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Книга Мира

Published by Издательство "STELLA", 2021-05-24 11:13:52

Description: Литературный альманах МГП.
Переводили книгу Анна Мушенкова (Германия) и Ольга Равченко (Беларусь), помогали Штеффен Баумгартен (Германия) и Калоджеро Ла Веккъя (Италия).
Оформили книгу ученики Akademie für Bildung, Sprache und Musik (Германия) под руководством Ирины Балиуры.
В книге в качестве авторов приняли участие писатели из стран: Россия, Беларусь, Украина, Азербайджан, Германия, Италия, Польша, Израиль, Китай, США, Австралия.

Keywords: books,writer,deutsch,italiano

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Victoria Levina Ogni giorno Ruth sentiva il suo rinnovamento sempre di più. Qui senza aiuto può collocarsi in una poltrona su ruote e andare in sala da pranzo. Qui si alza con l'aiuto delle stampelle e si muove lentamente intorno alla camera. Qui in palestra aumenta gradualmente il carico sulla sua nuova, ogni giorno sempre più obbediente, gamba. Ruth inizia a sentirla – ed è una grande felici- tà! Forte, perfetta, pronta a indossare le punte e i tacchi a spillo, pronta a servirla fedelmente! E solo a volte, di notte, Ruth ricorda quella che le ha dato la forza di sopravvivere ed essere testarda e indipendente ... Accarezza nei pensieri il ginocchio debole e i muscoli sottili della gamba tradita: – Mi dispiace! Scusa! – Ruth sussurra allora. E al mattino salta allegramente dal letto e apre la finestra a scatto verso la fresca brezza marina! 351

Olga Fokina PERDONATE Non sprecare l'energia della vita Per rabbia, vendetta e ostilità. Il fuoco colpisce i pensieri, Se non c'è posto per il bene. Date la mano agli altri E donate la luce delle vostre anime. Perdonate in silenzio Tutti quei i cui ponti sono stati bruciati. Prendete cura di voi e dei vostri cari, Perché noi sulla terra siamo tutti umani. Ma non giudicare gli indegni E perdonate silenziosamente ai giudici. Nel perdono c'è tanta forza. Il filo della vita è il perdono. E non importa quanto vi picchia il destino, Sappiate ringraziare. Per il sole, per il cielo, per l'aria. Per gli occhi delle mamme. Perdonate, anche se non è facile. Ma questo è ciò che il cielo sta aspettando. Non siamo tutti santi in questo mondo. Prima o poi arriverà l’ora di rispondere, Quando dovremmo dare le risposte. E qualcuno perdonerà anche Lei. 352

Olga Fokina LA GENTILEZZA SALVERÀ IL MONDO! Tutti nel mondo abbiamo una candela, Che come una scintilla scorre dai cuori grandi, E questo è il Santo focolare del bene, Che permette alle anime di guarire. E se tutti sulla terra accendessero la candela Dei loro cuori, dello stato d'animo, Senza rovinare il destino degli altri, Aggiungendo gentilezza e pace a tutti, Tutta l'oscurità sparirebbe per sempre, Tutto il male che sta accadendo sulla Terra ora, L'intrigo e la guerra si fermerebbero, Per unire centinaia di migliaia di anime In un unico calore dei cuori, Che riscalderà sia i cuori che le anime. Perché sulla terra tutto sia possibile, Accendiamo in ogni cuore un raggio di bontà! E la gentilezza salverà poi i cuori, La pace arriverà nelle anime e nel mondo intero. Accendete le candele dentro di voi. Lasciate che il male scompaia – è nella nostra forza. 353

Olga Fokina GRAZIE PER QUESTO GIORNO! Grazie per questa mattina! Grazie per questo giorno! Grazie a tutte le persone gentili, Che costruiscono ponti dalle pareti! Grazie per i buoni sguardi, Per la generosità delle azioni e delle parole! Dopo tutto, se il bene è con noi, Non ci sono peccati, né nemici! E che ci sia di più tra noi Creatori impavidi e saggi. Che la vita ci porti più a lungo Il frutto di buoni giardini. Lasciate sorelle e fratelli nel mondo Vivere e donare amore! Che sia sempre nel nostro potere Fare l'unione di buone parole. LE QUATTRO VERITÀ Amore, speranza, fede, bontà – Quattro parole che fanno miracoli, Quattro verità che rendono più forte E al Tempio di Dio apriranno presto la strada. Da queste parole nei cuori si fa tanta luce e accoglienza, E le tenebre sinistre spariscono dall'anima. Auspico che ci sia in eterno una preghiera sulla bocca. Quattro parole che salveranno in ogni tribunale, Quattro verità che donano solennità, Quattro pensieri che salvano l’essenza. Che nella vita regnino sempre su tutta la terra: Amore, speranza, fede, bontà! 354

Olga Fokina VIVETE! AMATE! SOGNATE! Datevi l'amore l'un l'altro! Perdonate e lasciate andare. Non essere gelosi dei meriti degli altri. Donate il bene e basta. Con calore del cuore si pulisce il pianeta Dal male, dalla negatività e dalla passione, Riempite di luce gentile il nostro mondo e colmate i nostri cuori con la compassione. Non importa se qualcuno non lo capisca e vi giudica, Non arrendersi mai. Il bene sarà sicuro! Andate all’incontro al sogno! Sorridetecene. Non aspettare in cambio di qualcosa. Non piangere e non scandalizzare. E fare venir in fretta sabato. Vivete! Amate! Sognate! 355

Olga Fokina STO PORTANDO IL BENE NELLE MANI! Porto il bene tra le mani Attenta, per non spruzzare, Vorrei donarne un po' A tutte le persone, Lasciando che la luce Si accenda nelle persone, La gentilezza gli riscalda. Vorrei che ognuno sia Buono sempre e con tutti. Vorrei che la collera Non aggrotti le sopracciglia, che l'altro non s`incolpa. Vorrei che ognuno abbia Quello che gli dice il cuore. Niente litigi negli autobus, Solo rispetto e comprensione, Visto che la vita è come un airbus: Senza di voi può andare via. Donate il sole alla gente, Custodite il caldo dei cuori, Seminiamo tutti noi Gentilezza infinita. Lasciamo che rinasca nelle persone Ciò che è stato dato da Dio. E che ci crediamo Nel mondo della luce e del bene! 356

357 Maria Dashchenko

Vera Sytnik IL CONIGLIO LUNARE Appoggiandosi al parapetto, i coniugi osservavano la luna sor- gere da dietro il mare. Erano molto vecchi, le loro spalle piegate parlavano di vecchiaia. Accanto a loro c'era un lungomare pieno di qui! I cinesi si muovevano, parlavano e guardavano il cielo, am- mirando la vista della bellezza che sorgeva all'orizzonte. I vecchi non s`interessavano delle persone. La luna nascente ha completa- mente catturato la loro attenzione. Guardando verso l'alto, come prima, molte volte per la loro lunga vita, cercavano di vedere su di essa il Coniglio Eterno, come se volessero assicurarsi che ci fosse come dieci e trent'anni fa, mentre pesta il riso nel mortaio, inventando una ricetta per l'immortalità. Ho pensato che i vecchi avessero festeggiato almeno ottanta volte questa sera, l'unica dell'anno in cui la luna è particolarmente bella, che coincide con la festa cinese di Metà Autunno. Essi ama- no questa antica tradizione – quella d’ammirare la luna, altrimenti non sarebbero venuti qui a tarda ora e non avrebbero aspettato il momento quando la luna salirà sopra la pacifica baia di Bokhai del mar Giallo e da lei correrà sull`acqua il dorato percorso luna- re. Tenendosi per mano, i coniugi si spostarono nel luogo in cui sotto, sotto il parapetto, cominciarono a ballare i riflessi gialli sci- ntillanti. Una volta trovandosi nella luce della Luna, questi due si rallegrarono. I volti corrugati, macchiati di rughe, si illuminarono per un attimo con sorrisi felici, poi divennero nuovamente tristi. Probabilmente, con il passare degli anni per gli anziani è semp- re più difficile discernere la figura magica avente le orecchie lunghe: l'aria di fronte a loro increspa e galleggia, come se vedono che il Coniglio è sul posto. La donna mostra qualcosa al marito, allungando la mano verso la luna, e lui annuisce mentre 358

