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SAN CONTARDO D'ESTE

Published by matteo.caliogna, 2016-04-15 09:29:44

Description: San Contardo D'Este - Broni - Mino Baldi - Gruppo Archeologico Bronese

Keywords: San Contardo D'Este - Broni

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Note biografiche: Muratori, Lodovico Antonio, “...(Vignola 1672 - Modena 1750) storico letteratoitaliano. Di famiglia modesta, ma non poverissima, fu avviato al sacerdozio. Dopo le prime lezioni di grammatica a Vignola, studiò a Modena presso i gesuiti, poifilosofia e diritto canonico e civile nel pubblico ateneo, conseguendo la laurea in entrambele discipline (1692 e 1694). Nel 1695 fu nominato dottore della Biblioteca Ambrosianadal conte Carlo Borromeo. A Milano Muratori, che il 24 settembre 1695 ricevette anchel’ordinazione sacerdotale, rimase cinque anni, durante i quali maturò i primi lavori eru­diti. Nel 1700, fu richiamato a Modena come archivista e bibliotecario del duca Rinaldod’Este, e dalla città Estense non si allontanò più se non per brevi viaggi. Le sue opere più importanti sono: Delle antichità Estensi, Modena, (1. parte1717, II. parte 1740); Rerum italicarum scriptores, Modena, (T., I- XXVII 1723-38; T.,XXVIII, postumo, 1751; Antiquitates Italiae Medii Aevi, Modena, 1738-42, in 6 T.;Annali d’Italia dal principio dell’era volgare sino all’anno 1749, Modena, (1744-49), in12 T ...” Da Enciclopedia Europea Garzanti, 1979. 101

Dal Compendio della Vita delle Virtù e dei Miracoli di S. Contardo di Giovan Battista Maggi Il Compendio dell’Arciprete di Broni Don Maggi interpreta inmodo eloquente la Vita di S. Contardo del Ciarlini. Trascriviamo al-cuni brani dell’opera: A p. 15: “...Capo IV Arrivo in Broni di S. Contardo, e suo ritiro sul monte per con­centrarsi nella meditazione s’avvia coi suoi compagni sul vicino colle, cheMonte di S. Contardo d’allora in poi fu chiamato. S’innalza questo l0 all’orientedel borgo che si trova alle falde sulla grande strada, una volta chiamata Emilia,e domina dall’una parte spaziosa e fertile pianura, dall’altra le più fruttifere col­linette. Il cielo vi è sereno, l’aria salubre, gli abitanti cortesi e di buon umore.La cultura delle viti vi è giunta alla perfezione; e chi passeggia per le vigne o alpiano o al monte, vi scorge d’ordinario una sorprendente abbondanza, gusta losquisito sapore si della uve che degli altri frutti, e vi ammira il più bell’ordine,le più sorprendenti vedute, una variopinta amenità naturale, che difficilmente sitrova nelle ville architettate d’Italia e d’Inghilterra. Giunto Contardo sul monte,che in allora non colto di spessi olmi e d’annose querce...”. A p. 29: “... Capo IX. Ambasciata dai Bronesi al Principe d’Este. Di lui arrivo in Bro­ni, e ricognizione del figlio ...Giunti a Broni, e dissotterratosi alla loro presenzail cadavere del pellegrino, con meraviglia di tutti ed in accrescimento di vene­razione conobbero che non solo dopo più di un mese era il corpo incorrotto, maspandea un soavissimo odore 11... Non partirono però senza lasciarvi segni dellaloro munificenza ... A maggior gloria di Dio, ed al culto più splendido del Santo,accrebbero essi le entrate del Parroco, e da Rettore che era in prima, ottennerodalla S. Sede che fosse eretta in arcipretura la Parrocchiale con dignità inerenteal Parroco, e da Rettore che era in prima, ottennero dalla S. Sede che fosse erettain Arcipretura 12... Quattro furono in origine i canonicati stabiliti dal PrincipeEstense, oltre l’Arciprete. Due sacerdotali, uno diaconale, l’altro suddiaconale.Coll’andare de’ tempi, altri ne furono eretti ed aggiunti. Ora tutte queste buonedisposizioni furono distrutte sotto il cessato Governo Francese colla soppressionedella Collegiata in grave danno del paese, e con notabile diminuizione degli ope­rai nella vigna del Signore. ...”. 102

A pag. 36: “... Capo XI. Grazie ottenute a’ nostri giorni da S. Contardo. A che servirebbe il tessere un lungo catalogo de’ miracoli operati dal Signo­re ad intercessione di S. Contardo, se questi furono così numerosi e frequenti,come le stesse lezioni dell’Ufficio particolare del Santo, approvate dalla sagraCongregazione de’ Riti, lo attestano; e se questi istessi miracoli si ripetono ognianno a sollievo di tanti che presi da’ dolori colici, o di capo, da podagra, da febbripetecchiali e da intermittenti, al medesimo Santo fanno ricorso per la grazia, el’ ottengono? ... Tacerò della pioggia ottenuta nelle più grandi siccità, e special­mente quella caduta a nostra ricordanza in maniera prodigiosa affatto il gior­no 12 luglio dell’anno 1802.... Non posso però ne devo passare sotto silenzio (equesto servirà per chiusa dell’opera) ed a conferma di tutto l’esposto; non possotacere la grazia singolare ottenuta da’ Bronesi e dai popoli circonvicini, a frescamemoria di tutti, cioè nell’ anno 1817. Si presentò quest’anno coll’ aspetto il più climaterico e di terrore. Comparveappunto il primo giorno la febbre petecchiale ad un povero ricoverato in unastalla. Di li a poco tutti i contadini che la frequentavano, furono assaliti dal me­desimo morbo, sicché se ne contavano in un solo cortile più di venti contempo­raneamente infermi, e le famiglie intere giacenti sul letto senza soccorso, se nonesteriore. Altri inconvenienti disgustosi; l’ istessa temperatura dell’atmosfera,che in quell’anno riduceva ogni morbo a petecchiale, fece si che in poco tempo ilcontagio venne propagato in tutto il paese, e crebbe di giorno in giorno sino allafine di maggio. Lo stesso male epidemico infieriva non meno a Stradella ed in al­tri paesi vicini, come nelle più lontane parti d’Italia. Raccapriccio nel ricordare lemiserie ed i quadri luttuosi osservati ne’ piccoli tuguri. Genitori e genitrice gia­centi sul letto istesso coi languidi figliuoli: l’uno era incapace a porgere un sollie­vo all’altro, ed a vicenda solo servivano ad accrescersi l’accoramento ed il timore.Più volte succumbeva il marito, o la moglie, l’ una accanto dell’altra, e qualchevolta ambedue nel giorno istesso. Già la Morte, resa ardita e sicura, entrava inogni casa, ed ogni di più accresceva le vittime di sua falce micidiale. A maggiorafflizione, inviperita questa Morte sembrava prendere di mira i capi famiglia, o lepersone più necessarie ed utili alla medesime. Sul fiore degli anni, nella maggiorrobustezza, in pochi giorni perivano senza potervi apportare riparo. Non v’ erafamiglia che non fosse a lutto; non casa senza infermi. Un cupo silenzio accom­pagnava per il paese la pallidezza ed il terrore; e tra gl’ infermi, i moribondi e gliestinti, ognun paventava di vedersi in capo a pochi giorni ridotto alle medesimeangustie ed al passo estremo. Quasi che però questo flagello terribile non fossesufficiente ad atterrire i popoli, altro se ne aggiunse nella siccità della campagna,e si ostinata e durevole, che al mancare di vita gli uomini, minacciava pur ancola mancanza de’ mezzi di sussistenza per quelli che il morbo e la fame avrebberorisparmiato. In Broni ed in ogni paese si erano praticate tutte le divozioni suggerite dallapietà, e quelle penitenze dirette a disarmare la destra punitrice della divina Giu­stizia, ma senza averla potuto per anco piegare a misericordia. Quando (e fu al 103

certo per una superna inspirazione) tutto ad un tratto, senza previe intelligenze,per universale e puro spirito di confidenza divota nel nostro S. Contardo, moltide’ vicini paesi stabilirono di venire in processione di penitenza al monte di S.Contardo, e dalla visita della sue spoglie preziose. Comparvero di buon mattinoin lunga e ben ordinata fila distinti i popoli di S. Giuletta, Mornico, Pietra deGiorgi, Ridavalle, Lirio, Pinerolo, Barbianello e Cigognola. Altri ne vennero daBaselica Stefanone, Verna (sic. Verrua?), Rea, S. Cipriano, e da moltissime e piùlontane parti ancora.Le donne vestite a lutto, gli uomini a sacco, la maggior parte a piedi nudi; etutti questi uniti al popolo di Broni, il quale, sempre rispettoso de’ forestieri,erasi, portato fuor di paese ad incontrarli con tale raccoglimento, modestia ecompunzione, con tanta sincerità di cuore e fiducia cantando inni e preci, chealcuno non potea rimirarli che non piangesse co’ piangenti, che non s’ ntenerissea così divoto commovente spettacolo di tenerezza. Abi, che la rimembranza a me,che sono stato e testimonio e parte, ne richiama ancora le lacrime! Saliti il sacromonte, e discesi per la opposta valle per visitarvi passando la miracolosa B.V.delle Grazie, così chiamata “della Fontana” 13, si raccolsero quanti hanno potutonel tempio maggiore, ove per secondare i loro voti si è esposto il sagro capo; e conmessa solenne intermediata da un’analoga allocuzione recitatasi dall’Arcipreteparroco celebrante, s’ implorò la valida intercessione del Santo a pro de’ Bronesi,ed a vantaggio di tanti popoli circonvicini alleati di Broni, afflitti egualmente edegualmente confidenti nel Santo. Rimase la sagra Reliquia esposta tutto il giornoper lasciar libero alla affluenza de’ concorrenti di venerarla, e per dar campo allapietà el popolo più amico e quasi fratello di Broni, qual’ è quel di Caneto, il qualeunito alla Castana, S. Nazzaro di Mont’ Arco, Valle di Versa ed a molti altri,vennero come i primi processionalmente al sagro monte, indi alla Parrocchialea presentare i loro voti e fervorose suppliche al Santo. Finite le solenni funzioni,benedetto il popolo colla sagra Reliquia, fu forza che l’Arciprete, prima di ripor­la, la portasse sino all’ingresso della chiesa per soddisfare alla divota ansietà delpopolo affollato che empieva la piazza. Avreste veduto in quel punto in facciadi tutti dipinta una gioia mista di tenerezza e di confidenza; avreste sentito unsaluto al sacro capo, di singhiozzi e di sospiri che ben volevano dire: “Voi solo, ogrande Santo, potete ottenerci la grazia: da voi solo l’aspettiamo: in voi solo tuttala nostra confidenza è riposta, e partiamo contenti”. Se l’uomo che ripone la sua confidenza in una caduca creatura, incorre unaterribile maledizione; e come non diviene meritevole di ogni grazia quanto inogni cosa si appoggia in Dio, ed impiega il patrocinio de’ di lui amici per muoverea misericordia un Padre amoroso che tanto v’ inclina? .. Non erano ancora pas­sati tre giorni dopo l’esposizione del Santo, che una pioggia abbondante ed estesaa tutti i contorni ravvivò le campagne; ma quello che più importa, si fu che daquell’epoca sino al giorno d’oggi il morbo epidemico è scomparso del tutto...”. 104

Note biografiche: Maggi, Giovan-Battista, “... n. a Broni il 5.1.1762 dal N.H. Notaio Giuseppe Mag­gi e dalla N.D Rosa De Pretis, m. a Broni 6.10.1832. “...Insignito della dottorale coro­na, che dal consesso de’ Saggi dell’Ateneo Ticinese gli venne unanimamente decretata,abbandonò Pavia, ed il rinomato Collegio Castiglione da lui per più anni governato inqualità di Vice Rettore, per portarsi a Piacenza, onde essere ordinato al Sacerdozio, metadei suoi desideri ... Incominciò a prendere le redine della Parrocchia di Broni come Arci­prete nel 1796-97. ... Sobrio e temperante nel vitto, nel vestire modesto, parco del tempo,tale fu l’uomo che perdettero la Chiesa, la Patria, gli amici il giorno 6 ott. 1832...”. Dall’elogio dell’Avv. G. Giorgi, che nel 1834 i bronesi vollero dare alle stampe. Fu anche il fondatore della Biblioteca della Collegiata di Broni. Nel periodo pavese quando fu anche segretario della Accademia della Baslet-ta, compose diverse rime in vernacolo, inedite. Pubblicazioni: Compendio della Vita delle Virtù e de’ Miracoli di S. Contardo, Mi-lano 1822, Pavia 1827 s.s.; div. rist. (1881 con stampa); Spiegazioni Evangeliche, 3Vol., Milano dal 1826 al 1828. 105

