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I ritratti di Contardo e Beatrice III d’Este dipinti dal Gelasio Il Catalogo istorico de Pittori e Scultori ferraresi e delle loro opere eli CesareCittadella, a p. 7 del Tomo I, all’anno 1220 nomina un pittore: “... Gelasio figlio dì Nicolò della Masnada di S. Giorgio di Ferrara viveva nelprincipio del terzo Secolo dopo il Mille, secondo le memorie piU sicure che abbiamo. Fu il più antico dipintor Ferrarese, che dalle sue opere siasi fatto conoscere;... e molte cose dipinse, delle quali al presente non resta quasi vestigio veruno,o perché consumate dal tempo, o perché con altri antichi monumenti confuse.Quello, che più sicuramente si sa dì Esso, si e che fu richiamato nell’anno 1242a Ferrara sua patria da Azzo Estense Padrone della medesima, perché gli dipingesse una gran Tavola, ove si vedeva con vivezza di colorito, e nobiltà di disegnola caduta di Fetonte dal cielo nel nostro Po; come parimenti in questa occasionetrattenuto venne da Filippo Fontana allora Vescovo di Ferrara, il quale volleda lui un’opera per la sua Cattedrale, ond’egli si fece nome, col dipingergli unquadro esprimente Maria Vergine col bambino in grembo, della qual cosa compiacendosi al sommo Vescovo, egli fé dipingere eziando un grande stendardo, osia gonfalone con l’insegna della Città, e della Chiesa, figurandoci a vivi coloriS. Giorgio soldato martire a cavallo, con lancia in mano in atto di trafiggere allalesta un orrido Dragone sotto postogli, ed una fanciulla spaventata, che in lontananza fugge,... Dello stesso Gelasio trovo registrato in un man oscritto, che abbiadipinte per Azzo primo (sic.’Azzo VII) M. di Ferrara i ritratti della B. Beatriceseconda d’Este sua figlia, vestita da sposa, e de’ suoi due figliuoli Contardo, e Pellegrino le quali immagini si conservano con diligenza dalle Monache di S. Antonio. Come pure un ritratto di Obizo Giovinetto figlio di Rinaldo d’Este,... Vienea questo proposito osservato nelle due anzidette pitture di Contardo e Pellegrino,che furono ritoccate ad olio, quando queste erano state dipinte a tempra. Perdutaper tanto affatto sarebbesi ogni memoria,... se dalla diligenza di un altrettanto nelsuo genere celebre Cittadino, Dottor Grazio Braccioli Giuris Consulto, non fossestato nel presente Secolo il lutto rilevato dal Codice antico sovraccennato nellenotizie di Giovanni Alighieri Monaco; e con tal lume, aperti gli occhi altri dotti,e diligenti Indagatori, hanno in appresso fatte circa le opere del nostro Gelasiole suddetti’ fortunate scoperte. Si può vedere per esteso il Paragrafo, rapporto alnostro Gelasio della Masnada, portato dal dottissimo Dott. Ferrarese Borsetti,che con vero spirito patriottico faticò mai sempre, e scrisse molto per decoro dellasua Patria. e si segnalò per ispecial modo nella storia dell ‘almo studio di Ferrara,scritta in idioma latino assai chiaramente; poiché il tempo, e le rivoluzioni, nonche i diversi reggimenti, ogni più prezioso rispettabile monumento, o per antichità, o per bellezza, o per ultra qualità pregevole, si hanno già da qualche Secolodivorato, e si va tuttora perdendo. ... ne qui conviene aggiungere cosa alcuna inpregiudizio della verità, e per dar naturale, grazioso compimento, come è di solitoin somig lianti racconti, innestar favole, appoggiandosi alla probabilità ...”. 52
Il Cittadella pare accurato, ma fa sua la convinzione del Ciarlini,ormai radicata in Ferrara, che i ritratti della Beata e del Santo con-servati dalle Benedettine rappresentino i figli di Azzo VII d’Este.Attribuisce i due ritratti del XVI secolo al Gelasio, sottinteso che sitratta di opere ispirate, a questo pittore, come aveva già fatto diecianni prima lo Scalabrini 1; è nel vero quando riferisce che le dueopere sono dipinte a tempera e ritoccate ad olio 2. Di Beatrice II d’Este scrive anche il Frizzi 3: “...fu promessa sposa aGalasso Manfredi (1242) e qualche anno dopo, morì in battaglia il giornoprima delle nozze...”. Per questo Azzo VII d’Este non poteva ricorda-re la figlia in un così triste giorno; tantomeno la poteva rievocare,con un abito lussuoso quando si fece monaca (1254). Va tenuto con-to inoltre che forse Beatrice II d’Este viveva ancora quando furonocommissionati i due ritratti. Pare più coerente che Azzo VII abbiavoluto, dopo la morte di Contardo e Beatrice, con orgoglio ricor-dare i nipoti, entrambi famosi: il primo pellegrino e forse anchecrociato (primo ed unico Estense che ebbe modo di raggiungere laTerra Santa) deceduto con fatti straordinari nel 1249, la seconda,sposa al re d’Ungheria, un matrimonio da ricordare e documenta-re, morta nel 1239. Note biografiche: Gelasio, di Nicolò, della Masnada di S. Giorgio “... (morto nel 1300?), dipinsela Caduta di Fetonte, ha una Madonna col Bambino nella Pinacoteca di Ferrara...”. Da A. Corna, Dizionario della Storia dell’Arte in Italia, 1915. Cittadella, Cesare “...monaco (1732-1809),pittore e scultore ferrarese, autoredel Catalogo istorico dei pittori e scultori Ferraresi, 1782-1783, ebbe come maestrodi pittura Girolamo Gregari e fece scene per teatri privati, poi qualche quadro,dipinse la Madonna del Rosario e un S. Antonio da Padova per S. Pietro in Valle...”. Da A. Corna, Dizionario della storia dell’Arte in Italia, Vol. I , 1930, p. 64. 53
I ritratti di Contardo e Beatrice d’Este esistenti nelMonastero di S. Antonio in Polesine di Ferrara, ossia il rinnovo delle opere del Gelasio Da L’Eco di S. Contardo, agosto 1991, p. 26. “... Il ritratto di S. Contardo esistente nel Monastero di S. Antonio in Polesine dì Ferrara e forse il più famoso e il più importante, sia perché è stato commissionato dagli Estensi di Ferrara, in un tempo assai vicino alla sua morte e perla data 1516 ... fa pendant con l’immagine, dipinta nel medesimo cenobio, dellasorella del nostro patrono, ... “. A quel tempo si scriveva senza conoscere le pubblicazioni fer-raresi del Bargellesi, della Giovannucci Vigi e nemmeno delleopere del Cittadella e del Felisati che trattano dell’argomento. Inquell’articolo, tentando di dare una attribuzione all’autore dei duequadri, dopo diversi confronti fu facile giudicarli opere di Bartolo-meo Veneto su disegno forse di Tiziano. Da G. Bargellesi: Bartolomeo Veneto, il ritratto della Beatrice e LucreziaBorgia, in “Deputazione di Storia Patria per l’Emilia e la Romagna” Sez.di Ferrara, p. 4: “... La tradizione vuole i due ritratti 4 donati al Convento dal duca di Ferrara.Ne parlò per primo nel 1773 lo Scalabrini citando: Il ritratto in tavola 5 della Beata Beatrice in abito da sposa, come a quei tempi si costumava, detto alla Friulanao Forlana, in mezza figura con i capelli parte raccolti e sparsi, segno che non eraancor sposata, ma virgo in capillo, credesi di Gelasio della Masnà da S. Giorgio,Pittor Ferrarese di quei tempi, siccome San Contardo Pellegrino ... ancor essoin mezza figura, come l’altra, si vede nella chiesa interiore. Per il ritratto dellaBeatrice lo stesso C. Cittadella scrivendo nel 1783 la parte finale del suo Catalogo (p. IV pag. 336), avrebbe potuto dare una risposta la dove dichiara: “Io puretrasportato dal genio per la pittura non ho tralasciato opera per accumulare, secondo le forze qualche quadretto de migliori, e più rinomati dipintori forestieri...e tengo presso di me ... il ritratto di Beatrice d’Este vestita in modo secolarescodi Tiziano. Ecco dunque accertata l’epoca in cui l’originale del quadro inizia lesue peregrinazioni uscendo dal convento di S. Antonio. Nell’intervallo di tra laprima pubblicaz ione e l’ultima parte della sua opera, il sagace e rapace Cittadella,che aveva adocchiato, sotto presunto Gelasio ridipinto ad olio, un buon pezzo delprimo ‘500 veneto, era riuscito ad appropriarselo e lo ripresentava battezzato colnome di Tiziano. In seguito il ritratto compare nella raccolta Barbi-Cinti dì Ferrara, formatasi nella prima metà dell’’800, ed e registrata al n. 118 del catalogomanoscritto: Ritratto della B. Beatrice II d’Este da Giovane al Secolo, in tavoletta 54
oblunga, dicesi dal Cittadella ... di Tiziano - ; l ‘accenno al vestito non monastico,l’assegnazione ancora a Tiziano, ed il preciso riferimento al Cittadella assicurano trattasi della stessa opera. Nella raccolta Barbi-Cinti il quadro era ancoraintorno al 1888, quando fu visto dal Venturi 6, che lo giudicò:... creduto a tortoopera di Tiziano e rappresentante la Beata Beatrice seconda d’Este, men-tre si appalesa ritratto di una giovane gentildonna del secolo XV. Dopo sene sono perdute le tracce, ma possiamo ora riconoscerlo in un Ritratto di ignota- comparso nel 1933 alla Mostra di pittura italiana di Detroit, con l’indicazione:Bartolomeo Veneto, ritratto femminile, ed esaminandolo possiamo renderci contoche non si era affatto ingannato, anzi aveva dato prova di felice intuizione M.Calura quando, giudicando dalla copia, aveva supposto l’originale bellissimo edi maniera leonardesca; infatti il ritratto è certamente una delle migliori operedi Bartolomeo Veneto, ... se occorresse una ulteriore conferma, questa ci verrebbeofferta indirettamente dall’accompagnarsi delle copia, esistente nel monasterodi S. Antonio, con il S. Contardo, perché anche quest’ultimo, per il costume, iltaglio e l’impronta caratteristica della figura, si palesa copia dì un altro originaledì Bartolomeo Veneto, tuttora ignoto. Con l’accostamento alla copia ferrareseanche l’epoca del ritratto di Detroit viene meglio precisata, risultando la proveniente da Ferrara, l’opera viene logicamente a collocarsi nel periodo di attività diBartolomeo Veneto presso la Corte Estense, che, secondo i documenti pubblicatidal Venturi e da L. Napoleone Cittadella, va dal 1505 al 1508 ...”. Poi continua la sua ricerca identificando nella modella per ilquadro di Bartolomeo Veneto, Lucrezia Borgia, sposata in second enozze da Alfonso I d’Este nel 1501. A parte questa supposizion e acui mettiamo un punto interrogativo, abbiamo riportato per interoil precedente paragrafo perché a nostro avviso la storia dei rifaci-menti si tinge anche di giallo, quando prima si accusa il Cittadelladi essere stato “rapace”; egli non può aver sottratto o acquistato ilquadro originale di Beatrice dal Monastero di S. Antonio e poi averdivulgato la notizia nel suo Catalogo: oggi sappiamo anche che latavola aveva molte repliche, alcune con un elevato valore artistico;una di queste potrebbe identificarsi proprio, data la qualità, con latavola acquistata dal Cittadella, il quale oltre che monaco era pit-tore lui stesso e buon intenditore (cfr. sue Note biografiche). Altroelemento poco chiaro è il ritratto di Contardo datato 1516, che se-condo l’autore non avrebbe interess ato la cupidigia del Cittadella equindi sarebbe rimasto nel Monastero. Non siamo d’accordo con ilBargellesi quando dichiara che il quadro di Beatrice - se poi è effet-tivamente una copia - è stato tratto dall’opera esposta nel 1936 allamostra di Detroit (cfr. Notizie p. 91). Sempre in ambito ferrarese anche Giovannucci Vigi nella suapubblicazione 7, trova inverosimile l’identificazione di Beatrice II, 55
