ARCHITECTURAL DIGEST                                      GALLERIA    ad: Il nome completo è Eames Institute of    Infinite Curiosity: perché?    ld: Per tutta la vita, Ray e Charles sono    stati curiosi risolutori di problemi.    Cercavano di comprendere il noccio-    lo di una questione e trovavano le vie    più disparate per comunicare le loro    soluzioni, con grafiche, filmati, mobi-    li, architettura o anche giocattoli. Da    cui oggi possiamo imparare tanto. Per    loro la curiosità era sempre al centro    dell’attenzione.    ad: Quale visione persegue con il program-    ma dell’Istituto?    ld: La collezione deve essere un’ispirazio-    ne per le persone che vogliono creare    un futuro migliore con l’aiuto del de-    sign. Sul nostro sito web, nelle storie    del KAZAM! Magazine, intervistiamo    designer e artisti che oggi applicano    metodi simili a quelli dei miei nonni.    Per me si va ben oltre Ray e Charles:    vogliamo sostenere i risolutori di pro-    blemi del futuro.    ad: Secondo lei, cosa penserebbero i suoi    nonni della sua iniziativa?    ld: Credo che ne sarebbero affascinati. La    nostra collezione è resa molto partico-    lare dalle tante lettere personali, dagli    appunti, dai passi, dai piccoli giocat-    toli che loro hanno collezionato. An-    che chi crede di conoscere bene il la-    voro degli Eames, in questo contesto    trova una prospettiva del tutto nuova.    I miei nonni hanno vissuto la loro vita    pieni di entusiasmo e di gioia e io sono    molto grata a mia madre per aver con-    servato tutto questo.    ad: A chi è rivolta la collezione?    ld: Vogliamo rendere il tema accessibile a    tutti. Perché abbiamo bisogno dell’in-    gegno di tutti per trovare soluzioni di    successo ai problemi del nostro tem-    po. Non si inizia mai troppo presto a    entusiasmarsi per il design.        ○             a destra, dall’alto I pezzi in esposizione,                Foto Nicholas Calcott   dal gioco di numeri ai provini, all’altoparlante,               attestano chiaramente che l’approccio       interdisciplinare degli Eames può produrre       risultati ancora oggi attuali. Il team di Llisa    Demetrios vuole infrangere i confini non solo  nel design, ma anche nel processo di pensiero.                                                          98
AD × FRÉDÉRIC MALLE    Il profumo                           Questa volta Frédéric Malle ha scelto di torna-  di Maurice                           re alle origini e di creare un’essenza “segreta”.                                       E si è rivolto a uno dei suoi maestri alchimisti                                       prediletti, Maurice Roucel: leggenda della pro-                                       fumeria artistica, amico fidato e creatore di al-                                       cune delle sue essenze più iconiche come Mu-                                       sc Ravageur. Per anni Malle è stato incuriosito                                       dal profumo che Roucel aveva creato in labora-                                       torio per se stesso, una miscela unica e senza                                       compromessi, proprio come lui: audace, bril-                                       lante e pieno di fascino. Uncut Gem nasce quin-                                       di come inno a un uomo diverso, più consapevo-                                       le della propria unicità: “Un profumo che gioca                                       con i codici obsoleti della mascolinità mentre at-                                       tinge dalla loro forza ancestrale per creare qual-                                       cosa di grandioso e irresistibile”. Presentato in                                       anteprima a Parigi, Uncut Gem è un’essenza al-                                       chemica che ha incuriosito il patron della casa                                       profumiera Editions de Parfums Frédéric Mal-                                       le. Uncut Gem è un autentico studio sui contra-                                       sti: robusto e sensibile, classico e moderno. Al-                                       lo stesso tempo diretto ed enigmatico con una                                       sensualità che cede il posto a una persistente de-                                       licatezza. “A prima vista sembra grezzo”, rivela                                       Malle, “ma è incredibilmente raffinato, ricco di                                       humour e amore. Racchiude qualcosa di irre-                                       sistibile. Non ero l’unico a pensare che Roucel                                       avesse un buon profumo, ma sono l’unico con                                       cui avrebbe lavorato per trasformare il suo pro-                                       fumo da semplice esquisse a qualcosa di più raf-                                       finato. E sono onorato perché è così autobiogra-                                       fico e personale”, continua, “con note naturali,                                       fresche e muschiate che rendono la fragranza                                       non solo ammaliante ma anche chic. Le note di                                       testa speziate conducono al cuore: un accordo                                       di cuoio, vetiver e generose quantità di ambra                                       che vibrano a contatto con la pelle”.    Il nuovo profumo Uncut Gem  editato da Editions de Parfums  Frédéric Malle e, in piccolo,  il fondatore Frédéric Malle  e Maurice Roucel.    Frédéric Malle lancia Uncut Gem,  nuova essenza ricca di contrasti  per una mascolinità audace e  magnetica, libera da ogni etichetta
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ARCHITECTURAL DIGEST                                                                                                                    GALLERIA    IL CASTELLO DEI DESTINI             INCROCIATI                In Cornovaglia Frieda Gormley e Javvy M. Royle, fondatori    del brand House of Hackney, hanno trovato la propria dimora delle fiabe.                    E adesso aprono le porte agli ospiti di tutto il mondo                                                                               testo Fiona Bornhöft    sopra Frieda Gormley e Javvy M. Royle hanno acquistato nel 2018 la tenuta. pagina seguente, dall’alto Plantasia è il nome della carta  da parati di House of Hackney nella cucina. Anche le Castle Chairs modulari nel living (sulla sinistra) sono un progetto della coppia.                                                                                                           101
ARCHITECTURAL DIGEST                           GALLERIA    Con le coincidenze funziona così. Per de-                 «Ci affascinava pensare a come  finizione possono presentarsi in modo del                     la natura sarebbe penetrata  tutto inaspettato, eppure a volte soprag-                          all’interno dell’edificio»  giungono una dopo l’altra, in maniera tan-  to fluida e repentina, da sembrare frutto del                                                                     Frieda Gormley  destino. Come in questo caso. Di ritorno da  una vacanza estiva in Cornovaglia, Frieda      102  Gormley e Javvy M. Royle fanno una pun-  tatina ai giardini del castello di Trematon.  La scoperta affascina molto la coppia, che  continua a parlarne per giorni, finché non  arriva la telefonata di un amico che ha sen-  tito dire che la proprietà è in vendita.         Gormley e Royle ne approfittano sen-  za indugi (e senza sapere come sia messo  l’interno del complesso). «La natura è da  sempre una delle nostre principali fonti di  ispirazione», racconta Royle. «È stato co-  me se Trematon ci chiamasse».         Nei secoli il castello ha avuto molti  proprietari, per lo più nobili, e ha subìto  altrettante modifiche. La fortezza in sé fu  costruita da Sir Robert, conte di Mortain,  nel 1068, in memoria di Guglielmo il Con-  quistatore, e nel 1270 fu venduta al duca di  Cornovaglia. Tuttavia, la tenuta è stata un  porto sicuro non soltanto per la nobiltà:  nel XVI secolo, Elisabetta I dispose di na-  scondere nel castello di Trematon i tesori  saccheggiati da Sir Francis Drake fin quan-  do non sarebbe stato possibile trasferirli al  sicuro nella Torre di Londra. Dopo secoli  di degrado, la tenuta fu acquistata dall’uf-  ficiale di Marina Benjamin Tucker, il quale  nel 1808 fece costruire una pensione geor-  giana nella corte interna, riportando così  le rovine a nuovo splendore.         Tuttavia, il complesso deve il suo  aspetto attuale a Gormley e Royle che,  dopo averlo acquistato quattro anni fa, lo  hanno sottoposto a un radicale restauro.  «Ci affascinava pensare a come la natu-  ra sarebbe penetrata all’interno dell’edifi-  cio», dice Gormley. Motivi floreali, stam-  pe jungle e mobili ornati, su tutto traspare  chiaramente la passione della coppia per  l’opulenza. A volte romantica e fiorita, al-  tre animalier e folle, oggi l’intera tenuta  è un tributo a House of Hackney, il loro