Vera Sytnik lei parla. Sono sicura che nell'infanzia li hanno più volte detto che questo pan di zenzero cotto alla vigilia della serata di festa – ro- tondo, giallo, con un dolce ripieno di frutta all'interno – è fatto di quella farina che si trova sul fondo lunare del mortaio, e per ques- ta ragione ha un potere magico, cioè regala una goccia di immor- talità a chi lo assaggerà. Sicuramente nelle loro famiglie povere, i bambini ottenevano un pezzettino, non più grande di una moneta, ma questo era sufficiente per credere nel potere miracoloso del pan di zenzero celeste, era così inverosimile delizioso quel pez- zettino. Fu aspettato tutto l'anno per ricordare l'Eterno e nutrirsi di fiducia nelle proprie capacità. Guardo furtivamente i volti secchi e scuri dei vecchi, i loro vestiti semplici, costituiti da pantaloni e camicie, il loro aspetto vissuto una vita lunga e difficile e ricordano quei tempi in cui la festa è stata vietata. Il pan di zenzero non era permesso. Ma il Coniglio rimaneva fermo a su posto! Pestando la farina e guar- dando giù, calmava la gente, come se dicesse, va tutto bene – mi sono , quindi, tutto va avanti. I vecchi sanno che non ha mai inventato una ricetta per l'immortalità, ma non importa. I figli sono cre- sciuti e anche hanno dei figli, i loro nipoti – non è questo fatto l'immortalità? Per loro è importante solo questo percorso lunare, che comincia nel mortaio sulla luna e finisce sotto i loro piedi. Ogni anno diventa più breve. L'oscurità intorno si addensa rapidamente. La luna aggiunge luce intorno a sé, trasformandosi in una padrona sovrana della notte. L’Imperatrice! I sudditi – sono sempre qui, di sotto, guar- dano con gioia, in attesa di un miracolo. Quale? Nessuno lo sa, ma ancora in attesa, guardando con speranza verso il cielo. A giu- dicare dai volti dei coniugi, la loro gioia è passata da tempo. I sentimenti che facevano tremare una volta si calmarono, lascian- do la pace nelle anime, e la vista del percorso lunare in declino non fa paura per molto tempo. È possibile ricordare quanti pan di zenzero hanno mangiato? Quanti ne avessero cotti? 359

Vera Sytnik Vedo che un uomo si avvicina ai vecchi, un cinese con panta- loncini e una maglietta bianca, a quanto pare il figlio, con due coperte in mano. Avendo coperto le spalle dei genitori, ritorna in una delle machine che sono state parcheggiate una dietro l’altra nel lungomare. I finestrini della macchina sono aperti, si vedono volti, sorrisi, mani dentro. Mi viene in mente il pensiero dei tao- isti che credono che una persona diventi immortale se viene Il Coniglio non li ha ingannati. L`ARTISTA S’avvicina la sera e il caldo si diminuisce. Gli abitanti delle case vicine, come ruscelli che corrono giù, affollano i marciapiedi sul lungomare della città, dove in questo momento è particolar- mente fresco, per ballare qui con la musica. Molti portano con sé registratori. Qualcuno sta facendo esercizi, sempre con la musica, qualcuno sta solo passeggiando. Nel cielo non c’è neanche una stella. Nella lontananza che annera il cielo si fonde con il mare, in cui le luci delle case galleggianti di pescatori, sempre nello stesso posto, brillano piccine piccine, e su un'isola lontana il faro lam- peggia con un occhio blu. La luna piena brilla illuminando il gial- lo percorso lunare tremante sull'acqua, balla una fontana guidata da una musica bassa, gli alti lampioni accesi sono in competizio- ne con l'arrogante bellezza celeste, nell'aria si sente l`odore di pe- sce. L'atmosfera è permeata dall'attesa della notte e dalla sensazi- one di pace tanto attesa. A volte viene qui un cinese anziano, attirando l'attenzione non tanto per il suo bianco vestito di seta in stile nazionale, che già è insolito sullo sfondo di un pubblico eterogeneo, quanto per il gi- gante pennello bianco, che tiene in una mano, alto quasi quanto l’artista stesso, e per il giallo spray in altra mano. L'uomo si fer- ma sotto il lampione, vicino alla fontana, dove non arrivano gli spruzzi dell`acqua del mare, appoggia il pennello al palo del lam- pione, mette a terra il polverizzatore, fa per l`allenamento alcuni 360

Vera Sytnik movimenti regolari dei taitsy-tsuan* e procede alla sorprendente, a mio parere, faccenda. Dopo aver saltato l'acqua dal polverizzatore sul fascio di ca- pelli del suo strumento, prende il pennello nella mano destra di fronte a sé stesso, nasconde la sinistra dietro la schiena e inizia a scrivere geroglifici. Dall'alto verso il basso, uno in ogni quadrato del lungomare, nella parte in cui cade la luce dal lampione. Una folla si riunisce rapidamente intorno a lui. La gente sta in piedi, guardando con stupore come agilmente muove il pennello, e di- menando silenziosamente le labbra, cercando di leggere ciò che è scritto. Il pennello ora scivola, appena toccando la superficie di granito, ora rimane immobile, sdraiato a ventaglio su di esso, ora improvvisamente si stacca da esso con così rapida nitidezza che per un attimo lo perdi dalla tua vista e sospiri con sollievo, quan- do il pennello con non meno virtuosismo scende verso il basso, in quello stesso luogo, come appena salito. Osservando la rapida comparsa di filigrane sfocate sul granito, non vedi l'ora che questi geroglifici si animino, brillando brevemente con i loro contorni arrotondati, e immediatamente si asciughino, senza lasciare trac- cia. Nel momento in cui l'abile maestro inizia la terza colonna, la prima scompare quasi completamente. Un'immagine strana e affascinante! Il cielo nero, la Luna gial- la, la luce arancione di una lanterna, un artista in abiti bianchi con un pennello bianco in mano, e questi bagnati geroglifici, i quali in pochi minuti si fanno vedere attraverso il grigiore di granito e poi scompaiono in esso, compresse da tutti i lati dalla secchezza della pietra. Era adesso pieno di espressione nelle loro linee complesse, e si poteva leggere: “Siate attenti ai vostri pensieri – sono l'inizio delle vostre azioni”, adesso qualcuno ha detto silenziosamente: “Lao Tzy!” – e subito dopo di nuovo regna il vuoto e di nuovo giace il grigio di pietra, come se non ci fosse nulla! E di nuovo scatto rapido del polverizzatore, un piccolo colpo di pennello, un * nell'Antica Cina. 361

Vera Sytnik elegante tocco sottile del punto di esso del granito, e un nuovo carattere umido già si scurisce sotto i nostri piedi. Ogni volta che riesco a rivedere l`artista, io penso non sulla debolezza del nostro mondo che, apparentemente, dovrebbe asso- migliare ad andanti da nessuna parte geroglifici, ma su quanto bella è questa lunga serata fresca sulla costa del mar Giallo. E questo maestro che trasforma il processo di scrittura in uno spet- tacolo coinvolgente, e il suo pennello artistico che porta con cura l'acqua alla pietra indifferente, e ogni nuovo geroglifico che dà un sospiro di stupore al pubblico. NELLA NEBBIA Una nebbia poco densa si appiccica alla città, confondendo i suoi contorni, in lontananza, dietro i tetti delle case dove s’intra- vedono le cime delle montagne, sistemate dallo stato dell'animo di pace eterna; sopra il mare si dispiega una leggera foschia in forma di brandelli di nuvole, una striscia di sabbia bagnata sulla riva aumenta ogni minuto che passa per la bassa marea. Un sacco di barche da pesca, in gran numero sparse sulla riva, cui vecchi stanchi lati anneriscono tra l'acqua in ritirata e la riva, aspettando la mattina quando una marea completa li solleva dalla sabbia. Usciranno nella baia, a pescare. Ora le barche sono legate con corde a piccoli pioli, martellati nella sabbia, questo li aiuta a ri- manere sul posto, li salva dall'essere trascinati in mare. Alcuni pescatori, fortemente piegati (per la vecchiaia), con secchi in ma- no, seguono l'acqua, raccogliendo tra le pietre scivolose vicino al molo una prelibatezza locale – conchiglie ... Là, dietro la nebbia, dietro questa baia, giace il mio paese. O meglio dire, diversi paesi in uno dei quali sono nato e dove sono un'istruzione militare. Nel terzo ho sposato una ragazza che mi è diventata una fedele compagna, dal quarto sono volato in Afgha- nistan, nel quinto sono nati i nostri figli. Nel sesto sono sepolti i 362

Vera Sytnik genitori di mia moglie e nel settimo vivono gli amici con i quali una volta difendevo tutti questi paesi, coperti da una bandiera co- mune in quell’epoca, servendo nell’esercito al confine orientale. Li proteggevo da quelli tra i quali vivo adesso, poiché per volontà del destino sono stato portato nel territorio opposto. In uno dei paesi è rimasto un mio amico che mi ha tirato fuori da un veicolo blindato in fiamme, e nell'altro abita un altro che si tolse la giacca dalle spalle e miela gettò mentre stavo per uscire a passeggiare per la prima volta con la mia ragazza. E in un altro partì il mio amico tossicodipendente, dopo il licenziamento, a cui io e mia moglie abbiamo regalato tutti i nostri risparmi, in modo che potesse portare tutta la sua famiglia fuori dal paese in cui ab- biamo vissuto il crollo dell'Unione Sovietica. In ciascuno dei quindici giovani Stati Indipendenti, che una volta erano una gran- de potenza, vivono persone care per me. Siamo tutti ancora colle- gati da fili invisibili dei nostri destini, questi fili invisibili ci sempre meno del passato, perché mia moglie sa tutto, i bambini non ci credono, dicendo che romanticizzo troppo, io, il tempo so- vietico; i cinesi non capiscono, essendo ancora sicuri che l'Ucrai- na, il Kazakistan, la Bielorussia, l'Estonia sono sempre e sempli- cemente Russia, e non c'è altra gente a chi raccontare. Mi guardo davanti a me e penso: quale di quei paesi è ora mio? Dov'è la mia casa?.. Una fitta nebbia nasconde tutto da me … 363

