tav. 33, Carlo Dellarocca, Altare San Contardo disegmo di Carlo Amati architetto, bulino, cm. 26x40,2. Milano Civica raccolta Bertarelli per gentileconcessione, foto Saporetti Milano. 151
tav. 34, opera dell’architetto milanese Carlo Amati, Altare di San Contardo,(1822) Broni S. Pietro, cappella del Santo. 152
153
tav. 35, GiavanBattista Turcazzano, Arca di San Contardo, Broni, S. Pietro,cappella del Santo (XVII sec.), legno di tiglio indorato, cm. 112x248. Nellapagina precedente l’arca vista dall’alto. 154
tav. 36. GiavanBattista Del Sole, Le campane suonano senza aiuto umano ilgiorno della morte di San Contardo, affresco, Broni, S. Pietro, cappella delSanto, cm. 100x180. 155
Il ciclo di affreschi che decora la Cappella di San Con- tardo in S. Pietro di Broni Il ciclo di affreschi che decora la Cappella di S. Contardo e illu-stra gli episodi principali della Vita del Santo, secondo il Codicebronese del Crosnis, è una delle opere artistiche più importanti chegli sono state dedicate. Rimpiazzò precedenti pitture, con il mede-simo tema - testimoniato dal Ciarlini nel 1627 - dipinte non moltotempo prima, ma probabilmente di scarso valore. Il nuovo ciclo fueseguito tra il 1661 ed il 1663, quando era Arciprete di S. Pietro inBroni il discusso Rev. Giureconsulto Bartolomeo Belcredi. Il ciclo silegge in senso orario, dal soffitto della cappella in tre linee di deco-razioni; fu realizzato dal pittore milanese (alcuni dicono varesino)Giovan Battista Del Sole 2 (tav. n° 19-36). Le quadrature a stuccoin origine erano completamente dorate, oggi soltanto sui rilievi.Ogni riquadro è sormontato da uno spazio che in origine dovevacontenere l'iscrizione del titolo; in più, tutte le illustrazion i doveva-no contenere l'arma del committente, oggi ne rimangon o tre di cuiuna illeggibile, appartiengono agli Scaramuzza Visconti ed ai Plessa.Il ciclo pittorico è dipinto a fresco, mentre per il recente restauro(Brambilla Barcillon, 1985) è stato usato l'acquerello. La cappella,in origine scarsamente illuminata da una finestra tonda, posta nel-la parete centrale, appena sotto il soffitto, durante la sistemazionedell'altare nuovo ne fu aperta una seconda, al centro della paretedestra. La decorazione della parete sinistra risulta pervasa da un toc-co di naturale freschezza che si apprezza soprattutto nei particola-ri, l'atteggiamento dei personaggi è un po' distaccato ma con unacomposizione ineccepibile, conforme allo stile di Del Sole. I quadri della parete centrale - dal 1822 parzialmente nascostidal nuovo altare - tra i quali è inserito il riquadro con la dimensionepiù ampia, mostrano uno stile diverso, più emotivo e difforme dalcarattere della parete sinistra. Dal Registro della \"spesa e della cavata\" della Fabbrica di S. Con-tardo, risulta coinvolto nella preparazione dell'opera anche 193 156
il pittore pavese Carlo Sacchi; non si conosce quale apporto concre-to abbia dato, se gli fu commissionata l'opera e poi tolta, se si tenneconto dei suoi disegni preparatori; ma di fatto gli vennero ricono-sciuti in proposito due compensi. A confondere il nostro giudizio vaanche detto che nell'anno 1898, la mano infelice di un tal Cori Sante,restaurò le pitture usando colori ad olio. Il danno è stato prodotto,specialmente nei punti rifatti per la caduta del colore a causa dell'u-midità, scempio oggi in parte neutralizzato dal recente restauro. PertestimoniarelasingolarevicendaSacchi-DelSole,trascriv iamoalcune note del suddetto Registro della Fabbrica di S. Contardo: Il 4 aprile 1660, \"... Dato a Messer Gio. Batta Farina per spesa cibaria fatta al Sig.. Carlo Sacchi Pittore et alli stuccatori ...\". Il 27 settembre 1661, \" ...S'è fatto accordo con il Sig.. Gio. Batta Del Sole pittore milanese di fare dipingere liprimi sei quadri della Vita er Historia di S. Contardo nella Cappella di detto Santo peril prezzo di L. 40 ciascun quadro con le spese cibarie, et a conto del suddetto accordo haricevuto L. 50, soldi 8 ...\". Il 19 gennaio 1662: \"... Si saldano al Del Sole 9 quadri conL. 359, soldi 12,e L. 132 pagate all'Osteria di Madama Giulia Marazzana per spesecibarie fatte dallo stesso Pittore ...\" . Il 19aprile 1662: \" ... Dato al Sig.. Carlo Sacchi Pittore per avere fatto alcuni disegni della Vita di S. Contardo L. 63, e soldi 10...\". Il 23 settembre 1663: \" ... Si sono fatti dipingere nella Cappella di S. Contardo dalSig.. Gio. Batta Del Sole milanese dieci quadri compreso il grande d'accordo in tuttoL. 480 acconto de quelli si sono pagate come dal suo confesso infitto L. 303. E più perspesa cibaria del suddetto Sig.. Gio Batta con un suo servitore per giorni n° 61 pagatia Madama Giulia Marazzana dalla quale si sono ... spese per detti giorni come confesso L. 183. Al muratore per avere dato la calcina e bianchetto alli detti quadri L. 5...\". 157
Descrizione del soggetto di ogni quadro contenuto nel ciclo. Parete sinistra della Cappella, prima linea di decorazione: I°- S. Contardo si licenzia dalla famiglia per avviarsi pellegrino al San-tuario di S. Giacomo; sullo sfondo la città di Ferrara, cm. 110 x 150. II° - Un Barone indica a S. Contardo ed al suo seguito, al suo arrivo aBroni, la via del monte, cm. 110 x 190. III°- Sosta di S. Contardo con i compagni sul monte, ai loro piedi Broni,cm. 110 x 150, tav. n° 19. Parete centrale della Cappella, prima linea di decorazione: IV° - S. Contardo, solo, addita il Monte, detto da allora in poi di SanContardo, cm. 110 x 155. V° - Il quadro è oggi coperto dall'altare dell'Amati. VI° - Il Santo, trasportato a braccia giù dal Monte, viene condottoall'albergo, ove licenzia i suoi due compagni di viaggio; a destra sotto unportico si individua l'insegna dell’albergo Croce Bianca, cm. 110 x 155. Parete sinistra, seconda linea di decorazione: VII° - S. Contardo gravemente infermo lascia l'albergo; sopra la scenal'insegna dell’albergo Croce Bianca, cm. 128 x 126. VIII° - Veduta di Broni nel momento della morte di S. Contardo, lecampane suonano senza aiuto umano, i bronesi ignari si chiedono il per-ché, cm. 128 x 265. IX° - S. Contardo viene tumulato in terra comune, cm. 128 x 125. Parete centrale, seconda linea di decorazione: X° - L'ossessa di Villa Lidi svela l'appartenenza di Contardo alla Casad'Este cm. 141 x 141. XI* - Il quadro centrale di cm. 300x218 è ostruito dall'altare dell'Amati,ai bordi laterali esce soltanto parte della cornice. Doveva essere la pitturapiù importante, forse con la figura del Santo in agonia sdraiato su ungiaciglio, uguale alla composizione usata dal Giorgi per la sua incisione. XII° - S. Contardo, dopo l'arrivo dei familiari, avvisati dai bronesi, vie-ne tumulato in chiesa, cm. 141 x 1,41. I seguenti tre quadri sembrano uscire dallo schema complessiv o, inquanto raffigurano passaggi della Vita che si antepongono ai due prece-denti. Parete sinistra, terza linea di decorazione: XIII° - S. Contardo dopo le manifestazioni miracolose viene esumato eseppellito nel cimitero dei pellegrini, a lato della chiesa, cm. 120 x 150. XIV° - Miracolo delle fiammelle sul tumulo del Santo, le scorgono dinotte parecchie persone, cm. 120 x 190. XV° - S. Contardo viene riesumato e trasportato all'interno della chie-sa di S. Pietro in Broni, cm. 120 x 150. 158
Parete centrale, terza linea di decorazione: XVI° - S. Contardo deposto su un catafalco, in primo piano un uomoe una donna: forse si tratta del riconoscimento effettuato dai familiari,cm. 122 x 155. XVII° - Quadro oggi occultato dall'altare dell'Amati. XVIII°- Un Sacerdote celebra la Messa di S. Contardo, cm. 122 x 155 4. Parete destra della Cappella, sotto lo specchio di una finestra ton-da: Un piccolo quadro contiene un'iscrizione, in parte illeggibile, cm. 55x 150. CONLATA AB .............. ARCH. ALEXAN ............. PICTORIS ET .......... ITERUM DECORA .......... ANNO .............. XIX° - Il quadro oggi non contiene più alcuna decorazione, cm. 120 x150 5.tav. 37. GiavanBattista Del Sole, affreschi della parete sinistra, Broni,S. Pietro, cappella del Santo, cm. 100x180. 159