suora di clausura, comunemente raffigurata con croce e giglio nellamano destra e nella sinistra la chiesa di S. Antonio, con la duchessadi Ferrara. Come avevamo già dubitato nel nostro articolo in L’Ecodi S. Contardo dell’agosto 1991, dove si scrivev a: “... L’opera , olio su tela, raffigura il busto di San Contardo con mantellogrigio - tra l’apertura del colletto in velluto nero si intravede l’arricciatura dellacamicia bianca. Una corona di grossi grani, in numero dell’età della sua morte,trenta tre, appoggiata sulle spalle scende sul petto e termina al centro con unacroce racchiudente all’interno sul petto, una croce Gerosolimitana. L’arrangiatura del capo è cinquecentesca, così pure il berretto, lo sfondo è in tinta uniformescura - in basso si legge la scritta a grandi lettere : ANNO DOMINI • MDXVI.• AETATIS SVAE • XXXIII. La cornice, in legno dorato, potrebbe essere coeva,ma il capitello che la sormonta è scolpita con volute più recenti - con l’iscrizione: SANCTVS CONTARDVS B. BEATRICIS IP. ESTENSIS FRATER QVI.DVM. PEREGRINARE TVR. OBYT BRON/E AN-. SAL. MCCXLIX DIEXVI. AP-. L’opera a cui ho fatto cenno, raffigura il busto della Beata Beatrice II d’Estecon uno sfarzoso abito della fine del XV secolo, marrone chiaro e verde scuro conricami in oro e nodi verde scuro sulla scollatura e sulle maniche, all’altezza delpetto e sulle maniche si intravede una vaporosa camicia bianca che termina conun grande risvolto sui polsi; l’arrangiatura del capo è della fine del XV secolo-1’orizzonte taglia a metà il quadro con la parte superiore di cielo verdastro e lascia intravedere nella parte bassa due tronconi di paesaggio. La cornice è identicaalla precedente, così pure il capitello con l’iscrizione: VERA EFFIGIE SB. BEATRICIS II° ESTENSIS HVIVSVEN-. S. ANT. AB. FVNDATRICIS RECVP.DEO AVSPICE ANNO SALVTIS MDCCLI. DIE VII. DEC-. Le monache Benedettine le conservano come opere di Scuola leonardesca.I quadri sono da considerarsi commissionati da Alfonso I d’Este duca di Ferraranel 1516 - il Valcanover in: Tutta la pittura di Tiziano, 1960 a proposito di questa data scrive; “...1516... Hanno inizio i rapporti con la corte di Ferrara, dove ilTiziano è documentato con gli assistenti dal 31 gennaio al 22 marzo... “, Voi. I.p. 41 - non è documentato chi fossero gli aiuti e se il Bartolomeo Veneto a cui sipossono ascrivere le due opere, avesse lasciato il Bellini, morto in quell’anno, permettersi a disposizione di Tiziano. Secondo i documenti pubblicati dal Venturi e da L.N. Cittadella8, Bartolomeo Veneto lavorò in proprio a Ferrara dal 1505 al 1508“ingaggiato per indorare una stanza”, date che non si identificanocon quella in calce al ritratto ferrarese di Contardo. 56
Ulteriori commenti sulle tele ferraresi: La profonda ricerca intrapresa sulle tele ferraresi è stata attuata con ilproposito di rafforzare la presunta paternità di S. Contardo e per tirarsifuori dalla giungla di copie e originali di questi bellissimi quadri mala-mente attrib uiti che non hanno tuttora un autore sicuro. Nel contemporendere omaggio e onorare la sorella del nostro Santo, la Beata BeatriceII d’Este regina d’Ungheria figlia di Aldovrandino I d’Este - ricordataanche per la sua singolare avvenenza - alla quale ci sentiamo profonda-mente legati. Le opere che ricordano Contardo e Beatrice, volute nel XVI sec. da Alfonso I d’Este e realizzate per rinnovare pitture perdute del XIII sec, ciricondurrebbero assai vicino al tempo della morte di Contardo.Poiché è tradizione che Alfonso I si prestò come modello per il quadrooriginale di Contardo (vedi tav. 5), si crede che per Beatrice abbia volutoservirsi dell’immagine della sorella, Beatrice d’Este Sforza moglie di Lo-dovico il Moro duca di Milano, donna molto bella anche lei e scomparsaallora da poco tempo. Infatti il volto di Contardo è stato modificato con il restauro e risultasomigliante più a Francesco I d’Este duca di Modena (vedi tav. 3), perciòsi può considerare l’intervento effettuato al tempo di questo Estense. La tavola di Beatrice che conserva il Philadelphia Museum of Art diBernardino de Conti è ritenuta una copia da Bartolomeo Veneto, men-tre pare la tavola del pittore pavese ad essere stata copiata per la somi-glianza, infatti è documentato che Bernardino De Conti fece un ritrattoa Francesco Sforza cinquenne nell’anno 1495; per ritrarre la madre (Bea-trice d’Este Sforza) non aveva certo la necessità di rifarsi alla Beatrice diBartolomeo Veneto, in quanto aveva il soggetto a portata di mano ed ilpittore veneto-cremonese è stato operante dal 1502 al 1530, quando Bea-trice era ormai defunta dal 1497. La figura di Beatrice, rappresentata con la mitica mela di Paride nel-la mano sinistra, per l’evidente significato di Venere vincitrice, non puòcorris pondere alla Beata Beatrice II d’Este, anche se nell’iscrizione dellafibbia che figura in altre copie “Beatricis II”. Il dettaglio della mela, che silegge meglio nelle due tavole conservate negli Stati Uniti d’America, cosìpure l’albero inaridito alle spalle della figura femminile che potrebbe ri-ferirsi a personaggio non in vita, non sono mai stati presi in considerazio-ne, nemmeno da C. Cittadella. Inoltre la somiglianza a Lucrezia Borgia,seconda mog lie di Alfonso I, come finora giudicata, non pare attendibilein quanto non è mai stata considerata una donna avvenente. Le due tele ferraresi di Contardo e Beatrice sono considerate copie, pursempre realizzate nel XVI secolo, ma se come si è ritenuto fino ad oral’originale (per Beatrice) fosse la tavola conservata a Detroit, per qualeragione starebbe stata copiata soltanto la mela nella mano sinistra e trala-sciata l’iscrizione “Beatricis II” della fibbia? Il primo, distintivo poco con- 57
facente e il secondo d’obbligo per la fondatrice del Monastero ferrarese.Altro quesito che ci poniamo è a chi potevano servire due copie così af-frettate, non alla Casa d’Este avvezza a ben altri risultati, dimostrati dalletavole di Detroit, di Notre Dame e di Parigi; in verità dopo il ritrovamen-to della tavola dell’archivio Vasari, pare dalla stesura rapida e sicura atempera delle tele ferraresi, della ex Collezione Martello e ex Mori, si trat-ti di correzioni a un originale eseguite da diverse mani, lo dimostrerebbeanche la lenza che figura sull’attaccatura dei capelli in tutti i ritratti, conun susseguirsi di emendamenti fino alla tavola di Detroit, che pare il piùalto risultato artistico conseguito. In origine, tra l’altro, dovevano averele stesse dimensioni delle tavole Nord-americane, o meglio, della tavoladi Notre Dame che è la più integra. Perciò siamo persuasi che la commit-tenza, presa visione dei “progetti” potrebbe avere preferito, oltre al segnodistintivo della mela anche - il nome “Beatrice” - posto sulla fibbia e l’abi-to più ricco della copia ex Coll. Martello, ma pur sempre per ricordare Be-atrice d’Este Regina d’Ungheria, altrimenti il ritratto non avrebbe avutonessun significato; in quest’ultima tela le mani non sembrano terminate,ma soltanto abbozzate. Anche il ritratto di Contardo dell’archivio Vasariè corretto. Riassumendo, la tavola di Beatrice dell’archivio Vasari è mancantedella mela nella mano, dell’iscrizione sulla fibbia (che pare cancellata) ela lenza è all’attaccatura dei capelli, il viso è identico alla tavola di Ber-nardino de Conti; alla tela ferrarese viene aggiunta la mela nella manosinistra; alla tavola ex Coll. Martello, mela, iscrizione sulla fibbia e unabito più ricco, la lenza è sempre all’attaccatura dei capelli; la tavola exColl. Mori pare il primo risultato di qualità della serie e la lenza è sempreall’attaccatura dei capelli; alla tavola di Detroit la lenza viene spostata ametà fronte; la tavola di Notre Dame risulterebbe una copia della prece-dente. 58
Note biografiche: Bartolomeo Veneto, “...Veneto-cremonese. Operante dal 1502 al 1530. Allievo delBellini con Previtali, Francesco de Simone da Santacroce ed altri bergamaschi; influenzato dai Giorgioneschi, da Andrea Solario e dal Boltraffio. Da B. Berenson, in PittureItaliane del Rinascimento, Scuola Veneta, 1958. Beatrice, d’Este Sforza, “...(1475 - 1497), sorella di Alfonso I d’Este e di Isabellad’Este Gonzaga, ebbe come lei il culto delle lettere e delle arti. Andata sposa nel 1491 aLodovico Sforza, detto il Moro, allora duca di Bari, ma già di fatto padrone dello Stato diMilano più che non il debole duca Gian Galeazzo Sforza, brillò alla Corte di Milano perle sue doti personali, e soprattutto per il fasto e l’eleganza di cui amò circondarsi con unlusso che fece di lei l’arbitra della moda del tempo. Da Grande Dizionario Enciclopedico,Utet, 1955. Conti, Bernardino de’, “... pittore, nato a Pavia nel 1450 morto nel 1525 o ‘28. Haquadri firmati e datati dal 1496 al 1523. Formatosi probabilmente sugli esempi del Foppae del Civerchio, s’accostò poi alla maniera di Leonardo.Si hanno di lui numerosi ritratti, firmati e datati, d’interesse storico iconografico oltreche artistico; e non poche Madonne, tutte ispirate a Leonardo. La sua prima opera datata(1496) è l’effigie di Francesco Sforza, cinquenne, nella Galleria Vaticana ... Nella cerchialombarda di Leonardo fu uno dei pittori meno datati ...” . Da Enciclopedia Treccani, 1949Vedasi inoltre in:F. Malaguzzl Valeri, La Corte di Lodovico il Moro: gli artisti Lombardi.Milano 1917, pp. 50-71.. 59
tav. 4. Bartolomeo Veneto attribuiti, quadri pendant di S. Contardo d’Estee la Beata Beatrice III d’Este. esistenti in Monastero S. Antonio di Ferrara. 60
tav. 3. San Contardo d’Este, Bartolomeo veneto copia da, in monasteroS. Antonio di Ferrara. 61
Bbb tav. 8. Beata Beatrice d’Este , Bartolomeo veneto copia da, in monasrero S. Antonio di Ferrara. 62
I ritratti conosciuti di Beatrice d’Este sparsi nel mondo Il ritratto di Beatrice, conservato dal Philadelphia Museum of Art diBernardino de Conti, ritenuto copia da Bartolomeo Veneto, pare il mo-dello da cui si è ricavata la somiglianza per la tavola dell’Archivio Vasari,tav. 6. Il primo Ritratto femminile con paesaggio, di cui si conosce soltanto lariproduzione fotografica, conservata con il pendant di Contardo d’Este,dall’Archivio Vasari (diviso tra l’Università di Parma e altri enti). Il Prof.Miklos Boskovits lo ritiene l’originale di Bartolomeo Veneto sia della telaferrarese che della tavola ex Collezione Martello e si distingue dagli altriper la mancanza della mela nella mano sinistra (pare cancellata), tav. 7. Il secondo ritratto di Beatrice, del Monastero S. Antonio di Ferrara,considerato copia da Bartolomeo Veneto è conosciuto come pendant delritratto di Contardo d’Este, tav. 8. Il terzo ritratto di Beatrice, di ubicazione ignota ex Collezione Martel-lo - New York, considerato copia da Bartolomeo Veneto, pare il tassellomancante fra la tela ferrarese e la tavola della ex Collezione Mori di Pari-gi, tav. 9. Il quarto ritratto di Beatrice, di ubicazione ignota ex Collezione Moridi Parigi, considerato copia da Bartolomeo Veneto. Nell’iscrizione dellafibbia si legge in modo chiaro “Beatricis II”. tav. 10. Il quinto Ritratto femminile, di ubicazione ignota ex Collezione Privatadi Detroit ( U.S.A.), attribuito a Bartolomeo Veneto, pare l’opera più im-portante commissionata da Alfonso I d’Este. tav. 11. Il sesto Ritratto femminile, conservato dallo Snite Museum of Art, Università di Notre Dame (Indiana, U.S.A.), attribuito a Bartolomeo Veneto,che si distingue dal precedente per particolari dell’abito, pare una copiadel precedente, tav. 12. La particolarità “dall’accompagnarsi della coppia di Beatrice eContardo”, che distingue queste opere, fa ben sperare di ritrovareanche qualche originale di Contardo, oltre che l’opera dell’Archivio Vasari, sia esso conservato negli Stati Uniti d’America o in qual-che altra parte del mondo. 63
