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Published by iuda, 2022-10-09 14:00:58

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HANNO COLLABORATO FOTO DI BENIAMINO BARRESE. Lucia Calandri Benedetta Barzini Tanya e Zhenya Posternak Lucia BENEDETTA BARZINI Calandri TANYA e ZHENYA POSTERNAK Dopo la modella negli anni Italo-caraibica, newyorkese di ’60 e dopo avere svolto Nate a Kiev, in Ucraina, ma residenti a New York, le sorelle Tanya nascita, bolognese di adozione. innumerevoli lavori diversi, e Zhenya Posternak condividono la capacità di catturare Con una grande passione per accetta di insegnare prima momenti e costruire storie attraverso un mix di immagini ogni possibile ramificazione all’Università di Urbino, poi apparentemente casuali. Il loro obiettivo è svelare la personalità della moda e del costume, al Politecnico di Milano delle loro muse mediante un’interazione tra il soggetto e dopo una laurea in Lingue e e alla Nuova Accademia l’ambientazione. Partendo da un’attenta e meticolosa esplorazione Culture dell’Asia, si è di Belle Arti (Milano), una del colore e della composizione grafica, la loro fotografia celebra diplomata in Fashion Design materia diversa dalla storia dettagli ordinari e quei momenti “intermedi” della vita umana presso l’Accademia di Belle della moda,“Il significato che di solito passano inosservati. Tra i loro lavori più recenti Arti di Bologna, lavorando in dell’abito nel tempo”. figurano campagne per Jacquemus, Loewe, Calvin Klein e il seguito come textile designer, Guggenheim Museum. sarta, assistente costumista, Luca stylist e infine come Editorial Galasso Ally Macrae Assistant di Vogue Italia. Luca Galasso è un fashion Ally Macrae è una stylist originaria dell’Australia ma residente a Corentin Leroux stylist italiano con base Parigi. Il suo lavoro nella moda è profondamente influenzato dai a New York. È nato e cresciuto suoi studi nel campo delle belle arti (si dedica anche alla pittura) Corentin nell’Italia del Sud, ma la sua e in quello della danza, come rivela il suo spiccato senso della Leroux passione per l’arte, la cultura, texture, del colore e del movimento, nonché il suo interesse per la fotografia e la moda lo ha il corpo umano, per lei inscindibile da quello per l’abbigliamento. È un 28enne fotografo portato a studiare a Milano, francese, nato e cresciuto in dove ha iniziato la sua carriera. CON Normandia, ma oggi residente Nel 2012 si è trasferito a New TRIBU a Parigi. Ha iniziato come York, e qui ha lavorato per la TORS AllyMacrae graphic designer, ma in seguito rivista Interview e, durante un ha deciso di coltivare la sua lungo periodo, per l’edizione passione per la fotografia americana di Vogue. Oggi studiando presso l’ECAL, la collabora con diversi magazine, scuola cantonale d’arte di tra cui Vogue Italia, Vogue Losanna, in Svizzera. Il suo America, Interview, T e W, approccio all’immagine di oltre a essere consulente di moda rivela un forte interesse prestigiose case di moda quali per l’illuminazione, il contrasto Gucci, Dior, Prada ed Etro. e le forme grafiche, oltre a un profondo senso dell’armonia. 60 Luca Galasso



BLOC-NOTES uma torna a New York con una sfilata durante la sce un’influenza che si fa sempre più sentire al di settimana della moda. Nike crea un completo tem- fuori dell’ambito dello sport effettivo e arriva nell’ab- P pestato di diamanti per l’ultima (forse) gara di Sere- bigliamento da giorno, da villeggiatura e da viaggio”, na Williams. Adidas prosegue la sua milionaria (e a si scriveva su Vogue già nel 1926. Non si contano, tratti problematica) collaborazione con Ye (all’ana- specialmente negli ultimi dieci anni, le collaborazio- grafe Kanye West). Ma perché un brand che vende ni tra i big dello sport e tra i grandi e piccoli prota- sneakers e abbigliamento tecnico dovrebbe voler gonisti del panorama della moda: adidas con Stella conversare con l’aspetto più glamour del vestire? Il McCartney, Gucci e Balenciaga, Nike con Off-Whi- rapporto tra sport e moda è meno superficiale di te e Jacquemus, Puma con Fenty by Rihanna e AMI quanto si possa pensare da molto tempo, l’uno serve Paris, Reebok e Victoria Beckham, Fila con Fendi e all’altro in modi fondamentali che hanno a che fare Roksanda (la raccontiamo a pag. 128). Il perché del con il nostro stile di vita, le nostre abitudini. “Tre loro successo, in effetti, è spiegabile attraverso una quarti della moda da giorno proposta a Parigi è di fotografia della nostra quotidianità. Tutto è perfor- tipo sportivo. Semplice, pratica e giovanile, costitui- mance, sia in termini di vita attiva – chi non si sente Winnie Harlow sfila in colpa senza quei FOTO TAYLOR HILL/WIREIMAGE GETTY IMAGES. per PUMA Futrograde 10.000 passi al giorno? durante la scorsa settimana – sia di stile, con il trend dei fit check su TikTok della moda a New York. che, appunto, prende in prestito il termine “fit” (in forma) e si riferisce al look del giorno, da immortalare in un video per farsi giudicare dalla platea di utenti. Esigia- mo il massimo da ciò che indossiamo, per poter dare il massimo noi stes- si. Dunque la perfor- mance degli abiti e degli accessori che scegliamo è fondamentale ed ecco perché sport e moda si rincorrono senza sosta, il primo concentrato nella ricerca dei tessuti del futuro (a pag. 126 rac- contiamo Nike Forward, ultima grande rivoluzio- ne,verso una produzione più snella e quindi soste- nibile), l’altro sull’unici- tà delle forme e sulla ricerca dell’identità. NON C’È MODA SENZA SPORT (e viceversa) I due mondi si sono incontrati all’inizio del ’900 e, oggi più che mai, si incrociano attraverso gli ABITI della quotidianità. Di FEDERICA SALTO 62









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THE CASSINA PERSPECTIVE cassina.com Milan Paris New York London Los Angeles Madrid Dubai Tokyo