Note biografiche: Del Sole, Giovan Battista, non e noto l'anno di nascita dell'artista, che il Torre (1674) qualifica come \"milanese\" (l'indicazione va però valutata con prudenza inquanto lo storico estende questo appellativo anche ad artisti nati in altri centri dellaLombardia: Giannone, 1984-1985). Il primo riferimento cronologico certo nella vicenda di questo trascurato protagonista della pittura dei decenni centrali del Seicento inLombardia è costituito da alcune incisioni che il Del Sole eseguì nel 1644, insieme aG.P. Bianchi, su disegno dello Storer (Giannone, 1984-1985). Le incisioni erano destinate a un volume commemorativo, edito nel 1645 e dedicato alle esequie della reginadi Spagna Isabella di Borbone. Non lontano da questi anni dovrebbe collocarsi (Coppa,1987) la tela raffigurante la Morte del giusto, eseguita per la cappella del Suffragiodella chiesa di San Biagio a Caprino Bergamasco. La cappella fu eretta nel 1642 ealla sua decorazione parteciparono anche lo Zoppo da Lugano, il Montalto ed ErcoleProcaccini. Nel 1649, per gli apparati allestiti in onore dell'entrata a Milano di MariaAnna d'Austria, l'artista dipinse una Battaglia oggi nota solo attraverso un 'incisionerealizz ata dallo stesso Del Sole (al medesimo avvenimento potrebbero essere collegate,secondo il Bona Castellotti, 1985, le due grandi tele di carattere celebrativo di GiovanBattista conservate all'Accademia di Brera). Di sette anni successiva è un 'altra incisione raffigurante il Sepolcro di Enrico Settala, già in San Francesco a Milano, del qualeil Del Sole aveva curato la decorazione pittorica (Torre, 1674). I rapporti con la famigliaSettala sono documentati anche dalla citazione nell'inventario del museo di ManfredoSettala (1664) di sette Marine di Del Sole dipinte su lapislazzuli (due paesaggi di Giovan Battista sono ricordati nel 1672 anche nella collezione Mazenta, sempre a Milano). Il Torre (1674) ricorda numerose imprese decorative realizzate dal pittore a Milano:mentre gli affreschi un tempo in San Bernardo, in San Pietro in Gessate e nella CorteDucale (questi ultimi, collocabili intorno al 1665, furono eseguiti dal nostro artista incollaborazione con altri pittori) risultano perduti, ancora visibili sono le Storie di SanDomenico lasciate dal Del Sole nella cappella dedicata al santo in Sant'Eustorgio, forseanteriori al 1657 (Allegranza, 1874; Giannone, 1984-1985). Nel 1656 il pittore è aVarese, dove affresca l'arcone della distrutta chiesa dell' Annunciata (Sevesi, 1926).Due anni più tardi, sempre a Varese, decora la volta della navata della chiesa di SanGiuseppe, mentre tra il 1661 e il 1663 è documentata la sua attività a Broni, nella cuichiesa di San Pietro esegue un ciclo di affreschi, tuttora esistente, dedicato alla Vitadi San Contardo. Di poco successiva al 1669 dovrebbe essere la tela raffigurante SanPietro d'Alcantara, eseguita per la chiesa di Sant'Angelo a Milano (ora nell'attiguoconvento), mentre al 1670 risale il contratto per gli affreschi della cappella di SantaMarta in San Vittore a Varese realizzati con Federico Bianchi (Basso, 1988). Sempre a Varese il Marliani (1737-1776, ed. 1955) ricorda un suo intervento decorativonella distrutta Porta di Pozzovaghetto. Si conserva invece la Battaglia di Lepanto,eseguita da Giovan Battista per il collegio Ghislieri di Pavia tra il 1672 e il 1673 èl’ultima opera documentata del pittore, di cui non è noto l'anno di morte. ( A p. 54, \"...Anche in seguito il pittore [Del Sole] sarà più volte attivo per la citta , con la quale nondovette avere solo occasionali rapporti di lavoro, dal momento che il Marliani lo definisce“patrizio di Varese”...” , Da F. Frangi, in Pittura tra Ticino e Olona, Varese e laLombardia nordoccidentale, pubbl. Cariplo, Milano, 1992 (p. 283). 197 160
Note biografiche: Sacchi, Carlo,\"... n. Pavia 1616, m. ivi 1707. Pur essendo l'unico pittore pavese delSeicento in grado di produrre le credenziali, un curriculum rachitico ma dignitoso tarpale ali al biografo a cominciare dalla data di nascita... Nel 1649 è a Venezia, come accertano due stampe. ... Risale al 1664 un pagamento saldatogli dal Cardinale per alcune opereeseguite a Roma (Bertolotti 1881), non più reperite e d'esiguo impegno: una \"serrata dicamino\" e altre cosucce per un totale di ducati tre, comprese le spese. La commissionenon giustifica certo il viaggio: ma il Sacchi doveva essere \"benestante\" dopo aver invasodi quadri le chiese di Pavia. Nel libro dei legati del Carmine è conservato un documentodi allogazione al pittore della cappella di Sant'Alberto Carmelita, tutta ornata a spese dilui con dipinti e statue, e dotata di una rendita per la celebrazione di una Messa quotidiana. ... Nel 1686 il Sacchi è sicuramente a Pavia, poiché il Bartoli data in quell'anno iSanti della chiesa non più esistente di S. Caterina...\". Da M. Bona Castellotti in: Pittura a Pavia dal Romanico al Settecento, Ediz. Cari-plo, 1988. 198 161
Schede di Francesco Frangi, in Pittura tra Ticino e Olona,Varese e la Lombardia nord-occidentale, 1992 (p. 284) .Giovan Battista del Sole (Angeli Tav. 120, p. 186) Affresco,Varese, San Giuseppe. \".. A cinque anni di distanza dall'intervento di Melchiorre Gherardini nelcoro (1653) gli scolari della confraternita della Beata Concezione e del Gonfalone, che a partire dal 1589 avevano sovvenzionato la ricostruzione della chiesadi San Giuseppe, affidarono a Giovan Battista Del Sole il compito di decorarela volta a botte della navata. Gli affreschi sono concordemente riferiti al pittoredalle fonti locali, a partire dal Marliani (1737-1776 ed. 1955, p. 52) cui dovevaessere evidentemente nota l'iscrizione \"GIO. BATTA DEL SOLE PIN. 1658\",apposta sotto l'intradosso a sinistra della volta (Tavernari, 1979a). Come si apprende dal Minola-Cattaneo (1931-1932, p. 30), la volta della chiesa era stataricoperta già nel 1596 da una sobria decorazione a stucco tuttora esistente, chevincolò drasticamente il programma pittorico. Il Del Sole ebbe infatti a disposizione solo dei piccoli riquadri nei quali dipinse una teoria di angeli (Tav. 120),alcuni musicanti, altri reggenti mazzi di fiori, culminante, al centro della volta,in uno scomparto più grande raffigurante la Santissima Trinità circondata daun'ulteriore gloria angelica. Sebbene soffocati dall' ingombrante severità dell'ornamentazione a stucco, gli affreschi di Del Sole rivelano una certa vivacità,percepibile nelle pose movimentate e diversificate dei singoli angeli, alcuni deiquali appaiono chiaramente influenzati da quelli dipinti dal Gerardini nelle fascedecorative dei suoi affreschi. Evidenti si rivelano anche i rapporti con le analoghefigure dipinte un decennio prima dallo Storer nella cappella di San Siro allaCertosa di Pavia, mentre la resa morbida degli incarnati e le tipologie dei voltiindicano chiaramente la conoscenza delle opere dei Nuvolone e del Montalto. Varilevato che l'intervento di Del Sole in San Giuseppe non si limitò alla decorazione della volta, ma si estese anche alla controfacciata. Qui il pittore affrescòi due spicchi ai lati della finestra centrale, mai ricordati né dalle fonti né daglistudi più recenti. Se quello di destra, in condizioni precarie, appare difficilmente giudicabile (anche per via della scarsa illuminazione della chiesa), quello disinistra meglio conservato e visibile, raffigurante Noè sostiene l'arca (qui riprodotto), rivela chiaramente i caratteri stilistici delle opere note di Del Sole. Lepuntuali affinità con gli affreschi di San Giuseppe invitano inoltre a restituire aGiovan Battista anche l'affresco raffigurante San Rocco, Sant'Antonio Abate edue angeli, che incornicia un'antica immagine votiva nella chiesa di Sant'Imerioa Bosto, nelle immediate vicinanze di Varese ...\". (segue) 199 162
Giovan Battista Del Sole (Santo vescovo, Tav. 122, p. 188) (Ero-diade con la testa del Battista, Tav. 123, p. 188) Federico Bianchi(Cristo risorto appare alle Marie Tav. 124, p. 189) Affresco, Varese,San Vittore (p. 286). \"... tre riquadri appartengono al vasto ciclo di affreschi che decora la terzacappella a destra della chiesa, dedicata a Santa Marta ed edificata tra il 1583 e il1604 (Colombo, 1970, pp. 23-4). L'impresa è citata nella Cronaca dell'Adamollo(in Adamollo - Grossi, 1723-1846, ed. 1931, p. 80r), nella quale si segnala chenel 1680 Federico Bianchi e Pietro Del Sole lavoravano agli affreschi e che nel1682 la cappella era \"adornata \". Le note dell 'Adamollo sono all'origine dellaconfusione, protrattasi anche negli studi più recenti, circa l'identificazione delpittore che collaborò con Federico Bianchi al ciclo, spesso riconosciuto, nonostante la chiara corrispondenza di stile tra gli scomparti non spettanti a quest'ultimonella cappella e le opere certe di Giovan Battista Del Sole, proprio in Pietro DelSole, padre di Giovan Battista, di cui però non e nota nessuna opera certa e checomunque avrebbe dovuto attendere agli affreschi ad un 'età ultraottuagenaria.A sgombrare il campo da ogni equivoco ha provveduto il recente rinvenimento,ad opera della Basso ( 1988, pp. 329- 39), del contratto relativo alla commissionedegli affreschi, che consente di identificare definitivamente gli autori del ciclo inFederico Bianchi e in Giovan Battista Del Sole, e dunque di confermare le notiziefornite dalle fonti varesine successive all' Adamollo (Marliani, 1737-1776, ed.1955, p. 50; Ghirlanda, 1817, p. 36; Calzoni, ante 1871, s.p.-Brambilla, 1874,p. 109). Essendo datato 1670, il documento, inoltre, obbliga ad anticipare di undecennio l'indicazione cronologica fornita dall 'Adamollo riguardo all'esecuzione degli affreschi. Nel contratto, fra l'altro, si precisa che l'opera doveva essereterminata nel luglio del 1671, ed appare pertanto fortemente improbabile che ilavori si siano protratti per un decennio oltre i termini fissati (l'errata menzionedi uno dei due pittori invita peraltro a credere che l'Adamollo non avesse attintodi prima mano ai documenti relativi all'impresa). Il contratto consente inoltredi decifrare i contenuti iconografici delle scene della cappella, sede della confraternita di Santa Marta e decorata con storie relative alla vita della santa tratte,oltre che dai Vangeli, dagli scritti di San Gerolamo e dalla leggenda che narrail viaggio a Marsiglia di Marta, Maddalena e Lazzaro. L'inserimento in questocontesto dell 'Erodiade con la testa del Battista si spiega col fatto che la confraternita era titolata anche a S. Giovanni Battista (Basso, 1988, p. 336, nota 19;a questo testo si rimanda per un 'analisi iconografica più dettagliata dei singoliepisodi). Non si rintracciano, invece, nel documento, indicazioni riguardanti ladistinzione delle parti affidate ai due pittori nella decorazione. In proposito risulta però esatta, questa volta, l'annotazione ancora dell'Adamollo che distinguecon i due interventi: \"Da la parte dell'Evangelio [cioè a sinistra] il Sole, e dall'altra parte il Bianchi e nel volto tutti e due assieme \". Almeno riguardo alle duescene principali, collocate ai lati della pala di Marie al Sepolcro e Cristo risorto appare alle Marie (Tav 124), questa suddivisione delle mani è generalmenteaccettata dalla critica ed è stata ribadita recentemente dalla Basso che, riesaminando l'intero ciclo, ha giustamente conferm ato al Del Sole tutti i riquadri sullepareti verticali e sulle lesene di sinistra 200 163
