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SardegnaImmaginareN9

Published by Sardegna Immaginare, 2019-02-19 05:45:59

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Edizioni Archetypeinn • Sardegna Immaginare • Periodico semestrale n°9, anno V• Prima immissione luglio 2018 • Da vendersi esclusivamente in abbinamento con La Nuova Sardegna • € 5,70 + il prezzo del quotidiano SARDEGNA, TERRA DI GIGANTI Asinara, i mille volti del paradiso che fu inferno Le molte vite di Nora Le giovani estati di San Teodoro La devozione di Nuoro per il Redentore Gli ottant’anni dell’aeroporto di Alghero Alberto Calvi «Ho vissuto la storia in diretta» I magici bagliori del faro di Capo Caccia SARDEGNAIMMAGINARE

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L’ORGOGLIO DI U

N VINO SARDO.

EDITORIALE Angelica nella piscina naturale Is Caddaias, Seulo - ph Gabriele Doppiu 6 SARDEGNAIMMAGINARE

A Giovanni, amico fraterno, che ha lasciato troppo presto questa terra. Quando in Sardegna arriva l’estate, i problemi dell’inverno si mettono da parte. L’attenzione è rivolta alla stagione calda, vera linfa di un sistema economico ancora troppo arretrato e dipendente dagli umori di una politica inadegua- ta. Il sole cura e ristora, il cielo azzurro di Sardegna riaccende il cuore e rilassa la mente; non c’è tempo per voltarsi indietro, c’è solo da prendere ciò che il momento può dare. Soprattutto in termini economici, visto che non esiste una programmazione. QQuest’anno l’estate si è fatta attendere. Nei mesi di maggio e di giugno le abbondanti precipitazioni hanno fatto pen- sare a un nuovo autunno alle porte. Per fortuna gli aerei (che in inverno sono stati un autentico miraggio) sono tornati come uno stormo di rondini, ca- richi di turisti fedeli – non si sa ancora per quanto – a un’isola fantastica ma difficile da raggiungere. In primavera l’inadeguatezza del sistema di trasporti si è palesata in tutta la sua gravità. Difficile o quasi impossibile, in alcuni giorni, trovare posto a bordo degli aerei, anche su quelli della continuità territoriale. Peggio ancora il capitolo navi, i cui collegamenti, gestiti in regime di (quasi) monopolio, hanno un costo non sostenibile per una famiglia che sceglie la Sardegna per trascorrere le vacanze. Inutile girarci intorno: sbarcare sull’isola diventa, di anno in anno, sempre più difficile e dispendioso. È quindi inutile parlare di opportunità di sviluppo che derivano dal turismo, quando chi deve decidere non ha le idee ben chiare. Collegamenti a parte, l’isola resta di fatto una delle mete favorite nel periodo estivo e le zone costiere sono le regine incontrastate nell’idea della vacanza tipo in Sardegna. Nonostante i molti tentativi di ampliare la prospettiva di quel turismo, sfortunatamente ancora di nicchia, che ama spingersi verso località meno note per scoprire il pa- trimonio enorme di cultura enogastronomica, archeologica e ambientale, concentrato soprattutto nell’interno. Una varietà tematica e culturale che potrebbe davvero segnare un’inversione di rotta per un’isola che prova in tutti i modi a scrollarsi di dosso una crisi economica senza precedenti e cerca una definitiva affermazione in ambito internazionale. Perché la verità è che in Europa, e ancora di più nel mondo, la Sardegna la conoscono davvero in pochi. Soprattutto quella più vera e più nascosta, riservata a chi ha la pazienza di abbandonarsi ai silenzi dell’Asinara, di monte Gonare o di piccoli (ma splendidi) borghi come Cheremule. Sono questi alcuni dei luoghi legati a un passato dove il concetto di tempo non è stato ancora sovvertito dai ritmi incalzanti della modernità. La Sardegna attuale, oltre a pagare un’evidente arretratezza rispetto alla penisola, che di anno in anno si fa sempre più palese, risente in maniera forte del ritardo della stessa Italia. Un duplice collo di bottiglia che rende difficile guardare positivamente al futuro. È la politica delle non scelte o delle decisioni prese “in emergenza” ad impedire una pianificazione di largo respiro in cui l’isola decide il suo destino, consapevole che nessuno, meglio dei sardi, conosce le esigenze e le priorità della propria terra. Lo sviluppo deve passare attraverso un’autocoscienza che si costruisce partendo da un’unità di intenti. Sogno proibito per un popolo secolarmente diviso (soprattutto a causa di miopi scelte romane) da diatribe di basso spessore che indeboliscono la forza di una collettività, come già sottolineato, sempre più distante dall’Europa. Eppure la Sardegna avrebbe tanto da raccontare. I sardi potrebbero aprirsi al mondo e parlare di loro stessi e della loro cultura. Ma non lo sanno fare, non lo sappiamo fare. Più comodo stare alla finestra per scrutare e possibilmente criticare l’azione degli altri. In quest’ottica i sogni di rinascita si affievoliscono, alimentando la pericolosa tendenza allo spopolamento, in modo particolare di quei piccoli centri privi di collegamenti veloci con le città vicine. Nonostante questo quadro disarmante, l’imperativo è avere il coraggio di guardare in faccia i problemi e provare a risolverli per evitare di elemosinare i nostri diritti acquisiti, in primis la mobilità. Prenderne atto significa già risolvere per metà il problema. Lasciare correre le cose si traduce in un atteggiamento di grave complicità. Infine esprimo un personale ricordo di due uomini di cultura che si sono spenti recentemente. Il professore Manlio Brigaglia che alla Sardegna ha dato grande lustro. Impossibile citare la sua bibliografia completa e gli articoli giornalistici pubblicati in una lunghissima e fortunata carriera. L’altro è Pierpaolo Fadda, per diciannove numeri ha diretto la rivista di cultura Antas. Un brutto male lo ha portato via, dopo una lotta strenua che è stata un esempio per chi lo ha seguito sino alla scomparsa. Gabriele Sardu SARDEGNAIMMAGINARE 7