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ARCHITECTURAL DIGEST                                                                                          GALLERIA    sopra A bordo piscina, le palme incorniciano la vista sul paesaggio circostante. Il giardino è opera degli architetti paesaggisti Isabel e Julian Bannerman.    in basso In una delle camere da letto, Flora Fantasia di House of Hackney è su tutte le pareti, su diversi cuscini, sulle coperte e persino sul paralume.    luxury brand di interior decoration. Le ot-    da letto in lino proviene dall’Inghilter-     Comunque, a conquistare il cuore della  to camere da letto sono ciascuna dedica-       ra, come pure le moquette o gli imponen-  ta a una diversa collezione: le rose si ar-    ti letti a baldacchino. La cucina comple-     coppia è stato lo strepitoso giardino, cre-  rampicano sulle pareti con Rainbow Rose;       tamente rinnovata da deVOL adesso ri-  le magiche stampe floreali di Flora Fanta-     splende di bianco. Piastrelle lucide di Zel-  ato dai coniugi Isabel e Julian Banner-  sia fanno a gara con il paradisiaco parco, e   lige e paesaggi verde muschio dipinti a  Wild Card, nell’iconico motivo leopardato      mano vestono le pareti.                       man, architetti paesaggisti che avevano  di House of Hackney, equivale a una gita  nella savana. La tenuta è una sorta di art                                                   preso in affitto il castello di Trematon. È  showroom per i progetti dei nuovi abitan-  ti (quasi tutti i prodotti sono in vendita) e                                                difficile credere che, quando fu venduta, la  anche un manifesto dell’artigianato arti-  stico britannico. La raffinata biancheria                                                    proprietà godeva di tale tripudio floreale    «Qui ci si deve                                                                              da soli dieci anni. Famosi per i loro giar-  soltanto sdraiare,  con i piedi nell’erba,                                                                       dini rigogliosi e ricchi di fiori, i Banner-  e ascoltare gli uccelli»                                                                                               man hanno piantato roseti da sogno, dan-  Javvy M. Royle                                                                                               do però anche spazio alle erbe spontanee.                                                                                                 Nel mezzo di quest’odorosa magnificen-                                                                                                 za si trova la piscina che, con i suoi arabe-                                                                                                 schi floreali e le arcate sinuose, per un mo-                                                                                                 mento trasporta gli ospiti in Oriente. Co-                                                                                                 me si dice: “La mia casa è il mio castello”.                        Foto ©Unique Homestays                                                                                                 In questo caso si tratta di un vero e proprio                                                                                                 Hackney Castle.                                                  ○                                                                                                 La costruzione di Trematon Castle,                                                                                               in Cornovaglia, risale al 1068. Oggi si apre agli                                                                                               ospiti e può accogliere fino a 18 persone.                                                   104
ARCHITECTURAL DIGEST                                                             GALLERIA                                   Un omaggio alla grazia, tra audacia e garbo.                          a sinistra L’architetto francese accanto                      Philippe Starck ci racconta la sedia Miss Dior, che con la sua                   all’unità robotizzata di lucidatura di Miss Dior.                      silhouette appena tratteggiata fa del classico un’avanguardia                    La sedia, realizzata in alluminio naturale,                                                                                                       è disponibile in diverse tonalità satinate o                          FEMME FATALE                                                                 lucide, tra cui nero cromato, rosa ramato e oro.                                                                               testo Patrizia Piccinini    Ritratto Till Janz                                                                                   Classe e savoir faire, passione e tensio-                                                                                                       ne poetica, fantasia e ricerca, Philippe                                                                                                       Starck, da maestro del design si è trasfor-                                                                                                       mato in couturier, con la sua verve nar-                                                                                                       rativa, durante la Milano Design Week.                                                                                                              Per il nostro rendez-vous la scena                                                                                                       era preparata con cura all’interno del                                                                                                       meraviglioso Palazzo Citterio a due pas-                                                                                                       si dall’Accademia delle Belle Arti, dove                                                                                                       l’architetto francese, abile regista, ha or-                                                                                                       chestrato, con tanto di colonna sonora,                                                                                                       un balletto di luci per presentare quello                                                                                                       che è stato il frutto della sua collabora-                                                                                                       zione con la maison di moda. Mesdames                                                                                                       et messieurs, ecco a voi Miss Dior.                                                                                                              La Medallion Chair, la sedia con                                                                                                       ovale preferita di Christian Dior, ripen-                                                                                                       sata da Starck, è snella e slanciata co-                                                                                                       me si conviene a una gran dama. Abbi-                                                                                                       gliata con outfit diversi, satinati o luci-                                                                                                       di, disponibili in cromo nero, rame ro-                                                                                                       sa o oro, seduce al primo sguardo, ma                                                                                                       bisogna conoscerla per capire che die-                                                                                                       tro all’impeccabile look si cela una for-                                                                                                       te concretezza. Perché è progettata con                                                                                                       il cuore. Lo si percepisce ascoltando il                                                                                                       racconto del suo creatore: «Per tutta la                                                                                                       vita sono stato ossessionato dal detta-                                                                                                       glio. Cerco l’anima, l’essenza, la ragion                                                                                                       d’essere di ogni progetto». Inutile insi-                                                                                                       stere a chiedergli il perché di tutte que-                                                                                                       ste sedute, «ognuna di esse ha una sto-                                                                                                       ria da raccontare molto diversa», dice.                                                                                                       L’ultima creatura è un nuovo capitolo,                                                                                                       forse il più complesso da scrivere perché                                                                                                       con troppe varianti in ballo: l’esclusività                                                                                                       del brand, la storicità della seduta in sti-                                                                                                       le Luigi XVI, l’eredità culturale di mon-                                                                                                       sieur Dior, l’archetipo “sedia” (una del-                                                                                                       le cose più difficili da progettare a detta                                                                                                       di Mies van der Rohe). Come si può cre-                                                                                                       are una nuova icona con tutti questi pre-                                                                                                       supposti? «Quando pensiamo a una                                              107