Leonid Kolganov PIÙ GRANDE CHE L`AMORE Dio e tu x Valentina Benderskaya Siamo tanto lontani l'uno dall'altro, E sembra che siano passati secoli, Ma bacio il Cielo sulla guancia Sapendo che è la tua guancia! Il luogo santo non sia vuoto, Se io ti vedo – tanto pura, Bacio il Giordano alla bocca Sapendo che è la tua bocca! Avendo aggrovigliato le tracce nelle sabbie, Sono esausto per la desolazione, Come Gulliver senza lillipuziani. Sei arrivata come una divinità! Con te non sono solo nel deserto! Vedendo di nuovo il tuo viso Il mio orgoglioso Demone è caduto e scomparso Siete rimasti solo tu e Dio! 364

Leonid Kolganov Dnieper e Volga x Valentina Benderskaya Gli opposti convergono, Per un po', non per sempre però, E poi le loro vie divergono, Come l'acqua del Volga e del Dnieper! Mi hai lasciato per molto tempo, E forse per sempre, E mi è rimasto il Padre Volga, Invece l'acqua del Dnieper se ne andò! Vorrei alzarmi come una diga, Invertendo il Dnieper per caso, Pago i debiti per gli amici, Piango per le acque del Dnieper*! Sono pronto a capire tutti i rancori: Che il Dnieper se n'è andato sul serio e per molto tempo ... Ma nel sogno di nuovo rotola indietro – Il tuo Dnepró**, separato dal Volga! * in russo pago e piango sono omografi, diverso è solo l` accento. ** il nome del Dnieper in ucraino. 365

Leonid Kolganov Più grande che l`amore x Valentina Benderskaya Sei più grande di me – sei un grande Destino, Sei la mia fossa di lupo. Il tempo ci ha unito alla fine, Rotto come un solco! Le nostre strade ad anello, I nostri offuscati percorsi, Le nostre Patrie abbandonate, Che non si troveranno più! Ci hanno unito le Forze della natura, cieche, I carboni rinati Sei più grande dell`Ucraina, più della Russia, E anche più grande dell`amore! 366

Valentina Benderskaya Dal ciclo “DIATONICA DEI SENSI” x Leonid Kolganov 1. L'amore celeste ha le fattezze terrene: Sono le tue mani, la tenerezza e la voce Sotto la copertura delle parole in cui si sentiamo Io e Te, La purezza del loto che sboccia. Abbraccia, proteggi la sincerità dei sensi, l'integrità del concepimento del muoversi l'uno verso l'altro. Se non sono adatta per il ruolo della Vergine Maria – Sarò un'amica da combattimento. Mi trasformerò nel diamante vitale dell'essere. Mi terrò e anche ti terrò sulla scogliera. In questa vita la cosa più importante siamo Io e Te In una follata volante verso il sole. E non importa che le ali del passato siano bruciate: I pensieri ancora vivono e si intrecciano in una sillaba. Lasceremo le tracce ultraterrene dell'amore Sulla soglia innevata nel passato. 2. Forse non mi alzerò più, Come una fenice, dalle ceneri dell'anima. Forse andrò al nirvana O al buio dell'inferno di un angolo sperduto. Forse non berrò più il soffocamento Ubriacante dalle catene matrimoniali. Ma, io, ero accanto a te, E ci abbracciava l'amore. 367

Valentina Benderskaya DAL LIBRO “PASSACAGLIA”* In memoria di Leonid Kolganov Retrospettiva Il sole sorgeva al mattino, Abbracciando il giorno come una cintura, E senza conoscere la stanchezza, Come un arciere, si divertiva, Puntando a Terra come un bersaglio. E la sera risciacquava Fili di capelli rossi in acqua E mettendo una coperta, Dietro la montagna – in un vestito scarlatto – Si nascondeva ... come a cavallo sotto le briglie – La luna** usciva su una nuvola E scuoteva lungo la strada accompagnata dal gemito stellare, Rincalzando tutti i campi vicini Con la sua passione imminente Accompagnata dal sassofono che ha un suono nasale Accontentava la stanchezza dell`anima Quella che non ha vent'anni … La felicità mi è capitata assieme alla vecchiaia: Sperimentare così poco – Il grande amore del poeta! * una canzone di accompagnamento, in seguito una danza di origine spagnola, originariamente eseguita sulla strada, accompagnata da una chitarra, quando gli ospiti lasciano la festa. ** in russo, oltre la luna in femmenile, c`e` il mese (mezzaluna), cioe` la luna in maschile. 368

Valentina Benderskaya La Lista Ero felice di tagliare i cetrioli, Tritare l'insalata di cipolle e ravanelli, Friggere bistecca, fare pane croccante, Servire per colazione salsicce succose. E senza di te non si fa il pane croccante, E il sapore dell'insalata di ravanello non è lo stesso. Leggo le colonne dei tuoi versi, Come i nomi nella lista nera delle sparatorie. 369

Valentina Benderskaya Passacaglia Passacaglia della vita, “Homo fugit velut umbra” Non verremo, noi due, in Italia. E a Venezia non saremo mai … Oggi scrivo passacaglia E guardo il letto vuoto, La poltrona da te abitata – Il trono che mi ha lasciato il poeta, Sento ora e sempre e nei secoli dei secoli Il tuo baritono che suona sopra di esso – Voce-tuono dalle profondità del subconscio, Dal grembo di paludi e sabbie, Di desiderio, muggito, gemito Di tutte le tribù bibliche secolari La voce del mal di denti che è cigolante, Come il metallo arrugginito e stanco. L'anima batteva nel corpo, come in una caduta, – E tu stavi mettendo le tue frecce in essa. Tutte le tue parole sono le fasce* di zar, Simbolo del potere sul grigiore fino al suolo**, O satisfazione soffocante – La traccia delle verghe sui corpi “morti”. * fascia (lat. fasces) altrimenti smussi, fascette, di olmo di betulla, legati con un cavo rosso o cinghie. Attributo del potere degli antichi re roma- ni, nell'era della Repubblica – i magistrati superiori. ** in russo si dice “bruciare fino all'ombra, fino al suolo”. 370

Valentina Benderskaya Yaroslavna*, piangente tristemente, Do l'estrema unzione alla tua anima. Sul destino tuo, gemendo come una lupa, uterinamente I venti ci cantano la passacaglia. * Yefrossinia Yaroslavna (2° metà del XII secolo) è la moglie del centrali del poema epico “Canto della schiera di Igor'”. “Il pianto di Yaroslavna” è considerato uno dei frammenti più poetici del canto e Yaroslavna stessa è considerata un simbolo di una moglie fedele. Il principe Igor' (in russo: Князь Игорь) è l'unica opera lirica di Alek- sandr Porfir'evič Borodin, narra la fallita campagna del principe Igor' Svjatoslavič di Novgorod-Severskij nell'antica Rus' di Kiev contro gli invasori Cumani / Polovezi nel 1185. 371

Albina Garbunova SENTO TUTTO Il mio nome completo è Dejanja*, ma i nipoti, dopo averlo ac- corciato come tutto nel mondo, mi chiamano Babunia**. Sono tre, i nipoti. Per ora tre. Anche i figli sono tre. Ma questo numero è definitivo. Due maschi e una femmina. I maschi sono sposati da tempo, la femmina sta cercando il fidanzato. Sono serba, nata a Sarajevo. Negli ultimi diciotto anni, assieme – sono pensionata. Pertanto, non mi annoio: le faccende domestiche, lavoro a maglia, la lettura, il coro, la danza, i nipoti – m`auspico d`aver il tempo per riuscire a fare di tutto. La nipote ha 14 anni. Ha un nasino delicato, sopracciglia ben delineate, occhi grandi, capelli lunghi lisci. Coloro che mi hanno visto sullo schermo della TV affermano che è bella quanto me da giovane. Non lo so, è difficile giudicare il proprio aspetto. La nipote è una violinista dotata. Spesso viene da noi con il suo violino e delizia il nostro udito con una bella musica. Poi chiac- chieriamo di cose diverse. In precedenza, mi faceva domande re- lative al tempo in cui lavoravo come annunciatrice del principale canale di notizie a Belgrado. Sono arrivata alla TV subito dopo la facoltà di giornalismo e il matrimonio. Il redattore capo mi trattava con cautela: “Sei giova- ne – ha detto subito – poi nascono figli, si ammalano ...” “Nasceranno”, – risposi, perché ero già al terzo mese. I figli sono nati quasi uno dopo l'altro, e i timori dei capi non sono stati confermati. Sono cresciuti, miei figliuoli, senza crearmi dei prob- lemi: sani, forti. Frequentavano con piacere la scuola materna e * significato del nome serbo maschile Dejan: intraprendente. Dejania [dieiánia] – nome femminile. ** nonnina. 372