MANLIO BRIGAGLIA

Foto di Copertina Periodico semestrale Cala D’Oliva, Isola dell’Asinara - Gabriele Doppiu Anno V - Numero 9 - luglio 2018 Stampa Edizioni Archetypeinn di Juri Masoni La Grafica Srl via Palladio, 11 - 07046 Porto Torres - SS - Italy Via Pigafetta, 41 www.sardegnaimmaginare.it 07046 Porto Torres - SS - Italy Registrazione presso il Tribunale di Sassari Caleidograf Srl N°1 del 28/02/2013 Via Milano, 45 Iscritta al ROC con il numero 24148 23899 Robbiate (Lc) - Italy ISSN 2283-3862 Coordinamento logistico e organizzativo Direttore Responsabile Sardinia Press srl Gabriele Sardu Regione Santa Barbara 72 [email protected] 07100 Sassari - Italy Direttore Creativo Editore Juri Masoni Archetypeinn di Juri Masoni Responsabile marketing e relazioni esterne via Palladio, 11 Giuseppe Piras 07046 Porto Torres - SS - Italy Coordinamento di Redazione Tel. +39 349 4628691 Piera Eleonora Porqueddu www.sardegnaimmaginare.it Redazione Progetto Editoriale Simona Desole Juri Masoni Laura Fois Marco Fiori Eleonora Madeddu Per info e contatti Daniela Morocutti [email protected] Elisabetta Poeta Copyright Archetypeinn 2018 Chiara Porqueddu Vietata la riproduzione, [email protected] anche parziale, di immagini e contenuti Hanno collaborato a questo numero Mauro Cassitta Scopri i numeri precedenti Eleonora D’Angelo di Sardegna Immaginare Maria Fiori www.sardegnaimmaginare.it Giovanna Frongia Simone Giuliani 10 Roberta Gallo Luca Granella Fabio Isman Benedetta Madeddu Gavino Sanna Fotografie Marcello Chiodino Chiara Cossu Enzo Cossu Angelo Dau Gabriele Doppiu Mauro Mendula Alberto Monteverde Adriano Pintus Roberto Pintus Barore Pirisi Giovanni Porcu Mauro Sanna Ivan Sgualdini Marina Spironetti SARDEGNAIMMAGINARE

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SARDEGNA IMMAGINARE. PER CONOSCERE LA SARDEGNA, OLTRE LE SPIAGGE, I NURAGHI E IL MIRTO. Un ringraziamento di cuore a chi ha prestato il proprio volto per la campagna pubblicitaria di Sardegna Immaginare

INDICE 24 40 I MILLE VOLTI DEL PARADISO LE MOLTE VITE DI NORA CHE FU INFERNO L’archeologo Carlo Tronchetti ripercorre le tappe principali Asinara, racconti dall’ex isola carcere dell’antico insediamento. 46 52 L’INTRAMONTABILE BELLEZZA IL PAESAGGIO LUNARE DI MONTEVECCHIO DELLA SPIAGGIA DI TUERREDDA Testimonianze archeologiche rivelano l’utilizzo Una lingua di sabbia finissima e bianca lunga del sottosuolo già in epoca romana oltre mezzo chilometro 75 58 LE GIOVANI ESTATI DI SAN TEODORO NEL CUORE DEI NUORESI, LA DEVOZIONE PER IL REDENTORE Cala Brandinchi, Lu Impostu e Capo Codacavallo, tra le meraviglie della costa est Il pellegrinaggio di una città verso il monte Ortobene 88 96 LA SUGGESTIONE DEI COLORI GLI OTTANT’ANNI DELL’AEROPORTO DELLA DOMUS DI PUTIFIGARI DI ALGHERO La necropoli di monte Siseri restituisce uno straordinario Lo scalo di Fertilia protagonista nella storia esempio di arte ipogeica dell’aviazione italiana 14 SARDEGNAIMMAGINARE

108 112 IL SILENZIO INTIMO DI CHEREMULE SERRI, NURRI E ORROLI, LA TERRA DEL VENTO A passeggio tra i vicoli di uno dei comuni più piccoli della Sardegna 124 136 I MAGICI BAGLIORI CON IL NASO ATTACCATO DEL FARO DI CAPO CACCIA ALLE VASCHE DEI PESCI La sommità del Gigante che dorme dominata A Cala Gonone, bambini e adulti scoprono i segreti dalla celebre lanterna della vita sottomarina 7 EDITORIALE 66 PAESAGGI 132 ECCELLENZE SARDE DI GABRIELE SARDU SAN TEODORO, CALA LA NOTTE, DELPHINA RESORT SCATTA LA MOVIDA 8 LA VIA TRUCIS 142 METE E PAESAGGI 68 IMMAGINARE DI GAVINO SANNA MONTE GONARE FESTE 16 ITINERARIO 146 LE MANI DELL’UOMO 80 VIAGGIO NEL GUSTO 18 IMMAGINARE LA STILISTA GIOVANNA FRISCIANO MARCO LADU I CAVALLI DELLA GIARA 150 ECCELLENZE SARDE 84 ECCELLENZE SARDE 28 ASINARA SAPORI ANTICHI ACCADEMIA OLEARIA AYALA RACCONTA L’ASINARA 154 ECCELLENZE SARDE DI FALCONE E BORSELLINO 92 ITINERARI LA CANTINA MESA 31 RICORDI DI DERIU, L’ANGELO LA GROTTA DI SANTA BARBARA 156 APPUNTAMENTI IN SARDEGNA DEI GIUDICI ANTIMAFIA 104 VIAGGIO NEL GUSTO 160 #IGIGANTI 34 CON LA JEEP ALLA SCOPERTA MASSIMILIANO CILIA DI UNVERO “CONTINENTE” 116 PROTAGONISTI 162 LETTURE DA FORNELLI A CALA SABINA, TRA COLLINE, SPIAGGE ALBERTO CALVI E SCORCI SELVAGGI 121 FRANCA MASU

ITINERARIO asinara castelsardo san Teodoro fertilia capo caccia alghero putifigari nule cala gonone monte gonare serri nurri orroli miniera di montevecchio Grotta di santa barbara Sant’Anna arresi nora tuerredda 16 SARDEGNAIMMAGINARE



