 1987 dall’Aeronautica militare coi Falcon 50 e 900, per pazienti che hanno necessità di raggiun- gere la penisola per cure mediche salvavita, l’attività “in divisa” è ripresa a pieno regime. Di certo il futuro di Fertilia non può prescin- dere dalla politica, in questi ultimi anni con- centrata in modo evidente sugli altri scali iso- lani. Il costante decremento dei passeggeri e la quasi totale assenza di pianificazione e di pro- getti di sviluppo infrastrutturale sono le più fulgide testimonianze del crescente disinteres- se delle istituzioni. Un vero peccato per un ae- roporto dove si è scritta una parte importante della storia d’Italia e che ha visto transitare nella sua pista e nei suoi piazzali presidenti e ministri della Repubblica, oltre a personalità di spicco in ambito internazionale. Per le fotografie presenti nell’articolo si ringrazia:il Comando del Distaccamento Aeroportuale A.M. di Alghero; lo Stato Maggiore Aeronautica Militare (Archivio Fotografico), Antonio F. Cossu per quelle appartenenti alla sua collezione privata e per quelle provenienti dalle collezioni: Azzena; Bacchini; Bergomi; Bruno; Canu; Deligios; Demontis; Gulli; Michelatti; Orsini; Passoni; Storaro. Le Frecce Tricolori all’aeroporto militar di Alghero - ph Gabriele Sardu L’aeroporto militare di Alghero è tornato al suo antico splendore. Sono ripresi gli approdi e i passaggi di velivoli che necessitano di assistenza o rifornimento. Com’è accaduto il 7 giugno scorso, quando la Pattuglia Acrobatica Nazio- nale e tutto il suo staff sono atterrati sulla pista 20. Uno dopo l’altro gli undici Mb339 (dieci più uno di appoggio) si sono diretti nel piazzale dello scalo militare catalano per ricevere il rifornimento di carburante, prima di ripartire per Murcia, in Spagna, dove la domenica successiva si è svolta l’esibizione. Gli equipaggi sono stati ricevuti dagli uomini del comandante, colonnello Bruno Mariani che ha curato ogni dettaglio per accogliere la pattuglia acrobatica più importante del mondo. Le Frecce Tricolori, infatti, sono le uniche a far esibire contemporaneamente nove velivoli in formazione più un solista. L’aeroporto militare di Alghero viene utilizzato, inoltre, per l’approdo dei voli ospedale, quando pazienti in imminen- te pericolo di vita hanno necessità di raggiungere gli ospedali della penisola in breve tempo. 102 SARDEGNAIMMAGINARE



VIAGGIO NEL GUSTO Il ristorante pizzeria Piazza Garibaldi, nel cuo- re di Porto Torres, ormai da quindici anni è uno dei fiori all’occhiello della città. MASSIMILIANO Risultato ottenuto grazie a Massimiliano Ci- lia, il titolare che è anche un pizzaiolo cono- sciuto soprattutto per la sua pizza ai ricci. La CILIA, LA NOTORIETÀ notorietà è arrivata dopo tanta gavetta e gra- DOPO UNA ILzie alla grande tenacia e alla voglia costante LUNGA GAVETTA di innovare. Inizia a fare il lavapiatti nel 1988, all’età di sedici anni, in un piccolo ristorante pizzeria della cittadina turritana dove scopre, per la prima volta, la passione per il cibo e la cucina testo di Chiara Porqueddu ma soprattutto per la pizza. Proprio in quel periodo apprende i primi ru- dimenti della cucina, si cimenta nei classici della ristorazione e inoltre impara i segreti 104 SARDEGNAIMMAGINARE

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della lievitazione e della lavorazione della movida turritana, è ideale per pranzi e cene pizza. Dopo alcuni anni da pizzaiolo e il ti- d’affari o per festeggiare le ricorrenze e i mo- rocinio, durante la leva militare, prende co- menti più importanti. raggio e decide di lavorare in proprio apren- Il menù di Cilia è basato su una sua interpre- do il suo primo locale con posti a sedere, il tazione della cucina tradizionale sarda, sia di Windsurf. È qui che inizia il suo vero viaggio mare sia di terra, che proprone in abbina- nel mondo della ristorazione e crea la pizza mento a vini della fornita cantina di eccellen- ai ricci che diverrà il suo cavallo di battaglia ze locali e nazionali. Vero punto di forza del e lo porterà a vincere diversi premi interna- Piazza Garibaldi è l’attenzione in tema di in- zionali. tolleranze alimentari. Sono i benvenuti tutti Un cambiamento fondamentale, di certo il gli ospiti con intolleranze al glutine e al latto- più importante, avviene nel 2003 quando sio ed è curata la filiera dei prodotti utilizzati, apre il locale Piazza Garibaldi, un ristorante la farina in primis. pizzeria con più di trecento coperti. Una Cilia ha raggiunto l’importantissimo tra- scommessa (ampiamente vinta) che, anno guardo dei tre milioni di pizze preparate: è dopo anno, gli porterà grandi soddisfazioni. come se, in quinidici anni di attività al Piazza Il nuovo ristorante, una struttura curata nei Garibaldi, avesse preparato due pizze per ogni dettagli situata nella principale piazza della sardo. 106 SARDEGNAIMMAGINARE

LE SPECIALITÀ DEL PIAZZA GARIBALDI 107 Pennette al cartoccio: pasta corta condita con cozze, vongole, scampi e gamberi, servita dentro la carta stagnola a forma di cigno. Pizza ai ricci: preparata all’insegna della semplicità. Farina tipo 00, acqua, sale grosso e lievito di birra; inoltre sul banco, durante la lavorazione, viene stesa una spolverata di semola rima- cinata che conferisce all’impasto un gusto e un profumo caratteristici. Prima di essere cotta nel forno a legna, la pizza viene farcita con un’ottima passata di pomodoro e la mozzarella e, tocco finale a cottura ultimata, l’ingrediente principale: la polpa dei ricci di mare utilizzata a crudo. RISTORANTE PIZZERIA STEACK HOUSE PIAZZA GARIBALDI Porto Torres, piazza Garibaldi Tel. +39 079 501570 www.piazzagaribaldiportotorres.it SARDEGNAIMMAGINARE

BORGHI MAGICI DIL ISCILHENERZEIMO UINLETIMO A PASSEGGIO TRA I VICOLI DI UNO DEI COMUNI PIÙ PICCOLI DELLA SARDEGNA testo di Simone Giuliani • foto di Mauro Sanna Il monte Cuccuruddu lo culla tra le sue braccia e sembra quasi lo voglia proteggere, isolare dal resto del mondo. Il bosco di Tippiri, che si stende ai suoi piedi, lo rende intrigante e ne conserva geloso la storia. La quiete, il si- lenzio e la pace sono il suo biglietto da visi- ILta. Benvenuti a Cheremule, paese nel cuore del Meilogu che da anni combatte contro il fenomeno dello spopolamento. Si trova nel nord dell’isola, a circa quaranta chilometri da Sassari, in una delle regioni storiche della Sardegna. È facile lasciarsi rapire dal fasci- no del centro storico dove si può ammirare il ciottolato antico delle strade, intrecciate in un piccolo grande labirinto. I murales visibili in ordine sparso nelle piazze o nelle vie par- lano di vita quotidiana d’altri tempi: ritrag- gono donne con l’abito tradizionale, scene di caccia, di ferratura dei cavalli o di travasi del vino. Le sere d’inverno sono silenziose e pia- 108 SARDEGNAIMMAGINARE