Albina Garbunova sono stati molto amici. Anche alla scuola primaria sono andati assieme, anche se uno aveva sei anni e l'altro già ha compiuto sette. Avevano massimi voti, e siamo stati chiamati a scuola solo se combinavano qualcosa. A chi non è mai successo da bambino? volontà di Dio era questa, avremmo avuto un terzo figlio. Magari molto. Ricordo che mi facevano apparire snella: si scherzava che TV. La figlia è nata esattamente in tempo. Bella, sorridente, calma, cicciottella. I maschi non si sono allontanati da lei: tornando da Abbiamo vissuto in quel periodo tra due parchi – il Manezhny e il Tashmaidan. Era un bel quartiere: il mio lavoro, la scuola dei figli – tutto vicino. E verde, nonostante il fatto che era quasi il centro della capitale. Nei giorni feriali, in quattro passeggiavamo in uno dei parchi, nei fine settimana in cinque andavamo alle rive del Sava o del Danubio, o andavamo al museo preferito dai figli – quello di Tesla. Recentemente, il figlio minore ha portato i suoi gemelli alla Patria e hanno visitato anche questo museo. Dice che per tre ore non era stato in grado di portarli via dal laboratorio, dove mostrano “trucchi” elettrici. Ma parlerò dei nipoti più tardi, e ora stiamo prendendo tè. Le tazze, “inciampando” sui piattini, già hanno suonato, il coltello che tagliava la torta di mele, scivola sul vassoio suonando come il metallo sul vetro. Il bollitore fischia – e la nipote già versa acqua bollente preparando il tè da foglie profumate di ribes nero. Aspet- ta un paio di minuti, scuote la teiera e versa un sottile filo melodi- co del tè nelle tazze. – Sento tutto, – senza aspettare l'invito, dico e vengo in cucina. Abbiamo, naturalmente, anche un soggiorno con un grande tavolo da pranzo, ma in due è più confortevole stare in cucina. E 373

Albina Garbunova stasera siamo noi due. Il marito fa conferenze fino a tardi agli stu- denti. Per noi va bene, perché, vi dico in segreto, la nipote si è innamorata. – Nonnina, dimmi, come hai conosciuto il nonno? – chiede servendomi il pezzettino della torta. – Facevo il terzo anno degli studi universitari. Sono passata solo per un minuto dalla mia amica alla residenza degli studenti per un libro. Alla porta della sua stanza incontrai due ragazzi: il nostra università per studiare le lingue slave. “Tu sei quello che ci serve, – si rallegrò il primo. – Si chiama Stefan, – disse presen- tando il giovane tedesco, – è necessario fargli migliorare la sua pronuncia serba”. “Allora lo fai tu” – dissi. “Non ho tempo: ho moglie, una figliolina piccina ... E tu sei libera. E non devi fare nulla in particolare: fai domande e correggi le risposte”. Co- munque, ce ne siamo andati insieme. Abbiamo fatto una passeg- giata sul lungomare, mangiato un gelato e deciso di continuare la lezione il giorno successivo. Poi il prossimo. Abbiamo iniziato a incontrarsi ogni giorno e in qualche modo si siamo innamorati poco a poco. – E come è andata la pronuncia serba del nonno con il tuo aiuto? – ridendo, chiede la nipote. – Così buono che un anno dopo è tornato alla nostra università come studente laureato. E un anno dopo ci siamo sposati. Al mo- mento della nascita di tuo padre, il nonno aveva già scritto la tesi postlaurea sulla poesia serba. La sua carriera ha avuto successo: è diventato dottore di scienze e ha ricevuto il titolo di professore, perché, in primo luogo, è intelligente e laborioso, e in secondo luogo, è un tedesco, e non è stato toccato dalla pulizia etnica. An- che il cognome di tuo nonno, che ho preso sposandolo, in un mo- mento difficile mi ha aiutato a rimanere al Centro Televisivo. – Non ne hai mai parlato, – dice la nipote. Non voglio parlare, ma allo stesso tempo capisco che è ora. Siamo entrambe in silenzio per molto tempo, concentrate alla 374

Albina Garbunova cosa provavo quando le notizie inquietanti cominciarono a venire da diverse parti del mio Paese. Come ogni settimana aumentava la tragedia. Improvvisamente si è iniziato a indagare chi è catto- lico, chi è musulmano e chi è ortodosso? E quali sono le naziona- lità? All'improvviso tutti volevano vivere nei loro Stati indipen- denti , quando i bosniaci hanno votato per l'indipendenza, è diventato tutto agitato: tutti hanno iniziato a combattere contro tutti. I miei genitori sono morti durante l'esplosione al mercato di Sarajevo. Papà sul posto, mamma è morta mentre andava in ospe- dale. Dopo di ciò, Stefan iniziò a parlare della necessità di lascia- re il Paese lacerato. Rifiutai, ma abbiamo mandato i figli in Ger- mania, dai nonni. Sapevano parlare bene il tedesco come il serbo. Non hanno avuto problemi con lo studio lì. Pensavamo che in un anno le cose si sarebbero calmate e che i figli sarebbero tornati. Invece è diventato sempre peggio: le per- sone sono state uccise a coltellate e bruciati interi villaggi. Un giorno in primavera, il cielo sopra Belgrado è diventato spavento- so e le bombe sono cadute da esso. All'inizio cadevano solo sulle strutture militari, ma morivano anche i civili. I nostri giornalisti ogni giorno portavano al Centro Televisivo tale materiale, che era terribile da trasmettere. Si rimaneva al lavoro per giorni, verifica- ndo ogni parola, ogni fotogramma prima di trasmettere, in modo da non scioccare le persone già spaventate, ma allo stesso tempo dare loro informazioni veritiere. E il 23 aprile è successo ques- to ... Ho appena tenuto il telegiornale della notte. Improvvisamen- te intorno fischiò, scricchiolò, tremò, si distorse, brillò forte molto vicino e immediatamente tutto divenne nero in una volta. Quando ho ripreso coscienza, Stefan stava scaldando le dita della mia mano destra nel palmo della sua mano. La mano sinistra e entrambe le gambe erano ingessate, la testa fino al ponte del naso bendata. Mio marito ha detto che sono stato molto fortunata, perché l'esplosione di un missile da rocketta alata mi ha gettato sotto alcune attrezzature, e solo dopo sono caduti sopra dei pezzi 375

Albina Garbunova di muri di cemento. Poi mi hanno dissotterrato e mi hanno portato in ospedale tra i primi e mi hanno immediatamente mandato in sala operatoria. Che la spina dorsale e gli organi interni sono ho chiesto. “Il Telecentro non c'è più, e neanche molti dei tuoi colleghi”, – rispose silenziosamente il marito. – Perchè l'hanno fatto? – mia nipote stringe le labbra. Sento che mia nipote fa del suo meglio per non singhiozzare e io la aiuto chiedendo di suonare il violino. C`è un paio di fram- menti musicali difficili da ricordare – e le prove le ho domani. Allora lei suona, io canto. La ragazza esaudisce volentieri la richiesta e, calmata, va a casa, e io vado a lavare la biancheria. Oggi è pieno il cesto di biancheria chiara. Tuttavia, è necessa- rio verificare se è tutto chiaro lì. Lenzuola, federe, camicie di Ste- fan sono a posto. Le infilo in macchina, metto il detersivo, tre clic a destra – è pronta. Ora sciacquo i piatti del tè e poi posso a fare a maglia un po'. Mi piace questo hobby. Tranquilizza. Soprattutto se i fili sono lisci, setosi e il modello è in rilievo, riconoscibile con dita. Come per questi cappelli dei gemelli. Uno è già pronto. Devo finire il secondo entro venerdì. Il figlio e la nuora porteranno i ragazzi per il fine settimana. Hanno quasi sette anni, i gemelli. Studenti di prima elementa- re. Curiosi, agili, vogliono provare tutto da soli. Io e Stefan non li fermiamo. Nella nostra casa e nel giardino ci sono molte cose in- teressanti per loro, ma le più “gustose” sono “le barche del non- no”. Stefan raccoglie modelli di barche a vela in legno. E così che si rilassa. Nel suo ufficio, un intero tavolo è destinato a questo “sacerdozio”: schemi su di esso, dettagli, strumenti, colla, vernici, un modello semi-pronto. Ogni volta che i bambini vengono da 376