Da San Contardo D’Este Comprotettore di Modena Ri- cordi Storici del Dott. Luigi Maini La prima edizione dei Ricordi Storici fu pubblicata nelle paginedel Messagere di Modena, nn. 1531-1532 tra il 15 e il 17 aprile 1857.Trascriviamo alcuni brani dalla seconda edizione riveduta ed accre-sciuta con pagine dedicate all’iconografia, stampata a Modena nelmedesimo anno sotto forma di opuscolo di ventiquattro pagine. Introduzione: “… Il fervore pei pellegrinaggi, che sino da’ primi secoli della Chiesa si erasuscitato ne’ Cristiani pei luoghi santificati dalla vita, dalla morte, dal sepolcrodel Redentore, fu grande nel medioevo per altri santuari eziando sparsi in variecontrade del mondo, quali sono, per dir de’ più celebri, le Tombe degli Apostoli aRoma, la casa della Madonna a Loreto, S. Giacomo di Compostella in Ispagna, S.Michele del Monte in Francia ecc..”. A pag. 11 “... Lo stesso Principe Rinaldo, assunto al governo degli Stati, fu quegli chemaggiormente promosse in Modena il culto di San Contardo. Già la festa di luicelebravasi solennemente ad ogni anno il 16 aprile nella chiesa di S. Vincenzodel PP. Teatini e ad essa portavasi il Duca per assistere alla orazione panegirica(Ronchi, Diarii mss. nella Estense). Il Nuovo e vero diario sacro modanese pel1757 (Lucca pel Ciuffetti) c’ istruisce che in detto anno mantenevasi tuttaviaquesto pio costume, che da molti lustri più non si osserva. Nella chiesa medesi­ma, all’altare maggiore, si ammira anche oggigiorno la bella statua in marmo diSan Contardo, allato del grandioso tabernacolo, parimente di marmo, opera diTommaso Loraghi da Como ed in riscontro all’ altra del B. Amadeo di Savoia. Ilquale tabernacolo, costrutto in adempimento di un pingue legato a questo scopolasciato ai Teatini dalla Principessa Isabella di Savoia ( m. 1626) moglie del ducaAlfonso III [d’Este], era nel 1668 pressoché condotto al suo termine dal soprano­minato artefice, cui per altro ignoriamo se abbiansi ad assegnare eziando le duestatue sopraccennate (Vedriani, St. di Modena, P. Il, pag. 648 e 719. Campori,Op. cit. pag. 302). E a San Contardo ed alle due beate Beatrici d’Este si può dire che fosse special­mente intitolata dalla Duchessa Laura (Reggente a nome di Francesco II allorabienne) la chiesa di S. Agostino nel ricostruir che la fece informa più ampia nel1662, mentre la destinò ad onorar la memoria dei Santi della Casa d’Este e delleFamiglie altresì di regio sangue a questa attinenti, ed ad essa dié nome di PAN­THEON ATESTINUM (Vedriani, I c, pag. 714), come si legge anche a di nostrisopra la porta della chiesa medesima.Quivi difatto, nel luogo più cospiquo della cappella maggiore, è posta la statua di 106

S. Contardo; e a destra di luì quella della B. Beatrice I, ed a sinistra l’altra dellaB. Beatrice II; tutte e tre operate in plastica da Lattanzio Maschio scultore ro­mano (Campori, Op. cit. pag. 307). Il duca Rinaldo, emulatore de’ suoi antenatinella pietà, verso questo Santo, colse una occasione, che favorevole gli si offerse,per procurargli nuovo accrescimento di culto e più, splendido e perpetuamentedurevole. Avevano divisato i Conservatori del Comune di eleggere in protettoremeno principale Sant Omobono, al quale l’intera città professava gran divozionedacché vide cessare la orribile pestilenza del 1630 nel giorno sacro alle sue glorie(13 novembre). Di questo loro divisamento diedero comunicazione al duca, ilquale prestò ad esso il proprio consenso, dichiarando per altro “essere per sentirecon singolare soddisfazione e piacere che unitamente con questo (S. Omobono)resti pure eletto per protettore men principale S. Contardo Estense, dovendo l’i­stessa città confidare che, moltiplicati gl’intercessori, siano per esserle dalla Di­vina Bontà sempre maggiori compartite le grazie”. Queste cose si leggono in unalettera scritta d’ordine del duca dal segretario Nicolò Santi al Consigliere Barilliil 10 di ottobre del 1698; ...il quale poi deliberò adì 29 dicembre dello stesso anno,all’unanimità di voti conforme al desiderio del duca.... A festeggiare la seguitaelezione si pensò nel successivo 1699 ...e tutti gli otto giorni si fece festa grandis­sima in onore dei Santi suddetti col suono delle campane della torre maggiore adoppio e come si pratica annualmente nel giorno di S. Omobono il 13 novembre.E l’ultima sera fu terminata la funzione con sparo d’artiglieria sulle mura dellacittà e salve di numerosi mortaretti in piazza con concorso numerosissimo delpopolo e forestieri. ... Lo stesso Ronchi ha notato eziando i nomi degli oratori,i quali sono i seguenti secondo l’ordine de’ giorni: Giunta P. Francesco Mariaservita messinese; Santi P. Girolamo gesuita parmigiano; Da Meldola P. Gio.Francesco minore osservante romagnolo ; Vandi P. Paolo terziario (di S. Fran­cesco) da Imola; Arrighi P. Gio. Battista gesuita bolognese; Cervioni P. Tomasoagostiniano da Montalcino; Dal Chierico P. Francesco galanotto (cioè de’ Mini­mi di S. Francesco di Paola) bolognese, e Vecchi P. Bonifacio agostiniano del Fi­nale (di Modena). “Tutti li suddetti Padri furono regalati di un orologio, denaro,breviarii e quadri fino al valore in tutto di 50 doppie per ciascuno”. Ipp. Vandi eCervioni celebrarono le glorie di S. Omobono; gli altri di S. Contardo. Le predetteorazioni poi vennero raccolte e pubblicate in un volume col titolo: “Panigiricisacri recitati da Oratori diversi per il solennizzato Ottavario de’ Santi Contar­do ed Homobono eletti per Comprotettori di Modena; dedicati all’ altezza Sere­nissima del Serenissimo Principe Primogenito (Modena, 1700, per BartolomeoSoliani). Quelli in lode di S. Contardo precedono i due in lode di S. Omobono.Sta in fronte al volume un intaglio in rame colle immagini dei Santi medesimie di S. Geminiano Vescovo Protettor principale, rappresentate siccome fece loStringa nel sopraccennato stendardo o gonfalone. Un nono panegirico ultimo ditutti vi si riscontra in onore di San Contardo, ed è del p. Don Giuseppe Cortesichierico regolare. In questa occasione si fece altresì una ristampa dell’antica vitadi S. Contardo scritta dal Crosini, (sic. Crosni) omesse con poco savio consigliole critiche illustrazioni del dotto gesuita belga (Mutinae, typis Bartholomaei So­liani, Impress. Due. 1699); e poscia se ne pubblicò eziando pei tipi medesimi una 107

italiana con questo interminabile frontespizio: Vita di San Contardo d’Este, conle traslazioni, miracoli, e culto del medesimo; (il tutto raccolto dall’antica vita la­tina e dalla più, recente del Padre Maestro Ciarlini con le notizie più nuove datenegli Atti de Santi, e nel Tomo 2 d’aprile al giorno sestodecimo, e per la devotionedei fedeli esposto in congiuntura di riconoscersi il Santo in protettore della Cittàdi Modena) dedicata all’ Altezza Serenissima del Sig.. Principe Primogenito delSereniss. Sig.. Duca Rinaldo di Modena, Reggio, etc...”. A pagina 19: “...Oltre i sovranominati scrissero di S. Contardo i seguenti autori, alcuni de’quali sono da me indicati sopra la fede altrui: Castaldi Sigismondo della riformata Congregazione di S. Bernardo Ci­stercense: La nobile umile, panegirico in lode di S. Contardo d’Este , coll’alberogenealogico della Famiglia Estense: Milano, 1644. É dedicato al Duca Francescod’Este. Citato dal Papebrochio col titolo tradotto in latino. Bagatta Io. Bonifacii: Admiranda orbis christiani etc: Venetiis, apud Valva­sensum, 1680, in 2 tomi. L’autore, che è veronese e chierico regolare teatino, rife­risce nel tomo 1° alcune cose meravigliose circa S. Contardo, le quali nell’indicesono indicate come segue: Contardus Bronensis pane divinitus aucto diu vesci­tur; pag.210, n .13 - in morte et traslatione campance ultro sonant; 348.12 supertumulum lux coelica; 26.88. Egli poi dichiara aver attinti questi fatti, quanto al1° in actis S. Contardi; al 2° in actis SS. aprilis t.2 conti. Bollandi; ed al 3° invita Sancti Contardi Bronensis Eramitae. Ricorrendo alla vita del Santo edita daiContinuatori del Bollando, … e fors’egli attrituì al Santo Pellegrino di Broni ciòche ad altri appartiene, tratto in abbaglio dalla somiglianza di nome. Poggio , 14 canonico Giuseppe: Vita di S. Contardo Estense, Pavia, 1695.Citata dal Maggi, senza per altro indicarne il titolo preciso. Maggi Giambattista arciprete della Parrocchiale di Broni: Compendio dellavita, delle virtù e dei miracoli di S. Contardo ec. Milano 1822; - Pavia 1834 -Milano, Resnati 1843 - e Pavia, Bizzoni 1852. Alle edizioni del 1843 e del 1852da me vedute sta in fronte l’imagine del Santo; e da queste attingo la notizia diuna vita di Esso scritta da un Cardi; e di un’altra edizione di quella del Ciarlini,eseguita a Pavia nel 1699 15’ Iconografia: Al Maini sono sconosciute le opere attribuite a Bartolomeo Veneto. Inquesta parte aggiunge alcune lettere che non troviamo in nessuna altraopera consultata e perciò le proponiamo integralmente 16 : “... Propagatasi sui primi anni del secolo XVII la divozione a S. Contardod’Este oltre il paese di Broni, singolarmente per lo zelo del canonico Pietro Campi(Ricordi Stor. pag. 8), era ben naturale che si pensasse a rappresentarne l’imagi­ne. E che ciò fosse, risulta da una lettera di Fr. Ippolito Ciarlini Servita al mento­vato canonico Campi, la quale, per cortese interposizione del Ch. Sig.. Commend.Angelo Pezzana R. Bibliotecario della Parmense, ottenni graziosamente in copia,insieme con altre sopra lo stesso argomento, dall’Ill.mo Sig. Conte Bernardo Pol­lastrelli vicepreside degli Studi in Piacenza, il quale ne possiede gli autografi. 108

Questa lettera è espressa ne’termini seguenti...”: Al M.to Ill.re Signore mio Sig. Osser.mo il S.r Pietro Maria Campi Canonico della Cattedral di Piacenza. M.to Ill.re e M.to Rev.do. Sig.re. mio Sig.re. Oss.mo Alcune settimane sono ritrovandomi a Modena lessi sugli avvisi es-ser stato concesso da sua Beatitudine all’instanza dell’ambasciatore delSerenissimo Sig. Duca mio Signore che tutto lo Stato si possa celebrarela Festa di S. Contardo, e seppi che ciò era avvenuto per la diligenzadi V.S., aggiungendomi il Signor Segretario Scalabrini, che ella faceaintagliarne anco l’immagine costì con molto gusto di queste Altezze.Pertanto desideroso di bavere certezza particolare di questo fatto, allasua gentilezza già da me provata ricorro con supplicarla a mandarmiper gratia singolarissima una copia del Decreto della Sacra Congrega-tione de’ Riti di questa concessione, e se contenga che se ne possa farl’ufficio di proprio in tutto questo Stato. La supplico ancora a farmigratia di due o tre imagini delSanto, acciò possa presentarne una a questa Signora Principessa, a cuidedicai la Vita del Santo, e l’altra al Signor Cavalier d’Este, e la terzaritener per me. Vidi anco una lettera sua scritta al nostro Serenissimointorno a questo particolare, nella quale Ella mi honorò tanto, che iole ne sono obbligatissimo; e non per altro la richieggo di queste patie,che per potere aiutare al alzar le glorie di quel Santo Eroe, con farnecelebrare nel principio solennità straordinaria acciò resti perpetua. Ecol fine, baciandole affettuosamente le mani, me le raccordo humilis-simo servitore, e le supplico dal Signore ogni contentezza. Inviando lelettere a Modena per Carpi, alle Gratie le avrò sicure. Carpi li 8 d’ottobre 1628 Di V. S. M.to Ill.re e M.to R.da Devotissimo Servitore Frate Ippolito Ciarlini Prior de’ Servi in Carpi. La supplico anco d’avviso, se si faccia aggionta al Martirologio Ro-mano, et di que’ personaggi a cui è data la carica, perché forse anch’iopotrei avvisarli di qualche cosa, che sia fuori della lor notitia. “ ... Quanta cura e quanto discernimento poi si adoperasse nel formare la imgine di S. Contardo, ci è fatto chiaro da una lettera di Rocco Antonio Rocchettaarciprete di Broni al medesimo canonico Campi, la quale è la seguente...”. Al M.to Ill.re Signore mio Sig. Osser.mo il S.r Pietro Maria Campi Canonico della Cattedral di Piacenza Roma. Molto Ill.re et M. Rev.o mio Osser.mo Mando finalmente a V.S. il quadro dell’Effigie di S. Contardo, perquanto si può congetturare che fosse, havendosi riguardo ed una “ima-gine dipinta” più di cento anni fa nella chiesa di S. Francesco di Pavia; 109