In alto a sinistra Chiesa di Santa Croce Sotto a sinistra murales realizzato da Pina Monne, è raffigurata una donna che indossa il costume tradizionale di Cheremule In alto a destra Chiesa di San Gabriele Arcangelo Sotto Due murales realizzati da Pina Monne. Il primo raffigura un mestiere antico ovvero la ferratura dei cavalli, il secondo raffigura una delle centenarie vissute a Cheremule cevolmente fredde. Se si alza lo sguardo sui tetti si ha la certezza di scorgere comignoli fu- manti e in ogni finestra c’è una piccola luce: la sensazione è di stare dentro un presepe. Il passare delle ore è scandito dal suono delle campane, proprio come accadeva un tempo in tanti paesi della Sardegna. Le due chiese sono quella di San Gabriele Arcangelo, situata nella piazza centrale e intestata al patrono, e quella di Santa Croce, più piccola ma d’im- portanza vitale per il paese. È infatti la sede dell’omonima Confraternita, che custodisce, salvaguarda e tramanda le paraliturgie e i riti che si svolgono durante la Settimana Santa, vera pietra miliare del patrimonio culturale cheremulese. La gente è ancora molto legata alle tradizio- ni che sono sentite e rispettate, la quiete del paese è rotta solo dalle feste, religiose e non, che si svolgono durante l’intero anno e che

Parco dei Peteoglifi nella necropoli di Museddu mettono in luce la capacità di unione di tutti gli abitanti, mobilitati all’unisono per questi singoli eventi. Cheremule in festa è uno di essi. Si tratta di una sagra che si svolge general- mente all’inizio della primavera e rappresen- ta uno dei rari appuntamenti per degustare prodotti tipici locali: i tradizionali biscotti, la salsiccia, preparata con l’antica ricetta che- remulese, e i vini, serviti direttamente nelle cantine sparse nel centro storico e aperte al pubblico per l’occasione. L’ospitalità riserva- ta e la possibilità di passare una serata all’in- segna della spensieratezza e della genuinità attirano ogni anno centinaia di persone da tutta l’isola. La vetrina più importante per Cheremule è però ormai da tempo il Parco dei Petroglifi che sorge nell’area archeologica nella località di Museddu e comprende una necro- poli formata da diciotto tombe ipogeiche del tipo domus de janas. La bellezza incontrastata di quest’area immersa nella natura selvaggia non ha lasciato indifferenti gli organizzatori del Time in Jazz che, da anni, durante la sta- gione estiva, programmano proprio in que- sto parco una tappa della rassegna musicale la cui direzione artistica è affidata al grande trombettista Paolo Fresu. 110

sardegna mirto in festival 4° FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL MIRTO OLBIA, 17-20 AGOSTO 2018 [email protected] • www.mirtofestival.it

BORGHI MAGICI SERRI, NURRI E ORROLI, LA TERRA DEL VENTO testo e foto di Laura Fois D«Dalle mie parti c’è sempre stato vento. Vento possente e intrigante. Vento che fruga e che rende impazienti. Vento che sembra salire da un lontanissimo mare... Ma se la tua faccia non ha mai preso schiaf- fi sull’altipiano di Nurri, non puoi capirmi». Con queste parole di Christian Mannu, nel libro Maria di Ìsili, premio Calvino 2015, inizia un viaggio in un mondo che tanti dicono sia la vera Sardegna. Si chiama Sarcidano, la regione storica dell’entroterra sardo più verde e silenziosa dell’isola. Qui parla il vento. Sono rari gli incontri con gli abitanti di questo luogo, caratterizzato da un paesaggio molto vario, incastonato tra le colline mioceniche della Trexenta e della Marmilla da un lato, e i rilievi della Barbagia dall’altro. Dalle alture del Sar- cidano si scorge anche il monte dei Sette Fratelli, nel cagliaritano e, quando il cielo è nitido, il lontanissimo mare. Sembra un regno il Sarcidano, da quanto si estende e si riesce a contemplare dalle sue vette più alte, custodi di una storia iniziata millenni or sono. Le te- stimonianze archeologiche più salienti sono il santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri e il nuraghe Arrubiu a Orroli, luogo dai quali si ammira un panorama difficile da dimenticare. Serri, Nurri e Orroli sono le mete da visitare, in quest’ordine, se si vuole conoscere uno spaccato di Sardegna autentica. Nel loro ter- ritorio l’agricoltura e la pastorizia sono ancora le risorse principa- li; non mancano cantine di vino biodinamico che esportano sino in Giappone e cooperative che valorizzano e curano i complessi arche- ologici. Un esempio di tale collaborazione tra organizzazioni locali è rappresentato dal GOStour (GOS sta per Goni, Orroli e Serri), un circuito in cui sono inseriti i siti che è possibile visitare (oltre al San- 112 SARDEGNAIMMAGINARE

tuario di Santa Vittoria e al nuraghe Arrubiu, Sopra In battello sul lago il parco archeologico di Goni con domus de Flumendosa janas e menhir) con un biglietto unico a un co- (ph Ivan Sgualdini) sto vantaggioso. Da Nurri si prende invece il battello per una gita fuori porta, dal sapo- Al centro in alto re ottocentesco, sul lago Flumendosa. Ci si Panoramica su Serri imbarca dal centro nautico dell’hotel Istellas e si ammira un canyon che si insinua tra bel- Al centro in basso lezze naturalistiche che raccontano la storia. Santuario di Santa Il Flumendosa, infatti, era navigabile già in Vittoria epoca nuragica. Una giornata non basta per entrare in con- tatto con le tradizioni di questi paesi. In pochi comprano il pane perché, come da tradizione, si fa in casa. Si chiama a omu axiu il pane fatto a mano, lasciato lievitare vicino al fuoco. Sarà questo uno degli ingredienti della dieta dei centenari che vivono in queste zone scarsamente popolate? A Orroli, le cui case sono gioielli di pietra, li si incontra sedu- ti a prendere il fresco tra le viuzze del piccolo centro. Serri, da sempre, è una terra di pri- mati per la politica: ha avuto il sindaco più giovane d’Italia nel 2007, quando Samuele Gaviano aveva solo ventiquattro anni. Oggi è al suo terzo mandato. L’ultimo insedia- SARDEGNAIMMAGINARE 113

A fianco Capanna del villaggio mento del Consiglio comunale si è tenuto nella sala delle assemblee federali, in quello che era il parlamento delle comunità nuragiche della Giara di Serri, all’interno del Santuario di Santa Vittoria. Este- so per tre ettari, è uno dei più celebri santuari della Sardegna, in cui è possibile leggere le testimonianze dell’evolversi della civiltà nuragica. Gli scavi hanno restituito la maggior parte dei bronzetti custoditi in diversi musei archeologici sardi. E ancora: un protonuraghe, un nu- raghe polilobato, il pozzo sacro dedicato al culto delle acque, la via sacra che collegava i diversi templi, il recinto delle feste, ovvero il cen- tro socio-economico della società del tempo, dedita al commercio, e un villaggio composto da varie capanne. Qui vivevano e arrivavano, in pellegrinaggio, i primi Sardi; vi accorrevano soprattutto i rappresen- tanti principali dei villaggi che governavano le zone limitrofe, i quali sancivano alleanze militari suggellate da sacre cerimonie con sacrifici animali. Il Santuario, che aveva una evidente funzione politica, è stato utilizzato anche in epoca romana, bizantina e pisana. In età cristiana ha mantenuto una destinazione sacra: ne è testimonianza la bianca chiesetta, dedicata a Santa Vittoria, edificata a strapiombo sulla Giara di Serri, da cui domina un vasto e quasi fatato orizzonte. IL NURAGHE ARRUBIU Si scava di continuo e con metodologie all’avanguardia nel nuraghe Arrubiu, fra i più maestosi complessi megalitici della Sardegna e di tutto l’occidente europeo. Detto anche nuraghe rosso, per la presenza di licheni, copre un’area di 5000 metri quadri e chi ci viveva deteneva il potere economico e il controllo di una zona molto estesa. Qui è stato rinvenuto il pane più antico della Sardegna, e altri resti di derrate alimentari. I nostri antenati, infatti, sapevano coltivare i cereali e conoscevano vino e birra. Nel 2011 gli scavi hanno riportato alla luce una spada rinvenuta all’interno della tomba dei giganti, a pochi metri dal nura- ghe. La caratteristica peculiare del sito è la torre centrale, in origine alta ventisette metri, di cui oggi ne rimangono quindici. Tutt’attorno, si concentravano ventuno torri più due silos, contenitori di cereali. Una curiosità: un silos conteneva sino a 159 quintali di cereali, che potevano sfamare circa duecento persone. All’interno si apprezzano inoltre strutture in pietra perfettamente conservate nonostante l’azio- ne incessante del vento e delle piogge. DOVE MANGIARE: AGRITURISMO VILLAGGIO SANTA VITTORIA Situato sull’altipiano della Giara di Serri e adiacente al Santuario nuragico di Santa Vittoria, propone piatti tipici e squisiti dell’antica tradizione agropastorale. Località Santa Vittoria, Serri. Tel. +39 0782 806048 114 SARDEGNAIMMAGINARE