I CAVALLI DELLA GIARA, SIMBOLO DI LIBERTÀ Ltesto e foto di Mauro Mendula La fotografia sta alla realtà come il frammento sta all’Intero: ogni frame fotografico è sempre un’astrazione, un punto di fuga prospettico attraverso il quale una piccola parte visibile cerca di raccontare – a suo modo – qualcosa del Tutto. Questi scatti narrano di una possibi- le condizione edenica, dove le acque  – simbolo dell’inconscio – convivono e si sovrappongono alle terre emerse, i fiori nascono dal fango e affiorano da specchi d’acqua nei quali si riflette il cielo col suo firmamento; dove l’alba e il tra- monto sono indistinguibili tra loro, e i cavalli – simbolo di grazia, libertà e bellezza – non hanno recinti visibili. È necessario custodire questi luoghi-non luoghi, ovunque essi siano, dentro o fuori di noi; imparare a trascorrervi del tempo prima che esso passi, e noi con lui. 18











PRIMO PIANO DI MELILPLAERVAODLITSIO CHE FU INFERNO testo di Piera Eleonora Porqueddu • foto di Enzo e Chiara Cossu s 24 SARDEGNAIMMAGINARE

SARDEGNAIMMAGINARE Spiaggia Cala D’Arena - ph Enzo Cossu 25

A fianco La spiaggia di Campo Perdu, sullo sfondo Cala Reale Gli asinelli albini dell’Asinara Le decine di sfumature di blu e di verde, che disegnano paesaggi al 26 limite del reale, sono senza dubbio ciò che prima di ogni altra cosa colpisce quando si approda all’Asinara. Una traversata in traghetto di poco più di un’ora, separa l’isola dal comune di Porto Torres, di cui fa parte. Una superficie di circa 52 chilometri quadrati, con zone montuose che degradano verso coste frastagliate, intervallate da spiagge e calette, racchiude uno stupefacente campionario di flora e fauna. Quasi un centinaio le specie selvatiche che si riproducono sull’Asinara tra cui spiccano muflone, cinghiale, cavallo e il caratteristico asinello bianco, albino, simbolo dell’isola. Anche la flora, con quasi settecento specie di cui ventinove endemiche, costituisce una rarità. Veri e propri tesori salvaguardati dal Parco Nazionale dell’Asinara, nato nel 1997. Oltre all’aspetto naturalistico, l’isola è ricca di testimonianze che ne attestano la lunga storia. Gli archeologi parlano di presenza umana in quelle terre già dal Neolitico. Un bronzetto zoomorfo, detto del bue stante, ritrovato dallo scomparso archeologo Giovanni Lilliu, testimonia invece l’epoca nuragica. In seguito fu la volta dei Romani sull’isola che, dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, passò in mano ai Vandali, poi ai Bizantini, fino alle prime incursioni arabe. Conobbe anche l’epoca giudicale a cui risalirebbe il Castellaccio, fortezza presumibilmente fatta erigere dai Malaspina. Durante la Prima Guerra Mondiale nella stazione sanitaria di quarantena, fondata dopo il 1850, furono trasferirti circa 25.000 SARDEGNAIMMAGINARE

Sotto Il faro di Punta Scorno Sotto Il Carcere di Fornelli prigionieri di guerra austro-ungarici. I resti di coloro che perirono all’Asinara riposano in un ossario costruito nel 1936. La vecchia colonia penale dell’isola, dagli anni Settanta al 1998, anno della chiusura, è divenuta un carcere di massima sicurezza in cui sono stati reclusi brigatisti e mafiosi sottoposti al regime di 41 bis. In epoca contemporanea, nel 1985, l’isola ha ospitato i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con le rispettive famiglie. Nella foresteria della casa rossa di Cala d’Oliva, per venticinque giorni, i due giudici lavorarono senza sosta alla requisitoria del maxi processo contro i capi della mafia siciliana. Iniziato nel febbraio del 1986, si concluse con 19 ergastoli e pene per 2665 anni di carcere. Un evento unico perché, per la prima volta, venne riconosciuta l’esistenza di Cosa Nostra. Sull’isola, perciò, in quel rovente agosto del 1985, fu scritta una delle più importanti pagine della storia recente del nostro Paese. SARDEGNAIMMAGINARE 27

LAED’AYIBASFOAILNALRCSAROERALANCLINCE OONTA Stesto di Gabriele Sardu • foto di Enzo Cossu Sono passati oltre venticinque anni dalle Giovanni che mi chiamò qualche ora prima stragi mafiose che hanno segnato un’epoca della partenza per l’Asinara. Rimasi allibito. molto dolorosa per il nostro Paese. Il giudice Mi disse: «Ci hanno detto che solo là possono Giuseppe Ayala è un testimone oculare di garantire la nostra sicurezza. Non so quando quella stagione. Fece parte del pool antimafia partiremo. Forse domani o tra due giorni...» con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Fu Io gli promisi che sarei andato a trovarlo. lui il pubblico ministero del maxi processo E mantenni quanto detto. Organizzammo di Palermo. Fu sempre lui, qualche anno tutto in gran segreto. Ne parlai con Antonio prima, assieme al collega e amico fraterno Caponnetto e, con un volo di Stato, Giuseppe Di Lello, a recarsi all’Asinara, arrivammo sull’isola io e Peppino Di Lello, come noto, per incontrare proprio Falcone e anche lui un collega, ma soprattutto un Borsellino, costretti, per motivi di sicurezza, amico comune. Mi sembrava giusto andare a trascorrere parte dell’estate del 1985 da loro, volevo non si sentissero soli in quella sull’isola carcere. condizione non certo facile. I nostri rapporti andavano al di là del lavoro. Facemmo la Riesce a riproporre un’istantanea cosa giusta. Lavoravano come matti. Ci dei giudici in quella situazione di siamo trattenuti tre giorni e sono sicuro che isolamento coatto? riuscimmo ad alleggerire l’atmosfera. Ne «Ricordo bene anche i giorni precedenti. Si abbiamo vissute tante assieme, ma i giorni strinsero i tempi, dopo l’omicidio dell’amico dell’Asinara ebbero come filo conduttore e collega Ninni Cassarà e iniziò una l’ironia che ci accompagnò senza lasciarci riflessione sul tema della sicurezza. Lo Stato mai». si preoccupò molto della nostra incolumità Ci furono anche momenti quasi di fisica e cercò il modo per proteggere Giovanni spensieratezza? e Paolo, i più esposti in quel momento. Come no? Mi viene in mente una passeggiata Ricordo perfettamente la telefonata di a piedi. Tra una battuta e una risata in 28 SARDEGNAIMMAGINARE