ARCHITECTURAL DIGEST                                                                                                GALLERIA          Colpo di teatro a Palazzo        Citterio, Starck ha creato        un concerto di musica        e luci per le sue sedie.        in basso, da sinistra Uno        schizzo di Miss Dior e la        vasca con l’alluminio fuso.    seduta pensiamo a un simbolo della cul-      « C O N L A N AT U R A L E Z Z A E L A S I N C E R I TÀ                          Foto Adrien Dirand (1). Till Janz  tura occidentale. Se poi è quella scelta          SPESSO SI COMPIONO RIVOLUZIONI  da Christian Dior… Per questo nel ridise-  gnarla ho tolto tutto ciò che c’era in più     S E N Z A AV E R N E AV U TA L’ I N T E N Z I O N E »  per giungere all’essenziale e cogliere l’e-  leganza del minimalismo. Alla fine del                                                  p h i l i p p e s ta r c k  processo sono arrivato allo scheletro, al-  la colonna vertebrale. E quando tocchi          108  la sostanza come in questo caso, regali  alla tua creatura un elisir di lunga vita».         Perché Miss Dior ha nel suo Dna la  longevità, una caratteristica ben studia-  ta dal suo progettista e una realizzazio-  ne che sceglie un materiale indistrut-  tibile come l’alluminio. «Magari verrà  trovata fra anni e le persone penseran-  no: che chic!», aggiunge Starck. E forse  rimarranno stupite dalla versione con  un solo bracciolo (esiste anche con due  e senza) liberamente ispirata a una fo-  to di Marlene Dietrich languidamente  adagiata su un lato. Ma quale stupore?  In fondo per due prime donne così  un po’ di trasgressione è d’obbligo. ○
AD × LA PRAIRIE                      La Prairie                    alla conquista                    di armonia                    e giovinezza                      In basso, il Collettivo Donne    Il perfetto connubio tra forma e funzio-         codici del Bauhaus. Una visione simile ha                    Bahuas di La Prairie. A destra,  ne è il faro che guida i creativi dagli albori,  guidato La Prairie a catturare la fugace ar-                    La confezione di Skin Caviar     un equilibrio estetico dinamico e difficile      monia della gioventù, una ricerca scienti-                    Harmony L’Extrait rappresenta    da ricercare: La Prairie ci è riuscita grazie    fica culminata nella scoperta riguardan-                    una “dualità dinamica di forma   al progetto “il Collettivo Donne Bauhaus”,       te i legamenti cutanei – i pilastri verticali                    e funzione”.                     che ha portato cinque giovani talenti lau-       della pelle. I legamenti cutanei sono corre-                                                     reate nelle maggiori scuole di arte e desi-      lati agli elementi essenziali che compon-                                                     gn del mondo, a realizzare altrettanti pro-      gono l’armonia del viso e sono ancora po-                                                     getti artistici ispirati all’eredità femminile   co considerati nella skincare. Nel 2022 La                                                     del Bauhaus, da anni punto di riferimen-         Prairie mette in atto un cambiamento radi-                                                     to del brand elvetico (le 5 opere digitali del   cale, spostando l’attenzione dagli elementi                                                     Collettivo sono visibili sul sito de La Prai-    orizzontali della cute alla sua dimensione                                                     rie). La sua influenza è evidente nella ricer-   verticale. Infuso con Caviar Infinite, Skin                                                     ca di La Prairie, consacrata a innovazioni       Caviar Harmony L’Extrait rappresenta un                                                     che diano risultati e siano allo stesso tem-     nuovo approccio al lifting e al rassodamen-                                                     po sublimi anche dal punto di vista este-        to. Formulate con tecnologia micro-fluidi-                                                     tico e del packaging. Ogni prodotto sfrut-       ca, le perle di Skin Caviar Harmony L’Ex-                                                     ta sia la singolare presenza di un oggetto       trait si fondono nel gel che le contiene al                                                     d’arte che l’accurata lavorazione artigiana-     momento dell’applicazione. La texture si                                                     le – un’interpretazione contemporanea dei        trasforma in un leggero estratto che in-                                                                                                      fonde alla pelle un’immediata sensazione  foto: Titia Hahn                                                                                    di tensione e una finitura liscia e satinata.                                                                                                      Col tempo, i contorni appaiono rimodella-                    Con Skin Caviar Harmony Extrait                                                   ti, il volume recuperato e l’aspetto delle ru-                    nasce un nuovo concept di skin                                                    ghe ridotto: l’armonia della giovinezza è ri-                    care mentre un audace progetto                                                    conquistata.                    al femminile insegue la bellezza                    nel solco del Bauhaus
ARCHITECTURAL DIGEST       GALLERIA    La nuova sede di Mutina, un’ex fabbrica riconvertita da Patricia Urquiola in un museo              multidisciplinare. Che lega progetti industriali e artistici, nel verde    QUESTA NON È UN’AZIENDA                                                                                        testo Valentina Raggi                          111
ARCHITECTURAL DIGEST                                                                                                                   GALLERIA    «Ci sono voluti dieci anni per trovare  questo spazio», esordisce ridendo Mas-  simo Orsini, alla guida di Mutina. Per-  ché se dieci forse non sono, il salto di sca-  la che l’azienda fa con i nuovi headquar-  ters – che inaugurano questo mese in oc-  casione della fiera Cersaie a Bologna – è  il miglior riverbero della sua carriera dal  2005. Siamo a Fiorano Modenese, a po-  chi passi dal complesso di Mangiarot-  ti che è stato sede di Mutina fino a ieri.  «Impossibile trovare un’architettura così  bella, dunque abbiamo puntato sulla di-  mensione. Nel tempo sono nate altre di-  visioni oltre alle piastrelle: gli oggetti in  ceramica Editions, le mostre e i premi di  Mutina for Art, i mattoni lavorati in 3D...  Questa ex fabbrica di circa 18 mila metri  quadrati permette di raccontarci appie-  no», prosegue Orsini.         Patricia Urquiola ha riprogettato lo  spazio. «Lei per forza, siamo nati con lei  e, come ha fatto con Casa Mutina a Mi-  lano, interpreta il nostro pensiero», di-  ce. “This is not an art prize” è il premio  di Mutina per i talenti nell’arte, “questa  non è un’azienda” potrebbe definirsi il  concept anche di questo progetto. È Ur-  quiola a raccontarcelo: «Una grande ser-  ra accoglie il visitatore nel cuore dell’edi-  ficio, che è immerso in un’area verde pro-  gettata dal paesaggista Flavio Polla (in  tutto 3.800 piante di 240 varietà diverse,  ndr). Mutina per vocazione abbraccia lo  spirito di ricerca lasciando grande liber-  tà alle suggestioni dei designer e non può  trascendere dalle contaminazioni detta-  te dall’arte contemporanea e dall’osser-  vazione del presente. Lo spazio interno                                                                                in alto Lampadario Le Sfere di                                                                              Sarfatti (Astep), tavolo PK 54 e                                                                              sedie PK 9 di Kjærholm (Fritz                                                                              Hansen). Sulla colonna Eier-                                                                              kopf voll di Thomas Schütte;                                                                              a parete Basic Research di Isa                                                                              Genzken. a destra Si chiama                                                                              Patricia Room la sala meeting.                                                                              