Nella stagione estiva, si può optare per un drink serale o cenare nella cornice di una splendida terrazza, con vista sulla piscina, immersa nel verde del giardino all’italiana, lontano dal traffico cittadino ma con una vista sul golfo dell’Asinara, tranquillità e serenità per una piacevole cena a lume di candela. Per info e prenotazioni: 345 8339019 - 349 5775906 • Porto Torres, Strada Consortile 5 115 [email protected]•ARDwEGwNAwIM.MvAilGlIaNAnREocesalaricevimenti.it

PROTAGONISTI ALBERTO CALVI: «HO VISSUTO LA STORIA IN DIRETTA» APPUNTI DI UNO DEGLI INVIATI DI GUERRA PIÙ NOTI D’ITALIA testo di Piera Eleonora Porqueddu Sardegna e mio padre se ne occupò a lun- go, mentre io, ancora ragazzino, lo seguivo CColonne di fumo nero, denso e minaccioso, e osservavo, curioso, lui e il suo operatore di che si stagliano verso il cielo da uno dei tan- ripresa da cui ho iniziato ad apprendere i se- ti pozzi di petrolio, oltre seicento quelli del greti del mestiere». Kuwait, dati alle fiamme durante la Prima È in quegli anni, nell’interno dell’isola, che Guerra del Golfo. Sembra quasi di poterne incontra Giuseppe Muscau, pastore latitan- sentire l’odore, insopportabile e acre, attra- te, ricercato per il rapimento e l’omicidio di verso lo schermo del computer. un possidente locale ma assolto, dopo otto «Erano le 10 del mattino, ma pareva già not- lunghi anni di processo, per non avere com- te» racconta Alberto Calvi commentando i messo il fatto. fotogrammi di quel paesaggio spettrale che «È stato quell’uomo – racconta Calvi – a scorrono sullo schermo, immagini che lui insegnarmi come sopravvivere in situazioni stesso ha girato. estreme e i suoi consigli mi sono tornati utili Inizia così, in un modo inaspettato, l’incon- in più occasioni durante i miei 1003 giorni di tro con quello che è, indiscutibilmente, uno guerra, anzi mi hanno letteralmente salvato dei cineoperatori di guerra più prolifici e noti la pelle». in Italia. Una vita trascorsa a raccontare la storia, ri- In Rai fin dal 1979, come operatore prima e prendendo con la telecamera avvenimenti poi anche giornalista, Calvi inizia a “respira- cruciali e dolorosi dall’Iraq, dove si trovava re giornalismo” fin da piccolo. Figlio di Ser- nel 2003 quando vi fu la strage di Nassirya, gio Calvi, fondatore della sede Rai di Sassari all’Afghanistan, dalla Bosnia al Kosovo, pas- nel 1966 e vicepresidente de “La Stampa” sando per la Somalia. dieci anni dopo, affianca il padre in diverse occasioni. «Erano gli anni del banditismo in 116 SARDEGNAIMMAGINARE

Quando inizia la sua carriera di invia- no nel deserto, volevano solo consegnar- to di guerra e cosa ricorda della sua si nella speranza di ricevere cibo e acqua. prima missione? «Erano gli anni della Prima Guerra del Gol- E a proposito di paura, come ci si con- fo, il 1991 per la precisione, e avevo venti- vive? cinque anni quando sono partito, come «La paura è fondamentale per la sopravvi- operatore per il TG3, assieme all’inviato di venza, devi augurarti di provarla sempre per- guerra Filippo Landi. L’episodio indelebile ché ti salva la vita» dice lapidario. di quella missione, è la cattura di venticin- E riprende a far scorrere sullo schermo del que soldati iracheni, li ho catturati armato pc altre immagini di guerra. I suoi filmati solo della mia telecamera». Le immagini hanno accompagnato tutta l’intervista, rac- dell’accaduto furono un vero e proprio scoop, contando di terre martoriate da conflitti ma il filmato fu mandato in onda dall’emittente anche di lui e del suo lavoro. Perché Calvi statunitense CNN e l’episodio resta impresso non è uomo di molte parole e complimenti, è nella storia della televisione mondiale. Quel conciso, a tratti appare ruvido ma, oltre l’ap- giorno Calvi e Landi decisero di addentrar- parenza, il suo sguardo tradisce momenti di si nel deserto del Kuwait e si imbatterono emozione sincera, come quando parla della in un gruppo di soldati iracheni, affamati e collega Ilaria Alpi. assetati, che si arrese scambiando la teleca- È il 20 marzo 1994 quando la Alpi e l’ope- mera per un mitragliatore. Passato il primo ratore Miran Hrovatin vengono uccisi a Mo- momento di paura Calvi si rese subito con- gadiscio da un commando di sette persone. to che quegli uomini non avevano brutte Sono passati ventiquattro anni tra processi, intenzioni ma, stremati da giorni di digiu- commissioni parlamentari, inchieste giorna- SARDEGNAIMMAGINARE 117

listiche, insabbiamenti e la carcerazione di Lavoro a parte, quali altre passioni coltiva? un innocente ma ancora non è stato indivi- «Amo fotografia, archeologia e natura, passioni facilmente coltiva- duato il mandante dell’omicidio. bili in una terra come la nostra, ricca di bellezze naturalistiche e siti «La Somalia è il luogo a cui sono maggior- archeologici straordinari ma, purtroppo, ancora troppo poco valoriz- mente legato, non potrebbe essere altrimen- zati». Interessi che sono sfociati nella collaborazione a trasmissioni ti. Lì ho trascorso duecento lunghi giorni quali Bellitalia e nella realizzazione di documentari. Tra tutti merita accanto a Ilaria, abbiamo lavorato insieme senza dubbio menzione un suo lavoro sui Candelieri, simbolo della e io non mi do pace perché ancora devono città di Sassari, girato nel 1999. Realizzato per sciogliere un voto alla fare chiarezza su questo omicidio che è sta- Madonna, si tratta di un documentario particolare e unico: le riprese, to voluto e commissionato da qualcuno» e, infatti, sono durate un intero anno e raccontano i Candelieri in ogni ancora, sullo schermo scorrono le immagini loro sfaccettatura seguendone ogni fase, dalla preparazione alla festa che lo ritraggono con la collega al lavoro, in che viene celebrata il 14 agosto. Un lavoro che costituisce un unicum pausa, assieme a giornalisti di altre testate, e che il giornalista sarebbe ben contento di donare alla propria città. durante un lontano Natale... e lo sguardo di Alla conclusiva domanda di rito sui suoi progetti futuri Calvi risponde Calvi si intristisce. conciso: «Sono fortemente convinto della necessità di un federalismo «Ero sempre io a occuparmi della sicurezza interno, per il buon governo dell’isola, e confesso che mi piacerebbe e proprio quella volta non ero lì ma in Italia, tornare a occuparmi attivamente di politica» per poi chiudere con bloccato a causa di una questione burocrati- una frase che lo rappresenta meglio di mille parole: «Comunque una ca legata a un visto sul passaporto. Non ero cosa è certa, se la mia attuale condizione fosse diversa io ora sarei in con lei, proprio quando ci sarei dovuto esse- Siria». re». Se ne fa un cruccio Calvi e non nascon- de che con questo senso di colpa ha dovuto fare i conti per molto tempo. «Voglio solo che la verità venga finalmente a galla e che chi è colpevole paghi». È per questo che nel 2015, assieme ad altri colleghi, realizza la docufiction Rai Ilaria Alpi- l’ultimo viaggio diretta da Claudio Canepari. Si tratta di un lavoro che, attraverso l’analisi e lo studio di documenti fino a quel momen- to secretati, ma anche interviste ad amici, colleghi e testimoni diretti, ricostruisce i mesi della giornalista in Somalia. Un lavoro minu- zioso che ha portato alla riapertura del caso. Dopo un’esperienza tanto forte Calvi prende le distanze da un lavoro e un mondo che, ine- vitabilmente, gli ricordano quanto accaduto. Non è un caso che dal 1995 si sia dedicato a una parentesi politica, durata cinque anni, che lo ha visto Presidente del Consiglio pro- vinciale di Sassari. Come mai proprio la politica? «Ho scelto di fare politica per tenere fede a una promessa fatta a mio nonno, avvocato, che per me è sempre stato un esempio. In realtà io avrei voluto seguire le sue orme, il giornalismo non era nei miei pensieri... e in- vece eccomi qui». 118 SARDEGNAIMMAGINARE