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R AGGIUNGERE L’INFINITO Donne che corrono in bici, che sciano, che surfano. Tra gli anni Trenta e Quaranta le pagine di Vogue si popolano di ATLETE grazie alla visione innovativa della fotografa Toni Frissell che ritrae MODELLE IN MOVIMENTO colte con spontaneità, in studio o all’aperto. Un passo avanti per il superamento di quegli STEREOTIPI DI GENERE che ritraggono le donne come figure aggraziate, deboli, impossibilitate a svolgere pratiche sportive affaticanti. E oggi a che punto siamo? I giovani talenti di PHOTOVOGUE ci aiutano ad approfondire la questione. Di FRANCESCA MARANI Alexandra «Capire in uno sguardo cosa significhi la forza, quando questa sorge da un interiore ricco, che accoglie gli Von Fuerst ostacoli come una prova per raggiungere l’infinito. Veronica Yoko Plebani mi ascoltava e osservava così, con la sua forza interiore inscalfibile, sentivo che stava superando i suoi limiti quando le chiesi di posare per me in pose bizzarre. Sentivo che eravamo lì per motivarci vicendevolmente. Un incontro con una donna ma- gnifica, per sempre impressa nel mio cuore». 74

PHOTOVOGUE Sophia «C’è uno stereotipo molto diffuso sulle cheerleader, quello che le identifica come donne che fanno il tifo per gli Wilson atleti, donne che esistono unicamente come “sfondo estetico”. Tale cliché ignora completamente le loro doti atletiche e le loro ambizioni. Ho quindi voluto riorientare i riflettori per rendere le cheerleader protagoniste della narrazione. Quello dello sport, con i relativi finanziamenti, è un mondo dominato dagli uomini, e ho sentito il dovere, non solo come fotografa, ma anche come donna Nera, di dare spazio a persone come me e porre in risalto temi come la giovinezza, la maturazione, il coraggio e il talento». 75

Mudrika e Neha, dalla serie Champion. Prarthna «Il mio lavoro è influenzato dall’esplorazione di narrazioni alternative della forza femminile Singh all’interno dei costrutti patriarcali indiani. Champion è un progetto a lungo termine cui ho iniziato a dedicarmi sette anni fa. Volevo studiare come il genere e la femminilità si rapportano con lo sport e la costruzione di una nazione, un ambito tipicamente dominato dagli uomini. Il progetto si è sviluppato come una serie di immagini scultoree di atlete nei loro ambienti sporti- vi specifici, ritratti che celebrano sia la forza di queste donne sia la loro vulnerabilità, ma, soprat- tutto, la loro capacità di vivere con un corpo che la società non necessariamente accetta». 76

PHOTOVOGUE Arianna Genghini «Fotografare una power- lifter agonista, una don- na di incredibile forza fisica e spirituale, è stata una delle esperienze più significative della mia carriera. Il culto del cor- po e la perseveranza come attitudine di vita sono le tematiche che mi hanno ispirata a ritrarre Carlotta nel suo ambien- te naturale, la palestra. Il powerlifting è uno sport associato alla forza bru- ta corporea e all’aggres- sività “tipicamente ma- schili”.Carlotta dimostra che la passione sportiva non ha genere». 77

CORSI E RICORSI 40 a 0 Il TENNIS entra a gamba tesa nel mondo dello stile. Con MINIGONNE BIANCHE plissé indossate, a sorpresa, con chiodi e pizzi. Ma il link tra abbigliamento sportivo e le collezioni degli stilisti ha una storia lunga. Da quel JEAN PATOU che negli anni Venti… Di SOFIA GNOLI «C’ è ben poca differenza tra la tenuta sportiva propria- so, segno ricorrente dell’estetica della casa milanese, mente detta, quella che si indossa sul campo da gio- minigonne bianche plissettate sono indossate a sor- co, e l’abbigliamento adottato dalle semplici spetta- presa con chiodi, pizzi e scarpe da balletto. trici», si legge su Vogue nel maggio del 1923. Oggi, quasi un secolo dopo, il discorso non è così cambia- Nel corso di oltre un secolo l’estetica sportiva, to. Prendiamo Miu Miu per esempio. Dopo Basic oggi cliccatissima su TikTok ed esaltata dalla gene- Instincts, la collezione estiva, dove aveva sezionato razione Y2K, le contaminazioni tra moda e tennis capi universali, grandi classici di ogni armadio – dal non si sono mai arrestate. Anzi, sulle orme di trend trench alla camicia bianca –, Miuccia Prada ha con- setter e sportive, i due universi sono ormai diventa- tinuato sulla stessa linea esplorando il mondo dell’acti- ti un tutt’uno. Se Kendall Jenner e Bella Hadid vewear e soffermandosi sull’abbigliamento da tennis. hanno adottato corte gonnelline a pieghe conver- È così che, conformemente al paradigma antigrazio- tendosi al tennis look, Serena Williams ha un de- bole per gli effetti couture. Non per niente la cam- 78