a sinistra I mattoni Hives di Gr-                                                                              cic, Mutina. pagina precedente                                                                              Nella hall, dietro una parete si-                                                                              te-specific di Nathalie du Pa-                                                                              squier, le opere Ink on paper di                                                                              Ceal Floyer e, sotto, Untitled                                                                              #119 di Cindy Sherman.                                                                                                                                      112
Per chi ama il benessere e          Simmons. Nient’altro.  la raffinatezza un materasso  Simmons è di casa.  Lo straordinario comfort e  l’incomparabile fascino assicurano  un riposo impareggiabile.  La cura meticolosa dei dettagli,  la scelta dei materiali più nobili  e la manifattura artigianale più  scrupolosa, esclusivamente  made in Italy, sono gli elementi  caratterizzanti dell’indiscussa  qualità Simmons.  Perchè i materassi non sono tutti  uguali e per dormire bene c’è  bisogno di Simmons.    I materassi Simmons li trovate presso: Simmons Store Bergamo, Via Jacopo Palma il Vecchio 3 - Simmons Store Milano, Corso  Italia 22; BetterSleepLAB di: Milano, Via Aselli 9 - Lissone (MB), Via Bramante da Urbino 9 - Chieri (TO), Corso Torino 78 -  Torino, Via Vanchiglia 25 - Roma, Via Gregorio VII 482 - Roma, Via Tuscolana 225 e presso i Rivenditori Autorizzati Simmons                                                                                                                                  simmons.it                                                                                                                                800-250407
ARCHITECTURAL DIGEST                                                                                                                                       GALLERIA                                                                                                          « Q U E S TA E X FA B B R I CA                                                                                                       DI CIRCA DICIOTTOMILA                                                                                                   M E T R I Q UA D R AT I P E R M E T T E                                                                                                   D I R AC C O N TA R C I A P P I E N O »                                                                                                                             massimo orsini    è dunque fluido e museale. La parte espo-        sipario oltre cui si presentano le quinte sce-  dall’alto Nello spazio Mut dedicato all’arte, a                     Foto Gerhardt Kellermann  sitiva si apre con un’area dedicata agli al-     niche fatte dagli archivi, un laboratorio di    pavimento Noi e, a parete, Autoritratto su Men-  lestimenti temporanei. Poi una tenda pre-        materiali e suggestioni», prosegue Urquio-      ta (con Camicia Bianca) di Francesco Gennari.  para a immergersi nel racconto dell’azien-       la. Non manca l’esposizione della collezio-     Nell’area showroom, tenda di Kvadrat e tappeto  da e delle sue collaborazioni», spiega lei.      ne d’arte, allestita con Sarah Cosulich (cu-    We all come from Venus di Urquiola (cc-tapis).                                                   ratrice di Mut) e identificata con un mu-       a sinistra Davanti a una parete di Nathalie du       Per Cersaie, Mutina presenta qui la         ro di Nathalie du Pasquier, che firma an-       Pasquier, divano e tavolino Gogan e poltrone  nuova collezione con Tokujin Yoshioka.           che due torri all’esterno. «E, in facciata,     Ruff di Urquiola (Moroso), tappeto di Warli.  «A quest’area si affianca la parte di inte-      c’è una scritta neon site-specific lunga 20  rior, progettata come una successione di         metri dell’artista Shimabuku. Recita: “Sa-  set di un teatro di posa, in cui i prodotti vi-  rebbe meglio evitare qualsiasi contatto con  vono in storie di interni. L’ampio spazio in-    forme extra terrestri”; in francese non so  dustriale, con le sue navate e la sua luce na-   perché, ma è la parte che preferisco», chio-  turale dall’alto, termina il suo asse prospet-   sa Orsini. Non chiamatela azienda. ○  tico con una grande parete tessile, quasi un                                                     114
Raffreddare e Congelare                                     Flagship Store                        via Galileo Galilei 1 - Milano
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ARCHITECTURAL DIGEST                                                                                  GALLERIA                                                      A Culuccia, posto speciale della Gallura aperto verso il futuro,                                                 biodiversità, storia e cultura si intrecciano in un progetto innovativo                                                    I TESORI DI UN’ISOLA                                                                                                                testo Alessandra Laudati    Ritratto Lorenzo Rivella. Foto Marco Boglione  sopra Stella e Marco Boglione davanti a un mu-       Si dice che per vivere in Sardegna sia ne-       terra e mare così prezioso che gli abitanti                                                 retto a secco dello stazzo. Sullo sfondo, l’isola    cessario apprezzare il colore del caldo, del-    dei paesi limitrofi da sempre ne pretesero                                                 di Spargi. in alto Anche se una sottile striscia di  la polvere e dei percorsi sterrati.              e ottennero la protezione. Oasi permanen-                                                 terra la unisce alla terraferma è nota ormai co-                                                      te di protezione faunistica e di cattura, zo-                                                 me Isola di Culuccia.                                     Ci si deve avventurare lungo una stra-      na speciale sancita dalla rete europea del-                                                                                                      da bianca che costeggia un interminabile         le aree di notevole interesse. Con la tutela                                                                                                      golfo di sabbia per scoprire Culuccia, un        del Piano Paesaggistico Regionale il rispet-                                                                                                      tesoro di meraviglie: varietà di verde del-      to ambientale diventa totale.                                                                                                      la macchia mediterranea, profumo salma-                                                                                                      stro del mare e di fronte le isole dell’arcipe-       L’unico abitante era Angelo Sanna, da                                                                                                      lago della Maddalena.                            tutti conosciuto come zio Agnuleddu, ulti-                                                                                                                                                       mo della famiglia Sanna e da decenni pro-                                                                                                           Si chiamava Isola delle Vacche al tem-      prietario di Culuccia. Con lui e col suo fu-                                                                                                      po del contrabbando di bestiame con la           cile faceva i conti chi si avventurava lun-                                                                                                      Corsica, in realtà una penisola sulla co-        go i sentieri intrecciati di cisto e lentischio                                                                                                      sta nordest della Sardegna, uno spazio tra                                                                                                        117