Albina Garbunova noi, Stefan dedica un paio d'ore a incollare qualche modello con loro. Ma prima che qualcosa “non avrebbe successo”, mi chiede di “seguirli”. E li seguo così. Mi siedo nella mia stanza e lavoro a maglia o leggo. I gemelli giocano o corrono l'uno dopo l'altro nel salotto. Improvvisamente si fa silenzio. Poi quattro gambette in calze di lana scivolano leggermente sul parquet, silenziosamente come uno scatto a secco due volte “sento” che si preme la manig- lia e immobili davanti all`armadio con barche a vela di tutti i tempi e popoli, poi “a quattro mani” frusciano sul tavolo: – Ragazzi, ma per favore non toccare nulla senza nonno, – dico ad alta voce dalla mia stanza. – Babunya, beh, ma non ci vedi, – sono perplessi per “essere stati scoperti”. – Ma sento tutto, – rivelo loro il segreto della mia perspicacia. A mio marito in presenza di miei nipoti, ovviamente, non dico nulla, e loro tre fino a tarda sera si divertono felicemente con qualche barca a vela. Tuttavia, per quanto siamo indulgenti nei confronti dei gemel- li, c'è ancora un tabù assoluto per loro: il mio computer. È specia- le per me, “parlante”. Per questo motivo attira i ragazzi. Una vol- ta hanno “chiacchierato” con esso così bene che ho dovuto chia- mare lo specialista. E io, se mio marito è al lavoro, senza del computer mi trovo in un vuoto informativo: né l'orario del bus per informarmi, né l'orario di lavoro del medico, né qualsiasi altra cosa necessaria. Poi, ovviamente, posso chiamare i figli e le nuore. Nessuno si rifiuterà di aiutarmi, ma sono abituata a gestire tutto da sola. Anche l’attuale lo risolvo con successo. Stefan ha chiamato di recente e mi ha detto che non mi avrebbe portato al ballo stasera. – Alma, andiamo noi due, – dico al cane sdraiato sul tappeto. Alma s’alza immediatamente e inizia a toccare il rullo di tam- buri su tutto ciò che viene a livello della sua coda. Nella lingua 377

Albina Garbunova “ borsa con le scarpe e il cane al guinzaglio. Ora è sia un'assistente che una protettrice per me. Allo studio di danza s`arriva in tram. L'assistente dell’allenatore porta via Alma dai suoi parenti – altri cani. Hanno la loro festa. Vado in palestra. Oggi ho un nuovo partner. L'allenatore lo porta a me per presentare: – È Thomas, ballerino molto esperto. Do la mano a Thomas: – 1999 ... 378

379 Marina Soboleva

Tatiana Badakova TULIPANI CELESTI Un bocciolo di tulipano come una lampada sacra, Luccica nel vento, custodisce la pace della terra. Quale mago volante da qui una volta, Ha sparso le luci con la mano divina? Nella steppa, bruciata dal sole e dai venti, Il cielo ci dona una gioia ultraterrena – Quella d’ammirare un fiore sacro e, come ricompensa, Cantare la tua bellezza, tulipano. Mi inchino a te e sussurrerò parole d'amore, Mi annuisci ubriacandomi con i tuoi profumi. Dimmi dove si nasconde il potere magico, Che mi porta così sfrenatamente verso di te? La corda della mia anima toccò meravigliosamente la tua corda, E nello stesso momento mi sento un piacere d'amore – Con la steppa nativa mi unisco in tutt’uno, Sono, io, la sua parte. Sono un germoglio vivente la terra, io. 380

Tatiana Badakova COFANO DELL`EEGIA* Apriamo il cofano dell`eegia, Forgiato modellato bello. Qualcosa di meraviglioso accadrà, Non possiamo superare la curiosità. Guarda che meraviglia! Come da una vecchia fiaba escono fuori Scialli e beshmet**, cinture Cui argento nero brilla . Ecco gli stivali di pelle di saffyan***, Che chiedono: “Invitami a danzare!” La steppa, la vita di una bellezza – kalmyčka: Vedo della giovane eegia avente uno sguardo gentile. Improvvisamente ... in mezzo a questa antica bellezza Il fascio è nascosto in bianchissimo tessuto, Dagli occhi della gente lontano, dal trambusto: Foto di suo figlio con la didascalia: “Om Mani …”**** Mi sono seduta … in lacrime, Avendo dimenticato vestiti e fazzoletti. La memoria tremante di suo figlio Vado a custodire anche io, non la cospargo. * eegia – (kalm.) nonna, mamma. ** è un capospalla della popolazione turca, a forma di caftano con col- letto verticale. *** safyan (dal persiano seχt “duro, forte” – sottile e morbida pelle di capra o di pecora, appositamente elavorata e verniciata in colore vivo. **** una mantra buddista. 381

Tatiana Badakova SCONOSCIUTA Chi sei, cara Sconosciuta, che disturba il mio cuore nella notte? Vieni con un'immagine tessuta sottilmente Con miriade di stelle sulla Via Lattea. Io sono Eva. Quella prima. La “Viva”. Sono la fede di Adamo, anche il suo peccato. Io sono Eva. La madre della Terra e del Paradiso, La mia stirpe è ancora la culla per tutti. Sono Tara*. Dea. Luce e “Stella”. Sono la lacrima della compassione del Buddha. Vedendo il dolore, mi affretto ad aiutare sempre. I Cieli mi comandano di essere l'incarnazione del bene. Io Sono Gala. Isadora. Jeanne d`Arc. Sono Bella. Yoko. Beatrice. Anna. Natalie. Alice e Pauline, Julietta. Sono Lilia e sono, Io, – Marina. Sono un Segreto sfatato da nessuno. Il mio tempo è Eterno. Cammino sulla Terra come Santa-Peccatrice. Il mio nome lasciato in eredità per sempre – è Donna. * Tara (sanscrito. ाााारा [tārā] IAST, “stella”, TIB. སལྒོྲ ་ མ ་ [Drolma] “la salvatrice”) – uno dei principali esseri illuminati del buddismo. 382

Tatiana Badakova A PUSHKIN Risuoneranno le nostre steppe, facendo eco Alla bellezza delle tue rime che hanno raggiunto il cielo. Mandrie di cavalli nelle loro criniere porteranno, Nuestro Genio, il libero arbitrio, tanto desiderato, a te. Da me, gentile kalmyčka* – un sorriso dolce, Il cui sguardo oggi non è più feroce**. La gratitudine dei discendenti, come una vasta sconfinata, Per immortalato “amico della steppa – kalmyk”. DEDICA ALLA DONNA Quanto è detto e quanto è cantato, All'infinito è stato schizzato dall’anima! Il mistero è tenuto in quest'immagine. Quindi, è impossibile descriverla … Forte debolezza – Donna. Dolcezza amara – Donna. Saggia stupidità – Donna. Eterna giovinezza – Donna. * l`bitante di Calmucchia. ** allusione sulla poesia di Alexandr Serghejevič Pushkin (Exegi mo- numentum) dove menziona il popolo di Calmucchia come avente lo sguardo feroce, ma considera gli abitanti amici della stepa. 383

Tatiana Badakova NOSTALGIA Ricordo la sera estremamente blu Dietro la finestra della casa di mia madre. Nel cortile un fienile coperto da neve e inverno Diventa un castello imponderabile. E il pozzo diventerà un Sancho Panza, Il pioppo si vestirà da Don Chisciotte, Che agita disperatamente con passione Con un ramo di neve come se aspettasse Che d`improvviso balenasse la bella Dulcinea, Come una risata la contea suonerà. In questa storia servantesca ho vissuto crescendo, Innocente ... Tutta in attesa di un miracolo. Spegnerò la luce nel mio appartamento, Guarderò fuori dalla finestra ... Ma dov'è la favola? Dove sei tu, QUELLA sera, meravigliosamente blu? C’è mamma, la stufa – e nell'angolo – la slitta … 384

Tatiana Badakova TÈ KALMYK Jomba, a volte, è chiamata zuppa, E c`è qualcuno che la chiama anche nettare. E, senza dubbio, solamente il calmyk sa Tutto il prezzo di questa bevanda sorprendente. In esso brilla la luce chiara del sole mattutino, E si alza l`aroma delle tisane di erbe di steppa. Dal latte viene il suo colore più delicato, Il clou è una foglia di alloro e la noce moscata. Condito con sale. È il sale della terra. I muscoli si rafforzano. Lo sguardo diventa più attento Al mattino prendi una piala* del tè, Bevilo caldo, caricandoti, sorad** … Jombu pel popolo è santo venerato, Meritatamente lo chiamano nettare. La Bellezza-kalmyčka, che lo prepara, Il calore dell'anima, come un balsamo, vi dona. * piala (dal persiano. ‫(ییاله‬п ‫[یاله‬Piyale]) – una ciotola. ** sorad – (alm.) sorseggiando. 385

Gleb Pudov FESTA DELLA CARITÀ Una volta, a causa di una passione per l'umanità, ero ossessio- nato dal desiderio di aiutare tutti gli svantaggiati. Non ero soddis- fatto della mia propria carità stabile ma “non professionale”. Una volta ho trovato nel labirinto di internet una organizzazio- ne di peluche, che, a giudicare dall’apparenza, si impegnava a ga- rantire la vecchiaia sopportabile a tutti coloro che hanno più di settant`anni. Ho subito contattato questi signori, e ho scoperto che una forma di aiuto potrebbero essere le donazioni in contanti, spe- dizioni di oggetti vari e sponsorizzazione di attività, il cui elenco costantemente s`aggiornava sul sito (spazzolini da denti, ovatta, calze, carta igienica e altri oggetti d`urgente bisogno). Coloro che desideravano lavorare più a stretto contatto con l'organizzazione NonneNonni – Babushki-Dedushki). Io, pazzo, ho scelto l'ul- tima opzione. scelto il primo o il secondo. Così, una mattina presto presto, ho iniziato la mia carriera co- me benefattore. Ci siamo incontrati con i “colleghi” in una stazio- ne ferroviaria vuota. Non potevano essere chiamati persone nor- mali, quei miei “colleghi”. Erano per lo più giovani hippy, decora- ti con varie iscrizioni e immagini non leggibili, i cui merito artisti- co era solo la loro molteplicità. Presto mi resi conto che la maggi- or parte dei partecipanti molto vagamente immaginava gli obiet- tivi e i compiti del nostro viaggio. Il fatto è che tra i leader dell'or- ganizzazione c'era una ragazza che aveva un aspetto abbastanza attraente. Quest'ultimo è stato usato per reclutare dei giovani, perché la forza fisica è sempre necessaria in questo tipo di viaggi. I giovani – giovani e ansiosi – presumevano che andassero a un certo tipo di appuntamento con una bella misteriosa ragazza. E questa volta, dopo aver capito di cosa si trattava, alcuni si ritiraro- 386