(Tavv 122-123) della cappella e al Bianchi quelli simmetricamente corrispondenti. Per quanto riguarda la volta, la studiosa ha proposto di ri-ferire tutti gli episodi al Del Sole, con l'eccezione delle scene raffiguraL'estasi e la Morte di Santa Marta. Ritengo tuttavia che anche il riquadrocon San Fronto assiste alle esequie di Santa Marta (qui riprod. Eig B) vadaricondotto al Bianchi. Alla pittura sciolta e giocata su larghi e netti con-trasti di luce del più giovane e moderno collaboratore, il Del Sole opponeuna stesura più analitica, caratterizzata da delicati passaggi chiaroscuralie da una luminos ità soffusa, particolarmente evidente nella scena delleMarie al sepolcro come nei riquadri della volta (si veda, ad esempio l'epi-sodio con San Frontone avvisato da un angelo della morte di Santa Mar-ta, qui riprodotto, Fig. A). Realizzati verosimilmente a non molti anni didistanza dai lavori di decorazione della Corte Ducale a Milano, riferibiliin prossimità del 1665 (donnone, 1984-1985, p. 223, nota 31), e dal ciclodi tele dedicate al Battista, già nell'oratorio del chiesa di San Giovannialle Case Rotte, che avevano visto il Bianchi e il Del Sole collaborare, tragli altri, con Giovanni Stefano Montalto, Giuseppe Nuvolone ed ErcoleProcaccini, gli affreschi di San Vittore rivelano, non a caso, una fitta retedi riferimenti ai fatti della contemporanea pittura barocca milanese. Seevidente risulta, ad esempio, il rimando al Busca del brano delle Marieche assistono alla Resurrezione nella scena del Bianchi, peraltro già av-viato negli altri episodi ad un linguaggio più moderno, altrettanto chiareappaiono le consonanze proprio con Ercole e con il Montalto che rivelanogli episodi di Del Sole (indicativi risultano in proposito i confronti con leimprese decorative dei due artisti nel Duomo di Monza e nella Certosa diPavia), che si dimostra aggiornato anche sulla pittura dei Nuvolone e su-gli esiti estremi dell'arte del Cairo, come rivela in particolare la figura diErodiade. Nel loro pittoricismo mosso e vibrante e nella densa atmosfe-ricità che li contraddistingue, gli affreschi di Del Sole rivelano inoltre un'inflessione genovese, già rilevata dalla Coppa (1987, p. 118) a propositodelle scene dipinte dal pittore in San Pietro a Broni...\". 201 164
Schede di Franco Moro, in Pittura a Pavia dal Romanicoal Settecento, Milano 1988 (p. 308) . Giovan Battista DelSole (Storie di San Contardo) Affresco, Broni, San Pietro. “... Giovan Battista Del Sole, “Storie di S. Contardo” (tav. 135) Affreschi, Broni, San Pietro. Il ciclo di affreschi si trova nella cappella a destra,a fianco al presbiterio, di fronte a quella analoga dedicata alla Madon-na del Rosario e completamente decorata nel 1611 dal pavese GiovanniBattista Tassinari. I dipinti di Giovanni Battista Del Sole raffigurano gliepisodi salienti della Vita di S. Contardo, originario di Ferrara e mortoa Broni il 16 Aprile 1249, durante il viaggio di pellegrinaggio che sta-va compiendo verso il santuario di S. Giacomo di Compostella (Bascape1946). Nella cappella che era già affrescata con opere ricordate nelle visitepastorali, i lavori di rifacimento della decorazione iniziarono nel 1660 conl’esecuzione degli stucchi per mano dei maestri Angelo Galesino e PaoloRossi. Al 27 settembre dell’anno successivo risale l’accordo con GiovanniBattista Del Sole che probabilmente subentra al pavese Carlo Sacchi, alquale nel 1662 vengono saldati alcuni disegni eseguiti per la cappella.Il 23 settembre 1663 si stipula l’accordo “per altri dieci quadri compreso ilgrande\". (Cerioli, 1904, p. II), quest'ultimo da identificare forse con una palad'altare. Con l'edificazione del 1827 dell'imponente altare neoclassico, su disegno dell'architetto Carlo Amati, sono andati perduti alcuni dei riquadri affrescati sul muro di fondo; le nove scene rimaste integre sono quelle sulla paretelaterale. Nella \"tumulazione di S. Contardo \" (Tav. 135) rappresentata in basso asinistra, il corpo esanime del Santo taglia diagonalmente la scena sul confine ideale tra le figure in penombra e quelle in piena luce; sul corpo è proteso un vecchiodal volto intensamente caratterizzato. L'orientamento narrativo si manifesta anche nell 'attenzione con la quale l'artista riproduce momenti della vita comune,la madre che allatta il proprio figlio e l'abbigliamento della folla, evidenziano adesempio lo strappo nella camicia bianca dell'uomo che sostiene il Santo. Tutta lacomposizione è svolta a colori tenui abbinati ad effetti lucenti e traslucidi similia quelli dei cremaschi Barbelli e Lucini, ma con una maggiore delicatezza. Lostesso spirito narrativo si legge anche negli altri riquadri, come in quello della\"Veduta di Broni\" popolata di viandanti, donne e cavalieri, colti durante le loropratiche abituali. Oltre ai ritocchi eseguiti alla fine del XIX. secolo, a causa delprecario stato nel quale già di trovavano, gli affreschi sono stati restaurati dalPellicciali e dalla Brambilla Barcillon nel 1985...\".Bibl.-: D. Giannone, Contributi sull'opera di Giovanni Battista Del Sole, in Rassegna di Studi e di notizie, XII, pp. 191-226, 1984-85; L. Basso, Giovan BattistaDel Sole e la Cappella di S. Maria in S. Vittore a Varese, in Tracce, IX,4,pp.329-42, 1988; F. Frangi, in Pittura tra Ticino e Olona, Varese e la Lombardianord-occidentale, pp. 54, 383-87, pubbl. Cariplo, 1992. 202 165
La volta della Cappella di San Contardo in S. Pietro di Broni in cui figura l'affresco Gloria di San Contardo (XVIII sec.) Il soffitto è a volta, con otto spicchi decorati a stucco. Al centrofigura un medaglione tondo dipinto dal pittore pavese Carl'Anto-nio Bianchi 6, diametro di m. 2,50. Riproduzione a p. 205, tav. n° 38. Note biografiche: Bianchi, Carl'Antonio detto \"Bianchetti\" - \"... Secolo XVIII. Seguace della Scuola Romana, lavorò parecchio per le Chiesa della città. Suoi quadri: La ver-gine col Bambino e S. Filippo Neri; S. Pietro che medica S. Agata eseguitinel 1754. Nella Chiesa di S. Francesco, La Sacra Famiglia con Sant'Anna, S.Gioacchino e Santa Elisabetta. Una interessante pala d'Altare che rappresentaS. Giuseppe da Copertino durante una delle sue estasi in cui si solleva daterra alla vista di tutti ...\". Da D. Morani, in Dizionario dei pittori Pavesi, 1948.Bibl.: U. Thieme e F. Becker, Vol. III, p. 581. N. Repetti, ( 1985-86) in La Collegiata di S. Pietro di Broni: Architettura edecorazione, p. 119: \"... Da questi stucchi emerge uno spirito pienamente settecentesco, con tutta la sua grazia, assai lontano dalle forti fantasie barocche. Lavolta si presenta ripartita da sottili lesene rosa in otto spicchi, dipinti uniformemente sul fondo di un tenue colore azzurro-verdino. Il tondo centrale, che reca un affresco, è contornato da una semplice cornice,ma tutta la volta si allieta di piccole volute festoni di rose, foglie. Ogni spicchioè infatti decorato al centro e nei profili da puttini, pendoni di fiori e vasi, testinedi angioletti, tralci e girali, arricciature di ispirazione vegetale, bianchi con profilature dorate. Si crea un gioco pittorico di contrasti tra il bianco e l'oro deglistucchi delicati e leggeri, e i fondi dipinti a tinte chiare, con effetti delicatissimi.Non vi sono notizie precise circa questi stucchi. La data più opportuna potrebbe riferirsi, anche per la concordanza con i datistilistici, all'affresco del medaglione centrale, che e opera della meta del Settecento. L'autore dell'affresco e, infatti, il pittore Carl'Antonio Bianchi di Pavia,vissuto tra il 1714 e il 1774. 203 166