mezzo alla natura e agli animali, non ci maxi processo. Non ho colto tensione alcuna. A sinistra Cala D’Oliva ai accorgemmo che una placida famigliola di Probabilmente il nostro arrivo contribuì a tempi del carcere tartarughe attraversava la strada. Uno di noi rendere meno pesante quella permanenza Al centro Giuseppe Ayala vi inciampò, rischiando clamorosamente la obbligata sull’isola. Avevano là attorno un ph Elena Torre caduta. Scoppiammo in una risata generale. paradiso ma non se lo godettero di certo. Sopra Il bunker di Cala Il clima era surreale, e non parlo delle Lavoravano e lavoravano. Non posso certo D’Oliva per i detenuti più temperature di quel caldo agosto del 1985, criticarli, visto che io per due o tre estati di pericolosi in regime di ma decidemmo (senza dircelo, ovviamente) seguito (m’imbarazza un po’ raccontarlo...), 41bis di allontanare le negatività o i cattivi presi le ferie per lavorare. Almeno evitavo pensieri. La ciliegina sulla torta la ponemmo l’ufficio e potevo concentrarmi sul resto. quando scoprimmo che Peppino non sapeva Pazzesco, no?». nuotare. Ecco spiegata la ritrosia nel togliersi maglietta e pantaloncini per restare in Cosa ricorda dell’isola in quegli anni? costume da bagno. Ma con la sua complicità «Il mare, il suo colore unico. Credo poi che e l’inconfondibile autoironia si fece vestire la presenza del carcere abbia contribuito da sub. Creammo un falso storico clamoroso a mantenere totalmente inalterata la in quella foto in cui dava l’idea di essere un natura. Nessuno si poteva avvicinare profondo conoscitore e frequentatore del all’isola. Ricordo che tutti pescavano, quasi mare». anche a mani nude. Che bontà quel pesce meraviglioso! La natura incontaminata Come ha già accennato lei e Di Lello dell’Asinara non la trovi in molte parti arrivaste sull’isola in un secondo del mondo. Io non la conoscevo. Rimasi tempo. Che situazione ricorda? estasiato, perché riconobbi il paradiso». «Giovanni e Paolo lavoravano come se si trovassero negli uffici di Palermo. Avevano le Il soggiorno coatto sull’isola di carte e scrivevano una parte importante del Falcone e Borsellino esplicitò un senso SARDEGNAIMMAGINARE 29

di sicurezza asfissiante. Avevamo Carabinieri e Polizia costantemente con noi, macchine blindate davanti alle nostre case. La nostra vita cambiò. Se prima erano possibili una “fuga” o un fuoriprogramma senza scorta, ora diventava impossibile. Quante volte mi hanno chiesto: come avete fatto?» Esatto! Come avete fatto? «Alla fine ti abitui. La nostra grande forza fu per prima cosa l’amicizia che nacque e si consolidò. Ma poi anche la condivisione di questo genere di problemi. La cosa più brutta è restare da soli, senza poterti confrontare sui problemi comuni. Come dire? Mettendo sul tavolo le difficoltà e le privazioni, i fastidi li gestisci meglio». Andando via dall’Asinara quali sentimenti ha portato con sé nella valigia? «Ho capito per prima cosa che avevo fatto bene ad andare là con Peppino, sempre in riferimento alla condivisione delle esperienze di cui ho appena parlato. Certo, non nascondo la tenerezza che ho provato pensando a Giovanni e a Paolo, ma soprattutto alle loro famiglie, obbligate a una sorta di prigionia su quell’isola. Una sensazione strana, non gradevole». Sopra L’ora d’aria e una di insicurezza di quegli anni in cui tutti A distanza di tanti anni che bilancio si delle celle del bunker voi lavoravate consapevoli dei pericoli può fare sul maxi processo (costruito a cui eravate esposti? in parte sull’Asinara) dove per la prima «Quando abbiamo cominciato, nel 1981, volta si parlò di Cosa Nostra in un’aula a occuparci di mafia, ci siamo “ficcati” in di tribunale? un’avventura stimolante da un punto di vista «Io ho definito il maxi processo e la sua professionale ma all’inizio non ne abbiamo sentenza come un punto di non ritorno. Ben compreso sino in fondo le conseguenze. Il 19 ergastoli richiesti, tra cui quelli di Riina, brutale omicidio del generale Carlo Alberto Calò e Provenzano. In più oltre 2600 anni Dalla Chiesa, prima, e l’esecuzione di Rocco di reclusione per 346 imputati. In quella Chinnici, poi, fecero emergere in tutta la sua sentenza è stato espresso tutto ciò che si gravità il problema della tutela della nostra deve sapere su Cosa Nostra. Fino a quel incolumità. Fummo destinatari di un sistema momento resistevano addirittura dei dubbi sull’effettiva esistenza della mafia. Quella era la visione degli anni Settanta, il punto da cui si era partiti. Il maxi processo cambiò l’approccio al sistema. Il metodo Falcone e tutto il lavoro del pool resero trasparente ciò che prima era (volutamente) avvolto dalla nebbia più fitta». 30 SARDEGNAIMMAGINARE

RICORDI DI DERIU, L’ANGELO DEI GIUDICI ANTIMAFIACaldo e umidità insopportabili e un sole inclemente che picchia sulle teste di un’isola incandescente. In quell’agosto del 1985 si avverte un movimento strano sull’Asinara, un viavai non consueto per qualcosa che sta per accadere di non ben precisato. CGianmaria Deriu, ispettore di Polizia quel caldo agosto ospitò Falcone e Borsellino, intenti a preparare una parte importante del maxi processo contro la mafia. «Ricordo ogni istante di quei giorni, – continua a raccontare – il primo momento, quando vedo i giudici e le loro famiglie. Non lo nascondo: non so chi siano. Sono diventato Penitenziaria in pensione, ricorda così padre da appena tre giorni ma intuisco subito quei giorni in cui Antonio Caponnetto, il che per molti altri giorni non vedrò mia magistrato che guida il pool antimafia, decide figlia. Sull’Asinara sono in corso importanti di proteggere i giudici Giovanni Falcone manovre e non posso assentarmi. Il direttore e Paolo Borsellino con le loro famiglie, del carcere, Francesco Massidda, mi incarica inviandoli segretamente sull’isola. Solo là lo di stare assieme ai giudici, di coordinare ogni Stato dice di poter assicurare ai due la giusta loro spostamento e di assisterli per qualsiasi protezione. richiesta. In pratica divento la loro ombra. «Beppe Montana, dirigente della sezione Voleva che si sentissero a casa. Una brava catturandi della squadra mobile di Palermo persona sia lui sia la moglie, la signora Marilù e Ninni Cassarà, dirigente della squadra che una sera organizzò una cena per i giudici mobile, sono stati appena trucidati e il rischio e le rispettive famiglie». attentati per i giudici del pool è troppo alto». Che sull’isola si viva un momento delicato Deriu decide di scavare tra i ricordi affacciato lo si capisce immediatamente, uno stuolo sulla terrazza della foresteria dai mattoni di guardie del corpo circonda il molo di amaranto di Cala d’Oliva, la stessa che in cala d’Oliva, una pilotina veglia dal mare la SARDEGNAIMMAGINARE 31