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PROTAGONISTI 120 SARDEGNAIMMAGINARE

FRANCA MASU E IL CANTO DEL CUORE L’ARTISTA CATALANA RIPERCORRE LE TAPPE PRINCIPALI DELLA SUA FORTUNATA CARRIERA Ptesto di Simona Desole foto di Marina Spironetti Per capire da dove nasce l’arte di Franca Masu bisogna restare seduti davanti al mare della sua Alghero, in silenzio, la- sciando che la mente fluttui insieme alle onde che vanno e vengono in un moto perpetuo, restituendo una sensazione di instabilità, un malinconico e allo stesso tempo piacevole sentirsi in bilico, in attesa di qualcosa di indefinito. La cantante algherese è senza dubbio la più illustre e celebrata esponente della cultura e della lingua della sua città, una variante del catalano, scelta agli esordi della sua carriera come cifra espressiva privilegiata. «Lingua delle viscere» l’ha definita, per la capacità di trasformare in parole le sue emozioni di donna e artista del Mediterraneo, una lingua con la quale si dona nella propria autenticità e che, da autodidatta, l’ha portata lontano, oltre il mare, sui palchi più prestigiosi di tutto il mondo. È la forza del suo canto, la forza di una voce intensa, drammatica, passionale, ma dotata anche di delicatezza, che è per lei un dono del Cielo, capace di travalicare i confini territoriali e linguistici per arrivare laddove non c’è bisogno di traduzioni: nell’anima di chi la ascolta. Com’è nata l’idea di fare del canto una professione? Canto da quando sono nata ma non avrei mai pensato di farne un lavoro. L’idea è venuta a mio marito negli anni No- vanta. All’epoca ero un’insegnante di liceo e per me la vita era quella. Un giorno proprio lui mi disse una cosa bellissima: «Franca, adesso basta cantare solo per me, devi cantare per il mondo». Lui è il mio primo fan e tuttora ai miei concerti si emoziona. Da quel momento ci siamo impegnati per creare un progetto serio e credibile. Tutto è nato nel 1995, dopo due concerti al Teatro Civico di Alghero con ospite d’onore il grande clarinettista americano Tony Scott. Fu tanto forte quell’esperienza, così sincero l’entusiasmo che mi infuse quell’uomo, che decisi di iscrivermi ai seminari jazz di Paolo Fresu a Nuoro. L’anno dopo cominciai a dare vita al progetto algherese. Quale è stata la chiave del suo successo immediato? Sicuramente la scoperta della ricchezza linguistica del catalano di Alghero e la scelta di un prodotto artistico di spessore indirizzato soprattutto al pubblico di dieci milioni di catalani parlanti al di là del mare sardo. Fu mio marito a recarsi in Catalogna con alcune demo che già facevano intuire le sonorità che avrei adottato. Trovammo la porta spalancata, perché in Catalogna mancava una proposta musicale fresca e nuova. Il mondo del loro cantautorato era ricco ma fermo a ca- noni superati. Per questo fui accolta con entusiasmo. Ci fu la svolta dopo l’incontro con il produttore statunitense Mark Harris che decise di produrre il mio primo disco, El meu viatge, pubblicato nel 2000. Lei è anche autrice dei suoi brani. Come nascono le sue canzoni? Arrivano da sole, quando meno me lo aspetto. Solitamente arriva prima la melodia che registro subito sul mio telefono. A volte sono melodie intere, dotate di una struttura e di una logica. Poi è la volta del testo, direttamente nella lingua SARDEGNAIMMAGINARE 121

algherese, che ormai è dentro di me. Quando le parole dell’algherese non mi bastano più, attingo alla lingua madre, il catalano, perché, come diceva la grande cantante portoghese di fado Amalia Rodrigues: «Se le parole non suonano bene, non le canto». Cerco di utilizzare una lingua elevata, con suoni piacevoli, come gesto d’amore per la musica e per chi mi ascolterà. Le canzoni parlano della mia quotidianità, della sensazione che provo nella mia Alghero: una perenne attesa che si traduce in una dimensione onirica in cui immagino che il mare possa portare via con le sue onde le cose brutte. Nei miei testi ricorrono le parole sogno, lontananza, assenza, silenzio che però non hanno mai una connotazione negativa. Oltre al catalano, lei canta in nume- rose altre lingue e ha sperimentato generi diversi, ottenendo sempre un grande successo. Ho la fortuna di avere una grande fantasia linguistica e trovo facile cantare nelle altre lingue romanze. Per esempio, quando mi hanno scritturato per un grande musical a Torino sulla vita di Amalia Rodrigues ho imparato velocemente a cantare in por- toghese e sono stata accompagnata dagli ultimi chitarristi che la Rodrigues ebbe. È stato bellissimo ricevere i loro complimenti per la mia pronuncia. Ho anche inciso un disco di tango argentino, Hoy como ayer, con alcuni grandi capolavori di Astor Piazzol- la. Il cd è stato pubblicato anche in Argen- tina, dove la gente si è stupita perché sono riuscita a entrare nel vissuto del tango. La mia forza è quella di essere un’artista permeabile. L’importante, quando si ap- procciano le musiche di altri Paesi, è non limitarsi a farne una caricatura, ma farle proprie. Quali sono i suoi progetti futuri? Sto organizzando per settembre un festi- val che curo ormai da qualche anno qui ad Alghero. Si chiama Més a prop, che in algherese significa più vicino, e quest’anno sarà dedicato interamente alle donne. L’obiettivo è quello di tornare ad abitare i luoghi più intimi di questa bellissima città con la musica, la poesia e l’ arte. Gli artisti saranno così vicini al pubblico che in molti casi si potrà interagire con loro e vivere a pieno l’emozione delle loro arti. Inoltre sto preparando un nuovo album per il quale ho già scritto i testi e che sarà pubblicato a cavallo tra il 2018 e il 2019. Sono quasi tutti brani nuovi e mi piacerebbe che avessero un suono moderno, con l’utilizzo della chitarra elettrica e della batteria e una sezione ritmica ben definita. Per questo cd sto lavorando con giovani e bravissimi artisti come la pianista siciliana Sade Mangiarancina e il chitarrista genovese Luca Falomi, naturalmente con la direzione musicale e artistica del contrabbassista Salvatore Maltana, mio compagno di viaggio dal 1994. Un sogno nel cassetto? Mi piacerebbe realizzare un progetto sinfonico, magari con un’orchestra sarda, ma so che ci vogliono moltissimi soldi. Mai dire mai, come dice mio marito: «L’importante è avere l’idea, i soldi poi arrivano». 122 SARDEGNAIMMAGINARE