Di questo artista viene data una succinta nota nel Thieme -Becker, senzaper altro citare l'affresco bronese. Lo cita invece il Bartoli, senza indicarne ladata, che viene proposta dal Saglio al 1754. Mancano, purtroppo, fonti documentarie cui appellarsi per confermare l'esame stilistico e per definire una sicura datazione di questi stucchi, che rappresentano un momento del percorso artistico verso il barocchetto, che si concreta quinegli sfondi verdini, impreziositi da esili motivi floreali, nei serti vegetali, nellevolute e nei pendagli. Sono soluzioni raffinate e leziose, tali da suggerire impressioni più cromaticheche plastiche, e che si pongono nell 'ambito di un innegabile gusto settecentesco...\"; F. Bartoli: Notizie delle Pitture, Sculture ed architetture che ornano leChiese, e gli altri Luoghi Pubblici di tutte le più rinomate città d'Italia, ecc,1777, Tomo II, p. 60: \"... Brono, Collegiata - La Cappella dove riposa il corpo diS. Contardo di Casa d'Este, è tutta dipinta intorno a fresco, con vari fatti di EssoSanto da GioBattista Del Sole milanese. La volta poi della medesima col Santoportato in Gloria dagli Angeli, è di Carl'Antonio Bianchi Pavese. La tavola dell'Altare Maggiore situata nel Coro è di Panfilo Nuvolone Cremonese ...\"; P. Saglio, Op. cit., Vol. II, p. 42. 167
tav. 39. Mezzo ducato, argento mistura, d. mm. 34 (1731) r. e v. ; Lira, argen-to mistura, d. mm. 28 (1711) r. e v.; Giorgino, rame, d. mm. (1741) r. e v.La quarta rappresentata in prova di conio nelle pagine seguenti al verso,tav. 40. Mezzo ducato, argento mistura, d. mm. 35/30 (1727). 168
Le monete con la figura di San Contardo coniate nel Ducato di Modena In campo numismatico si era a conoscenza dell'esistenza di di-verse e rare monete con impressa la figura di S. Contardo, ma nonsi erano mai viste se non nei cataloghi specializzati. Le monete descritte qui sotto, trovate sul mercato numismaticonazionale, rappresentano un esempio fra le varie annate di conia-zione e sono riprodotte nella tavola n° 39, 40, 40/1. La prima è un Mezzo ducato, argento mistura, di gr. 10,650 e mm.34 di diametro, raffigurante al diritto il busto piccolo a destra co-razzato di Rinaldo d'Este, con la scritta RAYNALDVS» I» MVT»REG» D» XI» MI», all'esergo 1731. Al rovescio nel mezzo S. Con-tardo d'Este seduto con ilcapoaureolo,in abito da pellegrin o con laconchiglia sul petto ed in mano il bordone, in lontananza la città,alla destra lo scettro e la corona nobiliare in atto di allontanarli, ela scritta S» CONTARDVS» ,-ESTENSIS» PROTECTOR, all'esergo80 (bolognini) valore di quattro lire. La moneta è rara, gli anni diconiazione sono: 1727-1728-1729-1730-1731-1732. La seconda è Una Lira, argento mistura, di gr. 6 e mm. 28 di dia-metro, raffigurante al diritto il busto corazzato di Rinaldo d'Este, ela scritta RAYNALDVS» I» MVT» REG» EC» DUX» XI», all'esergo1711 .Al rovescio S. Contardo d'Este seduto, appoggiato ad un cip-po scolpito con il motto VT TVTIVS REGNET, con il capo aureolo,in abito da pellegrino, la conchiglia sul petto ed in mano alla destrail bordone, alla sinistra in atto di allontanarla la corona nobiliare,e la scritta S» CONTARDVS» EST» PRO, fu tosata durante il conioda un lato aveva il valore di 20 bolognini. La moneta è rarissima,gli anni di conio sono: 1707-1708-1709-1710-1711, esiste anche undiametro di mm. 26. La terza è un Mezzo Ducato, argento mistura, gr. 6,74/5,33 dia-metro mm. 35/30, raffigurante al diritto il busto corazzato di Rinal-do d'Este, e la scritta RAYNALDUS» I» MVT» R» M» EC» D, all'e-sergo 1727. Al rovescio S. Contardo d'Este genuflesso con il capoaureolo, a sinistra in abito da pellegrino, con il bordone in mano, 207 169
mano, in lontananza la città che la tradizione vuole sia Broni, all'e-sergo 80, e la scritta S* CONTARDVS* MUTIN* PROT*: ne furo-no battuti 400.000 pezzi. Esiste un esemplare diverso datato 1720,diametro mm. 30, al rovescio Sanctus* CONTARDVS* MUTINÆ*PROTCT* ma, pare un falso che si riconosce dal valore 80 simile adun 50. Queste monete pur battute in rilevante numero sono rare inquanto squagliate per ordine ducale. La quarta è un Giorgino, rame gr. 1,8 e mm. 21 di diametro, conia-to da Francesco III d'Este, raffigurante al diritto lo stemma Estense,e la scritta NOBILITAS ESTENSIS, all'esergo 1741. Al rovescio S.Contardo d'Este stante, vestito da pellegrino, la conchiglia sul pet-to ed in mano alla destra il bordone, e la scritta S* CONTARDVS*ESTENSIS. Aveva il valore di 5 bolognini. Esistono numerose va-rianti ed altre date: 1742-1750-1762, il 1740 pare in mistura. Dal XIII secolo il dominio degli Estensi si estendeva da Ferraraa Modena e Reggio. Nell'anno 1597 Papa Clemente VIII incorpor aFerrara nello Stato della Chiesa. Dal 1628, con Alfonso III d'Estegli Estensi mantengono soltanto il possesso di Modena e Reggio,che terminò poi con Francesco V d'Este nel 1859 con l'avvento delRegno d'Italia.A Rinaldo d'Este (1655-1737) , XI duca del casato e I duca di Miran-dola, si deve la grande devozione a S. Contardo.Già dal 1673 dimostrò il suo interesse, quando ancora principe di-ciottenne accompagnò, con la cognata Laura Martinozzi la figlia diquesta, Maria Beatrice d'Este, che andava sposa a Giacomo II Stuartduca di York, in seguito Re e Regina d'Inghilterra. I principi d'Estesostarono a Broni per onorare e raccomandare a S. Contardo d'Esteprosperità per il viaggio intrapreso. Rinaldo era figlio di Francesco I d'Este, e succedette al nipoteFrancesco II d'Este nel 1694; essendo Cardinale dal 1686, nell'anno seguente rinunciò alla porpora per assumere il titolo di duca.In quello stesso anno sposò Carlotta Felicita di Brunswick-Lune-burgo, figlia del duca Elettore di Hannover, di stipite comune congli Estensi. Ben presto il suo Stato si trovò coinvolto nella guerradi successione Spagnola (1702), riparò in Bologna per ritornare aModena nel 1706. E in questo particolare momento che finalmentela figura di S. Contardo, dopo la sua nomina a Comprotettore dellacittà di Modena ( 1698) poteva essere impressa sulle monete delloStato come S. Geminiano e S. Omobono. Il figlio di Rinaldo, Fran-cesco III d’Este, continuerà la tradizione soltanto con i Giorgirti. 170
Bibl.: O. Zocca, La zecca di Modena e le sue monete, Modena, 1975; M. Rovegnani Mo-rosini, Signorie e Principati (monete italiane con ritratto 1450-1796), Voi. I, 1984.tav. 40. Prova di conio, Mezzo ducato, 1727, proposta in luogo della mo-neta originale irreperibile sul mercato numismatico. Rappresenta il ro-vescio della moneta, S. Contardo è in ginocchio, e la città sullo sfondo siritiene secondo tradizione Broni. 171
tav. 40/1. Prova di conio, Giorgino, ( 1727-1732); tav. 40/2, in basso: Unalira, punzone (1707-1711). La prova di conio della pagina precedente,come gli esempi in alto, sono riprodotti per gentile concessione dallaSoprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Modena. 172
Da Conii e punzoni numismatici della R. Biblioteca Estense, memoria del Cav. Arsenio Crespellani, Modena 1887 \"... Conti e punzoni degli Estensi residenti in Modena, caratterizzati dallafigura di S. Contardo: RINALDO I, [ 1694-1737J: 440. S. CONTARDVS . ÆSTENSIS . PROTECTOR . S. Contardo in abitoda pellegrino, seduto rimirante il Cielo ed in atto di pregare. All'esergo 80. [C.mm. 33]. 441. S. CONTARDVS . ESTEN . MVT . PROT . Nel mezzo S. Contardo inabito da pellegrino seduto ed appoggiato ad un cippo col motto - VT TVTIUSREGNET - scritto in quattro righe: come nella moneta della Tav. XV, N. 130. -[C. mm. 27].442. Simile un tutto. 443. Figura di S. Contardo in atto di pregare, mancante dell'epigrafe attorno.[Conio incompleto]. 444. Simile, soltanto impressione fatta col punzone. 445. Simile, S. Contardo in ginocchio davanti alla citta di Broni. 446. Figura genuflessa di S. Contardo col bordone da pellegrino davanti allacittà di Broni. - [P.]. 447. Simile, seduto e rimirante il Cielo. - [P.]. 448. Simile in tutto. - [P.]. 449. S. Contardo seduto ed appoggiato al cippo (senza il motto) e corona ducale in mano. - [P.]. 450. Simile (2). - [P.]. (Nota 2 - Punzoni N. 440-444 che hanno servito adimprimere i conii dei mezzi ducati e delle lire, \"Zecca di Modena\" , pag. 141e Tavola XV, N.129 e 130; anzi il N. 440 sarebbe quello intagliato dall'incisoreAmerani Ottone, \"Zecca di Modena\", pag. 139 e Tavola XV, N. 129.) FRANCESCO III, [1737-1780]: 473. Figura in piedi di S. Contardo incedente a destra con bordone nella destra. Rovescio della moneta della Tav. XVI, N. 145. - [P.] ...\". 211 173