alla “sua statua di legno”, che da tempo immemorabile sta esposta pub-blicamente nella mia Chiesa; et alla “sua vera sacrata testa”, quale peril compasso adoperato dal pittore si trova della medesima lunghezzaet larghezza. Viene portata dal Sig.. Giulio Cesare Poggio GentiluomoPavese, et zio del Signor Giovanni Antonio quale ottiene la Cappella-nia di S. Contardo nella mia Chiesa, figluolo di una Signora Beccariadiscendente dalli patroni et fondatori di essa Cappellania. So havertardato molto, ma credami V.S. non essere successo senza grandissimomio dispiacere, vedendomi stiracciato dal pittore in cosa di poco rilie-vo et di molta mia premura; di modo che non mi è manco potuto riusci-re dall’istesso pittore far cavare altro simile ritratto da riservar per me,come desideravo, et mi è bisognoso valermi poi d’un altro nonostantehavessi pagati li doi al primo in sua parola. Quelle parole circumdede-runt etc. del salmo 17 ho fatto mettere io con pensiero di restarli questosegno per conoscerlo da tanti altri Santi Peregrini, come a Santo Ales-sio si dipinge la scala, a S. Rocco la peste ed il cane, et così, per esserstati li dolori la principal causa della sua pazienza et morte e di farlorestare a Brono, ho giudicato se li possino attribuire letteralmente leparole “circumdederunt me doloris mortis”. Tuttavia nel cavarne altriritratti, ovvero intagli, V.S. faccia quello giudicherà meglio, come intutto a lei mi rimetto, et il Santo sia particolare intercessore appressoN.° Signore per impetrare a V.S. la sua ricompensa in questo mondo, etnell’altro secolo di tante fatiche et diligenze fatte per esso et altri Beati,come io le bacio con ogni affetto le mani. Brono li 12 decembre 1628 Di V.S. Molto IH .re e M. R.a Servitore affezionatissimo Rocco Antonio Rocchetta. “... Di questi) ritratti ovvero intagli discorre nuovamente il Rocchetta in unalettera al Campi medesimo, inviatagli a Roma da Piacenza l ‘8 di febbraio del1630, che qui parimenti riferisco, omesso quanto non riguarda il prop­ osito no­stro ...”. Al M.to Ill.re Signore mio Sig. Osser.mo il S.r Pietro Maria Campi Canonico della Cattedral di Piacenza Roma. “... In conformità della lettera di V.S. delli 5 passato scrivo al P.Maestro Ciarlini compilatore della vita di S. Contardo di tentare condestrezza il ricordo della risposta alla lettera di V.S. col Segretario diquell’Altezza (.) Nota - Francesco I, succeduto ad Alfonso III suo padrel’8 di settembre del 1629, nel qual giorno questi vestì l’abito de’ Cap-puccini, e tutt’insieme fece la solenne professione religiosa nell’Ordi-ne medesimo. - che parmi significasse una volta essere suo amico, percontinuare in quella discendenza la devota memoria de’ Progenitoriverso il Santo, non per la spesa sola dell’intaglio, ma con speranza didover partorire un qualche giorno attione più generosa ad honore delSanto et edificatione d’altri suoi devoti. Mostro però che questo motivoprovenghi solo da mio pensiero, e non da V.S., sebbene per maggior 110

instruttione di quello possa li mando copia dell’istessa lettera da V.S.scritta al Signor Duca a di 3 novembre passato, narrandoli di ricever-la da V.S. con la risposta di non poter mandarmi le figure stampate.Quanto poi all’intaglio, già ette V.S. si scomoda volentieri ad honoredel Santo, mi favorisca iniormarsi et scrivermi quanto potrebbe impor-tare, perché facilmente provvedere il del denaro necessario, et acciò sistampino insieme li miracoli principali a giudizio di V.S. Si potrà vale-re del libretto, qual mandai al Signor Sestieri, come ne mandai anco daprincipio uno alla casa di V.S. qui in Piacenza credendo fosse di breveritorno, ne mancarò di stare su l’avviso di mandartene un’altro costà aRoma, se capiterà persona amica per far il viaggio...”. Piacenza li 8 febbraio 1630 Di V.S. Molto Ill.re e M. R.a Servitore affezionatissimo Rocco Antonio Rocchetta. “… Io non ho veduto le immagini di San Contardo accennate dal Ciarlini edal Rocchetta nelle lettere soprariferite. L’intaglio del Curleto, posto in frontealla edizione milanese, in 12°, della vita scrittane dal Gianoli (Ric. Stor. pag. 19)ci offre la figura del Santo in piedi. Parmi somigliante nel volto alla Statua dilui, che si vede allato del tabernacolo dell’altare maggiore in questa chiesa di S.Vincenzo (Ivi, pag. 11). Un altro intaglio in foglio piccolo, lavorato dal Giorgio,rappresenta il Santo morente sulla paglia nel tugurio; e quest’istesso, ridotto in­forma di 8° ed inciso dal Paradisi, sta in fronte alla vita del Maggi nelle edizionidel 1843 e 1852 (Ivi, pag. 21). Il Santo è vestito sempre in abito di pellegrino, cona’ piedi una corona all’ antica ed uno scettro; infondo al campo scorgesi il paesedi Broni, che nell’intaglio del Curleto è nominatamente indicato. Vi ha eziandoincisa in rame da C. M. Borde la “Effigie della Testa incorrotta del miracoloso S.Contardo, la quale si venera nella Chiesa Collegiata e Parrocchiale di S. Pietrodi Broni entro nuova urna di argento, dedicata in quest’anno 1822 al loro Pro­tettore dai divoti Bronesi”; e C. Dellarocca ci ha dato in foglio grande l’intagliodell’altare di S. Contardo, che sopra disegno del prof . architetto C. Amati venneeseguito nella chiesa medesima posteriormente al 1827 (10)...” Note biografiche: Maini, Luigi, “... n.a Carpi il 3 giugno 1822, m. a Carpi il 13 febbraio 1892. “...Dottore in ambo le leggi, consacrò la più parte dei suoi studi alla difesa della Fede, allaglorificazione dei suoi Santi, pubblicando moltissime monografie... Esimio cultore dell’I­taliana favella... amò la Letteratura Italiana, la coltivò di proposito, come pure la Storia el’Araldica. ..Fondò e diresse diversi periodici: L’Indicatore Modenese e La Ghirlandina inModena negli anni 1851-53, [collaborò? in Modena al periodico II Distributore. Mainip. I. dell’iconografia di S.C. / L’Eco del Purgatorio per diversi anni in Bologna, dopoil 1859... Negli ultimi anni sebbene di cagionevole di salute, allorché sorse in Carpi lastampa massonica, col giornaletto intitolato La luce il Maini scese in campo a combat­tere «prò avis et socis» sotto lo pseudonimo «Aristarco Scannamiccio»... Collaborò con iGiornali: Il Diritto Cattolico di Modena, [Il Messaggere di Modena], La Voce della veritàdi Roma e L’Italia di Milano...”. Da un manoscritto modenese anonimo. 111

Da Il Popolo Bronese in onore di San Contardo d’Este e della SS. Vergine di Alessandro Cerioli Raccolta di articoli pubblicati in “L’Eco di S. Contardo”, dal 1904 al 190917, che contiene anche l’opuscolo del 1904, “L’Arca di S. Contardo d’Estenotizie e documenti” 18. “... Dichiarazione Senza pretesa alcuna ho raccolto in questo volume molte notizie da me ricer­cate, pubblicate in VEco di S. Contardo Bollettino Parrocchiale di Broni dal 1904al 1909. Ma se io non ho pretesa alcuna, non per questo ritengo inutile l’avere riunitiben 25 articoli, tolti dal mio lavoro ms sopra il nostro Santo, da me compilaticoncernenti in massima San Contardo d’Este nostro Patrono, visto ch’essi ven­nero compilati in base a documenti più o meno antichi, che ebbi opportunità dileggere: traendone profitto, penso, non solo momentaneo, ma duraturo da quantiamano, insieme alle memorie bronesi, le fulgide glorie dei nostri Santi, uno deiquali, e veneratissimo, è appunto il nostro celeste Patrono...”. A. Cerioli Broni (Pavia) 17 Agosto 1914 Nota bene. - Delle cinque copie di codesta Raccolta destinai la I. all’ArchivioParrocchiale di Broni. - La seconda alla Biblioteca Vaticana. - La terza alla Biblio­teca Universitaria di Pavia. - La quarta alla Biblioteca Nazionale di Roma. - Laquinta al Museo Civico di Storia Patria di Pavia. Indice: I. Feste e fiera di San Contardo. Luglio-1904. II. L’Arca di San Contardo d’Este. Agosto-1904. III. Le ricognizioni del Capo di San Contardo Estense. Giugno-1905. IV. a) Le decime sui balli pubblici. b) La Comunità di Broni per riavere alcune reliquie di San Contardo si ri­volge al Papa Alessandro VII (1655-1667) continua. Luglio-1905. V. a) Due lettere inedite dalla principesca Casa d’Este al venerando Capitolo,de’ Canonici della Collegiata di Broni. b) Pane di San Contardo (origine – vicende). c) Continuazione e fine dell’articolo: La Comunità di Broni per riaverealcune reliquie di San Contardo si rivolge al Papa Alessandro VII (1655- 1667).Agosto-1905 - fonte e.s.. VI a) Altari in onore di San Contardo Estense in Broni. Dicembre-1905. 133 112

VII. b) Continuazione dell’articolo: Altari in onore di San Contardo d’Este inBroni. Gennaio-1906. VIII, c) Continuazione dell’articolo: Altari in onore di San Contardo. Letteradi Mons. Luigi Albuzzi, canonico onorario della Collegiata di Broni, al Dr. Ales­sandro Cerioli. Febbraio-1906. IX. d) Continuazione e fine dell’articolo: Altari in onore di San Contardo d’E­ste. Il venerato Capo di San Contardo d’Este come fu custodito dal secolo XVI alXIX. Marzo-1906. X. Nastri o bendelle di San Contardo. Aprile-1906. XI. Continuazione e fine dell’articolo: Il venerato Capo di San Contardo d’E­ste. Maggio-1906. XII. a) Cappellania di San Contardo eretta nella parrocchiale Chiesa e Colle­giata San Pietro di Broni, dalle origini ai nostri giorni. Giugno- 1906. XIII. b) Continuazione dell’articolo: Cappellania di San Contardo, dettanella parrocchiale ecc. . Luglio-Agosto 1906. XIV. Le scuole e la Chiesa in Broni nel secolo XVI e ai nostri giorni. Novem­bre-1906. XV. La Cappella del Monte di San Contardo. Giugno-1907. XVI. a) Cappella e Compagnia della Vergine del SS. Rosario in Broni, dalsecolo XVI al XIX. Settembre-1907. XVII. b) Continuazione dell’articolo: Cappella e Compagnia della Vergine delSS. Rosario in Broni, dal secolo XVI al XIX. Novembre-1907. XVIII. e) Continuazione dell ‘articolo: Cappella e Compagnia della Verginedel SS. Rosario in Broni, dal secolo XVI al XIX. Novembre-1907. XIX. a) Ricognizione del Corpo di San Contardo del 1761. Doc. ineditoArch. Parrocchiale Broni. Luglio-Agosto 1908. “… Nel nome del Signore: nell’anno della Sua Natività 1761, indizione IX,VII del mese di Giugno, nell’ora prima di notte circa, regnando felicemente ilsommo Signor nostro Papa Clemente XIII, nel luogo fortificato di Broni e nellaChiesa Collegiata Parrocchiale, alla presenza degli infrascritti testimoni, l’Ill.moe Rev.mo Signore il Signor Pietro Cristiani, Prelato Domestico di S.S. Papa Cle­mente XIII, assistente al Soglio Pontificio, Vescovo per grazio di Dio e dell ‘Apo­stolica sede di Piacenza e Conte, in seguito ad istanza del Rev. giureconsulto Pa­olo Perotti economo in spiritualibus di detta Collegiata Parrocchiale e Provicarioforaneo e dei MM. RR. SS. Canonici e del Capitolo di detta Collegiata, nonchédella magnifica Comunità di Broni e della Veneranda Fabbrica di S. Contardod’Este, acciò voglia riconoscere il di Lui sacro Corpo, esistente in ampia cappellaallo Stesso dedicata, ecc. allo scopo di promuovere maggiormente il Culto, laPietà e la Devozione nei fedeli di Cristo in genere e nei Bronesi specialmente...E (chiuse le porte) alla presenza del nob. m. rev. canonico D. Lodovico AntonioPescari, decano di detto Capitolo; del m. rev. canonico d. Nicolò Pisani, del m.rev. canonico Ignazio Bollani, all’uopo deputati: presenti pure il nob. m. rev.canonico d. Giuseppe Bottigella e d. Bartolomeo Pisani, delegati della Fabbricadi S. Contardo. nonché l’Ill.mo Signor conte Giuseppe Mandelli, i signori Pietro 113