ARCHITECTURAL DIGEST                                                                                GALLERIA                                                          «E riesco a capire perché la Sardegna è stata la                                                       terra dove un qualunque patrizio poteva venire                                                           e farsi un regno e chiamarsi re» M a r c o B o g l i o n e    sopra, dall’alto Una delle spiagge di Culuccia:      che portavano ai due stazzi; la sua appro-     con le vacche inselvatichite a guardare cu-    Foto Massimiliano Girone. Lorenzo Rivella  la preziosa poseidonia si deposita naturalmen-       vazione concedeva a volte una chiacchie-       riose i pochi bagnanti arrivati via mare.  te sull’arenile. Tra i vari animali che popolano la  rata in cucina, davanti a pane e pecorino.  macchia di Culuccia anche Burrasca, un affet-        Quando non riuscì più a occuparsi del ter-          Fu proprio questo patrimonio natura-  tuoso asinello.                                      reno, la natura trionfò su viti e coltivi, ma  listico a catturare l’attenzione di Marco Bo-                                                       zio Agnuleddu fu così determinato da ri-       glione, un illuminato imprenditore che og-                                                       fiutare qualunque vendita che comportas-       gi intende interpretarne la natura e il ve-                                                       se tentativi di speculazione. Al tempo risul-  ro genius loci. Il suo progetto: creare l’A-                                                       tarono anche proposte di Stéphanie di Mo-      zienda Agricola Culuccia per ricostruire la                                                       naco e di Aga Khan.                            singolarità economica caratteristica degli                                                                                                      stazzi galluresi.                                                            Culuccia, lasciata in eredità a un en-                                                       te no profit, conobbe altri proprietari, ma         Fino a pochi anni fa, infatti, le fami-                                                       continuò a vivere nell’abbandono, conser-      glie galluresi vivevano dei prodotti della                                                       vando il suo enorme patrimonio naturali-       terra intorno allo stazzo, la vigna, gli or-                                                       stico, tra il profumo di mirto e di lavanda,   ti, gli animali, una vita autonoma, autar-                                                                                                      chica. Gli stagni come allora lambiscono                                                         118
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ARCHITECTURAL DIGEST                               GALLERIA    a destra La facciata di uno dei due stazzi. Per  entrambi è stato fatto un attento restauro  filologico che ne ha mantenuto le caratteristi-  che tipologiche. La cornice della porta è in pie-  tre di granito.    l’isola creando un’ulteriore ricchezza.            «Non ho mai speculato su niente in vita mia,                                                                          Foto Sebastiano Pellion di Persano. Lorenzo Rivella  Nel nuovo assetto di Culuccia sono stati                 la valorizzazione si baserà sull’unicità  creati allevamenti di ostriche all’interno                               di quello che ho acquisito»  della vecchia peschiera, le api sono tor-  nate a dare un miele profumato dai fiori                                                                                       Marco Boglione  del mirto, della lavanda e del corbezzolo.  Le vigne hanno ripreso vita e producono                                                                                                         a sinistra Le arnie cu-  ottimo vermentino.                                                                                                                              rate da Stella Boglio-  Tesori, gelosamente preservati, che pos-                                                                                                        ne producono miele  sono essere condivisi con visitatori at-                                                                                                        da fiori della macchia  tenti e consapevoli. Le visite guidate or-                                                                                                      mediterranea: corbez-  ganizzate dall’Osservatorio Naturalisti-                                                                                                        zolo, lavanda e mirto.  co di Culuccia sono un invito a scopri-  re e conoscere i segreti della flora e della                    120  fauna dell’isola.         Creare condivisione nei suoi proget-  ti imprenditoriali è una peculiarità di  Marco Boglione, già fondatore del grup-  po Basic Net che ha i marchi Robe di  Kappa, K-Way, Superga, Jesus Jeans e  Sebago, e che è ora protagonista, insie-  me alla moglie Stella, di un’impresa che  sembra sfidare i tradizionali investimen-  ti a breve termine: «Non ho mai specula-  to su niente in vita mia, la valorizzazio-  ne si baserà sull’unicità di quello che ho  acquisito, recupereremo funzionalmente  l’esistente con scrupolosa attenzione alle  tecniche di costruzione, ai materiali e al-  le lavorazioni dell’epoca. Produrremo vi-  no, mirto, gin, miele e ostriche in modo  non intensivo, completamente naturale  e sostenibile. Cercheremo col tempo di  selezionare la razza delle vacche autocto-  ne di Culuccia. Tra qualche anno saremo  completamente indipendenti dai carbu-  ranti fossili, sarà un lavoro lungo, fatico-  so, costoso, ma molto affascinante». ○
Radiatore d’arredo    Design by Beatrice De Sanctis                               CERSAIE 2022                                                              Bologna - Italy                                                                     26 / 30-09-2022                                                                   Pad. 21 Stand a7-B6                                   Made in Italy www.cordivaridesign.it
Foto Luciano Cantoni
ARCHITECTURAL DIGEST                                                                            GALLERIA                                 L’arte accompagna Santiago Calatrava da tutta la vita, come parte                         delle sue architetture ma anche come valore in sé. Oggi le sue sculture sono                                      in mostra a Monaco. È il momento di parlare di cosa resterà                             UN PONTE SUL TEMPO                                                                                                   testo Andreas Kühnlein    Ritratto Markus Burke                                                 123
ARCHITECTURAL DIGEST                                                                                                              GALLERIA    Alla Gliptoteca di Monaco la mostra Beyond Hellas:                     «Occorrono tenacia e umiltà  Santiago Calatrava in the Glyptothek svela l’attività di                    per lavorare per decenni  scultore del grande architetto. Che si racconta ad AD.                      a qualcosa che forse non    ad: Signor Calatrava, 30 anni fa lei entrò alla Gliptote-           si porterà nemmeno a termine»       ca come visitatore. Oggi la sua serie di sculture The       Aegineten è tra gli originali antichi. Cosa si prova?                                             Santiago Calatrava    sc: Sono grato per l’occasione ma, a essere sincero,                Se si riduce il vocabolario dell’architettura alla sua       avevo anche un po’ di paura: già Matisse eviden-       ziò quanto un’opera deve essere potente per reg-               funzione, si perde una parte essenziale.       gere la presenza di un capolavoro autentico. Con       molta umiltà devo dire che la combinazione fun-                ad: E qui parla l’ingegnere!       ziona. Non una copia del classico, ma un omaggio,       che attesta che la fonte è viva ancora oggi. L’arte è          sc: Non faccio alcuna distinzione tra architetto e in-       immortale, anche se qua e là c’è qualcosa di rotto;       il che, anche 2500 anni dopo, non cambia nulla in              gegnere, è solo una convenzione. Un ponte nel pa-       termini di rilevanza.                                                                      esaggio o una cattedrale possono avere lo stesso  ad: Cosa che vale anche per l’architettura: una volta dis-       se che il suo compito è lasciare belle rovine.                 effetto entrambi. Ci arricchiscono la vita, diven-    sc: Esatto. Esiste un messaggio che resta. Anche oltre              tano parte del nostro ambiente. Ogni manufatto       l’aspetto emozionale.                                                                      ha il potenziale di generare un’esperienza addirit-  ad: Secondo alcuni l’architettura non va mai confusa con       l’arte. Lei è sempre stato di parere diverso …                 tura spirituale. E certamente non attraverso la sua    sc: Per me questa è pura ideologia. La rigida separazio-            semplice funzione, ma attraverso la presenza nel       ne di arte e architettura è una conseguenza delle tra-       sformazioni sociali intercorse nel XX secolo e del             suo ambiente.       funzionalismo incondizionato instauratosi dopo la       Seconda guerra mondiale, quando erano in tanti ad              ad: Semplicemente perché è visibile?       