San Giulio, con i SS. Gerolamo, Antonio, Sigismondo e Stefano a Sant'Alberto di Butrio Affresco (XV sec). Sant' Alberto di Butrio (PV), Eremo di Sant' Alberto, altare di S.Antonio.In S. Giulio, così considerato fino ad oggi per la scomparsa (nonrecente) dell'iscrizione soprastante con il nome del Santo, si puòidentificare S. Contardo, per la parentela degli Estensi con i Mala-spina. L'opera è stata recentemente attribuita al pittore tortoneseCristoforo della Mina. cm. 140x220. tav. n° 17, particolare. La figura di S. Giulio è stata interpretata come raffigurante S. Contar-do in un articolo del Comm. Carlo Orsi, apparso in L'Eco di S. Contardo,Maggio 1991: Nuove scoperte su San Contardo d'Este - \"... Nell'Eremo di S. Alberto di Butrio, che si raggiunge percorrendo la provinciale per Varzi, abbandonando la Val di Nizza a quota 687, troviamo incorporata la chiesa di S. Antonio, affrescata da Antonius Baggius nel 1484, con figure,tra gli altri, di tutti i Santi della zona : Sant 'Alberto, San Bovo, San Ruffino,San Rocco. Nello scorcio sopra il piccolo altare tra San Gerolamo Sant 'Antonio, SanSigismondo e Santo Stefano il primo a sinistra risulta un Santo con bordone dapellegrino e corona in mano, che_alcuni autori ritengono San Giulio; ma da unattenta ricerca in merito, emerge che questo Santo è sempre raffigurato in vestiecclesiastiche con serpi sotto ai piedi. Altri San Giulio, a cui si potrebbe attribuire la iconografia, sono: San Giulio di Egina, morto decapitato sotto Diocleziano,raffigurato con le insegne del martirio e San Giulio I Papa con le insegne pontificali; nulla di tutto questo è riprodotto, e viene invece facile riconoscerlo per SanContardo, che lo si vuole sempre rappresentato con gli attributi da pellegrino. Ad avvalorare la nostra tesi vi e il fatto che Sant' Alberto fu aiutato nellacostruzione del suo Eremo dai marchesi Malaspina di Oramala, nobile famigliadella zona, che più volte avevano stretto rapporti di parentela con gli Estensi;una di queste prime unioni fu quella del Marchese Isnardo Malaspina con Cubitosa d'Este quartogenita di Azzo VII. che li ricorda entrambi nel suo testamento7, e pare giusto che nelle decorazioni dell'Oratorio ricordassero anche un lorocongiunto ...\". 213 174
Don Giulio Florian in Il richiamo di Frate Ave Maria, Giugno 1994,rende pubblica la scoperta in un articolo dedicato: \"...Un personaggio nuovo all'Eremo di S. Alberto Gli Eremiti aumentano ancora? Che gli Eremiti aumentino è un fatto, ma quioggi, non parliamo di questi. Ecco di che si tratta. E’ di questi ultimi mesi una scoperta (cioè il ritrovamento di una realtà nuova) di carattere culturale ed artistico. La scoperta si riferisce alla identificazionedi un personaggio che da oltre 500 anni appare dipinto negli affreschi che ricoprono le pareti dell'oratorio di Sant'Antonio, e precisamente sulla parete a destradi chi entra alla quale è appoggiato un piccolo ed antico altare in pietra. Sullaparete sovrastante appaiono, quasi in grandezza naturale, cinque figure di Santi.Incominciando dalla destra di chi guarda, scorgiamo dapprima S. Stefano, seguito da S. Sigismondo Re. Al centro c'è S. Antonio Abate, quindi S. Gerolamo edinfine un Santo ignoto. Molti studiosi si sono posti il problema: \"Chi è costui?\". Nella sua monografia storica su Sant'Alberto ed il suo Eremo, lo stesso Don Sparpaglione, studiosoOrionino, suppone che quel Santo fosse S. Giulio, con l'aggiunta però di un punto interrogativo. Infatti, S. Giulio non era un \"romeo\", cioè un pellegrino, comesi qualifica la figura dell'affresco. Altri, tra i quali il sottoscritto, hanno credutoinvece di potervi ravvisare S. Rocco, altro celebre pellegrino della Via Emilia,molto venerato nella zona dell'Oltrepò pavese e più in là. Ma, da qualche mese,questo particolare oscuro si è rischiarato; il mistero, se così si può chiamare, è stato svelato. Considerando e studiando la figura del pellegrino ivi dipinta, che glistorici del passato non sono riusciti ad identificare, il Com. Carlo Orsi, di Broni,studioso ed appassionato della storia delle nostre terre, ha chiaramente intravisto in essa il grande pellegrino S. Contardo, che finì i suoi giorni nell'aprile del1249 nella borgata di Broni, ov'è tuttora venerato come Patrono, conservandonegelosamente l'urna con le reliquie. La presenza di questa figura, assieme a quelladi altri Santi, costituisce considerevole arricchimento dei valori storici, artisticie devozionali dell'Eremo. Possiamo aggiungere che nella fascia colorata, che delimita l'affresco, in alto,l'autore ha dipinto in caratteri gotici anche il nome dei Santi sunnominati, soloche proprio il nome del Santo in questione è stato cancellato dall'usura dei secoli.Ci è parso, recentemente, inumidendo l'affresco con una spugna, di poter leggerela finale \"rdus\" (da Contardus), ma é poco più di una supposizione. La scritta,del resto, non servirebbe più, dopo la chiara dimostrazione data dal Com. CarloOrsi che ivi l'artista ha rappresentato il Patrono di Broni. S. Contardo apparteneva alla potente famiglia degli Estensi di Ferrara, ed era persona profondamentepia. Nato verso il 1216, all'età di 33 anni decise di peregrinare (allora si facevatutto a piedi) al celebre Santuario di S. Giacomo di Compostela. Avviatosi dalferrarese, egli sfociò sulla Via Emilia presso Parma o Fidenza e in seguito raggiunse Broni. Ivi, Contardo cadde gravemente ammalato e dopo due settimane digrande sofferenze fisiche e morali rese la sua santa anima a Dio. Era l'anno 1249e la sua morte fu accompagnata da molti fatti miracolosi...\". Bibl.: F. Bernini, La Badia di S. Alberto di Butrio, 1993; G. Fiori, I Malaspina,1995. 214 175
Cristo fra i dottori 1565 ca. Madrid, Museo del Prado. Opera del pittore Paolo Veronese. cm. 236x430 (particolare), tav. n° 41. Nell'opera giovanile del Veronese, tra i dottori spicca la figura diun pellegrino con bordone e l'insegna di Gerusalemme sul petto.Poiché nella Storia dell'Arte non si conoscono, oltre a S. Contardo,dipinti di altri personaggi con la distinzione della Croce di Palesti-na, si crede sia stato raffigurato il nostro Santo. A proposito di questa tela ha scritto Giuseppe F. Cinquetti inRivista Araldica 1910: \"... Interpellato il pronipote del celebre pittorePaolo Veronese, eh 'è il ch. Abate Caliari prof. cav. Pietro, il quale pubblicò del glorioso suo antenato la più completa monografia che tratta dellavita e delle opere del sommo artista, e fattane con lui minute ricerche, nontrovammo documento preciso e sicuro che attesti, quando e per chi, PaoloCaliari abbia eseguita la sua meravigliosa tela ...\". Dal risultato di que-sta ricerca non è improbabile che la committenza sia stata estense. 176
San Contardo d'Este cacciato dall'osteria di Broni Affresco 1639-'40 Sassuolo (MO), Palazzo ducale, Camera delle Virtù Estensi. Opera del pittore Jean Boulanger. cm.150x100 tav. n° 18, riprodotta per gentile concessione della Soprintendenza ai Beni Artistici di Modena. L'opera fu ordinata dal duca Francesco I d'Este, così pare anchela Pala d'altare di Reggio Emilia. Il principe è ricordato nel librodella Veneranda Fabbrica di S. Contardo di Broni all'anno 1657: \"... Nelle feste di Natale», In quest'anno e successo il passaggio per questaTerra del Serenissimo duca Francesco di Modena, generale delle armi cristianissime (Francesi) in Italia, et havendo con eroica pietà venerato l'Altare in cuisi racchiude il Corpo di S. Contardo, con salvaguardie et ordini rigorosissimi,diffese tutta la Chiesa et il popolo dal furor de' soldati ...\". Bibl.: M. Pirondini, Ducale Palazzo di Sassuolo, 1992. Note biografiche: Boulanger Giovanni. \"... (Troyes 1606- Modena 1660) Nativo di Troyes e benpresto allievo a Bologna di Guido Reni, Giovanni Boulanger entrò, nel 1638, al serviziodel duca Francesco I di Modena. Per conto del principe estense attese, dal 1639 fin versoil 1653, alla decorazione del piano nobile nel Palazzo di Sassuolo e dell'attiguo Oratoriodi S. Francesco, con la sola documentata interruzione di un biennio (1644- '46) trascorso a Roma ... nella prima fase della decorazione di questa «Delizia» estense (cameradell'Innoc enza, della Fortuna, della Virtù Estense e del Genio), partendo da inderogabilipremesse reniane e carraccesche, non aveva mancato di sperimentare, con disinvolta brillantezza di eloquio, un'ampia e mutevole gamma di ricuperi, non sempre puntualmenteindividuabili. Una sorta di inquieto neomanierismo cui non sembrano estranee le favolecavalleresche di Nicolò Dell 'Abate, certi modelli di paesismo fiammingo... Terminata ladecorazione sassolese, Boulanger continuò la sua intensa attività artistica al servizio delDuca, lavorando nel Palazzo di Modena, nella Villa di Pontetorri e forse anche a Parma;dipinse pure numerose tele di destinazione chiesistica. Fra i principali allievi di Boulanger in Modena ricordiamo il nipote Oliviero Dauphin e Sigismondo Cauta ...\". Da M. Pirondini in L'Arte degli Estensi, p. 122, 1992. 217 177
tav. 42. Francesco Stringa, Gloria di S. Contardo, Modena Palazzo Ducale. 178