Paolo Brambilla. Rodolfo Prato e Cesare Maggi, deputati della magnifica Comu­nità di Broni, acceso il dovuto numero di ceri, S. E. Ill.mo e Rev. mo comandòa Carlo Andrea e Gian Battista, fratelli Lotti, e Domenico Zanino del fu Carloed a Filippi Rodolfo, tutti fabbri muratori residenti in Broni, di togliere dallamensa di detto Altare il sacro deposito che, secondo tradizione ed i documentiallegati riposa ivi. Ciò eseguito prontamente, si rinvenne un’arca marmorea altaun braccio ed un quarto e mezzo, coperchio compreso; lunga tre braccia. Entroquest’arca, nell’angolo verso l’Epistola dell’altare di S. Contardo si vide un vasodi vetro semirotto con certa pasta essicata color rosso. Codesta arca ne contenevaun’altra di legno, alta e lunga(?) mezzo braccio, larga uno, la quale fu posta sudi una tavola. Tolto il coperchio, chiuso con otto chiavi, si trovò l’interno rive­stito di una lamina di piombo, colle ossa del divo Contardo e cinque ampolle divetro, due ovali e tre quadrate, una con coperchio... Osserviamo una sola cosa.Da annot­azione dell’Arciprete Rocco Antonio Rocchetta, rilevata su di un regi­stro conservato nell’archivio della Ven. Fabbrica di S. Contardo, apprendiamoche ogni ricognizione gli eccellentissimi Vescovi solevano deporre due ampolle:quindi le sei ampolle di vetro trovate nell’arca di S. Contardo indicano precedentiricognizioni. A. C. XX. b) Continuazione e fine dell’articolo: Ricognizione del Corpo di San Con­tardo del 1761. Doc. inedito Arch. Parrocch. Broni. Settembre-Ottobre 1908. “… Deposta l’arca su di un tavolo della sagristia (nonché il cubito) e tolti i si­gilli, sotto il coperchio fu trovata una lamina di piombo colla iscrizione seguente,in latino: L’anno 1604, VII delle Kalende di Settembre, (il 22 Agosto) nell’annodel Pontificato di S. S. Papa Paolo V, regnando Filippo III Re delle Spagne, Ducadi Milano, essendo Vescovo di Piacenza il Rev.mo Claudio Rangone, FeudatariPietro Paolo Galeazzo ed Orazio fratelli Arrigoni ed arciprete di Broni (Bronae)in giureconsulto Giovanni Tommaso Gargano, trovate le Ossa del Beato Contar­do in una cassa di legno (racchiusa in arca di marmo) consunta dalla vetusto.,rinnovata la cassa di legno, munitala dì piombo, furono di nuovo ivi riposte, inoccasione del trasporto di questo altare dalla parte anteriore alla posteriore diquesta Cappella...”. XXI. a) Elenco degli Arcipreti della Chiesa plebana ( Ecclesia Plebis) e Colle­giata di San Pietro Apostolo di Broni. Novembre-Dicembre 1908. XXII. b) Continuazione dell’articolo: Elenco degli Arcipreti della Chiesaplebana (Ecclesia Plebis; e Collegiata di San Pietro Apostolo di Broni. Genna­io-1909. XXIII. a) Il nostro campanile! Febbraio-Marzo 1909. XXIV. b) Continuazione dell’articolo: Il nostro campanile! Aprile-Maggio1909. XXV. e) Continuazione dell’articolo: Il nostro campanile! Giugno-Luglio1909. ...”. 135 114

Da II Culto in onore di S. Contardo d’Este in Broni dalsec. XIV al XX di Alessandro Cerioli Raccolta di articoli pubblicati in l’Eco di S. Contardo e della Madonnadi Rio Frate, dal marzo 1915 al dicembre 1917 19. Rilegato nel 1918 conaggiunte manoscritte, in cinque copie come la precedente opera. Contiene: 1. - Il testo in latino Historia Beati Contardi Estensis del Crosnis. 2. - Sul Culto a San Contardo d’Este nella Parrocchiale Sant’Andrea Aposto­lo di Foggia (Rapallo - Liguria). 3. - Note alla Storia di San Contardo del Crosni. ( in data aprile 1919) 4. - Alcune notizie sul Culto a San Contardo d’Este nella Diocesi di Piacenzae di Genova. 5. - Il Culto a San Contardo a Lugagnano Val d’Arda (PC). 6. - Il Culto a San Contardo a Bassano di Rivergaro (PC). 7. - Il Culto a San Contardo a Ferrara. 8. - Il Culto a San Contardo a Modena. 9. - Lezioni di San Contardo. 10. - Il Culto a San Contardo nella Diocesi di Tortona. 11. - Immagini e voti di cera di San Contardo d’Este: “… Per antichissima costumanza sogliono i pellegrini che convengono a Bro­ni per le feste di San Contardo, tanto dell’Aprile quanto dell’Agosto, richiedere,all’apposito banco, presso la porta principale della chiesa parrocchiale, oppure, aquello che si suole disporre di fronte al pulpito, presso la portina, detta già delCimiterio (e che oggi mette direttamente su la via principale, detta Romea dalPopolo, e ingiustamente battezzata Emilia dagli altri) delle immagini di cera ovoti, raffiguranti in minuscole proporzioni: “il tronco del corpo umano - capo ebusto - gli occhi - un braccio - una gamba - ed un bambino”. Le dimensioni delprimo in lungh. e largh. sono di dodici centimetri: i secondi larghi come i prece­denti alti quattro centimetri: braccio e gamba sono lunghi centimetri quattordici:il bambino, in atto di preghiera centimetri dodici e mezzo. Con una di tali imma­gini tra le mani, pregando, incedono lentamente nella chiesa in mezzo alla follainvocando da Dio ,per intercessione di S. Contardo, la grazia per le persone as­senti, che ne hanno necessità. Si capisce che il voto di cera che portano i pellegrinisi riferisce ad una della parti del corpo dell’ammalato lontano, per il quale implo­rano la guarigione. Dunque nulla di strano, nulla di disdicevole in tale praticapiù volte secolare, in onore di San Contardo Estense. Piuttosto (.) Nota - Mi ri­volsi al Rev. Monsignor G. C. Pinazzi Vicario Generale del Vescovo di Piacenzaper sapere se in quella Diocesi esista tale costume e mi rispose negativamente conlettera del 31 Maggio 115

1919: e pure negativamente mi rispose il 28 Maggio il Direttore della Libreriaeditrice internazionale della S.A.I.D. Buona stampa di Torino - non sappiamo seesiste in altre parrocchie in altri Santuari - (.) Nota di D. Milanesi, aggiunta il14 lug. 1924: A Galasco Lomellina nel Santuario della Madonna della Bozzola.Finite le loro preghiere ritornano al banco donde lo avevano ritirato, il voto dicera, facendo, naturalmente, un’offerta.La notizia più antica su questi voti la troviamo in una sentenza arbitrale del 13Sett. 1473, rogata dal notaio pavese Marchino Morasco (V. oltre a pag. 381 e se­guenti) su le oblazioni ed i voti a S. Contardo: e se le offerte ed i voti furono causadi grave vertenza tra Varciprete di Broni, i suoi canonici, la Communità , ecc.è chiaro che essi dovevano essere di notevole quantità ed importanza. Dopo talenotizia, nel libro della Veneranda Fabbrica di San Contardo dal 1570 al 1674, nelfoglio su l’entrata, leggo nel gergo semidialettale di quei tempi sotto Vanno 1570:- Et più in denari cavati da le taglie per cera da immagine L. 2:s.l5.- Et più resta in fabbrica rubbi doij e libbre vinte de cera da far immagine compu­tato la sporta nella quale è detta cera-, NB. Il rubbo pavese equivale al peso piacentino: entrambi corrispondono adotto chilogrammi... Detti voti venivano confezionati con cera, trementina, acidoborico, ecc. Oggi che la cera è un impasto di varie sostanze, nelle quali forsec’entra la cera, basta immergere le formelle di legno nella così detta cera bollente,ripetutamente fino a quando i vari strati che vanno sovrapponendosi acquistanolo spessore di mezzo centimetro, sufficiente per la solodità delle immagini che sene ricavano. In tal guisa si ottengono immagini che serviranno per voti e contor­ni smussi, che però bastano allo scopo cui sono destinate...” 12. - Dei quadri che veggonsi alle pareti della cappella di San Contardod’Este (Maggio 1919) 20: “… Nelle note precedenti abbiamo provato che i quadri della storia del santoesistevano nel 1627. Nel mio lavoro L’arca di S. Contardo d’Este pubblicato inBroni nel 1904 (Tip. Corbellini), si legge che nel 1661 i pittori: G.B. Del Solemilanese e Carlo Sacco dipinsero, a fresco, quadri della cappella del Santo (p. 10 e11) non solo, ma vi si fa cenno degli autori degli stucchi Angelo Galesino e PaoloRossi... Ora tanto per non lasciare una lacuna daremo almeno il titolo dei quadriche si possono vedere, non potendo nemmeno dare un’idea di quelli che sono statinascosti e sciupati dall’altare dell’architetto Amati, di stile impero, del 1828.Ogni quadro avea lo stemma della famiglia che si era addossata la spesa: uno hanel campo superiore il capo dell’impero, nell’inferiore una coppa e la iniziale C.da un lato, P. dall’altro: forse è dei Plessa, visto che Tomaso Plessa pagò il 9- XII-1663 L. 25: -:4:, per aver posto la sua arma. (Così il solito libro dal 1570 al 1674 della Fabbrica di S. Contardo) ad un qua­dro 21 quello della tumulazione/.) Nota di mano recente:- Il Cerioli (L ‘Arca cit.,p. 11) ricorda un oblazione di Contardo Pisano per uno dei dipinti; non potrebbeessere questo C.P. di cui sopra? 22 -.Ma i (francesi) fecero cassare questi stemmil’8 Luglio 1799: ciò si legge nel registro Uscita dal 1764 al 1805...”. 13.- Di varii scrittori che illustrano San Contardo d’Este. 14.- Attorno a San Contardo - Visite di illustri personaggi alla tomba di S.Contardo. 116

15.- Attorno a San Contardo - Visite di Eccellentissimi Presuli alla tomba diS. Contardo. 16.- Attorno a San Contardo - Visita di Papa Pio VII. “... Tre date storiche sono segnate nella nostra parrocchiale grazie al passaggiodi una vittima gloriosa del liberalismo (personificato in Napoleone I 23) vogliodire di S.S. Pio VII. Doveva il Sommo Pontefice recarsi a Parigi, costrettovi dallatracotanza di quel tiranno, per incoronarlo, e passò da Broni il 30 Aprile 1805,ove venerò le veneratissime spoglie di S. Contardo. Una lapide in marmo bianco all’entrata della nostra parrocchiale tra la portaprincipale e la secondaria, a sinistra di chi entra (postavi dall’arciprete Maggidott. Gian Battista ricorda l’avvenimento). Nel Registro dei Battesimi nel nostro archivio parrocchiale dall’anno 1808al 1827, lo stesso Maggi narra, in bella descrizione latina, che il Papa Pio VII,dopo l’esilio di tre anni, ... giunse in Broni il 22 Marzo 1814 e fu ospite del maireContardo Guarnaschelli, in casa del quale pranzò.... Ora Papa Pio VII entrònella nostra chiesa, come ho detto e il 25 Maggio dello stesso anno, data scolpitain una piccola lapide di marmo posta al di sotto di quella accennata del 1805....E un secolo fa, cioè il 22 Maggio 1815, il sommo Pontefice Pio VII., nuovamentemolestato nella sua Sede di Roma fu costretto a lasciarla, prima di ritornare aRoma recossi a Torino, indi a Broni, ove giunse l’ora tarda di notte. Qui pregatodall’arciprete Maggi entrò in chiesa …”. 17. - Nel VII Centenario di S. Contardo La Messa in suo onore, Studio Litur­gico dell’arciprete d. Mario Lecchi. 18. - Vertenza sulle oblazioni e sui voti a S. Contardo definita amichevolmenteda arbitri l’anno 1473. L’Eco di S. Contardo, Agosto 1917, p. 433: ‘’...Vediamo che nella vertenza per le Messe ed i voti per S. Contardo, cano­nici, consoli e uomini della Terra di Broni erano tutti contro l’arciprete Mar­co Forlì, e anche nella gravissima controversia per le reliquie di San Contardo,manomesse dal Vescovo di Piacenza Giuseppe Zandemaria il 6 Maggio 1658,all’insaputa del popolo di Broni, i più accaniti contro l’arciprete giureconsultoBartolomeo Belcredi furono i signori canonici e la Comunità. Si può dire che icanonici erano gelosi custodi della Chiesa Collegiata San Pietro di Broni in nomedella generalità dei cittadini e non di rado, in opposizione all’arciprete pro tem­pore ...”. A pag. 418 del Sett. 1917: Nell’istrumento di investitura del 27 Gennaio 1373 rogato Montanaro Pozziè nominato un sedime posto nello interno del fortilizio (in Broni), già proprietàdell’arciprete Pietro Crosni. Ora dobbiamo qui rilevare due fatti. Il primo chedetto signor arciprete a nome del Capitolo dei canonici non solo possedeva inBroni, “ma dentro al castello o fortilizio “. Ciò ha relazione sotto certo aspetto,colla affermazione del benemerito arciprete nostro teologo Rocco Antonio Roc­chetta, gentiluomo piacentino, che tenne questa arcipretura dall’anno 1615 al1649 , il quale nel 1627 in occasione di controversie col feudatario Galeazzo Arri­goni, disse che il capitolo dei Canonici possedeva parte del terraggio e della fossa, 117