aver bisogno di nuovi spazi abitativi, e in fretta. Da       qui nacque la dottrina secondo cui “la forma segue             sc: Sì, si tratta di una forma visibile che sopravvive a noi       la funzione”. Certo, l’appartamento più semplice è       preferibile al vivere all’addiaccio. Ma l’architettura è       stessi e che ha qualcosa da raccontare su di noi; que-       molto altro. Non soddisfa soltanto i bisogni prima-       ri, deve anche avere qualcosa da dire, finanche dopo           sto è il lascito dell’architettura: occupa spazio ed è       2500 anni. E naturalmente c’è un’affinità tra l’ope-       ra scultorea e l’architettura. Alexander Calder, Hen-          qui. E, nella maggior parte dei casi, resta anche. Ciò       ry Moore, Jean Dubuffet, hanno tutti fatto scultu-       re sempre più grandi, fino a entrarci dentro letteral-         che è bello, resta bello; ciò che è brutto, resta brut-       mente. È un mettersi in relazione di opera e osserva-       tore. E l’architettura è esattamente questo!                   to. Possiamo soltanto, tanto per citare Frank Lloyd    ad: Un completamento dell’arte, quindi?                             Wright, piantare vigne per nascondere i nostri erro-  sc: C’è l’impulso a superare la semplice espressio-                                                                      ri. L’armonia nel tono generale dell’universo, que-       ne plastica. Non a caso si può parlare di architet-       tura negli stessi termini: proporzione, ritmo, tra-            sta è l’essenza per me. Quello che mi affascina del-       sparenza, armonia – del resto funziona così anche       con la musica. Nei loro punti più estremi, le arti             le sculture antiche è il loro senso del sublime. Vedia-       si toccano. Ritengo che sia immensamente impor-       tante scoprire la parte artistica nell’architettura.           mo questi volti e ne percepiamo la bellezza. E il loro    pagina precedente Per 30 anni l’architetto, ingegnere               compito è esattamente questo: stupirci ancora oggi.  e artista spagnolo ha lavorato a The Aegineten  quale risposta contemporanea alle sculture in gesso                 ad: Come i suoi ponti. Cosa potrebbe essere più simboli-  del tempio di Afaia a Egina, Grecia. Fino al 23 ottobre  le sue opere saranno alla Gliptoteca di Monaco.                     co di un ponte...                                                                        sc: Nel XX secolo è cambiata anche l’arte della costru-                                                                        zione dei ponti. Prenda le balaustre artistiche dei                                                                        ponti di Parigi. Dopo la guerra fu necessario rico-                                                                        struire presto e in modo efficiente tanti ponti, ac-                                                                        cantonando per la prima volta gli aspetti estetici.                                                                        Più economico era, meglio era. E questo diede vi-                                                                        ta a una scuola ad hoc. Che è giunta fino a noi: na-                                                                        scono innumerevoli strutture in cui semplicemen-                                                                        te ci si dimentica che potrebbero arricchire un luo-                                                                        go anche con la bellezza.                                                                        ad: E l’uomo?                                                                        sc: Un architetto deve innanzitutto amare le perso-                                                                        ne. La filantropia è la chiave per comprendere l’ar-                                                                        chitettura: il suo scopo non è la semplice bellez-                                                                        za astratta, ma una bellezza che sia utile all’uomo.                                                                        Che vada oltre la vita del singolo, nel suo messag-                                                                        gio e anche, talvolta, nella genesi. Bisogna creare                                                                        qualcosa per i posteri, che resti. Il che reca in sé una                                                                        grande responsabilità.                    ○                                                                   124
Forno OCS 8487 B Cassetto scaldavivande ODW 8127 B
ARCHITECTURAL DIGEST                      GALLERIA                 Gli scudi delle sue                    Foto Santiago Calatrava (2). Renate Kühling/© Collezioni statali di antichità classiche e Gliptoteca. Illustrazione: Santiago Calatrava.               The Aegineten (a               destra) riprendono               la forma tonda delle               sue Cicladi in marmo.               In Steel Leaves (in               basso a destra)               l’architetto gioca con               un fragile equilibrio.               Sempre al centro               del suo interesse:               il corpo umano (in               basso uno schizzo).                                         126
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ARCHITECTURAL DIGEST                                                                                                   GALLERIA      Un sogno fatto in Sicilia     Gli antichi romani,gli arabi,gli spagnoli,i gesuiti,le dimore patrizie e i giardini  mediterranei:da tutte queste suggestioni nasce la villa di Jacques Garcia a Noto                                                                testo Fanny Guénon des Mesnards foto Bruno Ehrs                          sopra Una grande piscina a gradoni, sorvegliata da una Venere Anadiomene e delimitata da palme.                                                                                                          129
ARCHITECTURAL DIGEST                                                          GALLERIA                                     sopra In omaggio al passato romano,          Sicilia. La terra promessa di una generazione di                             Jacques Garcia ha progettato la villa con          romantici, da Alexandre Dumas, che descrisse                        un patio che ricorda le antiche case patrizie.          l’Etna come un luogo divino – «non avevo mai                            sotto La biblioteca della Casa degli Ulivi,         visto Dio così vicino» –, a Guy de Maupassant,                          dominata da uno specchio di Serge Roche.              per cui queste terre erano uno «strano e divino                                                                                museo di architettura» all’aperto. Jacques Gar-                                                                           130  cia ha da tempo la stessa passione per la Sicilia,                                                                                e ha costruito la sua Villa Elena sui resti di un                                                                                monastero gesuita vicino a Noto. «Ho passato                                                                                dieci anni della mia vita a ricomporre la terra»,                                                                                ci dice al telefono, riferendosi al terremoto che                                                                                colpì la zona nel 1693.                                                                                       «Questo libro (Jacques Garcia - Villa Ele-                                                                                na - Un rêve sicilien di Alain Stella, in uscita da                                                                                Flammarion, il 19 ottobre 2022, ndr) è un’o-                                                                                de alla Sicilia che amo attraverso Villa Elena,                                                                                ma è soprattutto la storia delle radici dell’iso-                                                                                la: l’antica Roma, l’arte musulmana, cristiana                                                                                e spagnola», dice. Ispirandosi alle decorazio-                                                                                ni barocche dei palazzi Pallavicini Rospiglio-                                                                                si, Doria Pamphilj e Colonna a Roma, che tan-                                                                                to ama, ha ricreato da zero la fantasia di una                                                                                residenza di duemila anni. «Ho acquistato pa-                                                                                vimenti in pietra siciliani, i mobili sono del                                                                                XVII o XVIII secolo e provengono dall’isola».