La Vergine appare a San Contardo, alla Beata Beatrice d'Este e ad altra monaca Salesiana Pala d'altare (XVII sec). Reggio Emilia, S. Giorgio. Opera attribuita al pittore modenese Francesco Stringa. Il titolo più esatto pare: La vergine appare a S. Contardo a\"Este edalle Beate Beatrice I e Beatrice II d'Este (tra l'altro, le due Beate appar-tengono all'Ordine delle Benedettine). Olio su tela, cm. 284x204 L'opera proviene dalla cappella del Palazzo Ducale di Modena(G. Guandalini, L'Arte degli Estensi, p. 125, 1986); la raffiguraz ionedel Santo si rifa probabilmente iconograficamente all'intaglio delGiorgi. tav. n° 21. È nostra opinione, per lo scorcio del Santo, la comparsa del cieloa dividere le nubi dal primo piano, la cromaticità, l'espressione dol-ce del Santo e per la risoluzione di accavallare le gambe, comunein Guercino, come in S. Gerolamo di Dresda, Erminio e il pastoredi Birmingham, Cleopatra morente di Genova e S. Sebastiano soc-corso di Bologna, pare più un'opera di maniera (dopo il 1630) diFrancesco Barbieri detto il Guercino e aiuti. Infatti prima del suotrasferimento a Bologna nell'anno 1642, il pittore lavora per il ducadi Modena: \"... La stima ... si manifestò nell'invito rivoltogli da Francesco I d'Este, a venire a Modena; qui, secondo il Campori, il Guercinoaccompagnato da Matteo Loves e da Bartolomeo Gennari, «suoi allievi»;avrebbe eseguito i ritratti del duca e della consorte di lui Maria Farnese,perdut i ...\". Da L'Arte degli Estensi, F. Lorusso De Leo, p. 178. Un’altro indizio che ricollega la pala di Reggio Emilia con ilGuercino è la modella per il viso delle Beate, che si riconosce nelquadro Lot e le figlie, dipinto in Modena ed ora a Dresda. E’ documentato, invece, un lavoro sul medesimo tema compiutodallo Stringa (riprodotto a lato tav. 42), sulla volta della Galleria delPalazzo Ducale di Modena ( 1674) di qualità ben diversa dalla (segue) 219 179
recedente: \"... Testo tra i più complessi dell 'itinerario evolutivo di Stringa frescante, che trova salienti episodi nel S. Contardo del Palazzo Ducaledi Modena (dopo il 1674), con riflessi di stampo guercinesco ...\". Da G.Guandalini, L'Arte degli Estensi, p. 127. Risultano dello Stringa anche:\"... Nell'ambito della stessa Reggia, a partire dal 1674, affresca tre voltigià prossimi alla cappella, con i Beati della Casa d'Este entro quadraturedi Baldassarre Bianchi ...\". Da G. Guandalini, L'arte degli Estensi, p.125. Altre raffigurazioni di S. Contardo furono eseguite dallo Stringasempre nel Palazzo Ducale secondo L. Amorth, G. Boccolari e C.Roli Guidetti in Residenze Estensi, 1973: \"... ilpittore modenese Francesco Stringa, che attivo per la corte sin dai tempi del duca Alfonso IV, occupò almeno nel '61 anche la carica di soprintendente alla stessa Galleria. Lasua attività pittorica per il Palazzo (n.d.r. l'attuale Accademia Militare diModena) si svolse tra il 1680 e il 1700 con lavori nella cappella e in variesale ... Raffigurante Episodi e Miracoli di S. Contardo, di Beatrice edi un altra beata di Casa d'Este ... Cornici e ghirlande furono eseguiteda Baldassarre Bianchi che iniziò il lavoro nel 1673. Altra testimonianzadell'attività di questo pittore per la decorazione della Cappella di corte perla quale eseguì quattro quadri, e il bel dipinto raffigurante La Vergine S.Contardo e Beatrice Estensi e un altra monaca, ora nella chiesa di S.Giorgio a Reggio Emilia ... \". Bibl.: M. Del Monte e G. Guandalini, L'arte degli Estensi (catalogo), 1986, p. 136; E.Negro, Francesco Stringa, in «Deputazione di Storia Patria per le antiche Provin-cie Modenesi, Atti e memorie, Serie XI, Voi. Vili», 1986;L. Amorth, G. Boccolari, C. Roli Guidetti, Residenze Estensi, Ediz. del Banco S.Geminiano e S. Prospero, 1973. 220 180
San Carlo in adorazione della Beata Vergine del Pila- stro in Duomo di Parma Pala d'altare, (1650?). Parma, Cattedrale (gradinata sinistra per l'altare maggiore).Attribuita ad uno sconosciuto pittore locale (G. Boulanger, che fuattivo anche a Parma?). In S. Carlo si può identificare S. Contardo. Il Santo è ritratto con gli attributi del pellegrino, mantelletta,conchiglia e chiavi, ai piedi cappello e bordone, uguali a quelli chesi riscontrano nell'incisione del Giorgi. Olio su tela, cm. 122x181. La tela è originale, peccato che un antico maldestro restauro l'ab-bia rovinata. tav. n° 23. Da una lettera di Don Alfredo Bianchi della Cattedrale di Parma,indirizzata al Comm. Carlo Orsi di Broni: \"... Parma 17 agosto 1995Caro signore, solo ora posso rispondere alla sua del 21 luglio u.s., che chiedevanotizie riguardanti la tela presente nella Cattedrale nota come \"Beata Vergine delPilastro\". Le notizie non sono abbondantissime. La tela è attribuita ad uno sconosciuto pittore locale, risale al 1633, quando la Compagnia del SS. Sacramentola commissionò per la sua Cappella, collocata poi dove si trova ora. La qualità deldipinto è mediocre. La scheda della Soprintendenza, redatta il 10 maggio 1947da Augusta Ghidiglia Quintavalle, identifica il Santo pellegrino con San Carlo.Penso che questa identificazione sia errata: infatti non corrisponde con l'iconografia abituale di questo Santo. La Sua ipotesi ha senz'altro maggiori probabilità.Spiacente di non poterle fornire notizie più precise, La saluto distintamente. Con stima Don Alfredo Bianchi, P.zza Duomo, 1 – Parma...\". 221 181
I SS. Geminiano e Omobono assistono San Contardo nella sua agoniaGonfalone, anticamente usato per l'apertura delle processioni(1699?). Modena, Chiesa del Voto. Opera del pittore Francesco Stringa, (attribuito). Olio su tela,cm. 260x190 (ovale) tav. n° 22. Bibl.: M. Del Monte e G. Guancialini, L'arte de gli Estensi, 1986: \"... Presenze di bottega che abbasserebbero la tenuta qualitativa di opere come il Gonfalone con i Patroni diModena nella chiesa del Voto (1699), nonostante il documentato pagamento al maestro...\"; E. Negro, Francesco Stringa, in «Deputazione di Storia Patria per le anticheProvincie Modenesi, Atti e memorie», Serie XI, Voi. Vili, 1986. Note biografiche: Stringa Francesco, \"... (Modena 1635-1709) ... delle raccolte ducali orientate sulclassicismo bolognese e sul Veneto - di cui, a partire dal 1661, sarà Soprintendente dopoFlaminio Torri, è da considerare l'assenza dello Stringa dal ferace cantiere sassolese guidato dal Boulanger. E tuttavia, il suo, un iter professionale che continuerà presso la cortecon ulteriori prestigiosi incarichi, come la Direzione dell'Accademia di Pittura (1672) ela Soprintendenza alle Fabbriche Ducali ( 1685)...\".Da G. Guandalini in L'arte degli Estensi, 1986. 223 182
San Contardo in agonia nel forno, protetto dall 'Arcan- gelo Pala d'altare (1810). Broni, Oratorio di S.ta Marta, altare di S. Contardo Opera del pittore vogherese Paolo Borroni. Olio su tela, cm. 197x292. tav. n° 25, riproduzione gentilmente concessa dalla Confraternita della Beata Vergine del Gonfalone di S.ta Marta. Bibl.: A. Cerioli, L'Eco di S. Contardo, gennaio 1906, p. 5: \"... Infatti l'anno 1752,nell'antico Oratorio reso rovinoso (come appare nella supplica dei Disciplinati al Vescovo di Piacenza e conte Alessandro Pisani) erano solo due altari, il «maggiore» ed «asinistra» quello di S. Contardo. Deducesi pertanto che quest'ultimo sia stato dedicatoal Santo di Broni quando fu edificato l'oratorio primitivo. Ricostrutto l'anno 1774...venne pure eretto in onore di S. Contardo un nuovo altare in cotto a stucchi «a destraentrando» presso l'altare maggiore, che fu ornato verso il 1810 (.) di una bellissima telaad olio del chiaro pittore vogherese il Cav. Paolo Borroni, il quale ritrae S. Contardo negliestremi suoi momenti, circondato da Angeli, pronti ad accog lierne lo spirito celestiale....(.) Il reverendo Arciprete Giovan Battista Maggi, con scrittura privata - mancante datache trovasi nell'archivio parrocchiale di Broni, nella cartella pergamene, pattuì col pittorePaolo Borroni di Voghera ch'egli dipingesse la B.V. del Gonfalone con S.ta Marta e S.Bonaventura con Angeli, ecc. per settanta cinque zecchini d'oro ed argento a pagarsi intre rate, la prima nel settembre 1808, la seconda nel settembre del 1809, la terza ad operaultimata. L'arciprete Maggi promise inoltre una riconoscenza per mostrare al Borronistima ed aggradimento. Come è notorio il quadro menzionato trovasi appeso nell'anconadell'oratorio di S.ta Marta: è giudicato uno dei migliori, il più fine, dei quattro che furonodipinti dallo stesso autore. Con Tutta probabilità gli altri tre vennero finiti dopo il 1810...\"; R. Bossaglia, A. Guarnaschelli e V. G. Bono in Paolo Borroni, (catalogo), 1988. U. Thieme e F. Becker, Vol. IV, p. 376. Note biografiche: Borroni Paolo, nato a Voghera 1749 morto ivi 25 agosto 1819. 225 183
I SS. Geminiano, Omobono, Contardo d'Este Sebastiano e Rocco pregano la Madonna, affinché dal celo protegga la città di Modena Pala d'altare (1860 ca.). Modena, S. Vincenzo Martire. Opera del pittore Geminiano Mundici. Olio su tela, cm. 320 x 210. tav. n° 24. Note biografiche: Mundici, Geminiano, \"... n. a Modena 1823 m. ivi 1908... Più conosciuto comeesecutore di oleografiche pale d'altare (si vedano quelle presso le chiese modenesi di S.Vincenzo e S. Maria delle Assi, e le parrocchiali di Mugnano, Miceno etc, gentilmentesegnalatemi da Alfonso Garuti). G. M. ritroverà, tuttavia nel corso del suo itinerario artistico, quella freschezza interpretativa nella quale risiede il maggior pregio del GiacomoGavioli: una produzione che in genere, ma impropriamente, si definisce \"minore\", dellaquale sono rappresentativi anche alcuni bozzetti a soggetto paesaggistico ...\". Da G. Martinelli Braglia, Geminiano Mundici in «AA. VV., Mostra di opererestaurate, secoli XIV-XIX», catalogo, 1980. 227 184