pionessa del Michigan, vincitrice di 23 titoli del riche operazioni di hackeraggio rileggendo, in col- Dall’alto. L’evoluzione del Grand Slam e musa dell’empowerment femminile, laborazione con Adidas, la simbologia delle tre stri- look del tennis femminile a ha posato per la copertina del September Issue dell’e- sce su bustier e abiti da sera. «Indossarli», ha com- Wimbledon, negli anni dal dizione americana di Vogue con un ceruleo abito mentato nelle note che accompagnano la sfilata, «vuol 1884 al 1952. Un outfit della creato da Demna Gvasalia per Balenciaga. dire attraversare questa soglia trasformativa in cui collezione A/I 2022/23 di noi diventiamo qualcos’altro. È su questa superficie Miu Miu. Pagina accanto. Ma il primo a giocare in bilico tra sport e cou- tattile che lavoro attraverso rimandi, alterazioni, fe- La tennista francese Suzanne ture è stato, all’alba degli anni Venti del Novecento, ritoie e innesti. Giustapponendo mondi e significa- Lenglen (1899-1938). il couturier francese Jean Patou. Fu lui a creare il ti». Per l’appunto sport e couture. look di un’icona del gusto dell’epoca, la campiones- PAGINA ACCANTO. FOTO © CORBIS/CORBIS VIA GETTY IMAGES. IN QUESTA PAGINA. FOTO © HULTON-DEUTSCH COLLECTION/CORBIS/CORBIS VIA GETTY IMAGES. IMMAGINE COURTESY MIU MIU. sa di tennis Suzanne Lenglen, definita da Gianni Clerici: «Più ammirata della Duse, più desiderata di Josephine Baker, più elegante di Anna Pavlova». Era il 1919 quando a Wimbledon, oltre a ottenere la prima delle sue mitiche vittorie, complice un filo di rossetto, un gilet di maglia e una corta gonna a pie- ghe, Suzanne fece entrare il tennis look in milioni di armadi. «I miei modelli», confidò poco dopo lo stesso Patou «sono studiati per l’attività sportiva». Lo sport era ormai entrato a gamba tesa nella moda, tant’è che quando nel 1927 Elsa Schiaparelli fece il suo debutto come stilista battezzò la sua boutique pari- gina Pour le sport. Allora in Italia l’ideale atletico era strenuamente e incoerentemente esaltato dalla politica fascista, promotrice al tempo stesso di due opposti ideali estetici: la donna sportiva e l’angelo del focolare. Era il momento in cui Lina Cavalieri, attrice e cantante, considerata “la più bella donna del mondo” (famoso il suo viso serigrafato, quasi onnipresente nell’opera di Piero Fornasetti), preconizzava: «Cre- do che la nostra epoca di automobili e di aeroplani non possa più intonarsi con i capelli lunghi e le sot- tane fino alle caviglie. La donna non tornerà più all’antico. Anzi la donna di domani, se è possibile annunciare una simile profezia, sarà sempre più pro- fondamente e liberamente sportiva. Ogni epoca ha dato alla donna il suo tipo. La nostra le ha forgiato una bellezza chiaramente distinta da quella degli altri secoli, prodotto della libertà di movimento e della espansione degli sport». Un anelito condiviso in Italia dalla contessa Gabriella di Robilant che, ispirandosi alle creazioni di Gabrielle Chanel e di Jean Patou, creò nel 1936 la prima griffe di moda sportiva del Bel Paese: Gabriella Sport. Da allora il legame tra moda e sport non è mai venuto meno. Basti pensare alle sneakers, entrate prepotentemente nel vocabolario della moda a par- tire dagli anni Cinquanta, o ai leggings, arrivati dritti dalla fitness-mania anni Ottanta (chi ricorda la Jennifer Beals di Flashdance?). Era il momento in cui Franco Moschino si chiedeva: «Perché disegna- re abiti quando si può modellare il corpo? Meglio essere il trainer di una palestra chic che uno stilista fuori moda». E oggi? Con la crescente aspirazione al comfort e l’incessante ricerca di materiali di avanguardia, i confini tra i due mondi sono ormai inesistenti. Ne sono esempio i corsetti techno e i guanti da moto pensati da Maria Grazia Chiuri per Dior che, sin dai suoi esordi nella maison francese, ha fatto del link tra moda e sport una costante del suo stile. Di- verso il caso di Alessandro Michele. In Exquisite, questo il nome della sfilata d’autunno, il direttore creativo di Gucci ha fatto una delle sue ormai sto- 79

SLUGREM FOTO COURTESY RALPH LAUREN E GUCCI. PRESSSTART Il legame tra moda e ESPORT è sempre più solido. Gli ATLETI vestono capi firmati e accessori couture. Mentre i GAMER non sono più una nicchia di NERD, ma un pubblico trasversale, appassionato di sfide. E di FASHION. Di MARCO MORELLO 80