ARCHITECTURAL DIGEST                                                                                                                               GALLERIA    L’interno è sontuoso, quasi principesco, con            sopra Nel salone della Casa degli Ulivi sedie                                                          e lampade di Jean-Michel Frank.  tesori di marmo antico, arazzi e sedute italia-         qui accanto La cover del libro Jacques Garcia -                                                          Villa Elena - A Sicilian Dream di Alain Stella,  ne, oltre a souvenir e oggetti collezionati da          in uscita da Flammarion, il 19 ottobre 2022.                                                          in basso, da sinistra Un particolare del cornicione  Garcia negli anni. Come, sulla parete rivesti-          e degli affreschi del salone. L’ex monastero                                                          gesuita, con vista su Noto, restaurato  ta in broccato verde chiaro, una Maria Madda-           da Jacques Garcia, è un’oasi di pace su                                                          una collina punteggiata di alberi mediterranei.  lena di Ingres; o intorno al letto a baldacchi-    no, sedie in mogano firmate François-Hon-    oré-Georges Jacob-Desmalter, appartenute    a Murat. Ma è nella cappella che si trovano    i veri tesori, dalla bassa pannellatura siciliana    acquistata a Londra al tabernacolo in bronzo    dorato scovato da un rigattiere a Noto. Il re-    gno di Garcia sembra essere sempre esistito.    Antiche sculture, vasche e specchi d’acqua,    colline punteggiate di olivi e pini marittimi,    un giardino di agrumi. «Il colpo di fulmine è    nato qui. Ho subito pensato a come reinventar-    lo. Ho una passione per gli esterni, quindi ho    creato terrazze e prospettive per ripensare que-    sto straordinario giardino fino alla Casa degli    Ulivi», continua.    Questo vecchio casale abbandonato, tre-    cento metri a nord di Villa Elena, l’architet-    to l’ha trasformato nel sogno dei collezionisti,    dove le sedie di Jean-Michel Frank si affianca-    no a due grandi gessi dello scultore Jean-Marie    Baumel, con una cinquantina di ulivi in vista.    «Il più giovane avrà 2.000 anni», dice riden-    do. A sud-est di Villa Elena, un piccolo padi-    glione ispirato all’Hameau de la Reine di Ver-    sailles è sepolto da una fitta vegetazione sotto    un frutteto terrazzato. «Non è solo una villa,    è l’incontro tra i monasteri e il mare, è un mo-    numento soprannaturale», conclude. Una co-    sa è certa: stimola l’immaginazione.  ○                                                                                                                                                                 Foto Ambroise Tezenas (1)                                                       132
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135  Foto courtesy Gucci (3). Gohar World (6)                                                                               ARCHITECTURAL DIGEST         Sofisticato quanto ironico, glamour e dissacrante, arcaico e avanguardista, il brand  TAVOLA SURREALISTA       di tableware Gohar World ridisegna il galateo contemporaneo. E collabora con Gucci                                                                                             GALLERIA       testo Valentina Raggi
ARCHITECTURAL DIGEST                                                                                                                                                      GALLERIA                                                                                     «Per me e Nadia è importante                                                                                 legare lusso e humor. Si possono                                                                                           avere beni di alta gamma,                                                                                      ma che conservano l’ironia»                                                                                                                                           Laila Gohar                                                                                   i rispettivi talenti e, lo scorso maggio, hanno presentato                                                                                   Gohar World. «Desideriamo creare oggetti per la tavo                                                                                   la che mescolino il lusso e lo humor. E incorporare un                                                                                   twist stravagante in ciò che disegniamo», spiega Lai                                                                                   la. «Nostra nonna confezionava vestiti quindi conosce                                                                                   bene il settore tessile in Egitto. Lei e mia sorella let                                                                                   teralmente prendono l’automobile e vanno in giro nei                                                                                   quartieri dove c’è l’artigianato e bussano alle porte del                                                                                   la gente cercando di trovare le mani giuste. Purtroppo,                                                                                   come nella maggior parte del mondo, il craft sta scom                                                                                   parendo. Il knowhow non viene più trasmesso di ge                                                                                   nerazione in generazione. Per noi è fondamentale tro                                                                                   vare queste persone e creare un ambiente in cui possano                                                                                   continuare a produrre queste belle cose e a mantener                                                                                   si. Lo stesso vale per gli altri atelier con cui lavoriamo.                                                                                   Abbiamo diversi partner in Italia, Spagna e Vietnam.                                                                                   E stiamo pensando a un prossimo progetto di upcycling                                                                                   con i tessuti avanzati», prosegue.                                                                                   Lo stile surrealista delle due sorelle non è passato                                                                                   inosservato e, a giugno, Gohar World ha lanciato una                                                                                   capsule collection per Gucci Vault, la piattaforma spe                                                                                   rimentale online dove trovare ottimo vintage e limited                                                                                   edition realizzate con creativi diversi, ideata nel 2021    sopra Uno scatto della campagna di lancio della                                da Alessandro Michele per celebrare il centenario del  prima collezione Gohar World. pagina precedente  Alcuni pezzi di Gohar World e, su sfondo giallo,                               la maison e il suo futuro. «La collezione è nata da una  della capsule collection realizzata per Gucci Vault.                                                                                 conversazione tra noi e il team di Gucci Vault, ci hanno              C’è la pochette in satin con la tasca porta baguette e c’è              la candela a forma di caciotta, ci sono i cappellini rica         contattate ancora prima che ufficializzassimo il lancio              mati con perline da porre sui bicchieri e le cuffiette per              le verdure, e c’è anche un generoso candelabro porta              di Gohar World, non so come lo sapessero, potere del              uova. Ovviamente, i materiali sono tra i più raffinati e              la produzione è del migliore artigianato. Parliamo del             passaparola!», racconta Laila.              nuovo brand di tableware Gohar World.                                                                                 In un mondo dove la patina di perfezione sem                    Sorelle di origini egiziane oggi di stanza a New York,              Laila, food artist, e Nadia, scultrice e pittrice, entrambe        bra il mantra collettivo, Gohar World rende glamour              avvezze al fashion system, nel 2020 hanno deciso di unire                                                                                 il tradizionale centrino, spariglia le “cose” in tavola con                                                                                   una felice celebrazione della socialità più arcaica, quel                                                                                   la che avviene attorno a un buffet. «Allestire una tavo                                                                                   la dovrebbe essere come vestire se stessi, in libertà e nel                                                                                   modo che più ci si addice. E ci sono così tanti modi di                                                                                   esprimere se stessi a questo mondo».  ○                                                              Foto Roe Ethridge                                                                              136
ARCHITECTURAL DIGEST                                                         GALLERIA                        Le questioni di genere, la crisi climatica, la permacultura.                 a sinistra Alcune opere di Emma Talbot per The                      Uno scenario extra pittorico di valori e visioni che l’artista               Age/L’Età, mostra realizzata grazie al Max Mara                                                                                                   Art Prize for Women. Fino al 4 settembre alla Whi-                            britannica Emma Talbot ci svela in Italia e in UK                      techapel di Londra; dal 23 ottobre al 19 febbra-                                                                                                   io 2023 in Collezione Maramotti a Reggio Emilia.                      FUTURI POSSIBILI                                                                              testo Ilaria Ferraris    Foto Carlo Vannini                                                             Classe 1969, è la vincitrice dell’otta-                                                                                 va edizione del Max Mara Art Prize for                                                                                 Women, che premia artiste emergen-                                                                                 ti nate nel Regno Unito. Emma Talbot,                                                                                 dopo una residency di sei mesi in Ita-                                                                                 lia – slittata al 2021 a causa della pande-                                                                                 mia – è ora protagonista di una mostra                                                                                 in due sedi, alla Whitechapel Gallery di                                                                                 Londra e alla Collezione Maramotti di                                                                                 Reggio Emilia. È qui che presenta The                                                                                 Age/L’Età, un’installazione immersiva                                                                                 composta da due grandi pannelli dipin-                                                                                 ti di seta riciclata, lunghi 11 metri, oltre                                                                                 a un’opera tridimensionale, a una serie                                                                                 di disegni e a un’animazione.                                                                                         