Gleb Pudov no subito. Probabilmente non è stata la prima volta, dal momento che il nostro leader (anche una ragazza) ha reagito filosoficamen- te a questo fatto. I restanti senza molto entusiasmo salirono sul treno e andammo da BaDe. Presto ci fu dato un foglio con il testo della canzone “Speranza”, che dovevamo imparare durante il vi- aggio attraverso le distese della regione. Non tutti l`hanno impa- rato, la maggior parte in seguito solo apriva la bocca (non l`ho cantato neanch`io, anche perché le mie abilità vocali sicuramente avrebbero finito definitivamente le povere nonne). La prima fermata fu un manicomio. L'edificio grigio, riparato e poco opportunamente disegnato a forma di bunker potrebbe servire come decorazione per il block- buster americano sulla fine del mondo. Siamo stati accolti da Hannibal Cartaginese. Poi, per due ore, abbiamo girato per corri- doi bui, cantato quella maledetta “Speranza” sperando che tutto finisse. Lungo le pareti scivolavono ombre barbute, nei reparti c`erano altre ombre gridanti sdraiate o sedute. I due ci guardava- no così ostili che ero molto contento dell'assenza di oggetti ap- puntiti in questo edificio (Oh, ragionevole lungimiranza!). Il capo . Immagino che né lui, né le infermiere, né i pazienti in particolare, abbiano “riflettuto” sulla nostra apparizione inaspettata nella loro vita. Eravamo lontani dalla periferia dei loro problemi e ansie. La nostra “Speranza” e le pallide arance difficilmente li hanno conv- inti della cordialità del mondo. Finalmente è finita. Un pick-up imbellettato di proprietà di uno degli agenti locali dell'organizzazione è venuto a prenderci e siamo stati portati in una casa di riposo. . Era previsto un concerto improvvisato, il cui intrattenitore (lei stessa) era stato nominato dalla nostra leader onnipresente. Ben nutriti BaDe, che sfoggiavano gioielli, si sedettero maestosamen- 387

Gleb Pudov te nella sala. Io, inaspettatamente, ho scoperto che alcuni De stavano flirtando inequivocabilmente con alcune Ba. Le anime dei veterani mai diventeranno vecchie*: le lusingate Ba possibi- lmente prendevano con garbo i corteggiatori. Ho sentito nausea. Un`ora stavo in piedi sul palco inutilmente aprendo la bocca, poi ballavo quasi indecentemente con una nonnina carina (grazie a Dio, la salute non le ha permesso di fare la danza davvero inde- cente), poi ho recitato “La procellaria” di Gorky** per il bis (spudoratamente ho capovolto erroneamente la canzone, ma la mia coscienza è pulita). Finalmente, la sera, il favoloso pick-up ha riportato la nostra squadra al punto di partenza. Sono a mala- pena arrivato a casa e sono caduto morto sul letto. In questo modo si è conclusa la mia carriera di benefattore. BIGOTTO In una bella estate il destino mi ha donato due donne italiane, per cui si rendeva necessario raccontare San Pietroburgo e, in ge- nerale, appianare tutte le possibili difficoltà del loro soggiorno turistico in Russia. Qualche tempo prima che arrivassero all'aeroporto, abbiamo comunicato via e-mail. Come si è scoperto, una di queste si chia- mava Lucilla ed era una giornalista di Roma, che per età poteva essere mia nonna. Un'altra, la sua amica Angela, era pediatra nel- la città di Trento. Il fratello di Angela le ha comprato un biglietto per la lontana Russia, in modo che avesse l'opportunità di “rilassarsi”. L'età di Angela non è stata precisata. Avendo questa * il fragmento di una canzone diffusa dell`epoca sovietica. ** “La canzone della procellaria” è un poema in prosa, scritto da Ma- xim Gorky, lo scrittore proletario n. 1, in inmediata risposta alla sangui- nosa repressione di una dimostrazione studentesca presso la Cattedrale di Kazan a San Pietroburgo il 4 marzo 1901. Finora gli scolari sono costretti a impararla a memoria. Il pseudonimo Gorky vuol dire Amaro. 388

Gleb Pudov e alcune altre informazioni, ho programmato idealmente un piano delle escursioni e aspettavo l`arrivo di queste donne italiane. Devo dire che avevo poca esperienza di comunicazione con stranieri in quel momento e quindi ero molto preoccupato. Come si è scoperto più tardi, completamente invano. Lucilla era una signora molto molto socievole, in sovrappeso e con i riccioli bianchi. Angela apparve come una giovane persona triste con gli occhi azzurri. Tutte e due, queste straniere, semb- ravano essere in gamba. L'unica cosa che ha attirato la mia atten- zione è stato il terribile pallore del viso di Angela. Alla mia . Così si presentarono a San Pietroburgo, e io, orgoglioso della mia appartenenza alla cultura locale, cominciai quasi immediata- mente a presentarla alle mie italiane. Per una settimana abbiamo girato i palazzi circostanti, abbiamo visitato i principali musei, abbiamo fatto una passeggiata nel Giardino Estivo, siamo andati alla stazione della metropolitana “Avtovo”* – abbiamo esaurito molte delle principali bellezze. molto soddisfatte. Probabilmente non si aspettava di trovare in me una guida tu- ristica ispirata, oltre a lavorare esclusivamente su base volontaria. Se all'inizio trattavano con cautela i miei suggerimenti per accor- ciare la strada e passare attraverso i cortili, dopo due giorni di co- municazione si precipitavano senza paura dietro di me nelle terre selvagge delle curve dei vicoli della parte centrale di San Pietro- burgo. * la stazione è stata aperta il 15 novembre 1955 come parte della prima fase della metropolitana “Avtovo” – “Ploschad` Vosstanija” (“Piazza della rivolta”), proprio ad “Avtovo” è arrivato il primo treno della met- ropolitana di Leningrado. Prende il nome del quartiere storico di Avto- vo dove si trova. 389

Gleb Pudov La lingua della nostra comunicazione (ad eccezione della lin- gua dei segni – la principale) era una miscela carnevalesca di inglese, italiano e russo. Lucilla come giornalista si è specializza- ta in Russia, quindi con la lingua russa era, in generale, familiare, inoltre, parlava perfettamente l'inglese (a differenza di me, che l`ho studiato nei lontani anni della mia giovinezza universitaria). Anche Angela conosceva più o meno l'inglese. Poi, a quanto pare, con l'aiuto di Lucilla, ha imparato alcune frasi in russo. Ero lusin- gato. Anche se, devo ammettere, già dopo 3-4 giorni di comuni- cazione quasi ininterrotta, mi sentivo stanco delle mie donne itali- ane – dalla loquacità smemorata di Lucilla e persino dall'eterna misteriosità di Angela. Poi Lucilla d'improvviso ha preso la decisione di tornare a ca- sa immediatamente. Si è scoperto che Angela sarebbe rimasta per un altro paio di giorni senza la sua amica; probabilmente si prevedeva una conti- nuazione delle escursioni. A quel tempo ero preoccupato per le questioni relative alla ricerca di Dio, stavo andando a navigare come un trúdnik* in una lontana isola del Nord. Così il giorno dopo, quando Lucilla era già volata via a Roma, annunciai alla misteriosa Angela che la nostra collaborazione era giunta al ter- mine; “ciao”, “good bye” e in generale “grazie per l'attenzione”. Con mia sorpresa, la mia italiana era notevolmente rattristata. L'ho portata al caldo temperamento del Sud e, con un inchino teatrale, sono scomparso dalla sua vita. * il fenomeno di trúdnichestvo – (russo “trud” – “lavoro”) l`attività del- le persone che lavorano al monastero ortodosso o tempio su base volon- taria e disinteressata (per la gloria di Dio), al lungo periodo di lavoro, e vivono lì. In questi casi, il lavoratore da parte del monastero è fornito da cibo e alloggio. Il movimento di trúdnichestvo è una forma di sviluppo spirituale. È un'opportunità per una persona ortodossa di sacrificare il proprio tempo e la propria forza. L'obiettivo del lavoratore è crescere spiritualmente, imparare l'umiltà e l'amore umano, e quindi avvicinarsi a Dio. 390