specie di trincea attorno al nostro borgo in quei tempi, da tempo immemorabile.Tale posseso antichissimo, turbato o danneggiato dai feudatari, ci consente anco­ra la congettura che la Chiesa fondata dalla plebe o popolo di Broni, molto primadel costituirsi il Comune, avesse amministrazione propria. La ipotesi può rite­nersi dai profani ardita \ ma la così detta plebs venne certamente costituita, allosfacelo dell’impero romano, dai primi cristiani che vollero la loro Chiesa direttadal loro arciprete rettore. Ora quella di assai modeste proporzioni, edificata nelIV secolo circa, della nuova era immortale, starebbe ad indicarci la conversio­ne della plebe romana o gallo-romana di Broni al cristianesimo. Altri potrebbeanche, senza fondamento, pensare si tratti di beni acquisiti dai genitori di S.Contardo (pergamena Crosni, Cap. XI) per creazione del capitolo dei Canonici.Ma, come proveremo in altro articolo la Collegiata di Broni esisteva prima dellavenuta di San Contardo e l’unico campo detto appunto di S. Contardo che tro­vasi in territorio di Barbianello, presso Bottaralo, forse fu quello comperato daiprincipi Estensi. AI caso nostro importa assi invece sapere del conflitto dfae gliarcipreti di Broni dovettero sostenere per il possesso loro entro il fortilizio, pos­sesso turbato dai feudatari, ai quali per altro fu permesso al Capitolo dei canonicidi fabbricare nel fortilizio, castello di Broni su sedime di loro proprietà. Ed è ov­via tale opinione per la ragione che chi edificò il castello se fosse stato indiscussoproprietario, non avrebbe concesso alla Chiesa, proprio dentro al fortilizio terre­ni, dei quali essa liberamente potesse investire in modo perpetuo chichessia, comesi vede appunto nel caso di Antonio Leone detto Roscone cui l’arciprete Crosniinvestì di un sedime in perpetuo l’anno 1373...”. A pag. 436 dell’ott. 1917 (errata la numerazione tipografica dell’ opuscolo, èrimunerato dal 436 al 440): Il secondo fatto che attira la nostra attenzione è che Broni oltre essere unluogo fortificato - oppidum 24 - aveva anche un fortilizio 25 o castello 26 propria­mente detto. Sulla fine dell’Aprile dell’anno 1175, parte dei col­legati della LegaLombarda, malcontenta per l’armistizio, conchiuso al Coppa (ad acquam) pres­so Montebello, con Rainero Sannazzaro in nome del Barbarossa, per sfogare ilproprio odio guerresco, nel ritorno distrusse i castelli di San Martino in stradaRomea (Cassino) quello di Broni e di Sannazzaro. Un secolo dopo, o poco più,vale a dire l’anno 1290, la Signoria di Broni, era già passata dall’8 novembre diquell’anno (Guasco di Bisio in Dizionario Feudale, 1911) a Rinaldo Beccaria enel 1356 quando le truppe piacentine mandate da Galeazzo Visconti nell’Aprilecontro il Castello di Arena Po, vennero sconfitte dal presidio di quel luogo, pa­recchi prigionieri vennero condotti nel castello di Broni dei Beccaria Castellino eFiorello di Musso. Ma havvi di più. Nella investitura feudale concessa dal Ducae Conte Filippo Maria Visconti a favore di Giovanni Balbo, a lui veniva conces­so il 21 Gennaio 1435, a titolo di feudo, il castello e la terra di Brono, con attodel notaio Donato Ciceri (Schede Riccardi - Bibl. di Lodi): feudo e castello il 3febbraio 1465 venne investito il nobile Giovanni Calcinoni di Lodi, abbandonatoper volere del Duca Filippo Maria Visconti da Giorgio Annoni e prima da Mad­dalena Porris. Osserva ancora il lodato Riccardi che nelle carte dello Stato Maggiore Italia­ 118

no presso Montù de Gabbi (Mons Acutellus de Gabis) poco lungi da Broni vi èsegnata la località Castel vecchio ...”. Note biografiche: Cerioli, Alessandro, nato il 25 Ottobre 1856 a Cortemaggiore (PC), laureatosiin medicina e chirurgia nella Università di Bologna l’8 Luglio 1884, assistente peroltre due anni nell’ospedale Civile di Piacenza, l’anno 1888, vinto il concorso, fuscelto medico Comunale di Broni. Pubblicò lavori di medicina operativa, d’igie-ne, di Storia locale e Patria. Corrispondente di giornali cattolici e collaboratorein essi. Con la guerra del 1915-18, il 30 Maggio 1915 venne assunto Direttoredell’Ospedale militare di Broni. Volontariamente volle divenire capitano medicodi complemento e fu nominato nel Luglio del 1916. m. a Broni il 9 Luglio 1924. Pubbl.: Contributo alla Medicina operativa, Broni 1891, Sulla diffusione della tubercolosi, Broni 1892, Sopra tre casi di piedi torti congeniti, estratto dal n° 97 della Gazzetta degli Ospeda­li anno 1892, (Vallardi), Broni 1892. Cura del povero a domicilio o negli ospedali?, (Pubbl. del Corriere Sanitario di Mila­no), Broni 1893. Omaggio meritato al novantenne medico condotto dott. Francesco Fer­rari , in Lasalute Pubblica. Ripubblicato, Broni 1895. L’Arca di S. Contardo d’Este, Broni 1904. Su di un monumento inedito alla B. Guarisca Arrigoni, in Rivista di storia, arte, ar­cheologia della Provincia di Alessandria, anno XIII (fase. XVI, Ott.-Dic. 1904, serie II);nella medesima rivista (fase. XIII e XIV, Genn. 1904), Preponderanza dei Sannazzaro. Pietra de Giorgi (nell’Oltrepò Pavese) e dintorni, Milano, 1907, 3 Vol. L’Oratorio di Santa Maria di Pontasso ed i suoi affreschi, estratto dalla Rivista diScienze Storiche, Anno V, Pavia 1908. Dell’ubicazione di Cameliomago, estratto dal Bollettino Storico Piacentino , v. III,1908, fase. 6°, Piacenza 1909. (Esautorato dai recenti ritrovamenti archeologici emersiin Broni) Critica a Critica sullo studio di storia locale in tre volumi Pietra de Giorgi (neirOltre­po Pavese) e dintorni, Pavia 1913. Il Popolo Bronese in onore di S. Contardo e della SS. Vergine, Broni. Cicero prò domo sua, ovvero una replica all’anonimo professore del Bollettino StoricoPiacentino, in “Nuovo giornale” di Piacenza del 19, 20, 22 e 23 Ottobre 1914. La chiesa S.ta Maria delle Grazie i PP. Serviti, Broni, 1915. Sul Programma Unitario Nazionale (1746-1830) note cronistoriche, estratto dallaRassegna Nazionale fase. 16 Giugno 1917. Il Culto in onore di S. Contardo d’Este in Broni, Broni 1918. Collabora, in L’Eco di S. Contardo e L’Eco di S. Contardo e della Madonna del Rio­frate, Broni 1904-1917. Ha collaborato a: Gazzetta degli Ospedali e delle Cliniche, 1898; Popolo di Tortona,1898, 1902; Ticino di Pavia, 1898-1899; Cultura Sociale, Roma 1899; Italia Nuova,Milano 1900; Osservatore cattolico, Milano 1902. 119

Da San Contardo pellegrino protettore di Broni di Gia-como C. Bascapè Nel 1946, con lo scopo di onorare per il 1949 il VII Centenariodella morte di S. Contardo, Mons. Alessandro De Tommasi, Ar-ciprete di S. Pietro in Broni, incaricò il Prof. Giacomo Bascapè discrivere un libretto che rinnovasse al popolo Bronese la Sua Storia.Iniziando il lavoro, premise quanto trascriviamo e continuò la nar-razione non confortato dalle recenti rivelazioni, che avrebbero datomodo alla sua dotta penna di approfondire in ben altro modo lericerche concluse in sessanta quattro pagine: “... Premessa La figura di S. Contardo ci appare grande ma alquanto indecisa, tra le cupenebbie del passato: una sola fonte storica la illumina: la Historia compilata acura di Pietro Crosni, Arciprete di Broni dal 1373 al 1398, bel manoscritto supergamena, che costituisce la gemma della ricca e rara biblioteca della Collegiatadi S. Pietro a Broni. Ad essa attinsero, dal secolo XVII in poi, coloro che compilarono biografie piùampie (ma purtroppo, assai meno esatte): il P. Ippolito Ciarlini, 1627, il P. PietroGianoli, 1650, il Campi, storiografo di Piacenza, 1651, infine G.B. Maggi, Arci­prete di Broni, 1822, per citare solo i più noti. Il primo si proponeva lo scopo di divulgare il culto del Santo, e credette farbene col diffondersi assai più che non gli consentisse la fonte, nel descrivere enell’esaltare le virtù di Contardo e nel narrare episodi e vicende di cui il vetustocodice non fa cenno. Ma il Ciarlini non ha saputo nascondere un altro scopo:quello di porre in grande rilievo l’appartenenza del Beato alla casata Estense. Lohanno seguito, senza alcun spirito critico, gli altri biografi, che hanno largamen­te fantasticato, sia pure a scopo di edificazione, sul principe che rinuncia al trono,sul principe povero e pellegrino, ecc; frasi d’effetto, ma destituite di ogni valorestorico. Infatti è ormai provato che al tempo di S. Contardo gli Estensi non eranoaffatto principi, e neppur marchesi di Ferrara, ma si erano appena insediati nellaSignoria della città, senza titoli feudali. Insomma la biografia del nostro Santo, malamente impostata dal Ciarlini, fupoi ripetuta dai successori, tramandando fino a noi un intreccio di notizie certee di fantasticherie (.) Nota: Fanno eccezione, naturalmente, le pagine dedicatea S. Contardo dai P. Henschenio e Papebrochio, negli Acta Sanctorum, di cui ènotissimo il valore critico... Ed è strano che gli altri biografi non abbiano seguitol’esempio dei Bollandisti. Questo sistema di forzare la storia, di aggiungere ai documenti le proprie sup- 143 120

posizioni, più o meno fondate, e di costellare la narrazione con riflessioni moralirivolte ai fedeli, era purtroppo comune nel passato, e ci sembra dannoso, sia dallato della sana critica storica, sia sotto l’aspetto formativo ed educativo. Quandole notizie su di un Santo risultano da testimonianze contemporanee - o, come perS. Contardo, di poco posteriori - hanno un valore probatorio che rende superfluee talvolta nocive le aggiunte. E, rispetto ai fedeli, non pare necessario invitarlia riflettere sui particolari del racconto e sollecitarli a trarne esempio. Nel nostrocaso, poi, il testo trecentesco è così efficace, pur nella sua concisione, che nonabbisogna di molti commenti. Perciò, nella redazione di questo libretto, ci siamo attenuti quasi esclusiva­mente al testo della Vita - chiaro e significativo nella sua disadorna e semplicebrevità, come molta parte della letteratura agiografica medioevale - postillandosoltanto i brani che avevano bisogno di chiose storiche e di note esplicative, edillustrando con qualche ampiezza la discussa questione dell’appartenenza di SanContardo alla dinastia Estense...”. Premessa al Capo I: “...Si vuole che, prima di Contardo, sia stato onorato come Santo dai Bronesiun altro pio pellegrino: Palmerio o Parmerio, qui morto nel 1233. Personaggiomolto autorevole, abate dei Benedettini di Mortara nel 1179, preposto generaledei mortariensi nel 1201, aveva aggregato alla sua Congregazione la famosa ab­bazia di S. Pietro in ciel d’oro, di Pavia; era stato caro ai Papi Onorio III ed Inno­cenzo IX, nonché al Cardinale Legato Ugo da Ostia. Si ammalò a Broni, duranteun pellegrinaggio, vi morì santamente e fu subito onorato con culto popolare (.)Nota - Ne trattano: gli Acta Sanctorum a monumentale collezione di cui ripar­leremo, lo storico piacentino Campi, Historie Ecclesiastiche, T. II, 3... ; F. Ferrarinel Cathalogus Sanctorum Italiae, alla voce S. Contardo (sic.), infine L’Eco diS. Contardo, Boll, parrocchiale di Broni, gennaio 1935, p. 9. La sua memoria èormai viva solo fra gli eruditi, ma dobbiamo tener conto del suo culto per megliocomprendere come, sedici anni dopo, i Bronesi siano stati pronti a comprenderela santità di un altro pellegrino, Contardo, e ad onorare la sua tomba con unadevozione singolarissima. Queste, in breve, le condizioni di Broni ai tempi delSanto, premessa necessaria alla nostra trattazione...”. Del Bascapè vedi lettera indirizzata a Mons. Alessandro De Tomma-si (cfr. “Lettere alla Collegiata”). 121