TECH CLUB V coinvolge oggi 532 milioni di fan, bravi, vogliono pure apparire bel- che sfioreranno i 650 milioni nel li, o almeno ben vestiti. «Il gamer», estono divise firmate dai princi- 2025. Vale circa 1,4 miliardi di osserva Brambilla, «non è più una pali marchi dello sportswear,men- dollari, in crescita del 21 per cen- figura in ombra: il nerd è diven- tre i personaggi che pilotano to rispetto al 2021, dovrebbe su- tato cool e pop». E potenzialmen- sullo schermo hanno addosso capi perare la cifra di 1,8 miliardi nel te molto ricco, se riesce a impor- e accessori delle grandi griffe del- 2025 (dati e stime Newzoo). In si: la squadra campione mondiale la moda. Si accomodano su sedie Italia, circa 1,6 milioni di persone di League of Legends, altro ca- di design ed è qui che esibiscono dichiarano di seguire un evento posaldo del genere, il prossimo il loro talento agonistico: dita su- di eSport più volte a settimana. E novembre si porterà a casa una perveloci, sguardi come radar, non si tratta, come un luogo co- coppa in argento dal peso di 20 riflessi saettanti. Infine, quando mune suggerirebbe, di ragazzini chili e alta circa 70 centimetri. A vincono, alzano coppe progettate di sesso maschile: per oltre un realizzarla sono stati gli artigiani dai maestri della gioielleria di terzo sono donne (il 38 per cento), di Tiffany & Co., dopo 277 ore lusso.Trofei non di bit, ma di ato- la loro età media è pari a 28 anni, di lavoro, mentre qualche anno fa mi pesanti e preziosissimi. il livello d’istruzione e il reddito Louis Vuitton aveva progettato il superano quelli della media della baule da viaggio, su misura, che Non è mai stato così solido il popolazione. Dati che denotano protegge il medesimo trofeo. Se legame tra la moda e gli eSport, i una consapevolezza, una buona sembra troppo, non lo è: nelle videogame competitivi, le disci- capacità e propensione alla spesa. edizioni precedenti, il premio in pline in cui si primeggia con un denaro della competizione ha su- misto di atletismo e strategia, non La moda, settore che dalle perato il milione di dollari. dentro un campo ma davanti a un tendenze trae ispirazione e linfa display. Che siano tornei di calcio, vitale, non è rimasta indifferente Altra collaborazione illustre è battaglie epiche o avventure inte- di fronte a tanto fermento. Ne è quella di Asos con Fnatic, proba- rattive in mondi di fantasia, non stata sedotta e conquistata: «I bilmente l’organizzazione di è mai un esercizio solitario o so- brand del fashion sono ormai par- eSport più famosa e vincente a lipsistico, giacché ha il suo calo- te integrante degli eSport. Li ve- livello globale: il logo del brand roso tifo: richiama moltitudini di dono come un universo in cui è campeggia sulle magliette degli folle, in eventi in presenza o gon- naturale, quasi scontato essere atleti,assieme ad altri colossi come fi di pubblico collegato in diretta presenti. Li reputano un efficace la Bmw. Ralph Lauren ha invece streaming. Proprio come avviene strumento di marketing e comu- siglato una partnership con il team per le discipline tradizionali, pro- nicazione, un modo per raggiun- G2 Esports. Qualcosa di diverso, duce un affastellamento di livelli, gere un pubblico diverso», ragio- più originale e articolato, l’ha fat- leghe, competizioni locali e inter- na Federico Brambilla, vicepresi- to Gucci: lo scorso maggio ha nazionali. dente di Iidea, l’associazione di lanciato la «Gaming Academy», categoria dell’industria dei vide- una scuola di talenti degli eSport, A livello globale, il settore ogiochi, tra i principali esperti di che verranno aiutati a crescere e eSport in Italia e co-fondatore di affinare il loro estro, affinché di- Exeed, tra le più consolidate re- ventino atleti digitali professioni- altà mondiali del settore. sti e, nella migliore delle ipotesi, siano ingaggiati da una grande Exeed ha appena rinnovato squadra. È una scommessa sul l’accordo con adidas («per tre anni, futuro di queste discipline e sulla di solito si firma per uno, è il chia- formazione dei loro interpreti: «Di ro segnale di una volontà di pre- riflesso», commenta Brambilla, «è sidiare il mercato»), ma gli esem- un modo per studiare a fondo la pi sono molteplici, in ogni forma lingua di quel settore. Per lavorar- e territorio, a un incrocio tra il ci da dentro, conoscerlo vivendo- fisico e l’intangibile come il me- lo». Con la consapevolezza che dium impone. Sempre adidas, dal quello tra la moda e gli eSport non prossimo gennaio vestirà anche la è un colpo di fulmine passeggero, eNazionale, gli azzurri di calcio piuttosto un matrimonio destina- degli eSport. Già, esiste pure la to a durare. Magari di convenien- squadra ufficiale che difende l’or- za, ma senza dubbio reciproca. goglio dei nostri colori nell’arena dei computer. Un’immagine della campagna P/E 22 scattata in occasione della partnership Nike ha da poco collaborato tra Ralph Lauren e G2, la più grande con Rocket League, uno dei 10 organizzazione di e-sport del mondo. titoli più amati dagli utenti italia- Nella pagina accanto. Uno still dal ni, personalizzando le livree delle video “The Bellhop” per la Gucci auto protagoniste del gioco. Lo Gaming Academy, una no-profit creata stesso ha fatto più volte con Fort- da Gucci con la piattaforma di esperti di nite, dove sono di casa pure Mon- esports FACEIT a supporto dei gamer. cler e Balenciaga. La logica è univoca: i prota- gonisti dei videogame, oltre che 81

70 ANNI DI MONCLER Il brand di Remo Ruffini, simbolo per eccellenza del LIFESTYLE ITALIANO, spegne le candeline della sua settima decade. E Vogue Italia lo celebra attraverso le IMMAGINI D’ARCHIVIO e le VOCI delle personalità amiche, TESTIMONI di una storia di VISIONI e di COLLABORAZIONI. «Moncler è senza tempo e non ha paura di superare i limiti di ciò che è possibile fare nella moda» PHARELL WILLIAMS «Moncler è l’emblema della freschezza!» ALICIA KEYS «Moncler per me significa montagna e città, morbidezza e protezione, e la visione geniale di un uomo, Remo Ruffini!» SARAH ANDELMAN 82

ANNIVERSARI FOTO COURTESY MONCLER. GETTY IMAGES E © BRIDGEMAN. Mariacarla Boscono fotografata da Steven Meisel per Vogue Italia, ottobre 2010. Miniabito con ricami 83 di micropaillettes e gonna imbottita e trapuntata, Moncler Gamme Rouge.Pagina accanto. Dall’alto. Kanye West, Carling Academy, Liverpool, 2008. Jackie Kennedy a Gstaad, 1966. 83

«Esistono degli incontri che ci ispirano e ci spingono a dare il meglio di noi. Ho la grande fortuna di annoverare Remo Ruffini tra i miei più cari amici. La mia ammirazione per il businessman visionario, determinato e umanista che lui incarna è immensa, e l’affetto per l’uomo è totale. I miei migliori auguri. Continuiamo ad andare sempre più in alto, fino alla vetta dei nostri sogni» ETIENNE RUSSO 84

ANNIVERSARI «Creatività, energia, famiglia, divertimento e un senso di glamour moderno e cool» GIOVANNA ENGELBERT A destra. Brigitte Bardot in un break durante le riprese del film “A briglia sciolta” (1961). Sotto. Lookbook di Moncler del 1968. Pagina accanto. Dall’alto. Collezione invernale del 1990. Gruppo di maestri di sci, Alpe d’Huez, 1970. Lookbook di Moncler, metà degli anni Ottanta. «Moncler è famiglia» FRANCESCO RAGAZZI «Moncler è svestirsi per vestire» PAOLO NOSEDA 85

LEGAMI DI STRADA Le immagini del tour di DEM Skates e Brainded, Future Shred Technology, realizzate dal fotografo Christian Delfino. LUOGHIDI U CONTATTO n muretto inclinato. Un passamano con la vernice sbeccata. Una Una conversazione tra un ATLETA e un scalinata. Quando salti e poi atterri, il pattino fa un rumore sordo FOTOGRAFO per raccontare il legame prima di cominciare a scivolare. Quel rumore sordo stabilisce il inaspettato tra il ROLLERBLADING e gli contatto, significa che sei arrivato, ora devi solo gestirlo. Pattino spazi dove questo sport prende vita. Da sempre da ventidue anni e da ventidue anni quel rumore mi accompagna, rassicurante invece che traumatizzante. Ma come si trova quel e per sempre. Di JSON ADRIANI. rumore, quel contatto? Lo raccontano bene le immagini di queste Foto di CHRISTIAN DELFINO pagine: muovendosi nei luoghi, in gruppo e poi da soli e poi di nuovo insieme, alla ricerca di oggetti da guardare sotto un altro 86 punto di vista rispetto a quello dell’uso quotidiano. E da occupa- re, vivere, conquistare. Quel rumore è il segno della vittoria. All’autore di queste immagini, Christian Delfino, newyorke- se, classe 1987, ho chiesto di spiegare la strana connessione, cosa dà vita all’alchimia?