Gleb Pudov In ricordo di questa compagnia, mi hanno lasciato in regalo due libri spessi. In uno di questi, Lucilla ha scritto il suo indirizzo romano, potenzialmente pronto a diventare il luogo del mio sog- giorno temporaneo nella “Città Eterna”, se ci fossi andato. Questo “un giorno” è successo due anni dopo. Le vicissitudini dell'attività professionale mi hanno portato nella città di Virgilio e Cicerone. Quando io, fatalmente stanco del caldo e dei “colossei”, mi sono portato alla casa giusta dove una donna sconosciuta mi ha aperto la porta. Dopo un`ulteriore attesa, è spuntata Lucilla molto invecchiata. Sono stato spiacevolmente sorpreso dalla freddezza della sua accoglienza. Dopo che ho menzionato Angela (per cortesia) in una conversazione lenta, Lucilla ha detto brevemente che la sua amica era morta. Ho quasi fatto cadere giù la mia tazza di tè. Vedendo questo, la mia italiana m`ha detto che Angela era ma- lata terminale di cancro e, mentre stava in Russia, già lo sapeva; che le sono piaciuto e lei ha chiesto alla sua amica di partire pri- ma; che dopo la mia scomparsa le cose sono andate molto male e poco dopo il ritorno a Trento Angela è morta. – Potrebbe essere stata l`ultima gioia per Angela, Lei, – disse Lucilla alla fine. Poi ha pensato e aggiunto, guardandomi negli occhi: – Bigotto. 391

Ludmila Larkina Luce inesauribile sulla terra di Udmurt Dal diario dei miei viaggi Come riuscire a trovare le parole con cui esprimere i sentimen- ti che ti travolgono nel momento in cui sei tornata alla casa di tuo padre dopo molti anni di vagabondaggio in paesi stranieri? Quanti anni non sono stata a Udmurtia*? Circa 15. E quanti anni non ho viaggiato nella mia terra natale della regione d`Udmurt? Circa 30. Per essere ancora più precisa, in generale ho viaggiato poco in Udmurtia, visto che ho passato tutta la mia vita facendo qualcosa. Mi è sempre sembrato il più importante qualcosa: studi, lavoro, figli. Se ci capitava di realizzare un viaggio, cercavamo di andare in qualsiasi altra città e regione, dimenticando che le cose migliori si trovano a casa, nel mio buco di provincia degli Urali. Ora ho il tempo per pensare, camminare e andare in giro la mia terra, tanto lontana da me si trova ora, che uscire e venire attraver- sando diversi paesi e gli oceani è già un miracolo. Questo miraco- lo è successo a me nel mese di luglio 2018 e 2019, ho viaggiato in Udmurtia in treno, in taxi, ma più spesso essendo il passeggero su macchine di quelle persone con le quali la nostra comunicazione è stata reciprocamente interessante, e i miei compagni di viaggio erano pronti a portarmi in qualsiasi angolo della mia amata picco- la patria. Il 7 luglio 2018 il viaggio mi ha portato al villaggio di Ciumoy del distretto di Igra, dove si svolgeva il Festival di Vasnetsov, de- dicato a 340° anniversario della nascita nell'entroterra del paese Ciumoy. Ero letteralmente sopraffatta dalle emozioni contemp- lando la bellezza dei campi, dei prati, dei fiori conosciuti fin dall'infanzia, che, forse, non ho visto da nessun'altra parte: il fiore * Repubblica di Udmurt (in breve: Udmurtia) – il soggetto della Federa- zione Russa. 392

Ludmila Larkina d'oro “italmás”*. Dove si può incontrare? L'ho incontrato solo nei prati vasti di Udmurtia, principalmente vicino ai laghi. E dei fi- ammeggianti fiori come rubini “gerber“, inondanti i campi con brillanti trabocchetti di colori purpureo, viola, rubino? Da – “velcro”. I loro steli nel bouquet si attaccavano l'uno all'altro, come se fossero legati con un nastro, e un mazzo di questi fiori non si sbriciolava mai. Tutte queste bellezze si aprirono di nuovo ai miei occhi e i ricordi dell'infanzia e della giovinezza riempiro- no l'anima. Oggi abbiamo al volante il poeta Nikolai Bazhenov, vicino a me c’è la poetessa Nadezhda Gololobova e la mia amica di scuola Katya Korepanova – la tradutrice delle mie poesie in Udmurt. Attraversiamo i villaggi uno dopo l'altro. L'anima è gioiosa. An- che le case scrostate e le capanne quasi scomparse nel terreno sembrano le più dolci e familiari. Un senso ancora più grande di gioia mi ha inghiottito quando abbiamo cominciato ad avvicinarsi al villaggio di Ciumoy. Il villaggio si trova su una collina. Le canzoni di Udmurt suonano, i suoni dell'armonia del villaggio mi emozionano. Arriviamo al luogo del Festival, dove siamo circon- dati da persone allegre in abiti nazionali di Udmurt. Il canto d` Udmurt suonava sempre più forte. Ci hanno invitano al tavolo, per assaggiare perepecie**, tabañ*** – piatti tipici d`Udmurt tipo * l`italmás – il nome europeo del fiore, uno dei simboli d`Udmurtia (lat. Tróllius europaéus è una pianta erbacea che cresce in Europa e nella parte occidentale della Siberia Occidentale). ** la perepécia è uno dei più famosi antichi piatti della cucina d`Udmurt in forma di cheesecake con un diametro da 4 a 12 cm con carne, uova, funghi o verdure (cavolo, ortica, equiseto, ecc.). Viene pre- parato, di regola, su un fuoco aperto da una pasta fresca dalla farina di segale. *** tabañ sono tortillas o frittelle spesse di pasta lievitata, cotte su pa- delle in ghisa nel forno russo. Erano comuni tra Udmurt, Marì e la po- polazione russa della provincia di Vyat` e Udmurtia. Si mangiano con la salsa “zyret”. 393

Ludmila Larkina pane pita turco. Qui anche noi abbiamo iniziato a ballare con questa gente felice accompagnati dalla musica di danza d`Udmurt conosciuta fin dall'infanzia. Parlerò di tutte le bellezze del Festival un po' più tardi, ma sul- la grandezza architettonica e storica del villaggio di Ciumoy, sul tempio dell'Epifania del Signore, non posso rimandare la storia alla prossima narrazione. Questa meraviglia della struttura in legno mi ha semplicemente catturato la mente. Nel centro del vil- laggio di Ciumoy c'è un edificio in legno, che fa ricordare l'idea architettonica di Kizhi*, solo che non c'è più la cupola sull'ex chiesa, ma la sua grandezza è rimasta sempre, anche se questo edificio ha già 125 anni. La chiesa fu costruita nel 1893 nel vil- laggio di Sosnóvka per i fondi dei parrocchiani e trasportata nel villaggio di Ciumoy, dove fu installata sulla collina più alta del villaggio, consacrata il 9 marzo 1894 in nome dell'Epifania del Signore. Nello stesso anno 1894 iniziò la manutenzione del libro metrico. La composizione della Parrocchia dell'Epifania include- va i seguenti villaggi: Ciumoy, Ciumoy Superiore, Muzhber, Zo- novsky, Myasnikovsky, Pianostepsky, Repinsky, Taranki, Shorny Inferiore, Shorny Mediani, Uzyrmon, Kabanovo e Kozhoy. La parrocchia dell'Epifania del villaggio di Ciumoy faceva parte del distretto decano di Sarapulsk della provincia di Vyat`. I primi sa- cerdoti nel villaggio di Ciumoy erano sacerdote Arkady K. Niko- lsky e il sagrestano Nicola F. Vasnetsov. Nell'autunno del 1911 hanno comminciato a costruire un nuovo tempio, di pietra, nel villaggio di Ciumoy, ma la costruzione non fu completata. La Pri- ma guerra mondiale è iniziata, poi la rivoluzione. Dopo la Rivolu- zione d’Ottobre, la chiesa rimase operativa fino al 1938, fino a quando il sacerdote della Chiesa dell'Epifania padre Innokenty * il camposanto di Kizhi è il complesso architettonico del Museo di Kizhi, situato sull'isola di Kizhi del lago Onega, composto da due chie- se e il campanile del XVIII-XIX secolo (tutto costruito senza chiodi), circondato da messaggistica recinzione tradizionale fatta dalle tombe. Il sito del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO in Russia. 394