Note biografiche: Bascapè, Giacomo Carlo, \"... Del fu Claudio Medico condotto e della Rosa Baldi,n. Redavalle (Oltrepò pavese) 18 febbraio 1902; Allievo del Collegio Borromeo, nel 1925 si laureò in Lettere e Filosofia nell’Ateneopavese. L. lett.; ord. paleografia Università Cattolica di Milano; dir. Archivio e Galleriadell'Ospedale Maggiore Milano; m. vari istituti scientifici ed accademici; coll. riv. Archi­vio Storico Lombardo, Archivio Storico di Malta, Aevum, Raccolta Vinciana, ArchivioStorico per la Svizzera Italiana ...\". Pubbl.: Cartario dell'Abb. di S. Maiolo, Pavia, 1929; Le relaz. fra l'Italia e laTransilvania nel sec. XVI, Roma, 1931; L'Ospedale Maggiore di Milano, ib., 1934;I conti palatini del regno italico e la città di Pavia dal Comune alle Signoria, Mi-lano, 1936; Le vie dei pellegrinaggi medioevali attrav. le Alpi centr. e la pianuralombarda, ib., 1936; L'eredità di S. Carlo Borr. all'Osp. Maggiore, ib., 1936; Anti-chi diplomi degli Archivi, di Milano, Firenze, 1937; L'Ord. di Malta e gli OrdiniEquestri della Chiesa nella St.. e nel diritto, Milano, 1940; Nuova ed. del Manualedi Paleografia di E. M. Thompson, ib., 1940; Nuova Ed. della Diplomatica di C.Paoli, Firenze, 1942; I palazzi della vecchia Milano, Milano, 1945; Sommario diDiplomatica, ib., 1947; Milano nell'arte e nella storia (in coll, con P. Mezzanotte),ib., 1948; Il Naviglio di Milano, ib., 1950. Bibliografia di Giacomo Carlo Bascapè,a cura di Marco Bascapè, Milano 1990. Ab.: Via S. Francesco d'Assisi 4, Milano. Da: Panorama Biografico degli Italiani d'oggi, a cura di Gennaro Vaccaro,1956. (m. a Scopello in Valsesia il 3 agosto 1993). A Broni il Bascapè era di casa, frequentava periodicamente i parenti dellamadre. 122

Dalla Nouvelle contribution a l'etude de la vie authen- tique del'histoire et des legendes de Mgr. Saint Rock (1984) di François Pitangue II Prof. Francois Pitangue nel suo studio su S. Rocco rimane stupe-fatto dalle similitudini che ha incontrato indagando sulla morte dei dueSanti pellegrini, specialmente per quanto trova negli studiosi precedenti,dal Gavardo 27 al Guerrini 28. Infatti sia S. Contardo che S. Rocco neipellegrinaggi intrapresi sostarono a Broni, e nei secoli successivi le loroleggende finirono per influenzarsi a vicenda. Dalle pagine che le ricordano, \"Où et quand mourut saint Roch?\", p.55: “ ... Mons. Guerrini soutien que ce pèlerin étranger, qui venaint justement deRome, fut arrété en pays hostile (Art. 1921, p. 229). C'est-à-dire dès franchiela riviere Bardoneza, qui marque sur le pian la frontière entre \"il stato diPiacenza e que di Milano. Bien qu'entré dans le diocèse de Pavie, il est dansles territoires que, depuis la Lombardie jusqu 'a Gènes et une fraction impotantede la bellinqueuse Romagne, contròlent les Visconti. Ils viennent de réunirParme à leurs éttats en faisant emprisonner l'évèque et seigneur de cette ville,encourant la sentence, depuis Avignon, de Grégoir XI. Plaisance étant mainte­nant l’objet de leur coinvoitise. Galeazzo Visconti ecrit à ses podestats de l'autrecoté du Pò de surveiller et mettre en bon ètat les fortifications des centres habités,Broni et Casteggio (pian, 5, 4). Des travaux sont ordonnés pour assurer unemeilleure défense de Voghera, terra grosso, à 31 milles de Plaisence, où une gar­nison importante est placée sour les ordres directs du gouverneur du territoire,Castellino Beccaria, l’ancien précepteur militaire des Visconti eux-mème (Lettereducali..., Liber 1372-1397; Manfredi, XXXII-XXXIII, pp. 177-180). Saint Roch fut-il arrèté dès Broni? Bien qu'aucun document ne nous ait pujusqu'à ce jour renseigner à ce sujet, ou peut tenir pour certain que, s'il fu inter­cepté dès cet ant-poste, a 12 milles avant Voghera ...\". A pag. 57: \"... Mais revenant sur la supposition du chanoine Maurino (art. 1939, p. 98)29 que le premier biographe ait obtenu, depuis Plaisence, des infor-mations deproche renommée, il est permis de relever que bien des détails qu'il donne sur lamort du saintpèlerin sont de curieuse concordance avec une pertie de ce qui aété écrit sur celle d'un autre saint populaire, mort 130 ans environ plus tòt, àl'hòpital de Broni, à 12 milles de Voghera. Précisément de ce San Contardo, donion a craint qu' une corruption de son nom ait pu provoquer, pour l’abbé Recluz 147 123

notamment, une confusion avec le Gothard de Plaisance, lequel au retour d'unpèlerinage à Compos­ tela, fut ferrasse par la maladie et dut ètre hospitalisé à Bro­ni. Comme pour Saint Rock à Plaisance, les cris provoqués par ses souffrancesraconte son biographe, auraient à ce point impotunè les autres malades qu'il futchassé de l’hospital et dut aller se réfugier dans une cabane rupestre, où, cette foissans ètre secouru par ailleurs, il mourut le 16 avril 1249. Un samedi est-ìl dit,qui faìt les Bollandistes contester cette date, ce jour de semainen'étant pas celuide cette année-là (A.S. Apr. II, pp. 446-451, Aug. VI, p. 140). Mais, au momentoù son àme qiutta son corps, les cloches de la ville s'ébranlérent d'elles-mèmes àgrande volée, tandis qu'une vive lumière celeste inonda le lieu, et attira les gensd'alentour. Des miracles nombreux se produisirent sur son tombeau, qui devinttrès vite un lieu de eulte et de ferventes intercessions. (Nota 1). On invoque a aujourd'hui San Contardo pour de nombreuses ma­ladies, surtout pour el mal caducho (l’epilespsie) et l’hydropisie, non seulementà Broni, mais à Plaisance et à Voghera, où sa fète se célèbre toujours le 16 avril(Maragliano, pp. 27, 41). Pour plus de suretè, son corps a ètè tranfèrè à Ferra­re. Ces faits ont ètè consignès dans un manuscrit que conserve toujours la bi­blithèque de Vantique collegiale Saint-Pierre de Broni. Mais il nyestpas celui dela rèdaction originale, qui dy ailleurs n'aurait ètè faite qu'en 1371 et qui dispa­rut, l’annèe siuvant, dans le sac de la ville par les armèes pontificales. Les habi­tantes rèussirent à cacher le corps du saint homme, qu 'ils exposèrent à nouveau,lorsque tout danger fut ècarté et la pix revenue en 1376. Uarchiprétre Pierrede Crosnis rèdigea, cette fois de mémoire, une nouvelle copie manuscrite, quine serait que l’intégrale trascription du texte primitif, selon l’assurance portéeen 1378 dans le prologue (A.S., April. II., p. 451). Il est permis de se demanderjusqu'à quel ponit ces deux récits d'un thème fréquent à cette epoque, et quipourraient ètre de narration contemporaine, ou tout au moins fori rapprochée,n’ont pas subì une influence réciproque...” Note biografiche: Pitangue, François, “...Début septembre, a l'àge de 82 ans, aprés une longue ma­ladie, s'est éteint Francois Pitangue qui fut notre ami et fidele collaborateur. Né a Pau,il fitses études au collège de l'Immaculée Conception, puis a l9università de Bordeux où,après Vagregation, il passa sa thèse de doctorat d'ihistoire. Après s'ètreorienté à Borde­aux dans le service des bibliotheques universitaires, il fut nommé à Montpellier où il fitune longue et remarquable carrière, … Membre très actif de l'Académie des Sciences etLettres de Montpellier, il y fit de nombreuses et remarquables Communications, en par­ticulier sue saint Roch (né a Montpellier en 1350).In memoriam ...\". Da: Revue Piyrenees, n,° 119/120 Juillet Décembre 1979 - Cote Acad.Se. L. Mtpll 480 460. 148 124

Altre opere letterarie su S. Contardo: Bossi, Deodato, Padre lettore, Accademico Affidato di Pavia \"Versi latini”, 16.. . (Citatoe inclusi dal Ciarlini). Castaldi, Sigismondo, “Encomium B. Contardi”, della Congregazione Riforma ta Ci-stercense di S. Bernardo, stampò in Milano l'anno 1654, sub titolo “Nobilitas Hu-milis”, dedicato al Serenissimo Francesco I d'Este, (1629- 1658), duca di Modena(A. Cerioli, “Il culto in onore S. Contardo in Broni”, 1918, p. 32, r.). (Citato dal Maini,\"1644\"). Cardi, “Vita di S. Contardo”, (16..) (Citato da G.B. Maggi, forse si riferisce all'opera diPadre Gianoli stampata da GioPietro Cardi) Manzini, Giulio Giuseppe don, “Il senso depredato nell'abbandono del mondo dal glo-riosissimo S. Contardo d'Este”, Oratorio dedicato a S.A.S. Francesco Il duca di Modena,Reggio, ecc., musica di D. Antonio Ferrari Cappellano di campagna della medesima A .S.,Reggio, l677. (Citato dal Maini) . Poggio, Giuseppe (Del Poggio?), “Vita di S. Contardo”, Pavia 1695 (Citato da G.B.Maggi). Soliani, Bartolomeo, “Vita S. Contardi Estensis”, Ante annum 1378, conscripta ex im-presso apud C.V. Danielem Papebrochium in Actis H Sanctorum ad diam 16 Aprilis.Cum recentiorum Miscularum Mantissa ex Ciarlino, alijpsque publicis Documentis. Mu-tinae 1699. Tipy Bartholomaei Soliani, Imp. Due. 1699. (Modena, Biblioteca Estense). Peroni, GiovanBattista, milanese, “D. Contardo Estense serenissimi Ferrariæ Principis”,dedica , (16..), foglio stampato. (Broni, Bibliot­eca della Collegiata). Soliani, Bartolomeo, stampatore, a cura di, “Panegirici sacri recitati da Oratori diversiper il solennizzato Ottavario dei Santi Contardo ed Homobono eletti per Comprotettori diModena”: Dedicati all'Altezza i Serenissima del Serenissimo Principe Primogenito, Mo-dena 1700. (Modena, Biblioteca Estense). Cortesi, Giuseppe, don, “Panegirico in onore di S. Contardo”, (\"Incluso nella precedenteraccolta del Soliani, nel 1701\", L. Maini, p. 15) Soliani, Bartolomeo stampatore, a cura di, “Vita di San Contardo d'Este”, con le tra-slazioni, miracoli, e culto medesimo; (il tutto raccolto dall'antica vita latina e dalla piùrecente del Padre Maestro Ciarlini, con notizie più nuove date negli Atti dei Santi, e nel T.2, d'aprile, al giorno sestodecimo, e per la devotione dei fedeli «esposto in congiuntura diriconoscersi il San to in protettore della Città di Modena, dedicata all'AltezzaSerenissima del Sig. Principe Primogenito del Sereniss. Sig. Duca Rinaldo di Modena,Reggio, etc..., 1700. (Modena, Biblioteca Estense); \"... Per quello riguarda il dolor di capo,sogliono addoprarsi berettini di lino, doppo che col contatto delle Sacre Reliquie si sono san-tificati, molti dei quali in segno di gratia ricevuta si vedono appesi intorno al Sacro Sepolcrofra gli altri voti ...\".\"... Si celebra veramente la Festa del Santo af 16. di Aprile, ma poi doppo 149 125