I ritratti di Contardo e Beatrice d’Este riprod otti foto- graficamente nell’Archivio Vasari, Roma, con ubicazio- ne ignota degli originaliConservati anche dal Centro Studi e Archivio della Comunicazionesez. Fotografia dell’Università degli Studi di Parma Recentissima è la scoperta di due importanti quadri che raffigurano S. Contardo e la Beata Beatrice d’Este. Si è sul punto di con-segnare queste pagine per la stampa, dopo sei anni di ricerche, eancora emergono novità assolute. Le tavole del XVI secolo, che sipresumono gli originali delle tele del Monastero di S. Antonio inPolesine di Ferrara, sono da attribuire al pittore Bartolomeo Veneto(cfr. Lettere, Firenze 8/1/96, Prof. M. Boskovits). Le difformità tragli originali e le copie si riscontrano per Contardo nel viso (nel ri-tratto ferrarese a causa del restauro tav. 3) e nel berretto (cancellatonel ritratto parmense tav. 5), per Beatrice nella mano sinistra (dovefigura una mela nel ritratto ferrarese tav. 8, mancante nell’originaletav. 7). I ritratti ritrovati soltanto riprodotti fotograficamente - le operevere e proprie hanno una ubicazione ignota - ma ugualmente dirilevante valore storico che confermano le supposizioni formulatenell’esporre i risultati delle nostre ricerche (particolarità dell’accompagnarsi della coppia Contardo e Beatrice). Ci troviamo difronte alle opere originali commissionate da Alfonso I d’Este? Nonlo possiamo dire, per ora, con certezza ma sussistono tutte le pre-messe per ritenerle tali.Le lastre B/N (cm. 18x24) dell’archivio Vasari non sono correda-te da nessuna scheda. Sono distinte dal numero 51775 e 51777. Ladata apposta sulla confezione delle lastre,risulta del 14 marzo 1957,il committente Conte Donato Sanminiatelli di Roma. 64
Rilievi tecnici dei ritratti di Contardo e Beatrice: Beatrice di Philadelphia -Tecnica esecutiva: olio su tavola.Dimensioni: cm. 33,5 x 41,3. Ritratto femminile con paesaggio (Archivio Vasari, Parma) -Tecnica esecutiva: olio su tavola?Dimensioni: sconosciute. Contardo del Monastero di S. Antonio in Ferrara -Preparazione della tela: a biacca?Tecnica esecutiva: tempera verniciata (il viso è rifatto con colori ad olio).Dimensioni: cm. 56,5 x 70,5. Contardo (Archivio Vasari, Parma) -Tecnica esecutiva: olio su tavola?Dimensioni: sconosciute. Beatrice del Monastero di S. Antonio in Ferrara -Preparazione della tela: come per Contardo.Tecnica esecutiva: come per Contardo.Dimensioni: cm. 50 x 66,5. Beatrice di New York ex Martello -Tecnica esecutiva: olio su tavola.Dimensioni: cm. 54 x 74. Beatrice di Parigi ex Mori -Tecnica esecutiva: sconosciutaDimensioni: sconosciute. Ritratto femminile di Detroit -Tecnica esecutiva: olio su tavola?Dimensioni: non conosciute, ma dalla riproduzione trovata, confrontandola con la tavola di Notre Dame pare ritagliata. Ritratto femminile di Notre Dame -Tecnica esecutiva: olio su tavola.Dimensioni: cm. 57, 8 x 76,2. 65
tav. 5. San Contardo d’Este, attribuito a Bartolomeo veneto, fotografia con-servata presso l’archivio Vasari di Roma e presso l’Università di Parma.La tavola originale di cui non si conoscono le dimensione è di ubicazioneignota (XVII sec. ?. 66
tav. 6. Bernardino de Conti, Beatrice, ritenuta copia da Bartolomeo veneto,Philadelphia Museum of art, Philadelphia (USA). 67
tav. 7. Ritratto femminile con paesaggio, ovvero la Beata Beatrice d’Este, attri-buito a Bartolomeo veneto, fotografia conservata presso l’archivio Vasaridi Roma e presso l’Università di Parma. La tavola originale di cui non siconoscono le dimensione è di ubicazione ignota (XVII sec. ?. 68
tav. 9. Beatrice, copia da Bartolomeo veneto, Collezione privata ex Mar-tello, New-York. 69
tav. 10. Beatrice, attribuito a Bartolomeo veneto, Collezione privata, Parigi. 70
I ritratti di Contardo e Beatrice d’Este donati ai Padri Cappuccini di S. Martino in Rio da Carlo Filiberto d’E- ste Il Ciarlini nella sua Vita di S. Contardo d’Este a p. 78 ricorda ladonazione dei quadri di Contardo e Beatrice che Carlo Filibertod’Este fece ai Cappuccini: “... Hanno tenuta memoria quei di Broni, come a gli undici di Giugno delMDCXVIII rillustriss. & Eccellentiss. Sig. Marchese Carlo Filiberto d’Este,Marchese di S. Martino in Rio, di Borgomaniero, di Porlezza, di Lonzo, e di Corteolona (il quale è anco Principe del Sacro Romano Imperio, Cavaliere di Tosone,Consigliere segreto della Maestà Cattolica in Milano, Generale de gli huominid’arme di Lombardia, Tenente Generale della Cavalleria di Spagna, e primo Cavallerizzo dell’Altezza Sereniss. dell’Infante fli Spagna Cardinale) andò insiemecon l’Illustrissimo, & Eccellentissimo Signor D. Alfonso d’Este suo fratello giàCommendatore di Malta di nobilissima memoria, dal lor feudo di Corteolona aBroni, per visitar l’arca di San Contardo riconoscendolo della lor Casa d’Este, edopo aver con divotione visitate le sue sante reliquie, unpittor colà seco condottosi dall ‘antica statoa, e dalla testa diligentemente considerate cavò un ritrattodel Santo, il quale non senza divina permissione fu poi portato nella Cappellamaggiore de Padri Cappuccini di S. Martino insieme con quello della secondaBeata Beatrice d’Este sua sorella, ancorché non si sapesse questa lor fratellanza,e vi si veggono anco il giorno d’oggi. L’anno passato poi, che fu il MDCXXVI l’Illustrissimo Sig. Cavaliere D.Francesco d’Este Governatore del Marchesato di San Martino, e fratello di detteEccellenze, per sodisfare alla sua divozione, fu a posta a visitare anch’egli l’arcadel Santo, del quale egli vive così devoto, ch’oltre al farne ogni giorno commemorazione dopo aver recitato l’ufficio grande del Signore, (il quale non tralasciamai, ancorché sia secolare) ha posto il nome di Contardo al suo terzogenito ancora infante, e tien del Sacro Eroe in Casa un divotissimo ritratto ...”. Il Ciarlini, in questo caso, non ci comunica chi l’avvisava dellafratellanza fra Contardo e Beatrice tanto lo rassicurava in meritol’iscrizione della fibbia in cintura al ritratto di Beatrice e le notizieapprese dal Pigna e dal Molano, i quali ritenevano Contardo fra-tello di Beatrice II d’Este e convalidava con facilità lo scambio dipersona tra le cugine Beatrice II e III. Il ritratto di Contardo donatoai Cappuccini si distingue dall’opera ferrarese per la mancanza incalce per Contardo della didascalia “Aetatis Suae XXXIII” e dell’at- 71
tributo gerosolimitano, altrimenti il Ciarlini ne avrebbe data noti-zia e non avrebbe stabilito l’età di Contardo (p. 28) “... secondo uncerto nostro computo del MCCXLIX era di XXXII anni ... “ il ritrattopendant, difficilmente, oggi si può identificare con una delle tavoleche porta sulla fibbia l’iscrizione “Beatricis II”. Per il particolare poiche accenna alla somiglianza di Contardo “... cavata da un’antica statua allora esposta in Broni ...” (probabilmente in legno, ora perduta),era forse la notizia appresa a Broni e si riferiva soltanto al ritrattoche conservava Don Francesco d’Este Governatore di S. Martino inRio.tav. 13. G. C. Romano, Beatrice d’Este Sforza, Parigi Museo del Louvre. 72
Notizie riguardanti le immagini di Contardo e Beatrice d’Este 1264 - Azzo VII d’Este, dopo questa data, ordina al pittore ferrarese Gelasioi ritratti di Contardo Pellegrino e Beatrice, il primo morto in odore di santità, laseconda personaggio regale di Casa d’Este: probabilmente da identificarsi conaffreschi. 1516 - Alfonso I d’Este secondo la tradizione fece rinnovare, in diverse copiele pitture del Gelasio, che riproducevano le immagini di Contardo Pellegrino edi Beatrice d’Este consumate dal tempo, poiché a quell’epoca era ormai convali-data l’iconografia della Beata Beatrice II d’Este con croce e giglio nella mano de-stra, non si capisce l’iscrizione “Beatricis II”. Lasciò al pittore la facoltà o suggerìdi prendere a modello la propria immagine e forse della sorella Beatrice d’EsteSforza (f 1497), moglie di Lodovico Sforza detto il Moro duca di Milano o comealcuni autori indicano la moglie Lucrezia Borgia. 1618 - Carlo Filiberto d’Este (marchese di S. Martino in Rio) donò ai PadriCappuccini di S. Martino (MO) i ritratti di Contardo e Beatrice (Ciarlini op. cit.);oggi in S. Martino non si trovano, si presume siano state una delle copie ordinateda Alfonso I d’Este, ma ugualmente non si possono identificare con le tele con-servate nel Monastero S. Antonio in Ferrara, bensì probabilmente con una delletavole Nord-Americane (per Beatrice). Capostipite dei marchesi di S. Martino in Rio era stato Sigismondo d’Este(1433 - 1507), quartogenito di Niccolò III d’Este, che con Ercole I d’Este (padre diAlfonso I d’Este) era figlio di Ricciarda dei marchesi di Saluzzo, di li influenzatidalla devozione per Contardo da Niccolò III d’Este (cfr. Introduzione). 1620-26 - Suor Angela Caterina d’Este Abbadessa di Santa Chiara di Carpiordina al Padre Ippolito Ciarlini da Carpi la redazione delle Vite dei Beati Con-tardo e Beatrice II d’Este; per primo compito, per avere notizie di prima mano, ilCiarlini dovette recarsi necessariamente a Ferrara presso il Monastero di S. An-tonio, o almeno, come avvenne per Contardo con la chiesa di S. Pietro in Broni,avere una relazione epistolare con Ferrara. Ma nel cenobio ferrarese non trovòi ritratti ora conservati, altrimenti nella Vita avrebbe dato l’importante notizia.Perciò siamo convinti che i ritratti furono donati al Monastero dopo l’anno 1626. 1751 - Si crede che le tele di Contardo e Beatrice siano state donate al Mo-nastero di S. Antonio in Ferrara, dopo la pubblicazione della Vita di Contardodel Ciarlini, forse dalla duchessa reggente Laura Martinozzi (f 1687), vedova diAlfonso IV d’Este, che si fece ricordare per aver titolato la chiesa di S. Agostinodi Modena Pantheon Atestinum e per la grande devozione a S. Contardo ed allaBeata Beatrice II, o addirittura da Francesco I d’Este (1610 t 1658) duca di Mode-na. Pare in errore l’Artioli, Ritratti di Ferrara, 1928, p. VI, quando ritiene questadata contemporanea al rifacimento dei dipinti, annotando: “... La tela benedettinaè di qualità assai scadente ridipinta nel 1751 da autore ignoto, ... gode sempre di tutta la 73