Gianmaria Deriu davanti al’ex foresteria penitenziaria, durante la tappa di Monumenti Aperti organizzata all’Asinara dal Comune di Porto Torres sombrero che trova appeso al muro, trofeo di viaggio di un mio collega. Mi fa anche spaventare perché me lo trovo davanti all’improvviso. Questo a conferma di quanto anche a lui piaccia scherzare. Li porto nella vicina spiaggia di Cala Sabina. Un paradiso che viene apprezzato da tutti. Per loro un assaggio di normalità. Fino a quando vediamo arrivare un’auto di servizio, una Fiat 127 verde. Dobbiamo tornare in tutta fretta. Vengo convocato dai miei superiori che mi strigliano per non aver rispettato le rigidissime procedure di sicurezza». ph Gabriele Sardu Il 23 maggio e il 19 luglio 1992. Che giornate sono all’Asinara? foresteria. Gli elicotteri iniziano a volare. Inizia il soggiorno obbligato «La strage di Capaci piomba sull’isola in di Falcone e Borsellino all’Asinara. modo dirompente. Riesce a disorientare tutti. «Nei primi momenti prevale una reciproca diffidenza: voglio capire Impieghiamo del tempo a comprendere cosa che tipo di persone siano e loro devono imparare a fidarsi di me. Il stia accadendo realmente. Quando giunge ghiaccio si rompe lentamente, fino a quando mi accolgono come fossi la notizia di via d’Amelio, tutto diventa più uno di famiglia – prosegue il racconto di Deriu – Di donna Agnese, chiaro e siamo assaliti da una disperazione la moglie del giudice Paolo, ricordo l’immensa bontà e la dolcezza. che ancora oggi mi provoca turbamento. È lei a occuparsi della colazione ogni mattina. E se di Borsellino mi In quei frangenti penso all’estate del 1985 e restano impressi i tratti seri e tirati dei terribili 57 giorni dopo la strage tutto mi sembra non avere senso. Penso che dell’amico fraterno Falcone, la sua immagine che ricordo all’Asinara lo Stato li abbia lasciati da soli. Penso che è di una persona sorridente e sempre pronta a raccontare barzellette non sia possibile morire così. E piango». e a sdrammatizzare». Poi sull’Asinara arriva il maggior esponente Come trascorre la loro permanenza sull’isola? di Cosa Nostra che viene rinchiuso nel bunker «Sicuramente tra alti e bassi. Nei primissimi giorni il problema di Cala d’Oliva. principale è l’adattamento. L’unico a godersi la vacanza forzata è «È giusto non nominarlo neppure. Non se lo Manfredi, il secondogenito di Borsellino. Per lui la possibilità di stare merita. Ha fatto troppo male al nostro Paese. all’aria aperta, di utilizzare il mio vecchissimo Morini (un ciclomotore Propongono anche a me di coprire i turni mangiato dalla ruggine, regalatomi anni prima da un collega) equivale per la sua sorveglianza. Non lo voglio vedere a vivere in libertà. Quella che a Palermo non è riuscito a conoscere. in faccia, non voglio trascorrere neppure I giudici, invece, sono molto nervosi perché devono correre contro il un minuto a contatto con lui. Avrei potuto tempo per completare il lavoro iniziato a Palermo ma i documenti e guadagnare un po’ di più ma non mi pento le carte processuali tardano ad arrivare dalla Sicilia. Li porteranno di avere preso quella decisione». qualche giorno dopo e la tensione inizierà a stemperarsi». Ricorda un giorno in particolare? Custodisce ricordi che tiene per sé e «Li ricordo praticamente tutti. Ma la volta in cui ci sottraemmo al non racconterà? protocollo di sicurezza per andare al mare, non la scorderò mai. «È normale che li abbia. Frammenti di Ormai siamo entrati in confidenza e capisco che uno strappo alla discorsi tra i giudici Falcone e Borsellino. regola può far loro solo del bene. Ho a disposizione la jeep di servizio Non ho mai origliato ma riconosco di aver (una Fiat a otto posti) e in pochi minuti tutti vi sgattaiolano dentro. carpito, tra una pausa e l’altra, alcune frasi Tranne uno. Il giudice Falcone. Si presenta con un improbabile che non ho mai riferito a nessuno» Deriu fa una pausa, l’emozione lo pervade, ma si fa forza e conclude il ragionamento. «Anche a distanza di tempo non è bene raccontarle. Le tengo per me». 32 SARDEGNAIMMAGINARE

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ITINERARI CON LA JEEP ALLA SCOPERTA “DCI OUNNTVINEREONTE” 34 SARDEGNAIMMAGINARE

DA FORNELLI A CALA SABINA, TRA COLLINE, SPIAGGE E SCORCI SELVAGGI Dtesto a cura della redazione Da sud a nord a bordo della jeep per iniziare l’avventura nel “continente” chiamato Asi- nara. Il viaggio inizia da Stintino alle 9 del mattino. Una breve navigazione prima di approdare nella zona di Fornelli, nota per il carcere di massima sicurezza, attivo sino alla nascita del Parco Nazioanle. Inizia una salita e si costeggiano invasi artifi- ciali e piccoli stagni naturali, ideali per il bird watching. L’isola stupisce costantemente i visitatori che neppure immaginano quali meraviglie natu- ra incontaminata possa offrire. È il caso di Cala Sant’Andrea, un autentico miracolo di colori, forme e sfumature. Si tratta di una zona di riserva integrale: non è consentito avvicinarsi ma lo spettacolo per la vista è as- sicurato, grazie a un mare azzurro, miscelato al turchese al blu intenso, che accarezza una spiaggia bianchissima, circondata da rocce scolpite dal tempo. Sempre a bordo della jeep si arriva a Tumba- rino, il centro scientifico di studi ornitologici. I cavalli si incontrano un po’ ovunque, ma si concentrano a Campo Perdu, da dove parto- no le escursioni. Cala Sant’Andrea - ph Gabriele Doppiu SARDEGNAIMMAGINARE 35