l'ultimo Sabbato di Agosto la susseguente Domenica di nuovo se ne solennizza la memo­ria, e si qualifica la Festa con la Fiera di Brone, e lo stesso si fa nelle Chiese Parrocchialidi Lugagnano Val d'Arda, in S. Martino della Terra d'Olto, e nella Collegiata di S.Alessandro di Piacenza, in cui si trova fondata una Cappellania in honore di Contardo,a cui si dà l'espresso culto nell'accennata Domenica anco in S. Andrea di Foggia delCapitanato di Rapallo della Diocesi diGenova ...”. Vecchi, P. Bonifacio, Agostiniano Finalese, “Orazione panegirica per l'ottava­rio di S. Contardo d'Este”, Modena ,1703. (Citato dal Maini, \"... Ediz. citata dalTiraboschi, Bibbl. Mod. T. v. p. 352, la quale è fuor di dubbio una ristampa delpanegirico più sopra indicato ...\"). Bottigella, Giacomo, Arciprete di Broni, “Il trionfo della grazia”, oratorio permusica, Pavia 1712. (Testo completo in Appendice) (Broni, Biblioteca della Col-legiata). Fontana, Giovanni, Vescovo di Cesena: “La Santità e la Pietà trionfante”, Vene-zia, 1716, Parte I°, pp. 124 - 277 - 391. (Citato dal Maini). Anonimo, “San Contardo, Panegirico”, (Sec. XVIII?) (Pavia, Biblioteca Univer-sitaria) . Baruffaldi, G., “Vita di S. Contardo”, (1812). (Citato dal Maini) . Vicini, Pietro don, prevosto di Canneto Pv., “Componimento poetico in onore diS. Contardo”, 1822 die 26 augusti; «Regales Contardus opes e regalibus ortus, Sedibusintenta recolens coelestia mente Despicit». (Sono le uniche righe giunte a noi). Anonimo, “Sonetto in onore di S. Contardo”, Pavia, dalla stamperia e libreria diGio. G. Cappelli, 1822. (Testo completo in Appendice). Bassi, Ignazio, Canonico della Collegiata di Broni, “Vita, morte e miracoli delB. Contardo che si venera nell'insigne Borgo di Broni”, Commedia. Scritta in pochigiorni per la comica Compagnia diretta da Giuseppe Minucelli ed eseguita su lescene di Broni nella primavera del 1825, dedicata al m. rev. d. G. B. Maggi VicarioForaneo arciprete degnissimo di Broni. (Citato dal Saglio, Op. cit. Voi. I, p. 105). Anonimo, “In occasione di una nuova statua di S. Contardo trasportata al Monte”,Broni, 1850, (versi). (Broni, Biblioteca della Collegiata). Anonimo, “Laudi spirituali da cantarsi ad onore del glorioso S. Contardo d''Esteprotettore principale dell 'insigne Borgo di Broni”, Pavia, Fusi, 1850. (Citato dal Mai-ni). Mariani, Francesco, Prevosto di S. Maria del Carmine in Pavia, “A S. Contar­do, discorso”, Broni, 1894 (Testo completo cfr. Appendice). (Broni, Biblioteca dellaCollegiata). Bernini, Ambrogio, sacerdote, prevosto di Robecco Pavese, pubblicò l'ap-plauditissimo Dramma sacro, 1895, in tre atti, “La morte di San Contardo”. (Citatoda A. Cerioli, Il culto in onore di S. Contardo in Broni, 1918, p. 33, v.). Balboni, Dante, in “Biblioteca Sanctorum”, Vol. IV. , col. 158-161, alla voceContardo d'Este. Edito dall'Ist. Giovanni XXIII. della Pontificia Università La-teranense, Roma,1964. Alla col. 159-160, è riprodotta la pala del Garofalo dellaGalleria Estense di Modena. Silva, Giuseppina, insegnante bronese, “Dal fasto Ducale al saio del Pellegri­no”, Milano 1959. (Broni, Biblioteca della Collegiata): 126

Alcune citazioni: Ferrari, Filippo, “Nuova Topografia”, Venezia, 1609. Bzovius, Abraham, “Annales Ecclesiastici”, Colonie Agrippine 1621 (ad anno1249 pag. 547), (Citato dal Maini) . Massoni, Bernardino, Canonico della Chiesa Collegiata S. Antonio di Piacen-za “Monumenta Antiqua Placentince Urbis”, Piacenza, 1627. (Citato dal Ciarlini, p.6, 1627). Bagatta, Io. Bonifacii, “Admiranda orbis christiani”, Venezia 1680 - Tomo I° p.210. (Citato dal Maini). Baronio, Cesare, “Annales Ecclesiastici”, Dall'anno 1198 al 1299, al T. XIII.(Citato dal Cerioli). Mabillon, “Iter Italicum linerarium”, pars I, Anno 1685: \"...ubi S. Gothardi... \".(Citato dal Riccadonna Contardo). Romualdi, R.P., “Flavia Papia Sacra”, pars I, p. 54-55, Ticini Regii 1699. Chaste-lain, Martyrologe Universal, Parigi 1709. Poggiali, Cristoforo, “Memorie storiche di Piacenza”, Piacenza 1758. Scalabrini Giuseppe Antenore, “Miscellanea”, Voi. II, Ferrara (17..). (citatodall'Osservatore Romano del 30, Aprile 1936). Litta, Pompeo, “Famiglie celebri d'Italia”, Milano 1819. Robolini, G. “Notizie Storiche”, T. IV, p. 142, nota 2, Pavia 1823-38. Tettoni, L. e F. Saladini, “Teatro Araldico”, Voi. 3, Casa d'Este, Lodi,1843. Artaud di Montor, “Storia dei sommi Pontefici”, Parigi, 18..?, Vol. II, p. 1096-97,Urbano VIII. (citato dal Cerioli). Anonimo, “Broni Illustrato, con testi storici di vari autori”, Milano 1880. Pub-blicata anonima, risulta opera del bronese don Contardo Riccadonna. Del Ric-cadonna, la medesima opera, risulta pubblicata precedentemente, con il titolo Ilborgo di Broni, Milano, 1874. Saglio, Pietro, “Notizie Storiche di Broni”, Broni 1890, rist. anast. Forni Ed.,Bologna 1970. 151 127

Note (1) C. E. Manfredi, Estratto “dall'Archivio Storico per le Province Parmensi” -Quarta Serie - Vol. XXXIII - Anno 1981: \"… Al testo di Jean du Pin - vescovo franceseche risiedette per incarichi diplomatici a Venezia - il Gavardo ha aggiunto la Descrittionedel Territorio Piacentino, e del luogo, ove fu S. Rocco,..\", (mm. 230x150). (2) La chiesa non è mai stata intitolata al Santo. Della pietra che si trovava sulMonte di S. Contardo abbiamo menzione nelle pagine del Ciarlini. (3) A. De Tommasi, “L'Eco di S. Contardo”, A.X., n.l,p. 9, 1935. \"… S. Parmerioo Palmerio; da M.R. Padre Francesco Pianzola, - Questi era monaco Benedettino mor­tariense di S. Croce in Mortara, fu Priore di quell'abbazia nel 1179, divenne Prepostogenerale dei Mortariensi circa il 1201, fu caro ai Pontefici Onorio III e Innocenzo IX eassai considerato dal Cardinale Legato Ugo d'Ostia, sotto la sua reggenza l'Ordine siinsignì di maggiori privilegi religiosi e civili, aggregandosi anche il Cenobio di S. Pietroin Ciel d'Oro di Pavia, per il bene della chiesa percorse l'Italia in delicati uffici di pacifi­cazione, transitando per la via Romea morì a Broni nel 1233, fu subito onorato con cultopopolare e sepolto nell'antica Collegiata, nella parete fu affrescata la sua immagine che lorappresentava vestito degli abiti pontificali, il suo culto si affievolì dall'abito fu giudicatoun Vescovo, ma non trovandosi negli elenchi vescovili il nome Palmerio e ignorando cheera abate fu trascurato, e ricordato anche dai Bollandi, riportando l'iscrizione che vi eraall'ingresso della Collegiata, tolta. dal P. Filippo Ferrari il Comm. Pezza interpreta cheil corpo era sepolto entro la Chiesa di S. Pietro (sinistra ai piedi di S. Contardo (destra?)-. (Un particolare tutto di Broni potrebbe essere in relazione al Santo, l'esposizione dellastatua di S. Antonio abate vestita di piviale e mitra con in mano un pastorale, non saràstata questa la cerimonia che si usava per S. Palmerio che realmente aveva diritto nellasua qualità di Abate di usare piviale mitra e pastorale?, e poi il pastorale come il nostrod'argento cesellato in stile gotico come si spiega a Broni?, non sarà stato patrimonio diS. Palmerio? ...\". (Una iscrizione marmorea, si notava ancora, ormai quasi illeg-gibile nel 1938 alla destra dell'altare di S. Contardo, sul piano della Collegiata,poi occultata o ricoperta impropriamente (come le sepolture che risultavano nelpavimento del coro dell'altare maggiore di detta chiesa *). Il Prof. A. Settia dell'Università di Pavia è di parere diverso e in Annali diStoria Pavese, 16-17/88, \"Strade e pellegrini nell'Oltrepò pavese una via « romea» di­menticata\", ne espone le ragioni: \" … A Broni si venera invero anche un Palmerio,pellegrino ivi morto nel 1233 e di solito identificato con un omonimo abate di S. Pietroin Ciel d'Oro; l'identificazione e improbabile poiché quest'ultimo visse almeno sino al1240; si tratterà quindi di un pellegrino anonimo (l'appellativo di «palmerio», corneenoto, indicava in quell'epoca coloro che intraprendevano il viaggio in Terrasanta) oppuredi uno sdoppiamento del più noto Palmerio piacentino. Di maggiore importanza, in ognicaso, il ferrarese Contardo che spirò a Broni il 16 aprile 1249 mentre era in cammino perSantiago. Il dato si ricava da una “Vita” composta nel 1367 (sic 1376), ma pienamenteattendibile, che consente quindi di * 128

retrodatare almeno al secolo XIII. il flusso degli Italiani diretti a Compostella lungo lanostra strada. Che in quei decenni attraverso di essa si incrociassero due diverse e con­trapposte correnti di pellegrinaggio è confermato da un altro documento datato al 1256:in tale anno, infatti, frate Roberto de Comite di Montebello fonda in questa località (oggiMontebello della Battaglia) un ospedale destinato a sovvenire, oltre a religiosi di diversiordini, anche pellegrini e forestiera «visitantium limina beatorum Petri et lacobi»,cioè, appunto, i santuari di Roma e dì Compostella ...\". (4) La notizia si corregge consultando il testamento di Azzo VII d'Este nell'ope-ra del Muratori. (5) Il luogo ove si costruì in seguito l'Oratorio di S.ta Marta era il centro dellaBroni medievale, e non si può credere si trattasse di una capanna. Se in seguitofu facile costruirvi un piccolo oratorio (poi ingrandito nel XVIII sec.) non era diproprietà, probabilmente vi si conservavano i resti di un tempio romano, che aContardo servirono da rifugio, (6) Ragguagli ci vengono da questa notizia circa lo stato della Cappella delSanto, prima dell'intervento pittorico di Giovan Battista Del Sole. (7) F. Pitangue, dell'Università di Montpellier (Francia), scrive a proposito delcapo: cfr. Capitolo Lettere alla Collegiata. (8) A, Cerioli, “L'Eco di S. Contardo”, agosto 1905, p. 6-7: Pane di S. Contardo,\"... si deduce che assai probabilmente detto Castellino Beccaria abbia fondato quella di S.Contardo (Cappellania) (anno 1398) e comandato che ogni anno, a titolo di pia elemosi­na, si faccia distribuire del pane e dei fagioli...\". (9) A. Cerioli, “Il culto di S. Contardo d'Este in Broni”: Note alla storia di S. Con-tardo, p. 10. (10) Ne parla al presente come lo vedeva in quell'anno (1822). (11) La ricognizione avvenne ben più tardi, e non meraviglia il corpo incorrot-to, se il capo nel 1822 lo era ancora. (12) A. Cerioli, “L'Eco di S. Contardo”, nov. 1917, p. 446: \"… D' altra parte il titolodi Rettore dato al parroco di Broni, sempre secondo tradizione, non esclude ch'egli nonavesse anche quello di \"arciprete\" tanto è vero che quello di Voghera chiamavasi Archi­presbiter Rector. Ora, se per il titolo di \"arciprete \", la tradizione nostra veniva demolitacoi regesti dei documenti del 21 febbraio e del 23 Marzo del 1178 già pubblicati, nei quivi è nominato l'arciprete Guglielmo della Pieve di Broni, non si poteva ancora dire cheesistesse il capitolo dei Canonici prima della morte di S. Contardo avvenuta in Broni il16 aprile 1249. Anzi, quasi si direbbe che l'unico documento che accenna al capitolo dellapieve di Broni, quello del 1260, confermi la tradizione che sia stato fondato dopo la mortedel nostro Santo (v. Vol. I. op. “Pietra de Giorgi e dintorni”, p. 351). Invece colla pub­blicazione dei documenti vogheresi dell'archivio di Stato di Milano (volume XLVII dellabiblioteca della Società Storica Subalpina 1910, Pavia, tip. Artigianelli) integrato l'attodel 23 Marzo 1188, ivi si legge che l'arciprete di Broni, rinuncia, col consenso del preteOttone e del Diacono dei canonici della nostra pieve all'abbate Enrico del monastero S.Pietro in Ciel d'Oro di Pavia ad ogni diritto che esso arciprete chiedeva \"in spiritualibuset temporalibus\" su la chiesa di San Zeno di Vicobono in quanto, per transazione, s'erariservato Ottone Vescovo di Bobbio...”. (13) Attraverso il sentiero che forse anche Contardo percorse quando giunse aBroni. (14) Si riconosce nel \"Poggio\" del Maggi con tutta probabilità il Canonico dellaCollegiata di Broni Giuseppe Del Poggio. 153 129