venerazione delle monache ...” - riferito soltanto al quadro di Beatrice -. La nostraopinione che non si tratta di quadri ridipinti è confermata dal fatto che le duetele sono state in parte ritagliate all’atto della donazione, la cornice venne costru-ita per il nuovo formato e nel 1751 fu aggiunta la voluta in stile diverso: datataVII, dee, MDCCXLI. 1773 - II primo autore a citare i quadri conservati nel Monastero di S. Anto-nio è lo Scalabrini nelle sue Memorie Historiche delle chiesa di Ferrara, p. 281, “...S.Antonio in Polesine...Il ritratto in tavola della Beata Beatrice in abito di sposa, come aquei tempi si consumava, detto alla Friulana, o Forlana, in mezza figura con li Capelliparte raccolti, e sparsi, segno, che non era ancora sposata, ma virgo in Capillo, credesi diGelasio della Masnà di S. Giorgio, Pittore Ferrarese di quei tempi siccome S. ContardoPellegrino creduto di lei fratello di cui se ne fa l’ufficio con proprie lezioni nella Villa diBroni Diocesi Piacentina, dove è il suo corpo. Il qual ancor esso in mezza figura, comel’altro si vede nella Chiesa interiore...”: forse intendeva dire: «credesi ricavati dalGelasio». 1782-83 - Cesare Cittadella conferma con più particolari la notizia dello Sca-labrini nel suo Catalogo istorico de’ Pittori e Scultori Ferraresi e delle opere loro, T. IV, p. 336, dove aggiunge: “...Io pure trasportato dal genio della Pittura non ha tralasciato opera per accumulare secondo le forze qualche quadretto de ‘ migliori, e piùrinomati Dipintori forestieri.. .Il Ritratto di Beatrice d’Este vestita in modo secolarescodi Tiziano.. Altri diversi pezzi poi conservo ancora di buon carattere, ma non perfettamente conosciuti per affermarlo con qualche fondamento...”, forse acquistò una dellecopie eseguite per Alfonso I d’Este. Nel T. II, p. 222, cita anche un altra copia: “...In quello di S. Silvestro (monastero, oggi scomparso), il Ritratto della B. Beatrice IId’Este simile a quello di Gelasio esistente nel Monastero di S. Antonio. Della scuola deiDossi, non possendosi con facilità distinguere tutti gli individui Scolari, benché valorosi,di questi dotti Maestri...”. 1796 - Nel volumetto pubblicato anonimo dalle monache di Ferrara (1980?) IlMonastero di S. Antonio in Polesine, a p. 39, risulta: “...Nel 1796 i Francesi invasoriasportarono l’altare maggiore in legno dorato, il tabernacolo prezioso, tutta l’argenterialiturgica, i quadri di autori stimati, le pergamene d’archivio...”. Non è dichiarato seanche le due tele di Contardo e Beatrice furono rimosse ed in seguito ricuperate. 1844 - L. Napoleone Cittadella, nel suo Indice manuale delle cose più rimarchevoli... della città e borghi di Ferrara, ricorda le tele di Contardo e Beatrice esposte nellachiesa di S. Antonio: “...sfigurate dai ritocchi... “. 1850 - La raccolta Barbi-Cinti di Ferrara, conservava tra le sue opere, nel pro-prio catalogo manoscritto: “...Ritratto della B. Beatrice II d’Este, da giovane al Secoloin tavoletta abblunga, dicesi da Cittadella di Tiziano...”, da G. Bargellesi, op. cit. p. 5. 1888 - La raccolta Barbi-Cinti di Ferrara, conservava ancora tra le sue opereil ritratto della presunta B. Beatrice II d’Este, quando fu vista dal Venturi, chelo giudicò: “...Creduto a torto di Tiziano mentre si appalesa ritratto di una giovanegentildonna del secolo XV...” (da G. Bargellesi, op. cit. p. 5). Il giudizio del Venturiavvalora l’ipotesi che quel ritratto avesse preso le somiglianze da Beatrice d’EsteSforza. 1933 - W. R. Valentiner, in: Die Leihaustellung frühitalienischer Malerei in Detroit,in Pantheon, XII, 1933, p. 243: (traduzione) “...Collezion e Privata di Detroit.. Allacintura compare il nome Beatrice e sembra essere stata considerata da tempo (non si sase con ragione) una raffigurazione di Beatrice d’Este. Due copie antiche si trovano nelleCollezioni Cari Hamilton a New York e John Johnson (ora Museo) a Philadelphia, sottoil nome di Bernardino de Conti...”. 1936 - Compare a questa data in una mostra della Pittura Italiana in Detroit(U.S.A.), in tavoletta, un presunto ritratto di Beatrice d’Este, Ritratto femminile,attribuito a Bartolomeo Veneto (da una Collezione privata di Detroit). 74
Così pure di questo secolo, è una donazione fatta da Mrs. Fred J. Fisher, allaGalleria dell’Università di Notre Dame (Indiana U.S.A.) di una tavoletta Ritrattofemminile, presunto ritratto di Beatrice d’Este, attribuito a Bartolomeo Veneto. 1981 - B. Giovannucci Vigi in, Lucrezia Borgia: ricerca di un’identità 1981, p.208 , scrive: “...Nell’archivio fotografico Vecchi-Grazioni della Pinacoteca Nazionale diFerrara, al n. 11 è reperibile una fotografia del quadro di S. Antonio in Polesine, dove lapittura appare in stato di conservazione deplorevole (riferito soltanto al quadro di Beatrice), prima che una mano assai grossolana lo rimodernasse, come oggi si vede...”.Il ritratto ha subito un restauro, ma soltanto in un’infinità di piccole zone dove ilcolore si era staccato dalla tela (per Beatrice). 1985 - M. Boskovits in, The Martello Collection, paintings, drawings, andminiatures from the XIVth to the XVIIIth Centuries, Catalogo, 1985: risulta tra le altre opereattribuite a Bartolomeo Veneto: “...Bartolomeo Veneto, (contemporary copy after),“Beatrice “ the Martello collection... ; “Beatrice “ Formerly Paris, Mori collection...”. 1991 - Dalla nostra ricognizione, effettuata ai due quadri ferraresi, risulta ri-costruito da restauro soltanto il volto di Contardo; le monache Benedettine diFerrara non hanno memoria della data in cui è avvenuto. Recente è il ritrova-mento di una riproduzione fotografica di due opere [Contardo e Beatrice] diBartolomeo Veneto, provengono dall’Archivio Vasari di Roma (ora conservatoin parte dal Centro Studi dell’Università degli Studi di Parma). Queste operepotrebbero essere gli originali delle tele conservate dal Monastero S. Antonio diFerrara. Note (1) G. A. Scalabrini, Memorie istoriche delle chiese di Ferrara, Ferrara,1773, p. 281. (2) L. N. Cittadella, Luigi Napoleone e non Cesare, Indice manuale delle cosepiù rimarchevoli della città luoghi di Ferrara, Ferrara 1844, a p. 162: fornisce altriragguagli, “...già ai suoi tempi, questi quadri, che si esponevano in certe solennità nellaChiesa esterna del Monastero, si presentavano assai sfigurati dai ritocchi...”. (3) A. Frizzi, Memorie per la Storia di Ferrara, Ferrara 1847-48, T. III, pp.175, 176. (4) M. Calura, L’Isola sacra di Ferrara (Il Monastero di S. Antonio del Polesine),Ferrara, 1933, a p. 112 scrive di aver saputo dalle suore, “... siano essi copie non giàoriginali ...”. (5) Le opere conservate nel Convento di S. Antonio di Ferrara sono su tela. (6) A. Venturi, L’arte ferrarese nel periodo di Ercole I d’Este - in «Atti e MemorieDep. St. P. per le prov. di Romagna» - Terza serie, Vol. VI - 1887, 1888, p. 372. (7) B. Giovannucci Vigi, Lucrezia Borgia, ricerche di un’identità, in memoria di G.Bargellesi, Ferrara 1981, p. 208. (8) A. Venturi, Nuovi documenti - Arch. stor. dell’Arte, 1894, p. 297; L. N. Citta-della, Notizie, Ferrara, 1868, p. 54. 75
tav. 11. Ritratto femminile, attribuito a Bartolomeo veneto, Collezione pri-vata, Detroit (USA). 76
tav. 12. Ritratto femminile, attribuito a Bartolomeo veneto, The Snite Mu-seum of art, gentilmente concessa dall’ Università di Notr Dame, NotreDame (USA). 77
ooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo Letteraturaooooooooooooooooooooooooooooooooooooo 78
tav. 15. Particolare della mappa esplicativa contenuta nell’opera del Gavardo 79
Da La vita di S. Rocco descritta già LX anni in lingua la- tina dal Signor Pino di Tolosa ... et hora tradotta in lingua volgare da Lelio Gavardo 1 Il volume è conservato, unico esemplare completo esistente, pressola Biblioteca del British Museum di Londra; un altro esemplare, mutilodella mappa, si trova presso la Biblioteca Marciana di Venezia.In apertura alla traduzione il Gavardo aggiunse di suo una mappa delterritorio che illustra il viaggio intrapreso da S. Rocco, tra Fiorenzuolae Voghera, con un commento esplicativo. Oltre alla pianta di Piacenza,con l’ampia descrizione dei punti che riguardano il Santo, compare lapianta del Borgo di Castel S. Giovanni, di Broni e di Voghera: Della zona,, aggiunge: “ ... Clastiggio...Fontana di Annibal Cartaginese ...Monte di S. Gottardo.. .BroniCastello... Stradella Castello... Bosonasco Castello... Castel S. Giovanni... Piovetta villa - ove si fa il miglior formaggio, che si possa mangiare...”, ecc.. Il commento prosegue con il borgo di Broni: “... E poi per la medesima strada si va a Broni territorio Pavese, diocesi Piacentina,ove è la testa del martire Gottardo, nella maggior chiesa detta dal suo nome, alla festadel quale si fa una bellissima fiera, con concorrenza di molte mercantie, e il monte doveper amor di esso (S. Rocco) fu martirizzato. Ivi è una pietra, nella quale mentre orava,& era inginocchiato sopra, ancor vi appaiono, li vestigij delle ginocchia, & delle mani.E la Chiesa sul dritto di Pavia, di sotto la strada Romea, verso il Po, con una facciaverso Levante, & l’altra verso Ponente, & e in mezzo della Terra ...” 2. Descrive la chiesa di Broni come era alla fine del ‘400, prima che gliarchitetti Lonati la disegnassero orientata a Ponente. La pianta di Broni Castello, che figura nella mappa, risale a quell’epoca, immutata dalle sue origini (1000 d.C., c.a.), prima dell’ampliamento realizzato con le mura Spagnole (seconda metà del XVIsec), e corrisponde anche se molto schematica a quanto è recentementeemerso in Broni, dagli scavi di Piazza Vittorio Veneto (1988), della ViaEmilia (1989), di Via Gazzaniga (1989). Le mura si riconoscono così di-segnate: iniziando con l’esposizione a Ponente, da Via Parini (meglioancora proprietà Selmi) alla Canonica della Chiesa, si allargano conuna piazza antistante la Chiesa fino al palazzo oggi Ist. Bancario S. Pa- 80