Ludmila Larkina Gussev fu arrestato. La parrocchia fu chiusa, la parte dell'altare della chiesa cominciò ad essere utilizzata per conservare il grano (per la ditta “Zagotzerno” – “Billetta di grano”). Nell'aprile del 1941, l'edificio dell'ex chiesa fu dato alla scuola locale. Durante la guerra, nel 1943, Stalin cambiò la politica di religione e iniziò l'apertura diffusa delle chiese. Nella diocesi di Izhevsk dal 1943 al 1949 sono state aperte 20 chiese. dell’Epifania nel villaggio di Ciumoy. Il prete fu benedetto dal sacerdote padre Diomid Baturin, ma l'edificio della chiesa fu uffi- cialmente consegnato ai credenti solo due anni dopo, nel 1949, dopo che l'ultimo grano fu tolto dall'altare. A quel tempo fu no- minato un sacerdote nuovo, padre Alexander Kokovin. Nel luglio 1961, la Chiesa dell'Epifania fu nuovamente chiusa a causa della fatiscenza. Successivamente, l'edificio fu ristrutturato e nel 1967 fu regalato alla scuola locale come palestra. Fino ad oggi, l'edifi- cio del tempio dell'Epifania è usato come palestra scolastica. A volte nella palestra sono organizzate mostre, eventi scolastici e comunali. Il mio arrivo nella mia piccola patria, nel villaggio di Igra nel luglio 2018 è coinciso con l'evento significativo del villaggio di Ciumoy del distretto di Igra, che ha celebrato 340 anni. In questo giorno, per la prima volta in 50 anni dopo l'ultima chiusura del tempio dell'Epifania, una messa è stata realizzata nella palestra (nell'ex tempio). Nel luogo in cui 125 anni fa è stato costruito l'altare, è stata installata l'icona del Tempio dell'Epifania, trovata miracolosamente dagli abitanti del villaggio nel 2016. Uno dei più anziani abitanti del villaggio di Ciumoy ha det- to che nel 1961, durante la conversione della Chiesa dell'Epifania del Signore nella palestra della scuola, una delle icone non è stata buttata via dal tempio, ma hanno deciso di dipingere sull'icona un quadro sul tema dello sport. Nel 2016, durante la prima visita al villaggio di Ciumoy dai discendenti di Vasnetsov, hanno deciso di rimuovere il rivestimento in compensato della parete centrale della palestra. Ai presenti si è aperto un quadro di una ballerina in 395

Ludmila Larkina un abito blu. La parte superiore del legno su cui è stato dipinto il quadro non era dipinta e su di esso era visibile l'iscrizione e una , l'immagine di Giovanni Battista sul fiume Giordano fu scoperta sotto la ballerina dipinta. Così miracolosamente nel 2016, l'icona del Battesimo del Signore è stata trovata nel villaggio di Ciumoy. Durante la prima preghiera nel 2018, l'icona di Giovanni Battista si trovava all'altare, dove ora si trova il palco*. L'icona era coper- ta da un asciugamano bianco fatto in casa, che dopo la preghiera mi è stato regalato dal locale storico Elena Zakharovna Abramo- vich. Mi ha anche parlato della meravigliosa scoperta dell'icona del tempio e ha condotto un tour molto interessante del tempio, attraverso l'esposizione fotografica, che si trovava sulle pareti dell'icona di Giovanni Battista l'ho portato in Australia ed è ora nella mia casa come una meravigliosa reliquia, che fa ricordare la mia patria, il mio distretto di Igra, in cui sono nata, la luce inesau- ribile dell'amore, che arde nei cuori dei miei buoni, lontani, pa- renti e connazionali. Gli intagli a giorno della Chiesa dell'Epifania del villaggio di Ciumoy del distretto di Igra evidenziano l'antica gloria dell'orto- dossia nella regione di Udmurt. La parte superiore del telaio è sormontata da una croce di legno intagliata. A sinistra e a destra della Croce ci sono segni di legno, e sono facili da leggere le let- tere “ИХ” (“Gesù Cristo”). Coloro che hanno demolito la cupola dalla Chiesa, a quanto pare, non hanno prestato attenzione a questi simboli cristiani, o forse hanno capito, ma lasciato intatti, sperando di ricevere il perdono da Dio e mantenere il villaggio con la misericordia di Dio per i posteri. Il villaggio è conservato, coservata anche la Chiesa. Nonostante che hanno cercato di cancellare dalla memoria della gente la grandezza antica del tem- * la palestra delle piccolo scuole puo servire anche di sala di concerto. 396

Ludmila Larkina pio nel villaggio di Ciumoy, non è stato possibile farlo. Ora è im- possibile da nascondere che vale fino ad oggi in uno splendido posto, nel villaggio di Ciumoy del distretto di Igra il monumento architettonico dell'architettura in legno, che faceva il suo lavoro in passato, in questo tempio, il sagrestano Nicola F. Vasnetsov – un parente del grande pittore russo Victor Mikhailovich Vas- netsov (1848-1926), che ha decorato il Tesoro nazionale d'arte coi dipinti aventi motivi storici e folkloristici. Chi non conosce i suoi ”, “Cantanti mendicanti”, “Libreria piccina”. La notizia si diffuse in tutto il mondo sulle trace di Vasnetsov in Udmurtia, arrivando fino a Australia. Questa notizia miela ha riferito Gordeyuk Valen- tina Gennadievna, capo del Dipartimento metodico e bibliogra- fico della Biblioteca Centrale Kedra Mitrey* del distretto di Igra. Viaggiando dall'Australia a Udmurtia nell'anno 2018 non sa- pevo che nel mio distretto di Igra, nella mia biblioteca nativa nell'anno 2014 è nata un'idea chiamata “Lampada inesauribile”, il cui scopo è quello di accendere le lampade nei villaggi dove ci sono templi che fino ad oggi rimangono chiusi ai servizi e ai parrocchiani. Per me, la frase “lampada inesauribile” sembrava una “Lampada inesauribile” del mio villaggio natale, nello stesso an- no “Lampada Australiana” in Australia. La celebrazione del 5° anni- versario della rivista l`abbiamo chiamato “Lampada inesauribile\". Poi è stato pubblicato un grande articolo di una giornalista di Sydney, Lyubov Primachek, intitolato “Lampada inesauribile”, che parlava della storia della creazione della rivista “Lampada australiana”. Lei mi ha fatto poi una domanda, come alla fondatri- ce della rivista: “Perché la rivista è stata chiamata “Lampada * Cedrá Mitréy (Dmitri Ivanovich Korepanov, 16 settembre 1892-11 novembre 1949) è stato uno scrittore, poeta ed educatore russo e soviet- ico di Udmurt. Nel 1938 e nel 1948 è stato represso. Fu riabilitato il 17 settembre 1956. 397

Ludmila Larkina bambina, nella mia anima si è accesa una lampada, la cui luce mi sento sempre dentro di me. Ho acceso questa lampada nella mia anima nel mio villaggio natale di Igra, dove una volta ho recitato le mie prime poesie dal palco del club del villaggio. La scena del di Giovanni Teologo – patrono di scrittori, poeti, recitatori, editori. Prima della chiusura del Tempio di Giovanni il Teologo, le lam- pade s’accendevano nell'altare fino al momento in cui l'altare di- venne una scena di club. La recita delle mie prime poesie durante i concorsi di poesia del distretto dalla scena del club del villaggio, l'ex Chiesa, è la mia esperienza d'infanzia più importante. Sempre accesa nell'anima quella lampada e sempre vivo il desiderio di accendere lampade creative nelle anime di altre persone. Inoltre, altro ricordo d'infanzia non dimenticato è l'arrivo nella nostra Scuola Ferroviaria n.19 (ora n. 5) della Biblioteca Centrale di Igra con libri, con buoni bibliotecari che sempre chiedevano di raccontare le storie dei libri letti. Hanno provocato l`amore per la letteratura, il desiderio di leggere pensierosamente, per poi rac- contare ciò che è stato letto. È nella Biblioteca di Igra che ho preso per la prima volta per leggere una raccolta di poesie con opere di A. S. Pushkin, dove nel poema “La Fontana di Bakhchi- saray” ho letto le righe: “C'è una lampada lì accesa giorno e notte davanti al volto della Vergine Beata – la quale è diventata l`unica gioia di un`anima triste ...”. In Australia queste righe divennero l`epigrafe per la mia rivista degli annali russi in Australia “Lampada Australiana”, che ho fondato nel 2009. Probabilmente, non sentirei così acutamente e non amerei la mia piccola patria, se non fosse stata da me così lontana, e ora, nell'isolamento per forza del 2020 in tutto il mondo, la mia patria è diventata non raggiungibile, ma arde nel cuore sempre più lumi- nosa la luce d'amore e di speranza di un nuovo incontro – “l`unica gioia di un`anima triste ...” Il mio primo libro, che ho letto da sola, prendendola nella stessa biblioteca di Igra, è stato il libro di Mikhail Libin “Su co- 398

Ludmila Larkina me lo gnomo ha lasciato la casa”. Anche di questo libro debbe essere menzionato. Il poema sulla casa e lo gnomo nel libro di Mikhail Libin incantò il mio cuore di bambina. Ero molto preoc- cupata perche due personaggi – Casa e Gnomo – non riuscivano a incontrarsi. Rileggevo più volte il libro sperando che Gnomo ri- manesse a casa, invece d`andare a cercare Casa. Per tutta la vita nella memoria sono rimaste le parole quasi profetiche per me da quel poema per bambini, scritto per il quasi dimenticato, ma molto talentuoso scrittore Mikhail Libin: Tornato Gnomo a casa – Casa non c’è, E le sue tracce sono state coperte dall’erba cresciuta. Tutte le cose intorno sono familiari, invece Casa non c’è a casa. C’è soltanto il cortile e la recinzione, C’è una foresta fitta intorno … Ritornata dall'Australia alla mia Patria nel 2018, ho provato di nuovo la sensazione di quella bambina, vedendo che “tutte le co- se intorno sono familiari ... invece Casa ... non c'è a casa … C’è una fitta foresta intorno ...”. Il cuore di quella bambina è rimasto lì, “Lampada Australiana”, e brilla per 12 anni – “l’unica gioia di un’anima triste ...” 399

Michael Bakalchuk 400


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