(15) Nella Biblioteca della Collegiata di Broni (donata da Giacomo Bascapè) èconservata un'altra edizione del 1827, edita in Pavia dalla Tipografia Bizzoni. (16) Il Maini accenna ai quadri fatti dipingere dal Cavaliere Alfonso e dalMarchese Carlo Filiberto d'Este, descritti dal Ciarlini, donati al convento di S.Martino in Rio (pag. 10), (a pag. 8 in una nota dell'iconografia scrive \"... Ignorodov'esse trovinsi presentemente ...\"), palesemente ignorando anche i quadri del Mo-nastero di S. Antonio di Ferrara e maggiormente tutti gli altri quadri esistenti datempo in Modena. (17) Più volte citato nella presente opera. (18) Alcuni paragrafi di questa pubblicazione sono già stati riportati nelpresente lavoro. L'opera originale è corredata da illustrazioni. (19) Più volte citato nella presente opera. Contiene la fotografia dell'autore emolte altre illustrazioni. (20) A. De Tommasi, L'Eco di S. Contardo, n° 8, p. 8, 1927: \"… Questi affreschivennero restaurati rovinosamente con sovrapposizione di colori ad olio nel 1898 da uncerto pittore Sante Cori ...\" - La sovrapposizione si riconosce ancora nel gruppo dipersone a destra, nel quadro centrale che riproduce Broni al tempo della mortedel Santo, dopo i restauri del Pelliccioli (1927) e quello della Brambilla Barcillon(1985). (21) L'arma dei Plessa rappresenta nel campo superiore un aquila nera sufondo giallo o oro, nel campo inferiore un albero fiancheggiato da due leoni ram-panti, su fondo giallo o d'oro; questo risulta alla base del quadro n° XVIII,\"Unsacerdote celebra la Messa di S. Contardo\". (22) Questo stemma è quasi scomparso, dopo il restauro del 1985, e si trovavanel quadro n° VII, \"S. Contardo gravemente infermo lascia l'albergo\". (23) Anche Napoleone I fu ospitato in Broni nell' anno 1800. (24) \"Oppidum\", è usato nei registri delle nascite della Parrocchia di Broni,dopo la costruzione delle mura spagnole (sec. XVI). (25) Il fortilizio venne costruito dai Visconti nel XIV sec. e comprendeva il ca-stello a Est, i fabbricati che affiancano la odierna via Cavour, fino alla Collegiata aOvest, come è risultato dai recenti scavi, avvenuti nel centro storico di Broni, chehanno riportato in luce parte delle antiche mura perimetrali. È lo stesso Alessan-dro Cerioli storico bronese che lo conferma in quanto scrive riportando notiziedell'arciprete Rocco Antonio Rocchetta: “… che da tempo immemorabile il capitolodei Canonici possedeva parte dei terraggi e fosse ...”, come del resto la proprietà cheproveniva dal Crosnis, entro il fortilizio, smentendo quanto riferisce in seguito,circa l'ubicazione di questo presunto Castello sul Monte di S. Contardo. (26) Il castello, abitazione, da quanto scrive il Cerioli esisteva prima del 1175e venne ricostruito dai Beccaria nel XIII sec. Nel 1435 in atto notarile, esistevaancora, ma a quella data pare più logico si trattasse del nominato fortilizio, checomprendeva anche il castello ormai semi distrutto. (27) L. Gavardo, La vita di S. Rocco, descritta già LX anni in lingua latina dalSignor Pino di Tolosa... et ora tradotta in lingua volgare da..., (cfr. al Capitolo\"Lettere\". (28) P. Guerrini, Appunti critico alterno a una devozione popolare. (29) A. Maurino, Il cardinale Angelico Grimoard e San Rocco di Montpellier. 154 130

ooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo Iconografia di San Contardoooooooooooooooooooooooooooooooooooooo 131

I1 Codice bronese del Crosnis non accenna all'aspet-to del Santo, \"pertanto gli artisti hanno lavorato di fantasia\",in alcuni casi copiando i lineamenti del Suo venerato capo.I quadri, le statue, le medaglie, le monete, le stampe che recano l'im-magine di S. Contardo si possono distinguere in due tipi: la più an-tica in veste di Pellegrino, che nel dipinto del XIII secolo del pittoreferrarese Gelasio della Masnà, accennato e non descritto dal monacoferrarese Cittadella, doveva rappresentarlo con Croce Gerosolimita-na sul petto, ordinata da Azzo VII d'Este; l'immagine probabilmentedanneggiata dal tempo, servì ugualmente da modello al rifacimentocinquecentesco, a metà figura, in abito da pellegrino con mantello,berretto, rosario al collo e Croce Gerosolimitana sul petto, conser-vato oggi soltanto fotograficamente presso l'Archivio Vasari (tav. 5)e in copia nel Monastero S. Antonio in Polesine di Ferrara (tav. 3).La seconda raffigurazione fu introdotta dal pittore piacenti-no Giorgio Giorgi (tav. 20) dietro ordine del Campi; la figura èin abito da pellegrino con mantelletta sulle spalle - detta anchepellegrina - conchiglia e chiavi di S. Pietro sul petto, crocifissoin mano, corona del rosario al fianco, calzari, bordone, cappel-lo a larghe tese, corona e scettro ai piedi, adagiata sulla paglia inagonia, in un tugurio; l'atteggiamento fu ripreso anche da Gio-van Battista Del Sole e dal Sacchi negli affreschi della Cappel-la del Santo in S. Pietro di Broni. L'incisore Silvio Curletti la mo-dificò illustrando il volumetto di Padre Gianoli, edito a Milanonell'anno 1665, con una figura stante e calzari infradito (tav. 48).Sono varianti il dipinto murale del XV secolo che si conservanell'Abbazia di Sant'Alberto di Butrio (PV) - immagine con l'iscri-zione del nome del Santo illeggibile - identificabile con S. Contar-do, in abito da pellegrino, con borsa a tracolla e bordone; il dipintomurale conservato ad Altoè (PC) con coturni come il precedentee un'incisione del Bresciani stampata in Parma nel XVIII secolo, 157 132

in abito da pellegrino, con mantello lungo, coturni e bordone, tutticaratterizzati dall'assenza di corona nobiliare ai piedi. I quadri, le sculture, le incisioni e le medaglie realizzate dopo ilXVII secolo si rifanno al secondo esempio; a queste vanno aggiunteanche le figure che si evidenziano nelle monete coniate per il Duca-to di Modena (XVIII sec). Tra i quadri dispersi, di cui non si conosce lo sviluppo del sog-getto, sono: il \"divotissimo\" ritratto che era conservato dal Gover-natore di S. Martino in Rio Don Francesco d'Este ( 1626, cfr. Ciarli-ni) e \"l'effigie dipinta di S. Contardo\", inviata a Roma al Canonicodella Cattedrale di Piacenza Don P. Maria Campi nel periodo in cuivi soggiornava (1628) dall'Arciprete di Broni Don Rocco AntonioRocchetta; l'opera si presume di piccole dimensio­ ni, portava in cal-ce l'iscrizione circumdederunt me dolor es mortis ed era stata co-piata dall'immagine del Santo - ora perduta - \"effettuata cento anniprima in S. Francesco di Pavia\" (1520 c.a.) e somigliante alla \"suavera testa\". Non si ha notizia se poi furono veramente portate a ter-mine le incisioni richieste (1630) dall'Arciprete Rocchetta al Campi,da eseguirsi pare sul modello precedentemente inviato a Roma: \"...et acciò si stampino insieme li miracoli principali a giudizio di V.S....\", come risulta dalla loro corrispondenza (cfr. Maini). Non si co-nosce anche la raffigurazione di S. Contardo d'Este contenuta inuna seconda incisione in rame (sec. XVIII?), \"conservata ancora aiprimi del '900 dal Parroco di Lugagnano Val d'Arda\" (PC). Il distintivo che ancora oggi caratterizza e distingue l'iconogra-fia di S. Contardo, anche se ai nostri occhi è poco pertinente, ma èaccettata come parte della leggenda del Santo, è la corona nobiliaree lo scettro ai piedi, atteggiante alla rinuncia del governo della se-conda raffigurazione. Alcune pale d'altare con la figura di S. Pellegrino sono state pre-se a prestito, pare, dalla Famiglia Estense e reputate S. Contardo,tanto che sul braccio del Santo dipinto dal Garofalo (tav. 32) vi han-no aggiunto l'anagramma CE (Contardo Estense); come pure la teladel Pesari (tav. 44) ma, non dovrebbero rappresentare altro che S.Pellegrino d'Alpe eremita | molto venerato nel modenese. Il Santotosco-emiliano che nelle pale d'altare nominate non è mai senzaattributi, è sempre proposto con saio, bordone e corona nobiliare aipiedi; ed è proprio la corona, da cui sono accompgnati entrambi ivenerabili, la distinzione che facilita lo scambio di identità. 158 133

tav. 17 Cristoforo della Mina (attribuito) . (S. Giulio) S. Contardo con altrisanti, Sant’Alberto di Butrio (PV), (particolare) altare di S. Antonio (XVsec.), altezza cm. 140. Poichè non si hanno notizie certe questa figura po-trebbe anche raffigurare il ben più importante San Giacomo. 134

tav. 18. G. Boulanger, San Contardo cacciato dall’oste di Broni, Sassuolo, Ca-mera delle virtù Estensi (1639-’40), affresco cm. 150x100. 135

tav. 19 Giovan Battista Del Sole, San Contardo si licenzia dalla famiglia peravviarsi pellegrino al santuario di San Giacomo, Broni, S. Pietro, cappella delSanto affresco (XVII sec.), cm. 110x150. 136

tav. 20 G. Giorgi, S. Contardo in agonia, (1626-27), bulino cm. 20x28. Ripro-dotta per gentile concessione della Biblioteca Palatina di Parma. 137

tav. 21, Francesco Stringa (attribuito), La vegine appare a San Contardo, allaBeata Beatrice d’Este ed altra monaca Salesiana, Reggio Emilia, S. Giorgio,pala d’altare (1661?), cm. 204x244. (Le due monache sono sicuramente daconsiderare le due Beate Beatrice d’Este). 138

tav. 22, Francesco Stringa (attribuito), I SS. Geminiano e Omobono assi­stono S. Contardo nella sua agonia, Modena, Chiesa del Voto, gonfalonedella città, anticamente usato per l’apertura delle processioni (1699?), cm.190x260. 139

tav. 23, (Attribuita ad uno sconosciuto pittore locale) (S. Carlo), San Con­tardo in adorazione della Madonna del Pilastro. Parma, Duomo, pala d’altare,(1633?), cm. 122x181. (Poichè non ci sono notizie precise sull’identifica-zione del Santo rappresentato potrebbe benissimo raffigurare anche SanGiacomo) 140

tav. 24, Geminiano Mundici, I SS. Geminiano, Rocco, Omobono, Sebasiano eS. Contardo pregano la Madonna perchè protegga la Città di Modena. Modena,S. Vincenzo, pala d’altare (XIX sec. ?), cm. 210x320.Nella pagina seguente: tav. 25, Paolo Borroni, S Contardo in agonia nel for­no protetto dall’Arcangelo. Broni, Oratorio di Sta Marta, pala d’altare, 1810. 141

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Altare maggiore della chiesa di S. Vincenzo in Modena, realizzato daTommaso Loraghi nel XVII sec., a sinistra San Contardo ed alla destra lastatua del Beato Amedeo di Savoia.Nella pagina seguente: tav. 26, Giovanni Lazzoni, S. Contardo, Modena, S.Vincenzo, altare maggiore (1668 c.a.), marmo, cm. 119x185. 143

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Nella pagina precedente, tav. 27, Lattanzio Maschio, San Contardo, Mo-dena, S. Agostino, coro dell’altare maggiore (dopo il 1668), gesso, cm.150x350.tav. 28. Autore sconosciuto, S. Contardo, (XVII sec.), legno policromo, Al-toè - Podenzano - (PC) Oratorio dedicato alla S. Vergine ed a S. Contardo.Alt.cm. 80. 146

tav. 29, Contardo Barbieri, San Contardo, miracolo delle fiammelle (1951-54)bozzetto per un Premio d’arte sacra, olio su tela, cm. 91x192. 147

tav. 31, Mino Baldi, San Contardo Patrono di Broni, proprietà privata, (1995)acrilico su cartone, cm. 70x100. 148

tav. 30, Carlo Mezzadra, San Contardo in agonia, Broni, San Pietro, (1945)olio su tela, cm. 69x99. 149

tav. 32, Benvenuto Tisi detto il Garofalo, Madonna in trono con i SS. Gio­vanni Battista, Pellegrino (San Contardo) e Lucia, pala d’altare (1532) cm.162x286. Modena, Pinacoteca Estense. Al santo Pellegrino è stato aggiun-to sulla spalla CE per riconoscere in lui San Contardo. 150


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