olo di Torino, proseguono verso Sud toccando la Via Emilia, rientranoad angolo all’inizio dell’altezza dei portici dell’Albergo ex S. Contardoe chiudono con il corpo dello stesso; a Mezzogiorno corrispondono allato sud della Via Emilia, chiudono tra l’odierno Bar Santa Marta e iportici, dal lato a Levante proseguono fino a Via Pisacane, si allarganoper comprendere il castello (quanto rimane) dei Beccaria, oggi proprie-tà Maggi, fino a Via Leonardo da Vinci e chiudono incrociando Via Pa-rini; a Nord interessano tutta la Via Parini, lato Nord. Nella nota n° 2, “ ... Monte di S. Gottardo, ove gli fu tagliato il capo...”,pur riconoscendo in Gottardo, il compagno di S. Rocco martirizzato,rimane oscuro, che il capo di S. Contardo, è giunto a noi incorrotto eseparato dal corpo. Altra domanda che ci poniamo è perché un’indagine così dettagliatadel pavese, e la risposta la troviamo nella dedica del volume, che il Ga-vardo specifica (al vescovo di Pavia nell’anno 1050, era stata donata daUgo d’Este la Rocca superiore di Stradella, questa dista in linea d’ariacirca 500 metri dalla cappelletta del Monte San Contardo) : “... Al Reverendissimo Sig.. Angelo Perutio, vescovo di Cesario, visitatore, riformatore, et delegato apostolico nella città, et Diocesi dì Pavia, mio signor Colendissimo...un dispiacere intenso, ch’io sento d’esser lontano da Pavia... Divotissimo & humilissimo servitore Lelio Gavardo ...”. Note biografiche: Gavardo Lelio, nato ad Asola sec. XVI, il luogo della morte non si conosce. Il Gavardo prima di trasferirsi a Venezia ed in seguito a Pisa per assumere la caricadi Rettore di quella Università, visse qualche tempo a Pavia, come risulta dalla dedicaprecedente, ed ebbe modo in quel periodo di conoscere sicuramente l’Oltrepò Pave-se. Altre scarse note sulla sua vita, le scrive D. Bernoni in, Notizie biografiche dei ragguardevoli Asolani, Oneglia 1863, a p. 98. L’Università di Pisa non conserva sue memorie biografiche. 81
Dal Catalogus Sanctorum Italiae, di Filippo Ferrari “... APRILIS XVI p. 197 - DE S. CONTARDO CONFESS. APUD BRONAM.Contardus ex antiqua & illistrissima Atestinorum, seu Estensium Principum familianatus, humana contemnens, & caelestia affectans pietatem colere capit, & vitae austeritatem ac paupertatem amplexus, ex voto peregrinationem Compostellanam cumduobus socijs suscepit : verum in itinere apud Bronam Pagus (qui Blandinona veteribus dictus est) Piacentine Dioecesis morbo oppressus , consistere coactus est. Ubi invicinum collem, qui adhuc S. Contardi nominatur, valetudinis recuperando? grafiaconscendit, a Deo petens, ut si in pelegrinatione mori contigeret, ibi moreretur. Ingravescente morbo, ac focijs vet eu hortante prosequentibus, multis ex febre doloribus,quos tamen patien tulime tolerabat, afflictus est. Cui malum aliud accessit, quod abhospite, cui erat ignotus, domo eiectus, ire vili tuguriolo ex palea composito cubare vixobtinuit. Ubi quot incommoda emni ope hominum desi itus pertulerit, dici non potest.Sed cum doloribus, & cruciatibus corporis crescebat etiam animi fortitudo, & patientia, cum acerbissimam Salvatoris passionem mente frequenter revolueret. Demummorbo diutino confectus, ac, quasi aurom in fornace, probatus 16 Kal. Maij an.postChristum natum 1249. diem obijt. Corpus in aide S. Petri tumulatum, cum miraculiscoruscaret, post aliquot annos in homiliorem eiusdem ecclesiae locum traslatum est.Cuius festivitas postremo mensis Augusti Sabbato solet malore hominum ob nundinas concursa celebrati. Ex vita ipsius MS. & off. Eccl. Piacentina nuper approbatis. ANNOTATIO. Natalis B. Contardi Bronae ante id temporis coli; licet absque alla Apost. Sedislicentia consueverat : Nunc de Pauli V. Pontif. Maxim. Concessu in tota placet. Dicec. celebratur. Bronis in limite parochialis Eccl. sic de S. Contardo, & de S. ParmerioEpiscopo ligitur. VIATOR SISTE GRADVM, RECONDITVMQVE IN ARCA D. CONTAR-DI ESTENSIS CORPVS GLORIOSVM VENERARE: QVOD DEXTRVMHVIVS TEMPLI CORNV AVREIS ORNAMENTIS ILLVSTRAT, QVODQVEIN MARMOREA PIXIDE RECONDITVM LAEVAM TEMPLI HVIVS PAR-TEM ORNAT, AD PEDES BEATISSIMI PARMERII CORPVS PRECES HICEFFVNDAS, VT ITER SIT FAVSTVM, ET FOELIX SEMPER. Ubi S. Parmerius habitu Pontificali indutus cospicitur, licet cuius fuerit ur-bis Episcopus, ignoretur...”. Il Ferrari menziona altri due santi, le cui spoglie sarebbero state con-servate in terra bronese, nella chiesa di S. Pietro, ora occultate da unrecente restauro del pavimento di detta chiesa (1938):S. Parmerio, annotato nel precedente paragrafo, e S. Simplicio che com-pare al Giugno del medesimo catalogo 3. 82
“... IVNII XXII p. 380 - DE S. SIMPLICIO SVBDIACONO BRONIS.Sanctus Simplicius Subdiaconus in ade sacra parochiali Bronis (quod opidulum agriTicinensis est, apud Padum à Ticinensi urbe ad 8. M.P. dìstans diaecesis tamen Piacentina;) condìtus est, ut antiqua inscriptio marmorea indicat; qua; sic habet; HIC REQVIESCIT S. SIMPLICIVS SVBDIACONVS: QVI VIXIT ANNOSXXV. MENSES X. DIES XI. DICESSIT SVB DIE XI. KAL. IVLIAS INDICT. I.Ex prced. Epitaphio.ANNOTATIO. De hoc S. Confess. nihil aliudpraterea potuì intelligere; licet perquisiuerim: Sed neque quo tempore vixerit, et ubi, sciri potuit. Secondo il Cerioli (in Pietra de Giorgi e dintorni, Vol. II, p. 51), il Prof. F.Eusebio dell’Università di Genova (1904), interp retando un’iscrizionecristiana scoperta in Tortona uguale a quella che figurava sul pavimen-to della Basilica S. Pietro in Broni, la morte di Simplicio risale al V o alVI secolo d.C. Note Biografiche: Ferrari P. Filippo, “... Patria: Alessandria - Insegnamento: ad lect. Mathematìcarum -Anno: 1578-1624 - Osservazioni: Dell’Ordine dei Serviti Fu sostituito nel 1624 e morì il 3 Settembre 1626. Sepolto nella chiesadi S. Primo e Feliciano di Pavia, officiata dal suo Ordine, fuglì posta un’iscrizione presso l’aitarmaggiore, ove fra le molte lodi si dice aver egli cogli scritti illustrate la Geografia e la Storia, ecc.Un’altra epigrafe, lu vivo, gli fu posta da quelli del suo ordine, anche essa riferita dal Parodinel suo Syll MS...”. Da Serie Cronologica dei Professori dell’Università di Pavia, 1878, P. I.Pubbl.: Nuova Topografia, Venezia, 1609; Catalogus Sanctorum Italiae;, Milano 1613; Catalogus Generalis Sanctorum, Venezia 1625, APRILIS 16, p. 155, “ ... Bronce] Pagus est agriTicinem. apus Padum flu. in via inter Placentiam, & Dertonam occurrens a Ticino 8.M.P. distans. Clastidio Castro antiquo vicinus. Cuius mem. Quint. Cic. in ep. ad M.T.C. Blandenonam vocans. Conthardi Confess.] Ex Tab. eccl. Piacentina;, (in cuius dioc. locus est ab ea 20. M. distans.) Hic ex Illust. Atestinorum Principum familia Ortus, dum perigrinaretur Bronae obijtan.1249. Cuius Ada ibidem m. S. in Pergameno legimus. De eodem in Offic. Ecclesiae; Piacentinae;. Ex quibus vitam excerpsimus. & in Cat. nostro SS. Italiae; inferuimus...”. 83
Dalla Vita et historia di San Contardo d’Este Confessoredel Rev. Padre Maestro Ippolito Ciarlini da Carpi dell’Or- dine de’ Servi della B.M.V. Diverse notizie appartenenti a Contardo ed a Broni contenute nelvolume di novanta sei pagine stampato nel 1627 dal Padre IppolitoCiarlini sono da ricordare. La maggior parte furono suggerite dal Sig.Gentiluomo piacentino dottore in ambedue le leggi Rocco AntonioRocchetta Arciprete della Collegiata di S. Pietro di Broni: Tralasciamo la p. 7 della Storia, dove Azzo VII d’Este figura maritatoalla madre Alisia, e la p. 23 in cui vengono scambiate di marito le figliedi Azzo VII d’Este, Costanza e Cubitosa d’Este, notizie che il Ciarlinitrae dai Molano, Giraldi, Faleti, Pigna e dal Porcacchi (ma è da capire,perché probabilmente in Carpi dovette far uso di rudimenti che ne-anche gli Estensi conoscevano a fondo). Questo avveniva prima chelo storico Lodovico Antonio Muratori mettesse ordine in questo argo-mento. Va anche detto che fino a ieri il Ciarlini lo si riteneva responsa-bile dello scambio di identità tra le Beate Beatrice II e III d’Este, che giu-dicava la prima, sorella di Contardo, mentre l’equivoco era avvenutoun secolo prima al tempo di Alfonso I d’Este. (cfr. Beatrice, tavola Mori) A p. 23. Riporta quanto scrivevano il Pigna ed il Porcacchi, cheritenevano Contardo fratello di Rinaldo, Beatrice II, Cubitosa e Co-stanza d’Este 4. A p. 54. L’Oratorio di Santa Marta: fu il luogo, ove morì S. Contardo: “... S’inviarono tutti all’ora sotto la scorta del Religioso Rettore alla capanna delpovero, dalla quale l’anima di S. Contardo qual candida colomba stendendo l’ali alvolo, erasi nel Cielo ricoverata. Ed ecco in arrivando al luogo felicissimo (che per tradizione antica si dice esser quello, ove ora e l’Oratorio de’ disciplinati di Santa Martadi Broni) 5 videro del servo di Dio Contardo il venerando corpo disteso con la facciaverso il Cielo, quasi in atto di contemplazione ...”. 84
tav. 16. Frontespizio dell’opera del Ciarlini 85
A p. 63. Il Capo di Contardo è fuori dall’arca in un reliquiario vi-cino all’altare maggiore di S. Pietro di Broni: “...Fu ridotta la pietra a forza di scalpello alla forma di un’arca ... e vi fu fattoil coperto ... Levarono poi i sacerdoti ...privatamente il Santo tolto dalla sotterraneasepoltura, & avendo condotto, e collocato il nuovo Mausoleo sopra di quella, dentrovi posero con somma riverenza le venerande reliquie. In quest’occasione fu separatoil capo dal busto, ...e fu posto in un’assai bella cassetta, la quale modernamente havoluto di dìvotione del popolo sìa cangiata in una testa d’argento... come per virtùsoprannaturale è rimasta incorrotta ... il che alla maggior parte de’ Corpi Santi è perparticolar grazia concesso dalla divina possanza, acciò sia la lor santità conosciuta, eriverita. Gli occhi sono anco intieri, la fronte illesa , e sopra il labbro superiore dellabocca, e sul mento si veggiono anco notori ì segni della barba, le guance sono copertedella sua carne, e la dentatura è intiera, e franchissima. Si conserva questa sacra testain un Reliquiario fabbricato nel muro della Chiesa avanti l’altar Maggiore nel cornodell’evangelo, e si tiene chiuso e tre chiavi, l’una delle quali sta appresso dell’Arciprete, l’altra appresso a un Canonico di quella Collegiata a questo effetto annualmentedeputato, e l’altra appresso il Podestà della Terra.... Sopra il coperto del Mausoleo ...sicelebra il Sacrificio della Messa, si che la sepoltura del Santo serve per Altare nellasua riguardevole Cappella collocata nella parte destra della soprannominata Chiesa,... veggonsi d’intorno a detta Cappella vari quadri 6, ov’e dipinta la vita del Santo, esono situati in modo l’altare, e la sepoltura, che si può andare d’ogni intorno. ... Su latomba non furono scolpite lettere, ma su la porta della Chiesa fu fatta l’inscrittione ,che anco al di d’oggi vi si legge...” (cfr. Filippo Ferrari). A p. 69. Il Sasso del Monte di S. Contardo, ove egli si riposò, por-tato via in piccole schegge dai devoti, profittevole a molti mali: “... Il sasso eh ‘era sul monte di S. Contardo 7, ove egli si riposò, e d’onde, miratal’amenità del paese, chiese a Dio di morire a Broni, pochi anni sono è stato affatto portato via in minuti fragmenti da persone devote, & adoprato in rimedio contro molteinfermità, è stato ritrovato profittevole...”. A p. 72. Terzo Catalogo di Filippo Ferrari, alessandrino, già reve-rendissimo Generale dei Servi, Teologo e Matematico di Pavia. A p. 73. Decreto di Urbano VIII. “… Sanctissimus Dominus Noster solicite animadvertens abusus.Nel quale commanda, che ad alcuna persona morta con fama di santità, non si devedare il culto... Ma questo Decreto fu promulgato contro quelli...morti modernamente. E dichiara sua Santità, che per vigore di onesto Decreto non vuole, ne intende dipregiudicare in alcuna cosa a quelli, che o per lo comune consenso della Chiesa, o percorso immemorabile di tempo, o per lì scritti di Padri, 86