CD Dobbiamo partire dal presupposto che l’ambiente del modo tutto nostro. rollerblading è un ambiente molto piccolo, di nicchia. Non è qua- JA Certo, potresti andare in uno skatepark e sarebbe più sem- si mai regolamentato, né standardizzato. Non esistono o quasi campionati nel senso tradizionale del termine, con un comitato e plice, no? O meglio, lo facciamo, ma non è la stessa cosa… una giuria e tutto il resto. Nasce dalla strada, nel vero senso della CD Il tour aggiunge la componente della scoperta, trascorre- parola, e lì continua a vivere, autoalimentandosi. re un mese intero in una città a cercare spazi nuovi, inseguire gli JA La strada, poi, la si scopre attraverso il tour, o più sempli- atleti e scattare foto. E della comunità, perché il viaggio insieme cemente spostandosi da una città all’altra, trovando compagni di crea legami, ci si motiva a vicenda quando c’è un qualcosa che viaggio, lasciandosi e poi ritrovandosi, percorrendo chilometri con ostacola il salto e quell’energia diventa tangibile nell’aria. macchine piene di pattini e con la musica alta. JA E la fotografia che ruolo ha? CD Come dici tu, il tour è ricerca. Arrivi in una città nuova CD Per me, come per molti creativi che conosco di questo e cominci a girarla come se fossi un suo abitante, alla ricerca di settore, l’interesse per la macchina fotografica è nato mentre pat- angoli “normali”. Lo sguardo, però, è diverso. In quell’angolo ap- tinavo e guardavo gli altri pattinare, soprattutto attraverso le pa- parentemente uguale a mille altri angoli nel mondo può nascere gine delle riviste storiche, DailyBread e Box Magazine. Il bello è la famosa alchimia. È un modo interessante di vivere la città, un quando l’immagine diventa narrazione, quando riesce a cogliere quella connessione, al di là della tecnicità del trick. 87

SUCCESSI PROTETTI P sportive è Louis Vuitton Trophy Trunks, un FOTO TRATTE DA “LOUIS VUITTON TROPHY TRUNKS”, ASSOULINE. coffee table book prodotto da Assouline LA er il calcio è il goal, per la Formula 1 e la che, con una straordinaria eleganza grafica VITTORIA vela l’ultimo giro di pista o di boa, per la tipica dei libri della maison, offre ai letto- INTASCA pallavolo o il tennis il matchpoint. Ogni ri il piacere quasi vouyeristico di sbirciare sport ha il suo momento di massima ten- i dettagli e l’interno dei portatrofei. Da oltre 30 anni è sione, eppure tutti sono accomunati dal Louis Vuitton a creare momento immediatamente successivo: la A firmare il libro è Olivier Margot, im- gli SCRIGNI che premiazione, l’attimo in cui viene svelato portante e pluripremiato giornalista sporti- custodiscono i TROFEI il trofeo che simbolica- vo francese, redattore capo di L’Équipe e di eventi importanti mente chiude il viaggio L’Équipe Magazine per 25 anni che, nel come il ROLAND sportivo. Non è un caso volume, racconta il processo di creazione e GARROS e la che Louis Vuitton, che realizzazione dei cofanetti. Prodotti a mano FORMULA 1. E ora ha nel suo dna il gene dagli esperti artigiani nell’atelier di Louis un volume li racconta. del viaggio, presidi da Vuitton ad Asnières, in Francia, ogni box è Di FILIPPO oltre 30 anni questo la vivida testimonianza del dna della maison D’ASARO momento di gloria at- traverso uno degli og- che partì nel 1884 a Parigi producendo Dall’alto. Baule Porta Trofeo Louis Vuitton Cup in getti più affascinanti e bauli non dissimili da quelli che canvas Monogram Macassar. Baule Uefa (2018). allo stesso tempo meta- oggi contengono coppe e trofei con 13 riedizioni dei palloni utilizzati nei tornei forici: il cofanetto che di forme e dimensioni diverse. FIFA World - CupTM dal 1970. Sotto. Baule porta porta il trofeo. Ogni portatrofeo – la cui rea- trofeo Roland-Garros in canvas Monogram (2017). lizzazione può comportare Gli scrigni mono- grammati LV sono diven- oltre 400 ore di lavoro – è personalizzato tati il preludio all’esultan- per il torneo che premia. I bauli per i vinci- za degli eventi sportivi tori degli Open di Francia,per esempio,sono più influenti e importan- caratterizzati da un interno in terracotta che ti al mondo, dal Roland evoca la superficie argillosa del Roland Gar- Garros ai Mondiali di ros, mentre una “V” ricorda le linee di un calcio, dall’NBA alla For- campo da tennis.Se molti dei Trophy Trunks mula 1 spaziando dal hanno un gusto classico, quasi vintage, gli trofeo più antico del artigiani stanno trovando il modo di inte- mondo – la America’s grare elementi nuovi, come nel caso del Cup – fino alle nuove trofeo per il campionato di League of Le- frontiere del gaming. A gends, uno dei videogiochi più famosi del raccontare questa storia mondo, per il quale il classico baule è im- parallela alle leggende preziosito da cinque LED ultrapotenti. Un oggetto, il Trophy Trunk, che, in sintesi, racchiude l’idea del viaggio, l’attesa, la fatica,il riconoscimento e la gioia più pura. 88