METE E PAESAGGI 124 SARDEGNAIMMAGINARE

IDDMEI CLAFAGAPRIOCOICBAACGCLIOIARI LA SOMMITÀ DEL GIGANTE CHE DORME DOMINATA DALLA CELEBRE LANTERNA testo di Eleonora D’Angelo • foto di Gabriele Doppiu SARDEGNAIMMAGINARE 125

DDelle sette meraviglie del mondo antico due erano fari. Il Faro di Alessan- dria e il Colosso di Rodi indicavano la terra ai navigatori, proprio come ora, con sistemi moderni, il faro di Capo Caccia illumina la Riviera del Corallo. Fu inaugurato nel 1864, durante il secolo della farologia, quando l’unità d’Italia diede il via alle prime opere di segnaletica navale. Costruito in contemporanea a quello di Capo Sandalo, a sud, nel territorio di Carlo- forte, e restaurato più volte, è importante non solo per la sua funzione ma anche perché, con i suoi 186 metri sul livello del mare, rappresenta il faro più alto della Sardegna. La maestosa struttura brilla di un bianco accecante, stagliata nel cielo azzurro e padrona del panorama. Disposta su tre livelli, è coronata dalla lanterna in cui interno è alloggiata l’ottica rotante. Il cuore del faro si trova qui e quei potenti fasci di luce, visibili a chilometri di distanza, cosa incredibile, sono emessi da una piccola e semplice lampadina. Saluta- to dai gabbiani e dalle onde, il faro soddisfa l’immaginario soprattutto quando, nei giorni di tempesta, viene avvolto da un’atmosfera da ro- manzo. Pensando di sfogliare le pagine della sua storia, la mente vola e raggiunge il guardiano stretto al suo impermeabile o lo scrittore ispirato che impugna il calamo e affida le parole alla profondità del mare. Il giornale di reggenza, tra le cui pagine si annotavano tutte le operazioni, giace sulla scrivania dell’ufficio e riporta una data che segnerà per sempre la storia del faro: il giorno della chiusura. Annota le operazioni giornaliere dei faristi ed è fermo ai giorni in cui costoro presidiavano l’edificio. Ricor- 126 SARDEGNAIMMAGINARE

A sinistra Scorcio del Parco Naturale Regionale di Porto Conte; foto a destra Panoramica aerea sul faro più alto della Sardegna SARDEGNAIMMAGINARE Vista della strada che conduce al faro 127

Giuseppe Vitiello, l’ultimo guardiano del faro SARDEGNAIMMAGINARE 128

In alto Ingranaggi manuali Al centro Scala a chiocciola per il sistema ottico Sotto Ingresso degli appartamenti dei faristi rono due nomi: Luigi Critelli e Giuseppe Vi- tiello. Quest’ultimo, di origini ponzesi, è stato l’ultimo farista di Capo Caccia. Lavorava nel settore petrolchimico a Porto Torres e partecipò a un concorso per tecnici elettronici. Lo vinse e si ritrovò a La Maddale- na. Il trasferimento ad Alghero fu l’occasione migliore della sua vita: un salto di qualità che gli permise di vivere circondato dalla natura. Diventato guardiano del faro di Capo Caccia le sue giornate trascorsero fra manutenzioni, tinteggiature e difficili riparazioni. «La potenza dei fulmini – ricorda – raggiun- geva milioni di volt. La presenza umana era indispensabile per ripristinare i danni». I fari, compreso quello di Capo Caccia, sono gestiti dalla Marina Militare dal 1911. Il co- mandante Giuseppe Maruccia, in servizio a La Maddalena, racconta di come, in tempi remoti, i faristi li alimentassero a mano, ac- cendendo un fuoco per segnalare scogli e al- tri pericoli. Appena costruito il faro di Capo Caccia funzionava con una lampada alimen- tata ad acetilene e i guardiani, vere anime del- la struttura, sorvegliavano la fiammella affin- ché rimanesse accesa per l’intera notte. Dagli anni Sessanta, invece, con l’avvento dell’ener- gia elettrica, ai faristi bastava controllare il funzionamento per intervenire all’occorrenza. Nel faro di Capo Caccia dimoravano tre fa- risti con le rispettive famiglie. Era un condo- minio particolare, in cui si viveva e si lavorava insieme. Quattro gli appartamenti che offriva- no il necessario per condurre una vita dignito- sa. Nonostante questo, in virtù di un decreto regio, ancora in vigore, veniva riconosciuta ai faristi l’indennità di disagio; condizione che ripagava in parte i sacrifici dell’isolamento pa- tito dagli operatori del faro. Basti pensare che diversi anni or sono, in presenza di condizioni meteo proibitive, luoghi come Razzoli (una delle isole dell’arcipelago di La Maddalena) rimanevano isolati per settimane. All’istruzio- ne dei bambini provvedeva un maestro che, dovendo arrivare in punti non agevolmente raggiungibili, veniva ospitato nella casa degli allievi, diventando talvolta un vero membro della famiglia. SARDEGNAIMMAGINARE 129

L’ottica rotante, cuore del faro di Capo Caccia Dal 2016 il faro di Capo Caccia non è abitato. La luce della lanterna oggi si accende auto- maticamente grazie a un meccanismo crepu- scolare. Ci pensa sempre la Marina Militare a controllare che tutto funzioni perfettamente. Il progetto dell’Agenzia del Demanio, Valore Paese, in cui è inserito anche il faro promuove le iniziative di valorizzazione del patrimonio nazionale e per Capo Caccia si attende un’i- dea che gli possa donare una nuova. Sareb- be auspicabile un suo riutilizzo come museo, centro culturale o struttura ricettiva. Quando il tramonto posa un velo su Capo Caccia, al calar della sera, del promontorio rimane una sagoma scura. All’orizzonte, nel più profondo silenzio, emerge una sola luce: quella del faro solitario che illumina le notti di Alghero. COSA VISITARE AD ALGHERO Fra i tesori di Alghero si annoverano le spiagge delle Bombarde e del Lazzaretto, caratterizzate da sabbia bianca, acque turchesi e da una natura florida che riveste l’intero litorale. Dal promotorio di Capo Caccia è un susseguirsi di bellezze naturalistiche, tra cui la Grotta Verde e le Grotte di Nettuno, raggiungibili queste ultime dai 654 gradini dell’Escala del Cabirol. La spiaggia di Maria Pia e il lido di San Giovanni, dove, nel mese di giugno, si svolgono i Focs de Sant Joan, anticipano il fascino del centro storico, custode di chiese e vicoli antichi, circondato da bastioni e torri che ri- cordano il passato catalano di Alghero. Da non perdere la visita al Museo del Corallo (Via XX Settembre 8. Tel. 079 989 7502), al Museo Archeologico (Via Carlo Alberto 72. Tel. 079 997 8800) e al Museo Diocesano, in cui si può ammirare una pregiata collezione di argenti, monete e quadri d’epoca. Di sicuro interesse per gli appassionati di archeologia sono il complesso nuragico di Palmavera e la necropoli di Anghelu Ruju. LA GROTTA VERDE E IL PARCO REGIONALE DI PORTO CONTE A breve distanza dalle Grotte di Nettuno, all’interno del parco naturale di Porto Conte, si trova un luogo unico nel Mediterraneo, prezioso per ciò che ha restituito dal punto di vista archeologico: è la Grotta Verde (o grotta dell’Al- tare), cavitá corredata di graffiti preistorici, frequentata dal VI millennio a.C. fino all’era cristiana. Il sito presenta rocce calcaree di milioni di anni, stalagmiti e stalattiti alte fino a 12 metri e un laghetto color smeraldo. La Grotta Verde appartiene al parco regionale di Porto Conte, caratterizzato da alte falesie sulla costa e abitato da grifoni, falchi pellegrini e altre specie rare. Per informazioni e guide, contattare l’Ente Parco (Tel. 079 94505. Sito ufficiale www.parcodiportoconte.it). DOVE DORMIRE E MANGIARE Alghero è costellata di stutture ricettive d’eccellenza. Il vero connubio fra accoglienza, tradizione e natura è rappresentata dall’Azienda Agrituristica Sa Mandra, in cui, fra sapori autentici e passeggiate, ci si può rilassare in una meravigliosa Spa (Strada Aeroporto Civile 21. Tel. 079 999150). Nelle camere de Il Faro di Alghero, romantico b&b vista mare, si respira invece tutta la magia della piccola Barcellona (Via Josto 1/B. Tel. 320 114 2142). Visitare Alghero e non provare la famosa paella sarebbe un peccato. Il Nautilus soddisfa ogni palato con gustose specialità di pesce (Via Maddalenetta 4. Tel. 333 430 0979); Al Tuguri, invece, si possono degustare i piatti d’ispirazione sarda e catalana in un’atmosfera raccolta e caratteristica (Via Maiorca 113. Tel. 079 9767772). 130 SARDEGNAIMMAGINARE