e d’uomini Santi, o per scienza di lunghissimo tempo, e tolleranza della SantaSede Apostolica, o dell’Ordinario sono riveriti, et adorati per Santi, o per Beati,e le parole precise del Decreto sono queste: «Declarans, quod per suprascriptapreaueiudicare in aliquo non vult, neque intendit ys, qui aut per communem Ecclesia consensum, vel immemorabilem temporis cursum, aut per Patrum, virorumque Sanctorum scripta, vel longissimi temporis scienzia, et tolerantia SedisApostolica?, vel Ordinarii coluntur»...”. A p. 76. Pane benedetto di S. Contardo che durante la sua mes-sa si distribuisce in Broni: “... É usanza antichissima di benedire in questa prima festa solennemente datre forme di pane avanti la messa solenne, il quale si distribuisce 8 il dopo pranzoalle Case de’ particolari della terra di Broni, conforme a certi loro ordini, ed ètenuto in molta venerazione, come quello, da cui (si dice colà per pubblica fama)molti hanno ricevuto giovamento meraviglioso alle loro infermità. La benedizione di questo pane è la medesima, ch’è nel Rituale Romano. Solo a i versettis’aggionge per uso antico il seguente col suo Responsorio.Veri. Ora pro nobis Beate Contarde. Resp. Ut digni efficiamur promissionibusChristi. Et all’orazione del Rituale s’aggiunge per uso pure antichissimo la seguente. ORATIO. Salvator Mundi Deus Domine Iesu Christi, qui hodiernum diem BeatissimiContardi solennitate consecrasti, & diversas creaturas ad salutem hominum creasti, qui ex quinque panibus, & duobus piscibus quinque millia hominum satiasti, ac Populum Iudaicum in deserto miraculose pavisti, ineffabilem misericordiam tuam suppliciter exoramus, & petimus, ut hos panes, quos plebs fidelis Ubidevotem ad santificandum attulis, tua pietate benedicere, & sanctificare digneris,ut qui ex eis comederint, vel gustaverint ab omni Epilepsia, & Cephalea, & tutioscorporis infirmitate meritis, & intercessione eiusdem Beati Contardi Confessoristui plenam recipiant sanitatem, & nos servos tuos ab omni corporis, & animaeaegritudine sanos conservet. Qui vivis, & regnas, & c. Deinde panes asperguntur acqua benedìcta, et thurificantur. ...”. A p. 77. Fasce di S. Contardo che hanno toccata la sacra testadel Santo tenute da popoli con divozione, e profittevoli al dolordi capo: “ ...La seconda solennità, come si legge oltre al Manoscritto nel fine dellasesta lezione, si celebra l’ultimo Sabato d’Agosto in Broni. L’occasione non si sadi certo, ma si crede si festeggi perché in un tal Sabato sì facesse la prima, o laseconda traslazione del suo benedetto corpo con quella moltitudine di miracoli disopra narrata. Concorrono in quel giorno in Broni tutti i popoli circonvicini, e da parti ancolontane vi vanno mercanti con varie sorti di merci, come da Genova, da Milano,da Lodi, da Pavia, e da Piacenza, e vi si fa un grossissimo mercato a guisa di fiera, 87
che comincia l’ultimo Sabato d’Agosto, e dura fin o alla Domenica sera seguente.Le mercanzie principali, e dì grande espedizione sono i coralli, che vi portanoi mercanti Genovesi, che importano migliaia di scudi, & i feltri de’ Cappelli diMilano. Ma il concorso della persone divote non è minor di quel de’ mercanti, il che sivede dalle grosse limosine, che vengono offerte all’Arca del Santo. In particolaresono portate immagini d’argento in ringraziamento di grazie ricevute, e cuffiedi tela, le quali offeriscono persone guarite dal dolore del capo in ricognizionedella recuperata sanità, e queste sono in quantità si grande, che non se ne sonomai interrogate le persone offerenti. Anzi il popolo cerca di far toccare la testadel Santo con fasce, per involgerle intorno al capo, quando vi sentono dolore conmirabilissimo giovamento. Si dice per pubblica fama, che molti a’ tempi andati sono guariti ad intercessione del Santo dal mal caduco, onde fra i popoli vicini è usitato proverbio. ...”. A p. 77. Donazione di due quadri che Carlo Filiberto d’Estefece alla Cappella Maggiore dei Padri Cappuccini di S. Martinoin Rio. (cfr. I ritratti di Contardo e Beatrice...) A p. 77. Usanza che si aveva in Piacenza, di mandare la gente aBroni per farsi segnare: “... A Broni si segna la bruttura. Et a Piacenza alcuna volta per ischerzo, eper una salace equivocatìone si dice alle persone di brutta effigie, che ben possonoandar a farsi segnare a Broni...”. A p. 78. Ritratto di Contardo, di proprietà del Cavaliere France-sco d’Este Governatore di S. Martino in Rio. “.. .L’anno passato che fu ;7 MDCXX VI., l’illustrissimo Signor Cavaliere D.Francesco d’Este, Governatore del Marchesato di San Martino, e fratello di detteEccellenze, per sodisfare alla sua divotione, fu a posta a visitare anch’egli l’arcadel Santo, del quale egli vive così devoto, ch’oltre al farne ogni giorno commemoratione dopo aver recitato l’ ufficio grande del Signore, (il quale non tralasciamai, ancorché sia secolare) ha posto il nome di Contardo al suo terzogenito ancora infante, e tien del Sacro Eroe in Casa un divotissimo ritratto...”. A p. 80. Versi latini dedicati dal P. Lettore Deodato Bossi daMilano, domenicano, Accademico Affidato di Pavia: “...In Divum Contardum Estensem, Qui exceptus hospitio à Caupone mox eiectus moritur. Epigramma. Languida crudeli consectum membra dolore Contardum Caupo colligit hospitio; Mox negat, exutus miti pietatis amore, Oppressumque; malo linquere teda iubet. Eiectus moritur; moritur? vah fallere, mutat Mortale, et Caeli migrai ad hospitium. Aliud in eumdem exceptum, dehinc pereuntem. 88
Est Contardus inops, Cauponi plurima debet, Pro longo hospitio, solvere cuncta nequit. Nil habet in terris, stipem nec cogere tantam Sperat, qua hospitii iura replere queat. Ibo (ait) ad superos, superi mea debita solvent, Et quod terra negat , caelica regna dabunt. Oppetit; an ne cupis Caupo difescere? cunctos O possis simili colligere hospitio. ...”. Note Biografiche: Ciarlini, P. Ippolito, “...Carpigiano dell’Ordine de’ Servi di Maria, di cui lo Spaccini nella sua Cronaca MS. narra la morte avvenuta in Carpi sotto i 21. di Marzo del 1632,e lo dice suo cugino, ha dato alle stampe La Vita et Historia di S. Contardo d’Este, InGuastalla: pe’ Tagliaferri, 1627, in 4, [II Ediz-, Pavia, 1699, citata da G. Battista Maggi].Il P. Maggi dice ancora, che lasciò una Vita di S. Rocco, da lui veduta MS. nell’Archiviode ‘ Pii, (I.p. 184); e nella Libreria Pagliaroli se ne conservano alcune Notizie MSS. dellaCasa d’Este. Alcune Rime ancor se ne leggono nella Cefalogia Fisonomica del Ghirardelli. Da G.Tiraboschi, Biblioteca modenese... Tomo 2.,1782, (280), pp. 35, 36. Del Ciarlini vedi lettera a Pietro Maria Campi (cfr. Luigi Mai-ni). 89
Da S. Contardo D’Este IDEA del Principe Christiano di Padre Gianoli Cappuccino Il lavoro di Padre Gianoli si rifà alla Storia del Ciarlini, valutan-do la figura di Contardo da novello Savonarola; proponiamo anchela dedica dello stampatore al bronese signor Di Corte, le prime trepagine e alcuni brani che seguono; significativa è l’incisione che leprecedono (tav. 48): “ ...All’Illustriss. Sig. e Padrone Osservandiss. Il Signor Lazaro di Corte Del Consiglio dell’Inclita città di Pavia, & Deputato al governo dell’ Hospedale d’essa Città & c. Un Santo Pellegrino viene alla Casa di V.S. Illustriss. per alloggio, ne altrovedovea cercar albergo, che in quel Palazzo ove la pietà, e l’hospitalità sono stateaddottate per figlie: egl’è Contardo d’Este, che finì sua vita pellegrinando, edhora vuol por fine a suoi pellegrinaggi col ricominciarà vivere per mezzo dellemie morte stampe: vivendo abbandonò le Corti, ogni ragion volea, che morto albergasse in Casa di chi portando cognome di corte potea corteggiarlo alla grande,e non doveano effer men felici i poderi che ella possiede in Broni, della stessa casapaterna che gode in Città, e se quei hebbero fortuna di riverirlo spirante, questalo riconosca hoggi immortale; io credo, che gioirà il Santo nel vedersi accolto dapersona che vanta il nome di quel personaggio, che nella sua vita rappresentòlo stesso Contardo, e molto più giubilerà nel vedere, che da quel nome impara il modo di compatire agl’infermi già che possiede V.S. Illustriss. al governodell’Hospedale della sua nobilissima Patria, qual venerabile Casa governata dalei merita, anzi il nome di regia della politia, che ridotto del’horrori; e se nell’attodel morire udironsi (come ella sa) armoniosi concerti di sacri melatti animatisol da quel cadavero, nell’ entrar che farà in casa sua udirà altresì soavissimoconcerto di mille virtù, che con armonica melodia riceveranno l’hospite. Conesso lui si potrà trattener per diporto; e perché egl’è Prencipe prattico de governi,potrà con esso maturare quei politici consigli, che deve a prò della sua InclitaPatria precorre nella publica adunanza di Stato, con che finisco dedicandomeleper servo; non le auguro felicità perché gliele porto a casa, e dedicandoli la vitadi Contardo, le dedico persona, che si privò dell’humane felicità per poter altruidispensare le divine, e le humane, sia così mentre per sugello di quanto io ho dettobacio a V.S. Illustriss. riverentemente le mani. Dalla mia Stampa in Milano à 22.Luglio 1655. Di V.S. Illustriss. Humilissimo Servo Gio. Pietro Cardi ...” 90
L’ Idea del principe cristiano “... Doppo il vivere non è cosa a cui più dietro s’affanni l’appetito humano, eche più riverisca, ed incensi, che l’Idolo dell’oro e il desiderio dell’honore; l’unaper battere i sentieri alla gloria, l’altro per stabilire il possesso del commandare,massime entrambi così ben radicate, che con la nascita in un’istesso divengonocompagne de’ mortali, e col tempo si fanno accidenti inseparabili da loro. Colpodella sola mano di Dio è il cavar’un Prencipe dal mondo, e fare che abbandonila corona, col divenir povero volontario per amor di Christo. Un huomo, che simira sopra un trono tra i più chiari ornamenti di gloria, che vede piegarsi à suoipiedi le potenze, & idolatrarsi da popoli, gli sono tante ferite al cuore le minimesospitioni di perderlo. Non si riconosce la prole, non è sicura la natura, la virtùnon ha credito, non ammettono i Padri i propri figli, ancorché perfetti. Quegliistessi, che sono dal pallore, o dalle rughe della vecchiaia difformi, s’inpiastranoco’ belletti il viso, e pensano d’esser sempre giovani per commandare. Egli è ilregno una camicia, che non si suol spogliare, che con la vita. Il dire a Grandi, chele corone siano tessute di spini, lo tengono per favole d’huomini otiosi, perché irubini & i diamanti non li pungono. Non ci ha artificio la retorica a persuadereun Prencipe, che divenga suddito. Chi è asceso sovr’un trono, e che commanda atutti, soffre che si parli più tosto d’ogn’altra cosa per giungervi. Chi vi e nato, hatroppo radicati i suoi pensieri all’ avantagiarsi. Il più difficile passo, dopo quellodella morte, che possa far un’huomo, e il passare dal commandare all’ubbidire,dal godere al patire, e dal sommo delle felicita, cadere nel profondo delle