San Giorgio e San Contardo d'Este in adorazione della Madonna del Rosario Pala d'altare (1876). Sant'Andrea di Foggia (Rapallo) (GÈ), S. Giorgio. Opera del pittore genovese Marcello Baschenis. Olio su tela, cm. 226x168. Riprodotta sotto. Bibl.: A. Cerioli, Il culto in onore di S. Contardo d'Este in Broni, 1918, p. 9, v., e p. 27,v.; V. Rocchiero, Ottocento Pittorico Genovese, 1964, Voi. IX. Note biografiche: Baschenis Marcello. \"... Nato a Genova nel 1829, morto nella citta natale il 5dicembre 1888. Partecipò fin dal 1850 alle esposizioni della Società Promotrice, mentrefrequentava ancora l'Accademia Ligustica dove, negli anni 1864-65 e 66, risulta premiato nel Corso di disegno del nudo, allora diretto dall'Isalo ...\". Da Comanducci, Dizionario illustrato dei Pittori, Disegnatori e Incisori ItalianiModerni e Contemporanei, IV Ediz. Vol. I, p. 210. 185
Madonna in trono con i SS. Giovanni Battista, Pellegri- no e Lucia Pala d'altare (1532). Modena, Pinacoteca Estense. Opera del pittore ferrarese Benvenuto Tisi detto il Garofalo. Olio su tavola, cm. 286 x 162. tav. n° 32, riprodotta per gentile concessione della Soprintendenza ai Beni artistici di Modena. Eseguita per una Cappella ducale di Ferrara. Il S. Pellegrino è stato interpretato e anche riconosciuto comeS. Contardo d'Este per le lettere CE poste sull'abito e la corona aipiedi, tanto che l'opera è stata riprodotta nella scheda dedicata a S.Contardo in Bibliotheca Sanctorum, 1964, ma gli attributi sono di S.Pellegrino d'Alpe eremita (tav. 45).Bibl.:G. Campori, Gli artisti italiani e stranieri negli Stati Estensi, 1855, p. 467; R. Pallucchini, Dipinti della Galleria Estense di Modena, 1945. p. 92-93 : \"... La Madonnain trono col Bambino tra angeli musicanti, in basso S. Giovanni Battista, S. Pellegrinoe S. Lucia. Tela, m. 2,86x1,62. La tavola fu trasportata su tela a Parigi: leggera pulituranel 1894 del Centenari. In stato di deperimento. Da una Cappella Ducale di Ferrara: aParigi nel 1796 e di nuovo a Modena nel 1815. La pala è datata 1532 e non 1533 comecomunemente si scrive. Al posto di S. Pellegrino, come interpreta il Della Palude, (1784,27; 1787, 26), si volle riconoscere il Beato Contardo Estense, per via dell'anagramma CEsegnato sulla spalla. Capolavoro della maturità del Garofalo ...\". Note biografiche: Benvenuto, Tisi detto il Garofalo, \"... nato a Ferrara nel 1481 e morto ivi nel1559: Formatosi nel Costa e Boccaccino, fu in un primo tempo preso d'entusiasmo perGiorgione, ma ben presto si raffreddò a contatto con il classicismo dell'Italia centrale. Ebbe diretti contatti col Dosso: ma divenne l'assertore più convinto del classicismodell'Italia del nord. Maestro ad ogni modo nobilissimo, del quale ... i ritmi di Raffaelloprendono ... qualche cosa di piccola e bella scrittura (Longhi) ...\". Da R. Pallucchini, I dipinti della Galleria Estense di Modena, 1945. 231 186
Madonna con il Bambino e i SS. Pellegrino, Carlo Bor- romeo e Nicola di Bari Pala d'altare, ( XVII sec, 1620?) Modena, Pinacoteca Estense. Opera del pittore Giovan Battista Pesari (attribuita). Olio su tela, cm. 220x170 Riproduzione n° 44 inserita nella pagina che segue, gentilmenteconcessa dalla Soprintendenza ai Beni artistici di Modena. Il Pallucchini è propenso a riconoscere nel S. Pellegrino il \"Bea-to Contardo Estense\", ma gli attributi sono di S. Pellegrino d'Alpeeremita (tav. 45). La pala d'altare è contemporanea alle duchesseEstensi Virginia De' Medici e Isabella di Savoia, entrambe devote aS. Carlo, mogli di Cesare e Alfonso III d'Este. Bibl.: R. Pallucchini, Dipinti della Galleria Estense di Modena, 1945, p. 145:\"... Vergine in Gloria e S. Nicola di Bari, S. Carlo, S. Pellegrino.Flaminio Torre ?. Tela m.2,70x2,30 (ma senza aggiunte m. 2,20x1,70). In buono stato,secondo il Venturi acquisto di Francesco IV, a Bologna prima del 1824; ma un quadrocon lo stesso soggetto è citato dall'inventario del Sali nel 1802 (Venturi, 1883, 404). IlCostelloni Tarabini (1854, n. 157,46) ed il Campori (1855, 347) attribuiscono la pala alPassarotti; in un inventario del 1802, redatto dal Sali (Venturi, 1883, 404), l'opera edata al Passeri. A. Venturi ripete l'attribuzione al Passarotti; S. Ricci (1925, n. 278,116)lo dice attribuito al Panetti (?!) e quindi «più verosimilmente allo Spada», attribuzioneaccolta dallo Zocca (1933,26). Il tipo morfologico della Madonna, dal viso atticciato, e certe maniere di accartocciarei panni, ricordano la Madonna della Sacra Famiglia del Torre ora nella Galleria diDresda: lo sfondo col paesaggio veneziano è di tinta Cantariniana: le fronde ramate ricordano ancora quelle del Martirio di S. Apollonia del Torre a Dresda. È probabile che sìtratti di un'opera del Torre, che appunto lavorò molto alla corte di Modena: del resto il S.Pellegrino, che ha gli attributi del Beato Contardo Estense, è un personaggio iconograficocaro a Modena. L'opera potrebbe essere anteriore al modello di Paletta, già attribuito alCavedoni (N. 330) ...\". 233 187
tav. 44, GiavanBattista Pesari (attribuito), Madonna con il Bambino e i SS.Pellegrino, Carlo Borromeo e Nicola di Bari, Modena Pinacoteca Estense(XVII sec.), olio su tela, cm. 220x170. 188
San Nicola, San Contardo d'Este e sopra le nubi un an- gelo tiene per mano un fanciullo Pala d'altare, sec. XVII? Modena, S. Maria delle Asse, poi S. Vincenzo nel 1782, ma per-duta nel secolo scorso. Bibl.: Da G. Soli in Le Chiese di Modena, T. II, p. 434, 1973, \"... Una tela di BartolomeoCapelli (che però il Tiraboschi attribuisce a Sigismondo Caula), nella quale si vedeva S.Nicola da Tolentino, genuflesso con le mani giunte, guardante un angelo posto sopranubi, che teneva per mano un fanciullo, mentre nel piano era seduto San Contardo d'Este. Questo quadro era situato nella Chiesa di S. Maria delle Asse a Modena, e fu poiportato dagli Agostiniani nel 1782 nella Chiesa di S. Vincenzo in Modena ...\". Maria Vergine e li SS. Lodovico Re di Francia e Contar- do estense Pala d'altare, sec. XVI? Ferrara, Oratorio della Diamantina, perduta?. Bibl.: Da C. Brisighella a cura di M. A. Novelli in Descrizione delle pitture e sculturedella Città di Ferrara, p. 631, 1990, \"... DIAMANTINA\ 406\ Sotto questa parrocchiae l'oratorio detto della Diamantina di ragione del Serenissimo di Modena. All'altare èun quadro con Maria Vergine e li SS. Lodovico Re di Francia e Contardo estense dipintida Orazio Mornassi ( 1 )\ L'oratorio della Diamantina, esisteva già alla metà del secoloXVII, ed era consacrato ai Santi Lodovico e Contardo. Demolito e riedificato nel 1834 fudedicato ai Santi Silvestro ed Eurosia (Benini Fortini 1983 p. 77, in Vigarano). 1. Nonidentificato; non citato da altre guide. ...\". 235 189
tav. 45, S. Pellegrino d’Alpe, xilografia. Riprodotta per gentile concessione della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Modena, Fondo Barelli.Anche questo Santo ha l’attributo della corona ai piedi. 190
Note (1) R. Volpini, in Bibliotheca Sanctorum, Roma 1964: \"...Pellegrino, eremita,santo. Le reliquie di un P.- dalla leggenda presentano come principe scotus. [fi-glio di Romano re di Scozia]... dopo la rinuncia al trono paterno pellegrino inOriente e poi in Italia, e finalmente eremita in una foresta dell'appennino to-sco-emiliano, ai confini tra la Garfagnana lucchese ed il Frignano modenese...[le spoglie] sono venerate assieme a quelle di un suo compagno. Bianco in unalocalità che oggi porta il suo nome (S. Pellegrino d'Alpe)... Ma sotto il profiloagiografico ancor più interessante è rilevare l'assenza di ogni accenno ad un diesnatalis per P., la cui festa e invece ricollegata all' anniversario della dedizione allachiesa, che sarebbe avvenuta, insieme alla canonizzazione edalla traslazione delsanto, il I °ag. 643, ad opera del Vescovo Geminiano di Modena...\". (2) P. Saglio, Op. cit., Voi. II, p. 42: \"...// Del Sole, lavorò egli molto a Milano,nella chiesa di S. Eustorgio, S. Angelo, S. Giovanni alla Caserotte, e a S. Mariadella Pace. Opera dello stesso pittore crediamo, anche un affresco che sorgesisopra una vecchia casa in Via Garibaldi (Broni), di proprietà dell 'arcipretura, oraComune, nella quale e rappresentato S. Pietro che piange amaramente sulla suadebolezza d'avere sconfessato il Divino Maestro, la pittura porta la data del 1631. (3) M. Baldi, Broni con la cartolina, \"...Il recente restauro dei dipinti della seconda metà delXVII. sec.di Giovanni Battista Del Sole esistenti nella Basilica diS. Pietro, che illustrano la storia del nostro Patrono , ha reso attuale sottoporre adesame la veduta di Broni rappresentata in uno di questi. La rimozione dei pre-cedenti interventi di conservazione (che ancora si notano nella cartolina datata1903 della pagina a lato) ha consentito di rivedere il soggetto nella sua stesuraoriginale. (Tranne le figure e l'edificio sul lato destro, in primo piano, che ancorapermangono, ma non hanno la delicatezza e la castigatezza architettonica delresto del quadro). Il Del Sole dipingendo Broni al tempo di S. Contardo non si èpreoccupato della fedeltà storica, ma, come è usuale fare in pittura, ha riprodottouno scorcio del nostro Borgo, contemporaneo al momento in cui diede mano ailavori (dal 1661 al 1663). il cacciatore con il fucile in mano sul lato sinistro dell'opera ne è la prova più palese...