ANDROID APP ON La cooperazione al cuore del Mediterraneo La coopération au coeur de la Méditerranée

ECCELLENZE SARDE DELPHINA HOTELS, L’AMORE PPEERR LLAA SNAARTDUERGAN, LAA PASSIONEPer scoprire la Gallura nei suoi affascinanti contrasti, tra mare e macchia mediterranea,tro e cinque stelle affacciati sul mare, coniuga tipica della costa, e affioramenti granitici el’esperienza di un’ospitalità mediterranea e boschi di querce e sughere, che dominanogallurese. L’obiettivo è valorizzare il territorio l’interno, ci si deve affidare a chi questa re-e le sue tradizioni, a partire dai suoi sapori, gione storica del Nord Sardegna la conosce,grazie a un’attenta selezione di prodotti locali Pla ama e la rispetta, soprattutto. È questa lae sardi in generale, fino all’utilizzo di oggetti e materiali quali tappeti, graniti, legni, ferro filosofia di una delle principali catene alber- lavorato a mano e ceramiche, tipici di questa ghiere dell’isola, la Delphina hotels & resorts, zona, e all’organizzazione di escursioni guida- nata nel 1991 dall’iniziativa di due impren- te. L’amore per la natura che ispira la missio- ditori galluresi, Salvatore Peru e Francesco ne di Delphina si è tradotto, negli anni, in un Muntoni. Nelle strutture (12 hotel, 2 residen- impegno costante a favore della salvaguardia ce, 6 Spa e 23 ville) situate tra la Costa Sme- dell’ambiente. Così nel 2017 il brand sardo è ralda, l’arcipelago di La Maddalena e il Golfo diventato la prima catena alberghiera italia- dell’Asinara, gli ospiti possono godere di un na a fare uso in tutte le strutture di energia soggiorno che, con il lusso di ambienti a quat- verde, proveniente per intero da fonti rinno- 132 SARDEGNAIMMAGINARE

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vabili e da sistemi di trasformazione a basso impatto ambientale. Un traguardo, questo, che si aggiunge alle pratiche virtuose adotta- te, già da diversi anni, con il protocollo We are green®, creato e registrato da Delphina. Si tratta di una raccolta di buone pratiche basate sulla cultura del rispetto ambientale, che parte dal- la progettazione delle strutture, inserite con armonia nel contesto naturale, e arriva ad altre piccole ma fondamentali azioni, come il sostegno dell’economia e dell’artigianato locale. Punta di diamante nell’offerta della catena alberghiera sono i sei centri benessere annessi agli hotel, specializzati in particolare nella talassoterapia. Questa pratica si basa sul- le proprietà benefiche dell’acqua di mare e di altre sostanze marine, quali alghe e sabbia, a scopo terapeutico o rivitalizzante. Da qui, una vasta gamma di trattamenti tra cui idromas- saggi, linfodrenaggi e massaggi manuali che sfruttano i microrganismi, i sali, i minerali e gli oligoelementi dell’acqua marina donando be- neficio a mente e corpo. Una delle strutture in cui è possibile sperimentare la talassoterapia è l’Hotel Marinedda Thalasso & Spa a Isola Rossa, 134 SARDEGNAIMMAGINARE

unico hotel a cinque stelle nel tratto di costa tra Alghero e Santa Teresa Gallura, che pren- de il nome dalla spiaggia su cui si affaccia. La struttura ospita il centro benessere più grande della catena, nonché uno dei più at- trezzati di tutto il Mediterraneo, il Centro Thalasso & Spa L’Elicriso di 2500 metri qua- drati. Un soggiorno in questa struttura è an- che l’occasione per conoscere un tratto di co- sta che ha mantenuto il suo fascino selvaggio, la Costa Rossa, in cui al verde della ricca ve- getazione si alternano le sfumature di azzurro del mare e il rosso delle rocce granitiche dalle mille forme. La stagione 2018 di Delphina, che si è aperta ai primi di maggio, proseguirà fino a metà ottobre, per permettere di godere del sole sardo anche a chi ama la tranquillità dei primi giorni d’autunno. DELPHINA HOTELS & RESORTS Incastonati tra i più bei paesaggi del mondo, sorgono nel Nord Sardegna gli hotel 4 stelle e gli hotel 5 stelle Delphina, un’eccellenza dell’ospitalità sarda. Tel. +39 0789 790018 - www.delphina.it SARDEGNAIMMAGINARE 135

METE E PAESAGGI CATOTANCICL NATAOSO ALLE VASCHE DEI PESCI A CALA GONONE, BAMBINI E ADULTI SCOPRONO I SEGRETI DELLA VITA SOTTOMARINA testo di Elisabetta Poeta Èfoto archivio Acquario di Cala Gonone È un’oasi a picco sul mare, un percorso sensoriale avvolgente tra co- lori e suggestioni. L’acquario di Cala Gonone è un angolo magico per i più piccoli, ma è un luogo speciale anche per gli adulti. La struttura, terminata venti anni fa, è nata inizialmente da un’idea dell’amministrazione comunale. Doveva essere un polo culturale e centro congressi, dedicato alla natura e al mare, mentre negli anni si è trasformato e oggi è diventato il primo acquario in Sardegna per ampiezza. Si trova nel centro di Cala Gonone ed è immerso nel verde della splendida costa che si affaccia sul golfo di Orosei. A metà strada tra le montagne della Barbagia e il mare del golfo, è conosciuto per i suoi panorami mozzafiato e le famose spiagge e calette selvagge. Di proprietà del comune di Dorgali, da anni la gestione dell’acquario è affidata alla società Panaque srl. Flavio Gagliardi è il direttore: «Lavoriamo per coinvolgere sia i turisti stranieri sia i sardi - racconta - i gruppi o le famigle. Il nostro gruppo di lavoro è composto da circa una decina di persone professioniste del settore, tra biologi marini e guide specializzate. Proponiamo un intero percorso dedicato alle specie marine del Mediterraneo, ovvia- mente, e una sezione tropicale con la vasca dei piranha. Abbiamo un totale di 24 vasche di differenti dimensioni, ciascuna con il proprio habitat e con luci e colori a fare da contorno. L’acquario è aperto dal 2010 e ha acquisito dal Ministero la licenza come Istituto zoolo- gico per cui è legittimato a ospitare specie animali non solo marine». Rosa Fumetta e Ugo, una volpe e una tartaruga marina, sono, infatti, 136 SARDEGNAIMMAGINARE