miserie.I Regi fascinati dalla potenza, non contenti della conditione honoratissima ricevuta in heredita da maggiori si lasciano rapire dall’impeto dell’età, e dall’ambitione, male ordinario de’ Nobili, à speranze pericolose. A così pericolosi stimolidella natura, s’aggiunge una perversa educatione di poco buona politica. Tanto èinsanabile l’ambitione de’ Grandi, che non pone differenza alcuna fra la bona, ela rea fortuna, purché sia grande. Ogni occasione serve di pretesto, & ogni pretesto di legge à quel cuore, che sta applicato al Regno. Il veder un Prencipe Santo,non è picciol miracolo. Maggior prova della sua bontà è poi, quando sprezzate legrandezze terrene, si da totalmente all’acquisto de’ beni celesti. Vi sono quelli,che vivono nel mondo rapiti dalla corente di quello & è fievolezza; Alcuni il fuggono, e fuggendolo il portano sovente con loro, & è come scimmiata. Altri se neseparano, così di corpo come d’affetto, & è prudenza. Pochi si trovano, che portandolo su le spalle per necessità, se lo mettino sotto i piedi con lo sprezzo di tuttele vanità, e ciò fece S. CONTARDO D’ESTE la cui vita ho intrapresa di scrivere... (p. 49) - Pigliò il suo viaggio verso Genova dove pensava d’imbarcarsi?Passò per Guastalla, Piacenza, e giunto a Broni terra collocata à tempi nostri nelPrincipato di Pavia nella strada tra Piacenza, e Tortona appresso l Pò... (p. 54)- Chi nò sà, che i travagli di questa vita deono effi fermare tutt’i nostri desideri,essendo essi altresì cagione di tutte le nostre corone? Che specie d’infermità fossequella, non si ritrova scritto, ma si congettura, fosse morbo articolare, che nellemani chiragra, nelle ginochia ginagra, nelle coscie sciatica, e nei piedi podagraè chiamato da Medici; la congettura nasce dal rimanere del Santo d’improvviso 91
inetto al moversi, effetto, che tutto si vede da questo mal cagionarsi, e dal vedere,che alcuni dal medesimo male sono stati da lui miracolosamente rissanati. I dolori artefici dunque si crede, che tutt’insieme assalissero il Prencipe, e fosseroda febre con la doglia di capo accompagnati, onde a terra cadendo fu necessario,che i suoi compagni su le brada caritativamente sollevatolo il portassero giù dalmonte all’albergo, ove poche ore avanti erano alloggiati. Lui sovra un disagiatoletto fu posto da loro, i quali con estrema compassione cominciarono con caritàà consolarlo... “. (Incisione e testo tratte dall’edizione milanese dell’anno 1655, Bibliote-ca della Collegìata-Broni) Note biografiche: Gianoli, Annibale Giuseppe, “...Cappuccino, (Pietro da Modena), battezzato aFerrara 23.3.1593, morto a Modena il 5.4.1657, ammesso Cesena 2.6.1624, professioneFaenza 2.6.1625, compagno e segretario di fr. Giovanni Battista d’Este (1629-1638),guardiano (Castelbolognese 1640-1643, Reggio 1649-1651, Modena 1652-1655, 1656-fl657); svolse incombenze diplomatiche per conto dei cardinali legati di Ferrara e di Ravenna presso Urbano VII, e per conto del duca di Modena presso la corte di Savoia e diSpagna (1648-49); un’ammonizione troppo zelante gli procurò una bastonata, che lo ferìmortalmente...”. Da I Frati Minori Cappuccini della Provincia di Bologna - Necrologio I -, 1994. Petrus a Modena, “...domo Gianoli (f 1657). Veteris Provincice Bononiensisalumnus. In saeculo a secretis Serenissimi Ducis Mutinae; in religione a secretis P. Ioannis Baptistae Estensis quondam Mutinae Ducis, concionator pietate et zelo clarus,legatus ad Regem Hispaniarum. Praeter Vitas B. Contardi Atestini (1648) [Modena,per Giuliano Cassiani], [IIEdiz-, (1655) Milano, per GioPietro Cardi, S. Contardo d’E-ste, Idea del Principe Christiano / et B. Beatricis Atestinae (1650), praelo commisitLettere morali e spirituali (Parmae, 1648)...”. Pellegrino, Annali, II, 481_485. Sigismondo, Biografia Serafica, p. 680. Rocco da Cesinale, Storia, II, 686. Bernardus, Bibl. Script., p. 212. Donato, Bibl. Prov. Bologna, p. 363. Sbaraglia-Accurti, Scriptores, II, 335. I 10. AS. Ant. Bibl. Frane. II, 442; III, (App.). Felice da Mareto, Missionari Capp. p. 25. Tiraboschi, Biblioteca Modenese, II, 404. Da: Lexicon Capuccinum (1525-1950), 1951. Ulteriore Bibl.-: A.F. Bernardo Capp., Bibliotheca Scriptorum Ordinis MinorumS. Francisci Cappuccinorum, Venezia, 1747; P. Pellegrino da Forlì, Annali dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, Milano, 1883; H. Sbaraleae, in Bibliotheca Historico-Bibiographica III Supplementum et Castigatio ad Scriptore Trium Ordinum S. Francisci,Roma, 1921; P. Felice da Mareto, Missionari Cappuccini della Provincia Parmense,Modena, 1942.; P. Donato da S. Giovanni in Persiceto, Biblioteca dei Frati MinoriCappuccini della Provincia di Bologna, Budrio, 1949. 92
Dall’ Istoria Ecclesiastica di Piacenza di Pietro Maria Campi Canonico Piacentino, Parte II All’anno 1249: “...OFFICIUM S. CONTARDI Estensis, Confessoris, ex proprio Sanctorum Ecclesia Piacentina:, a Sacra Rituum Congreg. Anno Domini 1609. approbato, et Placentiae typis edito Anno1610 ad supplicationem Sereniss. D.D. Caesaris Estensis Ducis Mutinae, Regiietc. pro toto eius Statu, ab aedem Sacra Congragatione S.D.N. Urbano PapaVIII, annuenet concessum Anno Domini 1628. Romae ex Typographia Reu.Cam. Apostol. 1628. Die 16. Aprilis. In sesto S. Contardi Estensis Confessoris, semiduplex, cuis corpus multis miraculis illustre habetur in Ecclesia Sancti Petri Bronae Oppidi Placentiae Diaecesis. Omnia de communi Confess. non Pontif. etc. ... Mutinem. Officium cum Lectionibus propiis pro die sesto S. Contardi ex Illustri Estensium Familia, tam de mandato huius Sacra Rituum Congragationissub die 24. Octobris 1609. ab Illustrissimo Cardinali Bellarminio recognitis,et pro Civitate, et Diaecesii Placentina approbatis, fuit nomine Sereniss. DucitMutinem. supplicatum extendi pro toto eius Statu, eum facultate illud de novoimprimendi. Et Sacra Rituum Congregatio censuit, si Sanctissimo placuerit,concedendum . Sanctissimus annuit die 12. Iuly 1628. ...” Concessione di Urbano VIII Papa per il Ducato di Modena e perla Diocesi di Piacenza relativa al culto di S. Contardo. URBANUS PAPA VIII Ad perpetuam rei memoriam. Domini nostri Iesu Christi, qui servos suos aeternae gloriaepraemio donat in Caelis, vices quamquam immeriti gerentes interris, ex iniuncti Nobis pastoralis officii debito in terris venera-tio in dies magis prumoveatur, ac laudetur Diminus in Sanctissuis. Quamobrem fidelium quorumlibet praesertim vero Catho-licorum Principum votis, quae peculiarem Sanctorum buiusmodicultura respiciunt libenter annuimus, priout cospicimus in Do-mino salubriter expedire. Sane ditectus filius Nobilis Vir CaesarEstensis Mutinae, et Regii Dux Nobis nuper exponi facit, quadalias Venera biles Fratres Nostri S.R.E. Cardinales Sacris Reti-bus Praepositi, quod Officium cum Lectionibus propriis prò die 93
Festo Sancti Contardi ex Nobili Extensium Familia, de manda-to eorumdem, Cardinalium sub die 24. Octobris 1609. à bo.mem.Roberto Tit. Sanctae Mariae in Via Presb. Cardinale Bellarminionucupato tunc in humanis agente recognitis, et approbatis in Ci-vitate, et Diaec. Placentin. Provinciae Bononien. libere, et liciterecitari posset, ac etiam pro maiori commoditate Imprimi valeretconcesserunt, prout in eorumdem Cardinalium decreto de supersub die 19. Aprilis 1608. emanato plenius dicitur contineri. Cumautem sicut eadem expositio subiungebat dictus Casaer Dux proeo, quem erga dictum Sanctum Contardum gerit devotionis as-settu plurimum cu piat concessionem pr sedietam pro toto eiusStatu cum facultate officium cum Lectionibus huiusmodi perNos, et infra extendi. Nos Piis eiusdem Caesaris Ducis votis inpraemissis quantum cum Domino possumus annuere, illumquespecialibus favoribus, et gratiis prosequi volentes, et à quibusuisexeommunicationi, suspensionis, et interdicti, aliisque Ecclesia-sticis sententiis, censuris, et poenis à iure, vel ab homine quauisoccasione, vel causa latis si quibus quomodolibet innodatus exti-tis ad effectum praesentium dumtaxat consequendum harumserie absolventes, et absolutum} fore censentes, sdupplicationi-bus eius nomine Nobis su per hoc humiliter porrectis inclinatide eorumdem Cardinalium Consilio, concessionem Officii cumLectionibus propris pro Festo Sancti Contardi huiusmodi in Ci-vitate, et Diaeces. praedietis recitandi per dictos Cardinales, utsupra factam ad totum dicti Caesaris Ducis Statum Apostolicaauctoritate tenore praesentium perpectuo extendimus, et amplia-mus idemque Officium cum Lectionibus, ut praeesertur recogni-sit, et approbatis de nono imprimendi facuitatem impartimur.Non obstan. Constitutionibus, et Ordinationibus Apostolicis,caeterisque contrariis quibuscumque. Volumus autem, quodprae sentium tramsumptis etiam impressis, manu alicuius Nota-rii pubblici subscriptis, et sigillo alicuius personae in dignitateEcclesiastica constitutae munitis, aedem prorsus fides adhibea-tur, quae eisdem praesentibus adhibere tur, si sorent exhibitae,vel ostensae. Datum Romae apud Sanctam Mariam Maiorem subAnulo Piscatoris die 27. Septembris 1628. ...” 94
Note biografiche: Campi, Pier Maria “... Nacque a Piacenza il 19 maggio 1569, in una casa ancoraoggi esistente nel vecchio centro della città, da un Gentile appartenente a una distintafamiglia locale di zecchieri. Avviato alla carriera ecclesiastica, sacerdote dal 15 giugno1593, fu prima mansionario e poi canonico della basilica di S. Antonino di Piacenza. …La vocazione di storico e di erudito si scoprì gradatamente nel C, che all’inizio, proprioper le sue funzioni di canonico della antica basilica piacentina, intese soltanto comporretesti di occasione, volti a celebrare, anche in modi favorevolmente agiografici, le gloriedella chiesa locale e del suo santo protettore (Insignium gestorum s. Antonini martyris... aliorumque sactorum ... series, Placentiae 1603; Vita di S. Antonino, ib., 1603); magià questi lavori (l’uno pia strettamente erudito, l’altro più distesamente narrativo) e lericerche condotte prima del 1602 per la revisione dell’uffizio dei santi della diocesi piacentina, approvato appunto quell ‘anno, dovevano avergli rivelato il senso e il gusto dellanarrazione agiografica ... Ma già dalla fine del 1619, come affermava egli stesso in unalettera di quell’anno, il C. aveva cominciato a preparare e quindi a stendere l’opera suamaggiore, quella grossa, farraginosa, ma ricchissima di dati e di materiale documentario,Historia ecclesiastica di Piacenza, cui il suo nome è ancora legato, e di cui nel 1626 eragià pronta una prima, vasta redazione in ben diciannove volumi manoscritti. L’opera divisa in tre volumi, fu edita postuma, fra il 1651 e il 1662, dal nipote omonimo e come luicanonico della cattedrale piacentina... L’indifferenza per uno stile letterario apprezzabile(il C. scrive assai rozzamente) e per il mondo classico in genere; … Il Leibniz e il Muratori lo apprezzarono come prezioso raccoglitore ed editore di documenti, ... Nel 1647 fuprotagonista di un importante ricupero di reliquie di santi, che ospitò temporaneamentenella sua stessa casa. Ivi venne a morte il 9 ott. 1649 e fu seppellito nella vicina chiesa diS. Vincenzo ...”. Da Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, 1974. 95