Sopra La Piana di Fornelli ph Enzo e Chiara Cossu A sinistra Cala Reale, sito archeologico sommerso ph Cala D’Oliva Diving Cala Reale è il centro dell’isola, luogo ideale per una piccola sosta o, se ci si è attardati pri- ma, per il pranzo. Campeggiano di fronte al molo il grande edificio della stazione sanitaria per la quarantena e una serie di costruzioni basse, gravemente danneggiate dal tempo. Il rinvenimento di una nave di epoca romana, vicino all’approdo dei traghetti, rende questo sito uno dei più importanti dell’Asinara an- che da un punto di vista archeologico. L’itinerario non è mai uguale e sono innu- merevoli i percorsi tematici adattabili alle passioni, alle curiosità e alle richieste dei vi- sitatori. La versatilità del viaggio in jeep con- sente infatti il fuoriprogramma che in questi luoghi è fondamentale per gustare al meglio un luogo come l’Asinara. L’escursione può riprendere, sempre con la 36 SARDEGNAIMMAGINARE

SINUARIA AMBIENTE E STORIA, LA NOSTRA PASSIONE La cooperativa Sinuaria (antico nome dell’Asi- PER VISITARE L’ISOLA CON SINUARIA: nara) prende vita nel 2003 da un’idea dei par- tecipanti al corso della Regione Autonoma del- Cellulare: +39 333 4679085 • +39 334 3451596 la Sardegna per la formazione professionale di E-mail: [email protected] Guida Ambientale Geomarina, progetto inseri- Sito: www.sinuaria.org to nell’iniziativa comunitaria Equal Posidonia. I soci, a cui viene rilasciato l’attestato di guide esclusive del Parco Nazionale dell’Asinara, sono qualificati a operare nei servizi di turismo ambientale. Promozione del territorio e sviluppo della sen- sibilità alle tematiche legate all’ambiente sono tra gli obiettivi che la società si prefigge di rag- giungere. All’interno del gruppo sono presenti soci con diverse professionalità che spaziano dall’am- bito naturalistico a quello storico, linguistico e tecnico gestionale, iscritte all’albo delle guide escursionistiche e guide turistiche della Regione Sardegna. Diversi componenti della cooperati- va operano nel Parco fin dal 1999, primo anno di apertura al pubblico. Dal 2003 Sinuaria propone alle scuole del terri- torio, regionale e nazionale, escursioni e attività laboratoriali di educazione ambientale e alla sostenibilità. L’obiettivo è quello di fare sviluppa- re ai ragazzi una maggiore consapevolezza in merito ai problemi e al degrado dell’ambiente, affinché prendano parte, in modo responsabile e concreto, alla loro risoluzione. Sempre nell’ambito delle attività rivolte ai ra- gazzi, da anni, la cooperativa collabora con l’osservatorio faunistico, il centro di recupero delle tartarughe marine e l’officina cosmetica FarmAsinara. Le attività principali restano però le escursione guidate nel territorio dell’Asinara, a bordo di fuoristrada Land Rover Defender da otto posti, durante le quali è possibile ammirare la natura incontaminata e i paesaggi unici attraverso sen- tieri percorribili solo con questi mezzi, con il tre- nino gommato o attraverso percorsi di trekking lungo i sentieri tracciati dall’Ente Parco.

SCOPRISARDEGNA PER VIVERE LE EMOZIONI DEL PARCO E DELLA SUA NATURA ScopriSardegna è una cooperativa di guide ambientali escursionistiche della Regione Sar- degna e guide del Parco Nazionale dell’Asina- ra. Nata in Barbagia, dall’amore per il trekking, da oltre quindici anni si occupa di turismo am- bientale. Nel 1997 le celle dell’isola si aprono e l’Asinara rinasce dopo più di cento anni di isolamento carcerario. ScopriSardegna trasferisce la propria esperien- za nel nascente Parco Nazionale dell’Asinara e per prima si specializza nelle escursioni su fuoristrada. Utilizza Land Rover 110, otto posti più la gui- da e per tutta la durata del tour accompagna il gruppo. L’escursione classica inizia nella parte meridionale dell’isola sino ad arrivare quasi alla punta estrema a nord. Il giro si concentra sui nu- merosi punti di interesse storico e naturalistico di cui la guida illustra tutte le peculiarità. Nel tempo ScopriSardegna ha maturato l’espe- rienza per gestire gruppi eterogenei, come ad esempio le scolaresche che vengono accom- pagnate anche in altri itinerari fuori dall’Asinara, nel nord ovest della Sardegna. Nel periodo estivo, oltre all’escursione mat- tutina, vengono proposti mini tour serali dalle 16.30 alle 20.30. Lo scenario muta profonda- mente: il sole saluta i visitatori regalando ma- gnifici tramonti e la fauna esce allo scoperto e regala avvistamenti emozionanti. «Ci piace trasmettere a tutti i visitatori – spie- gano le guide di ScopriSardegna – la nostra passione per un’isola dove il tempo pare essersi fermato e la natura vince su tutto. A qualsiasi età è ancora possibile emozionarsi davanti a tanta bellezza unica». PER VISITARE L’ISOLA CON SCOPRISARDEGNA: Cellulare: +39 079 4816604 • +39 328 4564682 E-mail: [email protected] Sito: www.scoprisardegna.com

Sopra Cala D’Oliva - ph Gabriele Doppiu A sinistra Cala Sabina - ph Gabriele Doppiu prua orientata verso nord. Si attraversa l’ex struttura carceraria di Trabuccato nella par- te dove anni or sono era possibile ammirarei vigneti e visitare le cantine di vino. Dopo una serie di saliscendi e uno snodarsi di curve, ap- pare l’affascinante borgo di Cala d’Oliva con le sue caratteristiche case bianche. È questo il centro dell’isola, vero cuore pulsante ai tem- pi del penitenziario. A pochi passi dal piccolo centro dove abitavano gli agenti di custodia con le loro famiglie, campeggia l’ex carcere della diramazione centrale che ospitava i de- tenuti comuni. Cala Sabina è la tappa più estrema. Un ba- gno tra quelle acque in cui, durante le im- mersioni, si possono ammirare frotte di pesci immobili che ti osservano, è un’esperienza difficile da dimenticare. Il rientro a Fornelli si programma per il pomeriggio e alle 17 il traghetto fa rientro a Stintino. SARDEGNAIMMAGINARE 39