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due tra i protagonisti, , salvati da una triste condizione e ora simbolo di una natura da difendere e da rispettare. I bimbi sono attratti dai colori e dalle luci soffuse delle vasche, nelle varie aree esposi- tive: polpi, piccoli squali, pesci esotici e stelle marine abitano queste acque e si fanno spia- re dagli sguardi curiosi e attenti dei visitatori. Tutto nasce per attrarre e coinvolgere i più piccoli e gli ospiti in generale in un vero e proprio viaggio dentro il mare, da osserva- re e capire, da ammirare e quasi da poter toccare. La vasca tattile, infatti, permette di avvicinarsi ai pesci che solitamente è possi- bile osservare solo da lontano. E i più cu- riosi possono integrare le informazioni con le didascalie riportate nei pannelli sulle pare- ti. All’esterno, nel giardino annesso, si trova anche un’area giochi, un’alternativa ludica all’aria aperta per i piccoli ospiti. «La dimensione intima e familiare di questo Pesce Scatola Cornuto luogo è la nostra forza – prosegue il diretto- 140 re – perché rispecchia la terra che ci ospi- ta: il cuore del nuorese ai piedi del Supra- monte. Immerso in una location panoramica esclusiva, l’acquario rispetta la vegetazione circostante e il paesaggio che lo circonda è da togliere il fiato, unico nel suo genere». La maestosità del massiccio montuoso va a toc- care l’acqua cristallina che lambisce le spiag- ge, i contrasti di colori colpiscono al primo sguardo e la natura selvaggia sovrasta tutto. Dalla terrazza si può godere di uno splendi- do scenario che racchiude la bellezza sarda dalla montagna alla costa. «L’amore per il territorio e l’immedesimarsi in esso hanno portato anche a elaborare un progetto di lavoro ancor più ecocompatibile e all’insegna del risparmio energetico ˗ con- clude Gagliardi ˗ e ne siamo fieri». Dall’apertura, che solitamente coincide con i giorni della feste pasquali, la stagione delle visite è in crescita. I percorsi espositivi tra le vasche sono liberi ma si può optare per quelli guidati o per lezioni scientifiche ad hoc per gli SARDEGNAIMMAGINARE

Vasca pelagica studenti delle scuole, per le visite da Acquaristi per un giorno e quelle per i non vedenti. Ogni anno si contano circa cinquantamila ospiti. Gli acquari permettono di scoprire il fasci- no di un ambiente sottomarino e imparare a stupirsi come accade ai bambini. INFO ACQUARIO DI CALA GONONE Polmone di mare Nella struttura è presente anche una caffetteria con terrazza panoramica e un gift shop. L’orario, durante la bassa stagione, è continuato: dalle ore 10.00 alle 17.00. Mentre in alta stagione l’orario viene esteso sino alle 20.00. Sono previste anche due speciali aperture settimanali dalle ore 21.00 alle 24.00. Lunedì e martedì chiuso. Le tariffe proposte sono: adulti euro12.00; over 65 anni euro9.00; ragazzi euro6.50 (si sottoscrivono abbonamenti e convenzioni). Acquario di Cala Gonone Via La Favorita, Cala Gonone (Nu) www.acquariocalagonone.it SARDEGNAIMMAGINARE 141

METE E PAESAGGI PACE EINCCOIMNTAEMPLAZIONE, A MONTE GONARE IL PANORAMA È STATO FILMATO DA DIVERSI REGISTI SARDI Itesto di Roberta Gallo• foto di Mauro Sanna I canti di devozione sarda scandiscono il silenzio della contempla- zione come i grani di un rosario nella preghiera, mentre i fedeli in pellegrinaggio sciolgono il voto alla Madonna raggiungendo la cima di monte Gonare, scelto dalla Vergine, come vuole la leggenda, per essere visibile a tutti. Il rilievo, immerso in un sorprendente ambiente naturale tra i comuni di Orani e Sarule, domina il centro della Sarde- gna da un’altezza di circa mille metri sul livello del mare. Assieme alle vette coniche di Gonareddu e Punta Lotzori, Gonare forma un complesso montuoso con ripide pareti di roccia calcarea e granitica, ricoper- te nelle aree pianeggianti da una florida vegetazione. La singolare formazione montuosa è inserita tra i siti d’importanza comunitaria (SIC) della Sardegna, grazie alle specie endemiche vegetali e animali che conferiscono al suo territorio rilevanza ambientale e naturalisti- ca. Il monte Gonare prende il nome dal giudice Gonario II del Giudicato di Torres, sovrano del Logudoro che, secondo la tradizione, fece co- struire la cappella di Nostra Signora di Gonare per rispettare la promessa fatta alla Vergine dopo essersi salvato da una tempesta, al rientro dalla Terrasanta. Nella sua spartana austerità, il santuario mariano è meta di fedeli provenienti da ogni parte della Sardegna che nella comunione rafforzano i gesti tramandati dal loro credo e, all’unisono, 142 SARDEGNAIMMAGINARE

A sinistra Monte Gonare Sotto, al centro La chiesa di Nostra Signora di Gonare Sotto Panoramica da Monte Gonare su Orani invocano la speranza. Otto secoli per questo piccolo mondo antico, le cui piante di leccio e le pietre che affiorano alle pendici del monte paiono accordarsi ai canti di lode dei gosos e le pareti sembrano gua- dagnare valore spirituale. Ecco perché i credenti, nel mistero della fede, riconoscono le impronte della Madonna giunta col Bambino a monte Gonare per accompagnare il giudice di Torres fino a un punto imprecisato della salita, prima di svanire nel nulla. Sempre secondo il racconto popolare, la Signora si fermò più volte, lasciando segni visi- bili del suo passaggio sulle rocce plasmate dalle proprie mani e dalle proprie spalle. Ogni devoto ripete i medesimi gesti, si appoggia agli stessi massi e, toccando la polvere di talco disseminata nei loro solchi, cerca di assorbire la benedizione facendo il segno della croce. Con il desiderio di portare a casa un po’ di fortuna. Come un manto luminoso monte Gonare protegge i paesi sottostanti e con la vetta più alta ci offre uno scenario sconfinato, da mozzare il fiato, che nei giorni di cielo terso si estende fino alle acque iridescenti del Golfo di Orosei, nella costa orientale, e raggiunge quelle del golfo di Oristano, nella parte occidentale. Questo luogo, sospeso tra mito e realtà, è condiviso territorialmente da Orani e Sarule. Antonio Fadda, sindaco di Orani, spiega: «La chiesa e la piazza ricadono nei territori dei due comuni. Entrambi SARDEGNAIMMAGINARE 143

A sinistra Le Cumbesias venerano in eguale misura la Madonna di Gonare e i riti religiosi sono organizzati un anno da un paese, un anno dall’altro. Quin- di, le parrocchie si alternano nella program- mazione delle celebrazioni. Per le comunità cambia poco poiché le dinamiche rimango- no sempre le stesse». La festa grande della Madonna di Gonare – or- ganizzata a rotazione da Orani e Sarule – è celebrata l’8 settembre. Rappresentazione di uno dei più suggestivi e sentiti eventi della Sardegna, fu cantata in poesia da Sebastiano Satta, raffigurata nei dipinti di Antonio Bal- lero e Mario Delitala e descritta da Grazia Deledda nel romanzo Le vie del male, come modo di ritrovarsi e condividere un intenso momento di spiritualità. A sua volta, il pre- mio Nobel per la letteratura ispirò, con uno dei suoi racconti giovanili, l’ultima pellicola del cinema muto a lei dedicata, La Grazia. Aneddoto importante per monte Gonare: il film, diretto nel 1929 da Aldo De Benedetti e ristrutturato in formato digitale nel 2004, ebbe infatti solo qualche esterna di cui l’uni- ca sequenza di raccordo con l’isola sarda fu girata proprio in questo scorcio lucente con i pellegrini che percorrevano il tragitto verso il santuario che, tuttavia, rimase fuori dalla ricostruzione scenica. DA VISITARE: LA CHIESA DI NOSTRA SIGNORA DI GONARE Attualmente la chiesa di Nostra Signora di Go- nare è in fase di ristrutturazione. Il comune di Orani, grazie ai fondi della Conferenza Epi- scopale Italiana ˗ gestiti dalla diocesi di Nuo- ro ˗ e a quelli regionali, si sta occupando del rifacimento della copertura e degli intonaci interni. Per questo si avvale delle competenze dell’architetto Angelo Ziranu, unico italiano della squadra di professionisti nel completa- mento della Sagrada Familia di Barcellona. Poi- chè il Santuario di Gonare è una delle struttu- re più alte dell’isola, il trasporto del materiale avviene tramite l’utilizzo di un elicottero, ben diverso dall’ultimo intervento, negli anni No- vanta, a cui fu associato un asino come unico mezzo impiegato a terra. 144 SARDEGNAIMMAGINARE