Dagli Acta Sanctorum dei PP. Gofrido Henschenio e Daniele Papebrochio L’inserto di queste pagine è sempre stato considerato, per l’auto-revolezza degli autori, il più alto riconoscimento al nostro Santo. Le nove pagine dedicate a S. Contardo Pellegrino all’ Aprilis delTomo II a pagina 446, gli atti pubblicati nell’anno 1675, si rifan-no alla Storia del Ciarlini, ponendosi degli interrogativi, e al CodiceBronese del Crosnis, avuto in copia dall’arciprete Zoppi di Broni,tramite Giovanni Battista Menocchio “...rem curante ac promoventeR.P. Ioanne Baptist a Menochio Collegi nostri Papiensis Rectore annoMDCLXXI ...”. Ritengono, per l’incogruenza cronologica del 16 aprile, che noncadeva di sabato, l’ultimo sabato d’agosto il giorno della morte,[negato dal Campi] e lo spiegano nel seguente modo: “...Millesimo Duecentesimo quadragesimo nono, Indictione septima; sextadecima mensis Aprilis, B. Contardus decessit. Vnum quod hic reprobare possumat debemus, est dies mortis, XVI Aprilis adnotatus: quia purior apud nos esthistoria fides, cap. 6 asserentis, quod spiritum Deo reddidit hora nonae Sabbato:atqui anno MCCXLIX littera Dominicalis erat C, ac proinde dies XVI Aprilisnon in Sabbatum sed in Feriam VI incidit. Potius crediderim Beatum menseAugusto obiisse: bajus enim mensis ultimo Sabbato: atqui anno predicto cadebatin diem XVIII, S. Contardus iterum Bronae col tur; et ab hoc Sabbato sumiturproxima Domenica ad annuum ejasdem sestum, in variis, de quibus insia, Italiaelocis celebrari solitum: dies autem XVI Aprilis solum Bronae celebratur, occasione ut credimus solennis traslationis, studio Estensium Procerum, qui visitatumaccesserant, celebratae circa annum sostabis MCCC ...”. Ritengono la seconda trascrizione fatta dopo il 1378. Trascrivono il Codice Bronese “nel migliore dei modi” “... Modum etiam antiquae scriptionis, quifidelissime servatus in ecgraphonostro est, judicavimus absque injurice vetustatis mutasse posse in meliorem, etpro Istoria, historia, Feraria, Ferraria, prolles, proles, aliaque ejusmodi plurimafine scrupulo expressissimus, quomodo ad esse exprimenda ortografia ratio dictat ...”. 96
Aggiungono i dittonghi mancanti, lettere maiuscole e cambia-no alcune parole e frasi, nel seguente modo:“… post annum 1378 in secunda trascriptione additus...”, mentre il Codicebronese, “...ipsam historiam adhuc, “cioè teste” 9 rescribi et renovari fecit inhunc modum videlicet...”. -al Terzo capitolo: “cupientes...servus quod corde perfecerit idem promere...”, Cambia in “cupientes...servi quid corde profecerint ibidem promere...”. “... iusso domineo cepitviribus...”, Cambia in “...iussu Dominico caepit viribus...”. -al Quarto capitolo: “...et cum doloribus cepit augere, ita ut nichilo sumto...” Cambia in “ ...et cumdoloribus ccepit augeri, ita ut nihilo sumto...”. -al Sesto capitolo: “ ...summa cum diligentia indagantes unde hiis campanarum...” Cambia in“...et summa cum diligentia indagantes unde hic campanarum...”. “.. .diligentem inquisitionem misit usque...” Cambia in “.. .diligentem inquisìtorem misitusque...”. “ ...Cernensque nullum fore ibidem...” Cambia in “...Qui cernensnullum fore ibidem...”. -al Capitolo ottavo: “...Percunetanter namque omnes...” Cambia in “..Jncunctanter itaqueomnes...”. “ ..Numquam per se cessare campane...” Cambia in “ ..Numquampulsae cessavere campanae...”. -al Capitolo nono: “...ut tante rei affectantius...” Cambia in “...utque tante rei affectantius...”. “...qui ei predixerant stupent...”. Cambia in “...qui ei predixerant...”. -al Capitolo decimo: “...sicut amens hinc inde vagabat...” Cambia in “...sicut amens hinc inde vagabatur...”. “...per locum Brone diutius amendo...” Cambia in “ ...per locumBrone diutius ambiendo...”. “...illico demon ipsius cepit...” Cambia in “...ibidemon ipsius cepit...”. “...Hey, heu transire nequo...” Cambia in “...Heu, heutransire nequo...”. “.. .hic Contardus quem tantalum formidabat... “ Cambiain “.. .hic Contardus quem tantum formidabat...”. “...os mulieris fere omnibus innota, cepit predicere...” Cambia in “...os mulieris fere omnibus ignota,caepit praedicare...”. -al Capitolo undicesimo:“...multo tamen in Domino...” Cambia in “...multum tamen in Domino...”.“...de cuius vita miraculis...” Cambia in “...de ejus vita miraculis...”. “...etsubito ut gens indomita occio...” Cambia in “...et subito ut gens indomita...”,“...ut idem in ecclesia peleritr translatarent...” Cambia in “...ut idem in ecclesia celebriter translataretur...”. “...Eos tamen illis de Brone...” Cambia in “...illis tamen de Brone...”. -al Capitolo dodicesimo: “...Juga bobum decem...” Cambia in “...juga boum decem...”. 97
Note Biografiche: Bollandisti, “...celebre collegio di dotti gesuiti belgi, che attendevano a trattarescientificamente la vita di tutti i santi conosciuti, pubblicando anche i documenti storicifondamentali dell’ agiografia. Già il P. Eriberto Rosweyd aveva disegnato una raccolta critica delle vite di tutti isanti secondo il calendario. Ma fu il P. Jean Bolland (Julemont, Liegi, 1596 - Anversa,1665), a realizzare il disegno, così che nel 1643 uscirono i due primi grossi volumi infoglio. I Dottissimi PP. Henschen e Van Papenbroeck e una folla di altri celebri agiograficontinuarono l’opera del Bolland, finché la soppressione dei Gesuiti e poi la Rivoluzionefrancese vennero a disperdere quegli studiosi e le loro raccolte di documenti. Erano essigiunti alla metà di ottobre e avevano pubblicati 53 volumi...” . Da Grande Dizionario Enciclopedico, UTET, 1955. 98
Dalle Antichità Estensi e Italiane di Lodovico Antonio Muratori Il Muratori, è il più importante storico di Casa d’Este. Nelle sueAntichità Estensi e Italiane, riferendosi a S. Contardo, nel T., I a p.333, non lo ignora: è a conoscenza di tutta la sua Storia, ma diffe-risce sul caso, parafrasando attraverso un’altro Estense, però nontoglie del tutto la speranza, al suo committente (Rinaldo d’Este) dipoter trovare qualche nuovo documento: “ ... Questo Marchese Tancredi, che fa qui Testamento, fu prima di me osservato dal P. Ippolito Ciarlini da Carpi Servita nella Vita di S. Contardo d’Estepubblicata l’Anno 1627. Cita quello scrittore il medesimo documento nostro,conservato, dice egli, nel Monastero delle Carceri tre miglia fuori d’Este, dondeanticamente correndosi al palio si davano le mosse ai barbari. E di qui deduce ilCiarlini, che Tancredi, e Manfredi suo Figliuolo, fossero ambedue Marchesi d’Este, e però non doverci mai meravigliare, se ne gli Alberi Genealogici della Casad’Este formati dal Faleti, dal Pigna, e da altri, non si trovino talora alcuni personaggi, che poscia si scoprono, o si possono scoprire altrove. Io per me non asserirògià francamente, ma dirò bene parermi molto probabile, che questo MarcheseTancredi fosse uno de’ Principi Estensi; e il dirò, infintantoché non apparisca incontrario qualche altra o ragione, o pergamena antica...”. L’atteggiamento del Muratori in questa occasione, non pare coe-rente: citando il Ciarlini è sottinteso che è a conoscenza del CodiceBronese, ma non lo nomina, forse il dicitur che vi ha trovato non gliè parso sufficiente. Documenti pubblicati dal Muratori: All’anno 1208. Elezione fatta dal popolo Ferrarese di Azzo VI Marche-se d’Este e d’Ancona [nonno di Contardo] in loro Signore perpetuo l’anno1208 , op.cit., T. I. p. 389, (...ma siccome in quei tempi erano giornaliere leconquiste...). All’anno 1210. Investitura della Marca d’Ancona data da Ottone VIImperatore ad Azzo VI Marchese d’Este, op. cit.., T. I. p. 392. All’anno 1214. Allocuzione di Innocenzo III. nel Concistoro Romano infavore d’Aldovrandino I Marchese d’Este e d’Ancona, [padre di Contardo] op. cit., T. I, p. 417. All’anno 1217. Atto di investitura della Marca d’Ancona, data da Papa Ono 99
rio III ad Azzo VII Marchese d’Este, op. cit., T. I, p. 423. All’anno 1234. Donazione per cagion di Nozze fatta da Andrea II Re d’Ungheria a Beatrice Estense sua Moglie l’anno 1234, op. cit., T. 1 p. 420.All’anno 1264. Testamento di Azzo VII Marchese d’Este e d’Ancona, op.cit.., T. II, p. 18: “... In nomine Domini nostri Jesu Christi ...Item volumus, quodomnes concessiones per nos factae Monasterio Sancti Antonii de Ferraria, velfiliae nostrae Beatrici olim Sorori dicti Monasterii tam de possessionibus Calcatonicae, quam de possessionibus Gaybanae, vel alterius cuiuscumque loci, proremedio animae nostrae, imposterum plenam et illibatam obtincant firmitatem . Item reliquimus filiae nostrae Costantiae mille Marchas argenti, quas habereeam volumus eo tempore, quo se in matrimonium collocabit. Si se in matrimonionolverit collocare, volens agere poenitentiam , volu mus eam habere dictas milleMarchas argenti. Et si Obizo Nepos noster .... Item relinquimus dictae nostrae filiae Costantiae dotem, quam ei dedimus,quando eam in matrimonio collocavimus Corniti Uberto de Maretima; ut illamdotem exigat, et sibipraecipuam habeat. Et volumus, quod Obizo Nepos no-ster suis expensis dare teneatur suum auxiliam, consilium, favorem prò dietadote recuperanda;... . Item filiae nostrae Cobitosae relinquimus id, quod ei in dotem dedimustempore matrimonii sui, quando eam collocavimus in uxorem Nobili Viro Isnardo Marchioni Malaspinae; scilicet quatuor mille et sexcentas Libras Ferrar, etultra id quicquid ei dedimus in dotem de bonis nostris, quod ascendat usquead quantitatem mille Marcharum argenti, computam dote paedicta de quatuormillibus et sexcentis Libris Ferrar, videlicet inpraedictis mille Marchis argenti.Quod vero residuum Obizo Nepos noster teneatur dare eidem usque ad sexannos. Item relinquimus Dominae Mambiliae uxori nostrae dotem suam, scilicetsex mille Librs Ferrar, quas concessi fuimus nos babuisse in dotem tempore matrimonii Item relinquimus Contantiae nepti nostrae, Sorori Opizonis nepotis no-stris ... Item relinquimus Jacobo et Aldovrandino Domus, in quibus habitant ... Item elegimus Corpus nostrum sepeliri apud Domum Beati Francisci OrdinisFratrum Minorum de Ferraria. In omnibus autem aliis bonis nostris mobilibus et immobilibus, juribus, juridictionibus, et actuionibus ubicum que existentibus, Obizonem legitimumNepotem nostrum, filium quondam Rainaldi filii nostri, quem Obizo-nem nostrum legitimum filium appellamus, nobis legitimum heredem instituimus. Et non sit licitum praedicto Obizoni nepoti nostro alienare in totumvel in partem aliquam de proprietate et territorio Calaonis Castri nostri, et Curiae Calaonis ... Ego Franciscus de Vitale Notarius, ...: ut de ipsa licentia apparet publicoIstrumento scripto manu Zilberti Notarli in Millesimo Trecentesimo Duode-cimo, Indictione X. Ferrariae, die XXVI. Mensis Maji. 100
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