FABIANAFILIPPI.COM

CONSIGLI DI LETTURA Match letterario È possibile scrivere LIBRI DI SPORT? E se sì, quali sono le REGOLE da seguire? Che LEZIONE devono impartire? Se lo chiede un autore che, sul tema, ha letto e prodotto… Di MATTEO CODIGNOLA P rima o poi chi scrive di sport cato, scolpita all’ingresso del zo vittoriano cui si rivolge, sono deve scegliere fra quel sepolcro Centrale di Wimbledon, è un due imposture equivalenti: 90 imbiancato di Rudyard Kipling verso della sua poesia più po- considerale tappe della tua for- e quella carogna di John McEn- polare, If - di cui da noi andava mazione, e vedrai che il fardel- roe – o almeno fra due loro af- pazzo, in un’altra era, Gigi Mar- lo dell’uomo bianco ti parrà più fermazioni,entrambe perentorie. zullo. Non fidarti di vittoria e leggero, quando portarlo toc- sconfitta, dice Kipling al ragaz- cherà a te. Nel suo piccolo (si Quella del sepolcro imbian- fa per dire) anche Mac ha inci- so una frase all’ingresso della sua Academy, e riguarda gli IN QUESTA PAGINA. FOTO A. ABBAS / MAGNUM PHOTOS / CONTRASTO. PAGINA ACCANTO. FOTO S&G/PA IMAGES VIA GETTY IMAGES. stessi due temi, però affrontati in modo un po’ più brusco: “Vincere o perdere non impor- ta. Finché non perdi”. Del Team Kipling, larga- mente egemone, fanno parte quanti ritengono che di sport si possa anche scrivere, ma in realtà per parlar d’altro. André Agassi, ad esempio. Essendo stato l’ultimo bad boy del tennis internazionale, e dagli anni del tramonto in avanti anche uno dei più fulgi- di good boy, quando ha deciso di raccontare la sua storia si è rivolto a uno specialista in pa- rabole edificanti, J.R. Moehrin- ger, che gli ha confezionato un racconto sul template ascesa/ caduta/redenzione che nel set- tore narrativa di sport funziona almeno dai tempi di Lassù qual- cuno mi ama, se non prima. Ri- sultato: Open (Einaudi), un li- bro molto robusto, estrema- mente leggibile (e infatti letto) da chiunque, a cominciare da chi del tennis non sa nemmeno le regole. Il problema riguarda, se mai, chi le sa. Il tennis – come tutti gli sport – è una forma di vita clau- strofobica, tutta fatica e com- pulsione. Con qualche eccezio- ne, i tennisti non passano le serate nei locali, ma come le passava René Lacoste ai suoi tempi: provando a perfeziona- re i colpi davanti allo specchio della camera d’albergo. Bene,

raccontare tutto questo – e ve- McPhee a sapere certe cose. scrittore italiano, Piero Trellini, niamo al team McEnroe – è Avendo avuto la fortuna di tra- ha capito che poteva entrare in difficilissimo. durre quel testo, a un certo possesso dell’orologio origina- punto l’ho chiamato, girandogli riamente al polso dell’arbitro di Molti anni fa un grande re- la domanda che prima o poi si quella piuttosto celebre partita. porter narrativo, John McPhee, fa qualsiasi lettore. Semplice, mi E proprio a partire dalla descri- decise di ricreare sulla pagina ha risposto lui con una risatina. zione tecnica dello strumento, la clamorosa semifinale di For- Ho chiamato la CBS e mi son e del suo proprietario col fi- rest Hill 1968, la prima dell’era fatto dare i nastri dell’incontro, schietto in bocca prima del Open: e la prima che vedeva da un paio di giorni prima che li calcio d’inizio, partono in fla- una parte della rete un tennista mandassero al macero. Poi ho shback le 500 pagine sulla pre- piuttosto wasp, Clark Graebner, chiamato Graebner e Ashe, che parazione del match, l’atmosfe- e dall’altra il primo nero a emer- in quel momento erano in riti- ra in ritiro, le chiacchiere di gere in uno sport bianco per ro con la squadra di Davis in Soldati e Bearzot, e così via in definizione, Arthur Ashe. Ten- un hotel in Virginia, e gli ho cui consiste La partita (Mon- nis (Adelphi), il racconto di chiesto se avevano voglia di dadori). A pagina 5 sorge il McPhee, comincia col primo rivedere la partita con me. Loro dubbio di avere in mano un servizio del match e si chiude hanno accettato, e siccome se referto psichiatrico, a pagina 50 sul match point, e anche se per la ricordavano colpo per colpo, il dubbio si trasforma in certez- intervalli rievoca le vicende ho solo trascritto i loro com- za, e da lì in poi si procede con biografiche dei due avversari, menti. Semplice no? E folle, ma in testa un’unica domanda: per- insieme a un bel pezzo della lo sport non è separabile dalla ché, su un argomento del gene- società americana di quegli follia - è semplicemente un suo re, un libro così breve? La real- anni, descrive con una nitidez- sintomo. Altamente contagioso. tà è che, contrariamente a za quasi allucinatoria i colpi quello che molti scrittori temo- giocati, e i pensieri che suscita- Dopo anni di maniacali no, a certe condizioni – la pre- vano nei due. A un certo pun- ricerche d’archivio (e di raccol- senza di un fanatismo non to diventa inevitabile chiedersi ta feticci) su Italia-Brasile del dominabile, e una conoscenza come diavolo abbia fatto 1982, un bel giorno un giovane di prima mano della materia – lo sport, dalla scrittura, tira fuori il meglio. Prendete Nor- man Mailer. Quasi tutti i suoi romanzi si possono portare senza rimpianti alla bancarella, ma The Fight (La nave di Te- seo), il reportage su Alì-Forem- an del 1974, certamente resterà. Mailer frequentava le palestre fin da ragazzino, e volare a Kin- shasa doveva essergli sembrato più di quanto fosse mai stato in grado di desiderare. In varie riprese del superbo documen- tario sull’evento uscito qualche anno fa, When We Were Kings, lo si vede a bordo ring insieme a un altro fanatico (e scriba) di boxe come George Plimpton. Tutti e due felici come treenni, tutti e due a rimpiangere il tem- po perso a parlare di guerra, o a registrare le chiacchiere di Truman Capote. *Matteo Codignola ha scritto, fra gli altri libri, “Vite brevi di tennisti eminenti” (Adelphi) e “Cose da fare a Francoforte quando sei morto” (Adelphi). Dall’alto a destra. Cover di “Tennis” di John McPhee, “La partita” di Piero Trellini, “The Fight” di Norman Mailer, “Open” di Andre Agassi. A sinistra. Arthur Ashe con Jimmy Connors a Wimbledon. Pagina accanto. Il pugile Muhammad Ali durante il match con Foreman nel 1974. 91