ARCHEOLOGIA LE MOLTE VITE DI NORA L’ARCHEOLOGO CARLO TRONCHETTI RIPERCORRE LE TAPPE PRINCIPALI DELL’ANTICO INSEDIAMENTO testo di Fabio Isman • foto di Ivan Sgualdini 40 SARDEGNAIMMAGINARE

SARDEGNAIMMAGINARE Casa dell’atrio tetrastilo 41

LLa prima citazione della parola “Sardegna” tà. Probabilmente, è la sola che abbia vissuto proviene da una stele che ormai è al museo tutte le invasioni antiche: Fenici, Punici, Ro- di Cagliari, forse il più antico testo del Me- mani, Bizantini. Se si ripete sempre che la diterraneo, quella di Nora: «Si trovava in un Barbagia è la parte più intonsa dell’isola, non luogo di culto fenicio e precede la nascita avendo mai subito una conquista, Nora le ha della città; qui, i mercanti passavano gli in- conosciute tutte. Le ultime indagini mostra- verni, mescolandosi alle popolazioni locali, no, tuttavia, che è meno antica di quanto si d’età tardo-nuragica. Le prospezioni più re- ritenesse. «Come centro urbano non risale a centi avrebbero individuato anche il santua- due secoli prima di Roma, tradizionalmen- rio in cui era custodita. È databile tra la fine te del 753 avanti Cristo; Pausania la vuole del IX e la metà dell’VII secolo a.C. e, pre- fondata dagli Iberi, guidati da Norace, inve- In alto e al centro sumibilmente, era collocata su Punta di Su Co- ce è di 250 anni successiva: sorge attorno al La città archeologica loru, l’estremità meridionale del promontorio 500 prima di Cristo». Così, questa città per- de anche il titolo di più remota della Sarde- di Nora oggi noto come Capo di Pula», spiega Carlo gna: «Uno scavo che vi ho svolto negli anni In alto a destra Tronchetti, settant’anni, archeologo di lungo Ottanta, ha stabilito che il “record” spetta Torre del Coltellazzo corso che, oltre ad aver scavato per primo a Sant’Antioco, sorta verso il 750 a.C.». E o di Sant’Efisio l’area di Mont’e Prama quando vi apparvero i anche i due famosi orci, da sempre indicati In basso a destra blocchi dei Giganti, ha lavorato quarant’an- come “amplificatori” delle voci degli attori La Stele di Nora ni proprio nell’affascinante sito del Cagliari- nel teatro, in realtà non sono antichi come si ph Anna Maria Marras tano: un istmo con il mare attorno. credeva: «Gli scavi di Giorgio Bejor, che ora Ma non è questo l’unico primato della cit- 42 SARDEGNAIMMAGINARE

insegna all’università di Milano, hanno permesso di datarli a una fase immenso amante di Nora anche per un’altra più tarda, dopo il V secolo, quando il teatro non era più in uso e le ragione: nel 1983, per la prima volta, vi or- sue costruzioni erano diventate granai». ganizzammo la rassegna teatrale “La notte Le indagini di Bejor, suo compagno all’università di Pisa, Tronchetti dei poeti”: un modo per valorizzare il luogo, le conosce benissimo: fu proprio lui, nel 1990, a favorirne «il primo come oggi si usa dire, assolutamente ante litte- cantiere di scavo in epoca moderna a Nora, dopo quelli storici nel ram, quando queste faccende non andavano luogo». Per questo fu fondata una missione che ancora esiste. Con la di moda». Anche se, ammette Tronchetti, «le Soprintendenza, sono attive le università di Milano e Padova, Geno- scoperte di Mont’e Prama mi hanno poi dato va e Cagliari e, all’inizio, anche quelle di Viterbo e Pisa. Si deve a loro certamente maggiore visibilità. Ma a Nora, la riscoperta scientifica del luogo e anche tanta maggiore chiarezza ho sempre continuato a lavorare e il suo è il su che cosa, nei secoli, vi sia accaduto. «Dopo quarant’anni anni di primo museo comunale che ho fatto nasce- lavoro, ho scavato lì dal 1977 al 2008, sono legatissimo a Nora. Ho re». L’amore per i primogeniti. potuto leggerne tante fasi dell’edilizia urbana. Per esempio, all’inizio E allora, osserviamo questo promontorio del II secolo un’autorità ne muta il quartiere occidentale: capovolge del Capo di Pula proprio pensando a Tron- il fronte degli edifici verso una nuova e importante strada e nascono chetti. E meravigliamoci della possibilità di le Terme a mare che, nel 1977, ho riportato alla luce». usare due porti alternativi, due ampi golfi, a Invece, pochi i ritrovamenti di oggetti d’eccezionale importanza: «La seconda della direzione del vento; dei suoi, lunga vita del sito, la sua lenta fine, il suo abbandono in epoca bizan- almeno 1200 anni di vita prima dell’abban- tina hanno fatto sì che tanto di quel che vi esisteva sia andato irrime- dono, del grande sviluppo in epoca punica diabilmente perduto. Le Terme a mare sono state trovate completa- e, successivamente, romana. Si tratta di un mente spoglie: nemmeno un frammento di marmo. Ma io sono un sito abitato da almeno 5000 anni, nella zona SARDEGNAIMMAGINARE 43