GIRASOLERISTORANTE SENNORI Incastonato nel bellissimo paesaggio di Sennori, il Ristorante Girasole, tra i più rinomati della provincia di Sassari, è una piccola bomboniera del gusto, capace di conquistare con squisite specialità di mare. Ad accoglierti nell’elegante locale c’è Ilenia, gentilissima e cordiale, sempre pronta ad aiutarti nella difficle scelta dei piatti da gustare, mentre il re della cucina è Antonio, lo chef dall’originalità e creatività assolute, in grado di rivisitare le classiche ricette sarde in chiave moderna e sfiziosa. Sennori, via Roma inferiore • 347 1416411 - 349 1856474 www.ristoranteilgirasolesennori.com

LE MANI DELL’UOMO UN LABORATORIO DI SPERIMENTAZIONI IN CHIAVE SARDA LA GIOVANE STILISTA GIOVANNA FRISCIANO SOGNA UN’AZIENDA TUTTA AL FEMMINILE testo di Eleonora Madeddu foto di Roberto Pintus PPassione, cultura e sperimentazione senza limiti sono le parole che meglio descrivono il lavoro di Giovanna Frisciano, giovane creatrice di moda, come lei stessa si definisce, che ha già ottenuto un riconoscimento a livello nazionale, vincen- do il concorso Nuovi talenti di alta moda nel 2017. Il suo laboratorio è un luogo da sogno, un mondo in cui tutto parla di lei, dagli accessori realizzati in legno, appesi alle pareti con una grazia quasi irreale, all’eleganza e alla ricercatezza con cui sono disposte le sue nuove creazioni passan- do per le molle di vecchie poltrone rivestite con stoffe variopinte. L’idea di personalizzare gli abiti, per valorizzare ogni singola donna, si concretizza nel far scegliere alla cliente le rifiniture, vere protagoniste di molti capi. Per le spille e per le decorazioni utilizza il legno, intagliato con grande maestria dal padre rifinito dal marito, perché secondo la filosofia dell’artista «due mani non possono fare niente da sole». Tra i suoi progetti futuri trova spazio l’idea di creare un’azienda tutta al femminile, incentrata sul concetto di collabo- razione, che preveda la creazione di una squadra in cui ogni collaboratrice possa avere un proprio ruolo determinante. La Sardegna è presente in ogni capo sia nei colori sia nei materiali, come la lenza da pesca che ricrea il movimento delle onde del mare nel vestito realizzato in occasione della collettiva sassarese Altre Janas, allestita a Palazzo Ducale. Il fanta- sioso utilizzo dell’asfodelo nel bustino di un altro abito, presentato nella stessa occasione, testimonia invece la voglia di sperimentare. La profonda conoscenza dei tessuti e la voglia di innovare, osando negli accostamenti, devono molto alla formazione della Frisciano, che ha origine nella sua città con il diploma in Arte e Tessuto, e prosegue con la Scuola di Arte e Moda, fino agli studi all’istituto Ciams (Centro internazionale alta moda sartoriale di Roma). Il sogno della stilista è realizzare abiti che tutte possano indossare e intende mettere in atto questo suo proposito con la collezione che presenterà nel mese di luglio ad Alghero, nella merenderia Si fa così. Durante questo evento renderà 146 SARDEGNAIMMAGINARE

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omaggio alla vincitrice del premio Gramsci nel 2017, la scrittrice Valeria Pecora, con la quale condivide il legame con la terra sarda e una visione della vita al femminile. La Frisciano è un’artista con un mondo di emozioni dentro di sé. Il logo del suo atelier è formato da una figura femminile a cui sono accostate le iniziali della stilista e l’unione di questi elementi crea il profilo di una chiave; contiene un messaggio da trasmettere a tut- te le donne che, troppo spesso, si arrendono e non riescono a considerare gli ostacoli come opportunità di rinascita. La stilista testimonia di avercela fatta grazie alla propria tenacia e intende donare, simbolicamente, la chiave per trovare la propria strada alle persone che la stanno ancora cercando. Allo stesso tempo si dichiara pronta a ricevere suggerimenti, come consuetudine durante gli eventi orga- nizzati nel suo laboratorio in occasione dei quali chiede ai propri ospiti di scrivere su delle pergamene brevi pensieri o commenti. Ogni collezione nasce da un’emozione e dalla vo- 148 SARDEGNAIMMAGINARE

glia di fare sentire belle tutte le donne che in- 149 dossano i suoi capi. Gli abiti di questa giovane stilista hanno un’anima perché nascono dalle emozioni della loro creatrice che trae ispira- zione dalla natura, dai colori, dai profumi che la fanno viaggiare con la mente. In questo processo creativo, un ruolo fondamentale è rivestito dalla passione per la letteratura, ed è così che nei disegni che danno vita alle sue collezioni, le parole affiancano gli schizzi degli abiti per descrivere le emozioni che la stilista prova mentre crea nuovi modelli. Sassari è presente nella collezione ispirata ai portoni, grazie alla quale la Frisciano ha vin- to il premio nazionale Nuovi talenti di alta moda. Tessuti ruvidi che creano esperienze sensoriali innovative e rievocano il legno dei portoni del centro storico della città. Questa ispirazione ha anche un valore simbolico nella vita di Giovanna Frisciano che, con coraggio, ha sa- puto guardare oltre: ha abbandonato un ras- sicurante posto fisso da impiegata e si è fatta strada in quella che è la sua vera passione: la moda. SARDEGNAIMMAGINARE

ECCELLENZE SARDE SAPORI ANTICHI, DCAOLSLAE BUONE SARDEGNA testo a cura della redazione foto di Enzo Cossu LLa salsiccia in Sardegna è la regina indiscus- la tavola e suoi sapori antichi. Da qui il nome sa degli insaccati. E l’antica ricetta ripropo- dell’impresa. Ho recuperato una vecchia ri- sta dal salumificio Sapori Antichi di Valentina cetta di famiglia della salsiccia, la stessa che Masala, a Nule, restituisce al palato un gusto utilizzava mia nonna. Non l’abbiamo modi- delicato, lo stesso tramandato da generazioni. ficata di una virgola. È piaciuta tantissimo La tradizione si incontra con la voglia di spe- e, forti di questo successo, siamo partiti per rimentare e mantenere giovane una leccor- questa avventura». nia che spesso precede i pasti o, a seconda Negli anni i prodotti del salumificio di Nule dei casi, li sostituisce in abbinamento a un hanno ottenuto le certificazioni necessarie pane croccante e profumato come il carasau. per consentirne l’esportazione in tutto il Il discorso cambia se viene degustata con mondo. un buon calice di intenso vino rosso che ne «Siamo in pochi ad avere questo tipo di op- esalta il sapore deciso. È questo il segreto di portunità – continua la Masala – il “bollino un aperitivo di successo, impreziosito dalle ovale” ci permette di affacciarci sui mercati diverse sfumature aromatiche della salsiccia internazionali. Perciò stiamo lavorando per che cambiano a seconda della stagionatura. intensificare la promozione, consapevoli che «Il nostro salumificio è nato nel 2014 – rac- i nostri prodotti sono buoni e molto apprez- conta la titolare, Valentina Masala – dalla zati, soprattutto per il loro gusto delicato, voglia di raccontare la Sardegna attraverso dovuto alla limitata quantità di aglio utilizza- 150 SARDEGNAIMMAGINARE


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