ASLUUTGORBEIOMGRAFIE RITRATTO DI MERT ALAS & MARCUS PIGGOTT. “Edward Enninful No8, London” (2022) @ Juergen Teller. All rights reserved. Pagina accanto. Edward Enninful bambino, con la sua famiglia in Ghana. 92

UNA VITA (NON) COME TANTE La MAMMA SARTA, il papà militare, L’ARIA DI MARE e il pesce fritto. EDWARD ENNINFUL si racconta nel libro “A VISIBLE MAN”, di cui qui pubblichiamo un estratto. Q una tipica famiglia poligama africana, era militari e una paga sufficiente a garantire solo un’adolescente quando ha iniziato a l’istruzione dei figli. A causa dei suoi do- uando ripenso alla mia infanzia in Ghana, confezionare abiti per le signore del posto. veri di soldato, mio padre era una presenza la prima cosa che mi torna in mente sono Aveva un occhio incredibile per i colori e, sporadica in casa nostra. Severo come i i profumi intensi. L’aria di mare e il pesce con il tempo, aveva sviluppato anche un completi neri che indossava quando non fritto, che mangiavamo con gnocchi di mais talento per le silhouette. A 17 anni, aveva era in uniforme, compariva, ci tiranneggia- fermentato chiamati kenkey e peperoncini. lasciato il suo villaggio per raggiungere la va e se ne andava. Ricordo l’odore dei corpi nei mercati affol- capitale, Accra, dove sperava di essere am- lati, l’aria satura di spezie. Pesce e carne messa in un istituto tecnico. Durante il Il maggiore dei miei fratelli, anche lui erano esposti nel caldo afoso, mentre don- colloquio, si era sentita dire che sapeva già di nome Crosby, era un ragazzaccio e un ne dall’aspetto vigoroso andavano e veni- tutto quello che avrebbero potuto insegnar- fumatore (oggi è un pastore anglicano). vano trasportando enormi pentole di zup- le. Così, si era trasferita nel nord del Gha- Mina, la secondogenita, una versione più pa sulla testa e i loro bambini sulla schiena. na, con l’obiettivo di avviare un’attività di giovane e radiosa di mia madre, era affet- sartoria. E lì aveva conosciuto mio padre. tuosa, gentile e garbata. Poi veniva Luther, La specialità di mia nonna era il fufu, bello e affascinante, che era il mio eroe. gnocchi a base di manioca e piantaggine Per lui, il maggiore Crosby Enninful, Quindi c’era Kenneth, intelligente e stu- che lei preparava con un mortaio e non riuscirei a immaginare un lavoro di- dioso, ma anche un bravo atleta: l’immagi- un pestello enormi. Quando ero verso da quello del militare, tali erano il suo ne del successo fin dalla più tenera età. Era molto piccolo, andavo a trovarla senso della disciplina e dell’ordine. Quan- il preferito di mio padre e sognava di di- insieme a mia madre, nel villaggio do sono nato, nel 1972, quinto di sei figli, ventare medico. Purtroppo, una malattia di Brakwa, a circa 60 miglia dalla l’esercito ghanese era uno dei più potenti gli ha impedito di completare gli studi. Ma costa. Viveva in una piccola casa dell’Africa, e questo dava prestigio alla car- la vera pupilla di mio padre era Akua, la abusiva fatta di fango e blocchi di riera militare. Gli ufficiali avevano una vita cui caparbia tenacia non aveva nulla da cemento, senza elettricità. Il viaggio sicura e borghese, con abitazioni nelle basi invidiare alla sua (prima che io rinunciassi in auto lungo strade polverose di terra rossa era un susseguirsi di sus- a tutte le collaborazioni come fre- sulti. Quando arrivavamo, dovevo elance per diventare redattore di salutare tutte le zie, i cugini e gli British Vogue, lei era la mia agente, amici della nonna. Potevano essere e non è stato un caso se l’ho scelta). anche una cinquantina, perché lei era come una regina da quelle par- Quando eravamo bambini, mio ti, e tutti dovevano portarle rispet- padre era in assoluto la persona di to. Io desideravo solo che la visita cui avevamo più paura. Io, in par- finisse presto, così da poter tornare ticolare, non mi sentivo del tutto alla nostra confortevole casa, ai miei accettato da lui, perché ero timido, libri, ai miei disegni, ai miei dischi. più sensibile e dotato di una mag- giore vocazione artistica rispetto ai In quelle occasioni, stringevo la miei fratelli, e questo ci ha impedi- mano di mia madre, mentre dita to di sviluppare un qualsiasi legame curiose mi pungolavano. Lei è sem- affettivo, se non in una fase della pre stata il mio sostegno e la mia vita molto più tarda. Sentivo che eroina, oltre ad avermi insegnato il non solo non mi capiva, ma mi di- coraggio e il potere dell’immagina- sprezzava cordialmente. Avvertivo zione. Cresciuta a Brakwa con 21 una tensione tra il modo in cui avrei tra fratelli e sorelle in quella che era voluto agire e quello che mio padre considerava un comportamento appropriato. Ho imparato a con- trollare ogni mio istinto quando ero con lui, pur riuscendo, fortunata- mente, a non interiorizzare la sua disapprovazione al punto da annul- lare il mio vero io. Ho solo impa- rato a nascondermi. Trascorrevo quanto più tempo 93