Sopra sono disseminati numerosi nuraghi e per- secolo a.C., dei Fenici vivevano sul promon- L’area archeologica di Nora mangono tracce dell’antica cultura di Monte torio del Capo di Pula e venivano sepolti in Claro. La stele di Nora, con la dedica a una tombe, con materiali di corredo tipici della Sotto divinità, è elemento assai importante nella loro cultura». Le prime tracce sicure di un La spiaggia di Nora ricostruzione di questo mondo: indica che insediamento stabile sono della fine del VI il Capo era luogo di grande rilevanza e un secolo, sempre prima di Cristo; la zona era punto di riferimento nelle rotte. È stata tra- interessata da una forte presenza cartagine- dotta in vari modi; l’ipotesi più probabile è se. Poi, arrivano i Romani e dietro il Foro che sia un voto al dio Pumay offerto da un ecco edifici a forma rettangolare allungata: alto funzionario fenicio, Milkaton, dopo che magazzini per derrate alimentari cerealicole. la sua nave e l’equipaggio si erano salvati da Ma sotto i resti del tempio romano, che dava una tempesta mentre andavano a Tarshish, sul Foro, si trovano livelli di epoca punica, forse Tartesso, antico nome di una zona della con segni forse di una destinazione cultuale Spagna, all’incirca l’attuale Andalusia. Vi si :«siamo quindi di fronte a una continuità di leggono solo le lettere SRDN: perché il loro uso sacro durata nei secoli, praticamente per alfabeto non prevedeva le vocali. un millennio», dice lo studioso. «Piccoli settori della necropoli più antica Però, come sempre, sono le necropoli a rive- rimasti intatti», continua Tronchetti, «favo- larci la ricchezza delle città. A fine Ottocento, riscono la ricostruzione dell’abitato: nel VII vengono scavate quaranta tombe a camera; risultano intatte. I corredi, databili dagli ini- zi del V secolo a quelli del III, testimoniano la dovizia dei rapporti con il mondo greco: quasi metà dei vasi proviene da Atene. Mol- ti erano in una tomba, forse di una donna greca, vissuta e morta a Nora. «Quasi tutte le inumazioni del V e del IV secolo hanno a fianco vasi punici e anche attici. C’erano anche gioielli con foglie d’oro, di cui una or- nata da un volto di Gorgone, il demone che allontanava gli spiriti malvagi dal corpo del defunto. In un’altra tomba, invece, viene tro- vato quanto resta della decorazione, in osso o avorio intagliato, di un cofanetto di legno, con motivi geometrici e animali nei fregi dell’oggetto, prodotto in Etruria a inizio del V secolo: prezioso indizio della continuità dei traffici anche con questa regione italica». E, soprattutto, di Nora colpiscono il pano- rama e l’aspetto naturalistico: un sito asso- lutamente unico e pervaso dal mare. Con i resti di tutte le antiche civiltà che vi si sono susseguite: iscrizioni romane, residui di co- struzioni e di templi che nemmeno i Vandali hanno potuto cancellare. Fino all’abbando- no: ormai i Saraceni compivano le loro scor- rerie sulla costa e Nora non vive più ma resta imperitura, nella memoria e non solo, anche per chi voglia godere di un insieme paesistico incomparabile, del racconto di quella che è stata una grande città e di quanti nei secoli vi sono vissuti. 44 SARDEGNAIMMAGINARE

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ITINERARI BLDD’IEEINLLTLLUTEARZEASRZMRPAEIAODGDNGATAIABILE testo di Laura Fois• foto di Ivan Sgualdini 46 SARDEGNAIMMAGINARE

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La spiaggia di Tuerredda SARDEGNAIMMAGINARE 48

UNA LINGUA DI SABBIA FINISSIMA E BIANCA LUNGA OLTRE MEZZO CHILOMETRO QQuando si lascia Chia e ci si spinge verso l’e- stremo sud dell’isola, il segnale radio si perde nel vento e la macchia mediterranea può of- frire riparo dal caldo estivo. E, quando dopo un paio di curve morbide appare la spiag- gia di Tuerredda, lo stupore è assicurato. Si trova nel comune di Teulada ed è una delle spiagge più belle e più fotografate della Sar- degna e del mondo. Se su Instagram l’hashtag #sardegna è presente quasi sei milioni di volte, è anche perché questo gioiello, incastonato tra Capo Malfatano e Capo Spartivento, è fotogenico per 365 giorni all’anno. Una lingua di sabbia finissima e bianca, lun- ga poco più di mezzo chilometro, si fonde con colori chiari che vanno dall’azzurro della riva al verde in prossimità delle rocce, pas- sando per il blu profondo dei fondali più alti. Con boccaglio e maschera ci si può divertire a fare snorkeling. A nuoto si può raggiungere l’isolotto di Tuerredda dove concedersi una pausa di silenzio dal caos della spiaggia, pre- sa d’assalto nei fine settimana estivi. Tutt’at- torno, una vegetazione che in primavera si esprime con alberi di mimose, anche a pochi passi dal bagnasciuga, mentre in estate offre riparo dal caldo e a volte dal maestrale che non disdegna questo splendido scorcio di ter- ra sarda. SARDEGNAIMMAGINARE 49

Sopra, scorcio del Golfo di Tuerredda in lontananza si intavvede la Torre di Capo Malfatano Sotto, la spiaggia di Tuerredda L’incanto di questo luogo, ancora poco inte- ressato dall’edilizia, lo si deve anche a Ovidio Marras, il pastore che si è opposto a giganti del cemento del calibro dei Caltagirone, di Toti, di Marcegaglia e di Benetton che vole- vano costruire un resort intorno ai suoi terre- ni. È grazie a persone come lui che ancora si possono apprezzare scorci di una terra au- tentica, aspra e dolce a seconda degli umori del vento e delle persone che la abitano, puli- ta e lucente come il suo diamante più prezio- so che mai avrà padroni: il mare. Ammirare queste acque significa lasciarsi ammaliare dai confini di una terra che preserva scena- ri naturali di pregio, sia verso la più cono- sciuta località di Chia, sia verso l’itinerario inverso che porta ad altre splendide spiagge quali Porto Tramatzu, Is Arenas, Porto Pino. Come anche Cala Zafferano e molte altre, accessibili solo via mare, perché interdette in quanto basi militari, ma questa è un’altra lunga storia. La rotta a sud-ovest è un passaggio obbligato per chi cerca ispirazione e bellezza, momenti di solitudine e riflessione, vacanze in barca, gommone e relax. La strada panoramica si può facilmente percorrere in macchina o in moto. Le calette da scoprire sono innumere- voli. Il fascino di Tuerredda consiste nel rivivere quello che si è provato la prima volta, e avere la capacità di sorprendersi sempre. Soprat- tutto quando ci si immerge nelle sue acque mai troppo calde, neanche nelle giornate più cocenti. Rispettare Tuerredda significa an- che ricordarsi di persone come Ovidio Mar- ras che hanno voluto lasciare la Sardegna così come l’abbiamo conosciuta. Per ricor- darla ancora uguale e unica, come quando la si è vista per la prima volta. 50 SARDEGNAIMMAGINARE


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