Talbot, da sempre vicina alle istan-                                                                                 ze del femminismo e della salvaguar-                                                                                 dia ambientale e particolarmente lega-                                                                                 ta all’arte tessile, ha progettato un in-                                                                                 sieme «incentrato sulle fatiche di Er-                                                                                 cole, immaginate come esperimenti di                                                                                 pensiero riprodotti e compiuti da una                                                                                 donna anziana», spiega. La protago-                                                                                 nista, dai capelli grigi, attraversa indo-                                                                                 mita un mondo post-apocalittico, deva-                                                                                 stato dalla crisi climatica. La sua è una                                                                                 storia epica, ideata «per riflettere su te-                                                                                 mi quali potere, controllo, sostenibili-                                                                                 tà e futuri possibili». Il soggiorno italia-                                                                                 no è stato determinante anche dal pun-                                                                                 to di vista tecnico: a Reggio Emilia Tal-                                                                                 bot ha avuto accesso al patrimonio sto-                                                                                 rico e creativo dell’archivio Maramot-                                                                                 ti e a Modateca Deanna – straordinario                                                                                 centro di ricerca sulla produzione tes-                                                                                 sile – e ha imparato a usare particola-                                                                                 ri macchine da maglieria. «È stato en-                                                                                 tusiasmante, sono stata in grado di re-                                                                                 alizzare lavori che credevo impossibi-                                                                                 li», spiega. Una superficie di maglia ri-                                                                                 veste come un’armatura l’opera tridi-                                                                                 mensionale che ritrae la protagonista                                              139
ARCHITECTURAL DIGEST                                                        GALLERIA    di The Age. L’anziana eroina si muove    in un paesaggio mutevole e inospitale    come quello vulcanico della Sicilia, do-                                              Foto Tiwi. Ritratto Bruno Cattani - Fotosuperstudio    ve Emma ha trascorso la seconda parte    della residenza. Ma alle pendici dell’E-    tna è anche entrata in contatto con le    tecniche agricole della permacultura,    basata su un approccio sostenibile.    Selezionata da Cecilia Alemani,    Talbot partecipa anche alla Biennale      a destra L’artista men-                                            tre dipinge su seta du-  d’Arte di Venezia (fino al 27/11/2022),   rante la residenza di                                            sei mesi in Italia. in alto  con opere su supporto tessile prodotte    È sull’Etna, per ricon-                                            nettersi con il territo-  in Italia, in collaborazione con Imax e   rio e con la natura.    con il sostegno di Max Mara.         ○                                                                           140
HYBRID    Disegnata da Paola Navone Otto Studio per Mariaflora,  Hybrid è libera, visionaria, versatile.  Scopri la nostra nuova collezione in Trevira indoor-outdoor.    www.mariaflora.com | info@mariaflora.com
Collezione Henges Matt Black                         design Simone Micheli    Spazio Simas via Melzo 9, 20129 Milano                    www.simas.it
ARCHITECTURAL DIGEST  GALLERIA    Foto Marco Zorzanello          Poesia concreta                           AlineAsmar d’Amman svela il secondo atto della collezione La Mémoire des pierres,                                 in scarti di marmo,realizzata con il Laboratorio Morseletto di Vicenza                                                                                                               testo Marina Hemonet                                                                                                                                                143
ARCHITECTURAL DIGEST                                                                                                                        GALLERIA                                               a sinistra, dall’alto Un dettaglio di Stone Cloud in onice                                                 Ritratto Marco Zorzanello. Foto Jean-Pierre Vaillancourt                                             grigio e rosa su pietra di Vicenza. La progettista Aline                                             Asmar d’Amman. pagina precedente I tavoli Stone Cloud.                                             La collezione comprende anche la console Levitation                                             con gambe in marmo palladiano e pietra di Vicenza                                             su cui si incastrano pezzi in Arabescato Fantastico.                                           Nata a Beirut, Aline Asmar d’Amman vive e lavora a Pa-                                         rigi dove, nel 2011, ha trasferito la sua agenzia Culture                                         in Architecture. Il suo nome è noto per la direzione ar-                                         tistica della ristrutturazione degli interni dell’Hôtel de                                         Crillon e la riprogettazione del ristorante Jules Verne                                         della Torre Eiffel; quest’anno, firma il set up del Padi-                                         glione libanese alla Biennale di Venezia. Ora la designer                                         svela il secondo atto della sua collezione La Mémoire                                         des pierres, lanciata due anni fa. Estensione della linea                                         Architectures sviluppata con Karl Lagerfeld per la Car-                                         penters Workshop Gallery nel 2018, questa serie nasce                                         dal «desiderio di nobilitare gli scarti di pietra dimenti-                                         cati, di custodirli, di trasformarli trovando per loro un                                         uso al tempo stesso poetico e funzionale, un posto nel-                                         la vita quotidiana», spiega la progettista. «Nel corso dei                                         progetti realizzati con la mia agenzia, che spesso coin-                                         volgono materiali rari e lussuosi, ho cominciato a por-                                         mi delle domande su ciò che rimane, la famosa questio-                                         ne kunderiana della traccia delle cose, del loro impatto                                         e della loro impronta. La Mémoire des pierres nasce da                                         queste riflessioni e da una ricerca che motiva costante-                                         mente il mio lavoro: quelle della poetica del concreto.                                         Esercitiamo una professione che si arricchisce della ri-                                         cerca della bellezza in tutte le sue forme, ma che si con-                                         fronta con le pratiche materiali, costruttive e di consu-                                         mo, e con la realtà di un mondo che cambia ad altissi-                                         ma velocità», continua.                                                Ispirata da La scrittura delle pietre (1970), il libro del                                         saggista e accademico francese Roger Caillois, Asmar                                         d’Amman per questa collezione si è rivolta a Deborah                                         Morseletto del Laboratorio Morseletto, marmisti da non-                                         no a figlia, a Vicenza, incontrata nel cantiere del Crillon.                                         Dalla sua infanzia a Beirut, Asmar d’Amman conserva                                         «il fascino per la bellezza delle rovine, il mistero di ciò                                         che rimane dopo che tutto è diventato polvere». La Mém-                                         oire des pierres esplora una nuova semantica delle sensa-                                         zioni e delle sensualità del marmo e della pietra. La col-                                         lezione proseguirà, sempre in collaborazione con il La-                                         boratorio Morseletto: «Il desiderio di permanenza nasce                                         da un sentimento probabilmente legato alla mia infan-                                         zia, quando ho imparato ad avere un amore profondo per                                         la bellezza spezzata, le rovine e le cicatrici che portano                                         con sé messaggi più alti del loro aspetto originario». ○                                               La Mémoire des pierres è presentata                                             con The Invisible Collection presso                                             Féau Boiseries (su appuntamento) durante                                             la Paris Design Week (dall’8 al 17/9).                          144
IDEAS NEVER STOP    Decorazione in bassorilievo realizzata con una tecnica  innovativa composta dall’unione di ceramica artistica  e tessuto, applicata sulla parte anteriore dei braccioli,  sulla base del pouf e sulla boiserie in ceramica perlata.                                                                                       Designer ALBAN CANGA                    Belloni srl · via Capuana 29 · Barlassina MB · ITALY · tel. +39.0362.560388 · www.belloni.net
                                
                                
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