AUTOBIOGRAFIE possibile nell’atelier di mia madre, dove lei confezionava abiti e Nel 1978, il presidente Acheampong, salito al potere con un colpo di Stato nel 1972, veniva a sua volta rovesciato mediante un completi per attrici, signore dell’alta società e mogli di diploma- golpe da Frederick Akuffo, capo delle forze armate. Meno di un anno dopo, Jerry Rawlings, un tenente dell’aeronautica dalla vo- tici e capi di Stato. Una delle sue clienti preferite era la consorte cazione riformista, rovesciava Akuffo. Per due anni abbiamo avu- to un governo civile politicamente moderato, poi, nel 1981, Rawlin- del presidente Ignatius Acheampong. Andavo con lei quando si gs ha assunto la guida del Paese. recava al palazzo presidenziale per i fitting. Apprezzava il mio A poco a poco, è apparso chiaro che il Ghana non era più un posto sicuro per noi. La nostra famiglia non apparteneva alla fa- aiuto, perché sapevo tacere e restare al mio posto. Era anche con- zione politica cui faceva capo Rawlings, e tanto bastava. Improv- visamente non ci era più permesso giocare all’aperto e spesso tenta del fatto che mi interessassi a ciò che faceva. Aveva quader- dovevano restare chiusi in casa. Le visite a Dolly Dots erano ormai fuori discussione. Era un inferno anche per i ragazzi più grandi. ni pieni di schizzi e spesso lavorava anche su fogli sciolti, che Chiunque desse un’impressione di eccessiva agiatezza diventava d’un tratto oggetto di sospetti. C’era una tensione nell’aria che si suddivideva in nove riquadri per poi disegnare in ognuno un look stava trasformando in qualcosa di più spaventoso. Ormai era im- possibile capire chi ti fosse amico e chi no. diverso. Ancora oggi, faccio la stessa cosa durante i brainstorming La situazione ha per un editoriale di più pagine. continuato a surri- scaldarsi fino a quan- È stato nell’atelier di mia madre che ho scoperto come funzio- do non è esplosa, e a quel punto mio pa- na davvero la moda. Con le sue clienti, lei era discreta, silenziosa e dre ha detto addio ed è partito per l’Inghil- timida. Mostrava loro i tessuti, prendeva le misure e insieme met- terra. All’inizio, pen- savo che ci avesse tevano a punto un’idea. Quando le sue clienti venivano a fare le semplicemente ab- bandonati, perché prove, o quando era lei a recarsi da loro, io ero lì, altrettanto serio non coglievo il qua- dro generale, e nes- e silenzioso, per aiutarla a chiudere le zip. Ho imparato ad allac- suno parlava di que- ste cose con i bam- ciare un gancio e un bini. Poi, forse due mesi dopo, Kenneth bottone senza risul- e io siamo tornati a casa da scuola e ab- tare molesto e ho Foto di Anita Bitton. biamo visto i nostri iniziato a compren- Un giovanissimo fratelli saltellare ec- citati: «Andiamo a dere gli aspetti tec- Edward Enninful Londra!», gridavano. nici del rapporto che alla scrivania, agli Londra? Il luogo unisce un capo al esordi della sua carriera. dove vivevano tutte “A Visible Man” le pop star di cui ave- vo letto? Incredibile! corpo di una donna. di Edward Enninful È stata mia madre a (Bloomsbury) A dispetto del mostrarmi come è in libreria a partire lavoro con cui oggi parlare di vestiti con dallo scorso 6 settembre. mi guadagno da vi- vere, l’appartamento le donne e come in- che condivido con mio marito Alec a Londra è caratterizzato da un’austerità non teragire con loro. Ho dissimile da quella della casa in cui vivevamo a Tema, dove l’uni- co elemento d’arredo era costituito dal televisore. A volte, quando imparato a ricono- alle 6 del mattino sono seduto davanti al computer nello studio di casa esaminando una serie di foto appena ricevute, oppure quan- scere l’espressione do, a mezzanotte passata, sono ancora sul set con un fotografo e una top model, mi capita di provare un’intensa soddisfazione. del loro viso quando Qualcuno potrebbe rimproverami di lavorare troppo a scapito della mia vita privata e consigliarmi di mettere dei paletti, ma io si guardano allo non ho mai considerato la mia professione come qualcosa di ve- ramente distinto dall’ambito personale. Non è così che sono stato specchio con indosso cresciuto. I miei genitori erano entrambi grandi lavoratori, e la professione era al centro delle loro vite. Sebbene fossimo in sei un vestito nuovo,una fratelli, con una famiglia allargata quasi infinita, nessuno pativa la fame. E io sono stato il figlio dei miei genitori fin dal giorno capacità che mi è della mia nascita. tornata estremamen- te utile come stylist. Oggi, basta che Rihanna o Taylor Swift muovano im- percettibilmente i muscoli facciali per- ché io capisca se è amore o odio. L’atelier di mia madre era un luogo magico, per me: i colori, i tessuti, la cura amorevole con cui lei e il suo staff lavora- vano. La mia immaginazione spiccava il volo. Mi sedevo sotto il tavolo da taglio, circondato da scampoli di tessuto, e riempivo i miei quaderni di signore in mise elaborate, proprio come faceva lei. Non immaginavo neppure lontanamente, allora, che avrei fat- to carriera nel mondo della moda. L’idea non mi ha mai neppure sfiorato fino a quando non sono diventato molto più grande. A Tema, dove vivevamo nella locale base militare, una delle mie zie aveva un negozio di parrucchiere chiamato Dolly Dots. Mi sen- tivo a casa in quello spazio così femminile, ma non ci andavo per i capelli: ero lì per le riviste. Ogni mese, lei riceveva Ebony, Jet e Time, e io divoravo le foto di Diana Ross, Jayne Kennedy, Donna Summer e della modella somala Iman. Tutte queste favolose dee Nere in ambienti e look favolosi, con gli occhi fissi sull’obiettivo... Le ritraevo con abiti asimmetrici che lasciavano le spalle scoper- te, con i capelli cotonati e i tacchi a spillo. 94


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