\". (4) A. Cerioli, Il culto in onore di S. Contardo d' Este,\" ...Sono i più eletti onoriresi a S. Contardo...\". Pare che la lettura della Messa sul cuscinetto anziché con illettorino sia ancora in uso in alcune città del Veneto. Oggi questo cuscino nell'af-fresco non si distingue più. (5) Contiene un recente quadro ad olio del pittore bronese di nascita C. Mezzadra che raffigura S. Contardo in agonia (olio su compensato m. 0,69 x0,99). (6) G. Bascapè, Op. cit. p. 58 : \" ...2) L'affresco che splendidamente decora la volta della Cappella del Santo , rappresenta la \"Gloria di S. Contardo\". Il me-daglione tondo, riccamente incorniciato da una serie di stucchi di delicata fat-tura, è opera del pittore milanese G.B. Del Sole, che lo esegu nel 1668. Vi cam-peggia, naturalmente, il Beato pellegrino, che circonfuso di luce vola al Cielo,accompagnato da angeli: buono il movimento della scena, nobile la compostezzadel disegno, felice l’equilibrio dei colori, che compongono un opera degna e pre-gevole...”. Il Bascapè non indica la fonte per l’attribuzione, ma questa assegnazione pareimprobabile. Pare più esatto quanto scrive P. Saglio, Op. cit. Voi. II, p. 42: “...Mala volta della ...Cappella di S. Contardo... è opera di Antonio Bianchi da Pavia,che nella sua città esegu buoni lavori a S. Agata ai Cappuccini, al Gesù, a S. Crocee a S. Dalmazio, e lavorò pure a Carpignano, a Costeggio, a Stradella, a Torricellaed a Olevano. Le pitture eseguite da esso in Broni sono del 1754.(7) L. Muratori, Op. cit. parte II, p. 18. 191
ooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo Scultureooooooooooooooooooooooooooooooooooooo 192
San Contardo d'Este XVII sec. (dopo il 1662) Opera dello scultore romano Lattanzio Maschio Gesso, cm. 150x350 Modena, chiesa di S. Agostino, intitolata Pantheon Atestinum,dove figurano le sculture di tutti i Santi e Beati di Casa d'Este, traqueste anche la Beata Beatrice III d'Este. S. Contardo ha il posto d'onore, nell'icona centrale del corodell'altare maggiore, fiancheggiato dalle Beate Beatrice I e II d'Este. tav. n° 27. Note biografiche: Maschio, Lattanzio, \"... romano, scultore (op. 1662) ... Operò pure nella Chiesa diS. Agostino in Modena le tre statue di Santi nell'Altare maggiore, e in unione al Cestellino stuccatore le altre statue e bassi rilievi di stucco che ornano l'interna parte di dettotempio ...\". Da G. Campori, Gli artisti italiani e stranieri negli Stati Estensi, p. 507, 1855. Maschio, Lattanzio, \"... róm. fiildhauer um 1662, Mitarbeiter des Salv. Arragonain Sassuolo. Schuf due 3 heiligenstatuen am Hchaltar von S. Agostino in Modena u., zusmitAnt. Contraversi, weitere statuen u. stuckreliefs ebda ...\". Da U. Thieme, F. Becker, Vol. XXIV, p. 200. 241 193
San Contardo d'Este Anno 1663 Opera del marmorino Giovanni Lazzoni. Marmo, cm 119x185 Modena, chiesa di S. Vincenzo Martire sepolcro di Rinaldo d'E-ste, altare maggiore. S. Contardo fa pendant con la statua del BeatoAmedeo di Savoia. tav. n° 26. L'altare è opera dello scultore Tommaso Loraghi da Como. Bibl.: G. Campori, Gli artisti italiani e stranieri negli Stati Estensi, 1855, p. 301-302; G. Martinelli Braglia, Il tabernacolo «A tempietto» di Bartolomeo Avanzini e Tommaso Loraghi in S. Vincenzo di Modena . Ducumenti inediti, in «Atti e Memorie, Deputazione di Storia Patria per le antiche Provincie Modenesi, 1990, s. XI, v. XII»: M. Pirondini, Ducale Palazzo di Sassuolo, 1982. \"... Altri valori concettuali si assommano a quelli già espressi dal tabernacolo con la collocazione, ai suoi lati, nel 1663,delle statue marmoree, scolpite da Giovanni Lazzoni, di S. Contardo d'Este e del BeatoAmedeo di Savoia, entrambi genuflessi, si da sostituire, in certo qual senso, i tradizionaliangeli adoranti l'Eucaristia ...''''; 243 194
San Contardo d'Este XIX sec. 1822 Si ritiene opera del marmorino Giuseppe Buzzi di Viggiù, cheebbe l'incarico per l'altare del Santo, su disegno dell'ArchitettoC. Amati di Milano. Marmo, altezza: braccia 3 e once 1. Broni, Basilica S. Pietro, cappella del Santo, posta sopra la tra-beazione dell'altare. Particolare della tav. n° 34. Bibl.: A. Cerioli, Il Popolo Bronese in onore di S. Contardo d'Este e della SS. Vergine,1914. 245 195
L’Arca di San Contardo d'Este XVII secolo. Opera dell'intagliatore milanese Giovati Battista Turcazzano: Legno di tiglio indorato. Arca cm. 248x112, formelle cm. 44 (1.2.6.7) 22,5 (3.5.8.10) 21,5(4.9) x 30,5. Broni, Basilica di S. Pietro, cappella del Santo, tav. n° 35. Le formelle sono a bassorilievo, costituivano dal momento del-la realizzazione al XIX sec. le pareti dell'Arca; con il rifacimentodel 1904 sono state sostituite da cristalli e poste in una nuova basesottostante. Come gli affreschi della cappella del Santo, illustranola Storia di S. Contardo secondo il Codice bronese dell'ArcipretePetrus De Crosnis (1376): 1. S. Contardo si licenzia dalla famiglia prima di partire per S.Giacomo. 2. Partenza di S. Contardo da Ferrara, con i compagni. 3. S. Contardo con i compagni arriva a Broni. 4. L'ossessa di Villa Lidi rivela il nome del Santo. 5. S. Contardo si incammina verso il Monte, per ritirarsi in pre-ghiera, chiamato in seguito con il suo nome. 6. S. Contardo ammalato trasportato nell'albergo Croce Biancadi Broni. 7. S. Contardo prega i compagni di proseguire il loro viaggio. 8. S. Contardo trasportato in un povero tugurio. 9. Morte di S. Contardo. 10. Ultima traslazione del corpo di S. Contardo, dalla sepolturadei pellegrini alla chiesa. Esempi riprodotti nella pag. che segue. Bibl.: A. Cerioli, L'Arca di S. Contardo d'Este, 1904. Forcella 1895, Notizie storiche degli intarsiatori e scultori in legno che lavorarononelle chiese di Milano dal 1141 al 1765, p. 60. 247 196
Rif. 1 Rif. 2 Rif. 4 Rif. 3 Rif. 5Esempi di alcune formelle costituenti la base dell’arca di San Contardo. 197
ooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo Incisioniooooooooooooooooooooooooooooooooooooo 198
San Contardo d'Este in agonia su un giaciglio di paglia Incisione di: Giorgi (XVII sec). Firmata in basso a destra: Giorgi f. . Iscrizione: S. Contardus Estensis cujus corpus Brone in EcclesiaArchipresb. magna Populi veneratione osservatur. D.P.Pb B Bro-nensium pietati . D.D. L'incisione pare ordinata da P. Maria Campi in Piacenza, primadell'anno 1628. Infatti il Ciarlini l'8 ottobre 1628 richiedendone al-cune copie al Campi: \"che ella facea intagliarne anco l'immagine\",riferitogli dallo Scalabrini: \"con molto gusto di queste Altezze\",perciò se il duca di Modena l'aveva apprezzata, vuol dire che aquella data era già stata stampata e si potrebbe assegnare al pittorepiacentino Giorgio Giorgi (cfr. \"Ricordi storici\" del Maini). Cm. 20 x 28, bulino, tav. n° 20. La Biblioteca della Collegiata di Broni conserva la matrice inrame. Parma, Biblioteca Palatina, (Raccolta Ortalli - 26716). Note Biografiche: Giorgi (Giorgio), peintre a Plaisance (Ec. Ital.). On mentioune de lui a Plai-sance dans una collection privée un tableau à l'huile representant un Conseil deJustice au temps des Farnese. Da E. Bénézit, Dictionaire critique et documentaire des Peintres, Sculpteurs Dessinateurs et Graveurs, 1966. Dal Dott. Carlo Emanuele Manfredi Direttore della Biblioteca Comunale“Passerini-Landi” di Piacenza, (13 novembre 1995). \" ... Il pittore piacentino Giorgio Giorgi è quasi sconosciuto; di lui è stato recentemente reperito l'atto di morte, del 18ottobre 1664, quando il suddetto aveva 53 anni ed abitava nella parrocchia di S. Stefano(ora soppressa); egli fu sepolto nella chiesa di S. Paolo in Piacenza... Non risulta che ilGiorgi piacentino sia stato incisore... il dipinto citato dall'Ambiveri risulta riprodotto nelvolume Gambara \"I palazzi di Parma \" e attualmente è di proprietà privata in Parma...\".Bibl.: U.Thieme e Becker, Voi. XIV, p. 81: \"... Giorgi Giorgio, ... “. L.Ambiveri, Gli Artisti Piacentini, 1879, p. 102...\". 251 199
San Contardo d'Este in abito da pellegrino con bordone e corona ai piedi Incisione di: Curletti Silvio (1648 - 1650). Firmata in basso a sinistra: Curletti s fecit. Sotto la stampa a penna: In Milano nella Stamperia di Gio. PietroCardi MDCLV. Iscrizione: S. Contardus AEstensis cuìus Corpus in Ecclesia Bro-ne requiescit. Cm. 4,6 x 10,5, puntasecca?. Biblioteca della Collegiata, Broni. Incisione stampata in fronte al volume Idea del Principe Cristianodel Gianoli. Riprodotta nella pag. che segue, tav. n° 48. Note biografiche: Curletti, Silvio Maria, \"... (nicht Silvestro oder Silvano), italien? Kupferstecher,t'àtig in Genua um die Mitte des 17. Jahrh. Es werden von ihm erwàhnt diefiilduisse desDogen Francesco Coronelli u. des Innocenzo Conti, Herzogs von Poli, und das Titelbildzu Cicers Officia, die in Mailand 1655 erschienen. Zani, Enc. I, VII, 158 - Heinecken,Dict. IV, 459 - Le Blanc, Man. Il, 76.P.K. ...\". Da U. Thieme e F. Becker, Vol. VIII, p. 209, 1950. Curletti, Silvio, \"...Viveva nel1649 ... Disegnatore Incisore ...\". Bibl. Da D. P. Zani, Enciclopedia metodica critica ragionata Delle Belle Arti, Vol. VII,Parte prima, p. 158, 1821. 253 200
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